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Autore: Dreamer91    29/10/2012    24 recensioni
E se il destino avesse voluto che in una città tanto grande come New York, due ragazzi dalle vite completamente diverse, finissero con l'abitare a meno di tre metri di distanza... sullo stesso pianerottolo?
Dal Capitolo uno:
"Stai scherzando spero!" mormorai
"Perché scusa? Non ci sono topi né prostitute per strada... per quanto riguarda i vicini non so... non li ho interrogati... però..."
"Sebastian!" lo bloccai passandomi una mano sul viso "Lower East Side... sul serio?"
"Non ti seguo, B..." mi fece visibilmente confuso slacciandosi la cintura
"Bastian dovrò vendermi un rene per pagarmi l'affitto... e quando avrò terminato gli organi, mi toccherà scendere in strada e fare compagnia a quelle famose prostitute per andare avanti!" gli spiegai concitato.
(...)
"Non fare l'esagerato Blaine... questa volta penso di aver trovato il posto giusto per te! Coraggio, scendi che te lo mostro!" mi incitò scendendo dall'auto e raggiungendomi sul marciapiede
"Anche l'ultima volta lo pensavi, Seb... e siamo dovuti scappare a gambe levate da un travestito in minigonna e tacchi a spillo!" gli ricordai lanciando un'occhiata al palazzo color porpora - innocuo e all'apparenza rispettabile - che si stagliava per ben quattro piani davanti a noi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Just a Landing'
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Buon Lunedì a tutti... dunque, dopo due dei capitoli più intensi della storia, questa volta ci tocca un capitolo.. decisamente diverso, ma pur sempre molto intenso.. come ho già annunciato è carico di fluff, tanto che sono certa farete fatica ad arrivare alla fine ^^ (perfino io ho fatto taaaanta fatica!) Dunque.. per quanto riguarda David, diciamo che lui è fortunatamente uscito dalla vita di Kurt anche se, la vendetta arriverà state tranquilli e abbiate solo un pò di fede ;) per quanto riguarda questo capitolo... spero vi piaccia, anche perché credo sia importante, soprattutto per quanto riguarda il nostro piccolo Kurt. Un avviso importante.. ad un certo punto della storia sarà necessario aprire un link, che ho messo nel testo, per ascoltare una traccia audio... vi prego fatelo, fatelo e continuate a leggere con quel sottofondo.. (Ovviamente per non perdere la pagina della storia, cliccate con il pulsante destro sul link e premete su, apri il una nuova pagina, altrimenti non potete continuare a leggere!) vi assicuro che ne varrà la pena (ve lo dice una che ha pianto come una ragazzina ç___ç) è davvero importante altrimenti non insisterei. Bene ora vado, buona lettura e.. ci vediamo Giovedì. Un bacio a tutti, angeli miei. Vi amo con tutto il cuore <3
p.s. Questo capitolo pieno di fluff lo devo necessariamente dedicare al mio adorato Dan che oggi aveva un paio di cose da affrontare.. io sono convinta andranno entrambe per il verso giusto, anche perché.. credo in te, sweety :* Love you!
n.b Pagina Facebook ( Dreamer91 ) Raccolta ( Just a Landing - Missing Moments )





New York City. Ore 02.34 A.M. 14 Aprile 2012 (Sabato)

Capitava a volte, durante la notte, che mi ritrovassi a rotolare da una parte all'altra del letto: magari mi addormentavo dal lato sinistro e mi risvegliavo su quello destro o addirittura ai piedi del letto con tutte le coperte arrotolate attorno. E in fondo era proprio questo il bello del vivere da soli ed avere a disposizione due piazze tutte per me. Non trovare nessun limite, nessun impedimento per i movimenti e soprattutto nessuno che mi strattonava durante la notte per rubarmi le lenzuola.
Eppure, quando in quel momento, mi risvegliai di soprassalto, mi resi conto che qualcosa, in quel letto, mancava davvero. Era tutto troppo vuoto e freddo ed io mi sentivo stranamente inquieto. Così abbandonai il cuscino per tirarmi su e raggiunsi il salotto, completamente immerso nel buio e nel silenzio. Soltanto le luci lontane provenienti dalla città lo illuminavano leggermente, creando un bellissimo gioco di luci ed ombre che mi sarei volentieri messo a contemplare, se solo non fossero state le due e mezza di notte e non avessi altri pensieri urgenti per la testa da risolvere. Come avevo immaginato, seduto sul divano bianco, con le ginocchia strette al petto ed il mento poggiato su esse, c'era Kurt.
Aveva lo sguardo perso in chissà quale mondo, lontano dalla realtà e non sembrò affatto accorgersi della mia presenza, per questo mi concessi qualche istante per poterlo osservare attentamente. Era bellissimo anche con quel piccolo broncio tormentato sul viso, sembrava ugualmente un angelo cristallino e leggero fatto di chissà quale sostanza inafferrabile. Eppure io ci ero riuscito.. avevo stretto a me quel magnifico corpo più di una volta e ancora faticavo a trovare le parole adatte per descrivere cosa esattamente avessi provato in quelle rare ma preziosissime occasioni. Ero diventato una specie di privilegiato. E sapevo benissimo di non meritarlo affatto. Fu Cooper - il cane quella volta - ad interrompere quel momento di soffice stasi, alzando la testolina dal divano, di fianco a Kurt, ed abbaiando leggermente nella mia direzione. Così anche lui si girò e, dopo un primo momento di leggera confusione, parve ricordarsi di qualcosa e mi sorrise di conseguenza. Ed io, forse per il freddo o molto più probabilmente perché ancora non ero abituato all'effetto che poteva avere quel semplice gesto su di me, mi ritrovai a tremare appena.

