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Autore: Lisey91    27/10/2012    2 recensioni
Tutti conosciamo la storia del famoso Harry Potter e dei suoi migliori amici, Hermione Granger e Ronald Weasley, e di come essi sconfissero il malvagio Lord Voldemort. Ma pochi conoscono quella di tre ragazze speciali, senza le quali forse non avrebbero potuto farcela... Questa storia non l'ho scritta io, ma una dolcissima ragazza con un lieve ritardo mentale ma con una fantasia a dir poco stratosferica che l'ha terminata dopo 5 anni che ci lavorava. Spero che piaccia a voi quanto è piaciuta a me.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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3.13 L’ira di Piton

Melen lanciò un’occhiata risentita al gruppo di troll appostati non troppo lontano dall’ingresso del dormitorio. Da quando Sirius era stato trovato nel dormitorio maschile di Grifondoro la sorveglianza era nettamente aumentata. Sir Cadogan era stato licenziato e la Signora Grassa era tornata, anche se aveva preteso dei sorveglianti speciali, e da li il piccolo drappello di troll. Il castello era stato perquisito un’altra volta e lei, impossibilitata ad andare al terzo piano, era rimasta tesa come un violino per tutta la notte, fino all’annuncio della sua fuga. Nonostante la rabbia si era sentita dannatamente sollevata nel saperlo salvo.. o almeno salvo dai Dissennatori, Mirice aveva l’aria piuttosto scontrosa ultimamente.
–Tutto bene?- Distolse velocemente l’attenzione dai troll e sorrise a Marion.
–Si, scusami. Ero sovrappensiero.- la castana annuì mordicchiandosi il labbro
–Capisco.. anche io sono preoccupata. Insomma sapere che quell’assassino era così vicino- scosse la testa rabbrividendo –Meglio non pensarci.- Melen annuì in silenzio. Il buco del ritratto si aprì e Emily, Hermione, Harry e Ron le raggiunsero sul pianerottolo
–Scusate, alcuni ragazzi del secondo mi hanno chiesto di Black- spiegò Ron, con un sorriso che non nascondeva del tutto la sua soddisfazione. In fondo si poteva capirlo, era raro per lui essere al centro dell’attenzione quindi, nonostante la paura, gli faceva piacere essere “l’uomo del momento”.
–Chissà perché è scappato.. insomma non avrebbe avuto problemi contro di noi..- disse Harry pensieroso, iniziando l’ennesima discussione sull’argomento
–Forse il virilissimo urlo di Ron lo ha spaventato- propose Emily ghignando. Il rosso fece una smorfia dandole una leggera spinta
–Avrei voluto vedere te..-
-Forse.. forse ha pensato che se avesse aspettato sarebbe stato catturato.. Sapete con il caos che si è creato dopo..- aggiunse Marion titubante
–Si, ma avrebbe potuto ucciderci velocemente e poi fuggire- s’inserì Emily
–Forse non voleva farlo- sussurrò Melen, lievemente più indietro degli altri. –Forse..- le rispose Hermione laconica. Melen le lanciò un’occhiata in tralice e sospirò. Aveva cercato di non far pensare all’amica alla maleducazione e all’astio di Ron nei suoi confronti ma non c’era stato nulla da fare..
–Dovremmo andare in biblioteca più tardi. Presto ci sarà l’udienza di Fierobecco- Hermione annuì
–si, abbiamo trovato molte cose utili ma dovremmo sintetizzarle per dare ad Hagrid un’arringa efficace- concesse con decisione, ma i suoi occhi non si spostavano dalla schiena di Ron.

-Mirice- la castana fece una smorfia girandosi
–Severus.. ti serve qualcosa?- il moro si fermò a qualche passo da lei fissandola serio
–Perché lo aiuti? Perché ti esponi così per lui?- la donna sobbalzò stupita, iniziando a sudare freddo. Lui.. sapeva?
