Buon pomeriggio!
Capitolo nuovo per voi, e puntuale addirittura! Visto che sono stata brava? :D
Bene,
bando alle ciance! In questo capitolo per i due protagonisti c’è un passo
importante… forse avete già capito quale XD e volevo avvertirvi sul fatto che
io non sono una cima a descrivere determinate situazioni, non le scrivo quasi
mai. Credo di non aver fatto troppo schifo, però, e di essere rientrata nel
rating della storia, che è arancione… se c’è qualche problema però fatemelo
sapere, come vi chiedo ogni volta d’altronde :)
*inizio
momento ringraziamenti*
Vi ringrazio
per le recensioni che mi avete lasciato (grazieeeeee :D) e ringrazio anche chi
legge soltanto! State aumentando ancora, e la cosa mi rende molto contenta! Vi ringrazio
tanto *-*
*fine
momento ringraziamenti*
Dopo essermi
smerdata un po’ qui sopra, vi lascio leggere in pace! Buona lettura, e alla
prossima! :*
P.S: la
mia cara amica cessa Meredhit mi ha praticamente promesso il linciaggio se non
aggiornavo presto… diciamo che quindi il merito se ho aggiornato oggi è anche suo
XD il capitolo è dedicato a te, cessa, sei contenta? :3
Capitolo undici – Non sono mai stata più
felice di così!
30/07/2010
«No,
non se ne parla!» urlo, e scappo via dalla sua presa da piovra assatanata.
Ma che
gli è saltato in mente?! Io davvero non so come gli è venuto questo lampo di
genio… è pazzo, oppure ha fumato qualcosa, non c’è altra spiegazione.
«E dai,
Bella! È divertente, perché fai tutte queste storie?» mi domanda Edward,
guardandomi divertito mentre cerca di acciuffarmi di nuovo.
«Edward,
non provarci ancora oppure ti prendo a schiaffi, hai capito?» esclamo, e
intanto cammino all’indietro, fino a quando non sento la mia schiena che si
schianta contro la parete di legno.
Merda!
Edward
adesso ha un espressione vittoriosa stampata in faccia, e mi si avvicina in
maniera a dir poco minacciosa. «Dov’è che scappi, adesso? Sei in trappola,
tesoro mio!»
«Non
sono mica un topo, che sono in trappola.» gli faccio notare, incrociando le
braccia al petto.
«Oh sì
che lo sei! Un piccolo e carino topolino indifeso…»
Mi
viene da ridere: se io sono un topolino, lui è… «E tu saresti il gatto che dà
la caccia al topo?»
Sorride,
divertito almeno quanto me, e avanza di qualche altro passo, annuendo.
«Esatto.»
Rido,
chiudendo gli occhi e alzando la testa, e mentre lo faccio un tuono forte mi fa
sobbalzare sul posto. Non è il primo che sento oggi, però è senza dubbio il più
rumoroso: non preannuncia niente di buono.
Per
tutta la giornata abbiamo avuto un cielo coperto da nuvole grigie e minacciose,
che annunciavano soltanto una cosa: ‘tempesta in arrivo’. Però la presunta
tempesta ci aveva dato tregua fino all’ora di cena: mentre noi mangiavamo,
infatti, aveva improvvisamente cominciato a piovere e dopo due ore sembrava non
voler proprio smettere.
Cominciavano
ad arrivare anche i tuoni adesso, quindi le cose iniziavano ad essere davvero serie,
ma serie sul serio. Insomma, se non si è capito è un temporale serio!
Sbuffo,
maledicendo il tempaccio che ha impedito a me e a Edward di trascorrere la
serata in giro per il campo, e abbasso lo sguardo. Facendo così, mi ritrovo il
viso del mio ragazzo – il mio ragazzo!
– a pochissima distanza dal mio.
Devo
ancora capire come cavolo fa a muoversi e a camminare senza fare nessun rumore,
è una cosa incredibile! Io quando cammino mi faccio sempre riconoscere, ho
quasi lo stesso passo di un rinoceronte con i tacchi a spillo, se un animale
del genere riuscisse mai ad indossarli. Lui, invece, sembra avere il passo
felpato di un gatto.
Sarebbe
il compagno di giochi perfetto per Principessa, la gatta della nonna. Basta che
non gli rovina il bel faccino che si ritrova con le artigliate che regala
gratis a tutti!
