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Autore: kirlia    27/10/2012    4 recensioni
Nessuno si è mai chiesto come Franziska affrontò la morte di Manfred von Karma? 
E se avesse bisogno dell'aiuto di qualcuno per riprendersi dal dolore della perdita di un padre, anche se non è mai stato presente per lei? E se quel qualcuno fosse proprio herr Miles Edgeworth?
Dal capitolo 18: 
Sapevo che la presenza della nipotina avrebbe cambiato molte cose nella mia vita. Anzi, in effetti, stava già succedendo: mi sentivo meglio, quando ero con lei, non avvertivo il peso opprimente delle mie responsabilità e del mio cognome. Mi sentivo semplicemente me stessa. 
Spesso succedeva anche quando ero in presenza di lui, ma non volevo ammettere che mi tranquillizzasse. Lui mi destabilizzava.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Franziska von Karma, Miles Edgeworth
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Perfect for Me'
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Capitolo Otto – Run


“And I can barely look at you
But every single time I do
I know we’ll make it anywhere
Away from here

To think I might not see those eyes
Makes it so hard not to cry
And as we say our long goodbye
I nearly do”

Run.

 
{Miles Edgeworth}
 
Quel giorno ero nella scena di un delitto al Lordly Taylor, un centro commerciale non troppo distante dalla procura. Stavo investigando su un caso di poco conto, la verità sarebbe stata rivelata molto facilmente, o almeno era quello che prevedevo.
La scientifica stava facendo gli ultimi esami sul caso, e io stavo aspettando che il detective assegnato a questo luogo mi consegnasse il rapporto, prima di tornare in ufficio, prima di tornare vicino a lei.
Sapevo che non era molto professionale, ma non riuscivo a non pensare continuamente a lei in questi ultimi tempi. Era come se la vedessi dappertutto: nel cielo azzurro di quella giornata oltre la finestra, nei ghirigori color zaffiro che impreziosivano le pareti di quella stanza in cui si era consumato il delitto, anche nell’incompetenza di quegli agenti riuscivo a vedere Franziska, magari mentre li frustava.
Riuscivo persino a immaginare il movimento elegante del suo polso mentre si accaniva su quei poveri poliziotti… magari solo con un asciugamano addoss… Ehi basta Miles!
Avrei dovuto smetterla di pensare a queste cose, anzi non avrei dovuto pensarle affatto! Perché la mia mente indugiava così tanto in lei? Non mi era mai successo prima d’ora.
Non capivo proprio cosa mi stava succedendo, non volevo pensarci affatto.
Lei era mia sorella. Punto.
Forse ero solo preoccupato per quello che stava passando ultimamente… si, doveva essere questo. Doveva essere per forza questo.
Mentre mi torturavo mentalmente per convincermi di quello che stavo pensando, il mio cellulare prese a squillare improvvisamente. Mi fece quasi saltare in aria per quanto mi ero distaccato dalla realtà pensando a lei, quindi lo presi in mano con un’espressione decisamente irritata e lessi il nome di chi mi cercava.
Gumshoe. Sospirai, sperando solo che non mi stesse chiamando ancora per lamentarsi del fatto che Franziska gli avessere dimezzato lo stipendio. Accadeva spesso, ultimamente.
«Pronto? Parla Edgeworth» risposi alla chiamata con la mia solita calma.
«Signore! Oh, menomale che hai risposto subito alla chiamata, amico!» disse lui, senza curarsi di avermi prima dato del lei e poi del tu. Credevo che il detective non si accorgesse nemmeno della differenza. Rettifico: ne ero certo.
«Gumshoe, sai che sono occupato. Cos’è successo?» chiesi, senza troppe aspettative. Sapevo che probabilmente non era nulla di importante, ma decisi di stare ad ascoltarlo: almeno mi avrebbe distratto da una certa persona sempre nei miei pensieri.
«E’ per il procuratore von Karma, signore! Lei...» ecco lo sapevo, era sempre la stessa storia! Decisi di interromperlo prima che cominciasse a lamentarsi come al solito.
«Ti ha ridotto di nuovo lo stipendio? Detective ti ho già detto che non voglio essere disturbato per certe cose di poco conto» anche se di certo per lui non lo erano. Rischiava di lavorare gratis se Franziska avesse ancora infierito sul suo stipendio. Feci appunto mentale di dirglielo questa sera quando saremo stati soli a casa, poi feci per riattaccare.
«No, signore mi ascolti! Il procuratore è… è stato arrestato! Per omicidio!» disse ancora il detective. Il mio dito si fermò appena in tempo prima di chiudere la chiamata e rimase in sospeso. Io restai in sospeso e in silenzio. Che cosa aveva appena detto? Sicuramente non avevo sentito bene… Sicuramente si sbagliava. Che…?
«Signor Edgeworth, è ancora lì? Le ho detto che Franziska von Karma è stata arrestata. Credevo che volesse saperlo. Si trova al centro di detenzione in questo momento…»
Non era possibile, non era possibile. Lui si sbagliava! Franziska non potrebbe mai uccidere nessuno, lei non lo farebbe mai! Lei non era suo padre, non avrebbe mai fatto una cosa del genere! Cos’era successo allora?
«Signore…» stava dicendo ancora Gumshoe, ma lo interruppi subito.
«Chiama Wright e digli di venire subito al centro di detenzione. Tu resta lì, detective. Non lasciare Franziska da sola» dissi velocemente, mentre il mio cervello ripartiva in quarta. Dovevo risolvere questo caso e dovevo farlo immediatamente! Chissà come si sentiva Frannie in quel momento?
Confusa, al freddo, spaventata… sola.
No, non potevo lasciarla sola un minuto di più.
Senza avvisare nessuno andai via dal Lordly Taylor e guidai di corsa, senza seguire alcun limite di velocità, verso il centro di detenzione.
 