"Ehi..." mormorò poggiando il mento sulla sua stessa spalla. Io, finalmente, riprendendomi dal solito panico iniziale, risposi al sorriso e mi avvicinai al divano
"Non riesci a dormire?" gli domandai, sedendomi al suo fianco. Lui fece una smorfia
"Tutto il contrario... ho un sonno tremendo, ma... ho paura di chiudere gli occhi e.. ritrovarmi ancora la stessa scena davanti... ritrovare ancora David che ti stringe le mani al collo e... ritrovarmi di nuovo immobile ed impotente!" mormorò in un leggero sussurro, spostando di nuovo gli occhi sul paesaggio esterno e sospirando. Stava ancora male, si vedeva chiaramente... d'altronde non avevo di certo creduto di risolvere tutta la sua angoscia così, semplicemente con un abbraccio. Avevo immaginato che sarebbe stato difficile aiutarlo a riprendersi dopo uno shock del genere, ma il semplice fatto che, in quel momento, avesse deciso di parlarne e di mettere da parte il mutismo forzato... mi sembrava un netto miglioramento.
"Mmmm... questo è proprio quello che temevo." mormorai io, con una mezza smorfia, ricordando esattamente la paura che avevo espresso a voce appena un'oretta prima, in quello stesso salotto. E quella paura si era appena materializzata, davanti ai miei stessi occhi. Lui tornò a guardarmi e per un istante mi sentii come trapassato da parte a parte dall'intensità dei suoi occhi chiari... ed era come se, nei miei occhi, cercasse risposte a delle domande inespresse
"É colpa di questa maledetta voragine che mi si è aperta nel petto e che continua a bruciare." spiegò scuotendo la testa, quasi non riuscisse più a controllare neanche quello. La mia reazione fu più o meno la stessa: anche io avvertii qualcosa crepare all'interno del petto, più o meno all'altezza del cuore e bruciare intensamente. Era una specie di tormento profondo, una sorta di amara consapevolezza... io dovevo fare qualcosa per Kurt, dovevo provare a liberarlo da quella sensazione attanagliante che gli impediva perfino di chiudere gli occhi, dovevo aiutarlo a rialzarsi, a guarire, a ritrovare la forza, il... coraggio... quello stesso coraggio che sembrava aver recuperato dopo chissà quanto tempo la sera del suo compleanno, dovevo provare a ridargli il sorriso, perché Kurt senza sorriso perdeva ogni bellezza ed ogni significato.. ed io senza il sorriso di Kurt, ero davvero niente.
Così, lanciando un'occhiata pensierosa verso la parete alla mia destra, mi venne un'idea e sperai che, per quanto folle e azzardata e assurdamente illogica potesse essere, riuscisse a restituirmi almeno in parte, il mio meraviglioso Kurt, il ragazzo di cui mi ero innamorato.
"Aspetta... forse ce l'ho un modo per farti tranquillizzare un pò..." esclamai, rivolgendogli un sorriso e ritrovandomi stranamente ad arrossire. Lui curioso, piegò la testa di lato
"Sarebbe?" domandò in un sussurro soffice. Mi alzai in piedi e gli tesi la mano, in trepidante attesa del suo tocco
"Ti fidi di me?" gli chiesi, in una richiesta quasi disperata, mentre all'interno del mio stomaco si agitavano le più disparate sensazioni. Era ansia, mista a paura, mista all'attesa. Era senza dubbio un mix altamente tossico. Lui, però, riuscì a trovare l'antidoto in brevissimo tempo, limitandosi a stringermi la mano e a rivolgermi uno dei sorrisi più dolci e coinvolgenti che avessi mai visto.
"Sì..." e fu solo un breve soffio, ma per me valse più di mille parole dette ad alta voce. Fu la conferma che aspettavo, fu la medicina che riuscì a sciogliere il nodo che avevo allo stomaco e riuscì perfino a sanare quella ferita che mi pulsava nel petto. Lui si fidava di me. E a me veniva quasi da piangere.
Lo condussi, premurandomi di stringergli forte la mano, fino alla tastiera elettrica e lo feci sedere sulla piccola panca imbottita che c'era davanti, per poi sedermi al suo fianco
Esattamente come durante Perfect...
"Blaine... sono le due di notte! Se ti metti a suonare ora, verrà giù tutto il palazzo." esclamò divertito, facendo ridere anche me. Ci mancavano solo i reclami da parte degli altri condomini. Già mi ero meravigliato che dell'accesa discussione tra David e Sebastian nessuno avesse avuto niente da ridire... disturbare anche il loro sonno mi sembrava quanto meno eccessivo. Così mi sporsi di lato, verso la scrivania e recuperai le cuffie. Gli sorrisi, infilandogliele con molta delicatezza - e lui mi fece fare, senza dire niente, semplicemente guardandomi e continuando a sorridere - e, infilando lo spinotto nella tastiera esclamai
"Magia!" si sentì un piccolo clic, segno che le cuffie erano ufficialmente collegate e Kurt era appena stato isolato dal resto del mondo, ma... non da me. Avevo in mente un ottimo modo per tenermelo ancorato al mio fianco, per più tempo possibile. Lui continuava a guardarmi, come rapito, e fu disarmante scoprire quanta reale fiducia potessi ritrovare i quei due occhi chiari. Era come se mi stesse affidando tutto se stesso ed io per un istante mi sentii mancare il fiato. Lui si stava lasciando andare, lasciava anche per un solo istante, la sua preziosa vita nelle mie mani ed io iniziavo seriamente ad aver paura di non essere all'altezza. Perché io di cazzate nella mia vita ne avevo fatte tante, tutte più o meno gravi, e mi faceva male anche solo pensare di poter rovinare qualcosa di così puro e prezioso come lui. Non sapevo come dirgli grazie e come dimostrargli quanto quella sua fiducia facesse effetto su di me e forse non avrei mai trovato le giuste parole per farglielo capire. Forse perché, per un momento del genere, le parole semplicemente non servivano. Servivano i fatti... servivano... i sentimenti.
E così gli sorrisi ancora - non riuscendo a fare altro - e sporsi appena la testa verso di lui, dato che eravamo davvero vicinissimi, fino a sfiorare delicatamente le sue labbra in un tocco così soffice da essere quasi inesistente, per poi mormorare, a quella distanza
"Chiudi gli occhi!" e lui, per la seconda volta, mi dimostrò qualcosa di inspiegabile, qualcosa che andava a di là di ogni pensiero lontanamente logico e coerente, perché mi dimostrò ancora la sua fiducia, chiudendo gli occhi e regalandomi un altro sorriso spontaneo. Ed io, di conseguenza, sentii di essermi innamorato di lui, appena un pò di più.
