Questa volta, più che mai, è d'obbligo ringraziare la mia schia...
ehm, la grandiosa Vale, che mi fa da beta con tanto impegno e abnegazione :D
Sei grande!
(dai, ce l'ho fatta a consegnare di mercoledì!!!)
Underwater Light
By Maya
Tradotta da Luciana
Beta: Vale
Sommario: Questo capitolo è presentato da alcool,
bacchette, incidenti inquietanti e dalla parola ‘gay'.
Capitolo Quindici
Mantenere la fede
We can't play this game any more
But can we still be friends?
Things just can't go on like before
But can we still be friends?
[Non possiamo più giocare
a questo gioco / Ma possiamo essere amici lo stesso? Le cose cambieranno / Ma
possiamo essere amici lo stesso?]
Harry fissò Draco, e la testa quasi gli esplose per il panico.
Una parte del suo cervello balbettò, è tutto a posto, è tutto
perfettamente a posto, Draco mi sta solo proponendo di restare a dormire da
lui, lascia stare i doppi sensi, vuoi forse rovinare tutto? Un'altra parte
gridava verso Draco, abbiamo appena stabilito che sono confuso, perché cavolo proponi una cosa
del genere, non so nemmeno se lo sono io, tu
lo sei, potresti esserlo?
Un'altra parte guardava Draco con un'espressione stupida e
bramosa, mettendolo in imbarazzo con quell'impeto di felicità e sollievo. La
curva dei capelli di Draco sul suo collo era ipnotica.
"Ehm," disse.
Draco rise. "Scusa, ho formulato la frase senza alcun tatto.
Specie dato che sei in crisi," aggiunse coscienziosamente. "Volevo
dire, ho organizzato una riunione notturna per discutere della spia e di altre
cose. Vorrei che rimanessi."
"Oh," disse Harry. "Oh. Sì, certo."
Draco gli sorrise vittorioso. "Bene," rispose.
A Harry era mancato
quel sorriso, per quanto fosse ambiguo e generalmente preoccupante.
"Parlerò a tutti con una bacchetta," continuò Draco.
"Per indicare le cose. Mi darà un'aria molto autorevole."
Andò a sedersi sul letto, recuperando un'anonima bacchetta da sotto al cuscino,
e fece cenno a Harry di andare a vederla. La agitò un paio di volte, per
provare.
Harry guardò la bacchetta poco convinto. "Draco. Quella
magica non era sufficiente?"
Draco lo fissò. "Niente è mai sufficiente, Harry."
"Invece sì, quando sembra che sia per compensazione," lo
avvertì Harry. Draco lo colpì col bastoncino.
Harry si stese sul letto, lasciando che un enorme senso di
sollievo filtrasse dentro di lui. Le cose tra loro erano di nuovo... a posto, e
lo sarebbero rimaste.
Draco tirò su le ginocchia e si sedette a gambe incrociate sul
letto, appoggiando la bacchetta accanto al ginocchio.
"Gli altri arriveranno tra un po'," disse.
"Potremmo parlare della tua crisi."
"Uhm, no, va tutto bene," si affrettò a dire Harry.
"Parliamo d'altro. Come stai?"
Draco si accese quando gli venne in mente una cosa. "Oggi ho
mostrato il mio progetto," annunciò. "Penso sia andato bene. Sai,
insomma, penso fosse adeguato. Adeguato in modo geniale."
Harry tenne fisso lo sguardo sul copriletto verde, senza
distogliere gli occhi dal tessuto.
"Veramente l'ho visto." Ti prego, non arrabbiarti. "E' solo che... Ne avevo
sentito parlare così tanto che volevo vederlo. E così, ehm, ho usato il
Mantello dell'Invisibilità."
"Davvero?" Draco si mise a ridere, quasi esterrefatto.
"Beh... è quasi voyeurismo. Ma è anche lusinghiero, per cui va bene.
Harry! Come ti è sembrato?"
Sembrava entusiasta. Harry gli sorrise, di nuovo sollevato, e
cercò di formulare una qualche frase intelligente sul progetto.
"E' stato... diverso," disse. "Mi è piaciuto molto.
Era come... un concentrato di sogni."
Draco si illuminò. "Beh, sono stupendamente
intelligente," ammise sfacciatamente. "Balbettavo in latino nella
culla. Sono sempre stato un genio..."
"Darsi arie non è intelligente, Draco."
Draco si offese. "Al contrario," disse. "Se non ti
dai arie, chi mai lo saprà?" Si fermò. "Di cosa stavamo
parlando?"
"Dimmelo tu, visto che sei così intelligente."
Draco lo colpì sul ginocchio con la bacchetta. "Lo so,"
disse. "La tua crisi. Hai ragione, non devi preoccuparti. Ti aiuterò
io."
"Ehm," disse Harry. "Come?"
Draco si morse il lato del labbro. "Devo pensarci su. Se solo
Blaise fosse disposto a dare una mano... beh, purtroppo ti odia."
Harry sbatté le palpebre parecchie volte dopo che Draco ebbe
parlato, ma la frase rimase agghiacciante.
"Blaise Zabini è gay?"
Draco lo fissò a sua volta. "Sì," disse con cautela.
"E il cielo è azzurro, Harry. I mantelli che indossiamo di solito a scuola
sono neri. Nel caso non l'avessi notato, in questi anni."
"Non mi piace neanche Zabini," disse Harry, ancora
scioccato. "Come hai potuto credere..."
Draco sospirò e assunse un'aria contrita. "Scusa. Mi ero
scordato di quanto fossi sentimentale."
"Non sono sentimentale!"
La porta si aprì ed entrò Pansy Parkinson, con addosso una camicia
di flanella di qualche taglia più grande. Harry si trattenne a stento dal dirle
seccamente di tornare più tardi.
"Allora, la riunione comincia," disse Draco a mezza
voce, prima di tendersi e di afferrare la spalla di Harry, col palmo contro la
sua clavicola. "Ne parliamo dopo."
Harry non poté fare a meno di sorridergli. "Va bene."
"Harry Potter," disse Pansy acida. "Che
sorpresa."
Draco la strinse dolcemente quando si avvicinò al letto, scuotendola
dai fianchi. "Ne parliamo più tardi, donna. La conversazione potrebbe
includere le parole ‘intromissione non autorizzata.'"
"È un passatempo della casa," disse Pansy, alzando le
spalle. Draco rise e la lasciò andare.
"Dovevamo portare pergamena e piume," cominciò Blaise
entrando, e il suo viso si incupì appena vide Harry. "Che ci fa lui ancora
qui?"
"L'ho invitato io," disse con calma Draco, la mano
ancora sulla clavicola di Harry.
Zabini continuò a squadrare Harry con disprezzo. "Perché?
Pensavo dovessimo decidere insieme chi ammettere alle riunioni."
Draco si spostò sul letto avvicinandosi a Harry, e gli fece
scivolare piuttosto intenzionalmente un braccio attorno al collo, piegandosi in
avanti.
Harry guardò il profilo di Draco, la sua mandibola lontana nemmeno
due centimetri dalla sua spalla, e cercò di non trattenere il fiato.
"Questa è la mia stanza," disse Draco a Zabini, con voce
morbida. "E queste sono le mie regole. Faccio entrare chi voglio nella mia
stanza, e se la cosa non ti va a genio sei libero di andartene."
Harry strappò via lo sguardo da Draco e guardò Zabini. Lui e Draco
si stavano fissando, chiaramente impegnati in una gara di volontà. Zabini non
si avvicinò nemmeno alla vittoria.
Lasciò cadere lo sguardo e poi rivolse un'occhiata risentita a
Harry.
"Bene," disse Draco con quel tono allegro che aveva
quando si sentiva trionfale e voleva infierire. "Tra l'altro, penso sarà
utile."
La porta si aprì ed entrarono Tiger e Goyle. Harry rimase un
attimo stupito quando si accorse che Tiger aveva il pigiama di Marvin il
marziano. Entrambi si fermarono e guardarono prima Harry e poi Draco, senza
capire.
Zabini sollevò un sopracciglio. "Già, è proprio una questione
di utilità, come no. Non credo che tu abbia invitato questi due per usufruire dei
loro travolgenti poteri mentali."
Draco si alzò e andò vicino a Tiger e Goyle, mettendosi tra loro e
Zabini come se avessero bisogno di protezione fisica.
"Non credo che dovresti parlare di loro in quel modo,"
disse Draco con voce fredda.
"Oh, per favore. Lo fai anche tu. Parli di loro in quel modo
ogni ora di ogni singolo giorno."
Zabini roteò gli occhi, ancora sprezzante. Draco annuì come per
dire ‘mi hai beccato', e poi fece uno di quei suoi sorrisi imprevisti e
irresistibili.
"E' diverso," disse, tornando con gli occhi sui due
ragazzi alle sue spalle. "Sono i miei ragazzi."
Tiger e Goyle rimasero lì quieti. O Draco non stava dicendo niente
che non sapessero già, oppure erano veramente stupidi.
"Comunque, voi due," aggiunse Draco disinvolto, "è
stato tutto un malinteso. Harry è tornato. Tutto è come prima."
Non sarebbero giunte domande da quei due. Goyle annuì.
"Ciao, Harry," disse Tiger, col tono di chi stesse
venendo a capo faticosamente di una manovra tattica.
Harry gli rivolse un sorriso fulmineo. "Ciao."
"Tutto chiarito, allora," osservò Draco. "Non è
bellissima l'armonia? Sento un dolce calore. Ed ecco gli ospiti, giusto in
tempo. Meraviglioso."
Zabini si buttò sulla sedia che aveva occupato poco prima, con
un'espressione che avrebbe fatto pensare ai sintomi di un'ulcera. Pansy si
appoggiò alla testiera del letto e Draco fece un cenno di invito quando Calì
Patil aprì la porta e sbirciò prudentemente all'interno.
I suoi capelli erano legati in una bellissima treccia lunga, e
Harry vide Draco guardare con apprezzamento il quadro che offriva col suo
pigiama rosa. Ebbe anche pensieri poco caritatevoli sulla sfacciataggine di
gente che se ne andava in giro in pigiama per adescare Serpeverde che
avrebbero dovuto essere seduti accanto a lui.
Vide Harry e sembrò euforica, infatti esclamò, "Harry, sono così felice che ci sia anche tu," e
corse a sedersi accanto a lui. Dato che Calì aveva ignorato completamente
Draco, Harry si concesse un minimo di senso di colpa per la persona terribile
che senza dubbio era.
Si era anche seduta al posto di Draco, ma Harry non era tanto
meschino da notarlo.
"Calì, davvero dubitavi della mia parola d'onore sulle
ragioni di questi incontri?" indagò Draco, tremendamente divertito.
Calì arrossì. "Beh, avevi detto che non sarebbe venuto nessun
altro Grifondoro. Non avrei dubitato se avessi saputo che veniva anche
Harry."
"Ok, evidentemente questa settimana tutti i miei motivi
vengono fraintesi da giovani donne virtuose," disse Draco. "Non
pensavo di avere una reputazione tanto orribile. E' molto eccitante."
Pansy sbuffò e Draco le fece una smorfia.
"Draco," disse Harry. "Che cosa hai fatto?"
"Io?"
esclamò innocentemente Draco, facendo un altro gesto di benvenuto a Terry Boot,
Mandy McTass e Lisa Turpin. Erano tutti in pigiama e Terry era in testa, mentre
Lisa e Mandy stringevano quaderni al petto. Draco rivolse loro un sorriso.
