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Autore: Melanto    24/10/2012    5 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 15: L'uomo senza Inconscio (parte IV)

Avamposto Sud dell’AlfaOmega – Sistema Montuoso del Nohro, Regno degli Ozora, Terre del Sud Meridionali

Come spiegato dal tyrano, arrivati al bivio, Yuzo e Mamoru girarono a sinistra. Il corridoio continuava all’infinito ma a loro serviva solo la prima stanza.
“Sante Dee, ma quante diavolo ce ne saranno di celle in questa dannata base?!”
Il volante aggrottò le sopracciglia. “Non voglio pensarci.” Anche perché avrebbe significato quasi altrettanti prigionieri e le torture che aveva subito non le avrebbe augurate a nessuno.
“D’accordo, la porta che ci interessa è questa.” Mamoru ispezionò l’ingresso in ferro. La sua voce era ridotta a un mormorio per non farsi sentire. “Niente feritoie per vedere all’interno, loro usano la magia quindi non possiamo sapere se c’è davvero Hajime qui dentro e se è in compagnia di qualche Stregone.”
“Il fischio alle orecchie è normale” notò Yuzo e poteva essere tradotto con un: niente maghi negli immediati paraggi.
“Meglio non rischiare, ergo, la sfondo alla vecchia maniera. Tu coprimi.”
Yuzo annuì e si fermò alle sue spalle, nei palmi ruotavano delle piccole sfere di aria compressa.
Mamoru studiò il punto migliore in cui colpire, come gli aveva insegnato Magister Wakashimazu. Caricò il fendente e sferrò un calcio giusto nel centro della porta. I cardini cedettero in un attimo e l’uscio rovinò al suolo, con uno schianto secco.
La prima persona che la Fiamma vide fu Hajime e ciò gli fece pensare che Teppei fosse un ottimo segugio, poi però si accorse che non era solo. Di fronte alla strana bolla in cui era rinchiuso il Tritone c’erano altre due celle, normali e non protette da incantesimi, per altrettanti occupanti.
“Era ora che arrivasse la cavalleria!” sbottò Hajime, incrociando le braccia. “Ve la siete presa comoda o cosa?”
“Imprevisti del mestiere” minimizzò la Fiamma in merito all’orda di Stregoni che erano ancora dietro di loro.
Yuzo si avvicinò per toccare le pareti della gabbia.
“Ho provato di tutto, ma non sono riuscito a romperlo” spiegò il prigioniero. “Anche dilatandolo il più possibile.”
“E’ stato creato per seguire le forme di ciò che contiene.” Proprio come l’acqua assumeva la forma del recipiente che la ospita. Yuzo accennò un sorriso, convinto di avere la soluzione. “Tra un attimo sarai fuori. Vai al centro della sfera e tappati le orecchie.”
Il volante si volse anche agli altri due prigionieri e a Mamoru. “Fatelo anche voi, farà un po’ di rumore.”
Poco dopo l’aria fu invasa da decine di stiletti di vento dalla punta affilata e rotante. Si disposero tutti intorno al palloncino, seguendo i silenziosi ordini di Yuzo. A quest’ultimo bastò chiudere il pugno perché gli aghi si precipitassero sulla bolla e la facessero esplodere con un sonoro scoppio.
“Io continuo a chiedermi: e sarebbero loro?” Uno dei prigionieri, quello con i cortissimi capelli neri, si era rivolto all’altro additando gli Elementi con un tono talmente sprezzante da far indispettire la Fiamma. Quest'ultimo ridusse gli occhi in fessure e fissò, nella maniera peggiore possibile, colui che aveva parlato: non aveva idea di chi fosse.
“Oh, sì. Per la precisione”, il secondo prigioniero dagli abiti ricchi e lo sguardo vispo apparve molto più entusiasta, “acqua lo abbiamo già conosciuto. Loro sono Aria, Fuoco… e credo che stia per arrivare-”
“Cos’era quel boato che ho sentito?!”
“Terra” concluse guardando in direzione di Teppei.
Mamoru non nascose la propria perplessità e più fissava quel giovane, più aveva l'impressione di averlo già visto altrove, ma Hajime gli impedì di porre qualsiasi domanda.
“Svelto, Teppei, sfonda quelle sbarre, dobbiamo farli uscire.”
“Aspetta un attimo! Che cosa?” Mamoru fermò il Tritone afferrandolo per un braccio. “Avevamo detto di non poterci fermare a salvare tutti! Dobbiamo occuparci solo del Principe!”
“E’ quello che sto facendo! Forza, Teppei! Le sbarre!”
Il tyrano non se lo fece ripetere mentre sia Mamoru che Yuzo realizzavano la situazione.
“Voi siete… il Principe Tsubasa?” Il volante lo riconobbe solo allora, proprio nel momento in cui Teppei scardinava l’ingresso delle celle con uno strattone: l'immagine del figlio del Re che aveva visto al palazzo reale si sovrappose perfettamente a quella, leggermente in disordine, del giovane che gli stava davanti.
“E’ un piacere vedervi sano e salvo, Vostra Altezza!” esclamò il tyrano ben più felice che sorpreso; la porta in ferro venne lanciata da tutt’altra parte come fosse stata un fuscello.
“Il piacere è mio, Elementi.” Tsubasa guadagnò l’uscita dalla cella dove era rimasto rinchiuso per mesi. Apparve incredibilmente tranquillo e nient’affatto provato. Certo, non era in perfetto ordine e per quanto la barba fosse di parecchi giorni doveva essere stato rasato di frequente. Stranamente, ma forse neanche tanto, gli Stregoni lo avevano trattato con tutti i riguardi.
Quello che forse colpì di più Mamoru – a causa della sua indole piuttosto schiva – fu che il Principe non pareva per nulla sorpreso o preoccupato. Piuttosto, dava l’idea di qualcuno che era già al corrente di come sarebbero andate le cose, come se-…
“Vi stavo aspettando.”
Mamoru spalancò gli occhi con incredulità e irritazione. “Come sarebbe?!”
