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Autore: LaniePaciock    25/10/2012    6 recensioni
Non vi siete mai chiesti come sia nata la grande famiglia Castle, come ogni personaggio abbia trovato il suo attore perfetto? Non vi siete mai chiesti come tutto è iniziato?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'How it all began'
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Cap.2 Kate Beckett


Acchiappai il telefono un secondo prima che partisse la segreteria telefonica, cercando contemporaneamente di tenermi addosso l’asciugamano che mi ero avvolto in vita appena uscito dalla doccia.
“Richard Castle all’apparecchio!” esclamai allegro. Sentii ridere dall’altra parte del telefono.
“Ehi, Nathan!” mi salutò la voce di Andrew. “Vedo che ti stai calando bene nella parte!” Io ridacchiai.
“Oh, sì!” risposi. “Come vanno le cose lì? Avete deciso quando fare i provini per la detective Beckett?” Era passata quasi una settimana da quando ero stato preso ed ero impaziente di cominciare.
“In realtà sì ed è proprio per questo che ti ho chiamato” replicò l’uomo più seriamente.
“Qualche problema?” chiesi un po’ allarmato. Mi passai una mano tra i capelli, sparandoli in aria e lanciando goccioline d’acqua ovunque.
“No, nessun problema tranquillo” mi rispose Andrew. Tirai un silenzioso sospiro di sollievo. Un secondo dopo dovetti riacchiappare al volo l’asciugamano che stava per cadermi a terra. “Ma andiamo con ordine” continuò. “Per prima cosa volevo dirti che i provini sono fissati fra tre giorni…”
“Ottimo!” esclamai felice interrompendolo. “Posso esserci anch’io?” chiesi poi implorante. “Mi piacerebbe vedere la futura detective Beckett in anteprima…”
“Sì, certo!” replicò con tono sollevato. “Volevo giusto chiederti se ti andrebbe di aiutarci a trovare quella giusta. Vorresti provare la parte con le aspiranti? So che non sono in molti attori a farlo e ti avverto che sarà pure una cosa lunga perché in molte hanno risposto all’annuncio per il ruolo, ma…”
“A che ora devo essere lì?” domandai con un sorriso, ancora una volta senza dargli il tempo di finire. Speravo davvero che me lo chiedesse. Doveva esserci intesa tra i due personaggi e chissà che provando non la trovassi. Inoltre mi sarebbe piaciuto aiutare a cercare la detective adatta. E poi vogliamo parlare del recitare con non so quante donne? Del ‘rischiare’ di portare a casa anche qualche numero di telefono? Ma quanto amavo il mio lavoro??
 
Tre giorni dopo mi presentai agli studios alle otto del mattino come richiesto da Andrew. Andai direttamente nel suo ufficio dove trovai anche Rob e altre cinque persone, più che altro produttori, che avrebbero aiutato con la selezione.
“Allora” cominciai allegro quando ebbi stretto la mano a tutti i presenti. “Dove sono le ragazze?” Con la coda dell’occhio vidi Andrew scuotere la testa e ridacchiare divertito.
“Non faremo qui le prove” rispose Rob, mentre controllava alcuni fogli. “Ci spostiamo in un ufficio più grande dove ci sarà abbastanza spazio per farvi provare e per farci stare tutti. Inoltre è pure munito di macchinetta del caffè e distributore di bibite e viveri. Ho l’impressione che ci serviranno…” continuò con un sospiro. Io alzai un sopracciglio.
“Ma, ehm, esattamente quante sono?” mi azzardai a domandare. Rob prese un altro foglio, che gli porse una ragazza dietro di lui, e gli diede un’occhiata.
“Centoquaranta.” Io rimasi a bocca aperta. Quindi mi guardai attorno. Sì, in effetti l’ufficio di Andrew sarebbe stato un po’ piccolo…
Ci spostammo quindi in una stanza al primo piano, che sembrava più un’aula che un ufficio viste le dimensioni. Il nome sulla porta era Dana Rosesting. La proprietaria doveva essere una scenografa perché su quasi tutte le pareti erano appoggiati grandi pannelli colorati che di solito erano usati per le finte mura dei set. Un lungo tavolo e diverse sedie erano posizionate sulla parete alla sinistra della porta e appena dietro queste c’erano, contro il muro, i distributori di cui parlava Rob. Il centro della stanza invece era stato sgomberato per permetterci di avere dello spazio libero in cui provare. Solo due sedie e un tavolo quadrato con sopra dei fogli, che compresi essere due copioni, erano stati lasciati nello spiazzo creato.