Presi un profondo respiro, dopodiché poggiai le mani sui tasti. Avevo le dita intorpidite, che tremavano e facevano ancora leggermente male. Le avevo strette troppo a lungo a quella maledetta grata mentre perdevo il respiro tra la stretta di David, e forse era davvero troppo presto o troppo stupido, sperare di poter chiedere loro uno sforzo del genere, dopo tutto quello. Ma dovevo provarci, lo dovevo fare per Kurt... e forse un pò anche per me.
La musica ha il potere di curare e fare stare bene... devo solo trovare il coraggio di iniziare...
E il coraggio arrivò proprio nella maniera più inaspettata. Kurt, ancora prima che io iniziassi a suonare, scivolò appena al mio fianco, fino a poggiare la testa sulla mia spalla e lì, a pochissimi centimetri dal mio collo, si lasciò scappare un sospiro. E fu proprio quello a darmi la forza per mettere da parte la paura, il tremolio alle mani e perfino il dolore e iniziare la mia melodia.

New York City. Ore 02.45 A.M. 14 Aprile 2012 (Sabato)

Quando, nel cuore della notte, mi ero svegliato ed ero sgattaiolato delicatamente fuori dalle coperte, tutto avrei immaginato di fare tranne ritrovarmi, appena venti minuti dopo, seduto su uno sgabello, con delle cuffie enormi in testa e in attesa di qualcosa che a quanto pareva, aspettava solo di essere prodotto dalle mani di Blaine. Ed era buffo perché, nonostante non avessi la minima idea di quello che sarebbe successo da lì a breve, sapevo perfettamente che, qualsiasi cosa avesse fatto, Blaine sarebbe stato incredibile, come sempre. Incredibile come era stato nell'affrontare quella furia di David, incredibile come era stato nel calmare Sebastian, incredibile come era stato come me. Quella sera, dopo avermi chiesto di rimanere a dormire con lui e di non andarmene, io non ero riuscito neanche a rispondergli. Forse perché non esistevano parole adatte per esprimere cosa in quel momento avessi provato e forse perché un banale sì avrebbe sminuito tutto. Mi era semplicemente sembrato giusto tacere e lasciarmi andare al calore del suo abbraccio perché d'altronde quello, sembrava aver deciso per entrambi.
Mi aveva guidato fino in camera da letto, come la prima volta che avevamo fatto l'amore, e senza dire una sola parola, ci eravamo spogliati dei vestiti - lui mi aveva perfino prestato un pigiama, che... cazzo... profumava di lui - e ci eravamo infilati sotto le coperte. Non seppi dire con precisione chi dei due si era avvicinato prima all'altro, solo che, pochi istanti dopo, ci eravamo ritrovati praticamente incollati, lui con le braccia a stringermi le spalle ed io a respirare direttamente sulla sua pelle del collo. Ed era meraviglioso... confortante e appagante, una delle migliori sensazioni mai provate. C'era il calore, c'era la tenerezza e c'era un pò di quella tranquillità che mi era tanto mancata in quegli anni ma che con lui sembrava sempre presente. Blaine era la mia isola felice, la mia aurea di protezione, il mio porto sicuro e tranquillo, la barriera che protegge dalla bufera del mare aperto... Blaine rappresentava tutto quello che dalla vita avevo sempre sperato di avere, ma non avevo mai osato chiedere.
Solo che, meno di un'ora dopo, mi ero risvegliato di soprassalto proprio perché un'improvvisa presenza oscura si era intrufolata nel mio armonico sogno, mi aveva strappato con forza dalla stretta di Blaine e sembrava perfino intenzionata a portarlo via, lontano da me. Ed era stato allora che avevo aperto gli occhi, spaventato e con il panico che scorreva veloce sottopelle, ed ero riuscito a calmarmi solo quando al mio fianco avevo visto lui, con i ricci in disordine e l'espressione beata di chi sa di trovarsi perfettamente al sicuro. E lui, infatti, ormai era al sicuro... lontano da David e dalla sua rabbia repressa e dai suoi modi violenti del cazzo. Dio, quanto aveva rischiato per colpa mia e quanto rischiava ancora standomi accanto. Io non ero certo di quali sentimenti provassi nei suoi confronti ma... sapevo che erano forti e che ogni giorno sembravano intensificarsi in maniera esponenziale. Avevo già detto di non riuscire più a concepire la mia vita senza di lui.. forse questo, per il momento, sarebbe bastato per spiegare cosa esattamente provassi.
Con un nodo alla gola, avevo allontanato il suo braccio e mi ero alzato dal letto e, facendo molta attenzione, ero andato in salotto, rimanendo perfettamente immerso nell'oscurità della notte che, in quel momento, sembrava avere qualcosa di stranamente confortante. Forse perché al buio le lacrime non si vedono, o forse perché le persone non vengono quasi uccise, o forse... forse era quello che mi serviva... punto e basta. Così mi ero seduto accanto a Cooper - che stranamente non ci aveva raggiunti nel letto quella sera - e mi ero perso nei miei pensieri, nei miei stessi incubi ad occhi aperti, nei miei demoni persecutori che minacciavano ancora di tornare. E mi persi talmente tanto che mi accorsi di essere osservato solo quando il cane abbaiò piano per avvisarmi. Vederlo in piedi in quel salotto, con gli occhi incredibilmente stanchi e l'espressione preoccupata, mi aveva fatto incrinare qualcosa dentro. Si era sentito un leggero trac, e poi più niente. Avevo accantonato la sensazione solo perché immediatamente lui era riuscito a sostituirla con il sollievo della sua vicinanza. Non seppi come ma, ad una sua domanda, mi ritrovai a buttare fuori tutto, per la prima volta, senza opporre resistenza, senza chiudermi a riccio, senza indossare la mia solita maschera. Perché con lui quel tipo di stratagemmi non servivano.. iniziavo seriamente a dubitare che a Blaine Anderson sarebbe andata bene una risposta di circostanza per una domanda specifica. Se lui chiedeva come mi sentissi... voleva saperlo davvero e pretendeva di farlo senza mezze misure. Io dovevo solo farci l'abitudine e accettare un gesto tanto semplice quanto sincero.
