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Autore: tomlinsasia    28/10/2012    2 recensioni
“Senti,non voglio fare giri di parole,perciò te lo dico chiaro e tondo”,disse Sara,sospirando. “Io ti conosco già. Mi ricordo di averti visto da qualche altra parte,di aver già parlato con te e…”.
La risata del riccio la interruppe. Sara incrociò le braccia al petto.
“Ma cosa ti fumi,la mattina?”,domandò Harry,mentre riacquistava un po’ di dignità.”Io non mi ricordo di te,non ti ho mai conosciuto e “,sembrò lottare contro se stesso per finire la frase, “e non ho intenzione di farlo”.
Si girò ,lasciando la mora da sola,con il cuore a pezzi. Non si sarebbe riaggiustato facilmente,anzi: non si sarebbe ricomposto per sempre.
[Sarry].
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quattro.
I’m afraid.

 
 

La giornata era passata velocemente,tra una lezione e l’altra. Sara lottava contro la voglia di guardare Harry,ma qualche volta cedeva.
Naturalmente,lui non ricambiava mai. La ragazza si chiese se l’avesse mai vista e,escludendo il giorno in cui si erano scontrati,non le parve di aver mai sentito gli occhi di Harry su di lei. Se ne sarebbe accorta.
La professoressa riportò in ordine la classe battendo il registro sulla cattedra.
Sara si mise dritta con la schiena e obbligò la sua mente a concentrarsi sulla lezione. Non sapeva nemmeno di cosa stava parlando l’insegnante,ma sulla lavagna c’era scritto qualcosa riguardo agli angeli e i demoni.
Religione.
Sara non aveva mai capito a cosa servisse quella materia. Lei non era mai stata battezzata,perciò la trovava inutile.
Il suo sguardo si posò di nuovo sul riccio,intento  a scarabocchiare sul banco. Il modo in cui lui si inumidiva le labbra,si passava una mano tra i capelli e camminava le era stranamente familiare.  Come se l’avesse già conosciuto,in un’altra vita.
Altra vita. Pfff,che stupidaggine. La reincarnazione era solo un’idea degli induisti.
Era un’idea. Non la realtà.
La campanella risuonò nei corridoi vuoti della scuola. Tutti gli alunni si alzarono e corsero verso l’uscita con uno scatto. C’era chi cadeva per terra e chiedeva aiuto,ma nessuno se ne importava e passava avanti.  Tra questi ce n’era uno biondo.
Sara gli porse la mano. “Hai bisogno di aiuto?”.
Quello alzò gli occhi. Erano di un azzurro chiarissimo e limpido. “Grazie”.
Le afferrò la mano e Sara lo aiutò a tirarsi su. Si spolverò i pantaloni neri. “Sono Niall”,disse infine.
“Sara”,rispose lei. Gli sorrise,lui ricambiò.
“Oh,già lo so”. Il suo tono era risoluto.
“Come fai a saperlo?”,chiese la ragazza curiosa.
“Beh… Lo sai,le voci passano e i nomi dei nuovi si imparano subito”,mormorò lui.
“Ah”. Sara chiuse la conversazione goffamente,passandosi una mano tra i capelli scuri.
“Mh,io…”,fece Niall imbarazzato. Da dietro il biondo spuntò una nuvola di capelli marroni e due pezzi di smeraldo trafissero il cuore di Sara. Harry la guardava in modo malvagio,con le sopracciglia aggrottate e nessuna ombra di un sorriso sul volto.
“Niall,andiamo”. La sua voce era fredda come il ghiaccio e tagliente come migliaia di lame. “Da quando in qua sprechi il tempo con i novellini?”,apostrofò lui e Sara si sentì il cuore cadere in pezzi.
“E’ stato un piacere conoscerti,Sara”,disse Niall. Era sincero,si poteva vedere molto bene. Non c’era cattiveria nella sua voce,più che altro gentilezza. Probabilmente cercava di non farla pensare alle sprezzanti parole di Harry.
Quest’ultimo prese il biondo per la spalle e insieme uscirono dall’aula. Sara li vide allontanarsi piano piano,finché non diventarono un pallino indistinto.
“Il piacere è tutto mio”,mormorò Sara a bassa voce.  Poi corse verso la sua camera e chiuse gli occhi,buttandosi sul letto.
 