Andrew, Rob e gli altri presero posto al tavolo laterale. Io mi tolsi la giacca, rimanendo in camicia, e la appoggiai a una delle sedie nel mezzo della stanza sulla quale poi mi sedetti. Diedi un’occhiata al copione davanti a me. Vidi che la parte che avrei recitato da tra poco a chissà quando quel giorno e con chissà quante donne era quella dell’interrogatorio di Rick. Sorrisi appena. Era una delle mie parti preferite.
Nei pochi minuti di sistemazione che seguirono, alcuni si presero un caffè, acqua o qualcosa da mangiare. Io recuperai una bottiglietta d’acqua e la posizionai accanto alla mia sedia. Quindi entrò una ragazza con una cartellina in mano. Riconobbi subito Isabel, la ragazza con cui avevo provato pochi giorni prima. Le sorrisi e le feci un cenno del capo per salutarla e lei fece altrettanto. Andò da Andrew e lo avvertì che aveva preso i nomi delle presenti. Lui diede il via libera per cominciare e le disse di fare entrare le aspiranti una alla volta. Isabel sparì di nuovo dietro la porta e poco dopo apparve la prima candidata. Alzai le sopracciglia. Però... Era alta, bionda e formosa. Tanto formosa. E… un momento, quelle labbra erano rifatte?? Non potevano essere davvero così grosse!! Era impossibile!! La donna lasciò quello che supposi essere il suo curriculum ad Andrew e si girò verso di me, giusto nell’attimo in cui mi ricordai di chiudere la bocca. Mi sorrise accattivante. Io cercai di recuperare lucidità. Ero un professionista cavolo! Mica potevo farmi influenzare da quelle grosse labbra o da quel corpo da favola o da quel se… NATHAN CONCENTRAZIONE!!
“Sono April Gerton, 32 anni” cominciò la donna parlando ai ‘giudici’ davanti a lei, ma contemporaneamente avvicinandosi a me. Mi alzai per galanteria. April continuò a parlare per qualche minuto di quello che aveva fatto in passato, ben poco a dir la verità o comunque roba a me sconosciuta, quindi provammo. Bastarono due battute e capii. Poteva essere bella e attraente quanto voleva. Ma non avrebbe mai potuto essere la detective Kate Beckett.
 
Continuammo in questa maniera per tutto il giorno. Provai sia con attrici professioniste sia con donne che volevano diventarlo. Diverse erano come April. Entravano, facevano l’elenco delle loro precedenti interpretazioni, a volte gonfiandole anche un po’, recitavano con me, ci provavano con me e se ne andavano. Talvolta mi lasciavano il loro numero prima di sparire fuori dalla stanza. Altre erano più arcigne. Entravano, giù il curriculum, prova e fuori. Altre ancora erano più semplici e timide. Con queste spesso scambiavo qualche parola per metterle a loro agio prima di provare.
Alle cinque del pomeriggio avevo recitato con centoventi donne e ancora venti ne mancavano. Sospirai stancamente. Ci eravamo concessi solo una pausa di mezz’ora per il pranzo e tutti iniziavamo ad avvertire la fatica. Il tavolo lungo, in mattinata pulito, ora era cosparso di curriculum e fogli con appunti di Andrew, Rob e degli altri per ogni aspirante. Il mio copione e quello di prova erano ormai irrimediabilmente stropicciati.
Mi aprii un altro bottone della camicia, già in parte sbottonata, e mi passai una mano sul collo. Recuperai dal pavimento la quarta bottiglietta d’acqua che avevo comprato e la finii in un lungo sorso. Quindi la abbandonai a terra insieme alle altre. Mi passai una mano tra i capelli. Di tutte le donne che avevamo visto, ne avevamo adocchiate massimo una decina che avrebbero potuto interpretare la detective Beckett. Ma di tutte le donne con cui avevo recitato, non c’è ne era stata una con cui avessi provato quell’intesa che avrebbe dovuto esserci fra Castle e Beckett. Sospirai di nuovo. In fondo erano personaggi non reali. Non potevo pretendere tanto.
