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Autore: AngelOfSnow    28/10/2012    1 recensioni
Dopo la morte di Devil Satoshi, Sakura e Cristian mettono su famiglia.
Cristian continua la propria vita da Hunter, mentre Sakura - privata dei poteri dopo lo scontro con Devil - alleva e accudisce i propri tre bambini: Daichi, Sora e Haku.
Sono passati più di venticinque anni, da quella notte eppure...
Eppure una figura trama contro i nostri eroi, seguendo le orme di Devil.
Un capitolo conclusivo alla Saga di Sakura.
Dal capitolo:
La donna sorrise compiaciuta: Sakura aveva compiuto un ottimo lavoro con quei due.
Gli sarebbero stati davvero utili, quei bambini.
In fondo, lei non era invecchiata di una virgola dopo quella notte di pura paura.
La donna sorrise, scompigliandosi la corta chioma corvina, precedentemente bionda.
Il riflesso di uno specchio, dove le figure di Haku e Sora camminavano in modo spedito verso casa con le mani intrecciate, fece sorridere la donna sinistramente.

[...]
-"Ho mandato Daichi giù in campo, visto che era nei paraggi di due Level End."-
Cristian annuì e sorrise a Zero.
-"Sono i primi dopo quasi cinque mesi di inattività?"-
Chiese.
-"Già..."- rispose amareggiato l’albino. [...]
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kaien Cross, Kaname Kuran, Zero Kiryu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Sakura's Saga. '
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Capitolo 3.

Chi non muore...
 

 
 
Sora non batté ciglio; Haku s’asciugò gli occhi umidi.

-“Daichi!”- si slacciò dal fratello gemello e s’arpionò al corpo virile del più grande, tremando.

-“Quelli non sono Level End, fanno male...”- a quelle parole entrambi i ragazzi si guardarono in volto, conoscendo il potere
particolare della sorella.

-“Cosa senti?”- domandò Daichi, stringendola amorevolmente.

-“Sento disperazione, sete, terrore e...”- urlò portandosi le mani ai capelli attirandosi addosso anche gli sguardi dei tre a controllo della situazione.

-“Haku!”- urlò Cristian, portandosi velocemente vicino alla propria bambina, prendendola in braccio per cullarla e cercare di curare il male che sembrava farla contorcere dal dolore.

-“Non ha nulla!”- urlò un secondo momento con gli occhi lucidi, mentre pensava ad una soluzione e l’unica che trovò, fu quella di farla addormentare.

Cosa che fece.
 

*****
 

La figura nello specchio aveva voglia di rimettere: quella bambina non si meritava quelle sofferenze.

Mugugnò qualcosa e la corvina sorrise soddisfatta, facendo fermare quella tortura parziale
con una semplice mossa.

-“Lo senti, Sakura?”- berciò, ridendo in modo alquanto pazzo.

La figura nello specchio si lasciò sfuggire un gemito.

Non ricordava assolutamente nulla di quella ragazza davanti a sé che l’aveva imprigionata e nemmeno voleva ricordare, ma aveva il sospetto di averla incontrata durante la vita che
s’era lasciata alle spalle.

Gli era bastata quella tortura fatta di vincoli, promesse mancate e doppi giochi...

-“Non pensare questo!”- rise la figura longilinea e impazzita dell’unico X Project rimasto a calcare il terreno di quella Terra, dilaniata da secoli.

-“Se ti ho rinchiuso lì dentro, un motivo c’è!”-

La figura nello specchio inarcò un sopracciglio, non riuscendo a capire.

Devil Satoshi era morto; Kyosuke Tsucase era morto; Rido Kuran era morto... cos’altro la legava a Sakura e Cristian?

-“Io sono stata abbandonata a me stessa!”- berciò ad un certo punto. -“Spaventata, spaesata e colma di un potere che ho imparato a domare solo dopo quasi ventisei anni. Capisci? Capisci per quanto tempo li ho aspettati, cercando un aiuto che non è mai arrivato? Sai quanto ho ucciso per mantenermi in vita? Sai quanto desideravo crearmi una famiglia felice? Mh? Io, che anelavo a diventare qualcuno, non sono niente di meno che un frammento di sogno andato perduto. Un sogno folle!”-

La figura nello specchio capì ogni cosa e ricordò il nome di quella ragazza... non più così umana in fondo, e ricordò anche quanto era stata vicina ad ucciderla.

Avrebbe dovuto farlo, in fondo, seguendo il proprio istinto.

-“Quello che penso sempre ed è un motivo che mi ha fatto pensare a te.”-

La figura nello specchio rabbrividì, ricordando la bellezza dannata dell’Inferno in cui era finita, vicinissima al Purgatorio.