E poi era arrivata la proposta.. mi aveva chiesto di fidarmi perché lui forse avrebbe trovato un modo perfetto per tranquillizzarmi ed io, senza sapere né come né perché mi ero ritrovato con il cuore in gola, sospeso a mezz'aria e con un leggero sbattere di ali nello stomaco, a seguirlo fino alla tastiera, a sedermi al suo fianco, ad indossare le cuffie, a poggiare la testa sulla sua spalla, a chiudere gli occhi e a sospirare. E ad attendere.... qualcosa. Come era successo la sera del mio compleanno, ero in fibrillazione, perché oltre a non sapere cosa aspettarmi da lui, non sapevo neppure cosa aspettarmi da me. Ero diventato imprevedibile per quanto riguardava le reazioni a caldo. Ma forse era normale così... avevo soppresso le emozioni per troppo tempo e ormai, avendo trovato il modo migliore per fare confluire all'esterno ed aver constatato che quello che provavo, mi piaceva molto... non riuscivo più a smettere. E a pensarci bene, il novanta per cento delle nuove e meravigliose emozioni provate in quell'ultimo periodo, era dipeso esclusivamente da Blaine.
All'improvviso, proprio mentre iniziavo a chiedermi cosa stesse combinando in tutto quel tempo e perché non si decidesse ad iniziare, qualcosa accadde. Lui iniziò a suonare: (Cliccami) fu qualcosa di estremamente lento e scandito, all'apparenza con note molto semplici ma fin da subito ci fu qualcosa... qualcosa di armonico ed etereo. Sentii immediatamente una stretta allo stomaco e fui quasi tentato di riaprire gli occhi e chiedergli di fermarsi, chiedergli perché avesse scelto di suonare quella melodia così intensa, così piena e soffice e perché avesse scelto di farlo proprio in quel momento, quando io mi sentivo così dannatamente esposto. Eppure non ci riuscii, sentii il respiro tremare, ma non feci nulla. Presi un profondo respiro, mentre la musica si alzava appena e diventava più veloce, restando ugualmente limpida e profonda. C'era qualcosa in quelle note, che andava al di là della semplice esecuzione ordinaria... era come se fossero direttamente le emozioni a premere sui tasti, come se le mani di Blaine fossero semplicemente succubi di qualcosa di ben più grande e potente. A mano a mano che la melodia andava avanti ed iniziava i primi giochi armonici, i primi giri, le prime evoluzioni io sentii qualcosa di intenso ed avvolgente stringermi la bocca dello stomaco ed il cuore rallentare dolcemente i battiti, quasi avesse capito di non dover disturbare e avesse deciso di farsi da parte per permettere alla musica di battere al posto suo.
Mi ritrovai, senza neanche accorgermene, a piangere silenziosamente sulla sua spalla e a stringere forte un labbro tra i denti perché in quella melodia, così dolce e sentita c'erano tutte le emozioni che provavo, anche quelle che sembravano non avere un nome, tutto quello che provava lui, tutto quello che ci aveva uniti fin dal primo momento ed era tutto lì, a portata di mano... bastava soltanto allungarsi un pò per afferrarlo. C'era il primo sguardo che ci eravamo scambiati di sfuggita nell'androne del palazzo, c'era la prima parola che ci eravamo rivolti, il primo sorriso sincero, il primo tocco, il primo sentimento nato forse inaspettatamente ma ancora vivido e pulsante da qualche parte nel mio corpo, la prima tiepida voglia di qualcosa di più, la prima paura di perdere tutto e quella meravigliosa ed inspiegabile sensazione di sicurezza e pienezza assoluta che avevo già provato durante Perfect, oppure mentre indossavo il suo braccialetto e che continuavo a provare anche mentre lui suonava.
Ogni nota, ogni singolo suono prodotto da quei tasti e da quelle meravigliose mani sembrò avere un senso, tutto sembrò improvvisamente acquistare un nuovo significato, perfino la mia presenza lì in quella casa, soprattutto quella sensazione ancora sconosciuta ma piacevolmente confortante che avvertivo riscaldarmi il cuore. E fu proprio mentre le lacrime mi scivolavano via dalle guance e sparivano inghiottite dal tessuto della sua maglia, che capii e riuscii finalmente a dare un nome a tutto: era amore, era amore quello che provavo, era amore allo stato puro, era amore sincero ed incondizionato, era amore all'ennesima potenza, era... semplicemente amore. Io mi ero innamorato di Blaine e lo avevo fatto nella maniera più profonda e sconvolgente, lo avevo fatto senza neanche accorgermene, senza neanche volerlo. Io e lui ci eravamo legati in maniera fin troppo intensa e l'unico epilogo possibile era esattamente quello più bello, dolce e maledettamente giusto. Ed era strano rendersene conto solo in quel momento perché, pensandoci, pensando a lui e a quanto avesse fatto per me, a quanto mi avesse dato senza riserve né pentimenti, a quanto fossi esposto e meravigliosamente succube della sua presenza... beh, era quasi assurdo non averci fatto caso prima. Ed ecco perché mi ero sentito tanto male mentre David tentava con la forza di portarmelo via, di strapparlo via dalla mia vita, di cancellarlo. Io senza Blaine non ero niente, perché niente era la mia vita prima di lui, niente era la mia vita senza il suo sorriso, o i suoi occhi dorati, o il suo abbraccio profumato, o la sua presenza silenziosa, consapevole e confortante. Io senza Blaine non era nessuno... e ad essere nessuno, non si impara nulla. Io invece con lui avevo imparato davvero tanto, anche in un solo misero mese. Avevo imparato ad avere fiducia negli altri, avevo imparato a capire a chi potessi affidarmi e a chi no, avevo imparato a lasciarmi andare, a cercare sempre il meglio e a non aver paura di essere felice. Ed era stato lui ad insegnarmi tutto quello, con sincerità, con la sua semplice forza d'animo, con la sua trasparenza, la sua lealtà e la sua straordinaria dolcezza che ancora una volta, veniva fuori, attraverso quella melodia. Ogni nota, che lentamente si dirigeva verso la fine, rallentando ancora il ritmo, andò a sistemarsi perfettamente nella mia mente, incidendosi a fuoco, contornando quasi la scritta Courage che già era lì, e quello stesso coraggio mi diede la forza di sorridere, sorridere nonostante le lacrime non cessassero di cadere, nonostante io mi sentissi ancora stravolto da tutto quello che stavo vivendo. Era una ninnananna, una perfetta ed avvolgente ninnananna ed io mi sentivo cullato e protetto. E sentivo anche che, tenere ancora gli occhi chiusi, aiutasse ad avvertire e a vivere tutto in maniera amplificata.