–non so a cosa ti riferisci- l’uomo digrignò i denti, avvicinandosi ancora
–Non mentirmi maledizione! Sei uscita la notte in cui è stato avvistato, ti ho vista correre nel parco. Lo stai aiutando!- le strinse le spalle con le mani sbattendola contro la parete e guardandola feroce. –Perché? Quell’assassino.. se Lily è morta..- Mirice non ricordava di averlo mai visto così arrabbiato, la voce gli tremava lievemente e le guancie pallide erano chiazzate di rosso. Era incredula. Lui, un mangiamorte, stava davvero incolpando Sirius per la morte di Lily e James? Proprio lui che aveva detto a Colui-che-non-deve-essere-nominato della profezia? La furia e lo sdegno s’impossessarono di lei, che gli posò le mani sul petto, spingendolo via con foga
–Dare la colpa a lui allevia il tuo dolore Severus? Fingere di non avere le mani macchiate del loro sangue ti fa sentire meglio?- L’uomo la guardò con disgusto
–Come puoi difendere quell’assassino?-
-Abbiamo un’idea diversa di cosa vuol dire essere un assassino- lo guardò con egual disprezzo poi si allontanò in fretta lungo il corridoio. Uscì nell’aria fredda dirigendosi con passo deciso verso i cancelli di Hogwarts, i lunghi capelli castani le mulinavano dietro la schiena, insolitamente sciolti. Percorse il breve tratto che divideva Hogwarts da Hogsmead quasi di corsa, un po’ in un estremo tentativo di scaldarsi, un po’ per sbollire l’ira che la conversazione con Piton le aveva fatto nascere in petto. Sapeva che quell’uomo aveva amato profondamente Lils, almeno quanto aveva odiato Sirius. Per lui sapere, o meglio credere, che l’uomo che l’aveva consegnata al Signore Oscuro era libero mentre lei giaceva sotto la dura terra doveva essere straziante, nonostante questo non riusciva a perdonargli la sua arroganza. Se credeva Sirius colpevole lui lo era in egual modo. Il vociare allegro della cittadina l’avvertì di essere arrivata e rallentò il passo, sistemandosi meglio il mantello sulle spalle. S’incamminò lentamente per la strada maestra, sbirciando le vetrine dei negozi con sguardo fintamente attento, dando l’impressione di essere li per una semplice visita. Quando oramai aveva raggiunto la periferia s’infilò in una strada secondaria, dirigendosi verso un bar dall’aria logora. La testa di Porco contava una clientela piuttosto esigua e bizzarra e quel giorno non faceva differenza, appena la vide però il barista le sorrise facendole cenno di avvicinarsi
–Oh, Mir è parecchio che non ci si vede! Sempre troppo impegnata per venire a trovare un vecchio amico?- la castana sorrise. Non aveva mai chiamato Aberforth “zio”, così come di rado aveva chiamato Albus “papà”, però aveva sempre avuto un buon legame con lui. Secondo quanto le diceva l’uomo lei gli ricordava sua sorella Ariana e non poteva negare che l’avesse sempre viziata.
–Mi dispiace Abe, diciamo che quest’anno si sta rivelando più impegnativo del previsto.. Temo di avere parecchie ore di sonno arretrato- sbadigliò sonoramente mettendosi una mano davanti alla bocca per poi passarsela sugli occhi, fingendo una stanchezza molto maggiore di quanta ne provava in realtà.
–Se continui così ti ammalerai.. Facciamo così, quando hai voglia di farti un paio d’ore di sonno come si deve vieni qui- si chinò sotto il bancone per poi rialzarsi e porgerle una chiave
–Stanza 34. Vai su e dormi- disse con tono perentorio indicandole le scale. La donna sorrise avvicinandosi abbastanza perché lui fosse l’unico a sentirla
–Grazie zio- poi s’incamminò lentamente al piano superiore ben sapendo che lo sguardo del barista la seguiva, valutandone le condizioni. La stanza, come tutte quelle della locanda, era piccola, spoglia e poco pulita, ma lei non ci fece minimamente caso. Chiusa la porta a chiave si spogliò in fretta, riponendo i vestiti ordinatamente sul letto e nascondendo la bacchetta sotto il cuscino. Poi socchiuse gli occhi concentrandosi sulla metamorfosi. In pochi istanti il suo corpo aveva lasciato il posto a quello di una volpe rossiccia dagli occhi stranamente azzurri. Storse il naso infastidita, come sempre succedeva quando mutava, dalla differenza con cui avvertiva gli odori e i suoni, per poi concentrarsi attentamente sul suo compito. Se fosse stata un gatto come sua madre il salto che doveva compiere le sarebbe sembrato meno rischioso ma dovette rassegnarsi e raccogliere il coraggio e le forze per qualche passaggio in più. Salto agevolmente sul balconcino del piccolo stabile affianco al bar, da li si calò con prudenza giù dalla stretta passatoia in legno posata maldestramente sul balcone, probabilmente per lavori di ristrutturazione. Anche se in effetti non aveva mai visto nessuno lavorarci. Qualche passante la degnò di uno sguardo curioso mentre camminava sul bordo della via diretta alla Stamberga, in fondo non era cosa comune vedere una volpe in pieno centro, ma la maggior parte non sembrò notarla. La porta della villa era chiusa ma le condizioni di abbandono nelle quali verteva la casa le suggerirono che probabilmente avrebbe potuto facilmente trovare un altro ingresso e, in effetti, dopo un mezzo giro trovò una finestra rotta che faceva al caso suo. Spinse i vetri fino a farli cadere per poi saltare all’interno con cautela, dopodiché si diresse nella stanza nella quale aveva lasciato il mantello la sera prima, pronta a riprendere le sue fattezze umane. Dell’indumento però non v’era traccia. Indispettita iniziò a frugare nelle stanze attigue, sperando che venisse un colpo allo stupido “padrone” di casa
–Ah sei tu.. ‘giorno Rice- la voce calda di Sirius le raggiunse e voltandosi lanciò un’occhiata truce all’uomo che le sorrideva calorosamente appoggiato allo stipite di una porta.
–Ce l’hai ancora con me per quella storia dell’altro giorno?- annuì vigorosamente ringhiando appena, tanto per mettere in chiaro le cose. Sirius abbassò lo sguardo con un sospiro
–Hai ragione ma sono stufo di aspettare. Voglio farla finita con questa storia, voglio essere un uomo libero- la volpe sbuffò scuotendo la testa con foga
–Cerca di capire, sono 12 anni che aspetto questo momento!- insistette lui ma lei non era intenzionata a starlo a sentire, rivoleva solo il suo mantello, così avrebbe potuto tornare umana e dargli del pirla
–Oh andiamo non fare così! Parliamone- esclamò credendo che il suo rifiuto nel mutare dipendesse da rabbia nei suoi confronti. Mirice indicò la stanza del mantello con il muso poi lui e sbatté una zampetta al suolo indispettita, poi lo fissò decisa. Il Black alzò un sopracciglio perplesso
– Non sarebbe più semplice parlarne con te umana? Coraggio McGonagall, non essere infantile- Pure? Prima le nascondeva il mantello poi era lei quella immatura? In un picco di sdegno si lanciò in avanti e gli morse la caviglia con tutta la forza che aveva. Sirius urlò facendo un balzo indietro e sbattendo piuttosto violentemente contro la porta.
