La
quarta lettera
L’occasione, quella che Anna
si era dichiarata disponibile ad accogliere a braccia aperte non appena
si
fosse ripresentata, arrivò. Probabilmente prima di quanto
Anna si fosse
aspettata, ammesso che ci avesse seriamente sperato.
Una mattina piovosa di Maggio,
Giulia aveva fatto capolino dalla porta della camera della figlia, dove
questa
stava parlando e ridendo con le amiche della questione
“Nicola” ( con sommo
disappunto di Adele che era arrossita) e aveva comunicato ad Anna la
grande
notizia:
-Domani Ludovica mi ha chiesto
se ti va di tenere ancora Antonio, le aveva detto che si era divertito.
Io non
ci sarò, però; la mattina devo andare a guardare
con papà per un letto: sono
mesi che Selene è in casa con noi e dorme ancora su un
divano!- esclamò infine,
in uno scatto emotivo.
- Ma a me va benissi...-
provò a ribattere Sel, che si bloccò ad
un’occhiata truce della signora Giulia,
che per nessuna ragione al mondo voleva essere ostacolata.
Anna si rivolse a sua madre
ignorando Elisabetta e Adele che se la ridevano prendendo in giro
Selene:
-Per me va bene.- si limitò a
dire, un pò sorpresa per la verità: non aveva sul
serio immaginato che le
sarebbe ricapitato di tenere Antonio.
La signora Giulia annuì
soddisfatta e ridiscese le scale, intenta ad andare in giardino a
stendere il
bucato.
-Dimmi: da quand’è che vi
siete date a quest’attività?- chiese Elisabetta.
- Oh, è successo solo
un’altra volta.E il bambino si era divertito, quindi...-
rispose Sel
- Io la trovo una bella
esperienza!-
- Dici davvero, Lele?
Effettivamente devo ammettere che l’ultima volta ci siamo divertite anche
noi,no?- Anna si
rivolse verso Selene in cerca di conferma.
-Oh sì! E ho anche avuto modo
di imparare quel fantastico gioco che fate qui! Come si chiama?
“Birichino”?-
- No Sel, nascondino, si
chiama nascondino.- la corresse Anna, mantre Adele annuiva per non si
sa quale
ragione ed Elisabetta rideva
distesa a
pancia in giù sul letto e con la faccia spiattellata sul
cuscino.
La giornata era passata in
fretta, tanto che Anna non riusciva a sentirsi provata da essa e faceva
più
fatica del solito ad addormentarsi, forse in preda ad uno dei suoi
momenti
“pensosi” che, prima dell’arrivo di Sel,
la spingevano ad andare a sedersi sul
davanzale. “Perchè no?” si chiese
mentalmente, d’altronde Selene sembrava dormire
e, se avesse fatto piano, non l’avrebbe svegliata. E fu
così che Anna sgusciò
fuori dalle coperte e, lasciando le gambe
a penzoloni, si sedette sul suo davanzale. La vista era
sempre la
stessa, ma non stancava mai Anna che la guardava con un senso di
familiarità
che la portava ad accarezzarsi pigramente un braccio, mentre
rabbrivideva per
il fresco della notte. Per la prima volta non si limitò a
percorrere con
lo sguardo il
confine segnato dagli
alberi, ma spinse lo sguardo oltre, tentando di superare con gli occhi
quell’immensa coltre scura. Cosa cercava? Non lo sapeva
neanche lei. Forse del
fumo, che indicasse la presenza di qualcuno nella foresta o un bagliore
oltre
gli alberi, proveniente da una qualche città. Magari proprio
quella del
mercante con cui aveva parlato una volta Sel. Suo figlio doveva essere
nato.
Oppure, chissà, forse Anna non cercava niente di tutto
questo, forse faceva
così solo per provare, per trovare un passatempo che
l’accompagnasse in quella
notte.
Poi Anna trassalì avvertendo
un’ombra scivolarle di fianco, ma si riprese poco dopo; era
solo Selene. La
ragazza si sistemò vicino ad Anna accomodando la camicia con
movimenti eleganti
e posati per poi fermarsi a guardare nella stessa direzione che Anna
aveva
percorso con gli occhi poco prima. Anna invece la osservò: i
capelli biondi
facevano da contrasto con il buio notturno e sembravano quasi bianchi,
lo
sguardo era perso ma maturo, diverso da quello che le aveva visto
spesso di
giorno e che aveva definito segretamente un pò ingenuo e
quasi infantile.
Sembrava più adulta, millenaria. Ed Anna ebbe la sensazione
di sentire qualcosa
che si rompeva momentaneamente, solo per quella notte. Forse una specie
di
maschera.
Selene rivolse il viso verso
Anna.
-Non riesci a dormire?- le
chiese.
- Faccio un pò fatica a
prendere sonno, quindi ho pensato di...-
-...Venire un pò qua?-
completò Selene per lei.
-Esatto.-
-Ci vieni spesso?-
-Ogni tanto.-
- È un bel posto.- commentò
Selene – sembra tranquillo ed adatto per pensare.-
-Lo è.- Anna sorrise
nell’oscurità.
- Oh, guarda: si vede il
grande carro.-
- Il grande carro?-
-Sì, è una costellazione.
Un
gruppo di stelle in cui gli antichi hanno visto un disegno e a cui
hanno dato
un nome.-
-Ne ho sentito parlare.