«Ma com’è
che tu sei così silenzioso quando cammini?» gli domando, posando le mani sulle
sue spalle. «Prima o poi non mi accorgo di te e mi viene un infarto…»
Edward
ridacchia, stirando le labbra. «Non lo so, tesoro. Però, non farti venire un
infarto così presto, mi servi ancora per un po’.»
Gli
servo? Per cosa? «Per quanto tempo ti servo?»
«Per
tanto, tanto tempo… o almeno, fino a quando questo temporale non finisce.» mi
risponde, arpionando il mio fianco con una mano mentre appoggia l’altra sulla
parete, accanto al mio viso.
«Solo
per così poco? Uffa!» mi lamento, e faccio per allontanarmi ma lui non me lo
lascia fare.
«Ehi,
dov’è che scappi? Ti ho detto che mi servi! O ti sei già dimenticata quello che
dobbiamo fare?» chiede, schiacciandomi di nuovo contro la parete.
No, non
me ne sono affatto dimenticata, Edward! Non ho dimenticato la tua stramba,
pazza, deficiente idea… ma è possibile che voglia fare una cosa del genere con
tutta l’acqua che sta cadendo adesso?
«Tu sei
davvero pazzo, se credi che andremo a fare il bagno nel lago con tutto il
casino che sta succedendo fuori! Non lo sai che è pericoloso fare il bagno
all’aperto se tuona e ci sono i fulmini?» gli faccio notare, con un
sopracciglio inarcato.
Eppure,
questa è una delle tante ‘regole’ che uno impara facilmente, specialmente se ti
trovi in un campeggio o da qualsiasi altra parte dove è presente anche un lago…
o il mare, o una piscina. È pericoloso, cazzarola! Come ha fatto a
dimenticarsene?
«Oh,
merda! Hai ragione!» esclama, picchiandosi la fronte con una mano. «Non ci
stavo pensando…»
Ridacchio,
alzandomi sulle punte e lasciandogli un bacio sul naso. «Fortuna che ci sono
qui io a ricordartelo, eh? Altrimenti tu a quest’ora eri già diventato uno
spiedino bruciato!»
«Già,
già…» borbotta, tornando ad abbracciarmi, e appoggia il mento sulla mia spalla.
«Dovevamo fare il bagno di mezzanotte l’altra volta…» aggiunge poi.
Aggrotto
la fronte. Che storia è questa? «L’altra volta? Quando?» non capisco a che cosa
si sta riferendo.
Edward
si scosta da me e mi osserva, confuso quasi quanto me… o almeno, mi sembra
così. «Non te lo ricordi?»
«Cos’è
che dovrei ricordarmi?» chiedo ancora. Se andiamo avanti di questo passo, va a
finire che non capisco più un’acca.
«Ricordi
la sera del nostro appuntamento?» mi domanda. Ecco, questo è già un inizio:
almeno so a quale giorno si sta riferendo.
Annuisco.
«Sì… qualcosa mi ricordo.» non sto scherzando, sono super stra iper mega
sincera!
Della
sera del nostro primo appuntamento – ho le farfalle nello stomaco ogni volta
che ci ripenso, mammina mia! – ricordo che siamo stati al pub, che abbiamo
bevuto una birra e che ho parlato al telefono con sua madre… e basta. C’è un
grosso buco nero che va poi da quel momento fino alla mattina dopo, quando mi
sono svegliata nel mio letto con il vestito verde ancora addosso e un lieve mal
di testa a farmi compagnia. Nient’altro.
«Ricordi
che volevi andare a fare il bagno di mezzanotte insieme a me?» domanda ancora
Edward, e comincia a carezzarmi la schiena con le dita.
Quello
che sta facendo non mi aiuta molto a ricordare… ma tanto io non ricordo un
accidente, quindi è inutile che continuo a sforzarmi tanto! «N… no. Volevo fare
il bagno di mezzanotte?»
«Sì. Mi
hai detto qualcosa che somigliava a: “Ehi, bello, andiamo a fare il bagno?”» mi
fa anche il verso, che stronzo.
Non so
se credergli o no, non ci credo che gli ho detto proprio quelle parole! Io che
cerco sempre di non mostrargli mai quanto la sua presenza, la sua bellezza e
tutte le sue altre qualità mi fanno uscire pazza, gli dico quelle cose! Ma ero
ubriaca o cosa?!
«Mi
stai prendendo in giro? Smettila di dire stronzate, Edward!» lo ammonisco,
mordendomi il labbro per il nervoso.
Lui
scuote la testa, e non mi è mai sembrato così serio come lo è adesso. «No no, è
vero. Mi hai davvero detto così… non ti prenderei mai in giro, Bella.»
