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Autore: RawwrLu    29/10/2012    3 recensioni
-Si dice che la Verità trionfa sempre, ma questa è una bugia.-
Dal capitolo 30 "Sangue e Minacce":
Adam si allontanò di qualche passò non distogliendo gli occhi da Liam nemmeno per un secondo. Scosse la testa come se provasse in qualche modo pietà.
- Tu non sai in che guaio ti sei cacciato.- gli mormorò Adam, - Nessuno di voi lo sa,- aggiunse guardando il resto del gruppo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La porta della camera di Liam si chiuse dolcemente, poi il ragazzo si voltò con un espressione tesa dipinta sul volto giovanile diventato incredibilmente pallido. Jess attese qualche secondo che lui iniziasse a parlare ma quando non lo fece parlò lei.
- So perché siamo qui.- disse con un tono triste.
- Allora saprai anche di che cosa ti devo parlare.- aggiunse lui incrociando le braccia.
- Si, e tu sai anche cosa risponderò.- disse Jess tranquilla.
Era inutile girarci intorno: Liam era lì per chiederle cosa sarebbe successo ora che sapeva la verità. Se significava che sarebbero tornati insieme oppure no.
- Perché?- chiese lui con tono accusatorio.
- Che tu sappia la verità ora non cambia nulla. Mio padre continuerà a vietarmelo.- rispose Jess. Forse, quella era l’unica parte negativa di dire la verità: ora Liam si aspettava che tutto tornasse come prima, voleva riprovarci, anche se non potevano.
- Te l’ho già detto, troverò un modo. Parlerò con tuo padre!- rispose lui guardandosi attorno come se i muri fossero una motivazione valida alle sue tesi.
- Non servirà a nulla, peggiorerà solo le cose!-
- Io sono convinto che stesse mentendo. Insomma, non può farmi licenziare! Il mio capo è Adam e siamo molto amici, lui ci adora praticamente! Non farebbe mai del male a nessuno di noi, figuriamoci licenziarci!- cercò di convincerla.
- Tu non capisci. Non sai com’è! Non sai di cos’è capace!- ruggì Jess guardandolo negli occhi.
- Allora spiegamelo!-
- Lui è il tipo di padre che cacciava le mie amiche di casa perché secondo lui non erano adatte a me! Lui è quello che al mio diciottesimo compleanno mi presentò dei ragazzi dai 18 ai 25 anni dicendo che erano di ‘alto rango’. Non è il tipo di padre che ti protegge o ti abbraccia e non è quello a cui puoi confidare qualcosa. Non ho rapporti con lui se non del tutto fittizi. Non ha mai cercato di fare quello che volevo io per una volta. Lui non è mai stato un vero padre per me!- si passò velocemente il dorso della mano sulla guancia dove per brevi attimi una lacrima era fuggita al suo controllo. – Se non vuoi farlo per te, fallo per i tuoi amici almeno.-
Liam fece qualche passo verso di lei, come se volesse abbracciarla, poi invece con grande forza si fermò costringendosi a non guardarla come se temesse di non riuscire a resistere.
- Ci sarà qualcosa che possiamo fare.- sussurrò il ragazzo, e non sembrava poi così triste, forse perché era ancora convinto che Adam non avrebbe per nessuna ragione al mondo licenziato il suo gruppo preferito.
- Non c’è. L’unica cosa è non farci vedere insieme.-
A quella frase Liam alzò lo sguardò così velocemente che Jess pensò per un attimo di aver detto qualcosa di sbagliato.
- L’hai detto!- fece guardandola negli occhi.
Jess corrucciò la fronte.
- Cosa?- domandò incuriosita.
- Hai detto che non dobbiamo farci vedere, non che non dobbiamo vederci!- esclamò il ragazzo facendo poi un largo sorriso.
- Liam.. sai che non intendevo questo…- sussurrò lei guardandolo con estrema tristezza.
- Tu non vuoi! Tu non vuoi andartene. Non è vero?- chiese con la speranza negli occhi castani.
Jess rimase qualche secondo in silenzio come calcolando le sue parole.
- Non importa quello che voglio io.- rispose infine.
- No invece, importa!- disse e colmò in un lungo passo la distanza che c’era fra di loro arrivandole ad un palmo di mano dal viso. Le afferrò il mento tra il pollice e l’indice e la guardò negli occhi.
Jess si sentì come svuotare da ogni cosa. Per un attimo si perse in quei occhi incredibilmente belli, tanto che si dimenticò persino di respirare.
- Tu vuoi stare con me?- chiese Liam non distogliendo lo sguardo nemmeno per un secondo.
La bionda aveva decisamente perso l’uso della parola, mentre il muscolo che aveva in petto batteva frenetico.
Annuì, perché era tutto quello che riusciva a fare.
- Mi basta questo allora, e farò di tutto per trovare un modo.- disse con decisione.
- Ho paura di quello che succederà..- disse Jess in un sussurro appena percettibile.
- Non devi. Ti ho già persa una volta, non permetterò che riaccada.- rispose Liam e la guardò con un intensità quasi palpabile.
Poi, senza il men che minimo preavviso, le afferrò il viso tra le mani e la baciò. Jess non oppose resistenza, credeva sul serio che in tutta la sua vita non avrebbe desiderato altro che quel momento. Sentì come se un’enorme scatola si fosse aperta nel suo petto, e quel senso di oppressione e tristezza che teneva rinchiuso da mesi semplicemente sparirono nell’aria. Sentiva il calore delle sue labbra inondarle la bocca. Avrebbe dato di tutto perché quel momento non finesse mai. Quando Liam si staccò, per lei decisamente troppo presto, aveva stampato sul volto un sorriso così largo che andava da orecchio ad orecchio. E per la prima vera volta da ormai troppo tempo, anche sul viso di Jess c’era un sorriso, uno sincero che non aveva paura di nascondere.
