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Autore: gaccia    24/10/2012    10 recensioni
L'ennesima porta sbattuta in faccia! Tutti gentili, ma alla fine il risultato è lo stesso.
Ho provato in tutti i modi, mi sono presentata vestita casual, con tailleur eleganti, sportiva chic ma non è servito a nulla. Il posto da ricercatore è andato al maschietto di turno, bravo, certo, ma non quanto me.
Basta! Ho deciso! Questa volta proverò in un altro modo. In fin dei conti se c'è riuscito quello stronzo puttaniere di Edward Cullen a farsi passare per una ragazza al liceo, perché io non potrei farmi passare per un uomo? Solo fino a quando sarò assunta e non mi sarò fatta un pochino di esperienza...
“Piacere, mi chiamo Lino Swan”.
Sequel di “Ciao Edwardina”, anni dopo, la situazione si è completamente ribaltata: è Isabella ad essere costretta a vestirsi e comportarsi da uomo per ottenere il lavoro dei suoi sogni.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'i trasformisti'
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Ciao a tutti,

ho appena finito il capitolo ed ho deciso di postarlo subito, in modo da dedicarmi al prossimo (e penultimo) di questa storia.

 

Questo è decisamente il capitolo più serio, triste, drammatico di questa storia. Non ci sono dubbi. Ho cercato di essere divertente, ma i temi che vengono trattati non possono essere descritti come una scena clownesca, pertanto spero che vi piaccia e vi assicuro che il prossimo sarà decisamente meglio, almeno lo spero.

 

Ringrazio comunque tutti quelli che seguono questa storia e mi sostengono con le loro parole! GRAZIE. E ricordo sempre che la fantastica copertina è gentilmente offerta da Anto_Pattz (grazie!).

 

 

 

 

Questa volta non metto l’avviso di rito, perché qui di cosette drammatiche ce ne saranno… pertanto… BUONA LETTURA

 

---ooOoo---

 

«Bella, stai bene?» pochi istanti dopo che avevo liberato lo stomaco, arriva Grace.

«No» rispondo tenendo gli occhi chiusi e la fronte sullo specchio.

Non riesco a pensare. Mi ritorna in mente quello che ho visto nella camera… è disgustoso.

«Ehi, tu. Questo è il bagno delle donne!» mi apostrofa ragazza appena entrata.

«Lei è una donna!» risponde piccata la mia amica, passando un braccio sulle spalle «Ce la fai? Te la senti di uscire?» chiede preoccupata.

Devo avere un aspetto disastroso. Annuisco e, facendomi prendere per mano, esco.

Fuori, appoggiato al muro accanto la porta, trovo Edward ad aspettarmi. Ha la fronte aggrottata ed è preoccupato. Caspita se lo capisco!

Avrei preferito non sapere nulla e lasciarmi questa faccenda alle spalle, invece mi ritrovo di nuovo con del fango addosso e la voglia di farmi una doccia e di andare a dormire dimenticando quello che ho visto.

«Bella» mormora Edward. Ho bisogno di lui, di un contatto e sembra che lo capisca, vista la carezza delicata che mi regala.

«Stai bene?». È preoccupato, lo so. Che posso dirgli? Faccio spallucce, voglio solo andare a casa. «Dov’è Gary?» chiedo invece.

«Sta finendo la registrazione» dice Edward come a scusarsi.

 

Evidentemente non è stata una cosa lunga, visto che il ragazzo arriva poco dopo.

«Credo che dieci minuti di questa cosa bastino anche al papa per la scomunica» esclama sbattendo la videocamera nella mano del mio ragazzo «Ho bisogno di un paio di bicchieri di vodka» dice dirigendosi verso lo scalone per scendere.

In silenzio lo seguiamo tutti. Ormai la serata è completamente rovinata.

Finiti i gradini, ci scontriamo subito con Robert che ci guarda serio e dispiaciuto.

«Ho voluto darvi un’arma. Come usarla sta a voi… mi dispiace, Bella». È evidente che la più sconvolta sono io.

«Papà» interviene Gary richiamando la sua attenzione «Tu… tu non hai mai…».

«NO! Gary, credimi! Non sono mai salito al piano di sopra. So cosa succede perché me lo hanno raccontato, ma ti giuro che non sono mai salito» si difende Robert e vedo i tratti del viso del figlio rilassarsi.

«Ho bisogno di un goccio» e il marines ci lascia per andare al bancone del bar, seguito da Grace.

«Andiamo a casa?» chiedo speranzosa a Edward e lui annuisce. Poi si rivolge a Robert «Grazie». Il nostro amico non risponde e si dirige verso un divanetto dove vedo Max chiacchierare con una ragazza formosa.

Che mondo strano. Dovevo arrivare in un posto del genere per scoprire a cosa può arrivare la depravazione umana.

 

Abbiamo chiamato un taxi, visto che l’automobile era di Gary, e ci siamo fatti portare alla villetta. Forse volevo sedermi davanti al camino come qualche giorno fa.

