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Autore: Ale_kiss_    28/10/2012    2 recensioni
Dopo ogni processo, gli imputati gridano insulti o minacce ai procuratori che li hanno fatti condannare; ma non si è mai arrivati a casi di omicidi come nella vicenda di Franziska von Karma, la quale ricevette una cruda minaccia che trasformò la sua vita in un inferno ...
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Franziska von Karma, Miles Edgeworth, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stringo la lettera al cuore e infilo l’altra mano tra i capelli. Inizio a piangere senza ritegno sperando che Miles non noti i miei singhiozzi e le mie lacrime. Mia madre! Mia madre! Si è suicidata e mi ha lasciata al mio destino, senza pensare a cosa mio padre avrebbe potuto farmi! Era solo un’egoista! No! Io non l’avrei mai perdonata. Non era morta di tumore, lo sapevo. Non ero così sciocca da tralasciare tutti quegli indizi che indicavano la sua morte non naturale. Non voleva più stare con mio padre e si era suicidata, lasciandomi tra le mani di un mostro. Lei aveva capito da tempo che razza di persona era e non aveva fatto nulla, nulla!
Sentii la porta della cucina scorrere e pian piano i passi di Miles avvicinarsi a me. Non alzai lo sguardo e continuai a piangere senza rendermi conto di tutto ciò che mi circondava.  Lui si sedette accanto a me e mi strinse al suo petto, ma mi dimenai e tornai a piangere da sola. Non avevo bisogno della sua compassione! Non la volevo. Era anche lui complice di mia madre, sapeva tutto. O almeno … lo credevo … aveva mai letto quella lettera?
Continuavo a singhiozzare senza esitazione, perché avevo bisogno di sfogarmi, di lasciar uscire tutta la mia rabbia, e magari, quando mi fossi calmata, avrei potuto prendermela con Miles e gridargli tutto il mio odio. Si prese il viso tra le mani e passò le dita tra i capelli, capiva anche lui che il momento era delicato. Poi sospirò e lessi nei suoi pensieri che avrebbe proferito qualcosa, così mi alzai e corsi verso la porta. Quando notò la mia mossa, mi raggiunse ma più rapida, aprii la porta.
-  No! Non provare ad uscire, Franziska! O hai già dimenticato il biglietto? Non osare fare un altro passo, capito?- per puro spirito contraddittorio, presi il cappotto, lo indossai, ed infilai i piedi nel primo paio di scarpe che trovai dinanzi all’entrata e fatalità, con il tacco. Per correre sarebbero state perfette, dannazione! Aprii la porta e corsi lungo il cortile. Fuori pioveva terribilmente ma quelle gocce parevano nulla al confronto con cosa provavo nel mio cuore in quel momento.
Il cancelletto era chiuso, così lo saltai ed iniziai ad affrettarmi  per lasciarmi Miles alle spalle. Non avevo meta, volevo solo scappare e poter piangere da sola, senza che nessuno mi vedesse.
Lanciai un’ultima occhiata dietro di me e vidi i body-guard provare a raggiungermi ma Miles si piazzò davanti a loro.
- Fermi!- gridò senza perdere troppo la calma. Mi fermai ed iniziai ad osservare cos’aveva in mente. Si voltò verso di me ed iniziò ad avvicinarsi, dopo tre passi, però, smise di camminare.  Avevo il fiatone e le lacrime non smettevano di scendere. Tutta la mia vita era un inferno, a partire dalla mia famiglia! Un assassino e una suicida. Io? Uno sciocco procuratore distrettuale che nel periodo peggiore della sua vita, dopo esser stata minacciata di morte da un killer professionista, scopriva la vera storia della sua famiglia. E volendo mettere la corona alla situazione, Miles tentava di mostrarsi la persona con la quale avrei potuto sfogarmi mentre era solo l’apice di ogni mio dolore.
- Ti do quindici secondi per tornare a casa, o ti faccio prendere da loro!- ed indicò i due uomini vestiti di nero.  Era una minaccia? Cercava di salvarmi, minacciandomi?
- Sono abbastanza grande- biascicai senza convinzione, stringendo i pugni e gli occhi, per non esplodere in altre lacrime.
- Non centra l’età, Franziska, si tratta della tua incolumità- il suo tono di voce pareva più amichevole, ma era sempre lo stesso Miles, quello che odiavo.
- So badare a me stessa!- accentuai il tono di voce, alzandolo di due ottave.  
- Ripetimelo in faccia quando ti avrà uccisa!- sbatté un piede a terra e mi puntò l’indice contro. Feci un passo indietro, scossa dalle sue orrende parole. Ma decisi di non arrendermi, di controbattere.
- Bene! Spero che tu assista alla mia morte allora!- non appena proferii quella frase mi vergognai di me stessa.  Il suo sguardo si spense e il suo braccio, ancora con l’indice puntato contro di me, cadde accanto al fianco.
- Come … come puoi …- provò a dire qualcosa, ma quella volta avevo esagerato. Un’ultima lacrima mi rigò il viso.
- Miles …- sussurrai, quando una mano mi si appoggiò sulla spalla destra. Lanciai un gridolino e velocemente mi voltai.