Voleva tornare ad essere nulla, senza bisogno di respirare, senza bisogno di pudore, senza bisogno di vedere per capire, senza bisogno di un’anima e di un corpo concreto per essere.

Voleva tornare a dormire quel sonno eterno che aveva per secoli anelato, senza preoccupazione per la discendente di Yui e per il discendente di Iku.

E poi ventisei anni erano passati in un battito di ciglia, quasi come se non fosse stato abbastanza per lenire la propria stanchezza.

No. No. Non desiderava affatto partecipare ad un altro teatro di terrore.

Perché si era reincarnata? Possibile che quella pazza dai capelli corvini e precedentemente biondi, avesse accumulato tutto quel potere?

La figura nello specchio gemette.

L’altra sorrise spietata passandosi la lingua sulle labbra.

-“Vedo che hai capito.”- sussurrò poi.
 

*****
 

Sakura era preoccupata e a nulla erano valsi i rincuori di Takuma e gli altri ex membri della Night Class.

A nulla.

Soprattutto se aveva percepito il potere di Devil galleggiare sopra i propri bambini.

A nulla se non a farla morire un po’ dentro.

-“Perché eravate lì?”-

Chiese per l’infinita volta Toga Yagari ai due Tsucase, che cocciuti avevano chiuso i passaggi
Mentali – anche a quelli della sorella svenuta – e si rifiutavano di rispondere.

-“Siete identici ai vostri genitori!”- sbottò ad un certo punto Zero, ricordando la forza d’animo dei propri amici.

-“Lasciamo perdere, adesso... Cristian, illuminaci.”-

Il diretto interessato prese per mano la figlioletta e baciò le nocche una per una.

-“E’ lo stesso potere di Devil ad impedirci di fermare quel massacro.”-

-“E’ davvero un problema che si scannino a vicenda?”-

Chiese Yuuki, con aria mortificata: non aveva mai avuto a che fare direttamente con tutti quei Level End in una volta.

-“Non sarebbe un problema.”- cominciò Kain, carezzando la testa di Sora con tenerezza, mentre quest’ultimo rimaneva perfettamente immobile, stilando mentalmente una scaletta degli eventi, cercando di capirci qualcosa.

-“Non sarebbe un problema se morissero tutti.”-

Concluse Rika, stringendosi le braccia al petto.

Hanabusa si mise in mezzo.

-“Sarebbe magnifico, ma se si scannassero tutti, rimarrebbero solo i più forti creando dei problemi.”-

Yuuki fu costretta al silenzio.

-“Il problema non è questo.”- sbottò Shiki, espirando una nuvola di fumo dalle labbra.

-“Ovvero chi c’è dietro a tutto questo.”- finì Rima, rimproverando il vampiro con gli occhi a causa del fumo.

Kaito e Yagari erano quelli che pensavano in grande e a minacce provenienti da altri paesi  - visto i vacillanti rapporti con gli esteri - immaginandosi già a lottare contro persone
sconosciute.

Il quel preciso istante Haku aprì gli occhi, sbattendo lentamente le palpebre e respirando sofficemente.

-“Mamma?”- fu la prima cosa che disse.

-“Amore mio, sono qui!”- pronunciò Sakura, prendendo per mano la ragazza. –“Cosa ti è successo?”-

Automaticamente Haku spalancò gli occhi, tremando leggermente, mentre la pelle della fronte le si imperlava di sudore.

-“Io... ho visto... cose atroci, mamma.”- sussurrò, mordendosi le labbra per non piangere. -“Atroci.”- continuò.

-“Potresti farmele vedere?”- chiese Cristian, non senza rammarico.

Haku asserì, chiudendo gli occhi per lasciare che quelle immagini scivolassero in ogni angolo della propria mente.

E Cristian riconobbe il maniero di Devil Satoshi prima della lotta quella sera dove aveva avuto il terrore di aver ucciso Sakura.

Vide la camera delle torture in cui si tenevano gli X Project e vide gli occhi di una ragazza, spalancati per il terrore prima, ricoperti di lacrime poi e vacui – morenti – alla fine.

Era stata sottoposta ad ogni tipo di esperimento, tortura, lacerazione, incubamento, impollinazione; era stata sottoposta a tutto, ma non aveva ottenuto il potere.

Cristian vide anche gli stessi occhi ricoperti da smorti e spenti capelli biondi, cresciuti a causa dei vari esperimenti in pochissimo tempo e a causa del... morso.

Il morso di Rido Kuran.