–Por.. ma sei impazzita?!- strillò portandosi immediatamente le mani alla ferita, che sanguinava lievemente ma pulsava in modo dannatamente doloroso. Vedendo che la donna ancora non si decideva a trasformarsi e oramai spazientito estrasse la bacchetta e la puntò su di lei.
Humana retro- Un lampo di luce bianca e la volpe tornò a essere Mirice. Imbarazzata la donna si raggomitolò su se stessa, cercando di coprire quanto più possibile e fissandolo sempre più furiosa
–NON GUARDARMI IDIOTA!- Sirius si girò velocemente, togliendosi la giacca e passandogliela, suo malgrado imbarazzato. –Era per questo che non mi ritrasformavo Black. Se tu non mi avessi nascosto il mantello..- Sirius scosse la testa
–Ah no, stavolta io non c’entro. Non ti ho nascosto un bel niente- Mirice fece una smorfia ma preferì non ribattere. In effetti ora che aveva una prospettiva umana si rese conto che la stanza giusta doveva essere un po’ più in là
–Beh il morso te lo sei meritato lo stesso. Hai fatto passare una bella paura a tutti al castello. Ora ti toccherà stare qua dentro.- l’uomo sorrise passando uno sguardo affettuoso e malinconico alle pareti della villa
–Come ai vecchi tempi- sussurrò con un sorriso triste che le strinse il cuore.

-Pensi che questo andrà bene? In fondo questa acromantula è stata assolta e aveva mangiato mezza faccia a quel tizio!- Melen valutò l’articolo che Emily le porgeva in silenzio
–Il tipo era un malintenzionato che era penetrato nella casa del padrone. La situazione è molto diversa- la rossa alzò un sopracciglio, come a voler dire che anche Malfoy aveva sbagliato, ma decise di tacere e ricominciò a cercare. Con l’avvicinarsi dell’udienza di Hagrid anche Emily aveva iniziato ad accompagnare Melen e Hermione in biblioteca sempre più spesso per dare una mano, la bionda era convinta che se avessero trovato un numero sostenuto di cause precedenti in cui un animale aveva aggredito un essere umano ed era stato assolto le accuse contro Fierobecco non avrebbero potuto non cadere. Melen ne era meno convinta, conosceva suo zio e sapeva quanto poteva essere protettivo nei confronti di Draco, ma dava comunque il suo contributo, sperando che bastassero per una pena minore.
–Credo che stiate sbagliando approccio- Matt si era avvicinato al loro tavolo, seguito a poca distanza da Blaise, Nott, Draco e Pansy. Emily lanciò un’occhiataccia alla compagnia del fratello ma, per amor di pace, cercò di ignorarli
–Che intendi dire?- domandò Hermione, che sembrava aver adottato la stessa tattica
–Se vi concentrate sull'attacco è probabile che l’Ippogrifo perda. Cercate di farlo risultare un incidente minore durante un esercitazione di gruppo- Posò un grosso volume di diritto civile e penale sul tavolo e lo aprì indicando un paragrafo alle ragazze
–Non è la prima volta che un alunno si ferisce durante una lezione perché non ha ascoltato i consigli di un insegnante. Ci sono ferite magiche di molti tipi vedete- proseguì facendo seguire alle sue spiegazioni il paragrafo corretto –e in pochi casi il docente viene perseguito. Se riuscite a dimostrare che Fierobecco non era meno prevedibile di una pozione o di una trasfigurazione complessa e che Hagrid ha espresso chiaramente i pericoli e le modalità di approccio potreste farcela- concluse alzando lo sguardo su Melen e Hermione, che lo ricambiarono piene di ammirazione
–Oh, è inutile- esclamò Malfoy –Papà avrà la testa di quella bestia e, quasi certamente, anche dell’ippogrifo.- Pansy scoppio a ridere e anche Blaise e Nott accennarono un sorriso divertito.
–Sei davvero un coglione! Il tuo braccio sta benissimo- sbottò Emily stringendo i pugni. Il biondo le sorrise scrollando le spalle 
–Ma starà anche meglio dopo che avrò vinto l’udienza- Melen sospirò seccata
–Potresti portarlo via? Non credo di avere abbastanza pazienza per evitare uno massacro se cominciano a litigare- disse a Nott, con uno sguardo esasperato. Il ragazzo ricambiò malizioso
–Cero. Ma questo ti costerà, Black- la mora alzò un sopracciglio, leccandosi le labbra lentamente
–Pagherò Theodore- sussurrò in modo così seducente che Blaise e Matt dovettero distogliere velocemente lo sguardo da lei. L’effetto però fu immediato e, in meno di un minuto, Draco e compagnia erano spariti. Purtroppo l’effetto della loro visita era più restio a seguire il loro esempio, Emily continuava a macinare bestemmie a mezza voce minando così l’attenzione delle amiche, oltre a quella di praticamente l’intera biblioteca. Così, per senso civico e stress, le ragazze decisero di tornare in dormitorio. Una piccola calca si era creata davanti alla bacheca annunci e, incuriosite, si fecero largo per cercare di scorgere il motivo di tanto casino
–Hogsmead il prossimo fine settimana!- la voce di Ron le fece sobbalzare e, voltandosi appena, notarono lui e Harry non troppo lontano da loro
–che ne dici?- Hermione s’irrigidì incredula, poi marciò decisa verso di loro
–Harry.. se andrai a Hogsmead dirò alla McGonagall della mappa- dichiarò arrossendo appena sotto lo sguardo astioso di Ron.