Hajime cercò le parole migliori per rispondere sapendo come la Fiamma fosse suscettibile su tale argomento, ma gli era impossibile camuffare la verità.
“Il Principe ha previsto il nostro arrivo.”
“Oh, no! Aspetta!” Come immaginato Mamoru si mise a gesticolare assumendo un tono aspro. “Non vorrai ricominciare con questa storia delle premonizioni, vero?!”
“Non sono proprio delle premonizioni” intervenne il diretto interessato con il solito entusiasmo e la seraficità, totalmente ignaro delle reazioni che avrebbe finito col suscitare. “Sono più che altro delle sensazioni, delle… ‘convinzioni’. Poi, a mano a mano che mi avvicino agli obiettivi ho delle immagini e tutto diventa più chiaro. Ma non avviene sempre né per tutte le persone che incontro.”
Mamoru rimase ad ascoltarlo in silenzio e con la bocca semiaperta. L’espressione incredula e incapace di assumere una reazione chiara. Parlare della fantomatica preveggenza del Principe quando si era tra loro e tutti i discorsi non erano che ipotesi infondate era un conto, un altro era invece avere davanti il Principe in carne e ossa che ammetteva di avere delle visioni, che diceva: ‘sì, è vero’.
Inclinò leggermente il capo faticando a realizzare la questione.
“Con… convinzioni?” ripeté.
“Sì, io ero convinto di dover venire al Sud.” Tsubasa insisteva, padrone d’un ingenuità che avrebbe battuto quella del volante su tutta la linea. “Sapevo che dovevo farlo. Non ne conoscevo il motivo ma sentivo che era importante. Per questo sono partito.”
Il volto di Mamoru cambiò repentinamente, mutandosi in gelo. Sembrava il lupo che aveva avvistato la preda ed era pronto per scattare.
“Ah, sì? Lo sapevate, dite? E le vostre guardie? Lo sapevano anche loro che sarebbero finite nelle segrete?” domandò a bruciapelo.
Tsubasa aggrottò mestamente le sopracciglia. “Sapevo che sarebbe stato pericoloso, per questo avevo chiesto a mio padre di mandarmi da solo, ma-”
“Vi ho fatto una domanda!” Se c’era una cosa che Mamoru non voleva sentire, quelle erano delle giustificazioni, per questo aggredì il Principe con tutto il suo disprezzo.
Al giovane non rimase che chinare il capo.
“No.”
“Li avete condannati a morte, ne siete consapevole?”
“Se avessi potuto-”
“Non me ne frega niente delle vostre fottute scuse!”
“Mamoru, calmati!” Yuzo tentò di acquietarlo, ma la Fiamma era fuori dalla grazia delle Dee.
“No che non mi calmo!” abbaiò tornando a guardare il Principe. “Voi non avete idea di ciò che abbiamo sofferto e per cosa? Per uno stupido che sa benissimo che verrà catturato, sa benissimo che moriranno delle persone ma che se ne sbatte per una fottuta convinzione?! Ma chi cazzo vi credete di essere per giocare con la vita degli altri?!”
Tsubasa non replicò, si era già preparato a quello scontro e a quelle parole. Sapeva che in parte il giovane aveva ragione e che il peso di tutte le vite che ci erano andate di mezzo sarebbe rimasto con lui, ma allo stesso modo non poteva ignorare la propria sensazione. Anche Mamoru l’avrebbe capito, aveva solo bisogno di tempo per far sbollire la rabbia.
“Fatelo sparire dalla mia vista prima che lo ammazzi con le mie stesse mani” concluse la Fiamma in un sibilo.
Hajime e Teppei non replicarono perché se da un lato erano consapevoli di essere al cospetto del Principe, dall’altro non se la sentivano di negare le parole di Mamoru. Avevano affrontato giorni terribili e dure prove per riuscire a trovarlo e scoprire che lui non aveva fatto nulla per evitare di essere catturato solo perché sentiva di doverlo fare, nonostante lo avesse sempre saputo, feriva anche loro.
Nel silenzio teso che era caduto di colpo, solo una voce si levò, adirata e altezzosa. Ovviamente nel momento sbagliato e contro la persona sbagliata.
“Come osi parlare in questo modo al tuo futuro Re?!”
Mamoru freddò con una sola, intensa occhiata il giovane servo del Principe, l’unico del suo entourage che avrebbe rivisto la luce del sole. Forse. Se non fosse stato eliminato dalla Fiamma all’ultimo momento.
“Sua Altezza sta rischiando la vita per il bene di questo pianeta e tu gli dai contro?!”
“Basta, Ryo.” Tsubasa lo interruppe in tono fermo, seppur privo di rimprovero e l’altro tacque nonostante non fosse d’accordo.
Le iridi di Mamoru erano braci che avrebbero potuto incendiare il mondo se solo avessero voluto. Un mondo di fuoco gelido.
“Fate sparire anche questo maledetto lacchè o lo lascio in pasto agli Stregoni.”
Hajime non se lo fece ripetere, impedendo al vassallo di aprire bocca una seconda volta. “Venite, usciamo da questa stanza prima che ci siano addosso.”
Yuzo lo vide uscire assieme a Teppei, subito seguiti dal Principe e Ryo. Mamoru non si mosse e lui fece altrettanto.
La Fiamma aveva lo sguardo arenato in un punto pur senza vedere nulla. Dire che era arrabbiato era poco. Era incollerito, furente. Era ferito, Yuzo lo avvertiva. Si sentiva manipolato come una marionetta e forse, per la prima volta in tutta la missione, non sapeva che fare. Sembrava essersi bloccato.
“Lo hai sentito?” disse la Fiamma senza voltarsi. L’ira tremava nella voce. “Dico… lo hai sentito?! Non ci posso credere… Figlio di puttana!”
“Sì, ho sentito. E tu sei stato troppo duro, Mamoru.” Non lo disse con rimprovero ma bastò ugualmente per mandare l’altro su tutte le furie.
La Fiamma si volse di scatto, lo sguardo di chi veniva tradito in maniera inaspettata, ma Yuzo lo sostenne mantenendo calmo il proprio.
Io sono stato duro?! Non provare a difenderlo, per tutte le Dee!
“Non si tratta di quello-”
