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Autore: Gaia Loire    09/05/2007    7 recensioni
Il ragazzo che ami scappa per arruolarsi in una guerra suicida e - quello che è peggio - si trova dalla parte sbagliata. Sopravvivere non è facile come avresti pensato se non riesci a dormire più di due ore per notte, soffocata dai rimorsi e da singhiozzi che ti muoiono in gola.
A volte prima bisogna toccare il fondo prima di risalire.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Pansy, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 4: Hide and Seek


Her face is a map of the world
Is a map of the world
You can see she's a beautiful girl
She’s A Beautiful Girl, KT Turnstall


Il diavolo è ottimista se crede di poter peggiorare gli uomini.
Chiamarla diavolo non gli pareva tanto eccessivo se pensava per più di un attimo all’effetto che gli faceva: l’incapacità di parlare e la sudorazione aumentata erano scherzi da bambini se paragonati all’assoluto stordimento che la sua presenza gli provocava ogni volta.
– Che ne dici, Harry, amico? – Ron fece una pausa tenendo il libro aperto davanti a sé – Nei suoi sogni la luna è più pigra, stasera: come una bella donna su guanciali profondi ––
Dean inarcò un sopracciglio – Perché non provi con qualcosa di più classico?
Seamus annuì – Sì, tipo… “Il tuo vestito starebbe benissimo sullo schienale del mio letto” –
– Oppure, se vuoi fare il romantico, “Avrai le gambe stanche, visto che hai attraversato la mia mente tutta la settimana” – aggiunse Dean compiaciuto del proprio ingegno.
Neville scoppiò a ridere, controllando tuttavia con la coda dell’occhio Ron per vedere quale sarebbe stato il contegno più auspicabile che dovesse tenere.
Vedendo che Ron non reagiva, continuando a carezzare il libro di Baudelaire stretto al petto, Seamus colse la palla al balzo – Ne vuoi una spinta? Senti qui “Non ti ha mai detto nessuno che la mia bacchetta è lunga diciotto pollici?” –
Improvvisamente un mugolio seccato interruppe le loro pacche vicendevoli sulle spalle – Siete veramente dei villani! – li aggredì Hermione.
– Andiamo, Mione – sbuffò Seamus alzando gli occhi al cielo – Stiamo solo scherzando –
– Ron si prende troppo sul serio – disse Dean solidale.
Sarebbe stato difficile essere seduti lì, fra Hermione e Ron, e riuscire a non ascoltare nemmeno una parola di quello che dicevano, ma Harry aveva le orecchie che ronzavano e sarebbe stato molto più arduo per lui sentire.
Lei, il diavolo.
La carnagione diafana del viso spruzzata da piccole efelidi che sembravano tracciare un disegno sulle sue guance, circondate da lunghi capelli di un caldo colore ramato che gli suggerivano quell’appellativo che mai quanto allora gli era parso appropriato.
Ogni sua parola, a chiunque fosse rivolta ed in qualunque tono pronunciata, era una stilettata al cuore di Harry per un motivo che nemmeno lui riusciva a definire. Anche vederla in quel momento, a ridere con Demelza per un qualche motivo assolutamente stupido, era troppo più di quanto lui potesse sopportare.
Ginny non gli aveva mai mostrato quel sorriso. Era quello il punto focale: la sua totale freddezza, la cortina di ghiaccio che scendeva sul suo sguardo ogni volta che i suoi occhi si posavano su quelli di lui per errore, perché era chiaro che i sentimenti che provava per lui non l’avrebbero mai indotta a farlo volontariamente.
Era odio puro e di questo Harry ne aveva un chiaro sentore, l’unica cosa che non riusciva a capire era perché.
Che il diavolo avesse potere di assumere una forma piacente lui lo sospettava ormai da un pezzo e l’aveva ipotizzato la prima volta che si era accorto quanto Ginny fosse bella. Non una bellezza volgare come quella di certe donne patinate che trovava in cima né una quieta sensualità celata sotto un visetto acqua e sapone: era qualcosa di più.
Un brillìo che si nascondeva dietro un’incredibile durezza, una lama di acciaio così infinitamente bella oltre lo scintillio che ne garantiva l’assicuratezza.
Un’arma a doppio taglio con cui lui sarebbe stato l’unico a ferirsi, e lei non avrebbe contemplato nemmeno per sbaglio l’idea di rinfoderare il coltello o perlomeno di smussare la lama che gli trafiggeva il petto inchiodandolo al muro senza respiro.
Che in precedenza fosse stata lei ad essere stata ferita era in realtà la cosa che più gli faceva male, con quella stessa lama che era il suo sorriso affilato l’aveva pugnalata noncurante prima di accorgersi che stava uccidendo anche se stesso.
Adesso era il turno di Ginny di colpirlo, sebbene a lui sembrasse che la sua morte stesse durando da tutta un’eternità.
– E questa? “Amo ogni muscolo nel tuo corpo, specialmente il mio” –
– Seamus Finnegan! – urlò Hermione oltraggiata.