-“Oh mio dio...”- pronunciò, intuendo chi ci fosse dietro a quello scempio. -“Arimy...”-

Cristian fu risucchiato in quei ricordi e si rivide giovane e aitante – non che adesso non lo fosse – mentre s’avvicinava con entrambe le pistole alla figura rannicchiata e tenuta prigioniera da Seireen.

Impallidì, ad un certo punto, quando si sentì risucchiare ogni energia.

Sakura notò quel cambiamento e lo prese al volo prima che cadesse al suolo.

Si sentivano entrambi prede troppo scoperte.

-“Cristian? Cos’hai visto?”-

-“Arimy, ho visto alcuni ricordi di Arimy...”-

Fu la risposta veloce e decisa dell’uomo, mentre si notava il ritorno di colore sulle guance.

Kaien inarcò un sopracciglio, seguito a ruota da Zero: non si fidavano della situazione.

Zero sentiva un presentimento alquanto sgradevole e Sakura sentì improvvisamente uno strano brivido.

Viscido, serpentino e oscuro.

Qualcosa che percepì addossarsi su Sora come una pesante condanna...

Come se quell’elemento Oscuro che rappresentava e personificava il figlio, fosse stata la mannaia che avrebbe messo fine a qualcosa.

Non sapeva se fosse una sensazione sensata però... lo sentiva e percepiva. Punto.
 

*****
 

Arimy Sestuna sorrise: era stata scoperta.

-“Oh-oh...”- disse, portandosi un dito sulle labbra con fare innocente. –“Hanno capito chi sono?”-

La figura nello specchio gemette.

Arimy si spostò una ciocca corvina dal viso e rise in modo isterico, spalancando gli occhi azzurri – come il cielo in estate – contorcendo in modo disumano la schiena verso il pavimento.

-“Ma non sanno che io ho te! Non lo sanno! Non lo sanno!”-

Urlò la seconda volta, facendo tremare i vetri delle finestre, in parte già rotti.

Non si poteva certo dire che abitassero in un castello.

Nemmeno in una casa, se è per questo.

Vivevano nelle macerie di quello che era stata la residenza dei Satoshi

Ma in quel momento non era importante sapere altro, a parte che il proprio potere era così immenso e desideroso di uscire, da far del male alla proprietaria stessa.

La figura nello specchio lo sentiva bene.

Quel potere corrodeva l’animo della Level D, come un veleno introdotto lentamente dentro l’organismo.

Lo corrode; lo logora; lo disintegra... inevitabilmente.

Arimy Sestuna era il pallido riflesso di una ragazza morta.

Non esisteva più, e mai sarebbe esistita nuovamente.

Era veramente una folle se pensava di poter tornare umana, dopo l’applicazione del sigillo: era impossibile.

Per distruggerlo il portatore avrebbe dovuto uccidere il creatore e... Devil Satoshi era morto.

Non c’erano speranze per quel corpo di essere libero e anche stesso, avrebbe dovuto fare i conti con un problema a cui nessuno poteva trovare soluzione: regredire da vampiro ad umano.

-“Rendimi partecipe dei tuoi poteri!”-

Disse infine Arimy, entrando intermante dentro lo specchio per dialogare con la figura allo specchio.

-“Non potrai trovare soluzione allo stato di Level End in cui cadrai se romperai il sigillo.”-

-“Ti sbagli!”-

Esultò improvvisamente Arimy, facendo sobbalzare la figura allo specchio – incatenata da pesanti catene – facendo stridere le proprie restrizioni.

-“Cosa..?”-

Arimy compì una piroetta su se stessa. -“Hai capito benissimo invece!”-

E s’avvicinò alla figura incatenata, cominciando a carezzarne i lineamenti del viso.

-“Vedi, in ventisei anni di ricerche e lavori incessanti che non puoi conoscere, visto che ti ho risuscitata solo quest’anno, ho seguito pari passo la crescita dei figlioletti della tua cara

Sakura, senza farmi intercettare da Cristian, ovvio. Ma comunque ho cominciato a capire cosa mi servisse per sopravvivere: un corpo femminile, qualcuno che controllasse la vita e
qualcuno che li controllasse con l’Oscurità più nera... mi capisci?”-

E la figura incatenata sputò in faccia alla povera pazza, beccandosi un sonoro ceffone e lo zigomo graffiato gocciolante sangue.

-“Certo che capisci, no? Visto che è la stessa cosa che avete fatto per secoli tu e quel Devil da strapazzo!”-
 

*****
 

Sora non aveva osato muoversi di un millimetro: qualcosa non gli tornava.

Qualcosa di serio e che gli gravava sull’anima come un macigno immenso posto da qualcuno per fargli un dispetto bello e buono.