"Stavo spiegando a chi è già arrivato che ho cercato di invitare Hermione
Granger alla nostra piccola riunione."
"Beh... di certo sarebbe una grande idea. E' la studentessa
più in gamba della scuola," notò Terry. I suoi occhi aleggiarono per la
stanza, e ovviamente videro Harry, ma non fece alcun commento.
Mandy e Lisa si separarono entrambe da Terry e andarono a sedersi
sul letto con Harry e Calì.
Meraviglioso, pensò Harry. Proprio
quando comincio ad essere attratto da un ragazzo, mi ritrovo su un letto
circondato da ragazze in pigiama.
"E' bello vederti qui, Harry," disse Lisa, che conosceva
appena.
"Ehm, grazie," rispose.
Nel frattempo Draco aveva messo il broncio. "Granger non è
poi così in gamba," brontolò. "Comunque, io le ho chiesto di venire.
Non è colpa mia se ha, ehm, equivocato il mio invito."
Tutti nella stanza rimasero divertiti o allibiti. Harry sobbalzò.
"Lei cosa? Non mi ha detto niente!"
"Non c'era bisogno che chiedesse protezione ai suoi
uomini," disse Draco sarcastico.
Pansy rise sommessamente. "L'ha colpito," disse a tutti
deliziata. "Gli ha dato uno schiaffo in pieno viso."
"Oh no, di nuovo," esclamò Harry. A quel punto anche Pansy e Zabini
rimasero esterrefatti.
Draco si fece leggermente rosa. "Ci tengo a precisare che ero
giovane, e non ancora così affascinante."
"Sì," disse Harry. "Pare che sia rimasta molto
colpita dal tuo attuale livello di fascino maturo."
Pansy e Calì risero entrambe, e Terry Boot abbozzò un sorriso.
"Stavo semplicemente spiegando come
"Perché non l'hai spiegato a lei?" chiese Terry pragmatico.
Pansy roteò gli occhi. "Qualcuno deve aver pensato che fosse
troppo divertente, vero? Essere inutile."
"Infatti è divertente," s'intromise Zabini.
"Immaginatevi Granger che
pensa che Draco sia sopraffatto dal desiderio per lei."
"Penso che potrei esserlo," disse Draco con tono
introspettivo. "Mi piacciono le ragazze che hanno carattere."
"Ora basta, Draco," disse Harry.
Draco guardò verso di lui. Harry ricambiò lo sguardo. E' Hermione, quindi non è divertente, e a differenza
di Zabini io non farò marcia indietro neanche tra un milione di anni.
Neanche Draco abbassò lo sguardo. "Oppure non si accorgerà
mai della passione dirompente tra di noi," disse piano. "Per quanto
ciò sia tragico. Ah, è arrivato il contingente Tassorosso."
Susan Bones si infilò nella stanza, avvolta da una camicia da
notte a fiori aderente. Si guardò intorno come se fosse stata nella gabbia dei
leoni, poi Draco le sorrise. Lei ricambiò il sorriso timidamente.
"Dov'è Smith?" chiese Zabini dalla sua poltrona.
"Non viene," disse con calma. "Mi dispiace. Ha
detto che non era sicuro su Malfoy."
Vide Harry e le altre ragazze e li raggiunse più in fretta che
poté. Harry Potter, beato tra le donne, cominciava a pensare che il destino gli
stesse facendo uno scherzo.
"Bene, perfetto. Possiamo cominciare," disse Draco, e
sollevò la sua bacchetta. Strinse appena le labbra quando aggiunse, "E poi
non mi è mai piaciuto tanto, quello Smith."
Blaise e Pansy sospirarono rumorosamente all'unisono. "E
tutti sappiamo perché, tra l'altro," osservò Pansy.
Draco si intestardì. "Non mi piacciono le persone bionde."
Pansy evidentemente l'aveva già sentito, ed era affettuosamente
esasperata. "Draco, non ti ha rubato l'idea. Non hai il copyright sul
biondo."
"Al contrario," disse Draco. "Sono certo che la mia
famiglia abbia depositato i diritti intorno al 1600. Se solo trovassi i
documenti, quel parvenu la pagherebbe cara."
Stavolta risero tutti. Harry si guardò intorno e capì che Draco
stava aspettando proprio quel momento per cominciare ad occuparsi di cose
serie. Tutti erano a loro agio e si godevano la compagnia.
Era stata una performance davvero degna di lode.
"Lasciate che metta in chiaro alcune cose," continuò
Draco, cambiando argomento. "Ho invitato tutti voi e ho dato la parola
d'ordine di Serpeverde a chiunque ne avesse bisogno, dicendovi solo che volevo
discutere di alcuni eventi. Tutti voi dovete essere pieni di domande...
tutti tranne quelli che hanno pensato che stessi proponendo dei favori
sessuali, ovviamente."
"Perché, non è così?" chiese Pansy. "Ok, me ne
vado."
Draco rise e finse di spingerla sulla sedia di fronte a quella di
Zabini. Lei mise una gamba sul bracciolo.
"La versione ufficiale è che tutte voi ragazze siete state
invitate ad un pigiama party nella stanza privata di Pansy, mentre i ragazzi ne
stanno facendo uno nella mia. Certamente la gente sospetterà che ci sia una
certa promiscuità, ma questo non farà che rendere la cosa più interessante e
procurarci l'invidia dei nostri compagni." Draco scoccò un sorriso
malizioso. "Nessuno dovrà mai venire a conoscenza della tremenda verità,
ossia che Harry si è fregato tutte le ragazze."
Harry si guardò intorno sul letto. "Quale vuoi?" chiese.
"Ne ho una vasta scelta."
Calì ridacchiò e gli diede un pugno sul braccio.
Draco parlò pieno di sentimento. "Devo sceglierne solo una?
Le cose si dividono con le persone a cui si tiene, Harry. Dovresti tenerlo a
mente. Ora, qualcuno ha domande sugli alibi?"
"Io," disse Zabini. "Dov'è il tuo pigiama?"
Naturalmente a Harry non era mai piaciuto Zabini. Passava il tempo
a fare domande private e offensive.
"Scusatemi," disse Draco in modo molto aristocratico.
"Non sono proprio riuscito a cambiarmi prima dell'arrivo degli ospiti. Ero
in compagnia."
"La cosa non ti ha mai fermato," osservò Zabini.
Draco guardò Harry e sogghignò. "Ero in compagnia
speciale."
"Basta con la falsa modestia," disse Zabini. "Sul
serio, disapprovo l'abitudine maschile di dormire vestiti."
Magari Draco aveva ragione, e Harry in effetti avrebbe dovuto
accorgersi prima di Zabini.
"Dacci un taglio!" intervenne fortunatamente Pansy.
Tutti risero di nuovo, con molta naturalezza.
"Siamo qui," proseguì Draco, "perché pensavo che
fosse una buona idea organizzare un gruppo formato da membri di ogni casa in
cui condividere segreti e preparare piani, non solo portando al minimo le
possibilità di interferenza della spia, dato che potrebbe essere uno di noi, ma
anche senza l'autorità dei professori."
"Già, Potter," disse Zabini beffardo. "Stiamo
parlando di infrangere le regole. Sicuro che non vuoi dartela a gambe?"
Harry rise, sinceramente sorpreso. "Beh, ora so per certo che
non sai proprio niente di me, Zabini."
Vide Susan Bones un pochino spiazzata da tutto quel parlare di
infrangere le regole, così le sorrise con aria rassicurante. Lei gli sorrise a
sua volta, più sicura.
"Non si tratta solo di infrangere le regole," continuò
Draco. "Possiamo anche fare cose moralmente discutibili che il professor
Lupin non può appoggiare apertamente. Io non ho alcuna remora morale, e sono
pronto a mentire, imbrogliare e rubare pur di danneggiare il Signore Oscuro."
I Serpeverde nella stanza annuirono, insieme a Terry Boot, ma
Harry si guardò intorno sul letto e vide sguardi esitanti, finché non annuì
anche lui. A quel punto anche Calì e Susan annuirono.
"Inoltre possiamo puntare il dito contro chi sospettiamo di
essere la spia, e indagarli, anziché seguire questa politica del fingere di
fidarci tutti, cercando disperatamente un indizio a caso. Possiamo puntare il
dito persino contro i professori. E ovviamente," concluse Draco
grandiosamente, "ho un ultimo argomento per convincervi a prendere parte a
queste riunioni."
Aprì il suo armadio. Su un'anta era fissato un blocchetto della
misura di un calendario, da usare chiaramente come lavagnetta. Draco lo indicò
con la bacchetta e una certa quantità di orgoglio.
"Penso che sembri molto ufficiale adesso," disse.
"Ora, facciamo qualche nome. Scusa, Calì... Padma Patil."
Calì si raddrizzò accanto a Harry. "So perché lo pensi,"
disse, "ma conosco mia sorella. E' impossibile. Non è lei."
Gli occhi di Draco erano freddi. "Chiunque sia la spia,"
disse dolcemente, "ha qualcuno che crede in lui o lei. Che si fida
ciecamente, senza sapere di essere tradito."
"Non Padma," insisté Calì.
Draco sorrise. "Allora proviamo la sua innocenza, va bene,
tesoro?"
Scrisse ‘Padma Patil' sul blocchetto. Calì stava ancora tremando
in atteggiamento di quieta sfida al fianco di Harry.
"E tu?"
chiese. "Molti sospettano te."
Pansy si tirò su all'istante. "Senti, piccola..."
"Shh, Pansy," disse secco Draco. Si girò e scrisse il
proprio nome. Harry notò divertito che lo scrisse con una grafia molto più
bella di quella che aveva usato per il nome di Padma, e aggiunse un ghirigoro
ricurvo alla ‘y'.
Evidentemente essere sospettato di azioni malvagie andava bene, se
lo si faceva con stile.
Calì era ancora un po' scossa, e stava iniziando a contagiare le
altre ragazze sul letto. Susan si tese e strinse il gomito di Harry: quando la
guardò stupefatto, la sua espressione era una richiesta di rassicurazione
urlata.
Non guardò verso Terry Boot, ma sembrava che l'incertezza non
fosse limitata al letto.
"In questa caccia alla spia non possiamo dimenticare che la
minaccia definitiva è Voi-Sapete-Chi."
"Non l'ho dimenticato," tagliò corto Draco.
"Allora... come possiamo dar fastidio a lui con questo gruppetto?"
"Perché, tu cosa suggerisci di fare?" chiese Pansy,
simile a un cagnolino aggressivo e pronto ad attaccare. "Starcene qui
seduti ad aspettare che ci prenda uno per uno? Piano geniale!"
Draco spostò rapidamente lo sguardo dall'uno all'altra. "I
Corvonero sono rinomati per i loro piani geniali," strascicò.
Terry fissò incredulo Pansy. "Non stavo attaccando..."
A Draco serviva un po' d'aiuto.
"Un gruppo può fare la differenza per Voldemort," disse
Harry, e improvvisamente calò il silenzio. Harry vide le labbra di Blaise
Zabini curvarsi per quel commento da eroe solenne, e decise di metterlo a
tacere. "Anche se, ovviamente, potrebbe essere troppo per i nervi di
Draco."
Pansy e Zabini parvero entrambi a un passo dall'omicidio.
Draco colse la palla al balzo. Era ridicolmente altezzoso.
"Se ti riferisci a quella volta in cui avevo undici anni
e rimasi un tantino scosso dalla visione del Signore Oscuro che bevevo sangue
di unicorno, decidendo di effettuare una ritirata strategica..."