–Oh, ora vuoi anche farlo espellere? Non hai fatto già abbastanza danni, ultimamente?- la bionda si morse il labbro ferita ma rispose a tono
–Mi stupisco che tu sia così egoista! Come puoi fargli rischiare la sua vita per qualche ora di svago?!- Melen e Emily si lanciarono un’occhiata preoccupata, indecise se intervenire o lasciare che se la sbrigassero da soli. In fondo entrambe sapevano che Ron e Hermione si volevano molto bene e forse dirsi quello che pensavano era proprio quello che gli serviva. A interrompere l’idilio ci pensò Grattastinchi, che scelse proprio quel momento per avvicinarsi voluttuosamente alle gambe della sua padrona, facendo le fusa rumorosamente. Hermione sbiancò immediatamente e, sbirciando spaventata il viso di Ron, afferrò l’animale e corse nel dormitorio.
–Bene, dicevamo?-  disse Ron a Harry, come se non fossero mai stati interrotti.
–Fai quello che ti pare Harry, ma ricordati che Herm si preoccupa solo per te.- s’inserì Emily, guardando entrambi con riprovazione prima di salire insieme a Melen, per cercare di consolare l’amica.
 
-Compratemi del cioccolato all’uvetta- chiese Marion, guardando le amiche prepararsi per la gita
–Potresti venire anche tu. Io e Melen abbiamo deciso di andare a vedere il teatro antico, è aperto raramente- cercò di convincerla Hermione. Ma la castana declinò l’invito con un sorriso.
–Voglio continuare ad esercitarmi con il patronus, Neville mi sta dando una mano.. e poi devo ancora finire i compiti- spiegò con un sospiro che fece ben capire che avrebbe cento volte preferito andare con loro, piuttosto che restare li.
–Allora controlla Harry- tutti gli occhi si posarono su Emily, che ricambiò seria –Scommetto che proverà ad andarci. Fred mi ha detto che il passaggio che porta alle cantine di Mielandia, quello dietro la statua della strega orba al terzo piano, non è sorvegliato. Passerà da li- Hermione annuì
–Tienilo d’occhio Mary, per favore- Melen non disse nulla. Non c’era alcun pericolo per Harry ad uscire, Sirius non aveva la minima intenzione di fargli del male, ma non poteva certo dirlo alle sue amiche senza sembrare sospetta. Durante la colazione Marion valutò che Harry sembrava fin troppo tranquillo e si convinse che Emily avesse ragione, aveva intenzione di andare a Hogsmead. Accompagnò le amiche nel cortile e le salutò, vide che Harry faceva lo stesso con Ron e si preparò a seguirlo
–Ehi Mary, sei pronta?- sobbalzò spaventata voltandosi e trovandosi davanti il sorriso timido di Neville.
–Oh, certo.. ehm ecco io.. che..che ne dici di chiedere anche a Harry di venire con noi? Così non starà da solo- il castano annuì
–Ma certo, mi fa piacere- esclamò sforzandosi di continuare a sorridere entusiasta. In realtà avrebbe preferito stare solo con Mary, magari sarebbe successo qualcosa tra loro.. Ma in fondo Harry era un suo amico e non poteva certo lasciarlo da solo ad annoiarsi tutto il giorno solo per una sua speranza egoistica no?
–Vieni, credo di averlo visto andare verso il terzo piano- Neville avrebbe voluto chiederle come lo aveva intuito dato che non c’era traccia di lui da nessuna parte, ma poi sentì le dita sottili della mano di Marion stringersi sulle sue e tutto passò in secondo piano. Lo stava tenendo per mano! Marion corse più forte che poteva, fortunatamente Nev la seguiva senza fare storie, anzi, considerando il sorriso enorme che aveva sembrava che la cosa lo divertisse.
–Ciao Harry. E’ vero che anche tu non vai a Hogsmead!- esclamò avvicinandosi al ragazzo, che si costrinse a sorridere allontanandosi velocemente dalla statua. “ah, beccato!” pensò vittoriosa.