Un’immensa distesa di dune si dilatava verso l’orizzonte,come le onde nell’oceano.
Le raffiche di vento sollevavano mulinelli di sabbia color rame e Sara fu costretta a tenere gli occhi socchiusi per non farvi entrare nulla.  Alberi contorti e scheletri crescevano qua e là su terreno arido e solido.
Una forza dentro di lei la spingeva ad andare avanti,verso la fine della tempesta di cui era la protagonista.  Non c’era ombra di nessun animale in quel terreno desolato.
Corse in avanti,gli occhi sempre chiusi,finché il vento scemò fino a diventare una brezza fresca.  
Si parò la fronte con una mano per vedere il panorama circostante,ma oltre a dune  e sabbia non c’era molto.
“Salve. Non ti aspettavo così presto”.
Una voce dietro di lei la fece sussultare.  Sara si girò di scatto, e rimase incatenata negli occhi verdi che si trovavano di fronte a lei. “Harry?”,azzardò.
“Già. E tu sei… Sahar?”.
Chi? Sahar? Probabilmente c’era un malinteso. “No,io mi chiamo…”,iniziò lei,ma si bloccò appena vide il colore della pelle. Non era bianca. Marrone.
“…Sahar,ti chiami così. Fidati.”,disse Harry cortese. “Un giorno capirai,piccola mia. Ma quanto dovremmo soffrire,prima che tutto si rimetta a posto. Non so quando,non so come,ma ci ameremo e vedremo i nostri nipotini correre nel parco.”. Fece scorrere un dito nei capelli della ragazza. Sara si accorse che erano lisci.
“Come?”,chiese la ragazza.
“Seguimi”.
Per la seconda volta,dalle spalle di Harry spuntarono due gigantesche ali bianche.
Sara si avvicinò per toccare le punte,ma il ragazzo fu più veloce e si alzò in volo,lasciandosi dietro una cascata di sabbia. Era circondato da un alone verdastro.
La guardò,poi spiccò il volo. Sara gli corse dietro.
Il sole picchiava forte,ma non le importava. I piedi nudi affondavano nella sabbia,mentre teneva la testa alta per non perdere di vista Harry. Non si sentiva più le gambe,ma doveva correre. Per lei e per Harry. Per quello che aveva detto lui.
Per il loro amore.
O almeno lei pensava così.
Continuava a correre in avanti,finché non si bloccò. Di fronte a lei c’era una roccia gigantesca che ricadeva perpendicolarmente per terra. 
Harry volava anche oltre la rupe. La ragazza sospirò desolata,sapeva che non c’era più possibilità. Era fatta così,lei.
Si arrendeva facilmente. Lacrime di delusione scesero dai suoi occhi. Perché ora che Harry sembrava veramente gentile non aveva l’opportunità di stare con lui?
Veramente,la possibilità ce l’aveva. Solo che non voleva farsi male.
Ma chi se ne frega!Parliamo di Styles!,pensò. Guardò in alto,verso il cielo, poi afferrò un sasso che fuoriusciva dalla rupe e si arrampicò,piano piano sempre più in alto.  Quando era più o meno a metà,sentì sbriciolarsi sotto di lei il pezzo di roccia su cui teneva poggiato il piede. Imprecò.
Anche la roccia che teneva con la mano destra si sbriciolò poco a poco,fino a ritrovarsi appesa solo un braccio. Merda. Beh,in qualche modo doveva finire.
Guardò sotto di lei,per vedere a che altezza era. Chiuse gli occhi quando si accorse di essere troppo in alto. Se fosse caduta da lì,sarebbe sicuramente morta.
Sentì la roccia sbriciolarsi. “Aiuto!”,urlò con tutto il fiato che aveva nel corpo.
Troppo tardi.
Percepì il vuoto sotto di lei,i capelli le si appiccicarono in faccia. Vide le nuvole farsi sempre più piccole,la rupe al suo fianco era solo un colore come tanti altri.
Si preparò all’impatto. Ecco,è andata così,pensò. Chiuse gli occhi,di istinto,pronta al dolore.
Invece,qualcosa la afferrò. Due braccia forti la sorreggevano e gli occhi smeraldo che conosceva fin troppo bene la squadrarono allarmati.
“Harry”,mormorò la ragazza.
“Stai bene?”,chiese lui. La voce era carica d’apprensione.
“Mi hai presa”,sospirò lei.
Lui la guardò negli occhi. “Sempre,ti prenderò sempre”.
“Promesso?”.
Lui annuì.
“Bene,perché penso che cadrò in amore per te”.
 