«Che intenzioni hai con il video?» chiedo subito a Edward, appena entrati in casa.

«Lo darò a mio padre. Se ne occuperà lui come meglio crede» risponde.

«Cosa? Non puoi farlo! Lui lo userà per gettare fango su quella povera ragazza!».

«Bella. Io glielo devo! Per tutto quello a cui a rinunciato a causa mia».

«Lui ti ha protetto. Non pensi che si dovrebbe dare la possibilità a Gerandy di fare altrettanto?».

«Ma lui era lì!» urla.

Mi si gela il sangue nelle vene. Lui? Il senatore? Il padre di Cynthia era lì e guardava mentre sua figlia giaceva con… Oh. Mio. Dio!

«Bella, ascoltami. Neanche io voglio che questa storia vada sui giornali. Piuttosto sarebbe meglio un buono psichiatra per quella famiglia, e magari anche per chi ha fornito l’animale... Quello che voglio è sdebitarmi con mio padre e chiudere quel brutto capitolo una volta per tutte. Tu non sai quanto si stia consumando con questa vendetta. Non sono tornato ad abitare con loro proprio per questo motivo».

Si avvicina, cerca di farmi capire ed io continuo a scuotere la testa.

Sembra una partita a scacchi: mossa e contromossa. Il problema è che non vorrei subire scacco matto ancora una volta. Dubito che il mio cuore reggerebbe. Non è più tanto elastico.

«Se venissero fuori le tue foto?» tento l’ultima carta.

«Che male possono fare? Io sono un semplice impiegato e mio padre è un avvocato che fa il suo lavoro. Una mia foto travestito non minerebbe la sua credibilità in tribunale e alla biologicalseattle hanno diversi soggetti strani tra le mani per preoccuparsi di uno che si mette un reggiseno e collant».

Sorrido ricordandolo «Eri carina, Dina».

«Vieni qui» mormora allargando le braccia e io mi ci accoccolo felice «Parleremo con lui e gli faremo presente i nostri dubbi. Questi sei anni mi sono costati troppo e una piccola soddisfazione voglio togliermela».

«Spera solo che non ti scoppi in faccia» sottolineo.

Non ho più voglia di parlare. Incrocio le dita con le sue e mi dirigo verso il bagno, dove ho intenzione di sfruttare appieno quella delizia che è la doccia.

 

«Uhm… buongiorno amore» bisbiglia un voce roca e sensuale al mio orecchio.

Subito dopo due labbra avvolgono il mio lobo, strizzandolo e poi iniziano una lenta discesa verso il collo.

Deliziosi brividi si propagano alla mia schiena.

Una mano mi sfiora la coscia e sale verso il fianco per poi deviare sul seno.

Un piccolo angolo del mio cervello è sconvolto e fintamente inorridito per questo assalto sessuale tra le lenzuola e il sonno… il resto del cervello dà dello scemo alla prima parte e lo minaccia se non sta zitto.

Sono ancora nuda dalla doccia di ieri sera… dall’amore dell’una di questa notte… dalla volta delle tre meno dieci… da quella delle cinque e venti… deliziosamente insaziabile!

Lancio un’occhiata alla sveglia: le undici.

“Beh, almeno questa volta ho dormito un pochino di più” penso mentre mi volto e rispondo agli assalti del mio ragazzo.

Che bello poterlo dire liberamente: Edward è il mio ragazzo, il mio uomo… e che uomo!

 

Stiamo mangiando un hamburger preparato al volo in cucina, quando Edward interrompe i miei pensieri sulle prestazioni di questa notte per deviare la mia attenzione a qualcosa di più prosaico.

«Questo pomeriggio vorrei andare da mio padre e vorrei che tu mi accompagnassi». Mi fissa negli occhi, serio ed io annuisco altrettanto seria.

La situazione è spinosa ma prima ce ne liberiamo e meglio è per tutti.

È come se, tenendo quel video in casa, avessi una bomba pronta a scoppiarmi tra le mani in qualsiasi momento.

«E poi dobbiamo annunciare il nostro fidanzamento e la prossima convivenza» annuncia gioioso.

COSA? Sorry… mi sono persa un pezzo!

Stavamo parlando di quella merda di video… che ci facciamo con un fidanzamento e una convivenza? È come parlare di carciofi e supposte!

Non hanno niente in comune! Basti pensare a infilarsele nel di dietro per capirlo.

 

«Edward, non pensi che prima di annunciare questa cosa, io debba almeno risponderti di sì?». Come minimo, direi.

«Ma noi stiamo insieme e tu hai detto che verrai a vivere qui». È perplesso.

Ma perché mi mettono in bocca parole che non ho detto?

«Io ho detto “può darsi”». Non è una parola che possa intendere un sì definitivo, mi pare.

«Appunto, non hai detto no». Ma che devo fare con lui? Specificare ogni virgola?