Lasciai la mia auto rossa fiammante dove non era consentito, senza rendermi nemmeno conto di ciò che facevo. Che importava di trovare la multa al mio ritorno? Che importava se mi avessero portato via la macchina? L’unica cosa a cui riuscivo a pensare in quel momento era la povera Frannie in una fredda cella del centro di detenzione. Quello non era esattamente un bel posto dove stare, e provare quell’esperienza doveva averla distrutta.
Non volevo nemmeno immaginare come il suo orgoglio fosse ferito. Chi era stato quell’idiota che l’aveva arrestata lasciando scappare il vero assassino?!
Perché io ne ero stato assolutamente certo fin dall’inizio: non era stata lei. Come avrebbe potuto?
Irruppi nell’atrio grigio, incrociando subito lo sguardo del detective Gumshoe, che sembrava a disagio mentre spostava il peso da una gamba all’altra. Sembrava che non avesse di meglio da fare. Ma non gli avevo detto di restare con lei?!
Mi vide e ma non ebbe il tempo di avvicinarsi, poiché io lo raggiunsi a grandi falcate.
«Signor Edgeworth! La signorina von Karma… lei…» balbettò senza senso, forse un po’ stupito dalla foga con cui ero arrivato e dalla mia espressione turbata. Di solito non perdevo mai la calma, questo mio atteggiamento probabilmente doveva averlo sconvolto.
«Gumshoe! Dov’è lei? Dov’è? Perché non sei rimasto con lei? Chi è quello sciocco che l’ha arrestata? Che cos’è successo?!» chiesi tutto d’un fiato.
Non mi resi conto di starlo praticamente tenendo per la giacca in modo evidentemente aggressivo finché non cercò di scostarsi e di riprendersi il suo impermeabile sgualcito con un’occhiata imbarazzata. Lo lasciai andare di colpo, facendogli perdere quasi l’equilibrio, per poi fissarlo in silenzio e cercando di respirare profondamente.
«Signore, è strano doverglielo dire ma… si calmi! Le spiegherò tutto mentre andiamo nella sala visite». Si rassettò gli abiti mentre lo diceva, poi ci avviammo insieme.
Io cercai di riprendere il mio solito atteggiamento di apparente calma, ma sapevo che oggi non ci sarei proprio riuscito. Detestavo ammetterlo, ma non potevo sopportare l’idea di Frannie in cella.
Forse era perché la conoscevo meglio di chiunque altro. Solo io sapevo che sarebbe stata non solo ferita da una situazione del genere, che avrebbe attirato negativamente l’attenzione della stampa su di lei, l’erede dei von Karma, ma anche spaventata dalla possibilità di venire condannata.
Già, si sentiva sicuramente come me, quando fui arrestato e credevo di non avere più speranze.
Nessun avvocato avrebbe avuto il coraggio di prendermi come cliente, non dopo che avevo fatto condannare tutti i suoi clienti, e sarei stato spacciato se non ci fosse stato Wright. Lui mi aveva salvato, e mi aveva anche cambiato. Quel caso resterà sempre dentro di me…
Procedevo in silenzio, rimuginando su tutto ciò, finché il detective non cominciò spontaneamente a parlare. In quel momento sicuramente non era certo delle mie facoltà mentali, e aveva preferito procedere.
«Questa mattina la vittima, il procuratore von Karma, si è recata nell’ufficio del procuratore von Karma, per discutere…» partì lui, ma subito lo interruppi. Era possibile avere un resoconto con un minimo di senso da parte sua?
«Gumshoe, sii chiaro e non confondere la vittima con l’imputata. Chi è stato assassinato?» dissi con un tono autoritario, quasi se stessi parlando di uno dei miei clienti con cui non avevo alcun legame. In quel momento dovevo essere professionale e cercare di capire bene i fatti per giungere alla verità. Chi cercava di incastrare Franziska?
«Certo, signore. La vittima è il procuratore von Karma, signore…» rispose, ed io ebbi quasi un mancamento. Mi dovetti fermare, la testa mi girava e non mi sentivo per nulla bene, quasi ci fosse stato un terremoto di cui non mi ero accorto.
