Fanfic su attori > Cast Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Francy_92    29/10/2012    8 recensioni
Kristen, è una diciottenne che sta per partecipare alle nozze di sua madre, che dopo diverse delusioni ha trovato l'uomo giusto. Ma queste nozze e il trasferimento nella nuova città non sarà proprio di suo gradimento. Cambiamenti che non aveva previsto e sentimenti contrastanti tra due persone che sono come il fuoco e il ghiaccio.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashley Greene, Kristen Stewart, Nikki Reed, Robert Pattinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

E salve a tutti. :D
Avrei dovuto pubblicare fra quattro giorni, ma questo è un regalo per un'amica speciale che ho oggi ha fatto il compleanno.
Buon 22esimo compleanno vecchietta :D e ricorda che ti voglio bene :*
Comunque, se riesco venerdì ci sarà il terzo capitolo. Pubblicherò quando avrò il capitolo pronto ;)
Spero vi piaccia <3
Francy

 

Like fire and ice


Are you kidding me?

 
Pov Kristen
 
«Kristen!! Scendi!»
«Devo proprio?!» urlo dalla mia camera. La voce attutita dal cuscino.
«Kristen Jaymes Stewart! Alza il tuo culo da questo letto e porta la tua valigia di sotto! Il taxi sarà qui a momenti» dice mia madre tutta agitata entrando come una furia dentro la mia camera.
Come è potuto passare così velocemente il tempo?! C’erano ben sei mesi per poter convincere mia madre a lasciarmi vivere qui dopo il suo matrimonio, ma niente. Primo, non sono riuscita a smuoverla dalla sua decisione; secondo, adesso mi tocca pure alzarmi dal letto per andare a prendere un aereo che mi porta a Londra.
Ma stiamo scherzando?! A Londra?! Dove l’umidità ti penetra nelle ossa e cominci ad avere gli acciacchi a venti anni?!
«Voglio restare qui, mamma!!» mi lamento muovendo gambe e braccia sul letto come se fossi una pazza.
«Non pensarci nemmeno. Non puoi saltare il mio matrimonio»
«Non voglio saltarlo!!» esclamo alzandomi e affrontandola. «Voglio non dovermi trasferire nel paese dove il tasso di mortalità è altissimo a causa dell’umidità e del freddo»
«Spiritosa! Muovi il culo!» esclama di nuovo indicando la valigia e poi me.
Sbuffo e mi butto di nuovo sul letto.
«MUOVITI!!» mi urla di nuovo e io, esasperata, mi alzo e prendo la valigia e la borsa, scendendo giù.
Mi sono ufficialmente arresa. Non posso non fare così.
«Ciao figlia ingrata»
«Per cosa dovrei esserti grata?! Mi stai espiantando dalla mia città, dalla mia vita. L’unico motivo per cui ti sono grata è per aver scelto luglio per sposarti. Non credo farà così tanto freddo»
«Stai esagerando Kris»
«Me ne infischio, mamma! Io non voglio vivere in Inghilterra»
«Ma perché?!» mi chiede mentre saliamo in taxi.
«Perché fa sempre freddo, c’è la nebbia, l’umidità che ti entra nelle ossa, non conosco nessuno…»
«Ti farai degli amici. Richard ha due figlie e un figlio, non devi preoccuparti. Ti aiuteranno loro ad ambientarti»
«Si, certo! Come no!» mormoro appoggiandomi al finestrino e sperando che il viaggio finisca il prima possibile.
Ieri è stato triste salutare le mie due migliori amiche Ashley e Nikki. Anche loro parteciperanno al matrimonio, ma verranno qualche giorno prima. Avrei voluto vivere con loro e invece adesso mi tocca lasciarle per Londra.
Che avrà mai di bello Londra?! Guidano pure al contrario! Si può essere più idioti di così?! No, già guidare al contrario è idiotissimo!
Non c’è molta strada da casa mia all’aeroporto di Los Angeles, ma oggi sembra che il tempo trascorra più lentamente di quanto dovrebbe. Oggi è la giornata “tutti contro Kristen”?!
Sono già così stanca di stare in macchina che non so come farò per le prossime nove ore di aereo.
 