–Ehm già. Che fate qui?-
-Ti cercArgh!- iniziò Neville, fermato prontamente da un potente pestotto della ragazza
–Niente!- esclamò a voce forse un po’ più alta del normale –ma stavamo pensando di andare nelle cantine. Gli elfi ci hanno detto di aver trovato un molliccio e pensavo di utilizzarlo per allenare il mio patronus. Neville mi aiuterà, così in caso non riuscissi a respingerlo se ne potrebbe occupare lui- spiegò guardando affettuosamente l’amico, che arrossì, lusingato da tanta fiducia
- Oh sembra forte ma.. ecco io in realtà devo.. devo andare in biblioteca a finire il tema sui Vampiri per Lupin-
-Veniamo con te!- escalmò Neville allegramente, non sapeva perché ma aveva la netta sensazione che Marion volesse tenere d’occhio Harry, quindi doveva assolutamente aiutarla –Pensavamo comunque di andarci dopo l’allenamento-
-Ehm.. aspetta- cercò allora di rimediare il moro –Mi.. mi sono appena ricordato che in realtà Melen mi ha già aiutato a finirlo-
-Meglio, così puoi dare una mano a noi! In fondo se ti ha aiutato Mel andrà per forza bene- aggiunse Marion con un sorriso sempre più vittorioso sul viso. Sentì Neville sussultare al suo fianco, alzò lo sguardo su di lui perplessa e notò che fissava un punto appena sopra la spalla di Harry. Sia lei che il moro seguirono la direzione del suo sguardo, Piton si avvicinava a loro a passo sostenuto. “lo sa” pensò Marion terrorizzata fissando lo sguardo severo del professore
–E voi che ci fate qui?- chiese l’uomo spostando lo sguardo su ognuno di loro –Strano posto per darvi appuntamento- Gli occhi scuri dell’uomo dardeggiarono verso le porte che davano sul corridoio per poi soffermarsi sulla strega orba. Sentì il respiro mozzar lesi in gola. Non voleva che Harry rischiasse la pelle per andare a Hogsmead ma non aveva neanche intenzione di farlo espellere
– Noi.. non ci siamo dati appuntamento- disse Harry, che pareva a disagio almeno quanto lei–Ci siamo incontrati per caso-
-Davvero?- Piton alzò un sopracciglio ironicamente –Tu hai l’abitudine di apparire nei posti più inaspettati Potter, ed è raro che sia senza una buona ragione.. Suggerirei che torniate al vostro dormitorio, là dove dovreste stare- Marion, Neville e Harry annuirono in silenzio, prima d’incamminarsi lentamente verso la torre. Marion sbirciò di nascosto il viso di Harry, sembrava deluso ma anche abbastanza spaventato. Probabilmente anche lui aveva notato lo sguardo che Piton aveva riservato al passaggio, era abbastanza sicura che non avrebbe più osato arrischiarsi ad utilizzarlo per uscire dal castello di nascosto, non per quel giorno almeno. Entrarono tutti e tre nella sala deserta e occuparono il tavolo più vicino al fuoco.
–Beh, posso aiutarvi con il tema anche qui- disse Harry estraendo il libro di Difesa dalla cartella, subito imitato da Neville. Marion sistemò la sua pergamena ed estrasse la boccettina d’inchiostro, fissando Harry in attesa. L’amico continuava a frugare nello zaino sempre più perplesso
–Accidenti- esclamò dopo qualche secondo, scuotendo la testa incredulo –Devo aver scordato il tema in biblioteca! Vado a prenderlo. Voi cominciate io.. arrivo subito-. Annuirono, avvicinandosi al libro mentre il ragazzo si catapultava fuori dal buco del ritratto
–Inizio a leggere io, ok?- propose Marion con un sorriso, iniziando il paragrafo. Mentre leggeva sottolineava le frasi più importanti e Neville le riscriveva sulla pergamena, era un metodo brevettato. In questo modo alla fine del capitolo avrebbero avuto una sintesi delle cose principali dell’argomento e fare il tema sarebbe stato molto più semplice
–Certo che ci sta mettendo parecchio, che sia il caso di andare ad aiutarlo?- disse Neville dopo una ventina di minuti. La ragazza spalancò gli occhi, si era totalmente dimenticata di Harry. Ma non era possibile che fosse andato.. o si? In effetti Neville aveva ragione, ci stava mettendo troppo tempo. Scattò in piedi dandosi della stupida
–Neville tu continua pure. Vado a cercarlo- il castano corrugò le sopracciglia perplesso
–Vuoi che venga anche..-
-No. Io.. non posso spiegartelo Nev. Ma ho bisogno di andarci da sola- Si aspettava che il ragazzo pretendesse delle spiegazioni, o tentasse di seguirla. Invece lui si limitò ad annuire
–Bene, allora io finisco qui. Stai attenta- Marion arrossì e gli regalò un sorriso radioso, poi corse fuori dal buco del ritratto e schizzò verso il terzo piano. Fu fortunata, non incontrò nessuno. Si avvicinò alla statua con il fiatone per rendersi conto che lei non aveva la minima idea di come aprire il passaggio. Maledicendosi avvicinò il viso alla gobba, tastandola alla ricerca di un meccanismo o qualcosa del genere, ma non sembrava esserci niente di sospetto in quella statua. Stava per arrendersi quando quella si aprì e il volto di Harry, sudato e lievemente sporco di fango, apparve davanti al suo. Il ragazzo spalancò gli occhi
–Marion, cosa..?- iniziò stupito, con il fiato corto. Poi il rumore inconfondibile di passi li raggiunse. Il ragazzo saltò fuori dalla statua come una molla, sfiorando poi la gobba con la bacchetta, che si chiuse all’istante. I passi erano sempre più vicini, non sarebbero riusciti a correre via senza farsi vedere. Prima che potessero trovare una soluzione Piton si affacciò da dietro alla statua, fissandoli in silenzio. Tesi come due corde di violino i ragazzi uscirono da dietro alla statua e, cercando d’imprimersi la più innocente delle espressioni sul viso, si fermarono davanti a lui
- Allora- disse Piton, con un’espressione di trionfo represso sul viso. I suoi occhi dardeggiarono sulle scarpe di Harry sporche di fango e sul suo viso sudato e un sorriso si aggiunse sul viso pallido –Seguitemi- i due eseguirono in silenzio. Marion fissava l’amico ansiosa, cercando d’immaginare cosa avesse potuto combinare per dover correre velocemente al castello. Che Piton l’avesse visto ad Hogsmead? Scesero nei sotterranei ed entrarono nell’ufficio del professore. Non c’era mai stata e non poté non pensare che lo studio rappresentasse in pieno il suo proprietario. Era scuro, buio e pieno di scaffali polverosi gremiti di fiale dall’aspetto sinistro.
