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Autore: GredandForge    28/10/2012    2 recensioni
Doncaster.
Un lavoretto estivo: fare la baby sitter.
Il bimbo al quale avrebbe dovuto badare per un mese, si rivelò essere il cugino di uno dei cantanti della sua band preferita: Louis Tomlinson.
E se quel lavoro si sarebbe tramutato nella più bella esperienza della sua vita?
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 13: SUPER HAZZA

 

Harry e Rachele giunsero ad Old Trafford passeggiando. Il riccio le teneva la mano per rassicurarla… O meglio, Riky non voleva lasciare la mano dell’amico: aveva ancora paura, una situazione del genere non si dimenticava tanto facilmente.
Mentre si dirigevano allo stadio, Hazza le propose di mangiare un gelato o qualcosa di dolce per riprendersi un po’. Lei non volle nulla, allora il riccio la obbligò a bere del succi che aveva comprato ad un distributore in stazione –un po’ caldo, ma pur sempre dolce. Rachele ne bevve qualche sorso riluttante.

 

Dalle varie uscite di Old Trafford uscivano molte persone, tutte lentamente. A quanto pareva era stato un tutto esaurito la partita di quel pomeriggio.
Harry e Rachele si sedettero su un muretto. Ogni qual volta una persona si avvicinava troppo, Rachele correva tra le braccia di Harry: quasi fosse un rifugio, o una campana di vetro dove nessuno poteva sfiorarla.

E Harry ogni volta l’abbracciava, e tentava di calmarla.
“Ma Lou si è perso?” sbuffò debolmente, quando la marea di gente si era sfoltita. Gruppetti di persone si erano formati all’interno: facevano il reso conto della partita, altri facevano un giro turistico dello stadio, altri discutevano animatamente con gli avversari.

“Arriverà a minuti…” le rispose Harry, controllando il cellulare nella speranza di un messaggio da parte dell’amico. Ma sul display non vi era nulla.

Quanto poteva impiegare un ragazzo –per giunta impegnato con una ragazza- ad uscire da uno stadio?!

Dalle ragazze correndo urtarono involontariamente Rachele, si scusarono velocemente e ripresero la loro corsa. E la loro conversazione.

“Almeno ti hanno detto da quale delle entrate sarebbe uscito?” chiese insistentemente una.

“No. Solo di aver visto Louis alla partita con uno striscione in mano…” rispose l’altra.

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo di complicità; avevano capito entrambi perché Louis faceva ritardo: fan. Tante fan intorno a lui che non gli lasciavano via di fuga.

Harry sospirò: “Tu aspettami qui” le disse facendole spazio sul muretto “Vado a prenderlo”

Rachele lo trattenne per il polso, e lo guardò inarcando un sopracciglio: “Certo, così anziché solo Lou, perdo pure te, Hazza! No caro, vengo anch’io!” dichiarò risoluta, stringendo un po’ il polso del riccio. Che non credeva a quello che la ragazza aveva appena proferito: lo stato di shock in cui si trovava le aveva fatto perdere il senno.

“È pericoloso. Se dovessi farti male non me lo perdonerei mai! … E nemmeno Lou lo farebbe!” l’aveva presa per le spalle e la guardava negli occhi. Quasi come se fossero nel mezzo di un film drammatico d’atri tempi, e lui starebbe partendo per un lungo viaggio di no ritorno.

“Harry” Riky si tolse le sue grandi mani da sopra le spalle “Non è una missione in prima linea in piena guerra. Dobbiamo solo distrarre qualche ragazza” lo prese nuovamente dal polso, ma questa volta lo trascinò dentro.

Harry era convinto che non avrebbe visto più la luce del sole: la baby-sitter stava sottovalutando la situazione.

“Come hai intenzione di trovarlo?” le chiese beffardo, ormai rassegnato. E prendendo il comando: ora era lui a trascinare lei.

“Aguzza l’udito, e quando senti delle urla di ragazzine indemoniate… Be’ stai certo che sei sulla pista giusta” rispose semplicemente lei, facendo spallucce.

“E con la sicurezza? Non abbiamo né il biglietto, né il permesso per entrare, cara” le rispose un po’ acido, intercettando una fan.

“Non credo che le altre Directioners ne abbiano uno” ribatté, guardandosi intorno: due uomini della sicurezza stavano scortando un ragazzo tutto incappucciato, che cercava di mimetizzarsi tra le due montagne d’uomini. Non ci pensò due volte: “Di qui” disse semplicemente, iniziando a correre trascinandosi Hazza dietro.

“Ma che-” fece il riccio prima di vedere e subito dopo capire.

“Riky!” urlò Louis non appena vide la rossa avvicinarsi. Le si fiondò addosso e la strinse forte.

Riky non lasciò la mano di Harry nemmeno per un decimo di secondo, anche adesso che c’era Louis.

Se ne accorse subito. Dapprima guardò Harry con un po’ di rabbia, poi si pose una domanda che all’italiana non era passata nemmeno per l’anticamera del cervello –prendendo nota degli avvenimenti: “Haz, che ci fai qui?” chiese scrutandolo con un cipiglio non indifferente.