Merda!
«Non ci
credo!» ho capito che mi sta dicendo la verità ed è sincero, ma voglio
continuare ugualmente a non crederci... che vergogna, accidenti! «Ma quanta
birra ho bevuto?»
«Non
hai finito neanche il primo boccale, mia cara, sei diventata brilla quasi
subito. Non scherzavi proprio quando hai detto che non reggi l’alcol!» continua
a prendermi in giro, ed io giuro che se non la smette gli strappo tutti quei bei
capelli che ha in testa.
«Lo so,
Edward, lo so, faccio pena…» schiaccio la faccia sul suo petto, e cerco di non
farmi assalire dalla vergogna. Che frana che sono, e per di più sono una
produttrice di vini… che barzelletta vivente! «Non ho detto o fatto nient’altro
di imbarazzante, vero?» chiedo, giusto per capire quanto sono diventata
ridicola stavolta.
So che
l’alcol mi rende più disinibita e per di più toglie il freno a tutto, quindi da
ubriaca posso fare qualsiasi cosa che mi passa per la testa in quel preciso
momento. Spero di non essermi trasformata in una specie di pagliaccio.
Edward
si irrigidisce tutto d’un tratto, smette addirittura di farmi le coccole,
quindi devo capire che c’è qualcos’altro di cui non sono al corrente e che devo
cominciare a preoccuparmi davvero. Mamma mia, ma che cazzo ho combinato?
«A
parte il fatto che mi sei quasi saltata addosso… no, non hai fatto altro.» dice
infine, tornando a rilassarsi.
Lui
sarà anche rilassato, ma io no! Gli sono saltata addosso? Ma che cazzo! Non ci
credo di averlo fatto veramente! Questo vuol dire che Edward ha visto la mia
versione ninfomane, e per di più senza freni inibitori!
«No,
vaffanculo!» mi scosto in fretta e furia da lui. «Cretina, deficiente,
rincoglionita! Al diavolo!»
«Bella?
Ma che…? Calmati!» Edward cerca di riacchiapparmi, ma io lo scaccio via prima
che possa farlo.
«No,
non mi calmo!» urlo, passandomi le mani tra i capelli. «Dio, che cogliona che
sono!»
«Bella…»
«Edward,
stai zitto per piacere!»
Non
voglio offenderlo o parlargli male, ma davvero in questo momento non riesco
proprio ad evitarlo. Quello che mi ha appena raccontato mi ha scossa, tanto. Ho
sempre cercato di non mostrare a Edward quanto davvero lui mi sconvolga ogni
volta e riduca i miei poveri ormoni a un ammasso urlante e vaneggiante, stile
zombie… a quanto pare, lui doveva scoprirlo proprio quando ero ubriaca persa.
Stanca
di camminare senza una meta per la stanza, mi lascio cadere sul pavimento e mi
siedo a gambe incrociate, con i gomiti ben piantati sulle ginocchia e le mani a
nascondere la mia faccia.
Gli
occhi bruciano, non manca molto prima che i rubinetti si aprano
automaticamente… no, infatti non manca molto. Si sono già aperti.
«Ehi,
piccola…» le mani di Edward si posano sulle mie, e con molta facilità lui
riesce a farmele abbassare.
Non
appena incontro il suo sguardo, però, abbasso il mio e torno a piangere in
silenzio. Mi vergogno troppo per guardarlo tranquillamente, come se nulla
fosse, ed in più ho paura di quello che potrebbe dirmi. Non so come abbia
reagito quando mi ha vista sotto il completo controllo degli ormoni, non so se
è scappato via da me oppure ha… come dire, assecondato le mie mosse. Non lo so,
e da una parte non vorrei neanche saperlo.
«Bella,
tesoro, non fare così. Non è successo niente.» mi dice dolcemente,
rassicurandomi. Mi fa alzare il viso gentilmente e comincia ad asciugare le
scie che hanno lasciato le lacrime sulle mie guance. «Va tutto bene, è tutto a
posto, davvero…»
«No che
non è tutto a posto!» esclamo, con voce rotta; tiro anche su col naso
rumorosamente, e non mi interessa sapere che è una cosa disgustosa e poco carina
da fare in presenza di qualcuno. «Non ricordo niente, assolutamente niente!
Come può essere tutto a posto, dimmelo?»
«Ma non
è successo niente, Bella! Te lo giuro, giuro che non è accaduto quello che
pensi.» dice tranquillamente.