Purtroppo la canzone finì, decisamente troppo presto ed io mi ritrovai a trattenere il respiro: avrei dovuto riaprire gli occhi e fare i conti con la realtà, con quella stessa realtà che comprendeva il ragazzo che mi ero accorto di amare e che mi aveva appena regalato una delle emozioni più belle che potessi mai sperare di provare. E forse fu proprio quello, la consapevolezza che ad attendermi ci sarebbe stato lui e lui soltanto, a permettermi di compiere quel gesto tanto difficile e contemporaneamente a riuscire a renderlo la cosa più semplice del mondo. Vidi ovviamente tutto appannato per colpa delle lacrime, ma me ne liberai all'istante con un gesto della mano. Nettamente più difficile fu sollevare la testa, abbandonando il giaciglio comodo della sua spalla per poterlo finalmente guardare negli occhi ma, non appena mi sentii in grado di farlo e riuscii finalmente a scorgere cosa fosse impresso nel suo sguardo dorato, mi sentii mancare: si era commosso anche lui e, seppure non stesse piangendo, era comunque chiaramente provato. I nostri occhi si fusero, come era normale che fosse, e la stretta che avvertivo allo stomaco aumentò appena, mentre mi rendevo vagamente conto di quanto, quella semi-oscurità, lo rendesse ancora più bello del solito e di quanto io
fossi stato fortunato ad averlo incontrato. E di conseguenza, sentii di essermi innamorato di lui, appena un pò di più. Le sue labbra si stirarono in un sorriso mite, appena un pò tremante e alla fine fu proprio lui a fare la prima mossa, interrompendo quel silenzio surreale. Mi tolse delicatamente le cuffie dalle orecchie e le poggiò sulla tastiera, dopodiché, prendendo un profondo respiro, parlò
"Allora... va un pò meglio?" la sua voce, la sua meravigliosa voce era senza dubbio l'unica cosa al mondo per la quale sarei morto volentieri e l'unica cosa al mondo con la quale avrei interrotto senza problemi quel momento. Soltanto lui avrebbe potuto farlo. Nessun altro.
"Dio.... Blaine è.... stato..." ingoiai a vuoto, mentre la voce mi si affievoliva, incrinata sensibilmente da tutta una serie di emozioni indescrivibili a parole, ma che si affollavano nel mio stomaco, sgomitando con le farfalle. Ma alla fine, dopo un sospiro tremante riuscii a tirare fuori qualcosa di sensato "Da togliere il fiato!" mormorai infatti, sciogliendomi letteralmente in un sorriso spontaneo e commosso, che mi inumidì nuovamente gli occhi. Quella volta, però, sentivo che, se mi fossi messo a piangere davanti a lui, non me ne sarei affatto vergognato. Doveva vedere chiaramente quali emozioni era riuscito a suscitare in me e se per farlo avessi dovuto tirare di nuovo fuori le lacrime, beh... per Blaine Anderson l'avrei fatto. Lui sembrò sinceramente contento per quello che gli avevo appena detto, ma non aggiunse altro. Si limitò a sorridere e ad abbassare per un istante gli occhi. In quel momento avrei dato tutto quello che avevo per leggergli nella mente e capire a cosa stesse pensando perché, nonostante avesse distolto lo sguardo, lo vidi chiaramente arrossire e quel gesto mi strinse teneramente il cuore. Così, senza riuscire più a sopportare di rimanermene fermo, gli portai una mano sotto il mente e lo costrinsi a sollevare gli occhi e a posarli di nuovo su di me, esattamente dove volevo che fossero e dove sperai vivamente rimanessero per molto tempo ancora. Con la punta delle dita gli accarezzai una guancia, risalendo prima lungo la mascella - appena contratta - e poi più su, dove un leggero strato di barba mi solleticò appena. Ed era tutto così silenzioso e intenso e carico di emozioni che per un istante mi ritrovai a sperare che tutto fosse andato diversamente, che tutto avesse preso una piega diversa.
"Perché è andata così? Perché non ti ho incontrato prima? Perché... quattro anni fa... non sei stato tu?" domandai, più che altro a me stesso, in una nota appena disperata. Lui in un primo momento non capì, piegò infatti la testa di lato e si fece uscire una piccola ruga in mezzo alla fronte, ma alla fine, sembrò fare due più due perché spalancò appena gli occhi ed espirò lentamente

"C'è sempre un motivo per tutto. Io evidentemente in quel momento non ero il tuo!" mormorò con le labbra appena tremanti e si concesse un sorriso stanco verso la fine che mi spinse a dire qualcosa di estremamente importante... qualcosa che spingeva inevitabilmente per uscire e che non riuscii - o forse semplicemente non volli - trattenere
"Ma lo sei ora." gli dissi in un sussurro, stringendogli i capelli sulla nuca ed avvicinandogli la testa alla mia, fino a far toccare le nostre fronti. Non era di certo una dichiarazione di amore, sarebbe stato troppo presto dirglielo già in quel momento, dato che io stesso lo avevo appena realizzato. Però era qualcosa di ugualmente importante: era Kurt che diceva a Blaine di essere pronto per mettersi in gioco, per lottare per qualsiasi cosa stesse crescendo a dismisura tra di noi, e quella volta sul serio. Niente e nessuno mi avrebbe fermato quella volta, nessuna paura, nessuna insicurezza, nessun fottuto fidanzato quasi assassino lo avrebbe fatto. Volevo vivermi Blaine e desideravo farlo da quel preciso momento in poi.