Rachele si sentì come folgorata da un fulmine: Harry doveva essere a casa, ad Holmes Chapel. Lo guardò sbarrando gli occhi.

“Buon giorno Riky!” ridacchiò il riccio. “Gemma doveva incontrarsi con delle amiche, e io l’ho accompagnata” sorrise, un po’ beffardo.

“Nessuna ti ha dato confidenza, eh Haz?” lo rimbeccò l’amico.

Il sorriso del riccio si allargò ulteriormente, e dalla tasca dei jeans estrasse un tovagliolino ripiegato più volte su sé stesso, e un po’ rovinato: “Tre numeri” ribatté sventolando il quadrato bianco sotto il naso di Lou.

“Vorrei tanto sapere come fai!” borbottò Boo-Bear. “Non esiste una ragazza che non ti abbia dato il suo numero!”

Harry rise compiaciuto.

A quel punto l’italiana fece un passo avanti, e attirò l’attenzione su di se tossicchiando un po’.

“Be’… Veramente …” cominciò il ragazzo dagli occhi smeraldo, un po’ in soggezione per quei due fari verdi che lo fissavano.

Louis non capiva il comportamento del collega.

Rachele tossicchiò ulteriormente, incoraggiandolo a continuare.

“Riky è l’unica che non me l’ho ha dato… Umh... Di sua spontanea volontà” il riccio portò una mano dietro il collo.

La ragazza con le mani sui fianchi, annuì orgogliosamente. Louis la attirò a se, e le scoccò un bacio sulla guancia, così forte che le lasciò il segno bianco.

“Io l’ho detto che sei speciale!” esclamò poi, con la sua solita faccia-da-schiaffi, contemporaneamente carina-e-coccolosa.

 

Lou e Riky mano nella mano, uscirono dallo stadio insieme ad Harry.

Per il momento la situazione sembrava tranquilla: non vi erano fan in giro.

L’italiana e il riccio non avevano ancora detto nulla di ciò che era successo prima che lo trovassero sia loro che le fan.

Tra i ragazzi era calato il silenzio, e ogni qual volta che Louis provava ad attaccar bottone, i due rispondevano con monosillabi, e controvoglia.

“Si può sapere cosa vi è preso?” sbottò il ragazzo di Doncaster, arrestando la passeggiata.

Rachele strinse involontariamente la mano del compagno.

Harry guardò dalla parte opposta.

Louis sbiancò: “ È … È successo qualcosa?” farfugliò temendo il peggio: un tradimento.

Insomma, tra i cinque Harry era quello che piaceva di più alle ragazze, quello che faceva subito colpo, e otteneva il maggior numero di numeri.

“Mentre stavamo- Stavo venendo…” deglutì l’italiana correggendosi, ma Harry la bloccò.

“Parlo io” affermò risoluto.

Louis era sempre più nel panico. Tanto da far un passo indietro, e lasciare la mano di Rachele.

Lei trasalì.

Harry prese un profondo respiro, e raccontò tutto quello che era successo.

Lou sbiancò ulteriormente –se era possibile, questa volta per rabbia.

Guardò Rachele, e poi il riccio.

Dopo aver espirato e inspirato profondamente, imponendosi di calmarsi, abbracciò l’amico.

“Grazie Haz” gli sussurrò.

“Figurati Lou” rispose il riccio, ricambiando l’abbraccio.

Riky sorrise, sollevata.

Era un bel momento da ricordare, e che magari in futuro non molto lontano, le avrebbe provocato anche un sorriso.

Avrebbe tanto voluto avere la sua fotocamera per immortalarlo… Un momento, lei ce l’aveva! Non usciva mai senza, anche se era in ritardo o di fretta. La prese rapidamente.

Mise a fioco l’obbiettivo. E…Flash! Ecco la foto pronta per custodire un dolce e amaro ricordo di quella giornata.

I due ragazzi si guardarono perplessi, appena colsero il flash.

Rachele alzò le spalle,e rispose: “Larry rules!”

Risero tutti e tre.

E all’unisono i due cantanti le scoccarono un bacio sulle guance. Uno a destra, e l’altro a sinistra.

Ecco che un’altra foto andava perduta… O forse no.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolino dell'autrice:

'giorno a tutti! Mattineri per il cambio d'ora eh. Io no. C'era la partita del mio Capitano questa mattina -che ha fatto un gol su rigore che mi ha fatto prendere un infarto! =w=

Ormai ai miei ritardi sarete abituati. Come alle mie scuse per essi. Quindi, vi risparmio la solita predica -mettete le armi a posto, per favore!-

Allora, questo, come altri capitoli che seguiranno, e uno di quei capitoli senza ispirazione. Non so perché, ma a volte scrivo per noia (infatti poi si vedono i risultati...)

Be', non c'è nulla da dire, quindi vi lascerei così.

Solo una piccola precisazione: "Larry rules l'ho scritto in inglese perché rendeva meglio, nulla di più.
Okay, vado, vado!
Ci si vede al prossimo capitolo,
Andy. 

   
 
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