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Autore: Jaccquelyn    26/10/2012    13 recensioni
Ognuno vive a modo proprio, siamo noi a decidere cosa fare di noi stessi.
Eppure a volte questo non è possibile e vieni costretta a seguire dei severissimi codici.
Ma c'è sempre un modo per esprimersi, bisogna solo trovarlo.
Così, quando lo scopri, capisci qual'è il tuo ruolo nel mondo.
Ma cosa succede se ti fidi delle persone sbagliate?
Se tutta la tua esistenza viene scombussolata, con poche parole?
Nella vita reale, non in quella dei film, c'è davvero un lieto fine?
E c'è posto,in tutto questo, per l'amore?
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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C’è nell’aria una disperazione che sono l’unica a sentire, perché sono anche l’unica che capisce a pieno quello che sta accadendo, al contrario degli altri.

Inizio a riconoscere sempre più volti tra quelli dei presenti, sempre più nomi tra quelli della lista di Doug: Aaron, Aaliyah, Jenette, Lucinda, Frankie, Joshua… troppi nomi per essere elencati tutti. Eppure ci sono, su quella stupida e distruttiva lista.
Come se la caverà l’incapace Aaliyah, in guerra? E la piccola Frankie, che sebbene abbia solo un anno in meno di me, sembra almeno dieci volte più piccola?

Le missioni non sono mai state un obbligo, d’ora in poi per loro lo saranno. Potevano immaginare di andare incontro a cose ancora peggiori delle nostre –in confronto- stupide missioni? Non credo. Non lo immaginavo neanch’io.

-Ancora assolta nei tuoi pensieri?- mi chiede l’inconfondibile voce di Zayn da dietro.

-Tu sai cosa stanno facendo?- ribatto.

Ovviamente non lo sa, gli ho presentato Doug, ma non gli ho detto altro. E ne approfitto per farlo ora, spiegargli tutta l’enorme complicazione della guerra. Ci raggiunge anche Louis e ascoltano entrambi interessati, ma non riesco a decifrare le loro espressioni, finchè non ho finito di parlare. Sembrano quasi… felici. Possibile?

Li guardo sconcertata per un po’, prima di chiedere: -Perché sorridete?!-

-Davvero non capisci?- mi chiede Louis, quasi deluso.

-Beh, è semplice…- dice Zayn, con un tono più dolce e comprensivo rispetto a quello di Louis. –Pensaci. Appena Liam e Buck sapranno di questo, il loro piano non avrà più senso! Volevano distruggere Holmes Chapel per essere liberi… se andranno in guerra, lo saranno. Non saranno più sotto il controllo di questa città. Non servirà a niente distruggerla!-

Beh… il suo ragionamento non fa una piega. Non centra assolutamente niente. Proprio niente. Non è che se Liam e Buck vanno nell’esercito la missione non si fa più, no. Non capisco proprio come abbiano potuto pensare una cosa simile. Così stupida e insensata. E non capisco perché ho gli occhi pieni di lacrime che mi scendono sul viso.

Le familiari braccia di Zayn mi avvolgono completamente, riesco a malapena a vedere dietro la sua spalla ma non m’importa. Mi godo l’abbraccio più di ogni altra volta, per qualche motivo ho bisogno di molto affetto. –Mi dispiace, saranno loro a decidere…-

mi sussurra Zayn cullandomi un po’. E in questo momento sento come se ci fossimo solo noi due, nonostante siamo circondati di persone. Eppure non riesco a capire le sue parole.

‘Saranno loro a decidere.’

Che intende? Chi dovrà decidere cosa? Lo stringo di più a me e mi ci vuole un bel po’ per riuscire a capire. Loro decideranno se andare in guerra o meno, ed è questo che mi spaventa. Ho paura che ci vadano. Ho paura di perderli. Non conta tutto quello che stanno fancendo, non contano le loro menti deviate. Sono stati miei amici per troppo tempo. Quando si è veramente amici, non si smette mai di esserlo, salvo che non lo si è mai stati. Non voglio che vadano in guerra.
Preferisco averli qui e dover combattere su una facciata opposta alla loro, piuttosto che sapere che sono in guerra a combattere davvero contro soldati esperti.