"Ritirata strategica durante la quale corresti gridando come
una donnicciola," disse affettuosamente Harry. Susan rise nervosa.
"E' il poco conosciuto urlo di battaglia dei Malfoy,"
spiegò Draco. "Causa di innumerevoli equivoci. Dovremmo proprio
cambiarlo."
I Serpeverde si rilassarono. Ovviamente l'attacco gli andava bene,
ma solo finché sentivano che Draco non era minacciato. E gli altri risero, e
smisero di sembrare minacciati anche loro.
"Oh, ne sono certo,"
disse Harry.
"Beh, io sono
certo che tutti adoreremmo un discorso valoroso. Tanto alla fine ognuno di noi
avrà il suo momento col blocchetto e la bacchetta," disse Draco, mettendo
in chiaro con discrezione che non ci sarebbe stato alcun leader. Poi porse la
bacchetta a Harry con un inchino. "Coraggio allora. Ti va?"
Harry alzò le sopracciglia. "Perché no."
Prese la bacchetta e si alzò in piedi, ignorando l'improvvisa
sensazione di goffaggine e panico. Era troppo importante.
Draco prese posto sul letto, su cui a quel punto c'erano rappresentanti
di ogni casa.
Draco si guardò intorno con una malizia incredibile. Le ragazze
parvero divertite e Calì, che ora si era calmata del tutto, gli restituì
l'occhiatina. Draco le mise un braccio attorno alle spalle, e Harry soppresse
un fremito di... qualcosa.
Lo stava solo stuzzicando. Harry non voleva che gli si mettesse un
braccio attorno al collo come a una dannata ragazza. Harry non sapeva cosa
volesse.
Comunque.
Si dette una calmata. "Ho ottenuto ottimi risultati con due
persone, quando ero molto più giovane di adesso. Non serve a niente parlare di
ciò che non abbiamo e di ciò che non possiamo fare. Dobbiamo racimolare le
nostre risorse e ottenere tutto il possibile."
Susan e Calì annuirono impressionate, e i Corvonero erano
pensierosi ma quasi convinti.
Harry sperò che Draco avrebbe persuaso i Serpeverde.
"Certe volte bisogna agire fuori dalle regole. E bisogna
lavorare insieme," disse Harry lentamente, cercando di mettere in parole
una cosa che gli era appena venuta in mente, col timore di poter sbagliare
qualcosa. "Il Cappello Parlante parlava sempre dei diversi punti di forza
di ciascuna casa. Dobbiamo combinarli, così potremo essere più forti... e più
efficienti."
"Così potremo annientarli." Blaise Zabini sembrava
contento. Lui e Draco si scambiarono un'occhiata fugace e fiera, poi Draco
tornò a guardare Susan Bones.
"Certo, il punto di forza dei Serpeverde sono i piani astuti.
Ma l'avrete già notato." Draco prese un cuscino, ne sfilò abilmente la
federa e se la mise in testa. Poi agitò le mani. "Uuhh," disse, senza
espressione. "Sono un Dissennatore."
Risate tutt'intorno.
"Uno dei piani più astuti di Draco," concordò Harry
solennemente. "Peccato che sia miseramente fallito."
Draco si tolse la federa dalla testa, si aggiustò i capelli
arruffati e rivolse un sorriso a Harry.
"Ah, ma è successo perché non avevo tutti i dati
necessari," disse. "Per questo ci servono i Corvonero."
Mandy e Lisa alzarono lo sguardo da ciò che stavano scrivendo e
sorrisero entrambe. Draco guardò verso Terry Boot, seguito dagli occhi di
Harry.
Terry sembrava interessato. "Vai avanti, Harry," disse.
"Ti ascoltiamo."
*
"Non è che abbiamo concluso molto," mormorò Harry.
"L'obiettivo di questo incontro non era l'azione, ma
l'organizzazione," mormorò a sua volta Draco. "E tu hai fatto un
ottimo lavoro, Potter. Sei stato grande."
"Figurati. Non sei l'unico a dover pareggiare i conti."
La riunione era finita alle due e mezza del mattino, dopo che
erano stati assegnati tutti i posti per dormire. Il letto era stato
immediatamente dichiarato a gran voce proprietà delle ragazze, anche se Draco
ci era rimasto un po' male.
"Ma è il mio letto," aveva osservato con tono
malinconico.
"Dunque, visto che sei l'ospite, lo cederai alle signorine
costrette dal coprifuoco a restare nella tua stanza mal equipaggiata," gli
aveva detto Pansy decisa. "Se le signorine ci staranno. Il tuo letto è
abbastanza grande per cinque ragazze?"
"Non ho mai avuto modo di scoprirlo," aveva risposto
Draco, col labbro tremolante. "Che vita triste e vuota, la mia."
Tutte le ragazze si erano sistemate sul letto, seppur con
parecchie risatine e scalciate di gambe. Draco aveva sorvegliato l'intero
processo con occhi sbarrati e terrorizzati. Nel frattempo, Blaise Zabini si era
appropriato di due poltrone costruendosi un comodo giaciglio.
"Io devo dormire per terra?" aveva detto Draco,
sconvolto. "Le conseguenze della virtù sono amare, e causano problemi
negli anni a venire."
"Puoi dormire con me, se ti va," propose Zabini.
"Ah... no. Staremmo un po' stretti."
"Boot?"
Terry Boot l'aveva squadrato. "Mi va bene il pavimento."
"Beh, sia Tiger che Goyle romperebbero le poltrone e mi
ucciderebbero. E tu non pensarci
nemmeno, Harry Potter."
"Sta' tranquillo," aveva replicato Harry.
Zabini, sollevato su un gomito, gli aveva scoccato un'occhiata
velenosa. Harry aveva ricambiato, e poi aveva guardato Draco, che li stava
osservando con aria assorta. Tiger e Goyle erano dietro di lui come sempre, a
guardargli le spalle a un passo di distanza. Draco si era voltato e aveva fatto
un cenno col capo in direzione di Harry, intenzionalmente. Goyle si era
spostato da lui e si era posizionato accanto al gomito di Harry.
Harry e Zabini avevano continuato a fissarsi.
"Per..." aveva detto irritato Zabini, prima di roteare
gli occhi verso Draco. "Possiamo dormire insieme, Potter, se vuoi,"
disse, con l'intenzione di voler aggiungere ‘e se essere soffocato nel sonno è
la tua idea di una bella dormita.'
"No, grazie, Zabini," aveva risposto Harry, con
dolcezza. "Ma sei stato molto gentile a chiedermelo."
A quel punto il resto del gruppo era disteso per terra. Tiger e
Goyle, due montagne che russavano, fungevano da parete per Terry Boot, e a dire
il vero anche per il resto della stanza. Harry e Draco parlavano sussurrando.
"Solo una cosa," disse piano. "Alla prossima
riunione voglio Ron e Hermione."
Era buio, ma la voce di Draco indicava che il suo viso si era teso
in un'espressione sdegnosa. "Granger sicuramente," si affrettò a
rispondere. "Ma non mi serve peldicarota."
"Beh, io ho sempre bisogno di Ron," gli disse Harry con
voce bassa e determinata. "E' stato molto utile in passato, e penso che lo
sarà ancora. E anche se non lo fosse... a cosa servono Tiger e Goyle?" Si
fermò, e pensò all'implicito insulto a Ron. "E Pansy," aggiunse
affrettatamente.
Quando molta gente aveva iniziato a teorizzare e accusare, l'unica
persona che era rimasta in silenzio, oltre a Tiger e Goyle, era stata Pansy.
Aveva aiutato Harry, ed era leale a Draco, e Harry era anche pronto ad
apprezzarla, ma non pensava che avesse una mente molto analitica.
"E' diverso," ribatté secco Draco. "Sono miei..."
"E loro sono miei," gli disse Harry.
Ci fu una pausa. Harry udì un suono delicato che segnalava che
Draco era rotolato accanto a lui, e quando parlò la sua voce era più vicina
all'orecchio di Harry.
"Ok," disse adirato. "Porta pure i tuoi stupidi
amichetti."
"Lo farò," ribatté Harry, e sentì un tocco di calore. La
mano di Draco doveva essersi posata accanto al suo fianco, e ogni volta che
Harry respirava c'era un minimo contatto tra le nocche di Draco e la sua anca.
Non era niente. Il contatto era quasi inesistente.
Harry parlò concitato, cercando disperatamente di distrarsi e
lottando per mantenere stabile la voce. "Sapevo che avresti capito,"
disse pragmatico, lasciandosi sfuggire cose di cui si era reso conto ma che non
aveva detto a voce alta, per la fretta. "Era... una cosa che mi mancava.
Il fatto che tu capissi alcune cose."
Draco era a suo agio, sul punto di addormentarsi. Con quella voce
assonnata sembrava facesse le fusa.
"Beh, tu hai capito cosa volevo per questa riunione."
Continua a parlare e non pensare. "So come
pensi," ammise Harry, "e una volta capito quello, ho voluto rendermi
utile. Mi sento meglio finché faccio qualcosa."
"Lo so. E la gente si fida di te, sa che farai qualcosa e la
farai al meglio. Hai il potere di rassicurare gli altri. Mi serviva qualcuno
che li compattasse."
"Però io allontanerei i Serpeverde, se tu ed io non..." Ci capissimo. "... andassimo
d'accordo."
"E invece andiamo d'accordo. Possiamo creare la giusta
atmosfera rilassata per farli lavorare insieme. E' così che va la
politica."
Harry l'aveva già capito prima, ma la voce fredda di Draco lo
disturbò un po'. Stava parlando come il figlio di Lucius Malfoy, il figlio di
un perfetto politico corrotto.
"Non volevo usare la nostra amicizia per questi affari,"
sussurrò Draco con improvviso ardore. "Pensavo che non avrebbe avuto niente a che fare con questo."
E Harry si rilassò e si vergognò, perché Lucius Malfoy non aveva
mai avuto il minimo scrupolo sull'usare la gente (innocenti di undici anni, il suo stesso figlio). E aveva
ricordato una cosa che non avrebbe dovuto dimenticare.
"E' tutto a posto. Se vuoi puoi usarla. Mi fido di te."
Riuscì a percepire il sorriso nella voce di Draco. "L'ho
sempre detto che sei un credulone."
"Non sono un credulone."
"Detesto dovertelo dire, ma l'unica altra opzione è
stupido."
"Se avessi un cuscino, ti colpirei."
Draco gli diede un colpetto sul fianco. "Provaci,
Potter."
Harry si girò sul fianco per proteggersi e restituì il colpo a
Draco, ma a un certo punto si ritrovò con la mano sul corpo di Draco e e il suo
respiro caldo sul viso e Harry, così
diventi matto.
"Ho bisogno di dormire, sai? Lavorare al posto tuo può stancare."
Draco rise affettuosamente. Anche se stavano succedendo cose
strane nel petto di Harry, e respirare era diventato molto difficile, e la mano
di Draco che era ancora ferma contro il suo fianco era come uno scherzo
dell'intero universo, lui era felice.
"Buonanotte, Harry."
*
"Malfoy ti ha invitato nella sua stanza e tu non mi hai detto
niente?"
Harry guardò Ron con un po' di preoccupazione. Andava avanti e
indietro sul pavimento freddo della Guferia, e sembrava sul punto di avere un
colpo apoplettico.
"Certo che no," rispose Hermione. "Gli avevo già
dato uno schiaffo, tu l'avresti ucciso e saresti finito in un mare di
guai."