«La vittima… è… Franziska…?» sussurrai quasi tremando. Gumshoe sembrò prima spaventato, poi imbarazzato, e infine sorrise in quel suo modo che lei amava definire sciocco.
«Oh oh oh, no signore, non si spaventi! La sua ragazza sta bene, è l’altro procuratore ad essere stato ucciso, Angelika von Karma».
Ripresi fiato, prima di rendermi conto di due cose.
Primo, il detective aveva definito Frannie la mia ragazza. Come poteva solo pensare una cosa del genere?! Insomma, noi dopotutto eravamo fratelli. Non di sangue, certo, ma comunque dovevamo definirci tali visto che il signor von Karma mi aveva in un certo senso adottato. Lei l’avrebbe frustrato mille volte sentendogli insinuare una cosa del genere… le bastavano già tutte le voci di corridoio che giravano su di noi per la procura. Sapevo che la mettevano a disagio, anche se a me per certi versi non dispiacevano: insomma, Franziska era una così bella ragazza e beh… io… Oh Miles ma che vai a pensare?! Questo non è esattamente il momento per soffermarti su certi particolari!
Ahem… tornando al mio discorso mentale.
Secondo, la vittima era il procuratore Angelika von Karma, sua sorella. Persino io non mi ricordavo assolutamente di lei: a volte mandava qualche lettera scritta perfettamente al padre, ma io non l’avevo mai conosciuta di persona e non riuscivo proprio a capire cosa la portasse qui negli Stati Uniti per far visita a una sorella che non aveva mai visto prima.
Non ebbi il tempo di rispondere, poiché arrivò Wright, come al suo solito di corsa e per nulla elegantemente, e la sua assistente sensitiva Maya Fey.
«Edgeworth! Il detective Gumshoe mi ha detto che era un’emergenza e che dovevo venire subito qui, che cos’è successo?» chiese un po’ confuso. Sospirai considerando l’idea di dimezzare ancora lo stipendio di quell’uomo che lavorava da anni insieme a me. Perché era stato tanto incompetente da non spiegare nemmeno a Wright cos’era successo?
Notando la mia occhiata di rimprovero, il detective cominciò a spiegare con chiarezza la situazione.
«Questa mattina Angelika von Karma si è recata in visita nell’ufficio della sorella Franziska. Lì hanno avuto un diverbio, di cui sono testimoni alcuni agenti assegnati al corridoio, che hanno sentito delle voci discutere all’interno della stanza.       Quando io, signore, sono tornato per consegnare dei documenti al procuratore, l’ho trovata inginocchiata accanto al corpo della vittima, mentre stringeva ancora l’arma del delitto e pronunciava parole sconosciute. Ah, e piangeva, amico. La signorina von Karma piangeva a dirotto!» concluse lui, evidentemente sconvolto dalle sue stesse parole.
Vedere Franziska piangere non era un bello spettacolo, anzi era la cosa che odiavo di più. Quel volto non poteva essere rigato dalle lacrime, mi spezzava il cuore ogni volta, anche se tentavo di non darlo a vedere. Ricordavo ancora com’era scoppiata in lacrime due anni fa, quando era fuggita via dall’America con la grande offesa di essere stata sconfitta in tribunale… i suoi occhi addolorati mi avevano quasi spinto a perdere la mia aria calma e composta per correre ad abbracciarla. Ma poi lei mi aveva detto chiaramente “Ti odio, herr Miles Edgeworth” e non ce l’avevo fatta, l’avevo lasciata andare.
Tuttavia, sapevo che il suo odio nei miei confronti non era vero, o volevo convincermi che non lo fosse mai stato, e adesso ero lì per aiutarla. Non dovevo rivangare il passato.
«Quindi l’hai arrestata tu, Gumshoe? Hai arrestato Franziska?» chiese Maya al detective, chiaramente sorpresa dalla situazione. Dal tono di voce che aveva usato mi sembrava di capire che lei e Wright non avrebbero mai dubitato di Frannie… beh, era un buon inizio. Speravo solo che non avessero dei preconcetti su di lei solo per il fatto di essere figlia di quel mostro.