"Se tu vuoi.... sì... posso esserlo ora." rispose in un soffio, spostandosi appena, quanto bastò per lasciarmi un piccolo e soffice bacio su uno zigomo. Aveva detto di sì... era intenzionato a provarci, a lottare e a proteggere quel sentimento insieme a me. Lo aveva detto davvero ed era sincero. Non potevo crederci... era come se mi avesse appena messo a disposizione il suo mondo e tutto sé stesso e lo avesse fatto senza neanche pensarci. Quindi... lo voleva anche lui? Cosa diavolo era successo nel frattempo? Da quando esattamente la vita aveva iniziato a sorridermi e cosa avevo fatto per meritarmi un tale regalo da quella stessa vita che mai, prima di allora, mi aveva donato qualcosa? Probabilmente Blaine rappresentava tutto ciò che non avevo mai avuto, accumulato in quei lunghi anni e ora servito su un piatto d'argento. Perché si sa... dopo la discesa si deve, per forza, risalire. E Blaine era su in cima, con le braccia aperte ed il suo sorriso mozzafiato, in attesa del mio arrivo.
"Se solo penso a cosa avrei perso se David ti avesse..." ma lui mi bloccò, mettendomi un dito sulle labbra
"Shhh... basta! Non parliamone più." disse scuotendo la testa e fece scivolare il dito lentamente lungo il contorno della mia bocca, stringendo appena gli occhi e facendomi arrossire. Cielo, i suoi occhi in quel momento. Erano luminosi e grandi e colorati di qualcosa che ormai avevo imparato a conoscere bene, che era tanto vicino al desiderio da fare quasi paura. Avvertii un fremito, provenire dal basso e raggiungere ogni terminazione nervosa. Il mio corpo era vigile e attento e riceveva ognuno dei messaggi che il corpo di Blaine inviava. A quella distanza poi, eravamo quasi diventati una cosa sola. Ed io avevo sempre più paura di fargli male, anche semplicemente respirando
"Non riesco... è... è più forte di me... è un pensiero che mi distrugge!" mormorai con la voce ancora leggermente instabile. Erano le emozioni a controllarmi e ne ero quasi completamente sopraffatto. Mi sentivo ancora una volta succube della sua presenza, eppure in tutto quello non riuscivo a trovarci nulla di sbagliato. Al contrario... per la prima volta nella mia vita sentivo di essere nel luogo giusto al momento giusto e con la persona giusta. Perché ero io, prima di tutto, ad essere giusto.
"E allora vediamo se riesco a fartelo dimenticare io." fece lui con un mezzo sorriso malizioso e si avvicinò di nuovo a me, quella volta posando le labbra sulle mie e premendo piano
"Dimenticato?" chiese in un soffio, scostandosi appena ed io mi ritrovai a sorridere e a volerne immediatamente di più
"Non proprio.." borbottai infatti e lui tornò a baciarmi, appena più a lungo, sempre incredibilmente soffice ma decisamente più intenso
"E adesso?" e si stava divertendo anche lui, decisamente
"Non completamente." ma, di sicuro, ci stavamo prendendo gusto entrambi. E quella volta il bacio fu completamente diverso. Fu un perdersi, un cercarsi e un ritrovarsi insieme, fu un miscuglio di labbra che sembravano legate, e lingue che danzavano in sincrono e respiri fusi in un unico respiro. Fu perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Fu cercare disperatamente un appiglio. E soprattutto fu ritrovare la giusta collocazione nel mondo. E tutto, in quel mondo, aveva il sapore di Blaine
"Ora?" mi sfidò con un sorriso, mentre la sua mano mi percorreva lentamente il collo fino alla spalla e lì rimaneva ancorata. Mi scappò di nuovo da ridere, perché sembrava aver preso seriamente quella missione, quasi fosse di vitale importanza
"Blaine... ti toccherà consumarmi prima di riuscire nell'impresa!" lo ammonì divertito, colpendolo con una piccola spallata e facendolo ridacchiare. Il suono della sua risata, dopo quello della sua musica, era in assoluto la melodia più sconvolgente di tutte. Sollevò un sopracciglio con una piccola smorfia canzonatoria
"E sarebbe una prospettiva tanto terribile?" domandò leccandosi palesemente il labbro superiore, tanto per provocarmi ancora un pò. Come se non fossi già in una pessima condizione. Ridacchiai, scuotendo appena la testa e pensando che, ad una sensazione tanto rilassante come quella, difficilmente mi sarei abituato.
"Direi di no!" confermai, rubandogli un altro bacio e un pò di quel sorriso buono che gli aveva illuminato lo sguardo, sperando che, così facendo, sarebbe rimasto meglio impresso nella mia mente. Mi girai appena con il busto fino a che non riuscii ad avvolgergli le spalle in un abbraccio e nascosi immediatamente la faccia nel suo collo, con delicatezza, perché immaginavo fosse ancora rosso e dolorante.
"Grazie!" mi uscì dalle labbra, senza che potessi fermarlo, e subito mi sentii bene, perché era esattamente ciò che volevo dire
"Smettila di ringraziarmi, Kurt.. non ne hai motivo." mormorò lui, lasciandomi un leggero bacio sulla tempia e stringendomi a sua volta.
La mia isola felice, la mia aurea di protezione, il mio porto sicuro e tranquillo, la barriera che protegge dalla bufera del mare aperto... Il mio dolce e bellissimo Blaine...
