Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Cato_95    27/10/2012    2 recensioni
Joseph e Allison, due ragazzi legati dal destino e dall'odio per la Capitale.
Lui la ama, lei non può fare a meno di lui.
Dovranno sopravvivere all'Arena, insieme.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il suo destino era stato scritto, scritto con un inchiostro rosso sangue, come quello che si sarebbe versato nell'Arena.
Il suo destino aveva inciso nella sua vita le parole "Tristezza" e "Dolore".
Il suo destino era la morte, e aspettava la fine della partita per portarsi via il giovane Joseph, assieme alla ragazza che amava, Allison Summer.
Si trovava in una delle tante stanze del palazzo di giustizia, subito dopo aver partecipato alla mietitura ed'essersi offerto volontario per salvare suo fratello, avendo in pratica condannato se stesso.
Si guardò attorno non sapendo cosa fare, se piangere, tentare di fuggire e correre incontro alla morte, sapendo le severe leggi di Capitol City. Avrebbe preferito morire che esser scoperto nei boschi come un latitante e esser ridotto a un senza-voce, schiavo della capitale, al servizio degli abitanti di quella stramba città.
Non sapeva nemmeno cosa stesse aspettando. Un miracolo, un amico, la madre, anche qualcuno che odiava venuto solo per augurargli buona fortuna.
Improvvisamente la porta si spalancò rumorosamente e il fratello gattonò verso di lui, singhiozzando, con le lacrime a rigare nuovamente il suo volto ormai spento.
-Joseph..- Riuscì a sussurrare, interrompendosi varie volte per via dei singhiozzi frequenti e le parole bloccate in gola.
Dietro di lui, immobile sulla soglia della porta, la madre.
Joseph si alzò, andando verso il fratellino e cercando di fargli forza, alzandolo da terra e abbracciandolo, accompagnandolo dalla figura materna rimasta senza parole dopo l'assurda e tragica scena a cui aveva assistito solamente poco prima.
Rimasero in silenzio per qualche secondo, in quella stanza si udivano solamente i loro respiri affannati e il singhiozzare di Jack, attaccato al fratello.
-Prenditi.. Prenditi cura di lui, non dargli la possibilità di racimolare tessere e fai visita ai Summer, qualche volta. Avranno bisogno anche loro di conforto, in fondo, hanno perso una figlia.- Disse Joseph, ancora una volta sulla soglia del pianto, cercando di rimanere forte e trasmettere la propria forza -Seppur poca- alla madre.
La donna si limitò ad'annuire. Gli occhi lucidi, le mani tremanti e le braccia aperte in una sorta di abbraccio verso i due figli.
-Tempo finito, dovete uscire.- Boffonchiò il Pacificatore sulla porta, intimando ai due ospiti di lasciare la stanza. Evidentemente non poteva sapere quant'è dura lasciare un figlio, sapere che non tornerà e vederlo morire in diretta.
Si allontanarono, Jack si girò verso il fratello maggiore, guardandolo per l'ultima volta.
Era rimasto nuovamente solo, solo in quella stanza che incuteva timore e solitudine, solo fino al nuovo richiamo per la partenza.
-Due minuti, non di più.-
La voce spezzò il silenzio nella stanza, e il rumore della porta interruppe i suoi pensieri, spalancandosi appena e rivelando una figura alta e robusta sulla soglia.
Fece un passo avanti, verso Joseph, incredulo di quella visita.
-Non ci vediamo da molto, giovane Whittemore.- Il padre di Allison Summer iniziò la conversazione con il ragazzo. Cosa ci faceva lì? Come mai era interessato a parlare col ragazzo prima dei Giochi?
Non avevano mai avuto un buon rapporto in quanto, il padre di Allison era uno alla veccchia maniera, geloso della figlia e diffidente riguardo a tutti i ragazzi che la circondavano.
Joseph rimase in silenzio, guardandolo negli occhi e aspettando che continuasse a parlare. Si leggeva sul suo volto cioò che voleva dire e spiegare. Si leggeva la tristezza e la compassione per i giovani Tributi.
-Sai già cosa ti chiederò, vero?- Chiese con un filo di voce, notando lo sguardo basso del giovane. -Voglio solamente che tu la protegga, o almeno ci provi. So quanto la ami. Nonostante non l'abbia mai dimostrato, sono fiero di mia figlia e sono contento che possa avere a fianco un ragazzo come te. Ti prego, provaci.-
-Era la mia intenzione fin dall'inizio.- Joseph alzò gli occhi, sussurrando appena e guardandolo negli occhi durante quelle parole. -Dal momento che mi sono offerto volontario, ho pensato a come proteggerla. Non le succederà niente, non fino a che è al mio fianco. Questa è una promessa.- Si alzò in piedi continuando a guardare l'uomo, chiedendosi se avesse finito di esporre la sua richiesta.