«Infatti, può darsi vuol dire forse. Non significa né sì né no. Abbi pazienza, ma se dobbiamo proprio essere fiscali, tu non mi hai chiesto di essere la tua fidanzata e non mi hai chiesto ufficialmente di convivere». Ecco! Adesso mi fa diventare una donnetta isterica che vuole rose rosse e candele! Io detesto queste cose!

«Abbiamo fatto l’amore. Pensavo fosse chiaro che eravamo tornati insieme. Vuoi un teatrino? Con me in ginocchio? Fiori, cena di lusso e luci soffuse?».

«Ecco, adesso che me lo hai detto non mi farebbe più lo stesso effetto» borbotto scocciata.

«Lo sai che non sono così, ma se vuoi mi posso sforzare» dice abbracciandomi e baciando la guancia.

«Non voglio che ti sforzi» protesto calcando la voce sull’ultima parola «Solo che anche io sono una ragazza e a volte mi piace sospirare» e in questo momento mi ci metto in modo teatrale.

«Ma io sono capace di farti sospirare» replica con un bacio appena dietro l’orecchio «e alitare» bacio sul collo «e ansimare» bacio sul mento «e gemere» bacio sulle labbra, subito approfondito, che mi fa gorgogliare un verso strano proveniente dalla gola e, sicuramente, al di fuori delle mie volontà.

«Ecco visto?» si stacca ed assume una espressione vittoriosa. Da schiaffi.

Che nervi quando dimostra di avere ragione (raramente) a mio discapito.

«Okay. Hai vinto. Adesso andiamo dai tuoi genitori e gli diciamo che siamo tornati insieme. Niente titoli, niente fidanzamenti e niente convivenze» elenco piccata, alzando un dito per ogni punto.

«Mi togli tutto il divertimento» protesta facendo il broncio.

Sono sempre più convinta che bari sulla sua età. Non può avere ventiquattro anni e comportarsi come un bambino di dieci.

 

Il parcheggio sotterraneo e l'ascensore sono esattamente come me li ricordavo.

I signori Cullen non avevano cambiato casa e l'elegante palazzo moderno non aveva rinnovato neanche i quadri nel corridoio del pianerottolo.

Avevo l'impressione che non fosse passato neanche un giorno dall'ultima volta che ero stata lì.

«Edward, caro, non sapevo che saresti venuto a farci visita». Elisabeth ci accoglie con la consueta gentilezza «Isabella, tesoro, sono davvero felice di rivederti. Mi sei mancata» dice abbracciandomi affettuosa.

In effetti, eravamo anche abbastanza amiche sei anni prima e non mi aveva mai trattata come un'intrusa sciocca ragazzina. E archiviamo definitivamente la sua gaffe sul mio aspetto lievemente mascolino... tanto se ne è dimenticata anche lei.

«Papà è in casa?» chiede subito il mio ragazzo.

«Nel suo studio, ma abbiamo una cena questa sera e non c'è molto tempo» risponde con una fugace occhiata all'orologio.

«Non ci vorrà molto ma è importante. Vieni anche tu, è una cosa che interessa tutti quanti» e dopo questo annunzio mi prende per mano e, precedendo sua madre, ci conduce tutti nello studio dell'avvocato Cullen.

 

Bussa deciso alla porta e senza attendere il permesso del padre entra.

«Ciao, Edward. Cosa ti porta da queste parti? Oh. Isabella... siete tornati insieme?». Edward Cullen senior è seduto alla sua scrivania, sommerso da carte e documenti e un paio di occhialini da lettura sul naso. Professionale e rassicurante direi.

«In effetti io e Bella siamo tornati insieme. Finalmente oserei dire» esclama «Ma non è per questo che siamo qui» dice.

I suoi genitori lo guardano stupiti e curiosi mentre io mi siedo su una poltrona posizionata accanto alla libreria.

«Dicci tutto» incita Edward senior.

«Si tratta di Gerandy» dice gettando sul tavolo una chiavetta che contiene il file del video registrato ieri sera.

Suo padre diventa guardingo e fissa curioso l'aggeggio tecnologico.

«Si tratta di un video che ritrae Cynthia Gerandy in pratiche sessuali discutibili e con suo padre presente» riassume secco.

Accanto alla porta, sento Elisabeth che trattiene il fiato e un fischio di ammirazione proviene dal padre di Edward. Un lampo di cupidigia gli attraversa lo sguardo ed io rabbrividisco di conseguenza.

«E' una cosa discutibile? Ce l'abbiamo in pugno? Gliela farò pagare una volta per tutte!» esulta alla fine il signor Cullen sbattendo una mano sulla scrivania.

 

«No!» non riesco a trattenermi oltre. Non voglio altre vittime. Il ricatto perpetrato dal senatore ha già fatto abbastanza danni ma adesso sembra che le cose si stiano risolvendo, perché trovarsi di nuovo in mezzo a  queste situazioni?