«E come
fai a sapere a quello che sto pensando?» Già, come fa a sapere che sto pensando
a come abbiamo fatto scintille la notte scorsa ed io non lo ricordo neanche per
il cazzo?
Edward
scuote la testa, senza mollare la presa sul mio viso. «Ti si legge in faccia,
mia cara.» mi risponde, sorridendo subito dopo. «Non è successo niente,
davvero.»
Batto
le palpebre velocemente e cerco di scacciare le ultime lacrime. Mi sta dicendo
la verità, oppure lo dice solo per farmi stare tranquilla e per farmi smettere
di piangermi addosso? Posso fidarmi?
«Giuralo
sul miele di Winnie the Pooh!» ecco, con questa uscita ho davvero toccato il
fondo!
«Ma che
razza di giuramento è questo?» mi chiede Edward, sconcertato. Poverino, devo
dargli ragione… ma adesso, non mi devo distrarre!
«Giura,
Edward! Giura sul miele di Winnie the Pooh che non abbiamo fatto niente!»
insisto, passandomi una mano sotto al naso. Che schifo!
Edward
sospira, alzando per un secondo gli occhi al cielo. «Va bene! Giuro sul… miele
di Winnie the Pooh, che non abbiamo fatto niente la notte scorsa. Niente di
niente!»
Okay,
l’ha giurato, quindi deve essere per forza la verità.
«Va
bene…» sospiro anche io, e passo a torturarmi i capelli con le dita. «Mi
dispiace se hai visto… quello che hai visto.» spero che capisca a cosa mi
riferisco.
Edward,
in tutta risposta, mi abbraccia e mi fa posare la fronte sulla sua spalla,
mentre mi bacia la fronte. «Non scusarti, Bella. Non serve, anche perché quello
che stavi facendo… mi piaceva.»
Alzo il
viso e lo guardo, sconcertata e sorpresa. «Dici sul serio?»
Lui mi
dedica il sorriso strano che ogni volta mi fa sudare freddo per quanto è bello,
e ride. «Sono un uomo, piccola. È normale che mi sia piaciuto vedere una
ragazza che mi si strusciava addosso, e non sono gay, se mai te lo fossi
dimenticata!»
E così,
mi sono strusciata addosso a lui. Ogni nuova cosa che vengo a sapere da lui mi
fa vergognare come se fosse la prima volta. Ho bisogno di una buca dove potermi
nascondere in santa pace, e subito.
«Che
vergogna!» quante volte sono che lo ripeto?
Che
vergogna, che vergogna, che vergogna!
«Già,
che vergogna…» mi fa eco Edward, ridendo. «Però adesso basta pensarci ancora.
Non è mica arrivata la fine del mondo! Per quella c’è ancora tempo…»
«Già,
mancano ancora due anni prima che arrivi…» rido insieme a lui, e accarezzo il
suo collo con la punta del naso prima di lasciarci un bacio e di allontanare il
viso.
Edward
ride ancora, guardandomi teneramente. Avvicina il suo viso al mio e sfiora le
mie labbra con le sue. «Va meglio adesso?»
Annuisco,
sorridendo sulle sue labbra.
«Bene,
perché adesso voglio solo concentrarmi su di te, nient’altro.» sussurra, e
torna a baciarmi, ma in maniera più decisa rispetto a prima.
Ricambio
prontamente il bacio, aggrappandomi ai suoi capelli e alle sue spalle per
restare ben ancorata a lui. Edward, tenendomi per la schiena, mi fa stendere
piano e con estrema calma sul pavimento senza interrompere il bacio, e si
posiziona sopra di me senza pesarmi addosso in alcun modo.
Fino ad
ora ci siamo trovati in questa posizione solo una volta, la sera del nostro
primo bacio, e devo ammettere che sentirlo così vicino, in questo modo, mi è
mancato molto. Lo so che siamo stati appolipati in maniera indecente durante
queste settimane, ma è la prima volta che ci troviamo da soli e che siamo così
vicini… in quel senso.
Sembra
quasi che stiamo per compiere un nuovo passo nella nostra relazione… quel passo, sì, avete capito bene!
Almeno stasera non sono ubriaca e ricordo tutto, e per di più sono super
giustificata se esce fuori il mio lato da ninfomane perversa.
Edward
interrompe il bacio, spostandosi sul collo, e comincia a lasciare una scia di
baci umidi che mi fanno rabbrividire, e non poco. Stringo la presa sui suoi
capelli, sospirando per la piacevole sensazione che comincio a sentire.