Yuzo!” Mamoru lo afferrò saldamente per le spalle, tanto da fargli male. “Ti rendi conto che se lui fosse rimasto al castello, a Sendai non sarebbe accaduto nulla?! Tu… tu non avresti… e le tue mani non… le tue mani…” Era talmente arrabbiato da non riuscire nemmeno a finire la frase. Yuzo non l’aveva mai visto così e a maggior ragione lo lasciò fare, poi gli parlò con la stessa calma che perfettamente si contrapponeva alla sua furia.
“Lo so, ma se lui non avesse intrapreso questo viaggio io non avrei mai saputo la verità sui miei genitori, tu non avresti mai fatto pace con tuo padre, Teppei non avrebbe mai scoperto l’onice e Hajime non avrebbe mai potuto ritrovare e aiutare il suo vecchio compagno di scuola.”
Tutto il rancore della Fiamma sembrò cristallizzarsi in un attimo. La presa allentò la morsa.
“Se non fossimo partiti, molta gente sarebbe ancora viva, è vero, ma altrettanta sarebbe rimasta condannata a soffrire. Non avrei mai conosciuto Yoshiko, non avrei affrontato l’odio che avevo dentro e che ne sarebbe stato delle tre sirene? Della gente di Ghoia? Di tutto ciò che abbiamo affrontato o di cui siamo stati fautori, non puoi vedere solo il male e rifiutare il bene.”
Le mani di Mamoru scivolarono lungo le braccia, adagio, prive di forza. Yuzo gli vide distogliere lo sguardo, mentre ragionava sulle sue parole, mentre ammetteva con sé stesso quante cose non sarebbero effettivamente mai cambiate se ognuno di loro fosse rimasto nella propria scuola.
“Abbiamo sofferto, è vero, e tutto quel dolore lo porteremo per sempre con noi, ma ci ha fatto crescere e questo non puoi negarlo. Io non sono più la stessa persona che era partita da Alastra, ma non lo rimpiango e ciò che sono ora può essere pieno di difetti però non è più preda delle illusioni né ha paura di affrontare il mondo. E a me sta bene così.” Attese qualche attimo, poi aggiunse. “Se questo viaggio non fosse mai esistito… noi non ci saremmo conosciuti. Non saremmo mai divenuti amici e tu non ti saresti mai fidato di nessuno. Lo so che è difficile dover credere a qualcosa che sembra così effimera come una sensazione, ma sono sicuro che se non fosse stata importante, il Principe non si sarebbe mai spinto fino a questo punto. Deve esserci un perché. Dobbiamo solo scoprirlo e anche se il domani può sembrare già stabilito, ricorda che siamo noi a muoverlo. Il futuro è nelle nostre mani. Non siamo le marionette di nessuno.”
Era proprio quello il punto. Mamoru non mutò l’espressione ferita quando Yuzo colpì nel centro. Marionette. Non poteva accettare di venire usato per i giochetti di alcuni, ma le parole del volante colpirono anche un altro nervo scoperto che fece così male da fargli mancare il fiato, probabilmente perché nel suo essere troppo arrabbiato non si era fermato a ragionare con lucidità.
Non si sarebbero mai conosciuti.
Loro quattro.
Loro due.
Yuzo non sarebbe mai divenuto parte della sua vita e si sarebbe strappato la lingua da solo prima di poter rinnegare quanto la sua presenza gli fosse indispensabile.
A questo non aveva davvero pensato.
Distolse lo sguardo, sul volto l’espressione mutò e Yuzo comprese d’esser riuscito a smuoverlo.
Riprese a parlare con maggiore fiducia. “Ma saremo morti se non ci muoviamo, quindi, riprendi il controllo e dicci cosa dobbiamo fare.”
Mamoru incrociò le sue iridi. Era la prima volta che sentiva fino in fondo il ruolo di comando che aveva all’interno del gruppo. Di solito, aveva sempre dovuto imporlo, ma Yuzo gli stava dicendo che avevano bisogno dei suoi ordini, della sua guida, della sua fermezza che, anche se a volte sembrava ottusa, manteneva una solida responsabilità.
“Adesso mi fai addirittura la predica?” Mamoru accennò una smorfia sorridente, aggrottando appena le sopracciglia.
“Con tutte quelle che mi hai fatto tu.” Yuzo tentò di giustificarsi, rispondendo al sorriso, ma sapeva di non averne bisogno; poi tornò serio o, per meglio dire, preoccupato. “Non abbiamo molto tempo, tra poco ce li ritroveremo tutti addosso. Qual è la prossima mossa?”
Mamoru lo fissò con decisione, i tratti di nuovo duri di chi era pronto a passare all’azione.
“Usciamo da questo formicaio e mettiamo in salvo il Principe.”
L’attimo dopo erano fuori dalla stanza. Trovarono Hajime con Tsubasa e il servitore Ryo che aspettavano. Teppei giunse in quel momento dal fondo del corridoio.
“Arrivano da tutte le parti!” esclamò. “Ho cercato di bloccare alcuni ingressi ma non tutti, altrimenti rimaniamo intrappolati anche noi.”
Il Tritone si portò le mani ai fianchi. “Shibasaki aveva parlato di un’uscita secondaria posizionata dalla parte opposta a quella di ingresso.”
Tsk! A sapere da che parte sono entrambe!” sbuffò la Fiamma ma il volante sembrò trovare una soluzione.
Fece schioccare le dita e un piccolo flusso d’aria si formò nel palmo. “Anche se non possiamo vederla a causa degli incantesimi illusori, un’uscita che dà sull’esterno deve avere degli spifferi d’aria. Qui nei sotterranei respiriamo grazie ai sistemi di areazione, ma ai due ingressi l’aria entra direttamente. E allo stesso modo esce. Posso provare a seguirne il flusso.” Dalla piccola sfera di vento se ne staccò un filo sottile. Si sollevò sotto gli sguardi degli altri Elementi e del futuro sovrano, oscillò e poi si infilò in un corridoio.
“Da questa parte.” Il volante fece strada, seguito dai compagni. Il filo si muoveva velocemente e loro si ritrovarono a rincorrerlo, sembrava quasi un gomitolo di lana che veniva srotolato.