"Non l'avrei... e va bene, l'avrei ucciso, perché no? Sei la
mia ragazza!" esplose Ron. "Non si può andare in giro a fare cose
come, che so, proposte indecenti alle ragazze
altrui!" Dopo aver detto ‘proposte indecenti', le orecchie di
Ron si erano fatte rosse. Harry suppose che anche Ron ne era consapevole, e la
cosa lo rendeva ancora più infuriato. "Comunque," aggiunse in tono
truculento, "a chi mancherebbe?"
"A me," disse piano Harry.
"Harry, amico," disse Ron. "So che hai avuto
un'infanzia di merda, e che magari ti ha distrutto il cervello, così ti perdono
per le cose folli che dici. Ma Hermione..."
Hermione stava di nuovo guardando fuori da una delle finestre
senza vetri, con gli occhi che le bruciavano per il vento. Si voltò verso Ron
con un'aria piuttosto desolata.
"Beh, alla fine è andato tutto bene, no?" chiese,
cercando evidentemente di mettere a fuoco. "Hai sentito Harry. Malfoy non
voleva farmi una proposta, stava cercando di reclutarmi per questo pericoloso
gruppetto di vigilanti."
"Questo non è giusto, Hermione," disse Harry. "Sai
bene che, se Lupin non avesse creato il Giovane Ordine, saresti stata la prima
a pensare ad una qualche organizzazione per renderci utili."
"Può essere," rispose seriamente Hermione, "ma il
professor Lupin ci ha pensato per primo, e non vedo l'utilità di mettere in
piedi una specie di banda cospirativa. Il professor Lupin sta facendo un lavoro
meraviglioso..."
"Ma certo!" esclamò Harry. "Solo che la gente
continua ad essere rapita, e Lupin è un professore, non può autorizzarci ad
aggirarci per la scuola o a infrangere le regole. E questa... banda
cospirativa, se vuoi, potrebbe davvero aiutare le case a comprendersi l'un
l'altra. La scorsa notte eravamo quasi tutti affiatati."
Ron parve irremovibile.
"Io non voglio comprendere Malfoy," disse in tono
piatto. "Credo che darei di matto in un secondo. E questo gruppo è un'idea
di Malfoy, il quartier generale
è la stanza di Malfoy, e io non
voglio averci niente a che fare!"
"Ron, so come ti senti," saltò su Harry. "Non ti
sto chiedendo di fartelo piacere. Ti sto chiedendo di dargli una
possibilità."
Ron arrossì nuovamente.
"Senti, Harry... Hermione ha ragione. C'è il Giovane Ordine.
Non sento il bisogno di immischiarmi con Malfoy e so che è tornato tuo..."
Ron fece una smorfia "amico, e che hai fatto pace con lui dopo un litigio
avvenuto sicuramente per colpa sua, per cui non penso che tu sia molto
obiettivo su questa situazione."
Harry balzò via dalla parete.
"Non lo sei neanche tu," sbottò. "Non è stata colpa
sua. Non capisci..."
"Per favore!" si intromise Hermione con voce affranta.
"Vi prego! Non litigate. Non lo sopporto, il resto è già abbastanza. Non
potremmo semplicemente starcene seduti ad aspettare quell'uccello del
cavolo?!"
Restò in piedi con un'espressione glaciale, tesa e infelice, le
ciocche di capelli che volavano per il vento freddo. Hermione non diceva mai
parolacce.
Ron sospirò e si infilò le mani in tasca, raggiungendo la finestra
per starle accanto.
"Ok," disse con voce agitata, ma prendendole le mani
gentilmente e accarezzandole tra le sue. "Per lui non ne vale la
pena."
"Io credo di sì," disse Harry sommessamente.
Hermione fece un verso molto simile a una risatina. "Lo
sappiamo, Harry," gli disse. "Solo... basta parlarne. Per ora."
"La smetto se mi prometti che parlerai con Calì,"
insisté Harry. "O con Terry Boot. O chiunque altro. Pensaci, almeno."
Hermione non era soddisfatta, ma annuì con riluttanza. Lei e Ron
restarono vicini davanti alla finestra, rabbrividendo leggermente.
"Fa freddissimo," disse Hermione. "Spero che il
tempo si aggiusti per giugno."
Siamo quasi a giugno. E se la spia non verrà catturata, o entrerà
nella società come membro fidato del vero Ordine e tradirà gli altri, oppure
resterà a Hogwarts con nuove persone nel Giovane Consiglio e Hogwarts verrà
decimata.
Harry aveva pensato che fosse l'occasione perfetta per cercare di
convincere Ron e Hermione. Era sabato e molti erano a Hogsmeade, così loro
erano rimasti ad aspettare nella Guferia come ordinato da Silente.
I professori erano tutti molto impegnati in quel periodo, ed era
indispensabile che qualcuno ricevesse il gufo di Giunone McGranitt il prima
possibile. Hermione stava prendendo molto sul serio quella responsabilità.
Col senno di poi, probabilmente non era il momento migliore. Anche
Harry era un po' agitato per quel gufo.
"Se la sorella della professoressa McGranitt dice di
no..." disse infine Ron, con la sua malaugurata abitudine di dire cose a
cui gli altri cercavano di non pensare.
"Deve dire di sì!" replicò Harry con violenza.
"Vuole giustizia per sua sorella, no?"
"E' solo che alcune streghe anziane sono molto
conservatrici," lo avvertì Ron. "E questa cosa è piuttosto
sperimentale."
Hermione si consolò spiegando ciò che sapeva, e il suo corpo si
rilassò mentre parlava. "E' lo stesso principio dell'Incantesimo
Reversus," disse seriamente, come se il problema si sarebbe risolto se
fosse riuscita a convincere Ron e Harry. "Solo che invece di mostrare
l'ultimo incantesimo eseguito da una bacchetta, si dovrebbe poter vedere quale
bacchetta ha eseguito l'ultimo incantesimo sull'oggetto... in questo caso
sul..." SI fermò e deglutì, e poi disse ‘cadavere' in tono frettoloso e
ferito. "C'è un margine di errore," disse di sfuggita, "ma
potremmo davvero risalire all'assassino. Deve capirlo."
Un pensiero stava prendendo forma nella mente di Harry, oscuro e
ineluttabile.
Bisogna eseguire l'incantesimo, pensò, che
lei voglia o no.
Non poteva chiedere a Ron e a Hermione di farlo. Infrangere le
regole andava bene, eseguire incantesimi sperimentali sul cadavere della
professoressa McGranitt... no. Ma lui l'avrebbe fatto.
Lui e Draco l'avrebbero fatto. Se ce ne fosse stato bisogno.
I suoi pensieri furono interrotti da un battito d'ali proveniente
dall'alto. I gufi volarono dentro e si sistemarono sul davanzale accanto a Ron
e Hermione.
Forse sarebbe andato tutto bene. Hermione stava già slegando le
lettere, magari avrebbe aperto quella indirizzata a Silente e avrebbe mandato
all'obitorio del San Mungo il gufo col permesso del parente più vicino.
Hermione era agitata. Si tolse i capelli dal viso in due mosse
concitate. "Ron, Harry, sono entrambe indirizzate a Silente... cosa devo
fare?"
Fu Harry a rispondere, assolutamente certo. "Aprile tutte e
due. Non c'è tempo da perdere."
Hermione aprì la prima con mani tremanti. Ron le strinse le spalle
finché le nocche non gli divennero bianche, ma lei non sembrò far caso a quella
stretta troppo forte. Dette un piccolo grido di sollievo una volta esaminato il
contenuto.
"E' da Giunone McGranitt... ha detto di sì! Perfetto. Ron,
fa' presto, prendi dalla mia borsa una busta, una piuma e un po' di
pergamena..."
Harry non seppe mai cosa lo spinse a parlare. "Hermione...
cosa dice l'altra lettera?"
Hermione la aprì in fretta, distrattamente, mentre Ron li
raggiungeva con la borsa tra le mani. A quel punto le dita di lei tremarono di
nuovo, e la lettera le cadde dalle mani.
Anche la borsa cadde da quelle di Ron. Hermione si inginocchiò e
prese la lettera, frugando attentamente tra la paglia e gli escrementi dei
gufi. Quando alzò gli occhi, il suo viso era molto pallido.
"Cosa dice?" chiese Harry. Aveva la bocca secca.
Persino le labbra di Hermione erano pallide. "Qualcuno l'ha
preso," disse. "Qualcuno ha preso il cadavere della professoressa
MaGranitt. L'hanno rubato proprio dall'obitorio del San Mungo... Dio sa cosa le
hanno fatto... non volevano che scoprissimo niente e noi non scopriremo
niente!"
Si alzò in piedi, le mani praticamente elettrizzate, sul viso
quell'espressione feroce e tesa che Harry aveva visto solo poche volte, che
l'aveva sempre messo in allarme e che gli faceva sentire di averla
sottovalutata. Qualcuno, suggeriva il suo atteggiamento, l'avrebbe pagata cara.
Stavolta Harry era pienamente d'accordo. Qualcuno avrebbe pagato.
Tuttavia le sue parole lo sorpresero. "Avremmo dovuto farlo
immediatamente," disse Hermione furiosa. "Voi-Sapete-Chi e la sua
gente non si curano affatto della legge, giusto? Avremmo dovuto prevedere cosa
sarebbe successo se avessimo rimandato. Non avremmo dovuto pensare a questo
stupido..."
Per un terribile istante, Harry pensò che Hermione si sarebbe
messa a piangere. Poi lei cominciò a correre verso la porta.
"Harry, dov'è Malfoy?" domandò. "Voglio unirmi a
questo stupido gruppo! Farò tutto il possibile. Presto, andiamo a
Hogsmeade!"
Il suo mantello divenuto un turbine segnalò che si era fiondata
giù per le scale. Harry guardò verso Ron, che era afflitto fuori quanto lui lo
era dentro, ma che sembrava ancora aver bisogno di essere convinto.
"Beh," disse, "non la lascerai mica andare alle
riunioni nella stanza di Draco senza di te, no?"
La seguirono.
*
Incontrarono il professor Silente e Lupin e li misero al corrente
della cosa prima di muoversi. Tra quello e la camminata per Hogsmeade, Hermione
si calmò. Ormai erano tutti abituati ad assorbire gli shock e andare avanti.
Niente la faceva vacillare. Harry era disperatamente orgoglioso di
lei.
Cercarono in molti negozi, e trovarono i Serpeverde ai Tre Manici
di Scopa. Tiger e Goyle stavano mangiando qualcosa, Draco e Zabini avevano dei
drink mezzi vuoti e Pansy stava mangiando una grossa coppa di gelato al
cioccolato. Nonostante tutto, Harry sorrise quando vide Draco cercare di
rubargliene un po'.
Pansy lo colpì sulle nocche col cucchiaio. "Draco, se tocchi
di nuovo il mio gelato ti lancio un incantesimo," lo avvertì. "Sono
una donna. Quello è cioccolato. Qual è la parte che non ti è chiara?"
Hermione raggiunse decisa il loro tavolo.
"Malfoy," disse. "Voglio parlare con te."
Pansy le rivolse un'occhiata disgustata oltre la sua spalla.
"Ma guarda," disse. "C'è un gruppetto di Grifondoro affamati.
Dai, Blaise, andiamo a bere qualcosa di pesante. Draco, non toccare il mio
gelato."
