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Autore: Targaryen_L    27/10/2012    0 recensioni
"L’odore di salsedine mi riempiva, la brezza marina mi scuoteva energicamente, ricordandomi davvero di essere tornata a casa."
Ho deciso di mettermi in gioco pubblicando questa mia prima storia, spronata da una mia cara amica. Spero vi piaccia :) Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Allo specchio.

 

 

La stagione calda si allontanava timidamente, cedendo il posto ad una brezza fresca che rendeva il mare malinconico, inquieto. La sfumatura livida del cielo pareva fondersi col verde smeraldo dell’acqua increspata. L’euforia di quei giorni entusiasmanti cominciava lentamente a spegnersi, mentre l’angoscia mi riempiva l’anima. Quello squarcio di spiaggia, a cui ero legata da ricordi magnifici, era proprio un ottimo luogo per sfuggire dal mondo e abbandonarsi ai pensieri. Non volevo ammetterlo, ma non riuscivo neanche a negare a me stessa il motivo della mia inquietudine: Samuel tra meno di una settimana sarebbe partito, per la missione che gli avrebbe –o meglio, ci avrebbe- cambiato la vita. Vedevo svanire davanti agli occhi velati dalle lacrime un’esistenza, una famiglia, un nostro futuro insieme, ancora in costruzione. Dal mio arrivo avevamo ideato progetti, l’immaginazione ci perseguitava, e di questo ne eravamo felici. Ci amavamo per davvero, tutto era magnifico, come in un sogno. Ma, per ironia della sorte, quel sogno ci era sfumato davanti, distruggendo quel castello di sabbia che un’onda spietata aveva inghiottito. Una telefonata inaspettata, in una domenica di inizio ottobre. Una voce dura, graffiata dal dovere, un ordine : “Missione, soldato. Per ora, termine non ancora stabilito. Alla base al più presto.”. In mano ora stringevo solo un pugno di sabbia, che lanciavo con rabbia contro gli scogli; volevo mandarlo via quel mio dolore.

 

 

Continuavamo a vederci prima che partisse, ma il vuoto dentro i nostri occhi era quasi visibile. Poche parole, abbracci da togliere il fiato, notti ardenti di amanti che si conoscevano da una vita, e che da lì a poco forse sarebbero state un ricordo dolce e amaro. Rimanevamo in silenzio davanti alla nostra immagine riflessa allo specchio, guardavamo la realtà cruda e spoglia. A nulla servivano le parole, ci godevamo quella visione triste, e, inermi, lasciavamo che il dolore si facesse spazio nei cuori e nelle menti.

 

 

Avrei voluto che quel giorno non fosse mai arrivato. Quel maledetto lunedì, piovoso, teatro di lampi e saette. Il mare urlava la sua rabbia e io, dentro di me, con lui. Samuel odorava di dopobarba e colonia, i capelli neri erano stati accuratamente rasati. Lo sentivo improvvisamente distante, un alieno nel mio mondo. Il viaggio fino alla stazione un’agonia, avrei preferito morire piuttosto che essere in quell’auto, tenendogli la mano e accennando qualche sorriso di conforto, ma che sapeva di tutt’altro. Il treno sbuffava, era tutto pronto, meno che noi. Un suo bacio mi arriva inaspettato, una carezza e un dolce sussurro, “Ricordati di noi”.

 

Allo specchio ora, solo la mia maledetta immagine.

 

 

   
 
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