Ginny posò il bicchiere sul tavolo e poi si voltò verso Seamus per vedere cosa stesse succedendo, ma nel mentre il suo sguardò si fermò su quello di Harry.
Lui, in quel breve segmento di tempo che separava l’impossibile dall’inevitabile, congelato in una realtà che lo stava soffocando, si chiese cosa sarebbe successo.
Avrebbe distolto lo sguardo o sarebbe stata restia a spostarlo, restando anche lei cristallizzata in una frazione di tempo che non apparteneva a nessuno dei due e contemporaneamente aveva lo stesso sapore di una pagina di storia inevitabile su cui non aveva mai osato poggiare lo sguardo?
Si fece tutte quelle domande e poi l’attimo era passato, rapido, duro come una condanna a morte ed invitante come la speranza di una salvezza che non gli sarebbe mai spettata di diritto.
Gli occhi di Ginny l’avevano attraversato da parte a parte come se non lo avesse visto realmente, infrangibile pietra nascosta nei morbidi lineamenti di una giovane donna.
Tutto quello che ho fatto
Harry si chiese cosa avrebbe fatto se lo sguardo di Ginny si fosse fermato sopra il suo. Avrebbe racimolato abbastanza coraggio per guardarla immobile, sopportando le sue ciglia nere stendersi sulla pelle chiara in quell’esempio di perfezione dettata dal filtro che offuscava i suoi occhi mostrandogliela come la più bella creatura dell’universo?
O si sarebbe limitato ad abbassare lo sguardo e nulla di poetico ci sarebbe stato nel suo gesto, dimostrando solo come quello di un codardo che aveva avuto paura di affrontare il dolore che aveva causato?
È stato farti del male.
Si preannunciava un’altra giornata di pioggia ma avrebbe dovuto sopportare lo stesso l’allenamento, volando da una parte all’altra del campo di Quidditch quando l’unica cosa che avrebbe voluto fare con la sua scopa era darsela in testa oppure usarla per impiccarsi all’albero più alto del giardino. Sapeva bene che neanche una tempesta avrebbe ostacolato l’inevitabile: un pomeriggio sotto la pioggia in cui, se fosse stato fortunato, avrebbe potuto rimediare un’influenza che l’avrebbe tenuto lontano dai compiti di pozioni per almeno una settimana.
L’avrebbe tenuto lontano anche da lei, ma nelle condizioni in cui era questo era un altro risultato ampiamente opinabile.
– La morte degli amanti –
Harry sobbalzò e guardò Ron cadendo dalle nuvole – Che cosa? –
– Certo che in questi giorni non ci sei proprio con la testa – disse quello scuotendo la testa – Parlo della poesia di Baudelaire. In una giornata piovosa come questa il mio umore è fondamentalmente malinconico, ed anche la mia Mandy è in sintonia con me: è vestita di blu!
Hermione alzò gli occhi al cielo mentre Harry girava la testa verso la ragazza in questione – Ronald, la divisa dei Ravenclaw è blu –
– Dettagli – la liquidò Ron con un gesto della mano fissando sognante il cielo oltre le vetrate della Sala Grande. Le nuvole, così tante da coprire completamente il cielo e dunque anche il sole, imprigionato da qualche parte oltre quella coltre fitta, stavano assumendo tonalità che vertevano da un violetto cupo al nero.
– Ron, ti vorrei ricordare che oggi pomeriggio abbiamo allenamento di Quidditch – disse Harry masticando le parole con fastidio, come se fosse per lui un impegno improcrastinabile e contemporaneamente sgradito come nulla al mondo.
The King sorrise – Bene, così Mandy potrà ammirare i miei fasci di muscoli guizzare nel cielo come nessuno ha mai fatto per lei –
– Fasci di muscoli? Quelli che hai al posto del cervello e che ti servono per produrre quel sorriso stupido, vero? – la voce di Ginny era tagliente come un rasoio, priva di qualunque traccia di ironia che una persona più accorta e meno incline ai litigi avrebbe saggiamente versato in quella frase.
– Che cosa vuoi? – chiese Ron belligerante, chiudendo il libro di Baudelaire mentre il rombo di un tuono faceva eco al suo scatto improvviso – Qualcuno per caso ti ha chiesto qualcosa? –
– Sì, l’ultimo neurone che ti rimane mi ha chiesto aiuto – Ginny alzò gli occhi al cielo, stringendo le labbra nella stessa smorfia che Harry le aveva visto fare la sera prima, sul loggione.
Era pazzesco. Ogni sua singola mossa gli dava un motivo per essere felice e mille per andare veramente ad impiccarsi con la scopa.
Ginny evitava di guardarlo ma di questo soltanto un cieco non se ne sarebbe accorto: decidendo una buona volta che cosa fare Harry scelse di prenderla in contropiede e fare una cosa che lei non si sarebbe mai aspettata: rivolgerle la parola – Dunque secondo te Ron non potrebbe dichiarare il suo amore ad una ragazza con una poesia piuttosto che usare le frasette squallide, senza offesa, ragazzi, che gli hanno suggerito Dean e Seamus? –
– Non è questo il punto – ogni volta che si arrabbiava le guance di Ginny si tingevano di una sfumatura di rosso che si sposava con i suoi capelli, e la punta delle sue orecchie diventava di un colore non meglio definito che si sarebbe potuto etichettare come magenta. Harry personalmente non ci trovava niente di attraente nel fucsia, ma addosso a lei cambiava ogni cosa.