Mi girai verso il tavolone e vidi che gli altri erano stanchi quanto me. Rob aveva i gomiti sul tavolo e la testa fra le mani e sembrava stesse per addormentarcisi sopra. Andrew continuava a stropicciarsi gli occhi da sotto le lenti. In quel momento entrò un’altra candidata. Le lanciai un’occhiata distratta. Poi una più approfondita. Era carina. Davvero carina. Bruna, abbastanza alta, anche se notai che portava i tacchi, e magra, ma, c’era da dirlo, con le curve al posto giusto. Inclinai appena la testa. Non era male con quel caschetto, ma secondo me con i capelli lunghi sarebbe stata una favola. Dal portamento dedussi facesse parte della schiera delle timide.
“Stana Katic, 30 anni” disse la donna porgendo il suo curriculum a Marlowe. Stana? Che nome strano… però aveva un suo fascino. E poi non l’avevo già sentito? Stana rimase per un momento davanti al lungo tavolo, insicura su cosa fare, mentre Andrew dava un’occhiata ai suoi fogli.
“Vedo che hai recitato diversi ruoli in questo periodo” commentò leggendo. La donna annuì. “Beh, ok, vai pure da Nathan e inizia a leggere il copione. Fra un momento vi facciamo provare” continuò Andrew passando poi il curriculum a Rob e iniziando a prendere appunti su un altro foglio. Stana annuì di nuovo e si girò verso di me. Solo a quel punto la vidi in volto. Davvero, davvero carina, non mi ero sbagliato. Si avvicinò a me e io mi alzai in piedi allungandole la mano.
“Nathan Fillion” mi presentai con un sorriso. Tentavo di non sembrare troppo stanco, ma penso fosse una causa già persa in partenza. Quasi sicuramente avevo un principio di occhiaie e mi sentivo pungere l’accenno di barba che non avevo rasato quella mattina. Tutte le mie energie per gli ultimi provini erano andati unicamente alla lettura del copione.
“Stana Katic” esclamò lei stringendomi la mano e sorridendomi in risposta. Wow. Quello sì che era un sorriso. Uno di quelli sinceri e dolci. Non come gli ultimi falsi e seducenti che aveva dovuto sopportare. All’inizio era stato divertente, qualche numero l’aveva anche recuperato, ma poi erano diventati solo irritanti. Era davvero bella quando sorrideva. Sembrava illuminarsi. “Ehi, tu vieni dal Canada” disse poi quasi timidamente. Io annuì.
“Sì, vengo da Edmonton” risposi.
“Sai, io sono nata a Toronto” continuò sempre con lo stesso tono. Io non riuscii a trattenere una battuta.
“Oh, il Centro dell’Universo!*” esclamai ridacchiando riferendomi a un documentario uscito l’anno precedente che aveva spopolato in Canada. Sperai non si offendesse. Ma Stana scoppiò a ridere. In quel momento mi venne in mente perché mi era familiare. “Ehi, ma tu non eri nel film Stiletto?” domandai curioso. La donna annuì con un sorriso timido.
“Sì, lo ero” rispose. Visto che sembrava una che sta al gioco, sparai un’altra battuta.
“Beh, devo dirtelo… Avreste dovuto aggiungere un sottotitolo secondo me: ‘Cento modi per trafiggere al cuore con uno stiletto’ oppure ‘Mille modi per assassinare’! Guarda che in Castle se la detective Beckett uccide è solo per difesa!” continuai ridacchiando. “Altrimenti Rick morirebbe dopo i primi dieci minuti del primo episodio!” Lei si morse il labbro inferiore in un modo che trovai alquanto… accaldante. Si avvicinò di un passo a me. Ora eravamo davvero molto vicini. Un po’ troppo per gli standard normali. Ma non avevo certo da lamentarmi.