Ho attirato l'attenzione di tutti nella stanza.

«Pensi a quella ragazza. Ha bisogno di aiuto, non di finire in prima pagina. Poi Gerandy non ha mai pubblicato le fotografie di Edward. La prego, non lo faccia lei» imploro e spero che la mia voce sia più forte del suo desiderio di vendetta.

«Ti prometto che ci penserò seriamente. Desidero solo che il senatore rinunci al suo incarico, non voglio pubblicità o pagine di giornali. Sarò discreto, puoi stare tranquilla su questo, ma Gerandy la deve pagare». Capisco che è dura rinunciare a tutto il risentimento coltivato negli ultimi anni e non posso pretendere che tutto sparisca con uno schiocco di dita. Spero solo che non ci trascini tutti nei guai.

Per ora mi devo accontentare della sua promessa e della sua buona fede, anche se credo che, dopo aver visto il video, anche lui trarrà le stesse conclusioni.

«Dunque, andiamo fuori a cena! Dobbiamo festeggiare il fatto che vi siete ritrovati» esclama Elisabeth battendo le mani.

«Non avevate un impegno?».

«Una noiosissima serata di beneficenza? Posso mandare un assegno per posta. Voi siete più importanti» risponde Edward senior, alzandosi e abbracciandomi con affetto.

 

C'è qualche cosa che non va. Ultimamente sto frequentando locali troppo chic per i miei standard. Tra il ristorante dove mi ha portato James, il disco pub, adesso questo tempio gourmant... mi sento come un pesciolino fuori dalla boccia.

Meno male che la cosa finisce presto ed io mi ritrovo su un taxi con Edward, diretti alla villa, dopo i saluti maliziosi e gli ammiccamenti dei miei suoceri.

E buona pace al mio “niente fidanzamenti”. Hanno anche criticato il fatto di non aver ancora pensato ad un anello adeguato.

Beh, almeno per questo la colpa non era la mia!

 

§§§

 

Oggi pomeriggio, Max mi ha chiamato con una idea folle per la testa.

Ha deciso di aprire il ristorante e offrire ai clienti un particolare menu dedicato al bambino di Ben e Angela.

Le sue idee mi sono sembrate così pazze che ho deciso di accettare. Volevo proprio vedere le persone che avrebbero ordinato una poppata agli asparagi! O un pannolino alla mugnaia!

Edward ha deciso di accompagnarmi ed aiutare. Sono sicura che lo fa per non rimanere a casa da solo ma approfittiamone ed apprezziamo lo sforzo.

«Chi ci sarà questa sera?» domanda Edward mentre guida verso il ristorante.

«Max sicuramente, poi James e probabilmente Amber. Credo che ci sarà anche Robert, visto che manca sia Ben che Angie, avremo bisogno di un minimo di aiuto».

«James non mi piace» borbotta.

«James è un amico e un ottimo cameriere. Tu ci parlerai e scherzerai con lui e non ti arrabbierai per battute, trattino, abbracci, trattino, atti di cameratismo dovesse fare. Ricordati che non ti ho ancora perdonato per il camionista gay dell'altra sera» e, guardandolo, vedo distintamente le orecchie piegarsi e farsi piccolo.

Bene. Ha capito. Sono soddisfatta.

«Tranquillo, non allungherà le mani» lo consolo subito dopo.

James sa quanto posso essere pericolosa e non vorrà incorrere nella mia ira.

Dopo la mia affermazione, vedo Edward rilassarsi e sorridendo mi appresto a una serata di lavoro e, spero, di allegria.

 

«Un biberon di spaghetti al tavolo nove» dico lasciando l'ordinazione in cucina.

«Robert, devo dire che con il grembiule sei proprio sexy!» esclamo ridendo.

Max ha assunto Robert come aiuto cuoco e devo dire che quei due se la stanno cavando alla grande tra i fornelli. Alcuni piatti dovrebbero mantenerli anche dopo questa serata.

«Dovresti vedermi con quello che indosso a casa!» risponde lui ammiccando. Dietro le sue spalle, Max mima una figura nuda ed io arrossisco ed esplodo in un sentito “Oh Mio Dio”. Meglio non sapere altro.

La serata sta andando alla grande, i clienti sono colpiti e divertiti dal tema della cucina ed i piatti hanno comunque un buon successo.

Direi che i nostri datori di lavoro, neo genitori, saranno davvero contenti.

Visto che Amber non è presente per colpa della caviglia non ancora guarita, ho messo anche Edward a servire ai tavoli e lo guardo girare impacciato con somma soddisfazione.

Un ragazzo come lui, poco abituato al lavoro manuale, darsi da fare in questo modo... con la divisa... accidenti! È sexy pure lui!

Fortunatamente, James si è tenuto alla larga dalla sottoscritta, dopo che mi ha trovata assalita dalle labbra fameliche del mio ragazzo.

