Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Black Feather    28/10/2012    1 recensioni
Ci troviamo in un universo governato da una logica da cartone animato. La storia si svolge in periodo Natalizio e ruota intorno alla figura di Babbo Natale e alla cosiddetta "letterina": Nico, il protagonista, la manda al Polo Nord con la speranza che quest'anno, per la prima volta dopo molto tempo, il suo desiderio venga finalmente esaudito. È raccontata in prima persona attraverso gli occhi del protagonista, che non ha atteggiamenti tipici di un bambino di sette anni... o di qualunque essere umano normale, dopotutto.
Prego tutti i potenziali lettori di non prendere troppo sul serio la storia, scritta principalmente per divertimento; devo inoltre avvertire che in alcuni passaggi essa sconvolge i canoni del buonsenso nella scrittura, ma confido che la troverete lo stesso coinvolgente.
Genere: Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 1

 

Mio padre guida da far venire i nervi. Capisco che adotta questo ritmo per via dei trenta centimetri di neve là fuori, però mi necessita arrivare in paese al più presto. «Andiamo, papà, non puoi sbrigarti?» lo esorto. Tuttavia sembra non avermi sentito, così ripeto: «Papà, ti puoi sbrigare?»
Silenzio.
Dico ancora una volta: «Papà, ti puoi sbrigare?» Ma sembra davvero concentrato sulla guida. Delle goccioline di sudore gli colano lungo il collo. Sbuffo, rassegnato all’idea che finché la strada non sarà più sgombra di neve, lui continuerà a ignorarmi. Volgo la sguardo verso il finestrino. La strada che stiamo percorrendo si arrampica intorno a una collina, e vista dall’alto somiglierebbe a una vena di cioccolato che pervade un enorme spruzzo di panna. Conduce in paese ed è lì che siamo diretti. Vedo i fianchi innevati della collina scorrere lenti oltre il vetro, e io detesto tutto ciò che è lento; lo testimonia l’eccidio di lumache da me provocato due anni fa, quando avevo cinque anni.
Così guardo altrove. Lascio che il mio sguardo scorra verso il basso, lungo i vasti campi innevati che si stendono ai piedi della collina. Poi lo lascio indugiare sul quartiere di periferia in cui abito, arroccato su un piccolo rialzamento in mezzo alla campagna.
Tutto questo è davvero idilliaco, ma ora non me ne può fottere di meno. Mi piace ammirare il paesaggio che mi circonda, e mi fa piacere che tu, sì, hai capito bene, stronzo!, proprio tu, ti sia figurato la fisionomia dell’ambientazione di questa storia del cazzo, ma credimi: adesso sono preso da altri pensieri. Quella che sto stringendo in mano è la letterina, la letterina per Babbo Natale, e nella mia mente adesso c’è posto solo per questa. Ma pare che quello stronzo dell’Autore non lo capisca. Non avendo nulla di meglio da fare o inventare, evidentemente, ha voluto che questa storia fosse raccontata dal mio punto di vista, causandomi non poco fastidio. E vaffanculo!
Be’, almeno questa mia sfuriata è servita a qualcosa, grazie al cielo: è passato qualche minuto e adesso io e mio padre stiamo finalmente attraversando un tratto di strada ricoperto da una pellicola di neve liquida, segno che ci stiamo avvicinando alla nostra meta, e quel cerebroleso del mio vecchio accelera.
Una scarica di eccitazione attraversa il mio corpo. Mi metto a saltellare sul sedile mordendomi il labbro e stringo convulsamente la carta che ho in mano.
«Ehi, Ni’, sei contento, finalmente spedirai la letterina» mio padre si gira con un sorriso ebete stampato in faccia. Gli rispondo con una smorfia di disgusto.
«ATTENTO!»
Quell’idiota fa appena in tempo a voltarsi e a riprendere il controllo dell’automobile prima che questa vada a sfondare la recisione che cinge la strada.
Tiro un sospiro di sollievo. Possibile che sia circondato da gente tanto idiota? Possibile che sia uscito da gente tanto idiota?
Per grazia di Gesù Cristo finalmente giungiamo in paese. Mio padre sta ancora guidando e, senza prendere in considerazione l’incidente in cui per poco non incappavamo, si volta verso di me ancora una volta, gestendo il volante con una sola mano – ma quale capra gli ha dato la patente? Mi fissa con occhi colmi di gioia. Gli rispondo con un cenno impertinente del mento. Minchia guaddi?