Ci dirigemmo velocemente verso la sala visite, e lì la trovai.
Non riusciva ad alzare lo sguardo, non riusciva a guardarci negli occhi.
Franziska era seduta, i capelli imperfettamente scompigliati e gli abiti sgualciti… non mi sembrava nemmeno lei! Erano certi di aver chiamato l’imputato giusto?
«Non riusciamo a cavarle una parola, signore. Continua a mormorare parole sconnesse e senza senso e gli psicologi non riescono a capirla» disse l’agente che era a guardia della sala, quasi si sentisse in dovere di avvisarmi subito.
Non riuscivo a credere che Frannie fosse in questo stato, non era da lei. Persino quando era morto suo padre si era ripresa velocemente, tornando ad essere il procuratore perfetto, il che non mi aveva stupito poi così tanto: era brava a fingere.
Ma adesso proprio non ci riusciva, come mai? Davvero la morte di una sorella che non aveva mai conosciuto era per lei più importante della morte di un padre, seppur freddo e crudele, che l’aveva cresciuta?
Mentre mi soffermavo a pensare a tutte queste cose, Wright cercava di avvicinarsi il più possibile al vetro, per sentire le parole che Franziska continuava a mormorare tra sé, singhiozzando.
«Non ci capisco una parola, Edgeworth! Che sta dicendo?» il suo sguardo sembrava turbato. Speravo solo che non avesse cambiato idea! Se avesse rifiutato il caso, non avrei saputo proprio a chi rivolgermi: non c’era un avvocato in tutta la nazione, se non in tutto il mondo, che si sarebbe occupato della difesa di un procuratore perfetto che aveva incriminato ogni imputato senza pietà.
Mi avvicinai anch’io al vetro che divideva me e Franziska, e cominciai a percepire ciò che diceva, anche se si trattava solo di sussurri.
«Meine kleine Schwester… Wie ist es möglich? Warum…? Ich verstehe nicht… [Sorellina mia... com'è possibile? ...Perché? Io non capisco...]».
Ricacciai indietro le lacrime, ma sapevo che il mio volto mi tradiva. Franziska era ancora in stato di shock e nessuno si stava occupando di lei! Nessuno riusciva a capire come si sentiva, nessuno era stato capace di confortarla!
«Non sono parole senza senso! E’ tedesco. Nessuno si è reso conto che è ancora sconvolta per aver trovato il corpo di sua sorella?!» ero furioso. Era così difficile trovare un interprete in questa sciocca nazione? Mi resi conto solo dopo di stare pensando nello stesso modo in cui probabilmente pensava lei. Beh, a volte aveva ragione!
Mi voltai verso di lei, poggiando una mano sul vetro e desiderando di poter essere molto più vicino di così, di poterla abbracciare e poterle fare dimenticare tutto ciò che aveva visto. Volevo confortarla.
«Frannie, ich bin… Ich bin Miles. Ich bin hier für Sie, fürchte dich nicht. [Frannie, sono io... Sono Miles. Sono qui per te, non avere paura.]» sussurrai, quasi più piano di lei. Speravo che mi ascoltasse, speravo che almeno con me riuscisse a stare bene.
Alzò lo sguardo lentamente, prima guardandosi intorno in modo quasi frenetico, poi poggiando su di me i suoi bellissimi occhi azzurri, adesso terrorizzati e che sembravano urlare “Miles, ho bisogno di te!”. E per una volta non ero io a correre troppo con la fantasia, sapevo benissimo che solamente io potevo in qualche modo confortarla, se solo avessi potuto rompere quel vetro e correre da lei!
Rimase in silenzio per un attimo, poi poggiò a sua volta la mano sul vetro, tentando di sfiorare la mia, e con le lacrime agli occhi gemette «Ist tot, Miles! Meine Schwester Angelika… jetzt, da ich wusste, schließlich…! [E’ morta, Miles! Mia sorella Angelika… adesso che le avevo conosciute, finalmente…!]»
