Buongiorno, buon
pomeriggio o buonasera.
Questa è la mia prima fanfiction nel fandom di Kuroko No
Basket e spero vivamente (ispirazione permettendo, quindi) che non sia
l'ultima, visto che questo è entrato di diritto tra i miei
manga e anime preferiti. Quindi, purtroppo per voi, ho messo in conto
di tornare con qualcosa sulla KuroKaga o sulla Kiseki No Sedai.
Comunque dovrei parlare della fic qui. E' una one-shot basata
principalmente su quel caro ragazzo che è Teppei Kiyoshi,
credo sia un'introspettiva ma boh. Il titolo fa un po' schifo
perché non ho mai saputo inventarne di decenti e...
è impressionante, ma con le sue 1078 parole è la
fic più lunga che abbia scritto e pubblicato.
Ultima cosa, assolutamente non necessaria, vi consiglio di
ascoltare Kiseki
no sedai, Hikatokage e Kinpaku, dall'OST
dell'anime, durante la lettura. Sono state le tracce che mi hanno
accompagnato durante la stesura della fic e trovo che ci stiano
abbastanza :)
PS: Questa fan fiction partecipa al contest "Un proverbio giapponese anche per te..." di Luana Chan, con il proverbio numero 7 "Sii generoso con la tua energia, sii generoso con i tuoi sorrisi" che ho scelto di usare alla fine della fic.
►Kuroko No Basket © Tadatoshi Fujimaki.
Keep dreaming.
«Allora,
creiamone uno! Insieme, facciamo una squadra di basket!»
L’aveva
detto con un grande sorriso, Teppei
Kiyoshi.
Junpei Hyuga, matricola come lui, l’aveva appena informato
dell’assenza di una squadra di basket in quella scuola di
recentissima fondazione; quindi la soluzione più ovvia non
poteva che essere quella.
Kiyoshi vedeva lontano, sapeva dentro di sé che in quel
liceo privato c’era bisogno di una squadra e sapeva che lui e
il biondo che aveva di fronte l’avrebbero portata alle
Nazionali.
Peccato che il suddetto ragazzo non volesse affatto collaborare.
Non che Teppei avesse la minima intenzione di mollare dopo il
suo rifiuto, ovviamente.
«Sei davvero
persistente, come mai insisti così tanto? Forse
perché sei “Iron Heart” Kiyoshi, o
sbaglio?»
Se
era soprannominato “Iron Heart”
era proprio perché lottava sempre con tutte le sue energie,
tanto che sembrava avere un cuore di ferro.
Infatti, nonostante Hyuga in quel momento apparisse determinatissimo a
ignorare tutti i tentativi del gigantesco quindicenne, questi non
perdeva mai l’entusiasmo e aveva sempre sufficienti energie a
fare altri tentativi.
Amava il basket e sapeva che anche Junpei provava gli stessi
sentimenti, perché arrendersi?
Non sapeva se la sua perseveranza sarebbe stata ripagata o meno, ma le
provò tutte per convincere quel ragazzo a entrare nella
squadra che stava formando e, alla fine, i suoi sforzi vennero
ampiamente ripagati.
«Lavorare duro
per raggiungere la vittoria passo dopo passo, dare tutto per uno
scopo… ecco cosa intendo per vivere a pieno.»
Era
un concetto semplice, la sua filosofia di vita.
Aveva l’obiettivo di divertirsi giocando a basket e nulla
l’avrebbe fermato. Che si trattasse dell’assenza di
una squadra o di un ragazzo biondo testardo e non molto
accondiscendente, non si sarebbe arreso.
Lui credeva nel Seirin, in quella squadra liceale
che ancora doveva nascere, sapeva che avevano il potenziale per giocare
bene pur non avendo idea di chi tra le tante matricole iscritte in
quella scuola sarebbe entrato in squadra.
Quindi girava per la scuola urlando a gran voce l’imminente
creazione di un club di pallacanestro appena si presentava qualche
pausa dalle lezioni, presentandosi a tutti con un grande sorriso e
esponendo la bellezza dello sport che amava con un’energia
travolgente.
«Comunque siamo
solo studenti. Dare tutto può non bastare.»
Però,
a differenza di quanto si potesse credere, Teppei non era un sognatore.
Lui voleva divertirsi, amava giocare e sapeva che gli sarebbe piaciuto
tantissimo vincere; però non lo sognava. O almeno, non
più.
Era pur sempre uno studente appena uscito dalle medie e, in quanto
tale, aveva visto i suoi sogni infranti troppo presto.