Ron si voltò verso Harry e gli rivolse uno sguardo di gratitudine mentre Hermione alzava gli occhi al cielo con una forza tale che le sarebbero potuti rimanere incastrati – Siete proprio dei bambini – mormorò frai denti.
– Se non è questo il punto dimmi tu qual è – disse Harry guardando Ginny. L’intonazione delle sue parole era dolce e parlava lentamente ma senza l’aria di sufficienza che lei spesso gli riservava – A me sembra che invece Ron si stia comportando in modo più maturo di…qualcun altro – scoccò un’occhiata eloquente a Dean e Seamus che, invece di prendersela, si godevano quello spettacolo come se fosse la premiere di un successo dell’Operà.
– Maturo? Ti pare maturo correre dietro ad una ragazza soltanto perché ci sta? – chiese Ginny aggrottando le sopracciglia.
A differenza di Harry il suo tono non era affatto tranquillo ma ribolliva di rabbia e nei suoi occhi si poteva leggere una tacita accusa, ma pochi l’avrebbero effettivamente letta. Harry la colse quasi per sbaglio, scovandola fra le pagliuzze azzurre e l’iride nera quanto il cielo sopra Hogwarts.
Cho.
Naturalmente a parere di Ginny lui per Cho si meritava l’ergastolo.
Ron socchiuse gli occhi infastidito, il libro di Baudelaire abbandonato sul tavolo – Stiamo parlando di ragazze che ci stanno? No, perché in quel caso allora anche io avrei un appunto da fare –
– Che cosa stai insinuando, Ron Weasley? –
Soltanto Harry si accorse che il casus belli, Mandy Brocklehurst, stava abbandondando la Sala Grande proprio in quel momento ben vicina a Terry Steeval, ma non disse niente per puro spirito di sopravvivenza.
– Io non insinuo proprio niente, – disse Ron guardando la sorella con un astio tipicamente fraterno – Faccio soltanto affermazioni precise –
Ginny si alzò in piedi di scatto mentre la sua rabbia esplodeva, conferendo al suo volto una furia che la rendeva più bella, selvaggia. Sembrò quasi che anche i suoi capelli avessero acquistato delle onde che si scuotevano quando la sua testa faceva bruschi movimenti per accentuare o condannare un concetto.
Era così bella da spezzargli il fiato.
– Vedo che è inutile ragionare con te – disse, parlando in fretta come tutte le volte in cui era arrabbiata – Sei diventato così arrogante che mi meraviglio che nessuno ti abbia ancora punto con un ago per vedere che rumore farai quando ti sgonfierai –
Se non aggiunse nient’altro prima di andarsene fu soltanto per orgoglio e per la paura di perdere tutta la sua dignità con una frase infantile che le sarebbe di certo scappata di bocca.
Non era ancora diventata una statua.
Tutto quello che ho fatto è stato farti del male.
Naturalmente le migliori intenzioni portano sempre alle peggiori conseguenze.

***

And I don't have fond desires
And I don't have happy hours
I don't have anything
Since I Don’t Have You, Guns N’ Roses


Ad occhio e croce Nymphadora Tonks era morta da quattro giorni.
Loro erano lontani da cinque quindi quello che potevano immaginare era probabilmente anche quello che era successo veramente.
La testa era stata tranciata di netto ma rivoltandola dalla parte del collo si sarebbe potuto vedere esattamente ciò che Draco e Blaise sapevano che ci sarebbe stato: l’osso del collo spezzato barbaramente che aveva perso il suo colore opalino per diventare completamente rosso, l’esofago smembrato e macchie di pus e di muscoli (in realtà i muscoli non producono macchie ma quello che vedevano era talmente schifoso da non poter essere definito in nessun altro modo).
Era stata una morte rapida ma incredibilmente dolorsa: quindici secondi prima dell’incoscienza ed altri quarantacinque prima del trapasso, un minuto nella più terribile delle agonie.
Dal viso, contorto in un’orribile smorfia che si riusciva a scorgere solamente dopo aver raschiato via il sangue rappreso che cristallizzava i suoi lineamenti in una massa confusa, non si poteva capire se prima di essere uccisa fosse stata torturata o meno: quello che era certo è che la morte era stata causata da una lama ben affilata e che era bastato un solo colpo.
Il motivo per cui Nymphadora non fosse stata graziata, sempre che così si potesse dire, da una maledizione senza perdono era stato probabilmente un atto di crudeltà viscerale, unito a qualcosa che ai due ragazzi fece ancora più paura: un monito.
Un monito per chiunque altro avesse deciso irrazionalmente di venire a salvarli e forse anche per loro, perché sapessero che cosa li aspettava se avessero deciso che volevano essere salvati.
