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Autore: VerdeSmeraldo    26/10/2012    2 recensioni
Accecato dalla tristezza,George, non avrebbe mai pensato che presto la sua vita sarebbe cambiata e stata degna di essere vissuta, nonostante quel vuoto che nessuno sarebbe riuscito a colmare.
Prima FF.. per favore commentate, sarei molto felice di sapere i vostri pareri! Grazie a tutti!
Genere: Erotico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, George, Weasley, Hermione, Granger, Ron, Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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“Hermione ti prego… perdonami…” sussurrò George portandosi la mano della ragazza sulla guancia. La vista della ragazza così pallida fu un duro colpo per lui, tanto che le lacrime che era riuscito a trattenere, in quel momento sgorgarono dagli occhi come pioggia. 

“George…” disse Harry da dietro le spalle del ragazzo. “ che cosa è successo?”

George restò immobile, ormai le lacrime gli rigavano il viso e non riuscendo a guardarlo negli occhi mormorò a mezza voce guardando il viso pallido della ragazza “ l’ho buttata io in acqua…c’era una roccia la vicino e ha sbattuto lì… è stata colpa mia... colpa mia.”

Qualcuno gli passò la mano intorno alla spalla e la voce di Ginny sussurrò “ Non è colpa tua, George,tu non sapevi…”

Forse aveva ragione, pensò George, ma non riusciva a stare calmo. Un misto di rabbia e frustrazione giravano nella sua mente come un ciclone. Vedere una delle sue migliori amiche in quelle condizioni non era una delle sue aspettative, tanto meno esserne la causa.
 
George passò le ore seguenti a fare compagnia a Hermione insieme Harry e Ron. Gli altri invece erano tornati alla Tana, cercando di riposarsi anche se era quasi impossibile.

“George, è meglio se torni a casa.” Mormorò la signora Weasley la mattina seguente, , notando che il figlio non aveva lasciato la postazione dove lo aveva visto l’ultima volta “ hai bisogno di riposarti e mangiare, per non parlare del negozio.”

“No.” Sussurrò George. “Non la lascio, devo starle vicino, gliel’ho promesso.”

“Ma George…” insistette la madre “ Non puoi stare sempre qui, faremo i turni, come già ne abbiamo parlato, e se noto qualche miglioramento ti chiamerò senza dubbio. ”
George alzò lo sguardo. Aveva bisogno di una bella doccia e, avvertendo un leggero brontolio allo stomaco, concluse anche che aveva fame. Ma se Hermione si sarebbe svegliata proprio quando lui non c’era?

“Va bene” disse infine George alzandosi “ ma torno subito.” Le gambe le fecero male, dopo circa 20 ore seduto si stupì che riuscì ancora a camminare.

“Certo caro” disse la signora Weasley , poggiando la mano sulla spalla del figlio, soddisfatta per il semplice fatto di averlo fatto alzare. Prima di uscire dalla stanza, George depositò un bacio sulla fronte della ragazza dopodiché uscì dal san mungo e si materializzò alla Tana.

Vedendo la sua casa così ben ordinata provò un senso di nausea, quello che provava era solo confusione e rabbia e quello che stava osservando era assai contrastante con i suoi sentimenti.
George andò di fretta in camera sua, l’odore di Hermione era ancora lì, ad aspettarlo, nonostante le finestre aperte e il tempo passato era lì, pronto a ricordargli che per ora non sarebbe tornata, pronta a rinfacciargli che se non l’avesse buttata, senza curarsi dell’incidente che aveva avuto solo venti minuti prima, ora sarebbe con lui.

Avendo deciso che una doccia lo avrebbe schiarito le idee, entrò in bagno e si spogliò infilandosi sotto il getto dell’acqua fredda, che per qualche secondo gli mozzò il fiato, una sensazione piacevole perché almeno per qualche secondo non pensò a lei. Poi la sua mente vagò, passando a quel giorno, quel giorno di morte e solitudine ma allo stesso tempo di vittoria, una vittoria per gli altri forse, ma per lui fu solo il giorno più brutto della sua vita. Infine arrivò a
quella sera, quella in cui gli aveva confessato che gli piaceva una ragazza.

George?”
“ Si, Fred?”
I due gemelli erano entrambi sdraiati sui propri letti, era notte fonda ma nessuno aveva la benché minima intenzione di dormire.
“Secondo te com’è morire?”
“Perché mi chiedi questo?”
“ si sta avvicinando la guerra e dubito che tutti ne escano salvi, mi chiedevo se morire fa male.”
“Si beh… non lo so com’è morire e di certo sarà l’ultima cosa che farò nella vita. Mi dispiace solo non poter vedere il mio funerale e sapere chi piangerà per me.” Fred rise e disse “Secondo te piangerà Hermione al mio funerale?”
“Hermione?”
“Si, Hermione. Sai, quella ragazza che sta sempre insieme a Ron e Harry.”
“So chi è Hermione. Allora è lei quella che non ti fa dormire la notte? Credevo fosse Angelina”
“Con Angelina è finita da un pezzo. Ed Hermione mi manca sai? Da quando è andata in missione mi sento, in un certo senso vuoto. Credo mi piaccia. Mi piacerebbe approfondire il nostro rapporto, conoscerla meglio.”
“Hai avuto sette anni, fratello!”
“Quindi? Ne avrò ancora molti a disposizione.”
 