Si veniva sconfitti prima o poi in un torneo e questo era normale, ma
anche se ciò non succedeva e si riusciva ad arrivare in
finale, a quel punto non si aveva comunque alcuna
possibilità oggettiva di vittoria. L’avversario da
battere in finale sarebbe stato sicuramente la squadra della Teiko, un
quintetto mostruoso composto dai giocatori migliori del Giappone che
non lasciava alcuna speranza alle altre squadre e le umiliava come nessuno avrebbe
potuto fare in soli quaranta minuti.
Kiyoshi aveva talento da vendere ed era molto bravo, ma ciò
non valse nulla contro i cinque geni soprannominati
“Generazione dei Miracoli”.
Molti perdevano la voglia di giocare dopo averli affrontati, pochi
altri resistevano a fatica.
E poi c’era lui, Teppei
Kiyoshi, che nonostante avesse sbattuto contro la schiacciante
superiorità di quei mostri, continuava a regalare sorrisi e
ottimismo a chi gli stava intorno.
Tuttavia sapeva benissimo che non sarebbe stato sufficiente.
«Riposa in
pace.»
Il
suo ginocchio sinistro era sempre stato un po’ debole, ma
quando venne spezzato per lui fu come una pugnalata al cuore.
Il colpo più duro non fu però
l’improvviso dolore atroce che gli fece lanciare un grido
straziante e gli impedì istantaneamente di reggersi sulle
proprie gambe, ma piuttosto gli sguardi dei suoi compagni.
Incredulità e disperazione avevano fulmineamente
attraversato gli occhi di ognuno, tutti lo fissavano impotenti con le
pupille sgranate mentre veniva messo su una barella per lasciare il
campo e Riko aveva persino le lacrime agli occhi.
Hyuga attaccò subito il ragazzo che aveva fatto accadere
tutto ciò, i suoi occhi chiari erano ricolmi di rabbia,
tanto da sembrare di voler uccidere ogni singolo giocatore del Kirisaki
Daiichi solo con lo sguardo per quanto era appena successo.
Kiyoshi però non poteva permettere che qualcuno,
fosse Junpei o un qualunque altro membro del Seirin, perdesse
la testa in un momento del genere.
La partita era ancora in corso, non potevano commettere sciocchezze.
Dovevano arrivare prima alla Final League e poi alle Nazionali; con
o senza di lui.
Quindi mentre veniva portato via rivolse un mesto sorriso al suo
capitano e gli assicurò di stare bene, nonostante non fosse
affatto così.
Però tutti avevano bisogno di crederlo per poter vincere,
quindi decise che mentire
non sarebbe stato poi un peccato così grave, in
quel caso.
«Con questi
mezzucci, non osare rovinare i sogni dei nostri senpai… di
tutti noi!»
Quel passaggio
azionò la splendida giocata a due che distrusse
definitivamente il Kirisaki Daiichi dopo una partita terribile.
Quando Kagami mise dentro la palla appena ricevuta da Kuroko, la
sensazione provata dai giocatori del Seirin fu identica a quella che
avrebbero sentito se avessero preso a sberle l’intera squadra
avversaria.
A distanza di più di un anno, avevano avuto la loro meritata
rivincita morale su una squadra che li aveva fatti soffrire tantissimo.
Teppei si era fatto letteralmente massacrare durante
la sua permanenza in campo perché nessuno degli avversari
potesse fare del male alla squadra a cui teneva tanto.
Nonostante fossero tutti suoi coetanei praticamente, sentiva di doverli
proteggere come fa un padre con i loro figli, non gli importava come
ciò l’avesse potuto ridurre. Sopportava ogni colpo
e aveva sempre l’energia per fare un’azione
vincente, non
si sarebbe arreso finché il suo cuore di ferro avesse
continuato a battere.
Ognuno dei ragazzi del Seirin era furioso per gli eventi accaduti in
precedenza e per quelli ancora in corso, che fosse tra i rookies o tra
i senpai.
Ma ora che si erano presi la loro rivincita, appena il suono della
sirena invase le loro orecchie l’unico sentimento che invase
il loro giovane cuore fu pura e semplice gioia.
Si erano qualificati per la Winter Cup, avevano di nuovo la
possibilità di lottare e vincere dopo la bruciante sconfitta
all’Interhigh.
Potevano ancora sognare.
Sii generoso con la tua
energia, sii generoso con i tuoi sorrisi.
Prima o poi i tuoi
sforzi verranno ricompensati e potrai continuare a sognare.