Non
voglio essere l’unica che riceve le ‘coccole’, sembro una verginella che non ha
mai avuto nessuna esperienza! Va bene che non sono così esperta, però ho anche
io il mio repertorio di zozzerie da mettere in atto.
Io e
Edward torniamo a baciarci, e mentre lo facciamo comincio ad accarezzargli il
petto da sopra la maglia. Dio, ho una voglia assurda di toccare la sua pelle,
non mi basta sentire tutto attraverso quello straccetto. Faccio scorrere le
mani più giù, sui fianchi, e comincio a tirare su l’indumento. Edward capisce
subito le mie intenzioni, e mette fine al bacio solo per potersi liberare della
maglietta.
«Dritta
al dunque, eh?» mormora, con voce roca, mentre torna a baciarmi lentamente.
«Ti
dispiace?» gli lascio un bacio umido sulla mascella, e finalmente comincio ad
accarezzargli la schiena… nuda.
Dio
mio, è meraviglioso!
«No… ma
adesso dobbiamo metterci in pari.» lo dice quasi ringhiando, e dopo un ultimo
bacio che sembra un morso comincia a togliermi la maglietta.
Alzo un
po’ la schiena per facilitare quello che sta facendo, ed in pochi secondi resto
in reggiseno, davanti al suo sguardo famelico che sembra mi voglia divorare
seduta stante. Non vorrei esserlo, ma mi sento un po’ a disagio.
Cioè…
sono in reggiseno, e Edward mi sta guardando e non dice niente! Ha per caso
notato che sono quasi senza tette? Devo dire qualcosa?
«Non…
non ho le tette!» balbetto, arrossendo.
Brava Bella, tu sì che sai cosa dire in
certe circostanze!
Edward
scoppia a ridere, e penso quasi che mi stia prendendo in giro. Sono pronta a
dargli uno schiaffo, quando lo vedo avvicinarsi a me e abbassarsi sul mio
collo, sfiorandolo con le labbra.
«Chi se
ne frega delle tette, Bella, sei stupenda lo stesso…» mormora, scendendo con le
labbra e baciando l’incavo dei miei seni.
Un
sospiro più rumoroso degli altri mi esce dalle labbra. Oh, cazzo, Edward è
davvero il ragazzo che tutte vorrebbero al loro fianco! Ed è tutto mio! Che
bello!
Alzo la
testa per poter osservare meglio quello che Edward sta facendo al mio corpo, e
mi sorreggo con i gomiti per non ricadere come una cretina sul pavimento.
Adesso si sta divertendo a baciare la mia pancia, provocando ogni volta degli
schiocchi sonori e lasciando una scia umida che mi lascia un senso di sollievo
addosso. Mi guarda anche, sorridendomi ogni volta che lo fa.
No,
questo è troppo per la mia salute mentale! È troppo… argh, è troppo, basta!
Troppo tutto!
Mi
mordo il labbro, alzando le mani per poterle immergere di nuovo tra i suoi
capelli… ma mi dimentico che non ho nulla dietro a cui appoggiarmi, e quindi
cado all’indietro, battendo la testa sulle assi dure del pavimento.
«Ahuwa!
Che maleeeeee, merda!» comincio ad urlare subito, portandomi le mani sul punto
che ha ricevuto il colpo. Domani avrò un bel bernoccolo, porca miseria!
«Bella…»
la voce di Edward mi sembra confusa, e quando apro gli occhi lacrimanti per
guardarlo vedo che anche il suo viso lo è. Un paio di secondi dopo sembra
capire quello che è appena successo, e stringe le labbra per non scoppiare a
ridermi in faccia, ne sono sicura.
Tutte a
me capitano, tutte a me! Ho per caso il gene della sfiga dentro al DNA?
Edward
allunga le braccia verso di me, e mi aiuta a mettermi seduta. «Dai, fammi
vedere che ti sei fatta…» mormora dolcemente prima di scostare le mie mani e di
toccare con le sue il punto che pulsa e che mi fa un male cane.
«Fai
piano!» pigolo. Fa male davvero, perché sembra non capirlo?
«Scusami.»
dopo che gliel’ho fatto notare, il suo tocco diventa più gentile e leggero.
«Non è niente, solo una botta… fa male?»
«Insomma…»
scrollo le spalle, e mi giro verso di lui.