Fermateli!
Un gruppo di Stregoni sbucò da un corridoio laterale quando emersero in un quadrivio. Dei lampi purpurei esplosero a un soffio dai piedi di Teppei che chiudeva la fila. Hajime rallentò, mettendosi in coda. Una grande massa d’acqua venne sagomata a forma di rete e gettata sugli inseguitori nel momento in cui la nuova scarica di fulmini era ancora nelle loro mani.
Gli Stregoni gridarono per l’effetto del loro stesso incantesimo, amplificato dalla conducibilità dell’acqua. Ci pensò Teppei a far crollare le pareti per bloccare gli altri maghi.
I due Elementi si scambiarono un’occhiata di intesa e sorrisero, riprendendo a correre. “Che squadra!” dissero in coro.
In testa al gruppo, invece, Yuzo correva tenendo fisso lo sguardo sul filo di aria che volava nella parte alta del soffitto e senza vedere dove, di preciso, stesse andando. Mamoru divenne i suoi occhi di emergenza, guardando la strada per entrambi e dicendogli dove e quando scartare gli ostacoli.
D’un tratto la Fiamma scorse due Stregoni inginocchiati al suolo intenti a preparare chissà quale incantesimo. Poi abbassò gli occhi e vide quell’enorme fluido nero che ricopriva il pavimento, simile a olio incendiario.
All’ultimo secondo, impedì che Yuzo ci finisse dentro; gli passò il braccio attorno alla vita fermando entrambi, mentre con la mano libera tracciava un muro di fiamme tra loro e l’olio. Quando quest’ultimo venne in contatto col fuoco avvampò in un attimo e dal suo interno provennero latrati di strane creature le cui sagome informi cercavano di emergere per poi tornare a morire.
“Appena in tempo” sospirò il volante. “Grazie.” Si volse a cercare il suo sguardo dal profilo ancora puntato in avanti. I bagliori del fuoco brillavano riflessi nei crini e nelle iridi.
L’altro inspirò a fondo e incrociò il suo sguardo con uno severo, ma più che altro preoccupato per l’incolumità di ciascuno di loro.
Mamoru fece scivolare via la mano sciogliendo la presa forte e istintiva con cui l’aveva tirato contro di sé affinché non si ferisse.
“Cerca un’altra strada.”
Yuzo annuì e il filo oscillò per un attimo davanti al muro di fuoco, poi entrò nel corridoio alla loro sinistra. Tornarono a inseguirlo ma dopo un po’ divenne incerto, tremulo, fino a rallentarsi del tutto.
“L’ha perso” decretò il volante, mentre il filo girava su sé stesso senza sapere da che parte andare. “Ha perso lo spiffero.”
“Merda!” La Fiamma imprecò calciando il vuoto.
Senza sapere come, erano tornati indietro fino ad arrivare nell’enorme snodo in cui erano stati catturati. Mamoru lo riconobbe perché le mattonelle del mosaico erano saltate nel punto in cui Faran Konsawatt aveva cercato di rallentare la propria corsa in seguito all’attacco di Yuzo. I corridoi che conducevano al portone da cui erano entrati erano sbarrati. Li avevano semidistrutti nella prima fuga; da lì non si poteva passare.
“Perché ci siamo fermati?” Hajime arrivò insieme a Teppei, mentre il Principe, ma soprattutto il suo servitore, riprendeva fiato.
“Mi spiace, ragazzi, ma il mio incantesimo ha perso la traccia d’aria che conduce all’uscita” spiegò Yuzo e Teppei imprecò.
“Dobbiamo trovare una soluzione e in fretta” riprese il Tritone. “Qui siamo troppo scoperti, in uno scontro diretto saremmo in svantaggio.”
Questo lo sapeva anche Mamoru, ma in quel momento i loro poteri erano inutili e di certo Teppei non poteva mettersi a scavare un tunnel. Avevano bisogno di un aiuto e l’unico su cui potevano contare era lo stesso che li aveva fatti arrivare fin lì. Dannazione doveva pur sapere come tirarli fuori!
“Va bene, arrivati a questo punto non abbiamo altra scelta.” Si volse con un sopracciglio inarcato ma senza austerità. “Vostra Altezza, nessuna intuizione utile? Si accettano suggerimenti.”
Era il suo modo di accettare tutto ciò che avevano affrontato fino a quel momento e di riporre in lui la stessa fiducia che riponevano i suoi compagni.
Tsubasa sorrise. “Speravo che me lo chiedessi.” Chiuse gli occhi e si concentrò sulle sue sensazioni, su quella convinzione che lo aveva portato lì e che lo aveva svegliato la notte quando ancora si trovava a Raskal. C’era un perché, c’era sempre, per tutto, e lui aveva capito il suo solo nel momento in cui aveva incontrato gli Elementi che erano arrivati a salvarlo, perché era tutto collegato, ma per portare a termine quella che era la sua missione doveva trovare il modo di arrivare alla meta. La vera meta. Quella che aveva capito non essere il Sud. Il suo viaggio era stato solo il tramite, la via più lunga, quella traversa piena di insidie ma che lo avrebbe condotto, preparato, al luogo da raggiungere.
“Vedo un portone” disse, stringendo gli occhi. “Un portone in penombra. Alto, chiuso, lavorato accuratamente.”
“E’ vago. Potreste essere più preciso?” insistette la Fiamma. Di portoni così la base era piena.
Il Principe si concentrò ancora. “C’è un simbolo… una croce… una croce con dei raggi, sormontata da una grande N.” Spalancò gli occhi, fu come averla davanti, mentre il percorso per raggiungerla diveniva nitido, come lo conoscesse già. “Da quella parte!” esclamò, indicando un corridoio dallo stesso lato da cui erano venuti, e la corsa riprese. Aria e Fuoco in testa, seguiti dal Principe e dal suo servo, mentre Acqua e Terra chiudevano la fila.