Un tonfo sordo echeggiò nella stanza. George aveva tirato un pugno al muro, con le lacrime che gli rigavano il volto, mescolandosi con i getti d’acqua della doccia.
Le parole di Fred gli martellavano nella testa” Ne avrò ancora molti a disposizione “e invece aveva avuto ben poche settimane. Quei ricordi non fecero che accrescere quel senso di colpa che rimbombava nel cuore. Conoscere Hermione fu l’ultimo desiderio che espresse Fred prima di morire, e lui, il giorno prima l’aveva apprezzata come mai e ora capiva perché il fratello volesse conoscerla.
Forse erano passate ore o forse solo minuti che George uscì dalla doccia e si rivestì. Decise che ora più che mai sarebbe stato affianco a Hermione, non solo per lei ma anche per Fred, almeno sarebbe stato affianco alla donna che sicuramente un giorno avrebbe amato.
                                         ****
I giorni, settimane, persino mesi, passavano ma Hermione non ne voleva sapere di svegliarsi. George era tornato a lavoro, ma nei suoi momenti liberi raggiungeva Hermione, a volte era stato visto dormire affianco a lei.
Erika Manson, una guaritrice che lavorava in quel reparto lo aveva notato, il ragazzo da fin troppo tempo stava lì, a guardare quella ragazza, a fissarla e sussurrarle parole che probabilmente neanche avrebbe sentito. Ma lui resisteva, i mesi passavano inesorabilmente ma lui non mollava, mai. Una notte, Erika, mentre faceva il suo turno passò davanti la stanza di Hermione, si fermò a guardarlo. Nonostante l’ora tarda non dava segni di aver sonno. George la notò e le porse un accenno di sorriso e lei subito contraccambiò.
Ad un certo punto la ragazza entrò nella stanza.

“ è tardi per l’orario delle visite.”

“Si.” Rispose lui “ Ma non posso tornare a casa ora. “

“ Hai qualche problema a casa per caso?”

“Oh no… devo stare con lei, almeno finché non ci sono miglioramenti.”

“ è fortunata ad avere un ragazzo come te allora”

“Io non sono il ragazzo, lei è solo un’amica…” Erika rimase stupefatta. Non era la prima volta che amici di pazienti erano andati a trovarli ma mai nessuno di questi era rimasto fino a notte fonda. Ammirò quel ragazzo per qualche secondo, poi capì, quello che probabilmente ancora non aveva capito George.

“ Ma..?”

“Ma cosa?”

“Beh, dimmelo tu. C’è sempre un ma”

George sorrise. “ Lei è una mia amica. Purtroppo credo sia colpa mia che ora lei si trova qui. E poi piaceva a mio fratello. Un motivo in più per starle vicino.”

“ E perché non è qui tuo fratello?”

“è morto. Durante la guerra magica. Se fosse ancora vivo nessuno dei due sarebbe qui ora. “

“Mi dispiace… “

“Tranquilla.” Detestava quando faceva pena alle persone, come se avesse bisogno di qualche sconosciuto per stare meglio.

“Spero si svegli presto allora.”

“Lo spero anch’io… non si merita questo. Ha già sofferto abbastanza.”

“Ti piace?” George la guardò con gli occhi sbarrati “ Co..Cosa? Ma no. È solo una mia amica. Le voglio un bene dell’anima ma ho promesso di starle vicino solo come amica. E poi non lo so se mi piace. Ho avuto troppo poco tempo per poterlo sapere.”

“Ma in quel troppo poco tempo hai capito che ci tieni a lei, molto di più di quanto credi. O sbaglio?”
George rimase in silenzio per qualche istante, poi sussurrò “ No. Non sbagli.”
 