Lei e Zabini si alzarono e se ne andarono spingendoli. Draco alzò
gli occhi e li spalancò, come se solo allora si fosse accorto della loro
presenza.
"Granger," disse. "Che piacere. Se sei qui per
chiedermi se l'offerta è ancora valida..."
"Smettila, Draco," disse Harry.
"Qualcuno ha rubato il cadavere della professoressa
McGranitt," gli disse brevemente Hermione. "Non possiamo eseguire
l'incantesimo. Dimmi di questo tuo gruppo."
"Qualcuno ha fatto cosa?" All'improvviso gli occhi di
Draco si strinsero e divennero gelidi.
"L'ha rubata," disse Harry. "E qualcuno la
pagherà."
Sul viso di Draco si accese una scintilla che Harry non aveva
visto nell'ira di Hermione, qualcosa di spaventoso e fiero, e fu come se
qualcuno gli avesse messo all'improvviso uno specchio davanti.
"Oh sì," rispose. Lui e Harry si scambiarono un sorriso,
come una furiosa promessa.
Ron li riportò al pub e ai loro progetti.
"La pagheranno," disse tetro, sedendosi al posto di
Pansy. "Entrerò nel gruppo se lo farà Hermione. Farò ciò che devo fare. Ma
tu non mi piaci, Malfoy, e non mi piacerai mai. E non penso che sia una buona
idea."
"Oh no, Weasleiuccio, non ti piaccio? Come farò a
sopravvivere?" disse sarcasticamente Draco. "Assicurami la luce della
tua divina approvazione dai capelli rossi, o deperirò fino a morire."
"Vaffanculo, Malfoy, non sei divertente."
Ron corrugò la fronte e schiacciò il gelato di Pansy maneggiando
il cucchiaio con rabbia.
Hermione rimase in piedi con le braccia incrociate. "Dimmi
del tuo gruppo, Malfoy," ripeté.
Draco si piegò in avanti. "Non è il mio gruppo," rispose.
"Non sono il capo. Ho solo pensato che dovremmo cospirare insieme per
catturare il nemico con ogni mezzo necessario. Hai qualche scrupolo su
questo... o sul fatto di unirti a un gruppo creato da un Malfoy?"
Ron guardò il suo viso intento e parve poco colpito. Cominciò a
mangiare il gelato al cioccolato di malumore, ma quando Hermione iniziò a
parlare si rassegnò.
"Ci sto," disse.
"Anch'io, se ci sta lei," disse Ron fermamente,
prendendo un'altra cucchiaiata. Draco parve infastidito, e Ron si assicurò che
la cucchiaiata fosse bella grande.
Almeno stiamo facendo qualcosa, pensò Harry. Non è il massimo, ma stiamo facendo qualcosa. Guardò in
basso verso Draco, e Draco annuì.
Hermione stava per accasciarsi, le sue energie l'avevano
abbandonata. "Ci vediamo in biblioteca domenica per parlare del nostro
progetto in comune," disse. "Ron, Harry, andiamo."
Era ora di andarsene, specie perché Zabini e Pansy stavano
tornando al tavolo, e Harry non aveva voglia di vedere il suo migliore amico
morire per mano di Pansy Parkinson.
Per qualche motivo temporeggiò mentre Hermione e Ron si giravano
per andarsene, guardando quella testa biondo-argento piegata.
"Forse possiamo fare qualcosa," suggerì.
"Dopo."
Draco lo guardò, e dopo un attimo sorrise. "Sono un po'
impegnato," rispose. "Ma ci vedremo presto."
"Ok," disse Harry con riluttanza, e seguì Ron e
Hermione.
Stavano per oltrepassare la soglia del pub quando udì Pansy
esclamare, "Draco, come hai potuto?" Si sentì un rumore simile a
qualcuno che colpiva la testa di qualcun altro con un cucchiaio.
"Ahi!" esclamò Draco.
Ron si rallegrò.
*
Harry prese accordi con Terry per incontrarsi in biblioteca alla
stessa ora in cui si sarebbero incontrati Hermione e Draco, ansioso di scoprire
se avrebbero cooperato sul serio.
Cominciò a stendere la pergamena su un tavolo nei paraggi ma non
troppo vicino, mentre Hermione raggiungeva il tavolo che Draco aveva già
preparato. Draco alzò lo sguardo verso di lei, con occhi raggianti.
"Non sei riuscita a starmi lontana?" chiese, la sua voce
una carezza beffarda.
"Risparmiatelo, Malfoy," lo avvertì Hermione.
"Harry mi ha spiegato tutto. Suppongo di dovermi scusare con te per aver
frainteso le tue ragioni." Il suo tono indicava che non aveva alcuna
intenzione di porgere delle scuse.
"Oh, non ci pensare," le disse cortesemente Draco.
"A volte i desideri inconsci influenzano la percezione mentale."
"Per favore, non lusingarti. Possiamo metterci a lavorare,
Malfoy, o devo..."
Draco, che evidentemente si stava divertendo, sfoderò il suo
sorriso più provocante. "Vuoi darmi un altro schiaffo, Granger?"
"Forse," disse cupa Hermione.
Draco gettò i capelli all'indietro. "Fa' pure. Mi piace
alquanto."
"Malfoy!" Hermione diventò scarlatta. Guardò in basso
verso la pergamena e forse trasse forza da quella. "Malfoy, ti garantisco
che ci saranno sempre innumerevoli persone disposte a prenderti a schiaffi.
Possiamo iniziare a lavorare, adesso?"
Draco aprì un grande libro di incantesimi, facendosi serio e
assorto. Harry rimase in attesa un altro momento, poi Terry Boot lo raggiunse
con la borsa che pendeva da una spalla.
Harry distolse immediatamente lo sguardo verso il basso,
terrorizzato al pensiero che il suo viso potesse tradirlo.
Quando sollevò gli occhi, Terry non sembrava aver notato niente.
Prese della pergamena e una piuma dalla borsa e si sedette di fronte a Harry,
chiaramente in cerca di qualcosa da dire.
Harry non era mai stato un tipo eccessivamente socievole, e tutto
ciò che sapeva di Terry era che era timido e che non gli piaceva il Quidditch.
Normalmente non avrebbe avuto niente da dirgli.
"Sei Caposcuola," disse.
Terry sbatté le palpebre e si scompigliò i capelli castani. Anche
senza occhiali, Harry non aveva mai visto una persona più simile a un gufo
angosciato. "Sì," disse, con voce misurata. "Da un bel po' di
tempo, sai."
"Sì, sì. Ma sei un Corvonero," proseguì Harry. "E
sei Caposcuola. Devi avere una certa autorità. Senti... quello che ha detto
Draco è vero. Dobbiamo iniziare a cooperare meglio. Se la spia è uno studente,
di certo sta sfruttando i pregiudizi contro le case. Nessuno vuole credere che
la spia sia nella sua casa, e ovviamente è molto più facile sospettare di gente
che non si conosce. E se la spia è un professore... ci troviamo in una
situazione in cui è indispensabile lavorare insieme. Dobbiamo farlo
assolutamente."
Se Sirius e Lupin non avessero sospettato l'uno dell'altro, Sirius
non avrebbe mai riposto tanta fiducia in Codaliscia. E qui non si parla di
poche persone... ma di un'intera scuola.
Terry aveva ancora un'aria angosciata. "Capisco cosa vuoi
dire, Harry, ma... ecco. Sappiamo tutti che gli stereotipi sulle case non sono
sempre veritieri. Insomma, non credo che si possa definire astuto Tiger,
l'amico di Draco, e tutti penserebbero che Hermione sia una Corvonero. Ma ci
sono... sentimenti diversi in ogni casa. I Corvonero fanno gruppo molto meno
rispetto alle altre case. Noi tendiamo a decidere le cose e ad agire secondo
giudizi individuali. Non penso che con quelli come noi si formino gli
eserciti."
Harry guardò Terry, e provò una fitta di risentimento. Capisco cosa intendeva Draco, pensò. E' intelligente. Devono avere molte cose in comune.
Allontanò il pensiero perché era stupido. "Preferenze
personali o meno," disse, "siamo in guerra. Io sto cercando di farlo
capire agli altri. Draco sta facendo lo stesso. Lo capisci, no?"
"Sì," rispose lentamente Terry. "L'ho capito ieri
notte. Draco è molto astuto."
"Ma non riusciremo a convincere una casa intera. Specialmente
Draco. Dici che dipende dai giudizi individuali, ma tu devi avere una certa
autorità. Per cui... spiega loro come stanno le cose, e lascia che ognuno si
formi un proprio giudizio."
Terry era pensieroso. Harry guardò Hermione e Draco, che a quanto
pareva si stavano sollazzando con delle rune antiche. Draco aveva quel suo
sorrisino, quello che non serviva a fare effetto, e che nessuno avrebbe dovuto
vedere.
Una spia ha ucciso i miei genitori. Deve solo provare - soltanto provare - a toccare i miei amici.
Terry giunse a una decisione. "Ci proverò."
Harry annuì. "Prova a riuscirci."
*
Era lunedì quando successe, e (giustamente) erano tutti a lezione
di Pozioni. Il professor Lupin, il supplente migliore che mai fosse esistito,
stava dispensando consigli su come prepararsi agli imminenti GUFO pratici di
Pozioni.
"La cosa più importante," avvertì, facendo brillare i
suoi occhi grigi in direzione di Neville, "è non farsi prendere dal panico."
Neville rise, un po' imbarazzato.
"La cosa più importante è assicurarsi che Granger sia seduta
accanto a te, Paciock," disse sottovoce Draco.
Harry si girò e gli rivolse un'occhiata di rimprovero. Draco fece
un gesto agitato.
"Beh, è così!" sussurrò. "L'ho vista mentre lo aiutava! E' sleale!"
"Io ti ho visto giocare a Quidditch," gli ricordò Harry.
"E' diverso," ribatté Draco sussurrando. "Stiamo
parlando di Pozioni."
"Signor Malfoy, signor Potter," disse Lupin. "E' un
immenso piacere dedurre che non vi accoltellerete alla prossima riunione del
Giovane Ordine, ma dico sul serio, il vostro esame pratico è tra due settimane.
Sono certo che la conversazione può attendere."
"Scusi, signore," replicò Draco, appoggiando il mento su
un pugno e guardando indubbiamente Lupin con occhi grandi e limpidi. "E'
stata tutta colpa sua. Mi influenza negativamente."
I Serpeverde ridacchiarono. Harry notò con piacere che Calì e
Lavanda sorrisero quando protestò ridendo sopra il baccano, poi d'un tratto la
porta si aprì, e un Serpeverde in miniatura corse nella stanza.
"Draco!" disse il piccolo Edmund Baddock. "C-cioè,
Malfoy!"
Draco si voltò. "Spero sia una cosa importante,
Baddock."
"Lo è!" Le parole di Edmund inciampavano l'una
sull'altra. "Lo è, lui
è... è tornato, Malfoy! E' tornato!"
Ci fu una pausa stupita. Poi Blaise Zabini strillò
disordinatamente, si alzò e volò oltre la cattedra, mostrando dei pantaloni di
pelle non proprio regolamentari, e scomparve oltre la porta.
"Signor Zabini," lo incalzò con calma Lupin, "Sono
sicuro che quei pantaloni non sono..."
La sua voce si perse completamente nell'improvviso frastuono
Serpeverde. Tiger si alzò, ribaltò la sedia, ci salì sopra e ruppe lo
schienale. Se ne liberò e camminò deciso verso la porta, senza guardarsi
indietro. Tutti gli altri si accalcarono verso la porta. Draco era davanti a
tutti.