C’erano tanti osservatori di questo tipo tra le radici del
popolo di Starland,
così mi hanno raccontato.-
-Adesso non c’è
più nessuno?-
- Chissà; forse qualcuno lo
fa come passatempo e non lo dice ,oppure è molto probebile
che non sia rimasto
nessuno.-
-Peccato. Tenevano d’occhio
le stelle.-
-Tenevano d’occhio?- chiese
Anna, senza ricevere una riposta.
-Mi piacciono.- affermò
semplicemente Selene, ammirando il cielo con il viso rivolto verso di
esso.
-Le stelle?- chiese Anna.
Selene annuì.
-Si,sono belle.- disse poi.
Rimasero qualche secondo così
e poi Selene parlò, spazzando via tutta
l’atmosfera che si era creata, come se
non fosse stata altro che un mucchietto di polvere.
-Meglio andare a letto,
domani abbiamo Antonio da guardare. Non vorrai mica essere
distrutta,spero! Le
lettere non sono ancora finite!-
Anna non sapeva se Selene
stesse dicendo così per dire o se stesse facendo sul serio.
Comunque accennò ad
un sorriso.
-Buonanotte Sel.-
-Buonanotte Anna.-
E rientratono.
***
La mattina dopo le ragazze si
alzarono con calma e, di conseguenza, l’energica
scampanellata di Ludovica le
colse mentre erano ancora intente a fare colazione.
-Ciao!- Antonio irruppe nella
cucina seguito dalla madre.
-Mi raccomando, non far
diventare matte queste due ragazze!- si premurò di dire
Ludovica.
- Buongiorno!- salutarono le
ragazze.
-Non si preoccupi- aggiunse
Anna- se si comporta come l’altra volta non
c’è nessun problema, vero Antonio?-
-Sì!-
-Va bene. Io vado e fai il
bravo, intesi?-
- Io sono bravo!!- si
spazientì il bambino.
Ludovica rise ed uscì.
Una volta finita la colazione
Anna e Selene si adoperarono per cercare di far passare il tempo ad
Antonio e a
loro stesse, per poi cedere alle richieste del bambino, ovvio. A fare
gli occhi
dolci era un mito.
Erano appunto nella stanza di
Anna e di Sel, perchè Antonio aveva voluto vedere che giochi
avevano. La
richiesta era stata tanto innoqua ed innocente che le due avevano
acconsentito,
sebbene sapessero che era un giro inutile visto che, a parte qualche
bambola o
pupazzo, i giochi di Anna erano tutti stipati in mansarda e quanto a
Selene...
Bè, quand’era arrivata
lei aveva solo
quello che aveva addosso: un vestito, un mantello, una piccola
saccoccia rossa
che al suo arrivo aveva legata in vita e delle scarpe, tutto qui.
In ogni caso, Antonio si era
ripreso in fretta dalla delusione causata dalla mancanza di giocattoli
trovandosi
un altro passatempo:
-Antonio, smettila di saltare
sul letto! Ti spaccherai una gamba!- disse Anna, esasperata.
Antonio continuava a saltare,
non curandosi dei continui richiami. Continuava imperterrito ad andare
su e giù
dandosi lo slancio con i piedi, finchè non si
stancò e prese a rimbalzare da seduto
atterrando sul sedere. Uno,due,
tre rimbalzi e si ritrovò fermo, seduto sel letto, con la
testa poco sotto una
mensola lì vicino; alzò una mano ed
iniziò a frugare sulla superficie di legno
fino a quando non incontro un oggetto rigido e spigoloso. Un libro.
-È quello dell’altra volta!-
esclamò, tirandolo giù.
- Ah, vedo che te lo
ricordi.- commentò Anna, lieta che avesse smesso di saltare,
mentre Selene
osservava.
Il bambino prese a sfogliare
malamente le pagine
per poi fermarsi ed
esclamare, con il dito puntato sulla pagina:
-Questa è una “A”!-
Anna ne fu sorpresa, non
pensava che avrebbe ricordato fino a quel punto, Selene sorrideva
gentile.
Le due ragazze si
avvicinarono ad Antonio, che teneva ancora il dito sopra la maiuscola
che
segnava il primo capoverso del libro, e Selene gli prese il libro
sfogliando un
pò le pagine.
-E questa?- gli chiese ,
indicando un’altra maiuscola.
-Quella è la ...- provò a
rispondere il bambino.
- Dai, è facile.- s’intromise
Anna- È quella che non ha una sola pancia,ma
bensì due.-
- È la “B”!-
-Bravo Antonio! Ti ricordi
com’è fatta la “C”?- chiese
Anna.
Antonio annuì e disegnò
nell’aria la forma della “C” con il dito.
Le ragazze si guardarono.
-Senti,Antonio, ma ti
piacerebbe davvero imparare?- chiese Selene.
-Sì, mi piacciono le lettere!
E quando sarò diventato bravissimissimo leggerò
anche io quel librone!-
- Ve bene, Antonio.- decretò
Anna.- Allora andiamo avanti: devi sapere che non è finita
qui; infatti ci sono
altre lettere e una di queste è una signora grassissima, che
però ha una sola
pancia tutta intera. Si chiama “D”.
Spazio autrice: buonasera!! Ed eccomi qui con un
nuovo
capitolo dove è tornato, più carico che mai,
Antonio! Dunque, diciamo che
considero il capitolo come parte della “svolta”,
perchè capiamo che l’idea
della lettura non è stato solo un passatempo momentaneo. Ma
non voglio dirvi
troppo! Che ne dite della parte “notturna” del
capitolo?Ancora una volta mi
ritrovo a ringraziare Fanny Lestrange, Pendragon of the Elves e Geffa97
(che
sono certa arriverà fin qui).
Alla prossima
Ila