«Kristen…»
Ho fatto un sogno bellissimo. Dove sono?
«Kristen, tesoro?»
È mia madre. No mamma, non svegliarmi! Voglio continuare a sognare.
«Kristen, vuoi rimanere sull’aereo?! Dobbiamo scendere»
Accidenti!
Sono sveglia.
Apro gli occhi e quello che vedo è decisamente diverso da quello che ho visto, immaginato, sognato, cinque secondi fa. «Sedili…» mormoro e scuoto la testa subito dopo.
«Hai detto qualcosa?» chiede mamma.
«No» borbotto e mi alzo. Non mi conviene più lamentarmi, tanto ormai sono qui a Londra, a differenza del mio sogno, dove mia madre si stava sposando su un isola caraibica.
“Si certo… ti piacerebbe Kristen” mi sussurra la coscienza, come a voler muovere ancora il coltello nella piaga.
“Eh dai! Quanto può essere terribile?!”
Se comincio a parlare da sola è terribile pure se sto a Los Angeles. Sbuffo di nuovo e seguo mamma fuori dall’aeroporto. Sicuramente ci sarà Richard ad aspettarci e un po’ mi preoccupa conoscere i suoi figli. Mia madre dice che ha due figlie femmine e un figlio maschio e la coalizione che ne può derivare da questa unione è un po’ terrificante, visto che io sono da sola.
«Kris! Quella è la tua valigia. Sbrigati»
Riesco ad afferrare la valigia e mi rimetto a seguire mia madre che, se potesse, si metterebbe a saltellare come una bambina.
Mi fa bene e piacere vederla così felice, perché era da tanto che non lo era, ma devo ammettere che un po’ è stata egoista, perché io non ho chiesto di vivere qui. Beh, alla fine passare l’estate a Londra non credo sarà così tremendo. Al mare a Los Angeles non ci vado quasi mai; qui, potrebbe essere più o meno la stessa cosa.
«C’è Richard!» esclama appena le porte a vetri si aprono.
Evviva… è con due ragazze. Probabilmente sono le sue figlie. Le mie future sorellastre
«Ciao amore» esclama mia madre buttandosi sul povero Richard.
«Amore mio, come stai?!» le chiede lui e un po’ mi sembra di star assistendo ad un vecchio e scarso film romantico.
«Tu devi essere Kristen, giusto?» mi chiede una delle due bambole bionde.
Tutt’e due bionde, oh!
«Si, sono io» rispondo un po’ intimidita.
«Io sono Victoria» dice una e l’altra mi porge la mano strillando «Mentre io sono Elizabeth, ma puoi chiamarmi Liz»
Victoria, senza il mio permesso, prende la mia sacca da viaggio e se la mette in spalla. «Lascia che ti aiuti» dice e s’incammina verso l’uscita, dove già mia madre e Richard ci aspettano.
«Certo» mormoro. Anche se sono perfettamente in grado di portare una valigia e un borsone, penso mentre Bionda numero 2, ovvero Elizabeth, afferra la mia valigia.
«Non vedo l’ora di farti conoscere mio fratello, Kristen!» esclama Elizabeth mentre entriamo in macchina.
«Ah davvero?!»
«Si! Spero sia in casa. Ultimamente non ci sta molto»
Annuisco e sorrido debolmente. Non me ne può fregar di meno di loro fratello.
Tuo fratellastro”.
Grr… che nervi! Non voglio un fratellastro e due sorellastre. Mi sta bene essere figlia unica.
«Kristen, andato bene il viaggio?» chiede Richard mentre guida.
«Si, abbastanza, grazie» rispondo sorridendo.
«Immagino sarai stanca» dice ancora.
«Si, molto» rispondo. Beh, lui può capirlo.
«A casa ti riposerai tutto il tempo che vorrai»
Se Bionda numero 1 e Bionda numero 2 continuano a ronzarmi intorno e tu non la smetti di chiedermi com’è andato il viaggio, non credo che riuscirò a riposarmi per più di qualche minuto.
Oddio!! Ma che ore sono qui?!?!
«Che ore sono?» chiedo.
«Le dieci del mattino»
Sbuffo. Eppure avevo detto a mia madre di prenotare un volo che mi facesse arrivare a destinazione di sera. Almeno avrei dormito.
Adesso che faccio?!
Mi appoggio al poggiatesta del sedile e chiudo gli occhi sperando di svegliarmi in un comodo letto.
«Kristen?!»
Hm… di nuovo. Ogni volta che provo a dormire c’è sempre qualcuno che mi chiama.
«Lasciala dormire. Chiamo mio figlio o qualcuno per farla portare in camera»
«Robert è in casa?»
«Si, probabilmente sta giocando ai videogiochi in camera sua, ma è in casa»
«E’ solo un ragazzo. Per fortuna non ha problemi con l’università»
«No, su questo mi da grandi soddisfazioni»
Di chi diavolo stanno parlando?
«Kristen, tesoro… svegliati»
«Hm… no» borbotto, ricadendo in un sonno profondo.
Sono così stanca…
Il mio sonno viene nuovamente disturbato; ma stavolta non è qualcuno che mi chiama. È un profumo. Avranno acceso il deodorante per auto. È bello, però.
Accendo il cervello e mi rendo conto di non essere in auto. Sono sospesa. Sono in braccio a qualcuno. Mi pare sia un ragazzo.
«Oh dio!!» esclamo aprendo di scatto gli occhi.
«Oh! Stai ferma…»
«Chi sei tu?! Mettimi giù» dico muovendo le gambe per scendere.
«Quanto sei scorbutica. Ti stavo solo portando nella tua camera, visto che non ti svegliavi»
«Non potevano lasciarmi lì?!» chiedo sistemandomi la maglia.
Alzo lo sguardo per guardare chi ho davanti e…
Ah!
«Tu…» schiarisco la voce «Tu saresti?»
«Il tuo fratellastro» risponde lui esasperato.
«E questo fratellastro maleducato ha un nome?» chiedo alzando un sopracciglio.
«Modera i termini americana» dice imitando il mio accento.
Riduco gli occhi a due fessure e lo guardo storto. Adesso mi prende in giro per il mio accento?! Ma ha mai sentito il suo?!
«Mostrami la mia camera, per favore» dico continuando a guardarlo storto.
«Ma certo Mademoiselle» risponde lui ridendo beffardo.
Si sta divertendo a prendermi in giro!
Riprende a camminare e, dopo qualche metro, arriva davanti ad una porta bianca.
«Ecco, questa è la tua camera. Qui di fronte c’è la mia. Non venire a rompere le palle, ok?»
«Scusa, ma per quale motivo dovrei venire a rompere le palle a te?!»
«Sei un’americana a Londra. Avrai bisogno di una guida, no? Anche per trovare la tua università»
«Non ho bisogno del tuo aiuto. So leggere una cartina, idiota!»
«Oh, la ragazzina mi ha chiamato idiota! Che tragedia!» dice e si volta entrando nella sua camera.
Che nervi! Che nervi! Che nervi! Che nervi!
Lo odio! Lo odio! Lo odio! Lo odio!
Dov’è mia madre?!
Questa me la pagherà!! Devo vivere con quest’imbecille?!
Ma neanche morta.
«E invece resterai qui, signorina! Anche dopo il matrimonio!» esclama mia madre, seduta sul letto della mia nuova camera.
Preferivo di gran lunga quella che avevo prima.
Abbiamo avuto modo di parlare di quello che è successo con quel cretino di prima. Si chiama Robert, mi ha detto mamma e ha 22 anni. Frequenta l’università, a quanto pare quella a cui mia madre mi ha iscritto, e canta.
«Io lo sai che ti odio, vero?» urlo a mia madre mentre lei ride ed esce dalla mia camera.
Si, si… ridi.
Sbuffo di nuovo e mi sdraio sul mio letto. Porto il cuscino sul viso e grido, super nervosa.
 