Mi stacco da Zayn e lascio che mi asciughi le lacrime sul viso. Non so più cosa devo fare. Ho perso la cognizione del tempo ed è già tanto che so dove sono: ci sono alcuni pianti che ti prosciugano completamente.

E non posso fare a meno di trattenere nuovamente le lacrime quando vedo le figure di Liam e Buck, che si fanno spazio tra la folla. Mi guardano per un momento, poi spostano la loro attenzione verso Doug e la sua lista. Buck lo conosce, Liam no.

-Che state facendo?- chiede Buck a Doug.

-Volete entrare nell’esercito?- ribatte lui arrivando direttamente al punto. Non capiscono, sono stati colti alla sprovvista. Diverse emozioni si fanno largo sui loro volti. E l’espressione inorridita lascia quasi subito spazio a quella sospettosa. –Chi sei tu?- chiede Liam. –Giusto, non sei stato un mio alunno. Beh, io sono Doug.- gli risponde velocemente Doug, porgendogli la mano.

Liam non la prende. –Perché sei qui?-

-Mmm. Ci serviranno soldati con il tuo carattere.-

-Perché sei qui?- ripete Liam, ancora più irritato.

-Esattamente per quello che ti ho detto. Reclutare ragazzi per l’esercito.-

L’orrore ricompare sui volti di Liam e Buck. Il loro piano non sta andando come si aspettavano, hanno capito che i ragazzi moriranno comunque. Non hanno salvato più vite possibile, le hanno solo portate verso una morte diversa. Forse anche peggiore, più lenta, più dolorosa. Non possono accettare una cosa del genere, non loro che pianificano tutto nei minimi dettagli.

Li conosco troppo bene per non riuscire a decifrare il volto apparentemente senza emozioni di Buck, e il cipiglio cupo di Liam. Eppure non mi aspettavo che Liam mi afferrasse per un braccio e mi trascinasse via, seguito ovviamente da Buck, Zayn e Louis. Mi ha portato nella stessa ‘sala’ dove abbiamo parlato la prima volta, quando mi disse del loro piano, e ora mi guarda quasi aspettandosi qualcosa da me.

-Beh?- gli chiedo io, perdendo la pazienza. In questo momento non vorrei trovarmi così vicina a loro, perché so che sentire la loro voce per troppo tempo mi farebbe scoppiare di nuovo a piangere. Così come non sentirla mai più.

-Come ‘beh’?! Dobbiamo fermarlo, è ovvio!- mi risponde Liam, guardandomi come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo. E di punto in bianco scoppio a ridere. Non so precisamente il perché, forse per l’assurdità della sua affermazione.

-Tu vuoi far saltar in aria la tua città, ma non accetti che dei ragazzi vadano nell’esercito?- esclamo appena riesco a controllare le risate.

-Non capisci. Questi ragazzi dovevano essere al sicuro qui.- ribatte lui serio e irritato.

-Non sarebbero mai stati al sicuro! Qui siamo costantemente esposti al pericolo!-

-No, appena il piano sarebbe stato attuato si sarebbe ricreata la città, avrebbero vissuto normalmente lì, con un nuovo sindaco!-

-E quanto ci sarebbe voluto? Vale davvero la pena uccidere tutti! Rapisci il sindaco!-

-Si rivolterebbero tutti contro.- dice Liam a bassa voce. –Senti, non importa. Fa finta che non ti abbia detto nulla, ciao.-

E detto questo esce dalla stanza. –Buck…- sussurro piano, ma non abbastanza per non farmi sentire. Ed è così che Buck fa una cosa del tutto inaspettata: si avvicina a me, un po’ incerto, e mi abbraccia. Rimango spiazzata, non capisco il significato di questo gesto. Però lo abbraccio anch’io, perché mi è mancato il suo profumo, i suoi abbracci così rari ma così belli. Mi è mancato così tanto da far male, così tanto che me ne rendo solo ora di quanto. E in questo momento vorrei che anche Liam fosse qui, tra le mie braccia. –Dobbiamo andare al campo.- mi sussurra Buck, sciogliendo l’abbraccio.