Oh Franziska! Chissà che idea ti eri fatta di tua sorella, chissà come l’avevi sempre immaginata! Forse per te era stata davvero una sorpresa la sua visita, forse credevi che finalmente avreste formato una vera famiglia. Sarà per questo che adesso stai soffrendo tanto?
Wright si avvicinò a me lentamente, per non urtare Franziska facendo dei movimenti troppo bruschi: in quel momento la stavamo trattando come se fosse fatta di vetro, o forse come una belva feroce che non si voleva far attaccare.
Sedendosi accanto a me, mi chiese piano «Che cosa sta dicendo? Riesci a capirla?»
Avevo capito che voleva qualche informazione, qualche prova che potesse usare durante il processo che si sarebbe svolto a breve. Ma quello non mi sembrava il momento adatto per chiederle qualcosa: tutto ciò che il mondo conosceva di lei era sbagliato, non era la donna forte e senza sentimenti che tutti credevano. Franziska non aveva soltanto vacillato di fronte a quella morte, era totalmente crollata.
«Sembra chiaramente sconvolta. Continua a ripetere che proprio adesso che le aveva conosciute… Aspetta» mi interruppi improvvisamente. Aveva appena detto che le aveva “conosciute” cioè si riferiva a più di una persona. Non potevo aver sbagliato a tradurre, avevo vissuto in Germania abbastanza a lungo da sapere benissimo la lingua… nell’ufficio non c’erano solo lei e Angelika!
«Franziska, die mit Ihnen und Angelika war? Wer sonst hast du heute treffen?! [Franziska, chi c'era con te e Angelika? Chi altri hai conosciuto oggi?]» le chiesi ancora in tedesco. Non ero sicuro che mi avrebbe risposto se fossi passato all’inglese per farmi capire anche dagli altri, preferivo non turbarla, ma dovevo assolutamente sapere chi era l’altra persona. Poteva essere il vero assassino! Potevamo scagionarla subito!
Lei sembrò non capire la mia domanda e per un attimo mi fissò confusa dal mio improvviso cambio di voce. Dopo alcuni secondi di silenzio sbarrò gli occhi e portandosi una mano alla bocca rispose «Miles! Sie müssen sie zu retten, könnte die Mörderin sie getroffen haben! [Miles! Devi salvarla, l'assassino potrebbe averla presa!]»
«Che succede, signor Edgeworth?» fece eco a Wright Maya, che nel frattempo si era avvicinata e osservava incuriosita Franziska.
Adesso sembrava molto meno triste e più preoccupata e spaventata, o almeno credevo. Era la prima volta che vedevo un’espressione del genere sul suo viso e non ero certo di come doverla interpretare. Che fosse ancora troppo sconvolta per dire qualcosa di sensato? Ma dovevo sapere a cosa si riferiva.
«Wer, Frannie? Wer ist gefährdet? [Chi, Frannie? Chi è in pericolo?]» chiesi ancora gentilmente, senza farle capire che ero davvero ansioso di ricevere la risposta. Non volevo che credesse che ci aspettassimo troppo da lei in un momento del genere.
«Annika!» disse finalmente alzando la voce, tornando in sé e parlando in inglese.
«ANNIKA è IN PERICOLO!»

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Angolo dell'autrice:
Eeeeh sono tornata con un nuovo capitolo! Mi avete aspettato? 
Ci sono stata un po' a scriverlo infatti è un po' più lungo degli altri e pienissimo di dialoghi rispetto agli altri! Ma spero che vi piacerà :)
Anche il prossimo credo sarà un capitolo raccontato da Miles visto che, ora come ora, Frannie è un po' reclusa! O potrei decidere di far parlare Phoenix anche se sarebbe una novità per me... Che altro dire? Vi è piaciuto? Franziska vi è sembrata OOC? Fatemi sapere!
Un bacio a tutti! 
Kirlia <3

   
 
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