“Oh, non hai idea dei molti modi in cui potrei ucciderti, Mr. Fillion” disse piano e con voce sensuale. Poi fece scivolare il suo sguardo sul triangolo di petto in vista dalla mia camicia, mordendosi di nuovo il labbro. Io deglutii. All’improvviso però lei indietreggiò, recuperò il copione dal tavolo e si sedette a leggerlo con un sorrisetto soddisfatto in volto. Oddio, chi era quella donna? Che fine aveva fatto la timida ragazza entrata nemmeno cinque minuti prima dalla porta? Questa non era lei! Era una sua gemella, un suo clone! Come poteva una ragazza all’apparenza tanto tenera e carina nascondere quella che sembrava… beh, una tigre dentro di sé?
“Nathan, Stana, siete pronti?” sentì Andrew richiamarci. Scossi al testa per riprendermi. Ero ancora in piedi con la bocca aperta e una probabile faccia da pesce lesso. Mi sedetti al tavolo davanti a Stana. Lei aveva ancora quel sorrisetto soddisfatto e divertito in volto che cercava però di celare mordendosi un pollice e nascondendosi dietro al copione. Un sorrisetto furbo mi salì spontaneo alle labbra. Mi piaceva. Pregai che interpretasse bene la parte. Poco dopo cominciammo a recitare. A lei la prima battuta.
“Mr. Castle. You've got quite a rap sheet for a best-Selling author. Disorderly conduct, Uh, resisting arrest?”**
“Boys will be boys.”
“It says here that you stole a police horse?”
“Borrowed.”
“Ah. And you were nude at the time.”
“It was spring.”
“And every time, the charges were dropped.”
“What can I say? The mayor is a fan. But if it makes you feel any better, I'd be happy to let you spank me.”
“Mr. Castle, this whole ‘bad boy charm’ thing that you've got going might work for bimbettes and celebutantes. Me? I work for a living, so that makes you one of two things in my world. Either the guy who makes my life easier or the guy who makes my life harder. And trust me, you do not want to be the guy who makes my life harder.”
“Okay.”
Stavamo per continuare quando Rob ci interruppe all’improvviso.
“Ragazzi, non è che potreste rifarla?” Sembrava essersi risvegliato dal suo torpore di prima. Anzi sembrava quasi eccitato, come un bambino a cui è stato dato il suo regalo di Natale in anticipo. Anche gli altri sembravano essersi ripresi. Andrew ora era seduto dritto sulla sedia e sorrideva. Tutti erano attenti. Io mi voltai a guardare Stana. Sembrava confusa da quell’improvviso risveglio tanto quanto me. Ma ripensando alle battute appena dette, al modo in cui le avevamo dette, capii cosa era successo. L’intesa era scattata. Non potei fare a meno di sorridere.
“Che ne dici, Katic?” esclamai ridacchiando. “Un altro giro?” Stana alzò gli occhi al cielo, ma era chiaramente divertita.
“D’accordo Fillion. Non mi tiro certo indietro” replicò. Quindi ricominciammo. A un certo punto ammetto di essermi messo forse un po’ troppo nei panni di Castle quando esclamai, fuori copione, “And do you know you have gorgeous eyes?”. A quell’uscita Stana rimase un momento sorpresa, ma si riprese subito.
“Can I get copies of those?”***
“Copies?”
“I have this poker game. It's mostly other writers, Patterson, Cannell, you know, best-sellers. You have no idea how jealous those would make them.”
“Jealous?”
“That I have a copycat. Oh, my gosh. In my world, that's the red badge of honor. That's the criminal cooperstown.”

“People are dead, Mr. Castle.”
“I'm not asking for the bodies, just the pictures.”
“I think we're done here.”
Wow. Quando finimmo ero senza parole. Non solo avevamo interpretato bene, ma avevamo anche fatto smorfie e cambiamenti di tono in ogni punto come se l’avessimo provato. Ok, io l’avevo già riletto parecchie volte. Ma lei?? Semplicemente… straordinaria! Anche Andrew, Rob e gli altri ne erano rimasti colpiti.
“Decisamente ti vogliamo di nuovo qui domani, Stana, per il provino registrato” esclamò Andrew. “Ok?” Lei sorrise, mentre stringeva loro la mano prima di andarsene.