Non
appena ci troviamo con il viso uno di fronte all’altro torniamo a baciarci, e
stavolta in questo nuovo bacio c’è molta più urgenza di prima. Mi abbarbico
alle sue spalle, schiacciandomi contro il suo petto, e Edward mi fa quasi
sedere sulle sue gambe, stringendomi i fianchi e il sedere come se le sue dita
volessero entrarmi nella pelle.
«Oddio…»
un ansito mi esce dalle labbra quando lui mi morde l’orecchio.
«Sul
pavimento ti fai male, non è sicuro stare qui…» mormora, senza smettere di
mangiucchiarmi la pelle, «… che ne dici del letto?»
Rido.
Che ne penso del letto? Che va benissimo! È da tanto che ci fantastico sopra e
desidero di provarlo! «Dico che va bene…» gli sorrido, e gli lascio un bacio
molto poco casto sulle labbra.
«Dici
che verranno a disturbarci?» mormoro tra un bacio e l’altro, stringendo la
presa sul suo braccio.
«Con
questo tempo? No, non credo proprio!» esclama, tuffandosi di nuovo sulle mie
labbra.
Edward
mi prende in braccio senza smettere di baciarmi, e dopo pochissimi secondi
sento la morbidezza del materasso contro la schiena. Ecco, così va bene, almeno
non rischio di dare un'altra testata sul pavimento e di rompermi la testa.
Continuiamo
a baciarci freneticamente e quasi senza riprendere fiato, e nel mentre i
vestiti che abbiamo ancora addosso vengono eliminati e ammucchiati chissà dove,
di certo non mi metto a controllare dov’è che Edward ha tirato le mie mutandine
o dove io ho lanciato i suoi jeans.
Quando
siamo – finalmente! – entrambi nudi,
pelle contro pelle, l’eccitazione che mi ha accompagnato fino ad ora scema
tutto d’un tratto, ed al suo posto comincia a salire la tensione. Apro gli
occhi, incrociando i suoi… o almeno dovrei incrociarli, ma non riesco a vedere
un accidente.
Chi ha
spento la luce?
«Ma… la
luce…» balbetto, confusa.
«È
saltata, il temporale sta peggiorando.» mi spiega lui, e le sue parole sono
accompagnate da un tuono decisamente forte e poco confortante.
Sono
così distratta che non sento neanche la tempesta, ma bene! Faccio progressi,
non c’è che dire…
Edward
si abbassa su di me e mi bacia delicatamente il viso, dalla tempia fino
all’angolo della bocca, e infine mi bacia dolcemente le labbra. Cerco con tutta
me stessa di nascondere o di non far trapelare troppo la strana sensazione che
sento, ma non devo riuscirci molto bene perché Edward smette quasi subito di
baciarmi.
«Che
succede, piccola? Non vuoi…»
«No!»
esclamo, fermandolo prima che possa dire altro. «No, voglio! Solo…» mi mordo le
labbra, devo dirgli che fare di nuovo sesso dopo quasi due anni mi mette un po’
di paura. «Puoi… fare con attenzione? È tanto che…»
«Farò
tutto quello che vuoi, tesoro, tutto quello che vuoi…» mi rassicura, e mi
accarezza la fronte con la punta delle dita prima di lasciarci un bacio.
Mi
stringo più forte a lui mentre sento che si fa lentamente strada dentro di me,
e trattengo involontariamente il fiato quando sento un po’ di fastidio al basso
ventre. Sapevo che sarebbe successo, era praticamente una vita che non facevo
sesso con qualcuno ed era impossibile evitarlo. Non appena sento che svanisce,
torno a rilassarmi e quello che sto provando mi sembra la cosa più bella del
mondo.
Edward
comincia a muoversi dentro di me non appena gli faccio capire che va tutto
bene, e ben presto scompare tutto. Scompare tutta l’ansia, la preoccupazione e
tutti i pensieri strani che mi ero fatta sul non essere alla sua altezza… va
tutto via, e l’unica cosa che rimane alla fine è l’immenso piacere e la voglia
di sentirlo ancora di più, e sempre di più.
Inarco
la schiena e assecondo i movimenti del suo bacino, che cominciano a diventare
sempre più profondi e veloci. Il respiro mi si mozza nei polmoni ogni volta, e
sono costretta ad aprire la bocca per riuscire a respirare meglio… oltre che a
gemere in modo a dir poco indecente. Non posso farci nulla… voi che fareste se
foste al posto mio?
Un bel
niente, perché non ci sarete mai al posto della sottoscritta! Mai!