Scomparvero tutti in meno di un minuto.
"Potete andare," disse Lupin nella loro scia. Si girò e
rivolse agli altri uno dei suoi sorrisi stanchi e gentili. "Avanti.
Possiamo andare tutti."
Harry si assicurò che Ron e Hermione lo seguissero, anche se, una
volta giunti nel corridoio, procedere diventò arduo. Sembrava che Hogwarts
fosse improvvisamente e follemente piena di Serpeverde, una massa veemente,
ribollente e brutalmente impetuosa di Serpeverde che cercavano di guadagnarsi
la Sala Grande come lemming verso un dirupo.
Harry e gli altri arrivarono all'entrata della Sala Grande appena
in tempo, prima della prima ondata. I Serpeverde si davano gomitate nello
stomaco pur di arrivare per primi, ma in testa al gruppo c'era Pansy.
Pansy Parkinson, generalmente considerata una donnaccia dal cuore
di pietra, la cui espressione abituale era il broncio, che si buttò sul
professor Snape e gli gettò le braccia al collo.
"Professor Snape!" esclamò, "è tornato! E' tornato!
Sapevo che sarebbe
tornato!"
Poi lo baciò su entrambe le guance e scoppiò in lacrime.
"Una donna ha toccato volontariamente il professor
Snape," disse Ron, esterrefatto. "Ok, ho visto tutto. Adesso posso morire."
Il professor Snape era assolutamente inorridito. "Signorina
Parkinson, la prego di
controllarsi," disse nel suo tono più severo. "Queste effusioni sono
del tutto inappropriate."
Pansy lo lasciò andare controvoglia, facendo un passo indietro e
soffocando un singhiozzo con la mano. Nessuno studente nella storia di
Hogwarts, pensò Harry, poteva esser stato così felice di essere allontanato.
"Tocca a me," disse Blaise Zabini, intrepido.
"Non tocca a nessuno," disse acido il professor Snape.
Guardò la folla impetuosa di Serpeverde che lo circondava. "A quanto vedo
state tutti saltando le lezioni," disse. "Voglio sperare che non
accada spesso. Malfoy?"
Draco era lì vicino a lui, e lo guardava negli occhi. Non
sorrideva nemmeno. Era solo assolutamente rilassato, e luminoso. Era una cosa
stupida e da ragazzina, ma Harry non poté fare a meno di guardarlo e pensare, è bellissimo.
"Sì, signore," disse Draco, la voce calma in superficie
e ribollente in profondità, come se fosse sul punto di scoppiare a ridere deliziato.
La voce sgradevole e ruvida del professor Snape era ancora più
secca del solito. "Per caso ha trovato il tempo, ogni tanto, di distrarsi
dalla sua occupazione a tempo pieno di cura dei capelli per sincerarsi del
benessere di questa casa?"
"Sì, è successo circa un mese fa," disse Draco schietto,
"ma poi ho notato una doppia punta, professore, e ha assorbito ogni mia
attenzione."
Era difficile notarlo, dato che il suo viso era mascherato da quei
tratti sardonici e dietro quei capelli lunghi e unti, ma Harry pensava che il
professor Snape avesse sorriso leggermente. "Non puoi portarteli nell'aldilà, Malfoy." (*nota in basso)
Draco sorrise, tutto il suo viso si illuminò. La sua voce fingeva
ancora di essere indifferente. "Allora non ci andrò, signore."
Pansy continuava a singhiozzare.
"Oh, per... Prenda il mio fazzoletto, signorina
Parkinson," disse Snape, estraendolo da una tasca. "Me lo restituirà.
E interrompa immediatamente questa scena pietosa."
Lei annuì e sorrise in un modo allo stesso tempo estremamente
vivace e ridicolmente afflitto.
Arrivarono i professori, che superarono Harry, Ron e Hermione e
raggiunsero Snape. Lupin stringeva forte il braccio di Sirius e lo trascinava
verso Snape. Offrì cordialmente l'altra mano a Snape.
"Professor Snape, sono sollevato quasi quanto i suoi studenti
ora che è tornato sano e salvo," disse, sorridendo.
Snape gli scoccò un'occhiata cupa e sospettosa, ma accettò con
prudenza la mano di Lupin e la strinse brevemente.
"E certamente il professor Black è..." Lupin agitò il
braccio di Sirius per incoraggiarlo, forse un po' troppo forte.
Sirius lanciò un'occhiata truce a Snape. "Sono... contento
del fatto che... non sei morto," disse a denti stretti.
Snape sogghignò.
"Che piacere vedere il mio staff cooperare così amabilmente,"
disse Silente col suo tono geniale e gentilmente ironico, raggiungendo Snape.
Gli offrì la mano, e stavolta Snape la prese senza esitazioni.
"Severus," disse Silente. "E' splendido riaverti fra noi. Sei
mancato a tutti. Certamente in seguito avremo modo di parlare in privato dei
tuoi viaggi indubbiamente preziosissimi."
C'erano persone, lì, che non facevano parte del Giovane Ordine, e
che non avevano ancora dichiarato la loro alleanza ad un partito o all'altro.
Non era prudente.
"Ci penseremo domani," continuò generosamente Silente.
"Ora, credo che il tuo ritorno esiga dei festeggiamenti. Cosa ne pensano i
tuoi studenti, Severus?"
*
"Stiamo veramente festeggiando il fatto che Snape è tornato a
farci da professore. Abbiamo toccato il fondo," disse Ron, guardando
stravolto la sua Burrobirra.
Madama Rosmerta era sorpresa ed eccitata. Il lunedì sera, pensò
Harry, I Tre Manici Di Scopa doveva essere un mortorio, e invece ora tutta
Hogwarts vi si era insediata ed esigeva da bere.
Era stata messa musica ad alto volume, e molti stavano ballando.
Harry, Ron, Hermione e Ginny si erano presi un tavolino. Avevano ordinato tutti
Burrobirra, ma Harry aveva pensato ad un'altra serata in quel pub, aveva
sorriso malinconicamente tra sé e sé e aveva ordinato dell'idromele.
"Harry, non sei ancora maggiorenne!" sibilò Hermione
appena Madama Rosmerta se ne fu andata. "E' contro la legge."
"In qualche modo sopravvivrò," disse Harry, e ne bevve
un sorso.
Ginny rise. Era seduta sulla panca accanto a Harry, e Harry era
felice che fosse lì. Sembrava davvero contenta per i Serpeverde, e che Snape
fosse tornato.
"Guardali," disse, con un gesto. "Si sentono molto
più al sicuro adesso, si vede. Sono così felice."
Harry le sorrise con gratitudine, e lei ricambiò il sorriso.
Ovviamente lei provava ciò che avrebbe voluto provare lui, solo gioia piena, e
in effetti lui era felice che
Snape non fosse morto, ed era molto sollevato per Draco, ma... Beh. Aveva
sempre odiato Snape, quello non era cambiato, e inoltre...
Si stava comportando in modo meschino, stupido e assurdo. Ma Draco
non aveva mai sorriso così rapito a lui,
e aveva cercato di parlare con Draco mentre stavano andando al pub e Draco non
se n'era neanche accorto. Ovviamente era occupato... ma era tutto il fine
settimana che era occupato.
Era seduto accanto al fuoco scoppiettante del camino, vicino alla
sedia di Snape. In quel punto c'era un intero grappolo di Serpeverde che
occasionalmente si alzavano per ballare o bere, ma che tornavano sempre alla
base.
"Spero che il professor Snape abbia portato delle
informazioni," disse a bassa voce Hermione, poi scosse il capo e cercò di
distrarsi. "Ma guardate quella donnaccia di Pansy," disse. "L'ho
beccata a comprare da bere ai ragazzi del primo anno."
Pansy, tutta tirata a lucido e apparentemente impegnata a
dispensare minacce a chiunque nominasse il suo pianto di poco prima, stava
camminando verso la sedia del professor Snape cercando di mantenere in
equilibrio il suo grosso bicchiere in mezzo alla folla. Harry dovette ammettere
che il suo abito nero era molto aderente e molto corto, cosa che evidentemente
seccava Hermione.
Posò il drink su una mensola e scompigliò i capelli di Draco, che
parevano dorati alla luce del camino. Draco spinse via la sua mano, ma le sorrise
raggiante.
No, davvero, il suo vestito era troppo aderente e troppo corto.
Comprendeva benissimo Hermione.
"I Serpeverde hanno tutti un aspetto ridicolo," convenne
Ron. "Guardate Blaise Zabini."
Blaise Zabini, a quanto pareva, si era fatto molti bicchierini, e
ora ballava euforico con chiunque riuscisse ad agguantare. Theodore Nott era
traumatizzato.
"Io comunque penso sia bello vedere tutti così felici,"
insisté Ginny. "Ci sono fin troppi sentimenti negativi in giro."
Harry finì il suo idromele. "Sono d'accordo con Ginny,"
disse risoluto, e le mise un braccio fraterno sulle spalle. Poi fece cenno di
portargli altro idromele.
Tutti si stavano rilassando, stavano festeggiando, non c'era nulla
da fare e Harry aveva paura di pensare. Bevve il secondo bicchiere più veloce
che poté.
Draco sollevò il viso verso il professor Snape, ancora raggiante,
e disse qualcosa sottovoce, ma tutti intorno a loro si bloccarono, e Harry capì
che doveva aver detto qualcosa di serio. Si tese e cercò di sentire meglio.
"Sì," disse Snape con la sua voce severa e risuonante.
"L'ho sentito. Sono rimasto quasi... sopraffatto dalla
notizia. La professoressa McGranitt era una collega molto... valida, e non ha
affatto giovato alla mia calma mentale sapere che è stata sostituita da una
persona che considero non solo incompetente, ma pericolosa."
I suoi occhi neri guizzarono su Sirius, che era seduto a un tavolo
con Lupin. Sirius saltò su e tutti i presenti trattennero il fiato, ma poi
Lupin mosse in fretta la sua sedia così da bloccare Sirius tra il tavolo, la
sua sedia e la parete. Sirius bofonchiò qualcosa per protesta, oltraggiato.
"Scusami, Sirius," disse Lupin, senza muoversi. "Ti
do fastidio?"
Sirius bofonchiò ancora qualcosa, quindi tornò a sedersi e ordinò
gridando un altro Firewhiskey. Draco guardò verso di lui, gli occhi duri, e
Harry provò quella sensazione che per anni aveva dato per scontata... che lui e
Draco erano in due mondi opposti.
Cercò di intercettare lo sguardo di Draco, ma non ci riuscì. Gli
venne quasi da vomitare.
Quando ordinò l'ennesimo idromele, Ron decise di provarlo anche
lui. Harry si rallegrò appena quando cominciarono una specie di gara, e
successivamente ordinarono del Firewhiskey.
Tutti stavano bevendo un sacco. Il professor Snape aveva davanti
una notevole collezione di bottiglie, perché ogni studente della sua casa
sembrava deciso a offrirgli da bere.
Alla fine Hermione intervenne. "Ron," disse determinata,
"sei ubriaco."
"No, no," rispose Ron con grande convinzione, tornando
con altri due bicchieri di Firewhiskey. "Non sono ubriaco, sono del
tutto..." Mancò la sedia quando si sedette, e guardò in su dal pavimento
con uno sguardo perso e ferito. "Hermione," disse dopo un attimo, con
suo grande stupore, "Mi sa che forse sono ubriaco. Hai sempre
ragione."