Shiny!” replicò felice. Io la guardai a bocca aperta. Ok, se ora mi avesse detto anche che aveva visto Firefly, me ne sarei pure potuto innamorare… Si girò verso di me e mi allungò la mano, che strinsi prontamente. “Lo ammetto, ero una fan di Firefly” mormorò tornando a quel suo lato timido che avevo visto quando era entrata. Appena fu uscita dalla porta emisi un profondo respiro. Potevo farcela. In fondo l’avrei rivista l’indomani…
 
Finimmo di sentire le rimanenti candidate alle sette di sera. La mia testa però, dopo l’incontro con quella donna, sembrava ormai persa. Continuavo a immaginarmela nella parte della detective Beckett e più la immaginavo più mi sembrava che lei fosse perfetta. Al termine di quella lunga giornata facemmo un consulto per decidere chi richiamare l’indomani per lo screen test, il provino videoregistrato. Il nome di Stana fu il primo che proposi. Oltre a lei decisero di convocare altre due ragazze che avevano spiccato per bravura. Le ricordavo. Effettivamente avevano talento, ma con nessuna delle due avevo provato quel qualcosa in più che con Katic. Tornai a casa eccitato per la nuova scoperta e ansioso per il giorno dopo.
 
La mattina successiva arrivai agli studios con largo anticipo. In realtà non sarebbe servita fisicamente la mia presenza lì, ma mi divertito a gironzolare, a fare nuove conoscenze e ad aiutare sulle scene. E poi, lo ammetto, volevo vedere il provino di Stana o per lo meno sapere subito la decisione di Marlowe e degli altri. Entrai nel set al chiuso in cui mi aveva detto di recarmi Andrew per i provini. Lui e Rob erano già lì che trafficavano con cameramen, addetti alle luci e operai vari. Mi guardai intorno e notai che il set era molto simile a una serie di uffici. Capii che erano i primi abbozzi della stazione di polizia quando vidi un ascensore con su scritto NYPD 12th Precinct. Quando Andrew e Rob mi videro, mi salutarono allegri. Beh, ne avevano tutto il diritto, visto che oggi avremmo trovato la nostra detective.
Non avendo nulla da fare e mancando ancora un’ora prima che effettivamente girassero, iniziai a fare conoscenza con la troupe. Scherzai con i costumisti e ‘giocai’ con le telecamere dei cameramen finché non mi dissero che le tre aspiranti Beckett erano arrivate e che la prima stava per cominciare. La donna era già sul set, copione in mano, truccata e pronta. Secondo la scaletta Stana sarebbe stata l’ultima a provare. Probabilmente in quel momento era anche lei al trucco. Mi sistemai in un angolo della scena appoggiandomi a una parete, le braccia incrociate. C’era da dirlo, la ragazza era bella e brava e non sembrava essere troppo a disagio davanti alle telecamere. L’unica pecca era quel lieve tic nervoso alla mano destra. La stringeva convulsamente ogni cinque secondi. Aggrottai le sopracciglia. Non mi sembrava di ricordare questo particolare dal giorno precedente. Mezz’ora dopo aveva concluso ed era il turno della seconda aspirante detective. Anche lei aveva talento. Il suo unico difetto era forse l’impappinarsi un poco, ma in fondo il telefilm era registrato. Inoltre di solito è una tara che va via velocemente una volta abituatisi alle telecamere. Questa per lo meno non aveva tic nervosi.
Dopo i primi dieci minuti mi staccai dal muro un po’ annoiato e sgusciai silenziosamente fuori dal set per andarmi a prendere un caffè. Per fortuna il bar degli studios era lì vicino. Comprai un caffè da portar via con tanta schiuma, zucchero e una spolverata di cioccolato sopra come piaceva a me. Me lo gustai uscendo dal bar e riavvicinandomi lentamente all’edificio con il set interno. Mi fermai poco più in là della soglia della porta, non volendo disturbare fino alla fine delle riprese della ragazza. Presi un altro sorso di caffè e realizzai con sconforto che era l’ultimo. Stavo per gettare il cartone quando Stana uscì dalla porta. Aveva una lunga maglia che le arrivava a metà coscia, ma che teneva alzata per metà con una mano. Mi venne ancora una volta in mente il suo provino del giorno prima. Mi chiesi cosa ci avrebbe riservato oggi. La timida o la tigre?