–Sedete- ordinò il professore, indicando le due sedie davanti alla scrivania piena di ordinati fogli. Obbedirono e osservarono l’uomo in piedi davanti a loro osservarli compiaciuto.
–Il signor Malfoy mi ha appena raccontato una strana storia, signor Potter- Harry rimase zitto. Cattivo segno
–Dice che era vicino alla Stamberga Strillante quando ha incontrato il signor Weasley, apparentemente solo- “Oddio, si sono accapigliati di nuovo e nella colluttazione hanno visto Harry” Marion deglutì nervosa
–Il signor Malfoy ha detto che stava conversando con Weasley quando una grossa quantità di fango l’ha colpito dietro la testa. Come credi possa essere successo?- Harry tentò di apparire vagamente sorpreso. Ricordandosi le mani infangate dell’amico invece, Marion non lo era per nulla
–non saprei, professore- Gli occhi di Piton perforarono quelli di Harry che tentò disperatamente di non battere ciglio.
–Il signor Malfoy è poi stato testimone di una straordinaria apparizione. Riuscite ad immaginare quale?- Il suo sguardo penetrante fissò entrambi, impegnati a mantenere un’espressione sorpresa e innocente.
–No- risposero all’unisono.
–Era la tua testa Potter. Che galleggiava a mezz’aria- cadde un lungo silenzio.
–Forse è meglio se va a trovare Madama Chips- suggerì Harry cautamente –Se ha le allucinazioni..- malgrado la situazione pessima in cui l’aveva infilata, Marion non riuscì a non guardarlo con ammirazione.
–Malfoy non ha le allucinazioni, Potter. Se la tua testa era ad Hogsmead anche il tuo corpo doveva esserci e questo non va bene. La tua testa non ha il permasso di andare a Hogsmead. Nessuna parte del tuo corpo lo ha!- fece una pausa in cui lo fissò truce prima di proseguire -Dove ti trovavi questo pomeriggio?- Chiese l’uomo avvicinando il viso a quello di Harry
–Ero alla torre di Grifondoro, come ha detto lei- disse Harry sostenendo lo sguardo
–C’è qualcuno che può confermarlo?- Harry tacque e le labbra sottili di Piton si arricciarono in un sorriso terribile.
–Tutti, dal Ministero della Magia in giù, stanno cercando di tenere il celebre Harry Potter lontano da Sirius Black. Ma il celebre Harry Potter va dove vuole vero? Senza pensare alle con..-
-Era con me e Neville. Abbiamo passato il pomeriggio a fare i compiti- intervenne Marion a voce così bassa che si stupì quando l’uomo si voltò a guardarla con astio
–Cos’ha detto signorina Lupin?- la ragazza deglutì stringendo i pugni
–Harry ha passato tutto il pomeriggio con me e Neville- ripeté sforzandosi di ricambiare lo sguardo dell’uomo. Piton li fissò in silenzio per qualche secondo, poi i suoi occhi brillarono sinistri
–Potter e Lupin di nuovo insieme. Sempre pronti a spalleggiarsi.. Sapevo che Potter era arrogante e stupido come suo padre ma non pensavo che anche lei fosse della stessa risma, signorina Lupin-
-Mio padre non era stupido e arrogante- disse Harry, prima di riuscire a trattenersi –E nemmeno io-
-Ah no, signor Potter? Beh, le assicurò che io conosco suo padre molto meglio di lei. Andava in giro per la scuola pavoneggiandosi e credendosi immensamente superiore, le regole non erano fatte per i campioni di Quidditch e per i suoi amici. La sua testa v..-
-STAI ZITTO!- Harry era saltato in piedi e ora fronteggiava l’uomo con lo stesso sguardo furioso
–Cosa hai detto Potter?-
-Ho detto di stare zitto. Non osi mai più parlare di mio padre! Io so la verità, lui le ha salvato la vita! Lei non sarebbe qui se non fosse per mio padre- Marion capì subito che Harry aveva esagerato, il volto del professore sembrò farsi ancora più pallido e un lampo di puro odio invase il suo sguardo.