Traditrice del suo sangue.
Draco se lo ripetè mentre vomitava e Blaise con il suo stomaco di ferro gli teneva la fronte e i capelli mentre lui rigettava anche l’anima appoggiato ad un albero.
La testa era stata coperta da un ammasso di foglie secche e puzzava di morte, di dolore e di stantio, tutti odori perfettamente naturali che nei cinque giorni precedenti anche loro avevano imparato a conoscere bene.
Se lo meritava, se lo meritava, sporca traditrice – hai visto che cosa succede a quelli come lei? Eh, hai visto? Non vuoi fare la stessa fine, no?
Il suo braccio bruciava ed ogni volta che pensava a sua cugina il dolore era ancora più lancinante. (cugina di cosa se poi in realtà non l’aveva neanche mai conosciuta ma soltanto vista in fotografia ed oggettivamente assomigliava troppo a sua madre per non riconoscerla)
Blaise aveva azzardato delle ipotesi mentre si erano fermati davanti a quella testa, a vagliare che cosa poter fare di lei mentre Draco non aspettava altro che il permesso, non sapeva bene di chi, per poterla ricoprire con le foglie secche un’altra volta e far finta che non fosse successo niente e che ogni volta che si girava non vedesse sangue e fasci di nervi scorticati che sapeva benissimo essere i suoi.
Probabilmente Tonks era una specie di avanscoperta, inviata dai suoi compagni per vedere che cosa avrebbe potuto trovare oppure era andata nel bosco semplicemente alla cieca, da sola, senza nessuno che le coprisse le spalle e potesse trovare la sua testa abbandonata su un giaciglio di foglie morte.
Che cosa ne fosse stato del suo corpo, quello Draco e Blaise preferivano non immaginarlo neanche, così come scelsero di non immaginare né i pianti né le urla disperate che la giovane donna doveva aver emesso quando…
Non pensarci, è solo una traditrice del suo sangue.
– Blaise, dobbiamo andarcene in fretta – disse – Non possiamo stare qui un minuto di più, sono sulle nostre tracce –
– Temo che non abbiano bisogno di stare sulle nostre tracce per ucciderci quando preferiscono – rispose Blaise, alzando gli occhi carichi di una luce di nuova compresione. I capelli neri cadevano sulla sua fronte in ciocche disordinate ed impastate di sporco, cadaveri di moscerini in quel groviglio scuro che usava tenere liscio e pettinato.
Ma perlomeno lui la testa ce l’aveva ancora sulle spalle nel senso più letterale del termine.
Draco si alzò in piedi senza guardare Nymphadora appoggiata su una pietra che li guardava attraverso le palpebre socchiuse – Blaise, ti prego, andiamo –
– Naturalmente –
Il movimento con cui il ragazzo si alzò dal masso dov’era seduto, di fronte alla testa completamente immobile che sembrava fuori posto in uno scenario del genere, così comodamente adagiata su una superificie come se la pietra fosse la sua proprietaria, fu incredibilmente fluido – Cosa facciamo di tua cugina? –
– La portiamo con noi –
Blaise lo guardò con una muta domanda negli occhi.
– Scordatelo – Draco scosse la testa – Non possiamo seppellirla, ci metteremmo troppo tempo, e se la coprissimo con le foglie secche Dio solo sa cosa potrebbe succederle –
– Draco, i vermi la mangerebbero comunque, anche nelle più bella delle bare –
– Sì, ma non potrebbero mai avere le sue ceneri –
Il broncio che Draco stava tenendo aveva un qualcosa di adorabilmente infantile, fuori luogo e inadeguato quando l’aria che entrava nei suoi polmoni era impregnata di morte e di sangue. Blaise sentì la mano che gli stritolava il cuore accentuare la sua presa ed il suo respiro si fece più regolare, intenerito dal ragazzo che aveva di fronte a sé e dal suo irrazionale rifiuto della morte.
Era così difficile a volte ricordarsi che avevano solo sedici anni.
Quando parlò, Blaise lo fece con una voce dolce e carezzevole, guardando la testa con una tenerezza che mal si intonava al suo viso aggrottato – Gli uomini muoiono e i vermi li mangiano, ma mai per amore
– Che cosa? –
– L’ha detto un babbano – rispose Blaise con scioltezza, alzandosi in piedi. Si sfilò il mantello e ci avvolse la testa – Un poeta, sai, quella gentaglia –
– E cosa significa? –
Blaise scosse il capo – Se lo sapessi non sarei ancora qui, andiamo –
Anche Draco si alzò in piedi e quando lo fece il dolore che provava nel braccio si estese a tutto il corpo, propagandosi con la stessa velocità di un fulmine e con un’intensità dolorosa. Strinse le labbra per non urlare, accecato da quel senso soffuso di malessere che l’aveva fatto vomitare prima e gli impediva costantemente di respirare, come se una mano gelida e contemporaneamente rovente gli stringesse il braccio e non avesse la minima intenzione di lasciarlo andare.