-Grazie, grazie di cuore. Possa la buona sorte, essere sempre dalla vostra parte. Ci vediamo a casa giovane Whittemore.- Uscì dalla stanza subito dopo, lasciando Joseph in piedi e con peso sul petto, come a premere fino a distruggere il suo cuore. Non si sarebbe mai perdonato la possibile morte di Allison nell'Arena, ora, nemmeno il padre gliel'avrebbe mai perdonata.
Pochi minuti dopo Leon Galeon entrò nella stanza, facendo un cenno con la testa, segno che il treno per Capitol City era pronto.

Salì sul treno, osservando ogni particolare di quel mezzo così semplice all'esterno e moderno nell'interno. Era pieno di tutto ciò che in vita sua non aveva nemmeno mai immaginato.
Dolci di ogni tipo, carrelli argentati contenenti bottiglie di alcool, un grande tavolo in mogano apparecchiato e pieno di portate.
Joseph aveva già deciso il da farsi. Nonostante la breve durata del viaggio, si sarebbe rimpinzato di ogni sorta di specialità fornita in quel vagone, il loro vagone.
Fu seguito da Allison, rimasta a bocca aperta -Quasi quanto lui- per la magnificenza di quel vagone, e soprattutto del cibo offerto.
-Sarà la parte più bella di tutto il viaggio.- Disse la ragazza con una nota di sarcasmo, cercando di allontanare i pensieri più deprimenti riguardanti l'Arena.
-Ci scommetterei la testa. Tanto, per quello che mi rimane, potrebbero amputarmela anche adesso..-
Allison si allontanò, sedendosi attorno al tavolo e chinando il volto. Evidentemente il ragazzo non era stato molto d'aiuto con quella frase.
Un'altra persona si trovava in quella stanza oltre a loro, una persona di cui si erano totalmente scordati fin dalla mietitura.
-Bene, bene, bene.. Lui verrà decapitato, e tu piccola come hai intenzione di morire?-
Chiese il ragazzo in fondo al vagone, avvicinandosi lentamente ai due e scrutandoli per la prima volta da quando furono estratti.
-Io spero solamente di non sentir dolore..- Sussurrò Allison, alzando il volto e trovandosi davanti il ragazzo arrivato ormai al tavolo, vicino a lei.
-Tu invece, Josh, come credevi di morire in Arena?- Chiese guardandolo negli occhi, curiosa di sapere la risposta del ragazzo.
-Sgozzato, decapitato, assiderato, divorato da qualche specie di ibrido oppure trafitto da una lancia. Ho patito il freddo, ho sentito il sangue lasciare il mio corpo e la mia mente perdere il controllo sul mio essere.. Ho combattuto e adesso? Josh Fear, unico mentore in vita del Distretto sette. Eccomi qui, piacere.-
Joseph spalancò la bocca per la seconda volta in pochi minuti. Non aveva mai visto il mentore del Distretto sette, o almeno, non aveva mai visto il nuovo mentore dopo suo padre.
-Tu sei Joseph vero?- Chiese guardando il ragazzo e posandogli una mano sulla spalla.
-Tuo padre era il mio mentore. Entra in quell'Arena e fagli onore. Coraggio, tra poco vi parlerò di come sopravvivere e come collaborare.-
Joseph si limitò a sorridere distrattamente e annuire, guardando Josh e poi Allison che si alzò lentamente.
-Ci vediamo tra poco.. Joseph, seguimi, devo parlarti.- Disse la ragazza, avvicinandosi alla porta che conduceva alle stanze dei due, congedandosi dall'incontro con Josh.
Si spostarono nel corridoio adiacente alle due camere fornite per i Tributi, tutti e due silenziosamente, guardandosi negli occhi fino a che la ragazza non scoppiò in lacrime tra le braccia di Joseph.
-Non voglio morire..!- Gridò stringendo il ragazzo a se, stringendo tra le mani la sua maglia, quasi come se implorasse di non esser uccisa e Joseph fosse il suo carnefice.
-Ehi ascoltami. Allison..- Iniziò prendendole il volto bagnato di lacrime amare tra le mani, guardandola negli occhi lucidi e rossi. -Tu non morirai. Uscirai dall'Arena viva, tornerai al sette e ti farai una vita. Mi sono promesso di proteggerti, l'ho promesso a tuo padre e lo prometto a te. Tu non morirai. Ti amo troppo per lasciarti morire.-
A quelle parole Allison esplose maggiormente, gettandosi nuovamente tra le braccia del ragazzo e prendendogli la mano, stringendola, intenzionata a non lasciarla andare.