Rimanemmo in quella posizione talmente tanto a lungo che per un momento credetti di essermi di nuovo addormentato. Mi sentivo bene, ero circondato dalle sue braccia e schiacciato contro il suo corpo caldo... cos'altro bisognava ottenere prima di varcare le porte del Paradiso? Poi ad un tratto la sua voce tornò a farsi sentire, carezzevole come sempre
"Torniamo a letto?" mi domandò e si intuiva dal tono che tirò fuori quanto fosse stanco e quanto bisogno avesse di dormire, almeno un pò prima di andare a lavoro. Lui doveva svegliarsi alle quattro e seppure quella fosse la sua ultima volta, doveva comunque compiere il sacrificio. Lo avevo tenuto io sveglio fino a quell'ora, era colpa mia se era andato a dormire tardi e se un bestione alto il doppio lo aveva quasi ucciso - e nel pensare di nuovo a quella scena, mi sentii mancare e lo strinsi appena un pò più forte - e se fosse stato necessario, lo avrei portato in braccio fino in camera, gli avrei rimboccato le coperte ed avrei vegliato sul suo sonno, per tutto il resto della sua notte.
"D'accordo." mi allontanai da lui, mantenendo il contatto visivo - potente come al solito - e subito cercai la sua mano per stringerla forte e insieme ci alzammo dallo sgabello, abbandonando la sua tastiera e quel piccolo angolo di paradiso che ci eravamo creati, che lui aveva creato appositamente per me e che insieme avevamo riempito di baci e abbracci e speranze e sospiri e forse un pò anche di amore.
Mi fa ancora un certo effetto associare a me quella parola... io non sono affatto abituato...
Lentamente, come se stessimo fluttuando su una nuvola, ci dirigemmo verso il corridoio, in direzione del letto, ma venni colto da un pensiero, così mi bloccai, trattenendo anche lui
"Mmm.. Blaine?"
"Sì?" mi guardò curioso, in attesa. Io mi girai verso il divano e sorrisi
"Possiamo portare anche lui?" indicai il piccolo Cooper, stretto nel suo stesso calore, che ci guardava di sottecchi, quasi aspettasse qualcosa da noi. Blaine al mio fianco ridacchiò
"É ancora troppo piccolo per essere usato come cane da guardia!" mormorò stringendomi appena la mano. Ridacchiai anche io, lanciandogli un'occhiata a metà strada tra la supplica e la sfida
"Ma è della giusta taglia per fare il cane da coccole." gli feci notare, sollevando un sopracciglio, per sottolineare l'eloquenza della cosa. Rise di gusto, decisamente intenerito, per poi alternare per qualche secondo lo sguardo tra me e il cane. Probabilmente Cooper aveva capito che stavamo parlando di lui, perché si stiracchiò e si sedette, sbattendo la codina, in maniera impaziente. E alla fine, con un sospiro, arrivò il verdetto del padrone
"E coccole siano allora!" esclamò sorridendo ad entrambi, mentre dalla gola mi saliva un mezzo urletto di gioia, che provai a mascherare con una risata. Blaine mi sorrise ancora, con più intensità - Dio, le fossette! - dopodiché si allontanò per avvicinarsi al cane e prenderlo in braccio "Vieni qui, campione... sei desiderato in cassa!" e Cooper abbaiò, quasi per ringraziarlo. Quel cane era stato estremamente discreto. La prima volta che mi ero fermato in quell'appartamento, se n'era rimasto sul divano a dormire per tutta la notte, quando invece era stato ospite assieme al suo padrone, nel mio, ci aveva raggiunti solo quando ormai avevamo finito di fare quello che stavamo facendo e si era giustamente unito per combattere la solitudine. Quella sera invece, per ironia della sorte, eravamo stati noi a cercare lui, addirittura. Forse lo stavamo viziando o forse... in un certo senso anche lui meritava un pò di sano affetto, soprattutto perché, senza volerlo, sembrava averci unito almeno un pò, nel suo piccolo e buffo e peloso modo di fare.
Così ci ritrovammo a letto, ancora una volta, con Cooper steso sulla mia pancia, rilassato e con gli occhi chiusi, mentre io mi preoccupavo di accarezzargli per intero la schiena morbida. Lui intanto, forse molto prossimo a riaddormentarsi di nuovo, emetteva ogni tanto qualche leggero guaito, che somigliava vagamente al verso dei gatti che fanno le fusa. Solo molto più leggero
"Ma guardalo... che razza di cane ingrato! Sembra sia affezionato più a te che a me." si lamentò Blaine, stendendosi su un fianco e sbuffando. Quel suo broncio tenero mi fece ridacchiare. Cooper era un pò il suo bambino, quindi lui era... un papà geloso che non vorrebbe mai dividere le sue attenzioni con altre persone. Ed io in quella situazione cos'ero? Un intruso? La mamma di Cooper e la moglie di Blaine?
Oh Santissimo...
"Non è vero... ti adora! E lo sai." lo ammonii con un'occhiata, mentre tentavo in tutti i modi di reprimere quello sciocco pensiero che stava lentamente prendendo piede nella mia mente. Era matematico ormai.. se lasciavo la mia immaginazione libera di vagare per conto proprio, succedevano cose inenarrabili. E molto, molto imbarazzanti. Soprattutto alle mie povere guance
"Peccato che non lo dimostri affatto!" sbuffò ancora e chiuse gli occhi, fintamente offeso. In quel momento accadde una cosa strana: Cooper aprì gli occhi all'improvviso e mi guardò ed insieme ci girammo verso Blaine che fingeva di dormire. Si era offeso, per caso?