Blaise aveva avuto la decenza di coprire la testa di Nymphadora quando l’aveva avvolsa, tuttavia questo non era bastato ad eliminare anche l’odore greve di cui era impregata.
I sensi già alterati di Draco risentirono anche di questo: oltre alle scariche di dolore al braccio che si facevano sempre più frequenti, un vago torpore, ora che la forza dell’adernalina era scemata, iniziava ad invadergli il corpo.
Da quanto tempo non dormiva? Avevano riposato nella baracca e si erano fermati quando lui era inciampato, ma era sicuro che un vero sonno risalisse soltanto a…dov’erano prima.
Un secondo conato di vomito lo scosse a quel pensiero e si sentì bruciare la gola, non con una fiammata intensa ma piuttosto un raschiare che gli grattavva le corde vocali.
Dobbiamo uscire di qui, pensò.
Se prima avevano avuto dei sospetti che la foresta che stavano attraversando fosse stregata adesso ne avevano la certezza, avevano girato in tondo tutta la notte senza scorgere le familiari fiaccole che avrebbero dovuto indicar loro il cancello di Hogwarts.
L’Incanto Quattro Punti tuttavia era ancora attivo, dunque o Blaise si era sbagliato riguardo il tempo di percorrenza oppure stavano andando alla cieca, e delle due la prima era sicuramente la preferibile per Draco.
Che quel bosco dovesse dopo sfociare nella Foresta Proibita l’avevano dato per scontato all’inizio, ma se non fosse stato così non avrebbero saputo che pesci pigliare e senza la più piccola speranza non avrebbero mai intrapreso quella fuga, cosa che invece erano felici di aver fatto.
Quando nella lettera di Bellatrix erano pervenute le coordinate per il loro incontro, tutti gli Sltyherin del settimo e del sesto anno erano stati entusiasti: la loro occasione di riscatto, l’opportunità per porre fine a quella sequela di ingiustizie a cui erano stati sottoposti da quando la rinascita di Voldemort era stata annunciata.
Piccoli assassini, infami torturatori di famiglie e stupratori di babbani.
Così erano stati dipiniti, ed addirittura i ragazzini del primo anno venivano sorpresi in agguati poco politically correct che sicuramente avevano dietro la mente dei buoni. Nessuno, neanche i brillanti Ravenclaw che si vantavano della loro intelligenza o gli Hufflepuff, i caritatevoli per antonomasia, avevano pensato alla realtà delle cose: erano ragazzi, non assassini.
Quando però Bellatrix aveva fornito quell’occasione su un piatto d’argento loro l’avevano colta al volo, sarebbe stato imperdonabile perdere l’opportunità di una ragione per cui essere condannati.
Draco non vedeva Bellatrix dall’estate precedente quando lei era fuggita da Azkaban e l’aveva trovata esattamente come la ricordava: una grottesca parodia di una bambina troppo cresciuta con un barlume di pazzia negli occhi che accendeva il suo sorriso di una luce cattiva.
Naturalmente lei era bellissima, ma di questo tutti se ne accorgevano dopo.
Gli era stata data la facoltà di scegliere a chi fosse dovuta la sua realtà o forse si erano divertiti a fargli credere di avere quella possibilità, ma l’animosità che l’aveva infiammato portandolo ad abbracciare gli ideali che sua zia gli offriva e che si sposavano con tutto quello che aveva sempre pensato era scaturita dal suo cuore e non da idee che gli erano state imposte da qualcun altro.
Soltanto una cosa avrebbe potuto frenarlo.
Lei.
Aveva fatto tutto il possibile per nasconderle l’esistenza di quella lettera e quando aveva fallito perlomeno ne aveva preservato il contenuto. Aveva visto srotolarsi davanti ai suoi occhi una biforcazione ed aveva scelto la strada più difficile, consapevole che lei non avrebbe potuto accompagnarlo.
Cerca di capire, lo faccio per difenderti.
Questo però non gliel’aveva detto perché l’avrebbe fatta soffrire: preferiva essere odiato che essere pianto. Il ruolo di eroe lo lasciava a gente come Potter.
– Credo di vedere le luci – disse Blaise.
Draco capì subito che con le luci intendeva le fiaccole di Hogwarts ed accellerò nonostante il dolore al braccio si facesse sempre più intollerabile. C’era qualcosa che non quadrava ma non aveva i sensi abbastanza pronti per riuscire ad identificare cosa fosse: i fuochi erano nella direzione indicata dal raggio di luce che sembrava squarciare tutti gli ostacoli che si ponevano fra loro e l’obbiettivo e si scorgeva soltanto un bagliore indefinito nel punto dove, a detta di Blaise, si sarebbero dovute trovare le fiaccole.
Quando si erano inoltrati nella Foresta Proibita?
Nel momento in cui sbucarono nella radura illuminata Draco capì subito di cosa si trattasse: non erano le fiaccole che segnalavano l’accesso ad Hogwarts bensì delle lingue di fiamme azzurre sospese per aria sopra quella che aveva tutta l’aria di essere una palude.