–Immagino che  te l'abbia detto il professor Dumbledore..E il Preside ti ha raccontato le circostanze in cui questo accadde? O ha pensato che i dettagli fossero troppo spiacevoli per le orecchie delicate del signor Potter?- Vedendo che il ragazzo non rispondeva l’uomo proseguì –Mi spiacerebbe tu ti facessi un’idea sbagliata su tuo padre Potter. Successe che lui e i suoi amici, tra i quali anche suo padre signorina Lupin, organizzarono uno spassosissimo scherzo che sarebbe dovuto finire con la mia morte. Ma suo padre si fece prendere dalla paura. Non fu un gesto eroico, cercò solo di salvare la sua pelle.- Harry aprì la bocca per rispondere ma Marion glielo impedì, stringendogli forte la mano e fissandolo serissima. Non sapeva se quello che Piton aveva raccontato fosse o meno la verità ma era certa che continuare a tirare la corda con il professore non fosse una buona idea. Fortunatamente Harry decise di darle ascolto e abbassò appena lo sguardo, spostandolo da quello del professore, in un gesto lievemente rispettoso. Piton fece un ghigno soddisfatto
–Vuotate le tasche- Harry sobbalzò al suo fianco, rialzando gli occhi sul professore, improvvisamente spaventato. Subito anche lei si agitò. Sapeva che Harry era andato veramente a Hogsmead, possibile che avesse qualcosa in tasca che lo provasse o.. fissò la giacca dell’amico inorridita. La mappa! Se Piton l’avesse trovata.. Ma non c’era modo di evitarlo così, seppur riluttanti posarono il contenuto delle loro tasche sulla cattedra del professore. Un sacchetto di scherzi di Zonko, la mappa accuratamente piegata, delle caramelle per la gola e un paio di quelle strane piume con inchiostro al loro interno che Emily le aveva regalato per Natale. Il professore sollevò il sacchetto di scherzi
–Me l’ha dato Ron- disse Harry a disagio
–E tu te lo porti dietro dall’ultima gita? Commovente..- l’uomo fece una smorfia mentre posava l’oggetto per afferrare la pergamena
–E questa cos’è?- Marion sentì il cuore batterle forte nel petto e sperò che l’espressione indifferente di Harry riuscisse a ingannare Piton. Anche se,a giudicare dallo sguardo del professore, ne dubitava fortemente.
-Di sicuro un foglio di pergamena così vecchio non ti serve a nulla. Perché non lo buttiamo via?- e tese la mano verso il fuoco. Senza pensarci entrambi si lanciarono in avanti per fermarlo esclamando il medesimo
–NO!- Errore. Piton ghignò vittorioso
–Tanta apprensione per una semplice pergamena mi pare eccessiva. Un altro prezioso regalo? O magari.. le istruzioni per arrivare a Hogsmead senza farsi scoprire?- nessuno dei due disse niente ma le loro espressioni dovevano essere abbastanza eloquenti. Piton aprì la mappa sulla scrivania poi vi posò sopra la bacchetta
–rivela i tuoi segreti- la mappa rimase bianca
–Mostrati!- riprovò l’uomo battendo con decisione la punta della bacchetta sulla pergamena. Niente. Marion si strinse forte le mani nel tentativo di calmarsi, Em le aveva spiegato che la mappa diventava visibile solo dicendo determinate parole, quindi forse, vedendo che non succedeva niente, Piton gliel’avrebbe restituita e gli avrebbe lasciati andare. O forse la versione più ottimistica che potesse aspettarsi era la distruzione della mappa? Harry al suo fianco trattenne il fiato e, alzando lo sguardo, il motivo le fu chiaro. Sulla superficie chiara della mappa stavano apparendo alcune parole vergate con una calligrafia che le parve incredibilmente familiare. Assomigliava a.. ma non poteva essere la sua! Probabilmente era solo una coincidenza.
 

signor LunaStorta porge i suoi ossequi al professor Piton e lo prega di tenere
Il suo naso mostruosamente lungo fuori dagli affari altrui.

 
Spalancò la bocca sorpresa e inorridita. Ma la mappa continuò e, sotto al primo messaggio, ne apparve un altro, questa volta scritto con grafia disordinata e quasi illeggibile. Completamente diversa dalla precedente
 

Il signor Ramoso è totalmente d’accordo con il signor LunaStorta, e ci tiene ad
Aggiungere che il professor Piton è un brutto idiota

 
Se la situazione non fosse stata quella che era avrebbe anche potuto essere divertente. Quando una terza grafia, elegante e decisa, si unì alle precedenti, Marion si ritrovò seriamente a chiedersi che tipo di artefatto fosse la mappa del malandrino. E che conti in sospeso avesse con Piton.
 

Il signor Felpato vorrebbe sottolineare il suo stupore
Per il fatto che un tale imbecille sia diventato professore

 
Il viso di Piton era uno spettacolo. Non sarebbe riuscita a dire se fosse più stupito o infuriato per le offese della mappa, ma certamente non era un buon momento. Un ultimo messaggio si unì ai precedenti, con l’ennesima grafia, stavolta piccola e nervosa.
 

Il signor Codaliscia augura una buona giornata al professor Piton e gli dà un consiglio:
lavati i capelli, sporcaccione!