“Merda! Spuntano come funghi questi bastardi!” sbottò la Fiamma dopo aver mandato l’ennesimo Stregone a gambe all’aria perché intralciava il loro cammino. Yuzo protesse il Principe da una pioggia di dardi avvelenati, nascondendolo sotto uno scudo d’aria, mentre Hajime era passato in testa per aiutare Mamoru ad aprire la strada e Teppei restava in coda per chiuderla agli avversari che seguitavano ad arrivare a frotte.
La base pullulava. Dovevano essere in centinaia e tutti convergevano su di loro. D’un tratto, nel centro dell’ennesimo snodo in cui sbucarono, trovarono Brolin, lo stesso Stregone che li aveva imprigionati e lo stesso, riconobbe Mamoru, che aveva trattato Yuzo quasi fosse stato un sacco.
“Vi ho preso” ringhiò, il volto era una maschera di rabbia. “Pagherete per quello che avete fatto a Fredericks!”
L’intero gruppo si fermò. Mamoru era davanti a tutti, faccia a faccia con lo Stregone che non temeva di affrontarli da solo, sicuro della propria forza.
“Voi procedete” decise la Fiamma, senza smettere di fissare il mago. “A lui penso io.”
“No, è troppo pericoloso dividersi adesso.” Hajime lo affiancò parlando in tono basso ma con vigore. “Dobbiamo proseguire tutti insieme-”
“Non ho la minima intenzione di fermarmi qui. Vi raggiungo appena me ne sono sbarazzato.” Sulle labbra si tese un ghigno sottile e malevolo. Non aveva affatto dimenticato ciò che si erano detti ed era pronto a mettere in pratica la minaccia che gli aveva rivolto. “Muovetevi, non perdete tempo.” Intimò, rivolgendo ad Hajime solo la coda dell’occhio, ma ciò che il Tritone vi lesse bastò a convincerlo. Si ritrasse e spronò gli altri.
“Ti lascerò una traccia per trovarci. Andiamo, presto!”
Mamoru li seguì e il suo sguardo indugiò di più sul volante, meno sicuro degli altri a lasciarlo indietro, glielo si leggeva chiaramente in viso. La Fiamma accennò col capo e Yuzo indietreggiò ancora.
“Non metterci troppo.”
Mamoru si limitò ad addolcire il ghigno giusto un attimo prima che anche il volante sparisse lungo l’imbocco laterale per cui si erano allontanati gli altri.
Tsk! Non andranno troppo lontano. I miei compagni li fermeranno prima ancora che possano rendersene conto.” La voce sprezzante di Brolin si attirò nuovamente lo sguardo di Mamoru, il cui ghigno aveva perso l’accenno di benevolenza.
“Allo stesso modo tu sarai cenere molto prima che loro possano impensierire i miei amici. Te l’avevo detto, ricordi?”
Lo Stregone rispose al ghigno. “E io ti avevo detto che mi avresti pregato di tornare in cella.”
Caricarono l’uno contro l’altro puntando prima sulla potenza fisica che sui loro poteri. Il pugno di Brolin si infranse violentemente contro l’avambraccio di Mamoru che sfruttò tutto il suo corpo per resistere all’impatto. Poi usò lo stesso pugno come perno per un calcio laterale che fischiò alle orecchie di Brolin. Con un balzo, quest’ultimo si spostò di lato, chinandosi al suolo e spazzando il pavimento con un calcio basso. Mamoru effettuò una capriola all’indietro. Le mani formarono il giusto appoggio al suolo per la successiva spinta a saltare e atterrare perfettamente in piedi.
Fu Brolin il primo a introdurre la magia nel loro duello con una serie di fulmini che presero a strisciare sul pavimento e poi a rimbalzare contro le pareti della stanza, nel tentativo di colpire la Fiamma. Il giovane li schivò agilmente ma il suo stile non era mai stato votato alla difesa. Sfruttando la parete, la usò come pedana per saltare alle spalle di Brolin e fare in modo che venisse colpito dalle sue stesse armi. Lo Stregone si vide costretto ad annullare l’incantesimo mentre veniva raggiunto da una sfera di fuoco.
Rab na bela, rei!” Un’altra sfera, stavolta oscura, si scontrò con quella di Mamoru esplodendo entrambe a mezz’aria.
“Non sei male” ammise lo Stregone. “Ma non abbastanza per me.”
“Staremo a vedere.”
Tsk! ‘Vedere’ sarà l’ultima cosa che potrai fare!” Brolin infilò la mano in un sacchetto che portava appeso alla cintura. Cavò una manciata di polvere grigia e prima si soffiarla via pronunciò: “Suara sat.(1)
La polvere si gonfiò all’improvviso, globosa come una nube, fitta come la nebbia. Nera come il buio.
Mamoru si trovò perso nel nulla. Tutti i contorni della stanza, le forme, la penombra ricreata dalle candele erano scomparsi. Si ritrovò cieco pur avendo ancora la vista.
Nel palmo, per istinto, fece brillare un globo di fuoco, ma la nebbia sembrava impenetrabile e la luce della fiamma era intrappolata in quello spazio dalle dimensioni falsate. Mamoru si girò su se stesso senza alcun risultato.
Da un punto imprecisato, la risata di Brolin esplose sguaiata e subdola.
“E allora, Elemento. Come ci si sente a essere tutto solo nel buio?” Lo scimmiottò. “Come ci si sente quando il tuo potere non può aiutarti?”
Mamoru tentò di capire da dove provenisse la voce, ma un calcio lo colpì alla schiena. Cadde al suolo, la sfera si spense e il buio divenne totale.
“Oh! Poverino! Non sei riuscito a schivarmi?” continuò l’altro imperterrito. “Perché, sai, io ti vedo benissimo!”
Colpì ancora. La Fiamma sentì il peso del suo piede schiacciarlo al suolo tanto da farlo imprecare e appena la pressione diminuì si rotolò su un fianco, rimettendosi in piedi. Assunse una posizione di guardia, ma era inutile se non riusciva a capire da dove sarebbe stato attaccato.
“Senza il tuo potere non vali niente, come i tuoi compagni” esclamò Brolin colpendolo alla spalla. “E io avrò il piacere di spegnere nel buio la tua maledetta fiammella!”
Mamoru smise di dibattersi nel tentativo di evitarlo. Sulle labbra si increspò un sorriso.