Fuochi fatui.
La migliore garanzia della presenza di cadaveri nelle vicinanze.
Blaise arretrò improvvisamente e la testa quasi sfuggì dalla sua presa, allora lui strinse con più foga il fagotto arrotolato nel mantello contro il suo fianco.
Naturalmente quei fuochi avevano una loro spiegazione che non aveva niente a che fare con la magia, di nessun tipo: tenui luminosità dovute ai gas prodotti dalla decomposizione di materiale biologico. Generati dal metano, uno dei gas prodotti dalla putrefazione, e da fosfina andata a fuoco, che a sua volta incendiava anche il metano.
Questo però non spiegava perché fossero freddi.
Draco invece sapeva che tutte quelle spiegazioni razionali erano soltanto favole per babbani, così come lo erano, d’altra parte, le stupide superstizioni alla stregua dei corni di corallo che le comari appendevano al collo per scongiurare il malocchio.
La bacchetta tuttavia segnalava che la strada proseguiva attraversando quella palude e né Draco né Blaise avrebbero potuto permettersi di cercare un’altra strada attraverso il folto: il Signore Oscuro aveva provato a chiamarli due volte attraverso il Marchio e sicuramente anche qualcun altro li stava cercando.
– Ti ricordi di essere passati per di qua? –
– Ricordo la palude ma non i fuochi fatui –
Draco non aggiunse altro muovendosi cautamente in avanti, tutto il suo corpo teso pronto a scattare via al minimo accenno di pericolo. Non era l’unica volta che vedeva fuochi fatui ma era sicuramente la prima che si azzardava ad avvicinarsi così tanto.
Più si avvicinava, seguito da Blaise, più i contorni dei fuochi sembravano perdere nitidezza: se da lontano li aveva chiaramente identificati con fiammelle azzurre adesso erano qualcosa di più indefinito: bagliori elettrici che sembravano espandersi mano a mano che Draco cercava di raggiungerli, fino ad essere un unico, gigantesco fuoco fatuo che inondava la palude della sua fredda luce abbagliante.
“Forse dovremo cercare un’altra strada”.
Improvvisamente un bagliore nero alla sua destra lo fece girare di scatto, ritrovandosi a fissare lo sguardo nel nucleo di un fuoco fatuo che non sapeva di avere così vicino. Stralci di riflessi che parevano illusioni ben congeniate fluttuavano attorno a lui, in quella bianca luminescenza
Bianco che respingeva tutti i colori mentre la notte nera che li circondava come un fantasma spaventato dalla luce li assorbiva come buchi neri nello spazio, fagocitando ogni cosa prima di rigettarla invischiata nelle pece della loro paura.
Draco vide il bagliore di nuovo ma questa volta era alla sua destra, girò la testa oltre l’illusione di un’oasi verdeggiante al centro del fuoco e vide l’ultima cosa che si sarebbe mai aspettato.
Non ebbe alcun problema a riconoscerla anche perché era esattamente come l’aveva vista l’ultima volta, forse anche più bella. I lunghi capelli neri scivolavano sulle sue spalle ed i suoi occhi lo guardavano con un’intensità quasi dolorosa mentre tendeva una mano verso di lui.
Perché mai era scappato da lei?
Vuoi ridurti come tuo padre?
Per salvarla, ecco perché l’aveva fatto, per serbarle una vita migliore della sua in cui nessuno l’avrebbe condannata per il cognome di suo padre.
Sai che cosa stai facendo?
Improvvisamente il suo viso era tutto intorno a lui, dimentico di Blaise. Ovunque si girasse poteva vederla sorridergli ed i suoi occhi verde scuro spalancarsi in una muta gioia. La gioia che gli avrebbe procurato il vederlo tornare.
Lo sai che stai andando verso il suicidio?
La sua risata argentina gli risuonò nelle orecchie da tutte le parti mentre un tiepido calore che si stava diffondendo nelle membra sostituiva l’ardere del braccio che aveva ormai macchiato la grezza fasciatura di sangue.
Draco avanzò di un passo ciecamente verso il rilfesso di Pansy prima di rendersi conto che lei lo stava circondando, avvicinandoglisi e sfuggendogli.
Vuoi lasciarmi indietro?
Sopportare il suo dolore era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto, un arduo tormento vederla soffrire per causa sua. Un giorno gli sarebbe stata grata per tutto questo ma quel giorno non era ancora arrivato e lui non era l’eroe che cercava di essere. Non veramente.
Avanzò tentoni fino a che la terra sotto i suoi piedi non mancò improvvisamente.
Il cuore gli saltò in gola e si preparò a qualcosa di terribile quando due mani forti lo tirarono indietro.
– Evidentemente non ti ho insegnato nulla – ringhiò la voce rabbiosa di Severus Snape.

***

I have to turn my head until my darkness goes
I see a line of cars and they're all painted black
With flowers and my love both never to come back
Paint It Black, Rolling Stones


Fra i Ravenclaw Lisa Turpin se ne accorse per prima perché sapeva dove cercare.