Boom.
Un rumore sordo la fece svegliare.
Sentì la pioggia scrosciare e poi un altro rumore assordante. Un tuono.
Si coprì la testa con un cuscino. Anche quando era piccola,aveva sempre avuto paura dei tuoni e dei temporali . In genere c’era il suo orsacchiotto a darle compagnia,ma suo fratello gliel’aveva rotto all’età di dieci anni.
Uscì dalla sua stanza e si avviò verso la mensa per la cena.  Un altro tuono spezzò il silenzio della scuola. Prese un ombrello da terra,pronta ad uscire dal dormitorio e ad avviarsi verso la mensa. Sospirò,facendosi coraggio. E’ solo un temporale.
Fece per fare un passo in avanti,ma un tuono rimbombò nell’aria e lei si tirò indietro.
“Quando arriva il temporale,io lo aspetto qui,ripeto le parole del mio rimbomboamico:  vaff..”,cominciò a canticchiare, a occhi chiusi.
Fu interrotta da un risata. Si girò.
Era Harry. Gesù,Giuseppe e Maria.
“Scusa”,disse lui. “E’ che mi hai fatto ridere. E’… carina la canzoncina. Magari un giorno me la insegni,okay?”.  Sembrava più sereno,almeno rispetto a prima.
“Co-come vuoi”.Sara si sentì le guance avvampare,ma cercò di mantenere la voce normale.
Si chinò per terra,spostando miliardi di ombrelli. “Umh…non è che per caso hai visto il mio?”,chiese.
Sara alzò l’ombrello che aveva  in mano. “E’ questo?”,chiese.
Lui annuì. Lo prese e aprì la porta. Si girò verso Sara e con un sorriso stampato in faccia chiese : “Beh,tu non vieni?”.
Sara strabuzzò gli occhi. Harry che si preoccupava per lei? Beh,questo era davvero il colmo. “Non ho un ombrello”,gli fece notare la ragazza.
Harry sorrise. “Beh,ti posso accompagnare io”.
Le guance di Sara si alzarono ,tendendo le sue labbra in un sorriso ebete.  Si ritrovò ad annuire,avvicinandosi a Harry per non bagnarsi .
Il tragitto parve più lungo del solito. Forse perché nessuno ei due spiccicava parola,o forse era solo un’impressione della ragazza.
Un tuono risuonò nell’aria e Sara si aggrappò involontariamente al braccio di Harry.
All’inizio,sentì un fuoco pervaderle il corpo come se la volesse uccidere. Poi,approfittò di quel momento per tenersi al riccio ,senza preoccuparsi di cosa succedeva dentro il suo corpo. Infine,sentì un calore espandersi nel suo corpo a macchia d’olio. Aveva già provato quella sensazione…
Harry tossì.
Sara si staccò di colpo,consapevole che era stata troppo sfacciata. “Scusa”.
“Hai paura dei temporali”,disse lui. Non era un domanda.
“Come fai a saperlo?”,chiese lei,curiosa.
“Non ti saresti aggrappata a me,se non avessi avuto paura,giusto?”. Il suo ragionamento non faceva una piega e Sara si ritrovò ad annuire.
Finalmente,riuscì a scorgere le luci della mensa. Era piuttosto dispiaciuta,perché sapeva che Harry non sarebbe stato così gentile con lei.
Ne era certa.
“Mh,Sara?”,la richiamò.
“Sì?”,chiese lei. Lo guardò negli occhi. Era sicura che qualunque cosa avesse detto,Harry non si sarebbe arrabbiato,non quella sera.
“Hai fame?”.
Nonostante il suo stomaco brontolasse,scosse la testa. “Perché?”,chiese.
Lui aprì la bocca,come per parlare,ma la richiuse subito. “Niente. Non sarebbe stata comunque una buona idea”.
 
Sara si svegliò la mattina successiva,senza aver sognato. Si era permessa un po’ di ore in più di sonno,visto che era Sabato e aveva la giornata libera.
Si stiracchiò la schiena,poi si alzò dal letto e indossò un paio di pantaloni della tuta e una semplice maglietta a maniche corte.
Scese per le scale,felice di trovare il sole fare capolino tra le nuvole.  Fuori,nel piccolo cortile,c’erano ragazzi seduti sulle scalinate che chiacchieravano,dormivano o leggevano.  Li squadrò uno ad uno,finché il suo cuore non si strinse in una morsa vedendo Perrie e Harry che parlottavano a bassa voce,vicinissimi.
Cercò di non pensarci. In fondo,l’atto di gentilezza del riccio,la sera prima,era stata una sorpresa per lei ed evidentemente lui si era sentito improvvisamente altruista .
Camminò con i pugni serrati,cercando un posto qualsiasi per distrarsi. Eppure,nella sua mente c’erano solo le immagini di Harry e Perrie che si baciavano passionalmente.
“Attenta!”,urlò una voce a lei familiare. Louis.
Un pallone le arrivò dritto sulla fronte,perse l’equilibrio e cadde a terra.
“Cento punti,Lou!”,urlò Sydney. “Tutto a posto,Sara?”.
“No,cretina. Louis  hai tirato una palla in testa,come fa a stare bene?”. Sentì un’altra voce oltre a quelle di Louis e Sydney. Sorrise quando la riconobbe.
“Oh,ma che vuoi Zayn?”,protestò Sydney. “Secondo te voleva  farle male?”.
Sara si alzò e Zayn  corse subito da lei. “Tutto a posto?”,chiese,squadrandola.
La ragazza annuì. Si girò verso gli spalti,cercando nuovamente Harry.
Ma se lo ritrovò a pochi centimetri di distanza. Lui si tirò indietro prima che le loro teste si toccarono.
“E’ la seconda volta che te lo dico,dovresti stare più attenta”,disse lui. Si ritirò nel dormitorio velocemente,senza nemmeno degnarla di uno sguardo.
E senza nessuna traccia della gentilezza che aveva mostrato la sera precedente.
 
 

 

 
 

  Lunghino,no?
Vi basterà per i prossimi giorni,visto che ho un po’ da fare.
Verifiche,verifiche e verifiche.
Comunque,non so in che lingua dirvelo,passate qui: http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1318620
Ora vado,oggi non vi rompo.
Sciiiaaao bele. 

t.♥
 
 
 
 
 
 
 
 
  


 

  
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