LA NOTTE
È una notte senza stelle quella che scende sull’accampamento dell’Alleanza. È una notte di ansia per le sentinelle, è una notte di fatica per i medici e di sofferenza per i pazienti, nelle infermerie dove nessuno dorme veramente.
È una notte di sogni per il resto dei soldati, e i sogni aleggiano nel buio, ci toccano come fantasmi o come un profumo sconosciuto e poi si dileguano: sogni di mostri, sogni di prati assolati, sogni di amici e parenti lontani.
Ma nella notte che avvolge l’accampamento una tenda è sveglia: sentiamo ansimi e gemiti attraverso il tessuto pesante. Sono attutiti, ma li sentiamo. Entriamo. Una lampada ad olio disegna i contorni tremolanti di due giovani, disegna le loro mani che si stringono, le labbra che si cercano, i corpi che si muovono ritmicamente. Si scambiano dichiarazioni e promesse che non possiamo sentire.
Domani loro scopriranno quanto è facile uccidere i propri cari e quanto è difficile vederli andarsene una seconda volta. Domani uno dei due morirà. Forse lo sanno, forse lo temono, forse lo negano. Ma domani è domani, e non è saggio parlarne ora. Perché questa non è solo una notte di ansie e dolori, questa è anche una notte di speranza, di amore e di vita.
Lasciamoli allora a scambiarsi segreti che solo la notte conosce. Siamo stati qui anche troppo. E mentre usciamo sorridiamo, e il nostro è un sorriso amaro. Ma è un sorriso.
Primo (e credo ultimo) esperimento col narratore onnisciente.