«State scherzando, vero?!» esclamo guardando Bionda numero 1, Bionda numero 2 e quella pazza di mia madre.
«Perché dovremmo scherzare, Kris. Stai bene con questo vestito»
«Non indosserò mai un vestito rosa»
«Ma ti sta bene!!» esclama Victoria.
«No, non indosserò questo vestito»
Sono tre giorni che sono a Londra e ancora non mi sono ripresa del tutto. Sono ancora molto stordita dal fuso orario.
Oggi siamo qui a scegliere un cavolo di abito di per il matrimonio di mia madre.
Quando finisce?!?!?
Mi hanno fatto provare un vestito rosa, ma sono più che sicura che non lo indosserò!
Non voglio assomigliare ad un confetto e continuare a farmi prendere in giro da quell’idiota.
«Mi piace questo» dico prendendone un altro.
«E’ nero…» si lamenta Bionda numero 2.
«Sempre meglio che quel confetto»
«Va bene, se ti piace questo, lasciamoglielo prendere»
Oh! Pericolo scampato.
«Grazie mamma» dico e mi volto per andare a provarlo.
«Kristen, tesoro, dovrai tornare a casa da sola. Victoria ed Elizabeth devono tornare a lavoro e io devo vedermi con il responsabile del catering»
«Ma come mamma?!» esclamo uscendo dal camerino con il vestito.
«Si, stai decisamente meglio con quest’altro» dice sorridendo Bionda numero 2.
Stai zitta!! Che mi state tutti abbandonando in una città che non conosco.
«Tesoro, prenderai la metropolitana. Ritornerai a casa»
«Si certo» mormoro.
«Bene!» strilla mia madre tutta contenta.
Da quando frequenta queste persone è cambiata. Sembra più una donna viziata che quella che era prima. Mi piaceva di più prima.
Mentre io rientro nel camerino per togliermi il vestito, le sento spiegare al commesso che avremmo preso il mio abito e che dovevano mandarlo a casa.
Incredibile!
Non si è fatta mai portare nulla a casa…