Hermione lo cinse con un braccio e lo aiutò a rimettersi sulla
sedia, ma senza lasciarlo andare. Ron, che evidentemente era aveva le sbronze
sentimentali, (chi mai l'avrebbe detto...) si tese verso di lei e le sussurrò
qualcosa nell'orecchio, prima di baciarla in quel punto. Hermione si rilassò un
po' e si voltò verso di lui, i loro volti caldi e felici.
Harry attirò a sé entrambi i bicchieri di Firewhiskey.
Blaise Zabini era finalmente riuscito a trascinare Draco sulla
pista da ballo, anche se continuava a sorvegliare il gruppo attorno a Snape.
Eppure sembrava che si stesse divertendo, e ballava bene, leggero e fluido e
flessuoso come un gatto, scivolando via dalla presa di Zabini come acqua, pur
guardandolo con occhi luccicanti.
Poi si staccò con grazia da lui e tornò al gruppo, proprio quando
Tiger si alzò dal sofà accanto alla sedia del professore. Draco occupò quel
posto, tirando le gambe sul divano come un gatto contento.
Harry distolse lo sguardo disperatamente, e vide Ron e Hermione
che sorridevano e si baciavano, così distolse lo sguardo ancora una volta.
"Mi fa davvero piacere che tu e Malfoy abbiate fatto
pace," giunse la voce morbida di Ginny, che gli strinse la mano. Era un
gesto carino di affetto, pensò Harry. La guardò sollevato. "So quanto eri
triste dopo che avevate litigato. Malfoy ti ha chiesto scusa?"
Anche il suo calore e la sua comprensione erano carini. I suoi
capelli rossi diventavano nitidi a tratti, una forma brillante e indefinita
attorno a lei, ma il suo viso era gentile.
"Cosa ti fa pensare che non sia stato io a scusarmi?"
chiese Harry.
Ginny lo fissò. "Non vedo perché avresti dovuto," disse.
"Ti conosco. Non faresti mai del male a nessuno. Non credo che volessi far
del male a Malfoy. E di certo lo sa anche lui. Chiunque ti conosca sa come sei
fatto."
"Oh, Ginny..."
L'enormità del suo errore di valutazione rese Harry assolutamente
incapace di contraddirla. Non voleva nemmeno farlo. Voleva che fosse così, voleva che Draco la vedesse in quel
modo, voleva che Draco lo guardasse con occhi scintillanti di fiducia, anche se
solo di quello.
"Harry, c'è qualcosa che ti turba?" chiese Ginny. C'era
così tanta preoccupazione sul suo viso. Harry tentò di assorbirla. Era tutto un
po' sfocato, e lui voleva disperatamente un po' di conforto. "Ne vuoi
parlare?"
"No," mormorò, e si piegò in avanti senza esattamente
volerlo e toccò le sua labbra con le proprie.
Ginny si fece in avanti e si sciolse immediatamente nel bacio, e
Harry pensò che fosse un buon segno. Le mani di lei si mossero piano per
posarsi sulle sue spalle e sulle sue costole, e Harry si ricordò che si era
dimenticato di toccarla, e gli occhi di lei si chiusero, una frangia di ciglia
rosse contro le guance lentigginose, e si accorse che aveva dimenticato di fare
anche quello.
Spostò l'angolazione goffa del bacio, e si ritrovò a guardare
oltre il suo orecchio.
Draco era ancora rannicchiato su quel sofà, e finalmente guardava
dritto verso Harry. La luce era scomparsa dal suo volto, e lo fissava tetro.
Aveva gli occhi grigi e immobili. Tutto tornò nitido. La mano di
Harry si sollevò per afferrare il mento di Ginny. Le tenne le dita sulla
mandibola, per tenerla ferma, e incrociò lo sguardo di Draco.
L'espressione di Draco era illeggibile ma c'era, guardava Harry, lo guardava con attenzione.
Il fuoco continuava a giocare sui suoi capelli e a farli sembrare d'oro, ma i
suoi occhi restarono dov'erano, sbarrati e concentrati, e Harry baciò più forte
e più a fondo, e...
Andò tutto in frantumi quando Sirius cercò di cantare l'inno del
Puddlemore United.
Harry si tirò via, scioccato. Che
cosa ho fatto?
E Ginny lo guardò, la bocca quasi graffiata e gli occhi enormi. E
Draco distolse lo sguardo senza moine, voltandosi per parlare con Pansy.
"Noi siamo quelli in viola, e mai ci batterete!" urlò
Sirius. "Noi siamo quelli in viola, il nostro capitano va sempre in
rete!"
"Già, Sirius, molto carino," disse Lupin con pazienza. "Penso
sia ora di tornare a casa. Così domani potrai ancora guardare in faccia i tuoi
studenti," aggiunse sottovoce.
Tirò su Sirius dalla sedia, cercando di sostenerlo nonostante
l'altezza, ma Sirius per poco non cadde sul tavolo di Harry. Harry cercò di
spostarsi, ma era sul lato sbagliato della panca e ci arrivò prima Ginny, che
sollevò Sirius più in fretta che poté.
"Ginny," disse Lupin con gratitudine, "ti ringrazio
molto. Sarebbe orribile da parte mia strapparti da qui? Credo di aver bisogno
di qualcuno per portarlo a casa. Ti prometto che non ci vorrà molto."
Ginny lanciò a Harry un'occhiata contrariata. Harry annuì con estremo
vigore per incoraggiarla, così lei scivolò via dalla panca e se ne andò.
La loro uscita sembrò indurre gli altri professori a racimolare
gli ultimi studenti. I Serpeverde erano particolarmente contrari all'idea di
andar via, ma la maggior parte dei ragazzi (sotto il settimo anno, quindi
decisamente minorenni) delle altre case avevano già risposto all'appello. Harry
si rilassò, quasi certo che non avrebbero permesso a Ginny di tornare, e che
anzi l'avrebbero mandata a dormire con le altre.
Cosa avrà pensato Draco? Oh, l'alcool era una brutta cosa. Ora lo
capiva.
Harry sentì un braccio sulla spalla e una mano sugli occhi.
"Indovina."
Harry spinse via la mano e sorrise malizioso. "Draco,"
disse, girando il viso e sollevando una mano per toccare l'interno del braccio
ancora posato sulle sue spalle.
Draco gli sorrise divertito. Gli occhi di Harry erano al livello
della vena pulsante alla base del collo di Draco. Distolse rapidamente lo
sguardo verso Ron, che si era districato da Hermione e sembrava sconvolto dal
fatto che Harry stesse toccando Malfoy, probabilmente beccandosi ogni tipo di
virus dai sotterranei.
"Ti abbiamo chiesto di unirti a noi?" disse.
"Come se io lo volessi," rispose Draco, in tono ancora
leggero e giocoso. "Voglio solo prendere in prestito Harry. Ho bisogno di
lui." Abbassò la voce e si rivolse a Harry. "Ehi," disse.
"So che non ti piace eccetera... ma il professor Snape è sbronzo marcio, e
tutti i nostri si stanno divertendo. Ti dispiace aiutarmi a portarlo
fuori?"
"No, figurati," gli disse Harry.
Draco si alzò, un'ottima idea dato che il suo corpo aveva scaldato
la schiena di Harry, e lui era già abbastanza confuso.
Aspettò fuori dal gruppo dei Serpeverde mentre Draco faceva alzare
Snape e lo portava via da lì, in un coro di proteste e addii.
"Tornerò," promise Draco oltre le sue spalle.
"Prendetemi da bere e riservatemi un ballo."
"Chi è che deve riservarti un ballo?" chiese Zabini.
Draco ammiccò. "Tutti, ovviamente. Chi altri, se no?"
Harry afferrò l'altro braccio di Snape ed uscirono dalla porta.
"Che balordo, quel Black," osservò ad alta voce Snape.
"Tale padrino, tale figlioccio."
Non fu una gran sorpresa che Snape fosse un tipo da ubriacatura
crudele.
"Non si preoccupi, signore," disse allegro Draco.
"Gli ricorderemo l'inno dei Puddlemore United per settimane, dopo stasera.
Vedrà, sarà divertente."
Snape si illuminò. Harry strinse i denti e spinse. Snape,
nonostante fosse sciupato come un avvoltoio denutrito, era alquanto pesante.
Harry la prese come una punizione divina. Hai baciato Ginny Weasley? Ti tocca
portare Snape sul groppone per l'eternità. O qualcosa del genere.
Erano quasi arrivati ai cancelli di Hogwarts quando Snape inciampò
e, nonostante i loro sforzi, cadde a terra.
Guardò Draco attraverso occhi neri e affilati.
"Questo... questo è bene che rimanga tra le mura della Casa
di Serpeverde," disse, pronunciando male le parole. "O verranno tolti
punti. Dimin-diminuisce il rispetto, vedere il proprio insegnate..."
Draco gli strinse gentilmente un braccio. "Non si preoccupi,
la rispetto ancora più di chiunque altro, professor Snape. A parte mio
padre," aggiunse. "Siete i miei modelli," aggiunse in tono di
incoraggiamento. "Riesce ad alzarsi, adesso?"
Qualcosa oscurò il viso a uncino di Snape. "Lucius
Malfoy," disse, con un che di velenoso che di solito riservava a Harry.
"Draco, tu non... non devi seguire l'esempio di tuo padre. Né il
mio." La sua bocca tornò alle solite linee acide.
Draco si inginocchiò e cercò di risollevarlo. "Ma io voglio,"
disse, con dolcezza. "Certo che voglio. Chi altro potrebbe rappresentare
un modello decente? Ci siete solo lei e mio padre."
La testa barcollante di Snape colpì la spalla di Draco, ma si
rialzò. "No," disse, con voce dura. "Puoi fare di meglio."
Poi guardò truce Harry attraverso i suoi capelli unticci, e fu distratto.
"Che cosa stai guardando, Potter? Cosa ci fai qui, soprattutto?"
"Mi creda, me lo chiedo anch'io," rispose Harry, e tornò
a stringere l'altro braccio di Snape.
Snape era praticamente inconscio quando arrivarono nei
sotterranei, e non riuscì nemmeno a mugugnare un ultimo insulto quando lo
lasciarono sul letto nella sua stanza. Era una camera spartana, e il letto era
l'unico mobile presente.
Harry e Draco rimasero a guardarlo.
"Hai intenzione di, ehm, spogliarlo?" chiese Harry con
apprensione.
"Uhm, no, non credo," disse Draco, ugualmente
terrorizzato dalla prospettiva. "Te l'ho detto, rispetto quest'uomo.
Vorrei rispettarlo anche domattina." Lanciò un'occhiata divertita a Harry.
"Potresti farlo tu,"
suggerì allegro. "Magari ti aiuterebbe per quella tua crisi."
"Sì," disse Harry, "infatti mi assicurerebbe di non
voler mai più guardare un altro essere umano."
"Si rimetterà," decise Draco. "Andiamo."
Tornarono a Hogsmeade al buio, e durante il tragitto Harry si rese
conto che era la prima volta che stava solo con Draco da quando avevano fatto
pace.
"Vorrei..." cominciò, quando Draco lo interruppe.
"Allora, Ginny Weasley?" disse. Harry realizzò,
sentendosi sprofondare, che avrebbe preso tutto alla leggera. "Una bella
soluzione dai capelli rossi alla tua crisi. Approvo assolutamente."
"Ginny," disse Harry, con cautela. "Lei è..."
"E' molto carina," s'intromise Draco. "Ma se non
fai sul serio..."