Non sapeva cosa, ma il problema fu risolto quando, a metà pranzo, la testa di Cormac McLaggen si trasformò in quella di un leone provocando una serie di grida spaventate al tavolo di Gryffindor.
– Era soltanto questione di tempo – disse Anthony Goldstein.
– Che qualcuno attentasse alla vita di Cormac McLaggen? – chiese Michael Corner servendosi un’altra porzione di patate al rosmarino.
Su Li, una ragazza del loro anno con dei bellissimi occhi a mandorla alzò le spalle – Non è mai stato simpatico a chiunque. E’ naturale che sarebbe successo.
– Si dice nessuno, Su, non chiunque – la corresse Anthony con un sorriso.
– Che cosa? – chiese Mandy che stava accarezzando i capelli di Terry Steeval.
– McLaggen – disse Lisa indicando con un cenno del capo il ragazzo correre via dalla Sala Grande fra un coro di risa e ululati.
Mandy aggrottò le sopracciglia – Che cos’ha di strano?
Nell’esatto momento in cui Cormac era uscito Pansy Parkinson fece la sua comparsa nella sala con una Daphne Greengrass estramemente divertita al suo fianco – Chiunque sia stato – stava sussurrando alla sua compagnia – E’ un genio –
– Già – disse Pansy nascondendo a stento il compiacimento – Dovremmo fargli i complimenti –
Entrambe sfilarono per tutta la lunghezza del tavolo di Gryffindor catturando diverse occhiate sospettose.
– Ci scommetterei qualunque cosa che è stato uno di loro – disse Dean Thomas.
– Incivile – aggiunse Ron Weasley, che tuttavia era estremamente soddisfatto per l’umiliazione che era toccata al ragazzo.
Hermione Granger stava scuotendo la testa senza paura di mostrare il suo disappunto mentre Ginny Weasley non riusciva a smettere di ridere – era matematicamente più forte di lei non divertirsi per qualcosa del genere.
Lisa Turpin sospirò rumorosamente – Venti punti in meno a Gryffindor – fu un sussurro che soltanto Anthony Goldstein percepì, e soltanto lui notò i granelli di sabbia rossa risalire lungo la piccola clessidra segna punti.
– Ti sei limitata, vedo – apostrofò verso Lisa.
– Si sono già fatti giustizia da soli –
Entrambi non avevano dubbi sull’autrice del misfatto e Lisa dovette ammettere a se stessa che aveva avuto paura che la vendetta di Pansy fosse ben peggiore: Cormac se l’era cavata con poco, sebbene Madama Chips ci avrebbe messo probabilmente più tempo a rimuovere il sortilegio di quanto sarebbe bastato a McLaggen per uscirne con la reputazione intatta.
Padma Patil picchiettò il dito sul mento – Oggi non era proprio la giornata più adatta per Cormac –
– Perché? – chiese Su Li curiosa.
– Lui e Lavender festeggiano il mese –
Come se ce ne importasse qualcosa, pensò Lisa alzando gli occhi al cielo. Si aggiustò la cravatta blu e nera che si stava allentando e gettò un’occhiata al tavolo di Slyhterin, dove tutti i ragazzi si stavano guardando a vicenda cercando la persona a cui erigere una statua.
Dalle occhiate i sospetti parvero congelarsi su un assolutamente ignaro – e innocente – Stephen Rosier, quarto o quinto anno, e un coro di festose ovazioni gli rese un immeritato onore.
Il sorriso di Pansy si allargò in modo discreto mentre partecipava a quel coro.
– Sembra che abbiano già individuato il colpevole – commento Michael che aveva seguito la direzione dello sguardo di Lisa.
– I Gryffindor avranno qualcuno su cui rifarsi – disse Anthony.
Lisa si girò verso Padma ma lei si era già alzata e stava trotterellando dalla sorella che non aveva affatto bisogno del suo suggerimento: i Gryffindor più grandi stavano già guardando Stephen Rosier con un’occhiata che potendo l’avrebbe già fulminato.
– Ti aspettavi qualcosa di meglio anche tu?
Lisa guardò Anthony – Come, scusa? –
– Sì, mi è sembrato che mancasse un po’ di fantasia – rispose lui con scioltezza – Pensavo che avrebbe escogitato qualcosa di meglio –
– Sai, non penso che sia finita qui – disse Lisa – Michael, mi passi le patate?
– Certo –
Il vassoio fluttuò nell’aria davanti alla ragazza.
– Così avrei potuto farlo anche io – sbuffò Lisa mentre Michael sghignazzava divertito per la sua trovata.
Il rombo di un tuono particolarmente forte allertò la maggior parte degli studenti e una patata che Lisa stava trasportando con altre su un cucchiaio fino al suo piatto cadde sulla tovaglia, imbrattandola. Sembrava che gli agenti atmosferici si stessero dando guerra furiosamente riversando sulle pareti della scuola tutta la loro ira, ma Lisa non si scompose: lei era dentro la scuola, non fuori.