Ok, Kristen non pensarci. Non pensarci… non pensarci.
Togliamo questo vestito e usciamo da questo posto infernale!!

Voglio andarmene a casa.
A LOS ANGELES!!!!
 
Pov Robert
 
«Ho sentito che la tua nuova sorellina non è niente male»
«Lascia stare. È un’americana viziata»
«Me la presenti?»
Guardo storto il mio amico. Come gli vengono in mente certe idee?!
«Non ti presento proprio nessuno. Adesso sbrigati con questo passaggio» lo esorto dandogli un calcio sulla spalla.
Da mezz’ora siamo seduti qui a giocare ai videogames. Con l’università per quest’anno abbiamo finito, quindi possiamo giocare tranquillamente o uscire fuori a divertirci.
Il problema che non avevo considerato è la piccola americana. Mio padre mi ha chiesto di aiutarla ad ambientarsi, ma devo proprio?!
Ci sono le mie sorelle. Perché non se ne occupano loro?
«Perché hanno i loro lavori e non possono stare tanto tempo con Kristen»
Fanculo i loro lavori. Io con la nana americana non ci sto!
«Non è che…»
«Gioca!!» gli urlo interrompendolo.
Tom ride e riprende a giocare.
So a cosa si stava riferendo e mi faccio tagliare i miei gioielli se dovessi mai pensare ad una cosa del genere.
«Perché non vuoi ammettere che ti piace?»
«Ma chi?! Ma stai zitto. Non sai di cosa parli»
«Puoi ammettere che è carina»
«Si lo è, ma niente di che»
«Dai, ti va davvero così tanta antipatia?»
«Si! Adesso gioca»
«Perché scusa?»
«Senti, Tom! Vuoi chiudere il becco e pensare a giocare?! Mi stai veramente urtando i nervi»
«Senti tu, Robert!!! Dovresti piantarla di comportarti così con lei. Perché la insulti e la odi?!»
«Perché non dovrebbe stare qui»
«Beh, rassegnati, perché dopo il matrimonio lei vivrà qui, per sempre»
«Non mi ci fare pensare, per favore»
«Eh dai, non può essere così terribile»
«Lo, è fidati. L’altra sera non ho chiuso occhio solo perché lei doveva parlare con la sua amica»
«E quindi?»
«E quindi mi urta! Ero abituato a non avere più le mie sorelle tra i piedi. Adesso lei sta invadendo tutti quegli spazi che mi ero creato dopo che le mie sorelle si sono trasferite. Mi piace stare da solo a casa mia e praticamente dovrò vivere da solo con lei per un’intera estate. Ti rendi conto?!»
«Io non mi lamenterei»
«Perché non vive con te, ovvio»
«Piantala Rob. Dovresti veramente aiutarla ad ambientarsi. Perché non le chiedi di uscire stasera?! Puoi presentarle qualcuno dei nostri»
«No»