Ma chi?

E cosa voleva da lui? Da loro?

Non erano certo stati i Level End a poter fare del male alla propria gemella – era praticamente impossibile che un Level End potesse acquisire poteri Nobiliari dal nulla – quindi la mente del ragazzino, cercava di macinare dati su dati per capire...

Capire chi fosse il terzo incomodo della situazione.

Perché c’era e aveva il vago sospetto che i genitori sapessero già qualcosa.

Un motivo in più per non lasciargli controllare i propri pensieri; conclusione presa da entrambi i fratelli.

Però in quel modo non poteva né essere sentito, né sentire.

Altra conclusione che aveva dettato al fratello maggiore, lasciandolo di stucco.

Guardò la stanza con occhio critico e si trovò a guardare – fissare – gli occhi ambra e magnetici di Kain.

Quello era il vampiro che più fra tutti gli piaceva.

E gli piaceva per due motivi ben ponderati: il primo, era perché in passato lo aveva aiutato a controllare e a domare il fuoco così da non perdere il controllo dello stesso – visto che è uno degli elementi più instabili e pieni di rabbia – e poi, perché aveva uno spiccato senso di osservazione e capacità cognitive quasi pari alle proprie.

Insomma, Kain Akastuki gli era uno spirito affine – per quanto i vampiri ne avessero uno.

Fu proprio per questo, forse, che il ramato gli si avvicinò, accostando la schiena contro il muro e incrociando le braccia al petto con fare indifferente.

-“Sora..?”- pronunciò poi, con voce ferma e calcolata.

Sora fremette ammirando sempre più quel vampiro: sapeva che era arrivato ad una conclusione e forse Kain vi ci era arrivato prima.

-“Kain.”- osò lui, posizionandosi nella stessa direzione, per guardare il letto della sorella, dove
Sakura coccolava Haku insieme a Hanabusa e Ruka – per quanto potesse il carattere della vampira.

-“Ho capito.”- sentenziò in fine il ramato, facendogli cenno di uscire fuori e Sora non esitò
sentendosi perfettamente in simbiosi con l’altro.

Uscirono fuori dalla camera dell’Assocazione Hunter – posto più vicino all’arena dei Level
End – e si guardò intorno, notando i corridoi semi-deserti.

-“Chi è il terzo incomodo, Kain? Non prendermi in giro perché non posso controllarti la

Mente, visto che sono costantemente controllato sia da mia madre che da mi padre, quindi non usare mezzi termini o spiegazioni...”- poi sospirò e puntò gli occhi azzurri contro quelli ambra di Kain decisamente più in alto, data la statura del vampiro. -“Per favore...”- non si scordò di dire, non perché non l’avrebbe detto, ma perché credeva che fosse sottointeso, dato il tono sottomesso con cui aveva parlato.

Il vampiro abbozzò un mezzo sorriso compiaciuto e scompigliò in un gesto affettuoso i capelli castani di Sora.

Quel bambino gli era da sempre piaciuto.

-“Sei un Wilde con i fiocchi, tu.”- mormorò a bassa voce, ricordando le parole di Takuma che gli aveva attribuito in fasce.

Il ragazzo inarcò un sopracciglio, non capendo a cosa si riferisse e aspettò con impazienza la spiegazione.

Kain si portò una mano ai capelli, passandosela con fare pensieroso e la lasciò cadere fino al collo, dove si arpionò massaggiandosi i muscoli indolenziti.

Guardò Sora con la coda degli occhi

-“Apri bene le orecchie, ragazzo...”-
 

******
 

Sakura sentiva l’esitazione nel raccontare alcune cose da parte di Kain e sorrise intenerita.

Diede un bacio sulla fronte ad Haku – che non disse nulla, intuendo dove stesse andando – e uscì dalla porta, guardando l’espressione avvilita di Sora.

Sembrava che gli avessero carpito la vita dagli occhi, rendendoli cupi e vacui e facendolo somigliare ad un cucciolo smarrito, ma che tiene duro per orgoglio.

-“In verità quello che è successo a me e tuo padre è ben peggiore di come li stava raccontando Kain – e sorrise al ramato ringraziandolo per quello – visto che discendiamo da una madre vampira e padre umano, da poteri inimmaginabili.”-

E il ragazzetto annuì, conoscendo a menadito la storia dei Moricase e degli Tsucase... e allora perché aveva l’impressione che mancasse qualcosa in quel momento?

-“Ma... la stessa madre che generò i nostri clan, discende dai Satoshi, quindi, manca la storia di quest’ultima famiglia, dimenticata e cancellata per motivi alquanto terrificanti.”-

Kain vide il colorito delle guance di Sakura che cominciare a venire meno e poggiò una mano sulla sua spalla, in segno di conforto.