Mi vide quasi subito e io le sorrisi per salutarla.
Hey, how are you doing?” domandò sorridendomi di rimando. Sembrava… sollevata? Accantonai il pensiero.
I take a cup of coffe” le risposi sollevando verso di lei il caffè che avevo appena finito e alzando contemporaneamente le spalle. Quindi gettai il contenitore nel cestino dei rifiuti e mi voltai di nuovo verso di lei. “Do you want to run lines?” chiesi sorridente. Non vedevo l’ora di fare un’altra prova con lei.
No” replicò lei. Quindi schioccò le dita della mano. “But, speaking about lines, can you cut a straight line?”**** mi domandò con un sorrisetto furbo e allegro. Io la guardai sconcertato per un momento.
I can’t promise anything” risposi cauto e divertito insieme. “But what we talking about?” No, perché mica l’avevo capito cosa volesse che facessi. L’attimo dopo dalla mano che fino a quel momento aveva tenuto sulla maglia comparve una forbice. Me la passò senza esitazione.
“Puoi tagliarmi la maglia?” domandò quindi con tono appena urgente, mordendosi il labbro inferiore in attesa della mia risposta. Io sgranai per un momento gli occhi, guardando alternativamente lei e le forbici nella sua mano. Sul serio lei voleva… Sul serio?? Non stava scherzando. Cavolo, ma era la stessa ragazza di ieri? Perché davanti a me non c’era né la timida né la tigre. C’era qualcosa di completamente nuovo. Come faceva a cambiare ogni giorno rimanendo sempre la stessa?
Appena mi ripresi, ridacchiai divertito e presi le forbici. Lei mi sorrise, ora davvero sollevata.“Da qui se puoi” mi disse indicandomi un punto poco sotto la vita. Io annuì e feci un primo taglio.
“Sicura che non vuoi che tagli un po’ più su?” domandai divertito da quella strana situazione, mentre lentamente scostavo la maglia e la tagliavo. Lei mi lanciò un’occhiataccia.
“No, credo che al momento mi farò bastare così, grazie” rispose sarcastica.
“Ma non potevi mettere un’altra maglia?” chiesi ancora senza riuscire a smettere di sorridere. Lei sbuffò.
“Che ne sapevo che questa non sarebbe andata bene?” replicò rassegnata. “Ho messo una cosa e via. Solo quando sono arrivata qui, ho capito che era troppo lunga e non mi piaceva!” Io ridacchiai di nuovo continuando a tagliare lentamente per fare il più possibile una linea dritta.
Ero arrivato a metà dell’opera quando Rob uscì dal set. Appena ci vide si bloccò nel mezzo della porta a bocca spalancata, le sopracciglia aggrottate.
“Possiamo spiegare!” dissi subito io con tono di uno preso con le mani nel sacco, anche se non stavo facendo nulla di male. Riflesso condizionato credo. Stana si girò a guardarmi con un sopracciglio alzato. Io alzai appena le spalle. “Che c’è?” domandai come se non avessi detto niente. Lei roteò gli occhi.
“Tu!” esclamò Rob a Stana, richiamando al nostra attenzione. “Appena finisci ti voglio sul set! E mi raccomando. Voglio… questo!” disse con un sorriso enorme in volto e sottolineando l’ultima parola con un gesto della mano che indicava noi due. Il momento dopo era già rientrato. Io e Stana ci guardammo perplessi per un attimo. Quindi scoppiammo a ridere. Finii il taglio e vidi la donna fare un sospiro sollevato, infilando il rimanente pezzo di maglia nei pantaloni.
Rientrammo quindi sul set parlando e scherzando. Dopo qualche secondo la chiamarono a provare. Rob sembrava eccitato e continuava a parlare concitato con Andrew. A un certo punto capii che stava raccontando di come aveva trovato me e Stana, perché lo vidi aprire e chiudere due dita della mano a modi forbice.