- L’accompagno io, se ha proprio così tanta voglia di fare un giro, con questo tempo. Ti va bene, Franziska?- Iwan ... cosa ci faceva lì? Aveva ascoltato tutto? Eppure l’unica cosa che notai furono i suoi dolci occhi. Annuii senza esitazione, sapevo che in questo modo avrei fatto infuriare Miles ma volevo allontanarmi il più possibile da lui. Ero ancora così risentita per aver detto quelle orribili parole.
- Krause! Non è il momento!- sbottò Miles, interrompendo il silenzio. Si rivolse a lui come se si conoscessero già da tempo, perché? Forse il suo tono poteva sembrare normale, ma non a me.
- Taci, Edgeworth. Lei non è una tua proprietà ed è abbastanza grande da sapere ciò che vuole- rispose Iwan con uno sguardo spregiativo verso Miles. Allora … realmente si conoscevano! Li guardai entrambi negli occhi non riuscendo a scorgere altro che odio.
- Andiamo …- sospirai prima che accadesse qualcos’altro. Iwan annuì ed aprì un ombrello che aveva tenuto fino a quel momento in una mano.
Mentre camminavamo senza saper bene dove andare, mi resi conto di stringere ancora la lettera di mia madre. Iwan la notò e fece un cenno col mento per indicarla.
- Era per quella che piangevi, Franziska?- domandò con tono dolce. Io, però, non avevo voglia di parlarne, ero già abbastanza turbata.
- Non sono affari che ti riguardano, Iwan!- sbottai togliendo violentemente il suo braccio da me. Infilai la lettera nella tasca del giubbotto.
- Oh, perdonami principessa. Non volevo ferirti- mi prese il viso con una mano, in questo modo incrociammo i nostri sguardi. Aveva un sorriso beffardo in volto e anche gli occhi non erano affidabili.
- Non prenderti gioco di me. Giocheresti con il fuoco!- lo fulminai. Lui rise sommessamente e mi riprese per i fianchi.
- Non mi sto prendendo gioco di te, credevo avessi bisogno di sfogarti, so che Edgeworth non è la persona con la quale preferisci parlare- lo guardai un po’ crucciata.
- E tu come fai a saperlo?- domandai lentamente un po’ esitante. Per un attimo parve pensarci ma forse fu solo una mia impressione.
- Beh, si vede. Avrete già litigato dieci volte, da questa mattina. Credo tu sia rimasta un po’ … scossa dopo lo schiaffo che ti ha dato. Che vile! Come osa toccare una ragazza!- continuava a guardare dinanzi a sé, mentre parlava, come se avesse avuto paura che avrei potuto scorgere delle menzogne nel suo sguardo.
- Beh, se è per questo nemmeno tu sei la persona più adatta con la quale parlare. Ci conosciamo solo da qualche ora!- rise dolcemente e mi accarezzò la schiena.
- È una mia impressione o sei con una specie di pigiama addosso?- a quelle parole arrossii. È vero, ero uscita senza cambiarmi, ero abbastanza di fretta in quel momento.
- Primo, si chiama baby-doll e non è un pigiama; secondo … noto che non ti sfugge nulla, Iwan- e sicuramente, come glielo volsi, non era un complimento.
- Ti porto a mangiare qualcosa, ma prima è meglio che ti cambi, andiamo a comprarti qualcosa?- sorrise ed indicò un negozio firmato Harry Rosen. Annuii. Avevo il vizio di lasciare il portafogli nelle tasche dei giubbotti quindi avevo la carta di credito con me. Così ci avviammo verso l’entrata. Iniziai a guardare le vetrine ed un abito nero catturò subito la mia attenzione.  Iwan probabilmente notò che lo stavo osservando con la bava alla bocca e disse
- Secondo me … ti starebbe d’incanto-
- Non lo so …- risposi –forse … è troppo … troppo!- esclamai senza un’idea precisa di cosa su quell’abito fosse troppo. Iwan rise e mi accarezzò i capelli.
- Se te lo prendi, lo pago io- lo guardai. Continuava a sorridere, era sempre positivo, mi imprimeva felicità, anche in quel momento. O forse … no … cercavo solo di guardare avanti per non soffrire ancora.
- Oh, eddai non posso permetterlo. Sei gentile ma …- lui non mi lasciò terminare.
- Prendilo! Sì, te lo voglio regalare io! Sei così giù di morale … non voglio vederti così!- mi prese il viso e mi diede un bacio leggero in fronte.
- Ma … non serve un regalo per tirarmi su di morale!- obiettai con un sorriso nascosto in volto.
- Ma io te ne voglio fare uno!- era così cocciuto, e così dolce … come potevo dirgli di no? Sarebbe stato come rifiutare un regalo!
- Insisti?- domandai quasi in un sussurro a sguardo basso per non essere attratta in maniera maniacale da quegli occhi blu.
- Insisto, signorina von Karma- così detto, mi prese a braccetto e mi portò dentro al negozio.
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 ed ecco una nuova apparizion del personaggio che, a quanto ho capito, tutte odiano! cos'accadrà tra Franny e lui?? andrà a finire tutto bene tra lei e Miles ... oppure no? mah, io non vi dico niente, vi aspetto al prossimo capitolo! Un bacione, la vostra Ale_ kiss_

   
 
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