«Perché no?!» chiede esasperato.
Adesso basta! Non ne posso più. Lo ignoro, magari smette di parlarmi.
«Va bene, visto che non mi rispondi le chiederò io di uscire»
«Fai pure» gli dico guardandolo di sfuggita, tanto per levarmelo di mezzo.
«Bene, allora passo più tardi per invitarla»
«Ciao» gli dico continuando a giocare.
«Cerca di farlo tu, eh!» mi dice ed esce dalla mia stanza,
Sbuffo e, svogliatamente, spengo anche il computer. Sono stufo di tutto. L’arrivo di quest’americana mi sta distruggendo.
Non ho più un momento di pace. Il bagno è sempre occupato e la notte la sento parlare con la sua cavolo di amica, tenendomi sveglio per gran parte della notte e poi la mattina lei dorme, mentre io o devo studiare qualcosa per non avere molto da fare quest’inverno o devo uscire per vedermi con gli amici. In entrambi i casi sono sempre stanco morto ed è tanto se non dormo davanti agli altri.
Le cose dovranno cambiare.
Intanto, visto che lei è fuori con la madre, ne approfitto per dormire. Almeno mi riposo.
Oh letto, dolce letto. Che dolce conforto mi dai!
Il conforto finisce quando il mio cellulare comincia a suonare.
Dovevo spegnerlo, lo sapevo! Sicuramente sarà Tom per ricordarmi, per l’ennesima volta, di invitare Kristen. Ma io non ci penso proprio.
«Tom! Ti ho già detto che glielo dico, adesso piantala!!»
«Guarda chi ti chiama prima di urlare alla gente, idiota!!»
Chiudo gli occhi e respiro profondamente e lentamente. «Che cosa vuoi?»
«Purtroppo il tuo aiuto»
Mi trattengo dal ridere.
La nana americana che ha bisogno del mio aiuto?! Questa è bella.
«E cosa posso fare?»
«Dovresti venirmi a prendere»
Stavolta, però, scoppio a ridere. Meno male che lei era quella che sapeva leggere le cartine. Evito di ricordarglielo.
«Dove sei?» le chiedo. Idiota, penso.
«Non è lo più pallida idea. Credo da qualche parte vicino Trafalgar Square o una cosa del genere. Odio questa città»
«Americana, vacci piano»
«Si, vabbè. Vieni a prendermi o no?»
Sarei tentato a dirgli di no, ma se mio padre lo venisse a sapere me ne direbbe di tutte i colori, quindi sbuffo e rispondo «Si. Guardati intorno e dimmi se vedi il nome della via»
«Non dovresti sapere dove mi trovo più o meno?! Abiti qui da quanto trent’anni?!»
«Ventidue»
«Beh, quelli che sono»
«Guardati intorno»
«Uhm… Suffolk street ti dice niente?»
«Non sei proprio così lontana…»
«Va bene, ho capito» dice seccata «Me la cavo da sola»
«Stai ferma lì. Arrivo subito»
La sento sbuffare, mentre chiudo la comunicazione. Indosso le scarpe ed esco di casa.
Dopo venti minuti di metropolitana, tra una fermata e l’altra, riesco ad arrivare a destinazione.
Trovo Kristen appoggiata al muro di un edificio, con le braccia conserte e le gambe intrecciate davanti a lei.
Devo ammetterlo, non è davvero niente male.
Se non fosse la mia futura sorellastra un pensierino potrei anche farcelo. Per il momento mi diverto a prenderla in giro. In fondo è questo che fanno i fratelli maggiori, no?! Che siano acquisiti o di sangue.
«Hai lasciato la cartina a casa?» chiedo avvicinandomi a lei.
Si volta e mi fulmina con lo sguardo.
Alla faccia degli occhi verdi!
Wow…
«Stavo controllando di essere sulla strada giusta, quando un idiota è passato con la macchina e mi ha inzuppato la cartina» dice indicando un cestino dell’immondizia lì vicino. «E i jeans» aggiunge indicando i suoi pantaloni. La guardo e i suoi jeans sono un po’ scuri; mi volto verso il cestino e in effetti i resti di una mappa giacciono sopra i residui del pranzo di qualche passante. «Solo a Londra può piovere a luglio»
«No, ci sono tanti posti dove piove a luglio, tipo in Australia. Là luglio e agosto sono mesi invernali»
«Si, ok. Andiamocene, per favore. Comincio ad averne abbastanza di questo posto» dice incamminandosi dal lato sbagliato della strada.