“Noi siamo la Fiamma, di sempiterna potenza. Siamo il faro destinato a respingere l’oscurità che vorrà divorare il nostro pianeta, non dimenticatelo. E se vi troverete avvolti dal buio, fermatevi e ricordatevi sempre da dove nasce il vostro fuoco.”

Quelle parole erano state parte dell’ultimo discorso del Master Kitazume prima di divenire Console.
Non sapeva perché gli fossero venute in mente proprio in quel momento, ma in esse trovò la risposta e il modo per battere il suo nemico.
A occhi chiusi, i sensi erano concentrati e quando li riaprì fissò un punto preciso della nube, quasi potesse vedervi attraverso.
“Non potrai mai spegnerla, perché la Fiamma è dentro di me.”
All’esterno della nuvola, Brolin non comprese quella sicurezza che sembrava elevarlo su un altro piano, lontano dal suo. Né comprese come potesse fissarlo in quel modo pur essendo consapevole che la nube gli impediva la vista. Lui, invece, poteva vederlo chiaramente attraverso le sue fiamme purpuree che erano in grado di passare la sua magia.
D’un tratto avvertì qualcosa di caldo, simile a fili di fumo, intrecciarsi con la nebbia per dissolverla, quasi fosse stato un respiro più forte, un soffio di vento, ma l’Elemento d’Aria era andato via, l’aveva visto.
Il fumo sottile arrivò alle candele, le avvolse e le spense, facendo piombare l’intera stanza nell’oscurità, stavolta per entrambi.
La fiamma purpurea di Brolin si dissolse, ma il giovane non se ne curò: dopotutto, non aveva bisogno di luce per vedere al buio, i suoi occhi erano allenati e avvolti da un incantesimo particolare.
Scorse la figura del suo avversario ancora immobile e sorridente che continuava a fissarlo, nonostante l’oscurità. Sembrava non volesse né provare ad attaccarlo né a scappare. Era fermo, preda perfetta che Brolin non si sarebbe mai lasciato sfuggire. Ridacchiò e decise a quale incantesimo ricorrere per porre fine al loro breve scontro.
Prima che entrasse in azione, però, qualcosa sembrò delinearsi alle spalle dell’Elemento di Fuoco. Quasi una sagoma emergente dal buio e fatta della stessa sostanza. Il fuoco iniziò a delimitarla e l'oscurità a spaccarsi, lasciando intravvedere un cuore di braci pulsanti.
Brolin gelò: quella cosa, qualsiasi cosa fosse, era enorme. Alta quanto l’intera stanza e larga allo stesso modo. La sommità sembrò muoversi e fermarsi sopra al capo dell’Elemento. Il rumore delle zampe che toccavano il suolo fece tremare tutta la montagna a una cupa vibrazione. Due fili sottili di fumo scivolarono da lei, dalle sue... narici. Poi gli occhi si spalancarono di scatto, rossi come il fuoco e il sangue, e lo Stregone capì di essere morto. Le fauci si aprirono adagio, rivelando un cuore di fiamme, le stesse che si avvolsero nella bocca prima che le soffiasse via nel misto tra un ruggito e un sibilo.
Brolin vide il fuoco piombargli addosso senza avare neppure il tempo di gridare.
“Te l’avevo detto che saresti stato cenere” sentenziò Mamoru quando la fiammata spazzò via lo Stregone e dopo non ne rimasero che scintille nel buio. Si spinsero contro le pareti della stanza, satura del lezzo di carne bruciata. A Mamoru non diede noia. Sulle labbra aleggiava ancora quel mezzo sorriso di trionfo e consapevole superiorità. Sollevò il viso per osservare il mento dell’enorme drago che seguitava a sovrastarlo con la sua mole mastodontica.
“Se potesse vedermi adesso, credo che Magister Schneider rimarrebbe senza parole.”
La belva soffiò un’ultima volta, poi l’incantesimo di Fuoco Spirituale si dissolse in strali di fumo fino e scomparire del tutto.