Joseph le alzò il volto dolcemente con la mano libera, chiudendo gli occhi e avvicinando le labbra alle sue, sigillando la promessa di mantenerla in vita con un bacio colmo d'amore, un bacio al sapore di lacrime.
Rimasero in quella posizione per qualche secondo, prima che il silenzio fu spezzato dalle parole della ragazza ancora in lacrime.
-Anche io ti amo.. Ce la faremo.. Insieme.-

Poco dopo si ritrovarono seduti al tavolo, ricco di portate principali e di ogni tipo di alcool o bevanda.
Leon giaceva sulla poltrona del vagone, ubriaco a causa del vino mandato giù, bicchiere dopo bicchiere.
Joseph finì il suo piatto in contemporanea con Allison, iniziando successivamente a guardare Josh, ancora intento a finire il suo.
Sarebbero arrivati a Capitol City in meno di un'ora, dopodiche si sarebbe tenuta la parata dei tributi, o meglio, la sfilata.
-Iniziamo?- Chiese Josh appena ingurgitato l'ultimo boccone di pane, staccato dalla pagnotta giacente sul tavolo.
I due annuirono, aspettando solamente le indicazioni del loro mentore per riuscire a sopravvivere al bagno di sangue, all'Arena stessa e ai suoi "partecipanti".
-Due cose fondamentali: Acqua e cibo.
Cacciate, andate in cerca di un fiume o anche un semplice scolo d'acqua. Lì dentro farà freddo, molto freddo, dovreste scaldarvi ma senza accendere un fuoco di notte. Mostrerà la vostra posizione. Durante il bagno di sangue, se siete agili e veloci potreste cercare di recuperare uno zaino, una semplice arma oppure un pò d'acqua. Se non ci riuscite, non esitate a scappare prima di perdere la vita in quell'inferno. Evitate le bacche, raccoglietele e mangiatele solo ed'esclusivamente se ne conoscete il tipo.
Attenti agli ibridi. Ghiandaie, lupi, aghi inseguitori, ci sarà di tutto. Chiaro?-
-Gli altri tributi saranno il problema, non il freddo o gli ibridi.- Rispose Allison giocherellando con un coltello, facendolo passare tra le mani e puntandolo sul tavolo in legno.
-Non se riusciamo a scappare o combattere.- Ribattè Joseph, poco convinto di ciò che stava dicendo. -Io potrei scappare, tu puoi tirare con l'arco, sempre che ce ne sia uno.-
-Sai tirare?- Chiese Josh spalancando gli occhi. -L'arco è un ottima arma. Silenziosa, precisa e mortale. Ne forniscono sempre uno o più. Devi solamente essere veloce Allison.-
-Lo sarò, devo esserlo.- Battè un pugno sul tavolo, guardando Josh e poi girandosi verso di Joseph. -Tu invece? Potresti cercare una scure. Sai maneggiarla bene, e da quanto mi ha detto mio padre, ti ha visto nei boschi allenarti.- Joseph sorrise debolmente. Non se n'era mai vantato, ma sapeva usare la scure eccellentemente. D'altronde, era ciò che faceva tutti i giorni, tagliare tronchi e affilare le lame.
-Bene.- Continuò Josh guardando entrambi i ragazzi davanti a lui. -Siamo arrivati a Capitol City. Per il resoconto delle armi e l'addestramento, ci penseranno laggiù. Per ora, dobbiamo pensare alla sfilata che si terrà questa sera.- Si alzò andando verso le camere, mentre Allison corse contro al vetro, notando una città in avvicinamento. Sgargiante, moderna, come si era sempre immaginata la capitale.

Appena sceso dal treno e entrato nell'edificio gigantesco adoperato per stanziare i tributi, Joseph si guardò attorno, fissando stranamente le "creature" sfarzose e truccate di quel piano, il centro estetico per la preparazione alla sfilata.
Dopo esser stato lavato, improfumato, pettinato e pure depilato, si avvicinò a lui una ragazza, forse la più normale di quel gruppo.
Un'abito rosa confetto con sfumature rosso fuoco sui bordi, copriva il suo corpo e distoglieva lo sguardo dalla chioma rosea che calava sui suoi abiti, come lunghe alghe colorate.