 

Harry e Marion si lanciarono uno sguardo preoccupati, insicuri sul cosa aspettarsi. Piton continuò a fissare la mappa in silenzio per un tempo che parve incredibilmente lungo, poi parve riscuotersi. Borbottando qualcosa che sembravano insulti afferrò una manciata di polvere scintillante da un barattolo sopra il camino e la buttò nel fuoco, che divennero immediatamente di un bel verde smeraldo
–Lupin, devo parlarti- gridò nel fuoco. Tra lo stupore dei due ragazzi pochi istanti dopo la figura vorticante di suo padre uscì dalle fiamme, spolverizzandosi l’abito con un sorriso tranquillo sul volto. Il suo sguardo indugiò un secondo su di loro prima di rivolgersi al collega
–Hai bisogno di qualcosa, Severus?- Piton lo fissò livido in volta
–Ho appena pescato Potter e tua figlia a compiere attività sospette. Gli ho chiesto di vuotare le tasche e guarda cos’ho trovato!- passò la pergamena all’uomo con qualcosa come un accusa che gli vibrava nella voce. Marion osservò il padre avvicinarsi alla pergamena. Fissò i nomi vergati sul foglio con un qualcosa che le sembrò malinconia e divertimento ma che fu rapido a nascondere sotto uno sguardo indecifrabile. Eppure era certa di non sbagliarsi, suo padre conosceva quelle persone. Altrimenti perché reagire così alla vista della mappa?
–A me sembra un tipico oggetto di Zonko.- stava dicendo Remus, ripiegando la mappa –Ciononostante suppongo che sia meglio accertarsene. Farò qualche prova e ti farò sapere, dopotutto come hai detto, questo è il mio campo di studi. Credo che comunque Harry e Marion possano andare no? Li accompagnerò io stesso ai dormitori- concluse l’uomo sorridendo cordiale al collega. Piton aveva tutta l’impressione di volerlo prendere a calci, ma si limitò ad annuire rigido. Lupin posò le mani sulle spalle dei due ragazzi e li guidò fuori dallo studio in silenzio, silenzio che durò fino a quando non raggiunsero l’ultima rampa di scale prima del dormitorio.
–Papà noi..- sussurrò Mary, suo padre sembrava turbato
–Non voglio sentire spiegazioni.- si fermò e si guardò intorno prima di fissarli serio –So che questa mappa fu requisita da Mastro Gazza molti anni fa. Si, so che è una mappa- aggiunse, in risposta agli sguardi stupiti di Marion e Harry
–Non voglio sapere come sia finita nelle vostre mani ma sono francamente sconvolto dal fatto che non l’abbiate consegnata. Soprattutto considerando quello che è successo l’anno scorso, con un certo diario- entrambi abbassarono lo sguardo, ora che aveva paragonato la mappa al diario di Riddle l’averla tenuta nascosta per tutto quel tempo sembrava molto più grave di quanto non avesse pensato.
–Non ve la restituirò e Marion, sei in punizione. Harry non posso mettere in castigo anche te, non senza usare la mia autorità da professore, cosa che insospettirebbe Piton ma lascia che ti dica una cosa. I tuoi genitori hanno dato la loro vita per la tua, barattare il loro sacrificio per un pomeriggio di svago mi sembra davvero un pessimo modo per ingraziarli. Sono molto deluso. Da entrambi. E ora tornate nel dormitorio- In silenzio, sentendosi le peggiori carogne che il mondo avesse mai visto, i due ragazzi fecero gli ultimi gradini e si arrampicarono dentro la sala oltre il buco del ritratto. Oramai era pomeriggio inoltrato e molti studenti avevano già fatto ritorno, così che il dormitorio era abbastanza attivo. Notarono i loro amici seduti in silenzio al solito tavole e, benché l’umore non fosse dei migliori, le facce tetre e il fatto che Ron e Hermione fossero seduti vicini senza litigare li incuriosirono abbastanza da spingerli ad avvicinarsi.
–Ehi.. avete saputo che Piton ci ha fermati?- domandò Harry cercando di non incrociare lo sguardo di Hermione. Melen scosse la testa
–Neville ci ha detto che eravate via da un po’ e dopo che Ron ci ha raccontato quello che è successo a Hogsmead avevamo immaginato qualcosa del genere- Emily alzò gli occhi lucidi su di loro gelandoli sul posto. Emily non piangeva mai. Eppure ora lo stava facendo. Hermione l’abbracciava, ma anche lei sembrava sull’orlo delle lacrime. Melen e Ron si limitavano a dare ad entrambe qualche pacca sulle spalle a disagio o a passare loro il pacchetto di fazzoletti perché si pulissero il viso, anche loro sembravano però piuttosto malinconici
–E’ successo qualcosa?- domandò Marion sedendosi al suo posto, perplessa e preoccupata. Ron annuì serio prendendo il foglietto stropicciato che c’era sul tavolo e passandoglielo. Marion riconobbe immediatamente la scrittura stentata del guardiacaccia
–Hagrid ha perso la causa. Fierobecco sarà giustiziato-
 


Angolo dell'autrice:
Sera a tutti. Avevo intenzione di pubblicare il capitolo almeno due giorni fa ma alla fine non ce l'ho fatta. Colgo l'occasione per fare gli auguri alla mia postatrice in pensione che ha compiuto 21 primavere il 25. Tanti Auguri Tesoro! ^^ E ora vi saluto, spero vivamente che il capitolo vi sia piaciuto, io personalmente mi sono molto divertita a scriverlo. Specialmente la parte della mappa (non volermene Austen ma il fatto che prenda in giro Piton mi fa morir dal ridere) e quella di Mirice. A presto ^^ Valentina
 
  
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