«Non…
non fermarti!» un urlo mi esce dalle labbra quando Edward morde il mio seno,
spiazzandomi per l’irruenza del suo gesto. «Non fermarti, ti prego…»
«Mai…» promette,
e come se volesse davvero dare dimostrazione della promessa appena fatta,
intensifica ulteriormente il ritmo delle spinte.
Getto
la testa all’indietro, gemendo forte, e sento Edward che bacia e morde la pelle
del mio collo mentre accompagna i miei sospiri di piacere. Sono costretta ad
aggrapparmi con le mani ai suoi fianchi per non perdere del tutto la ragione.
Sento
che ormai non mi manca molto per arrivare al culmine del piacere, ed infatti
dopo poche spinte vengo con un urletto roco che cerco di soffocare contro la
spalla di Edward, e lo stringo forte mentre il mio corpo è scosso da una serie
di tremori che impiegano diversi secondi prima di andare via.
Sono
ancora scombussolata per l’orgasmo appena provato, ma continuo a seguire i
movimenti di Edward fino a quando non viene anche lui, con un gemito basso,
uscendo da me poco prima che avvenga il ‘fattaccio’.
Torno a
stendermi sul letto e trascino Edward con me, abbracciandolo stretto. Entrambi
abbiamo ancora il respiro accelerato, ma questo non ci vieta di baciarci e di
scambiarci una buona dose di dolci effusioni. Siamo ancora al buio, la corrente
non deve essere ancora tornata. Chissà da quanto tempo è che manca…
Per quanto
tempo abbiamo fatto sesso? Mi sembra che siano passati solo pochi minuti, ma mi
sembra impossibile… in questo momento la mia considerazione del tempo che passa
si è tipo inceppata.
«Tutto
bene?» mi chiede Edward dopo avermi dato un ultimo bacio, e lo sento sorridere
sulle mie labbra.
Annuisco,
ricambiando il sorriso. «Perfettamente!»
Gli
accarezzo le guance più e più volte, che cominciando ad essere un pochino
ispide per via della barba. Lui sembra non accorgersi di questo dettaglio,
perché altrimenti già mi direbbe di piantarla e andrebbe a tagliarla. Meglio
così, mi piace un po’ barbuto.
«Pensavo
che… non lo so, forse sono stato poco gentile, o…» borbotta, scostando il viso
di poco.
«No,
non è vero! È… sei stato perfetto, perfetto tesoro. È stato bellissimo, sul
serio.» lo rassicuro, e gli faccio riavvicinare il viso per poterlo baciare
ancora una volta.
Edward
sospira, poggiando la fronte sulla mia; mi sembra che sorrida. «È bello
saperlo…»
Sorrido
anche io. «Che è stato bellissimo?»
«No,
che sono stato perfetto! Il mio orgoglio è aumentato tantissimo, grazie
piccola.»
«Ma…»
mi riprendo in fretta dalle sue parole e lo spingo via, irritata. «Cretino! Voi
maschi non pensate ad altro? Siete degli ipocriti!»
Lui
ride a gran voce, fregandosene altamente della mia arrabbiatura, e torna a
stendersi su di me, abbracciandomi. «Sto scherzando, Bella! Sai che non
penserei mai ad una cosa simile.»
«Beh…
però sei cretino lo stesso!» lo abbraccio anche io, sommergendo la testa
nell’incavo del suo collo.
«Va
bene, sono un cretino» sorride tra i miei capelli e li bacia, allontanandosi
subito dopo. «Mi lasci andare, piccola? Devo… andare un secondo in bagno.»
«Oh!»
lo capisco, è normale che voglia andare a ‘sistemarsi’ dopo averlo fatto. E
adesso che me lo ha fatto notare, devo andarci anche io… non mi è mai piaciuta
questa storia di non ripulirsi dopo aver fatto sesso… fa proprio schifo,
ammettiamolo. Lo lascio andare subito. «Certo, vai. Dopo devo andarci anche
io.»
«Va
bene allora, ci metto poco.» Edward mi accarezza una guancia e poi si alza dal
letto. Non appena lo fa, un senso di abbandono mi assale e sento
improvvisamente freddo: il suo corpo mi scaldava, in un certo senso, e mi
accorgo solo adesso che la temperatura a causa del temporale deve essersi
abbassata, anche se di poco.
Recupero
il lenzuolo e mi copro con quello mentre sento risuonare i passi leggeri di
Edward, e dopo un po’ sento anche un tonfo, seguito da un esclamazione di
dolore.
«Edward,
che è successo?» chiedo, preoccupata.
Si è
per caso ammazzato da solo?