Sono sicura che troverà il modo di commentare, ma almeno per adesso, ne resterà fuori.

 

Verso le ventidue, dichiariamo chiusa la cucina e ci prepariamo alla pulizia finale e alla chiusura. I pochi clienti rimasti, escono poco dopo le ventitre e noi possiamo rilassarci.

Non pensavo che l'assenza di Angela e Ben mi agitasse tanto. Mi sentivo sotto esame.

Edward è appena andato nello sgabuzzino a cambiarsi, quando sento aprire la porta di ingresso del locale.

«E' chiuso» annuncio, senza voltarmi, continuando a togliere le tovaglie dai tavoli.

Due braccia forti mi stringono la vita, attirandomi verso un corpo alto e massiccio.

«Bella, amore. Ti sono mancato?». Jacob! Questa è la voce di Jacob!

In un lampo mi torna in mente il nostro ultimo incontro sfociato in una notte di sesso, con me ubriaca che non ricordo nulla.

E poi, amore? Da dove gli è venuta questa?

Mi ha scritto un paio di messaggi in questa settimana, limitandosi a un “Ciao, tutto bene?” e adesso se ne esce con “Bella, amore”?

«Ciao, Jacob» rispondo laconica cercando di togliere le sue mani dal mio corpo.

 

«Che ci fa lui qui?». Ecco. La bomba è scoppiata.

«Appunto. Che ci fa lui qui?». Sembra che ci sia l’eco qui dentro.

«Jacob è venuto a salutare e adesso stava andando via» rispondo a Edward.

Starei molto più tranquilla se quel pazzo di indiano non avesse stretto le sue braccia attorno a me, facendo andare il mio ragazzo in ebollizione.

«Anche tu eri qui a salutare, Edward?» chiede con tono ironico.

«Io sono qui con Bella, visto che siamo tornati insieme. E ti sarei grato se le togliessi le zampe di dosso, prima che ti costringa io» sibila in risposta.

Sento distintamente irrigidirsi il corpo spalmato sulla mia schiena, poi, lentamente, si allontana senza però recidere il contatto.

«Non credo possibile che tu sia tornato con Bella. Lei non è il tipo che salta da un letto all’altro».

In questo momento il mio mondo si è fermato, in compagnia del mio cuore in primis. Ma come diavolo gli è saltato in mente di dire una cosa del genere.

Vedo Edward stringere i pugni fino a sbiancare le nocche e irrigidire la mascella. Sta per esplodere ed io sono proprio sulla sua linea di tiro.

«Sono d’accordo con te. E visto che lei soggiorna nel MIO di letto, direi che ti devi fare da parte ed andartene» risponde con aria truce.

Attorno a noi è sceso il silenzio. Robert e Max sono accanto alla cucina e stanno guardando preoccupati la scena. James si è fermato con la scopa in mano e sta osservando serio.

L’atmosfera è pesante, come quando sta arrivando la tempesta.

 

«Non me ne vado. Sei tu che l’hai fatta stare male in tutti questi anni. È per colpa tua se ho dovuto consolarla… non che me ne sia pentito, Bella» termina la frase carezzando la mia guancia nell’attimo in cui mi sono girata verso di lui.

Sono scioccata! Mi sta rinfacciando di essermi appoggiata a lui in questo periodo? E sarebbe un amico?

Senza lasciare il tempo che qualcuno formuli un’altra frase da infarto, alzo la mano e schiaffeggio la sua, allontanandola da me «Mi stai dicendo che consolarmi è stato un peso? Cos’è? Venire a letto con te non è stato abbastanza come pagamento? Dovevo anche farti i complimenti per la prestazione, quando mi sentivo a pezzi?» sto urlando e il mio cervello si è disconnesso dalla bocca.

Lo so, non dovrei lasciare che il fiato scorra, potrei dire qualche cosa di cui pentirmi, ma adesso voglio solo picchiare questo imbecille che ho davanti.

E infatti la mia mano si abbatte sulla sua spalla con un forte schiocco.

«E poi, la notte di dieci giorni fa! Jake! Ero ubriaca! Come hai potuto fare sesso con me? È come se mi avessi violentata, brutto stronzo» e un mio pugno si lancia sul suo torace.

«COSA?». Sento Edward muoversi verso di me ed alzo una mano per fermarlo.

Lui la afferra e mi strattona, facendo sì che Jacob lasci la presa su di me.

«Bella! Non ti ho violentata, non abbiamo fatto niente quella notte! Ti sei subito addormentata, io ti ho solo spogliata e messa a letto».

Non posso farci nulla, quando sento Jacob, tiro un sospiro e mi allargo a un sorriso «Ed io che avevo paura di essere rimasta incinta» dico sollevata.

 

In questo momento sono talmente lieta che quando mi volto verso Edward, quasi non capisco perché sia così furente. Ops.

«Andavi a letto con lui? E io cosa sono? Un ripiego mentre il tuo amante è lontano?». Sta parlando piano e scandisce le parole piene di odio, rancore e disgusto e io mi gelo, spaventata.