Non era facile parlare a qualcuno di un’esperienza che ti cambia radicalmente.

Soprattutto alla vita che si genera con tanto amore.

Sakura lo sapeva.

Sapeva che se avesse continuato a parlare di quel passato così oscuro e meschino, avrebbe reso adulto il proprio bambino, bruciando delle tappe importanti per crescere.

Con Daichi era stato facile affrontare le tappe di una nuova creatura fino all’età adulta... facile come respirare.

E per lei – che quelle tappe non le aveva vissute – sembrava un’autentica coltellata alla vita che ancora doveva sbocciare nel figlio.

-“Ero in grado di controllare i cinque elementi più la mente, già da sei anni ed insieme al tuo papà eravamo due furie, visto che anche lui sapeva controllarne quattro a quell’età.
Eravamo inarrestabili, solo che Kyosuke, tuo nonno, per tenere fede ad un giuramento fatto a Devil Satoshi, alla nascita consacrò tuo padre ad una setta di pazzi, i Saempitaernum, creati precedentemente con lo scopo di trovare i discendenti sparsi della madre originale ma poi, vennero riadattati con l’unico scopo di eliminare chi avrebbe potuto fermare i piani di Devil Satoshi.”-

Sora sembrò riprendersi dallo stato di trance e guardò la madre con un cipiglio tra l’incredulo e il divertito.

-“Mamma e tu cosa c’entri con tutto questo?”-

E Sakura vacillò – non poco – nel raccontare o meno la propria storia a quegli occhi così inquisitori e carichi di inquietudine.

-“Era il contenitore dell’anima della madre originale.”-

Dal nulla, Kaname Kuran spuntò con al fianco Yuuki Kuran – che sembrava sinceramente a disagio nel piombare dal nulla in una discussione familiare.

-“Kaname-sama. Yuuki-sama”- l’inchino di Kain in segno di saluto verso i purosangue fece storcere appena le labbra ai due umani.

-“Kaname...”- salutò Sakura, mentre Yuuki saltellava euforica e abbracciava l’amica, venendo ricambiata.

-“Sempre più luminosa!”- si complimentò Sakura, vedendo che la bellezza di Yuuki era triplicata da quando era divenuta un’immortale e i vari scontri all’interno della loro famiglia.

-“Tu sei sempre così bella, Sakura.”- fu il commento accorato di Yuuki che la fecero sorridere.

-“Invecchio, mia cara! Non sono mica una sanguepuro, io!”-

Ma alla conversazione più o meno allegra delle due donne non partecipò nessuno degli uomini.

-“Kaname...”- salutò infatti Sora, senza essere particolarmente colpito dalla loro potenza sulla scala sociale dei vampiri.

E comunque, in quel momento aveva altro per la testa.

-“Mamma...”- chiamò infatti, facendo perdere quella piccola speranza alla donna che si scordasse del discorso.

Kaname si esibì in un’espressione compiaciuta inarcando appena un sopracciglio, andando direttamente al sodo.

Infatti, era nel covo di quei miseri Hunter per una motivazione precisa e gli stava davanti al viso, in quella possa diffidente e maledettamente bellicosa.

-“Vorrei parlarti, Sora su qu-“-

-“No.”- fu la risposta secca del ragazzo mentre tornava in camera dalla sorella.

Non avrebbe permesso che quei terribili ricordi venissero visti da terzi facendo soffrire la sorella.

Per quanto Haku fosse dannatamente dolce, sincera, solare, impacciata, chiacchierona, impicciona, buona, generosa e la reincarnazione della Luce e lui soffrisse a starle accanto – come lei soffriva a sua volta visto che lui era l’Oscurità – non l’avrebbe fatta soffrire per nessuna ragione al mondo.

Le spiegazioni avrebbero potuto aspettare.

-“Ehi...”- disse Haku, alzandosi con il busto.

Lui incrociò le braccia al petto, guardando da un altro lato della stanza e riempiva le guance d’aria con fare bambinesco.

Haku sorrise.

-“Ok, non lo faccio più...”- disse la ragazza, allargando le braccia pronta per un abbraccio. -“Quindi mi perdoni?”-

Sora sbuffò, roteando gli occhi e aprendo le braccia, per abbracciare e ricambiare l’abbraccio della gemella.

-“Chiamalo patto di non belligeranza, intesi?”-

Haku si sentì bene e rise divertita contro l’orecchio del fratello.

-“Intesi.”-
 
 
 
 
 
  

   
 
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