Non capisco più niente. Che cosa significa quell’abbraccio? E’ dalla nostra parte? Si è pentito? Perché non riesco a chiederglielo?

Me ne sto zitta e ferma mentre la sala si svuota, lasciando me e Zayn soli. D’altra parte, lui che può fare? Non può rispondere alle mie domande. Ma mi afferra la mano, e mi aiuta a raggiungere il treno prima che parta, cosa che probabilmente non sarei riuscita a fare da sola. 

Sono distratta nel viaggio, neanche mi rendo conto di essere già sul terreno del campo fin quando Harry non mi schiaffeggia una guancia. Lo guardo come se fossi appena tornata da un sogno e lui mi regala un sorriso a cinquantasette denti. Sorrido appena, e saluto anche Niall, che mi travolge in un enorme abbraccio a tre, anche con Harry. Dire che questi ragazzi riescono sempre a portarmi il buon umore ( o almeno a scacciare momentaneamente quello cattivo) è minimizzare il concetto.

-Allora, che facciamo?- chiede Niall, entusiasta.

-Non so… preferirei arrampicarmi un po’, oggi.- dico riprendendo il mio tono distratto.

-Cosa? Intendevo per fermare Liam e Buck.-

-Mmm.- me ne ero quasi dimenticata. Sì, che possiamo fare? Nonostante tutto non mi sembra una buona idea chiedere qualcosa a Buck, al riguardo. Non abbiamo indizi da cui partire, non abbiamo niente. Come possiamo attuare questo piano?

-Andiamo al nostro comando. Di sicuro Phillips e Doug saranno ancora là, con un po’ di fortuna gli armadietti saranno aperti e nessuno ci vedrà.- parla Zayn al posto mio. È un piano molto approssimato e rischiamo di essere scoperti, malgrado questo sia anche l’unico piano che abbiamo. O almeno una piccola riproduzione di un piano.

Nessuno ha niente in contrario, o niente di meglio da proporre. Ci dirigiamo nuovamente verso il comando di Mullingar, tengo Zayn sottobraccio. Da lì torniamo al nostro comando, dove ci sono sia Phillips che Doug, come previsto da Zayn.

Passiamo velocemente da una sala all’altra senza farci notare, fino ad arrivare agli armadietti. Quello di Phillips è aperto. Ed è completamente vuoto.

La mia espressione sconcertata è proiettata anche sui volti degli altri, nessuno di noi si aspettava questo. Che fosse chiuso, che non riuscissimo ad aprirlo, ma non che fosse vuoto. E ora? Provo ad aprire quello di Buck, giusto per tentare di fare qualcosa e per dare un senso all’essere arrivati fin qua. Digito tutte le combinazioni che penso possa aver usato, tutte quelle che per lui significano qualcosa, poi mi arrendo e metto numeri a caso. Ed è per pura disperazione che, alla fine, riprovo con la vecchia combinazione. Scatta.

Guardo sorpresa tutti gli altri e apro l’armadietto velocemente. La prima cosa che vedo è una cartella, sopra c’è un biglietto.

‘Fanne buon uso.’      

Ha cambiato combinazione di proposito, per farmi avere la cartella. Buck è dalla nostra parte. Sono così felice che sento entrare nella bocca aperta in un sorriso il sapore salato delle lacrime. Che finalmente sono causate dalla gioia.

Apro la cartella, facendo cadere il bigliettino che è raccolto da Zayn. Ci sono tanti fogli dentro questa, nel primo c’è una sola parola, che occupa tutto il foglio: RUSSIA.

Hanno fatto un patto con la Russia. La Russia che sta per attaccare Londra. La Russia che è il nostro peggior nemico in assoluto. La Russia che può aver chiesto in cambio qualsiasi cosa.

Nella seconda pagina ci sono indicazioni con la scrittura di Buck.