«No. È successo quando mi hai lasciato e basta. L’altra sera mi ero ubriacata,  perché ti avevo sentito parlare con Mark nel bagno di quella discoteca. Ero sconvolta e tu avresti iniziato a lavorare con noi il lunedì dopo. Ho bevuto troppo e Jacob mi ha riaccompagnato a casa. Hai sentito anche tu che non è successo nulla» cerco di difendermi mentre prendo le sue mani che prontamente lui allontana.

«Vuoi dirmi che mentre io ti cercavo per spiegarti cosa era successo, appena atterrato in Francia, tu stavi facendo sesso con lui? Cazzo, Bella!» si prende i capelli tra le mani e tira.

«Il tuo letto era ancora caldo di me e tu sei andata con un altro? E adesso pensavi di essere incinta di lui? E se fosse stato vero mi avresti propinato il figlio di un altro come mio? Ma che persona sei?». Una incudine sulla testa mi avrebbe fatto meno male dell’ultima domanda.

Che razza di persona sono?

Mi sfugge un singhiozzo simile a un lamento.

 

«Ehi, stronzo. Tu l’hai lasciata senza una spiegazione e lei ha cercato un appoggio. Se tu fossi stato più onesto con lei, non sarebbe successo nulla! Sei un coglione». Ancora una volta Jacob, aveva perso l’occasione per stare zitto, perché in tre secondi netti, Edward carica un montante che stende l’indiano.

«Oddio, Jacob» corro a soccorrere il mio ex amico, mentre Robert e Max cercano di tenere Edward lontano, nel timore che voglia finire il lavoro.

«Ecco, adesso puoi tenertela. Io ne ho abbastanza» dice dopo qualche secondo ed esce sbattendo la porta.

 

Passano i minuti, dove nessuno dice nulla.

Sento su di me gli sguardi di tutti e alla fine, mi arrendo ed inizio a piangere come una bambina.

«Mi ha lasciata. Ancora una volta» mugolo.

Jacob tenta di abbracciarmi ma Robert glielo impedisce «Hai già fatto troppi danni. Lascia che se ne occupi chi è davvero un amico» e mi stringe forte, carezzando i miei capelli come mio padre quando ero piccola.

È consolante e io mi metto a piangere più forte.

«Schhhh… non piangere, Bella. È solo arrabbiato ma non ti ha lasciato veramente. Dopo che ti ha amato per sei anni, pensi che ti lasci così?» chiede retorico, prendendo il mio viso tra le mani e fissando i miei occhi.

Razionalmente so che è solo arrabbiato e che probabilmente, quando avrà sbollito la rabbia, ci penserà e verrà a cercarmi (spero), ma adesso sono solo triste e depressa e per niente ottimista.

«Bella, tu sei una combattente. Non ti sei fatta abbattere sei anni fa e non ti farai abbattere adesso. Piantala di piangere e aiutami a finire di pulire. Non ho intenzione di asciugare la valle di lacrime che stai producendo» mi dice secco James, mettendomi in mano il manico della scopa che teneva lui prima.

Gli sorrido grata. Ha ragione.

Pur continuando a pensarlo, ho cercato di andare avanti con la mia vita, sei anni fa. Adesso ho un lavoro splendido che devo tenermi stretto. Partirò da questo punto e ricostruirò la mia vita...

E mi riprenderò Edward. Quello stupido, coglione, imbecille, geloso non può dare di testa in questo modo e mollarmi da sola a piangere. Non glielo permetto e domani vedrà! Come diceva Rossella O'Hara in Via col vento, domani è un'altro giorno.

 

Mi giro ed inizio a spazzare sotto lo sguardo preoccupato di Robert e Max.

«Bella, mi dispiace. Credevo che quella sera fosse un nuovo inizio per noi...» dice Jacob e mi volto truce verso di lui.

Deve solo ringraziare che non abbia con me qualche coltellino dei miei, altrimenti gli farei vedere io il nuovo inizio!

«E scusami, ma quando mi sono svegliata ero preoccupata per quello che poteva essere successo. Cosa ti ha fatto pensare che fosse un inizio?» chiedo sarcastica.

«Tu ti sei affidata a me, ancora una volta» risponde come se fosse ovvio.

Appunto, è ovvio: come una volta! Cioè come sei anni fa.

«Esattamente! Mi sono fatta consolare e poi tanti saluti! Andiamo Jacob. Credi davvero che per avvicinarmi a te avessi bisogno di ubriacarmi? Non credi che se ti volessi, mi farei avanti? Ti conosco da una vita e non sono mai stata una tenera educanda, almeno, non con te» replico alzando gli occhi al cielo.

«Okay, ho capito. Ha vinto lui ancora una volta».

Sento quasi pena per il suo faccione triste e costellato dal livido che sta nascendo per il pugno di Edward.