Teppei colpì la parete con un pugno che corse attraverso la roccia fino ad emergere al lato dello Stregone che gli sbarrava la strada. La pietra lo colpì in pieno viso, schiacciandolo contro la parete opposta in un misto di sangue, ossa e cervello.
“Via libera” decretò il tyrano. “Da che parte, Vostra Altezza?”
“Proseguiamo.”
Ma Yuzo non sembrava curarsi di cosa dicessero gli altri. Da quando avevano lasciato Mamoru con lo Stregone non aveva fatto altro che guardarsi indietro nella speranza di vederlo arrivare, ma senza risultato.
“Yuzo! Yuzo, andiamo!” la voce di Hajime lo richiamò bruscamente: loro erano già avanti, mentre lui era rimasto immobile. Detestava l’idea di averlo lasciato indietro. L’ultima volta che si era trovato da solo contro degli Stregoni per poco non era morto e anche se la situazione era differente e Mamoru era guarito dalla febbre bassa, sentiva di voler essere al suo fianco. Si erano già divisi una volta, non voleva che accadesse di nuovo.
“Yuzo! Ehi, che ti prende?” Hajime lo chiamò ancora. Lui si volse fugacemente indietro prima di tornare a guardare i compagni e il Principe.
“Io…”
L’intera struttura tremò in maniera cupa.
Teppei si guardò intorno. “Cosa è stato?” Non era un terremoto o l’avrebbe capito. Per Yuzo fu sufficiente a farlo decidere.
“Proseguite, io vado a riprendere Mamoru!” Lo disse che si era già librato in volo.
“Cosa?! Yuzo non-”
“Andate! Seguiremo le tue tracce, Hajime!” In un attimo schizzò via come una scheggia mentre la sua voce si perdeva nell’eco dei soffitti altissimi.
Yuzo!
Teppei sospirò. “E ne abbiamo perso un altro. Secondo me, Mamoru gli ha trasmesso lo spirito da chioccia.”
Ma Hajime sapeva quale fosse il vero motivo e non poteva biasimarlo: l’avrebbe fatto anche lui con Teppei.
“Andiamo. Ci raggiungeranno presto.”
Nel dirlo si era già mosso, lasciando le sue tracce d’acqua affinché i compagni potessero ritrovarli.