 
Rimasi a osservare la donna recitare dallo stesso angolo in cui mi ero appoggiato per le altre due candidate. Avevo una buona visuale e non disturbavo. Stana era… era qualcosa di spettacolare. Riusciva a rendere reale quello che era solo un personaggio su carta. Potevi quasi percepire quel bagaglio di esperienze che ognuno di noi si porta dietro e che ci rende ciò che siamo. Quel bagaglio di solito così difficile da far fuoriuscire da un personaggio su carta. Andrew le aveva spiegato com’era la detective. E lei l’aveva capita in pieno. Sembrava vera, reale. Una detective con i suoi dubbi, le sue paure, le sue ansie, le sue gioie, le sue vittorie…
Mi avevano detto che rendevo ‘vero’ il personaggio di Richard Castle, ma la mia scusa era che in fondo gli somigliavo caratterialmente. Lei era semplicemente fantastica. Oltre che molto sexy.
Quando se ne andò la salutai con una stretta di mano e qualche battuta. Poi mi precipitai da Andrew e gli altri per il responso. Attesi pazientemente per quasi un’ora. Riguardarono i video per non fare torti, ma alla fine la loro decisione fu unanime. E io fui felice come non mai. Stana Katic era ora ufficialmente la nostra detective della omicidi Kate Beckett.

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*"Centre of the Universe", as mentioned in the documentary film Let's All Hate Toronto, as the term is used derisively by residents of the rest of Canada in reference to the city. It is also infrequently used by the media. Outside Toronto, it is sometimes said to be used by residents of the city. The moniker "Centre of the Universe" was originally a popular nickname for New York City, and more specifically Times Square. It has since been used to refer to other municipalities. (Fonte Wikipedia)
 
**“Signor Castle... Ha una fedina penale notevole, per uno scrittore di best seller. Disturbo della quiete pubblica, resistenza all'arresto.”
“Cose da ragazzi.”
“Ed ha rubato un cavallo della polizia?”
“Preso in prestito.”
“E quando l'ha fatto era nudo.”
“Era primavera.”
“Ed ogni volta le accuse sono cadute.”
“Che dire? Il sindaco e' un mio fan. Ma se ti fa sentire meglio, sarei felice di farmi sculacciare da te.”
“Signor Castle, questo suo fascino da cattivo ragazzo può funzionare su qualche ochetta o qualche giovane ereditiera. Su di me? Io lavoro per vivere, perciò lei può essere due cose nel mio mondo: uno che rende la mia vita più facile o uno che la rende più difficile. E mi creda, non le conviene essere quello che la rende più difficile.”
“Ok.”
 
***“Posso avere delle copie di quelle?”
“Copie?”
“Ho una partita a poker con altri scrittori di best seller. Patterson, Cannell. Non hai idea di quanto sarebbero invidiosi.”
“Invidiosi?”
“Del fatto che ho un imitatore. Oh, mio Dio. Nel mio mondo, è come una medaglia al valore, il paradiso degli scrittori di gialli.”
“Sono morte delle persone, signor Castle.”
“Non sto chiedendo i corpi, solo le foto.”
“Abbiamo finito.”
 
****Per chi non lo capisse, è un gioco di parole tra “line” come battuta del copione e “line” come linea (dritta in questo caso! XD)
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Xiao!! :D
Ed eccomi qui con il secondo capitolo sulla nostra cara Stana! :D
Prima di tutto un mega grazie alle mie due consulenti Katy-Draghetta e Sofy-Interista!! :D:D Vi lovvo tantissimo ragazze!!! Ma quanto adoro sclerare con voi??? XD E che pazienza avete a sopportare le mie fisime sul capitolo?? XD <3<3 Un grazie anche alla consulenza "aggiunta" di Arby! Benvenuta nel pazzo mondo di Castle! ;)
Demu avant... Allora di nuovo quello che ho scritto è in parte 'reale' e in parte ovviamente no! La maggior parte di quello che ho scritto sia per Nathan che per Stana l'ho preso dall'intervista del 2010 al Paley Centre se voleste andare a vedere... in caso contrario, se voleste sapere cosa ho inventato e cosa no io sono qui! X)
Ok dovrei aver detto tutto... Beh, a presto allora!! :D Ditemi che ne pensate!!! :D
Lanie
  
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