«Jake, troverai qualcuna che ti ami come meriti. Ma non sarò io. Non lo sono più da tanto tempo» dico con un piccolo sorriso di scuse.

Lui annuisce e salutando tutti, esce, seguito da un sospiro quasi di sollievo.

Per lo meno adesso posso concentrarmi su uno stupido per volta.

Jacob non è più affare mio, non lo è stato negli ultimi tempi e non lo sarà in futuro. Edward sì, è affare mio ed ho intenzione di lavorarmelo adeguatamente.

 

§§§

 

Questa mattina mi sono sentita abbandonata.

Grace non è venuta a recuperarmi, visto che pensava fossi in buona compagnia, e Edward... beh, lui non c'era perché si era sentito tradito ed era scappato anziché affrontare il problema. E poi ero io quella che doveva crescere!

Questi otto giorni erano stati davvero intensi.

Prima l'arrivo di Edward, il riconoscimento e l'amore, la scoperta di quanto successo sei anni fa, il video a Cynthia Gerandy, la nascita del piccolo Robert, il ritorno di Jacob. Salterebbero i nervi a chiunque!

Peccato che il labile non fossi io.

 

«Grace, hai visto Edward?» domando ancor prima di sedermi al bar.

«No, perché?». Non si è fatto vedere da lei e neanche sentire. Questa non è una bella notizia, contavo sull'aiuto della mia amica.

Sospiro «Abbiamo litigato. Lui ha scoperto che sono andata da Jacob, sei anni fa e poi la sera che hai conosciuto Gary… un casino!» mi accascio sconsolata sulla sedia e ordino a Bree un caffè.

«Quindi sa dei tuoi intrallazzi?» chiede cercando di non ridere. Che ci sarà da ridere poi?

«Quali intrallazzi? Pensa che non è vero che Jacob si è approfittato di me ubriaca, ha fatto solo finta. In realtà ho proprio dormito e basta» rispondo.

«Okay. Comincia dall’inizio! Hai visto Jacob?». Grace si mette comoda, in modalità psicanalista. Mi ci vorrebbe anche un lettino.

 

Le racconto tutto quello che è successo nel weekend, visto che non ci siamo sentite. Gary sarebbe partito oggi per Fort Lewis, quindi avevano deciso di dedicarsi totalmente a loro due.

Mi immagino solo cosa possano aver combinato! Che poi, Gary, torna domani! Neanche andassero in crisi di coccole (o altro).

«Quindi Edward ha fatto una scenata di gelosia, mollandoti al ristorante quando ha saputo che ti eri vista con Jacob?». Annuisco.

«Uhmm. Credo che si sia arrabbiato solo per il momento. Lui appena partito e tu che ti consoli a tempo zero. Non penso che sia geloso per altro, in fin dei conti, sia tu che lui avete avuto altre storie in questi anni. Mica siete rimasti vergini e puri!» rincara la dose.

In effetti ha ragione. Non ho tradito nessuno, mi aveva lasciato e, a parte il tempismo discutibile, non ho fatto nulla di male. Per il resto, io ho avuto i miei Connor e lui le sue Maggie, e anche se la cosa mi da fastidio, non posso fargliene una colpa. Perché lui ne fa una colpa a me?

 

«E' uno sporco maschilista!» esclamo.

«Chi? Io? Non credo proprio, ninfetto, anzi esprimo molto il mio lato femminile». Robert, mi mancava.

«E' per Edward» spiega sintetica Grace.

«Non gli hai ancora parlato?». Nego scuotendo la testa e lui sospira sconsolato.

«Sarà dura. Ieri sera era davvero arrabbiato» commenta piano poi si apre a un sorriso incoraggiante e ci invita ad entrare per una nuova giornata di lavoro.

 

Quando entro in laboratorio e mi infilo il camice sento un assoluto silenzio attorno a me. Collin, Amanda e John guardano alternativamente me e Edward.

Lui sta lavorando alle provette e non si è neanche voltato quando ho salutato entrando.

L’orgoglio è una brutta bestia. Se lui non vuole fare il primo passo, figuriamoci io!

Ogni volta che mi passa accanto fa attenzione a non sfiorarmi ed io sto cominciando a non tollerare più questa situazione.

Poco prima di pranzo, lo vedo uscire e immediatamente decido di seguirlo con gran sollievo degli altri colleghi che iniziano a fare congetture sul nostro improvviso gelo.

 

Direzione? Il bagno ovviamente! Si può sapere perché vado a finire sempre lì? Non sono mica incontinente.

«Ed… fermati!» esclamo appena entrata, dopo aver chiuso la porta.

«Perché? Mi stai seguendo?». Sguardo duro e tono acido. Bene.

Sarà un colloquio decisamente tranquillo.

«Sì. Voglio sapere perché ti comporti così. Scusami ma non ci arrivo».

«Allora te lo spiego in parole semplici: io ero costretto a fuggire in Francia e tu ti scopavi Jacob» sbraita.