Naturalmente rimase un tantino perplessa quando vide della grandine – e la grandine a fine ottobre era qualcosa che non aveva mai visto in sei anni di permanenza ad Hogwarts – ma non si fece troppe domande.
Capì che avrebbe dovuto farsele soltanto quando Blaise Zabini entrò bagnato fradicio in Sala Grande.
Il cuore di Pansy Parkinson mancò un battito.




***


Vi sono infinitamente riconoscente per le fantastiche recensioni che mi avete scritto: mi avete stampato un bel sorriso sul volto con i vostri adorabili complimenti.
Grazie anche a tutte le persone che hanno letto e basta, spero di aver strappato un sorriso anche a loro. Non fraintendetemi, la povera Tonks è un bel personaggio e tutto il resto, ma dovevo farlo, ecco (e poi non le ho MAI perdonato la storia con Remus). E soprattutto grazie alla mia adorabile nuova beta, JiuJiu91 :)
La citazione in corsivo pronunciata da Blaise nella foresta è di William Shakespeare :)

Kathy: Guarda, io per prima mi credevo incapace di scrivere in vita mia una Harry/Ginny e sono rimasta sconvolta di esserci riuscita, sebbene sono ben lontana dai livelli di bravura che tu mi attribuisci ;) La testa, la testa…hai avuto la risposta in questo capitolo come puoi vedere, o almeno la presunta tale. Sono felice che anche se la coppia principale non ti piaccia tu legga comunque questa storia!
BellaTwy: Fidati quando ti dico che in realtà ti ha sconvolta come ha sconvolta me. Finalmente ho trovato un’introduzione che mi piace e non penso di cambiarla più, visto le innumerevoli che ho passato.
Sieny: In realtà penso anche io che siano scontate ma l’impressione che voglio dare è proprio questa: quella di una ragazza che si ribella al suo destino ma finisce per cadere sotto il suo giogo per amore. Il paragrafo che hai citato è uno di quelli che mi piace di più. E’ vero, Pansy è molto più forte di Ginny o almeno così sembra: l’orgoglio che la caratterizza non ha niente di infantile, non lo spirito di rivalsa che invece domina il sentimento della prima.
Ixina: Ricordo Simple and Clean anche io ma devo ammettere che non mi manca neanche un po’: preferisco affrontare coppie come Draco/Pansy che, almeno a mio parere, hanno molti più fondamenti, molte più possibilità di essere fattibili che Draco/Ginny, che sono forse più focosi e passioni ma meno credibili. Poi questa è solo una mia opinione, visto che ultimamente sono le seconde ad andare per la maggiore!
Babi89: Scriverò anche in fretta ma raramente il risultato mi soddisfa pienamente, per quante volte io possa riscrivere un capitolo e studiare ogni parola. La testa…devo ammettere che hai centrato il punto, la testa è di uno dei “buoni” (o meglio era, visto che la testa adesso non fa più parte del corpo). Grazie mille per i complimenti, non li merito per niente!
Angel: Se ci è riuscito o meno l’hai potuto vedere adesso, una valanga di ringraziamenti per gli elogi, mi hanno fatto arrossire come una scema davanti al computer ;) Dici davvero riguardo alla violenza? Ho avuto l’impressione di essere stata un po’ cruda, sebbene abbia fatto di peggio ._.
Lilli: Uau, addirittura senza parole? Beh, la prossima volta recensisci senza indugio anche se sei diventata proprio muta :P
TifaLockheart: Chi si rivede? Grazie per i complimenti riguardo la storia, sei gentilissima come al solito. Gli errori di battitura ci sono e ne sono ben consapevole, sebbene confido che in questo capitolo le cose siano cambiate! La scena del loggione a me invece non piace molto com’è venuta sebbene l’abbia scritta e riscritta diverse volte, facendo un taglio qua e un’aggiustatina là…Lisa mi pare sia comparsa soltanto nominalmente, io l’ho trovata su Lexicon.
Franceskina: Grazie, sono felice che la nuova parte ti sia piaciuta ;) Poveri Draco e Pansy sì, sto iniziando a chiedermi anche io (che ho la storia già in mente per la maggior parte) se saranno prima o poi felici insieme…bah, speriamo! La testa, la testa… :P
JiuJiu91: A provare l'odio sviscerato per Harry e Ginny allora siamo in due, e ti dirò di più, in realtà non li sopporto nemmeno come coppia (Harry per me è accettabile solo quando sta con Draco e si comporta bene, altrimetni non lo posso vedere neanche in fotografia, ma visto che Draco e Pansy per me hanno una sorta di predestinazione, quale altra coppia predestinata per eccellenza avrebbe potuto far loro compagnia meglio di Harry e Ginny? Purtroppo cerco di trattenermi moltissimo nelle parti violenze perchè sono sempre stata dell'opinione che la violenza ci sta bene (L) smack!
Geri87: Grazie dei complimenti, sono felice che Ginny ti abbia dato quell'impressione perchè il mio scopo era esattamente quello di renderla così, debole, forte e contraddittoria.


  
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