"E' ovvio che non faccio sul serio!"
"Beh, c'è sempre Morag. E... ah, vai molto d'accordo con
Terry Boot, o sba..."
Harry si girò di scatto verso Draco. "Draco, smettila!"
"Stavo solo riflettendo," disse Draco sulla difensiva.
"Si dà il caso che Ginny Weasley, secondo me, sia davvero un bel
bocconcino."
A quel punto comparvero Ron e Hermione, che stavano tornando a
Hogwarts. Draco guardò Ron timoroso, e sembrò pronto a usare Harry come scudo
umano.
Evidentemente nessuno dei due aveva sentito niente. "Harry,
torna insieme a noi," disse Hermione, un po' ansiosa.
"Già, forse dovresti," convenne Draco. "Saranno
rimasti solo i Serpeverde. Grazie di..."
"Non me ne sto andando,"
sbottò Harry. "Voglio parlare con Draco."
Draco pareva pronto a fuggire. "Possiamo parlare più tardi."
"Parleremo adesso," disse Harry.
"Beh..." Hermione sembrava incerta. Ron li fissò.
Draco agitò una mano. "Andate," disse, autoritario.
Harry restò sconvolto mentre se ne andavano.
Poi Draco iniziò a camminare rapidamente verso Hogsmeade.
"Cosa vuoi dirmi?" chiese, con una voce improvvisamente
naturale. Harry osservò la linea tesa della sua mascella.
"Devi smetterla di comportarti così," disse cupamente.
"Comportarmi come?" domandò Draco.
"Lo sai," scattò Harry.
Draco continuò a camminare e Harry provò un'ondata di rabbia
completamente ingiustificata, afferrò il braccio di Draco e lo voltò. Draco era
di fronte a lui, gli occhi sbarrati e freddi di furia improvvisa. Cercò di
tirar via il braccio ma Harry lo strinse forte, cercò di muoversi ma Harry lo bloccò,
quindi dette una spinta con l'altro braccio e Harry ricambiò la spinta. Ci fu
una breve lotta affannosa che durò un attimo.
"Sta' fermo e ascolta," gridò Harry.
"Cazzo, no! Non so di cosa parli," urlò Draco. "Non
sto..."
"Devi smetterla di mettermi alla prova!" gridò Harry.
"Devi smetterla di non fidarti di me!"
Draco si fermò e Harry invase il suo spazio, sollevandogli il
mento con la forza.
"Non mi guardi neanche più," continuò, più dolcemente.
"Sorridi e poi sposti lo sguardo, oppure ti dimentichi, mi guardi e poi ti
ricordi e distogli lo sguardo ancora più in fretta."
"Ti sto guardando, adesso," disse Draco con voce stanca.
"Non sei cambiato. Buono a sapersi. Smettila di parlare come un
matto."
"Non sto parlando come un matto," sbottò Harry.
"Sai di cosa parlo. Abbiamo litigato e abbiamo fatto pace da poco, e non
trovi un'ora libera in tutto il fine settimana? Prima la trovavi sempre."
Erano usciti dal sentiero, camminavano quasi alla cieca e
gridavano nel vento della notte. A Harry non fregava nulla.
Draco sollevò il mento. "Ho da fare, e il mondo non gira
intorno a te, Harry Potter, nonostante ciò che hai sempre pensato. Inoltre, il
litigio non è stato per colpa mia..."
"No!" gli urlò contro Harry. "La colpa è mia, ma ti
ho spiegato, e mi hai detto che era tutto a posto. Per cui perché non ti
comporti di conseguenza, Draco? Pensi che sia stupido? Fai finta che sia tutto
a posto e poi continui a mettermi alla prova. Una carezza accidentale con la
mano di notte, la tua mano sulle mie spalle, tutto quello stuzzicare su
Hermione, le chiacchiere sulla compagnia speciale e quel tuo giochino con la
mano sugli occhi. Te l'ho promesso! Perché non abbassi la guardia, tanto per
cambiare, e non ti fidi di
me!"
"Perché dovrei?" ringhiò Draco, lottando di nuovo per
liberarsi. "Perché dovrei, quando fai cose come baciare Ginny Weasley
mentre guardi... cosa pensi che
dovrei pensare? E' stato inquietante, cavolo! Come pensi che dovrei
comportarmi, se non so cosa fare?"
Harry si avvicinò a lui furiosamente, cercando di fargli capire.
"Neanch'io so cosa fare!" urlò. "Pensi che lo sappia? Come puoi
pensare che abbia la minima idea di cosa fare quando faccio errori tremendi
come..."
"Lasciami," disse Draco, la voce improvvisamente nitida
e molto secca. Harry si accorse, in modo dapprima confuso e poi d'un tratto
preciso, come se fosse l'unica cosa che importasse al mondo, che il viso di
Draco era molto vicino. I suoi occhi erano freddi ma così concentrati, solo e
soltanto su Harry, come un predatore in trappola. "Lasciami," ripeté
Draco in tono secco e squillante. "Hai promesso, quindi lasciami!"
Harry lo lasciò e Draco si allontanò di scatto, solo di un passo ma il più
rapidamente possibile, e si pulì la bocca col retro del pugno senza alcun motivo
apparente. Il suo petto si alzava e si abbassava con violenza.
"Scusa," disse Harry. "Te l'avevo promesso. Così ti
ho lasciato andare."
"Avrei dovuto picchiarti, cazzo" disse Draco
funestamente.
"Ma non l'hai fatto," sottolineò Harry. "Sapevi che
ti avrei lasciato quando me l'avessi chiesto. Quindi per quale motivo devo
spingerti al limite per sapere se ti fidi di me o no?" chiese.
"Perché non puoi semplicemente... fidarti sempre?"
"Ci sto provando!"
urlò Draco. Poi si calmò un po', e guardò per bene Harry. "Non è
facile," spiegò, di nuovo con quella nota leggermente intrappolata nella
voce. "Ognuno ha le sue priorità, non posso essere sicuro."
"E se lo fossi?"
Un angolo della bocca di Draco si curvò. "Vaffanculo, Potter.
Allora sono stupido." Fece una pausa. "Fantastica proposta, comunque.
‘Fidati di me perché non faccio che fare sbagli tremendi.'"
"E' così che si comporta la gente normale, Draco,"
spiegò Harry, e assunse un'aria superiore. "Capisco che per te sia
difficile."
Draco fece un tentativo poco convinto di colpirlo. "Posso
tornare alla mia festa adesso?" chiese, lamentandosi. "Fa freddo,
sai? Questa camicia è di seta. Se pensi che protegga dal vento, sei più stupido
di quanto avessi supposto in precedenza."
"Puoi fidarti di me?" chiese Harry.
Draco roteò gli occhi. "Mi fido, Harry. Non sai neanche
quanto," disse con voce annoiata, "Perché tu sei Harry Potter,
l'impavido e giusto salvatore del mondo magico. Chi mai può nutrire dubbi sulla
sua nobiltà e sincerità? Dovranno risponderne alla gente, e la gente li
guarderà con indignazione e ordinerà loro di andarsene, non prima di aver
esternato crudeli commenti personali."
"L'ho sempre saputo."
Draco riprese a camminare verso il sentiero. "Ma certo,"
disse. "E' per questo che abbiamo dovuto lottare gridando nel mezzo della
notte. Perché sei assolutamente sicuro di ogni cosa nel mondo."
"Le scenate sono uno dei nostri passatempi," disse
Harry, quando trovarono il sentiero.
"Preferirei mangiare un gelato," disse Draco.
"Potremmo fare quello?"
"Ok. Ti va bene domani?"
Draco si infilò le mani in tasca. "Va bene."
Erano quasi arrivati ai Tre Manici Di Scopa. Si vedevano luci e si
sentivano rumori terribilmente forti dall'interno. Draco tese l'orecchio e
inorridì immediatamente.
"Oh no, questa canzone," disse. "Forse non mi va di
entrare. No, credo che tornerò a scuola con te."
"Che canzone?" chiese Harry.
"Nessuna canzone," rispose in fretta Draco. "Che ne
pensi di quella scuola, Harry? Seguimi. Credo che ti piacerà, è a forma di
castello."
Il motivo era familiare. In realtà a Harry ricordava quella
canzoncina crudele che Draco si era inventato il quinto anno quando Ron aveva
avuto la sua imbarazzante avventura come Portiere. Per quanto ricordava, alla
fine gli si era rivoltata contro, quando Ron aveva fatto una parata fortunata.
Al motivo familiare si fusero delle parole quasi familiari.
Qualcosa di moderatamente osceno e che finiva con un ritornello trionfale di
‘Malfoy è il nostro re!'
"Ah, vedo che ti sei ricordato," disse Draco con voce
finto-allegra. "Sì, esatto, i miei amati compagni hanno cambiato la
canzone, sì la cantano per mettermi in imbarazzo ogni volta che si ubriacano,
sì sono oggetto di pubblico ludibrio. Perché tutti i miei piani astuti mi si
ritorcono contro come boomerang?"
"Penso sia nella natura del boomerang," rispose Harry.
"No," lo corresse Draco. "L'affidabile boomerang
del guerriero deve volare, ammazzare i nemici e tornare al sicuro nella sua
mano."
Harry alzò le spalle. "Magari devi migliorare nel lancio del
boomerang."
Draco aprì un poco la porta, e furono inondati da più luce e
rumore. "Sono migliorato," rispose, sogghignando. "Non l'hai
notato? E' solo che ho smesso di mirare a te e ai tuoi."
"Se la prende per un niente, ha paura delle onde
Sa imitare bene Vitius, al suo fare corrisponde
Così noi cantiam perché
Perché Draco è il nostro re!"
Pansy spalancò la porta, rossa in viso. "Draco," disse a
voce alta, euforica. "Stiamo cantando la tua canzone. Vieni!"
"Odio questa canzone," brontolò Draco. Si girò verso
Harry. "Dovrei raccogliere un po' di gente e tornare con te..."
Proprio allora uscirono Lavanda e Calì.
"Nah, torno con loro," disse Harry.
"Divertiti." Si fermò. "E' tutto a posto? Davvero?"
Draco fece per colpirlo, poi si bloccò, rise e lasciò cadere la
mano. Le luci del pub evidenziarono i suoi capelli e gli resero il viso
sfocato.
"Sì," disse, con voce sicura. Poi aggiunse,
"Buonanotte, Harry," e chiuse la porta.
Harry rimase lì fuori un momento, ignorando Calì e Lavanda che lo
chiamavano perché le accompagnasse. Era solo... lo sguardo feroce, quasi
selvaggiamente diffidente di Draco, e la stupida canzoncina crudele che si era
inventato, e quella malizia che non era cambiata, lo sapeva. Era qualcosa di
lui, il poter gridare cose truci nel vento della notte.
Per quanto fosse stupido, ne era certo.
Lo voglio.
Nota della Traduttrice: il "Lo voglio" finale è riferito
alla situazione, allo stare con Draco, a tutto il loro rapporto. Infatti
l'originale è "I want that",
e non "I want him". Ci tenevo a specificarlo :D
(*) Snape dice a Draco "You
can't take it with you". E' una citazione, e si riferisce all'opera del '38 "You
can't take it with you" (in Italia "L'eterna illusione"), in cui
questo modo di dire, riferito al denaro denota il fatto che esso non dà la
felicità.
Snape, ironicamente, riporta il titolo in quel contesto per far capire a Draco
che... i capelli curati non fanno la felicità :)