 

‘‘Il nostro comando non arriva in Russia, neanche quello di Mullingar. Vai a Bradford da Mullingar. Il treno ti porta in una stanza gialla, apri la porta e ti trovi due corridoi davanti, prendi quello di destra. La prima porta, sul lato sinistro del corridoio, che incontri, aprila. C’è un computer. La password del computer è ‘7749795’. Apri il programma ‘Vacation’. Ti appare una schermata dove devi digitare una parola, scrivi ‘Russia’. Torna nella stanza da dove sei venuta e prendi il treno. Durante tutto questo non farti vedere da nessuno. Il treno ti lascia all’aperto, là non ci sono comandi.

Sei in un parco. Cerca l’albero con inciso ‘JKRJK’. Quando sei davanti all’albero, avrai una strada alla tua destra e una strada alla tua sinistra. Sono entrambe piccole e losche. NON entrare in quella di sinistra. Vai a destra senza neanche guardare quella di sinistra. Cammina dritto finchè non vedi un edificio completamente viola. Entra dentro. Al segretario devi dire una sola parola ‘Russel’. Ti porterà da lui. Lui sa parlare inglese, quindi tranquilla. Mostragli il prossimo foglio e si fiderà di te. Fallo prima che ti punti la pistola alla testa, miraccomando. Disdici tutto il piano.

 

Ho scritto tutto velocemente prima di andare al campo, subito dopo che ho saputo dell’esercito. Non posso fare io tutto questo perché Liam è sempre con me. Mi dispiace per tutto, Leena. Scusa anche per la scrittura. Non volevamo finisse così, pensavamo che qui sarebbero stati al sicuro. Spero che troverai tutto questo prima che il piano sia attuato, perché quando avverrà, non lo so neanch’io. Non dire a Liam di tutto questo, mi prenderebbe per un mollaccione. So che ce la farai.

Buck.’’

 

Ha pensato proprio a tutto e le indicazioni sono precise, spero solo che sarà facile quanto sembra. Prendo il prossimo foglio e passo questo agli altri, per farglielo leggere.

Nel foglio c’è stampato un simbolo, grande quanto tutta la pagina. Il simbolo per far sì che Russel si fidi di me. Una stella viola, con dentro ‘H C’ stampato a lettere grandi. E una ‘X’ su di queste. Non penso significhi qualcosa di buono, ineffetti.

Passo anche questo agli altri e sfoglio velocemente i successivi fogli, che sono foto con nomi. Su ognuna di esse c’è scritto, oltre al nome, se è una persona di cui mi posso fidare o no. Direi che Buck ha fatto bene il suo lavoro.

 -Allora, andiamo in Russia…?- dice Niall. Capisco il suo tono un po’ esitante, neanch’io mi sento tanto sicura ad andare fin là. Il nostro peggior nemico. Però mi fido di Buck, le indicazioni sono precise. Sappiamo tutto. Andrà bene.

-No, prima a Bradford.- rispondo con un mezzo sorriso.

-Prima dobbiamo tornare a Mullingar, veramente.- dice Harry un po’ irritato.

-Il treno di Mullingar è già qui.- faccio notare io, e ci incamminiamo senza più parlare.

Prendiamo il treno e in qualche modo riusciamo ad arrivare a Bradford, con l’aiuto di molti pulsanti. Scendo dal treno e, nonostante abbia la cartella in mano, ripasso mentalmente, corridoio a sinistra, prima porta a sinistra. Entro nel corridoio di sinistra, è molto grande e buio, non vedo l’altro lato. Prendo un po’ di coraggio e continuo a immegermi nel buio, con una mano posata alla parete, per evitare di perdere la porta. Non sento i ragazzi dietro di me, ma so che mi seguono. L’unica cosa che sento, ineffetti, è il freddo e duro marmo della parete. Camminare al buio mi fa diventare inquieta. Ne ho sempre avuto ‘paura’. Uccido uomini indifesi e ho paura del buio, che grande, enorme contraddizione. Ma guardando gli uomini so cosa ho davanti, con il buio non ho la stessa opportunità.

È la parete a farmi da guida, quando la perdo, sono persa. Come ora. Ho toccato qualcosa di diverso dal marmo, qualcosa di caldo. Qualcosa che prospetta guai.
   
 
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