«Ehm… Kristen?!»
«Che vuoi!?»
«Da questa parte» dico indicando la strada che ho fatto poco prima.
Lei mi guarda, avvampando; si guarda intorno, e mi raggiunge, sorpassandomi.
«E meno male che sapevi cavartela da sola» le dico, stuzzicandola un po’.
«Stai zitto. Sarebbe stato così se quel pirla inglese non si fosse avvicinato troppo alla pozzanghera»
«Vacci piano con le parole nana americana»
«La pianti di chiamarmi così?! Vedi che ce l’ho un nome!»
«Ok, Kristen nana»
«Non tutti veniamo spilungoni come te»
«Ah vabbè, tu non rientri nemmeno nella media, quindi…»
Si ferma di scatto e mi tira un ceffone sulla spalla. «Gli americani sono tutti così maneschi?!»
«Si può sapere che hai contro gli americani?»
«E tu si può sapere che hai contro gli inglesi?!»
«Niente, ma uno in particolare mi fa innervosire»
«Perché ti faccio innervosire, eh?!» le chiedo malizioso avvicinandomi a lei.
«Non provarci nemmeno» risponde lei schifata. «Non pensare che io mi innervosisca perché mi piaci»
«Non è così?» le chiedo ancora sorridendo malizioso.
«Sei un pervertito»
Scoppio a ridere e smetto di fare il malizioso. «Non preoccuparti. Non sono interessato a te. Diventerai la mia sorellastra e su questo non posso farci niente, ma altro vorrei proprio evitarlo»
«Bene, siamo d’accordo allora» rispondo incamminandosi di nuovo.
«Più che d’accordo» dico e la raggiungo.
Svolto a sinistra, ma lei va a destra, così correggo la rotta e l’afferro per il cappuccio.
«Eh mollami» esclama lei.
«Tu non te ne andare per i fatti tuoi e seguimi» rispondo io indicando la strada giusta.
Mi guarda di nuovo storto e prosegue per la via giusta.
«Ti ambienterai presto, non preoccuparti» le dico guardando davanti a me.
«Non mi importa»
«Si invece»
«No. Non ho intenzione di vivere qua anche dopo il matrimonio»
«Non potrei essere più d’accordo» le dico. Sarei al settimo cielo se lei se ne ritornasse a Los Angeles, ma so che Jules non glielo lascerebbe fare.
Per il resto della camminata non diciamo nulla; mi limito solo a spiegarle quale linea della metropolitana prendere se vuole tornare a casa.
Borbotta un grazie, controvoglia, e si siede sulla panchina, in attesa della metro.
Questo sarebbe anche il momento adatto per dirle della festa di stasera, che non so nemmeno dove sia, ma sicuramente Tom, sta organizzando qualcosa.
Chiederlo o non chiederlo?
Alla fine devo solo chiedere se le va di venire per conoscere un po’ di gente, mica deve stare con me, no? Non è un appuntamento.
Ok, vai. Glielo chiedo.
«Senti, ehm…» mi siedo accanto a lei, che si volta a guardarmi con i suoi occhi tremendamente, magneticamente verdi. Rimango a fissarli. Non riesco a dire nulla.
A cosa stavo pensando?! Che dovevo dirle?
«Beh? Che vuoi?!» chiede lei, sempre antipatica.
«Ti andrebbe di andare ad una festa stasera?»
«Con te?! Stai scherzando?»
«Conosci qualcun altro oltre me?» le chiedo.
«No»
«Appunto»
«No era la risposta alla tua prima domanda»
«Non vuoi venire?»
«Hai già la risposta»
Mio dio, quant’è antipatica e insopportabile. La lascio qui, giuro!!
«Senti Kristen. La cosa non va bene a te, quanto non va bene a me, ma cerchiamo di collaborare, ok? Sto cercando di aiutarti a socializzare con qualcuno visto che sono l’unico che può aiutarti»
«Il fatto è che io, il tuo aiuto, non lo voglio» dice alzandosi.
La metro è arrivata. 
«Bene! Mi risparmio una scocciatura per stasera» esclamo io incazzato.

Oh, però! Ho fatto lo sforzo di invitarla, le sto offrendo il mio aiuto per ambientarsi e lei si comporta così.
Ma vaffanculo, nana americana dei miei stivali!!!


Bene.
Capitolo concluso. Che ne pensate?!
Avete pareri negativi? Positivi?! :-S
Al prossimo,
Francy
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Francy_92