-Joseph, vero?- Chiese con voce altezzosa, per attenuarsi sempre più e diventare un leggero sibilo dolce e delicato. -Sono Sarah, la stilista del Distretto sette.-
-Joseph Whittemore, piacere.- Disse portando una mano davanti a se, stringendo quella della ragazza subito dopo. Nonostante appartenesse a quella cerchia di pazzi provenienti da Capitol City, la ragazza era diversa, quasi simpatica.
-Bel gesto quello della Mietitura. Salvare tuo fratello e raggiungere la tua ragazza.. Mi dispiace solamente che il vostro amore sia destinato a finire là dentro.- Sussurrò guardandolo e poggiandogli una mano sulla spalla in segno di conforto.
-Non finirà, ne usciremo, in qualche.. Modo.-
-Bravo, questo è lo spirito. Comunque, ho già un'idea per te e la tua compagna. La caratteristica del sette sono gli alberi, non specifica che tipo di alberi. Ho in mente un grazioso vestitino da abbinare ai vostri volti rosei.- Disse tutta fiera di se, come se fosse l'idea dell'anno, la trovata da farle assicurare un successo straordinario, e forse lo era sul serio.
Qualche ora dopo erano lì, pronti per la sfilata, circondati dai restanti ventidue tributi tutti incoronati e abbinati al proprio Distretto.
L'idea di Sarah era il ciliegio, il ciliegio in fiore con i suoi graziosi petali rosa.
Allison indossava un completo marrone come il tronco di un albero, il tronco d'albero più bello che Joseph avesse mai visto, circondato da rametti anch'essi marroni e pieni di fiori di ciliegio rosa che riempivano il corpo della ragazza, fino a intricarsi sulle sue braccia e arrivare a intrecciarsi sulle sua dita.
L'abito di Joseph era più o meno uguale, con la sola differenza che indossava una coroncina di petali di ciliegio che cadevano graziosamente sul suo corpo dopo un movimento brusco.
-Tutto pronto, vero? Sapete cosa fare, andate e stupiteli!- Urlò Sarah da sotto il carro ospitante i due ragazzi, mentre quello partiva in coda ai precedenti sei per la parata.
La folla urlava mano a mano che i carri viaggiavano sotto i loro spalti, la folla impazziva per ogni singolo abito, la folla avrebbe avuto ciò che si aspettava, uno show indimenticabile.
I carri sfilarono, Allison e Joseph si tenevano per mano sopra di quello mentre raggiungeva il centro del lungo corridoio da attraversare, circondato dal pubblico.
-Allison?- Sussurrò Joseph senza fare il minimo movimento, limitandosi a stringere la sa mano dolcemente. La ragazza si girò a guardarlo, sorridendo. Il primo sorriso vero dalla mietitura. -Si?- Chiese continuando a guardarlo, arrossendo per il contatto visivo prolungato, cosa che fece arrossire anche il ragazzo.
-Ti amo.- Disse lentamente, scandendo le lettere, mentre si avvicinava alle sue labbra e le faceva sue, ricambiato dalla ragazza che strinse con più forza la sua mano.
Joseph portò le braccia attorno ai suoi fianchi, sfiorando i piccoli rami che componevano il suo completo, avvicinandola a se e facendole effettuare una specie di caschè seguito da un bacio intenso tra i due. Il movimento fece scivolare via i petali dalla corona di Joseph che si dispersero nell'aria creando una scia rosea nel retro della carrozza.
-Anche io ti amo Joseph..- Sussurrò Allison, tenendolo a se, intenzionata a rimanere in quella posizione per l'eternità se solo fosse stato possibile. -In Arena, tutto finirà. Questo amore, è destinato alla fine..- Pronunciò le stesse parole di Sarah, evidentemente lo stesso discorso era stato fatto alla ragazza nell'incontro con la stilista.
La folla era in delirio, gli acclamava, aveva occhi solo per loro e la fantastica scia di petali rosa che si staccava dai loro abiti e danzava dietro a loro, attirando l'attenzione e distogliendola dai tributi dopo di loro. -Piccola.. Siamo petali rosei di un ciliegio in fiore. Sei il petalo più grazioso che abbia mai visto, e non permetterò a nessuno di strapparti via dal ramo e di farti cadere a terra. Siamo legati dal destino, questo è il nostro destino, e lo affronteremo insieme, fino alla fine.-
Fino alla fine. Quella era la sua promessa, l'avrebbe mantenuta, avrebbe dato la vita per la ragazza e per riportarla a casa, sana e salva. Nonostante sapesse che -Come petali su un ramo di Ciliegio- sarebbero caduti, prima o poi, in balia di un forte vento chiamato "Hunger Games".
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Cato_95