«Niente…
ho battuto la fronte contro lo stipite della porta.» borbotta lui, gemendo di
dolore.
Naturale
che fosse successo, siamo al buio e non si vede un’acca neanche a cinque
centimetri di distanza, figuriamoci per trovare la porta del bagno… ma non
posso fare a meno di ridere. È la serata delle testate, questa. Prima io, e
adesso lui!
Apro
gli occhi quando sento un movimento al mio fianco, restando un po’ disorientata
per via del buio che c’è all’interno della camera. Sbadiglio, e con una mano mi
strofino gli occhi assonnati mentre con l’altra cerco il corpo di Edward nel
letto, ma non c’è.
«Edward?»
lo chiamo con voce ancora bassa e roca per via del sonno, girando la testa.
«Sono
qui.» la sua voce, bassa almeno quanto la mia, è molto vicina e infatti dopo
qualche istante lo sento mentre si siede sul letto, accanto a me. «Sono andato
a recuperare il cellulare…»
«Ah…»
sbadiglio di nuovo, forse un po’ più forte di quanto dovrebbe essere. «Siamo
ancora al buio?»
«Sì,
credo che ci sia un guasto da qualche parte.» la sua mano mi accarezza i
capelli, dolcemente. «È tardi, torna a dormire…»
«Solo
se lo fai anche tu.» sulle mie labbra prende forma un sorriso divertito, anche
se so che lui forse non riesce a vederlo.
Edward
sospira, muovendosi sul letto. «Va bene, fammi un po’ di posto.»
Mi
sposto su un lato del materasso mentre Edward prende posto in quell’altro,
coprendo entrambi con il lenzuolo. Il letto è piccolo, e noi siamo costretti a
restare sdraiati su di un fianco per entrarci entrambi, ma non è un problema.
In questo modo siamo molto più vicini
del dovuto, e la cosa mi piace tanto.
Non
appena Edward si è sistemato bene nel letto mi accoccolo contro di lui,
poggiando la testa sotto la sua. Lui mi abbraccia, e stende un braccio sotto
alla mia testa come se fosse un cuscino per me. Non appena lo fa, mi bacia la
fronte.
«Adesso
dormiamo, sono le tre e mezza… tra un po’ c’è la sveglia.»
Sbuffo,
scocciata: la sveglia del campeggio è davvero una tortura per le nostre
orecchie. «Odio quella sveglia!»
Ride,
con la bocca ancora premuta sulla mia pelle. «Già, la odio anche io… non ha
senso secondo me.»
«Sì che
ce l’ha! Serve a romperci i coglioni, vedi tu se non ha un senso!» gli faccio
notare. Con le dita comincio a tracciare un disegno indefinito sulla parte alta
del suo petto.
«Non
hai tutti i torti…» ammette.
Restiamo
in silenzio, l’unica cosa che si sente nella stanza è il rumore leggero dei
nostri respiri; Edward mi stringe ancora più forte contro di sé, e mi accarezza
piano i capelli. Il movimento della sua mano mi rilassa, e sembra che se va
avanti di questo passo posso anche addormentarmi di nuovo.
Chiudo
gli occhi, sistemandomi meglio contro di lui.
«Ma che
mi stai facendo, piccola strega, che mi stai facendo?» domanda Edward in un
sussurro così basso che a stento riesco a sentire. Continua ad accarezzarmi i
capelli, e sento che avvicina il viso al mio, baciandomi una guancia. «Stai
diventando così importante per me…»
Va
bene. Edward si sta praticamente confessando e sta ammettendo che per lui sono
importante, una cosa che mi mette i brividi e che mi fa venire voglia di sommergerlo
di baci… ed io che faccio? La bella addormentata nel bosco, visto che ci stiamo
in mezzo ai boschi? No, non va bene per niente!
«Lo sei
anche tu.» ammetto, aprendo gli occhi. Mi sposto su di lui e gli prendo il viso
tra le mani, avvicinandomi fino a quando i nostri nasi non si sfiorano. «Sei
importante per me, Edward. Ti voglio un bene così grande che potrei impazzire
da un momento all’altro.»
«Io lo
sono già invece, pazzo. Sono pazzo di te, mia Bella…» mi stringe forte,
baciandomi profondamente.
Oh, al
diavolo il dormire e la sveglia che suonerà tra meno di quattro ore! Al diavolo
tutto!
Rispondo
con estremo piacere al bacio, e nel giro di poco tempo siamo di nuovo impegnati
a rotolarci tra le lenzuola.
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