«Riassunto corretto ma ti sei dimenticato una cosa! Mi hai mollata con un sms! E alla tua frase “non posso chiederti di aspettarmi, è meglio così” non è che lasciavi speranze in qualcos’altro!» rispondo alzando il tono a mia volta.

«Concordo su questo ma non penso che parole del genere nascondessero un invito a correre da lui». I suoi occhi mandano lampi.

«Edward, mi conosci, lo sai che sono orgogliosa e, a volte, perdo il lume della ragione», insomma! Dice di amarmi e non lo sa?

«A volte?» sorride sghembo ed io inizio a vedere una timida luce alla fine del tunnel.

«Mi sono sentita tradita ed ho pensato che non volevo darti la soddisfazione di distruggermi. Per questo sono andata da Jacob. Volevo dimostrarti che non mi avevi spezzata…» sospiro e continuo con tono sommesso «Però ho mentito a me stessa, perché tu mi hai spezzata, visto che da quel momento è come se fossi entrata in standby con la mia vita sentimentale» guardo a terra e sento che lui si avvicina.

«Bella… Non voglio pensare di averti spezzata, come dici tu…» il suo tono è accorato mentre mi abbraccia e io mi sciolgo affondando il viso nel suo petto. Il posto migliore del mondo.

«Perdonata?» pigolo.

«Sì, se perdoni anche me» risponde.

«La tua stupidità raggiunge vette inimmaginabili ma cercherò di comprenderti… sì perdonato» sorrido al sole che torna dopo la pioggia.

 

Beh, visto che siamo in bagno ne approfittiamo per i bisogni fisiologici primari.

«Ti ricordi quando mi hai picchiato perché avevo pestato una foglia?» chiede ridacchiando Edward mentre sta sciacquando le mani.

«Ti stavi facendo bello con due ochette… ricordo» rispondo sistemandomi i pantaloni.

«E quando preparavi le creme per la pelle? Alice me la spalmava sempre, tutti i giorni. Sembravo un orco verde come Shrek».

«Però ti faceva bene. Avevi una pelle fantastica» e saggio la sua guancia con una carezza.

«La uso ancora, sai? Ho tenuto la ricetta e mi faccio una maschera una volta al mese… aveva molto successo con le donne» si vanta mentre io socchiudo gli occhi minacciosa e un basso ringhio sfugge alle mie corde vocali.

 

Nello stesso momento, un cubicolo si apre ed esce Mister Albrock.

«Oh! Cullen, Swan.  Buona giornata» e con un gran sorriso, si avvicina al lavandino, si lava le mani, si sistema la cravatta ed esce senza aggiungere una parola.

Io e Edward siamo gelati sul posto.

«Ci avrà sentito?» lui è il primo a riprendersi.

«Certo che ci ha sentito! Oddio! Sono licenziata!» sbraito mettendomi le mani tra i capelli.

 

Subito dopo, con la pausa pranzo ci troviamo al tavolo del bar per un panino.

«Dai, Bella. Se ti chiamerà potrai spiegargli tutto» cerca di consolarmi Edward.

«Non preoccuparti, finché non ricevi la lettera di licenziamento non ci devi pensare» aggiunge Robert tranquillo.

In quel momento mi stringo la pancia per uno spasmo di agitazione e paura.

«Sei incinta?» chiede Grace vedendomi in quella posizione.

Ma sempre a quello pensano? Io rischio di trovarmi per la strada e loro mi mandano a procreare?

Batto la testa sul tavolo, sconsolata, mentre gli altri tre “amici” ridono divertiti dalla mia reazione.

Complimenti per la comprensione!

 

---ooOoo---

 

Angolino mio:

sono arrivata alla fine! Yuppy!

È stato quasi un calvario ma ci sono riuscita.

Con questo capitolo ho sistemato Gerandy, i genitori Cullen, la nottata con Jacob, e quello che è successo a Bella subito dopo la partenza di Edward.

 

Scene comiche in questo capitolo? Siete ciechi? Chi ha fatto una domanda del genere? Non c’è praticamente nulla di divertente (tranne la battuta del carciofo… vi sfido a provarla!)

 

Il prossimo capitolo… beh, è tutta un’altra storia! Ho voluto un capitolo a sé per una specie di shot nella storia stessa. Okay, non dico di più se non che ci saranno tutti!

 

L’ultimo pezzo è l’evoluzione di un suggerimento di Marco. So che non intendevi questo (magari preferivi scene tipo parla con Lino, poi corre e si veste da Bella e poi ricorre e si veste da Lino ecc.) ma è un pochino complicato rendere bene su carta una cosa simile, visivamente (film) rende meglio.

Inoltre mi serviva solo così per un commento che farà Mister Albrock all’ultimo capitolo.

 

Bene, ringrazio per l’attenzione che mi avete regalato sino a qui e vi rimando al prossimo capitolo (il  penultimo).

Baciotti

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