 
 
Da quella sera George ed Erika si erano ritrovati più spesso a parlare, e un giorno, in un bar vicino l’ospedale, Erika gli raccontò la sua storia, che scoprì dolorosa quanto quella di George.
“Avevo 20 anni. Poco prima dell’ultima guerra magica. Avevo cominciato gli studi di medicina, dopo qualche settimana un ragazzo della mia classe mi cominciò a chiedere in continuazione di uscire. Ma io declinai sempre l’invito, presa dagli studi e messa sotto pressione dai miei genitori. Un giorno mi ribellai, mi piaceva quel ragazzo e non potevo lasciare che i miei mi negassero di vedere chiunque, perciò un giorno lo invitai io, mi ricordo ancora la sua espressione quando glielo chiesi, era un misto tra incredulità e gioia. Uscimmo insieme e stetti veramente bene, pensai subito fosse un ragazzo splendido. Dopo qualche settimana capii subito che eravamo perfetti insieme. Passarono due mesi e la guerra era alle porte, la notte di quella battaglia a Hogwarts lui era lì a difendere la sua scuola, la nostra scuola. Per proteggermi mi prese la bacchetta e mi chiuse in casa con un incantesimo.” Un piccolo singhiozzo scosse le parole della ragazza “ Pregai, pregai con tutta l’anima che tornasse sano e salvo, guardavo l’orologio ogni minuto e provavo ad aprire la porta, così che se fosse morto l’avrei capito, e infatti alla fine successe, la porta si aprì. Dopo qualche giorno scoprii di essere incinta. Non seppi come riuscii ad andare avanti, probabilmente mia figlia, ma ogni volta che penso a lui mi sento una fitta al cuore che mai niente e nessuno riuscirà ad alleviare.” Le lacrime uscirono, George non seppe che fare, non voleva vederla piangere, ma allo stesso tempo voleva che si sfogasse.

“Mi dispiace… Questa guerra ha rovinato le vite a molte persone, ma dobbiamo tutti ricominciare, ci vorrà tempo ma ce la faremo.”
Erika gli sorrise mentre con una mano si asciugava le lacrime. “ Si… hai ragione, almeno per mia figlia, lei deve avere una madre che non si pianga addosso ogni volta che pensa al padre.” George le sorrise.

“Anche tu però” continuò la ragazza.

“Anche io?” Chiese George.

“Si. Non puoi non farti avanti con Hermione solo perché lei piaceva a tuo fratello.”

“No…tu non capisci. E poi non ho detto che voglio farmi avanti. Per me lei è un’amica.”

“Mah… non ne sarei tanto sicura.”

“ Già. Beh, io andrei…” disse George cambiando discorso “…devo andare a lavoro. Stanotte fai il turno?”

“No… starò con la mia bambina. “

“Allora salutamela. Ciao Erika, a domani” disse George alzandosi e facendo un cenno con la mano a mo di saluto.
 
 
George, verso sera tornò da Hermione, erano le sette ma aveva avuto così pochi clienti che questo gli permise di chiudere prima. Lei era ancora lì, immobile, distesa su quel letto che emanava una tristezza inaudita. Come faceva ogni volta che era con lei le prese la mano.

“ Ciao Hermione. Mi manchi sai?”
Non poteva fare a meno di parlarle, anche se non l’avrebbe sentito ma aveva la necessità di parlarle, come se una forza sconosciuta gli dicesse che lei poteva calmarlo nonostante il suo stato, come se sprigionasse tranquillità. Si portò la mano di lei sul viso e chiuse gli occhi.

“ Sai oggi sono uscito con Erika, sai, quella ragazza di cui ti ho parlato. Mi ha raccontato cosa è successo durante la guerra, e devo dire che la sua storia è davvero straziante. Dopo abbiamo cominciato a parlare di me, la conversazione ha preso una piega sbagliata e ho trovato una scusa per andarmene. Sai, la conversazione riguardava anche te. Mi manchi davvero tanto, ho bisogno di parlarti, veramente.” In quel momento una piccola lacrima gli cadde sulla mano di Hermione, e in quello stesso momento in cui la lacrima aveva poggiato la sua fresca essenza sulla pelle di Hermione, la mano di lei si chiuse in quella di George, come se la stesse controllando. Inizialmente lui non si accorse di quel piccolo movimento, ma la voce di Hermione lo scosse.

“ G-George” Mormorò Hermione, con la voce roca, di una che non parlava da mesi.
George non aprì subito gli occhi, aveva paura di esserselo immaginato.

“G-George, guar…dami” No, non poteva essere un sogno. Era così realistico, così bello. Pian piano George aprì gli occhi. Hermione era immobile, distesa sul letto, non si era mossa di un millimetro ma qualcosa c’era di diverso. I suoi occhi erano aperti.
Emanavano vita.




Buonsalve a tutti :) Scusate se sono così lenta a scrivere ma in questi giorni sono stata così indaffarata T.T Spero vi sia piaciuto il nuovo capitolo, sperando che qualcuno mi legga ancora ^^ 
E ora vorrei ringraziarvi: a chi ha la storia tra le preferite, seguite e chi le ha commentate (soprattutto a voi che mi riempite di complimenti anche se non credo di meritarmeli ) :) 
Al prossimo capitolo! 

                                                                                                                                                                                                                  -VerdeSmeraldo       
  
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