Con un sorriso divertito sulle labbra, afferrai il cane e lo avvicinai al viso di Blaine fino a che Cooper non parve capire la sua missione e tirò fuori la lingua, per leccargli una guancia. Blaine sorrise spontaneamente, senza aprire gli occhi
"Mmmm... e questo cos'è? Il bacio della buonanotte?" domandò piacevolmente sorpreso e dalla sua troppa tranquillità, immaginai non avesse affatto collegato quel gesto, al suo cucciolo peloso. Così mi morsi con forza un labbro per trattenere le risate, ma alla fine riuscii a mormorare
"Una specie!" Cooper intanto aveva ripreso la sua opera, quella volta passando a leccargli la punta del naso e finalmente, con quello, Blaine parve realizzare
"Hai l'alito che sa di croccantini!" esclamò con una smorfia. Io non riuscii più a trattenermi, e scoppiai a ridere, una risata liberatoria e sentita che, a pensarci, stonava molto con lo stato d'animo con cui mi ero svegliato poco prima e che ormai era solo un lontano e vaghissimo ricordo
"E sei pieno di peli." aggiunse allungando, sempre con gli occhi chiusi, una mano sulla testa di Cooper
"Mi sarò dimenticato di fare la barba stamattina." mormorai divertito, mentre il povero cucciolo si liberava della mia presa e tentava di scappare, ma Blaine fu più veloce perché riuscì ad acchiapparlo e se lo portò sul petto
"Fammi controllare meglio!" esclamò iniziando a punzecchiarlo giocosamente, riempendo la stanza della sua risata e riscaldandomi di conseguenza lo stomaco ed il cuore. Ma Cooper non parve apprezzare allo stesso modo, perché gli sbuffò in faccia e saltò giù dal letto, abbaiando, quasi offeso
"É anche permaloso! Questo l'hai sicuramente preso da Sebastian!" gli gridò dietro e il cane rispose con un lamento, che fece ridere entrambi. Peccato fosse andato via... mi sarebbe davvero servito continuare a stringerlo e coccolarlo ancora un pò, ma d'altronde, pensandoci bene, avevo qualcun altro che meritava attenzioni maggiori in quel letto. Così mi girai a guardare Blaine che, con un piccolo sorriso mite sul volto, si sentì attratto dal mio sguardo e si girò a sua volta. E fu strano perché, con lo sguardo che ci scambiammo, entrambi riuscimmo a capire esattamente cosa l'altro stesse dicendo, quasi ormai non avessimo più bisogno delle parole e fossimo entrambi collegati su una dimensione a parte, in cui per comunicare bastava soltanto il semplice guardarsi. Era disarmante... non mi era mai successo con nessuno. Forse per la prima volta... neanche con mio padre. Ci ritrovammo ancora estremamente vicini, ad un respiro di distanza, ad avvicinarci ancora e ancora e ancora e a bramare nuovamente quel morbido contatto che fino a quel momento ci aveva riservato soltanto belle sensazioni. Quelle labbra sarebbero state la mia rovina. La mia dolce, delicata e sensuale rovina. Ma quella volta non riuscii ad arrivare a destinazione, perché qualcosa - quello che io stesso, poco prima, avevo indicato come l'essere più discreto dell'intero universo - decise di irrompere proprio sul più bello: Cooper, infatti, saltò di nuovo sul letto, arrampicandosi sulle mie gambe ed abbaiando insistentemente, quasi mi chiedesse di dedicargli attenzione e di smetterla di perdere tempo con Blaine. Quest'ultimo provò a scacciarlo via ma fu inutile, tanto che arrivò a borbottare qualcosa come "Tutti i difetti peggiori li stai prendendo dalla persona sbagliata. Da domani non gli faccio più mettere piede in questo appartamento!" sbuffando ed affondando la faccia nel cuscino. Il cane soddisfatto si accoccolò nuovamente sul mio stomaco ed accettò di buon grado le mie carezze. Facevano tenerezza, entrambi. Ma dovevo ammettere di aver provato un leggero disappunto nei confronti del più piccolo: aveva interrotto il mio bacio con Blaine e questo, neanche ad un musetto tanto dolce, poteva essere perdonato. Ma lasciai correre, sapendo e, necessariamente, sperando, di avere tanto tempo e molte altre occasioni per potermi rifare.
"Aehm... Kurt?" mi sentii chiamare qualche istante dopo e dovetti riaprire gli occhi che avevo momentaneamente chiuso
"Sì?"
"Senti mi chiedevo se... tu... sì insomma.. se tu avessi per caso ritrovato un paio di... boxer.. a casa tua!" lo vidi arrossire appena e stringere con forza un angolo del cuscino. Aggrottai la fronte, non capendo dove volesse arrivare
"Boxer? Intendi..." e poi, come un fulmine, all'improvviso arrivò la risposta. Io e lui nel mio appartamento, vestiti sparsi ovunque, la fretta di scappare via dalla presenza inaspettata e sbagliata di David e, forse, l'inevitabile dimenticanza da parte sua "Oh!" mormorai, arrossendo a mia volta. Dannazione, avevo un paio di boxer di Blaine nel mio appartamento - nella mia camera da letto - e non me ne ero neanche accorto? Ma che razza di idiota! Dove avevo la testa? Dopo aver ospitato un essere tanto meraviglioso nel mio letto, come minimo avrei dovuto controllare che non si fosse lasciato dietro qualche pezzo, qualche piuma delle sue ali, qualche ricciolo, qualche indumento... un paio di mutande magari.
"Già!" accennò un sorriso imbarazzato che fece fare una piccola giravolta al mio povero stomaco, già sottosopra 
"N-no... cioè, non ho visto, ma posso.. controllare
!" lo rassicurai con mezzo sorriso e in quel momento il suo imbarazzo sommato al mio fece scattare qualcosa, perché ci ritrovammo a ridere entrambi, come due idioti.
Due idioti felici...
"Grazie! Sono i miei preferiti, altrimenti non te li chiederei." mormorò avvicinandosi appena e sfiorandomi una gamba con la sua. Volevo di più, lo volevo il più vicino possibile a me, così da poterlo stringere di nuovo ed accertarmi di non farmelo scappare un'altra volta per colpa di un'ombra malefica ed aggressiva. E quella volta non aspettai che fosse lui a fare la prima mossa, ma mi feci avanti, stando attento a non svegliare il cane, allungando un braccio e avvolgendoglielo attorno alle spalle per poi avvicinarlo a me, fino a fargli posare la testa sulla mia spalla e lì mi concessi di stringerlo, più forte che potevo. Lo sentii sospirare e sistemarsi meglio addosso a me. Il calore che emanava il suo corpo, il suo odore, e la piena consapevolezza della sua presenza, mi fecero quasi piangere ancora, ma riuscii a trattenermi, liberando quelle emozioni con un semplice mormorio soddisfatto e beato.
Il mio dolce e bellissimo Blaine...

  
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