«Sai, Ni’, quest’anno ti sei comportato davvero bene, sono sicuro che Babbo Natale ti porterà il regalo che desideri!»
«Sì, mi sto sforzando di essere più buono. Anche se non ho mai capito cosa avessi fatto di male gli anni passati. Quel cazzo di obeso in rosso farà meglio a comportarsi bene questa volta, o giuro che lo vado a scovare fino in culo al mondo e lo ammazzo.»
«Già, hai proprio ragione. Davvero non capisco come mai non ti abbia elargito dei doni negli ultimi anni.» Elargito, tz! – ma dove ha imparato a parlare, quell’imbecille? «Oh guarda, siamo arrivati.» La sua voce è talmente sognante e languida da provocarmi il voltastomaco.
Oltre il finestrino c’è la piazza principale del paese, coperta da un vaporoso manto di neve.
Il papà sterza bruscamente. La macchina fa un giro su se stessa, invadendo la neve vergine della piazza, e io sbatto il naso contro il sedile davanti a me. Per quanto tenti di trattenermi, un paio di bestemmie mi sfugge dalle labbra, ma perlomeno risparmio Santa Claus. Con gli occhi ridotti a fessure per il dolore, scendo dalla macchina e sbatto la portiera. Le ruote hanno scavato solchi neri nella neve, scoprendo il cemento sottostante. Anche mio padre scende.
La piazza è deserta. Perfetto. Stringo di nuovo la letterina.
Sopra la mia testa si sviluppa un intreccio di tubi di un azzurro diafano, che serpeggiano verso l’alto e man mano si uniscono in un groviglio di budelli di vetro sempre più fitto. Questi tubi si innalzano fino a perdersi nell’immensità del cielo, come una versione esile e azzurra della torre di Rachele o quello che cazzo è. Davanti a me si trova quello che viene definito l’ufficio postale natalizio: una lunga schiera di cabine azzurre, disposte una accanto all’altra come l’avanguardia di un esercito. Da ciascuna cabina parte uno di quei tubi azzurri che poi insieme salgono, si uniscono, si aggrovigliano e spariscono nel cielo. Proprio sotto l’attaccatura di ciascun tubo scorre una lunga fessura orizzontale.
Saltellando come un coglione mi avvio verso la cabina più vicina a me. Le mie gambe affondano nella neve, ma nonostante ciò proseguo piuttosto spedito. Sento un formicolio sulla nuca. Mi giro e realizzo che lo sguardo compiaciuto di mio padre grava su di me. Apprezzo che quell’uomo sia fiero di suo figlio, ma non dovrebbe guardarmi con occhi carichi d’orgoglio proprio nei momenti un cui cammino come una checca che ha esagerato col suo lavoro la sera prima.
La cabina postale è a pochi passi da me. Varco con irrequietezza la breve distanza che ci separa e allungo la mia mano guantata. Mi vedo balzare a rallentatore. Riesco a inserire la lettera nella stretta fessura al primo colpo.
Aspetto qualche istante lì fermo, ascoltando il rumoreggiare dei congegni all’interno della cabina. Poi un’ombra quadrata attraversa rapida il tubo, e io, con la mano a ripararmi la fronte, getto la testa all’indietro e la osservo sfrecciare in alto fin dove riesco a spingere lo sguardo.
Poi sento un peso che mi si posa sulla spalla. Mi giro e trovo mio padre con la mano sulla mia spalla. Sta seguendo con un dito il percorso della lettera attraverso il cielo, anche se ormai è sparita. Che cazzo di idiota!
«Ehi, possiamo anche tornare, adesso.» Gli schiocco le dita davanti al viso. Si riscuote, come trasalendo da una trance.
«Oh, sì, Ni’, andiamo.» E parte verso l’automobile. Lo seguo. Prima di montare, getto un’occhiata all’intreccio di tubi alle mie spalle. Non è che abbia paura o sia ansioso, certo che no, ma spero davvero che nulla vada storto e che la lettera arrivi al suo destinatario. Soprattutto, spero che l’obeso in rosso esaudisca il mio desiderio, quest’anno, che mi porti il regalo che gli ho chiesto. Lo spero per lui, è chiaro.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Black Feather