 


[1]“SUARA SAT”: “Sia nebbia” (‘suara’ = nebbia, ‘sat’ = sia).


 

…Il Giardino Elementale…

 

Habemus Principe! *-*
*rullino i tamburi, squillino le trombe**coro di angeli in giubilo*
XD E finalmente, dopo quarantaeppassa capitoli… CE L’HANNO FATTA!!! LO HANNO TROVATO!!! T^T non posso crederci che ci siano riusciti! (me lo dico addirittura da sola XD Sarò normale? XD)
Centinaia di chilometri, mesi di viaggio, peripezie a non finire, ma ecco che l’obiettivo della missione è davanti a loro in tutto il suo splendore (?!). Tsubasa è vivo e sta bene *_* (XD ne avevate dubbi?).
Ma portarlo fuori da lì non sembra per niente facile, riusciranno i nostri eroi a passare le orde di Stregoni inferociti?!
Intanto, Mamo si è dato alle pulizie e ne ha già fatto fuori uno. E Yuzo? *-* lo raggiungerà in tempo? (XD mi sembro deficiente, forse lo sono!)

Anche per questo aggiornamento è tutto e vi rimando al prossimo.
Grazie per continuare a restare con me :******


Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega
  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti


  • 6) Enciclopedia Elementale - Volume Sesto: Il Calendario Elementale

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Mesi
  • Capitolo 3: Festività (pagg 1 e 2)


  • 7) Enciclopedia Elementale - Volume Settimo: Le Terre dell'Oltre

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Paràdeisos
  • Capitolo 3: Gefüra
  • Capitolo 4: Infero
  • Capitolo 5: Creature: Salamandre
  • Capitolo 6: Creature: Silfidi, Ondine, Gnomi
  • Capitolo 7: Creature: Driadi, Diavoli
  • Capitolo 8: Creature: Maustaki
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