- Ti amo.- gli sussurrò Liam ancora col viso di Jess stretto tra le sue calde mani.
- Ti amo.- rispose la bionda, e fu come se in quel momento ogni cosa fosse andata al proprio posto.
 
Il soggiorno era inondato dalla calda luce del camino. Gli occhi di tutti i ragazzi compreso Jess erano puntati su una tv al plasma che proiettava un film che nessuno veramente stava guardando. Il volume era troppo basso, come se tutti fossero in realtà in cerca di qualche altro rumore, esempio i passi di qualcuno sul pianerottolo o la porta bianca che si apriva cigolando, ma nonostante questo, alla soglia delle undici di sera Cassie non era ancora rientrata. I ragazzi erano ormai sul filo dell’alta tensione, e ogni minimo rumore li faceva saltare sulla sedia.
Harry era bianco in volto. Muoveva freneticamente una gamba come se stesse provando con tutte le sue forze a stare seduto quando in verità voleva alzarsi da quella sedia e mettere più passi possibili tra lui e la casa. Improvvisamente un rumore fuori dalle finestre della sala li fece scattare tutti nuovamente cercando con la testa qualche chioma nera. Alcuni si girarono persino a guardare la porta di entrata come se sperassero che da un momento all’altro si sarebbe aperta, ma quando il rumore scemò e nessun’altro suono lo seguì parvero di nuovo tutti nervosi.
- Io vado a cercarla.- fece Harry irremovibile, mentre si alzava dalla poltrona su cui era seduto così in fretta che quasi spaventò Zayn che era accanto a lui.
Nessuno parve obbiettare.
- Ha ragione, credo sia la cosa più giusta.- aggiunse Niall guardando Liam e Jess come se aspettasse una loro conferma.
- Si, va bene.- rispose Liam e si alzò seguito da tutti gli altri.
- Hai idea di dove possa essere andata?- chiese Louis a Jess.
La bionda parve riflettere qualche secondo, poi silenziosamente scosse la testa.
- Non conosce molto bene Londra, non ho idea di dove sia. Dipende se è andata in qualche posto che conosce oppure no.-
Quella frase fece innervosire tutti ancora di più.
- Credo sia meglio dividerci. Non pensate? La troveremo prima.- propose Zayn guardando il gruppetto.
Annuirono tutti.
- Facciamo così: Niall tu va alla London Eye e controlla lì; Louis tu al Big Ben, Zayn tu va a scuola forse è lì nei dintorni; Jess tu va al suo vecchio appartamento; Io andrò al ristorante dove lavorava. – spiegò Liam guardando ciascuno in volto, - Harry tu…-
- Io mi farò un giro qui nei dintorni.- lo interruppe il riccio.
- Ma qualcuno deve rimanere qui per verificare se torna..- rispose Liam.
- No, non me lo chiedere nemmeno. Io qui non ci resto. È la fuori per colpa mia!- disse con fermezza guardando l’amico negli occhi.
- D’accordo allora. Andiamo.-
Uscirono tutti di casa, e chi con la limousine chi con diversi taxi si divisero pian piano, l’unico che andò a piedi fu Harry, che senza proferire parola si incamminò in un vicolo buio.
Jess e Liam si fermarono un attimo e si guardarono. Il ragazzo sembrava preoccupato tanto quanto lei.
- La ritroveremo.- la rassicurò accarezzandole il volto con la mano.
Jess sospirò e annuì e per qualche secondo si sentì rassicurata da quelle parole, poi si voltò ed entrò in un taxi.
- Mi porti in Main Street Avenue 2- disse al taxista, e la vettura partì.
Quando fu abbastanza lontana dalla casa, la flebile tregua che il suo nervosismo aveva subito con la presenza di Liam parve dissolversi. Lo stomaco le si contorse dalla paura.
E se le fosse successo qualcosa? Se fosse ferita e non potesse chiedere aiuto?
Jess sapeva che era fin troppo esagerato che veramente quelle cose potessero succedere, ma in quel momento non c’era nessuno a rassicurarla, e l’idea che alla sua migliore amica fosse stato fatto del male sembrò divorarle il petto. Istintivamente prese dalla tasca il suo telefono e anche se sapeva benissimo nel momento in cui compose il numero di Cassie che sarebbe uscita la segreteria telefonica, non le importò. Pochi secondi dopo la voce metallica riapparve di nuovo e lei chiuse la chiamata ma non rimise il telefono in tasca. Rimase qualche secondo ad osservare ansiosa lo schermo del cellullare tenendolo stretto tra le mani come se si aspettasse che da un momento all’altro sarebbe uscito il nome “Cassie” su di esso, segno che aveva visto le sue chiamate e la stava richiamando. Quando si rese conto che il silenzio innaturale che popolava la città in una notte fonda impregnata di stelle, non faceva altro che aumentarle la tensione e l’agitazione, ricompose il numero e richiamò ancora. Non contò esattamente quante volte la voce metallica parlò ancora e lei rimise giù, ma furono abbastanza, perché otto minuti dopo il taxi si fermò davanti al palazzo che tempo prima era stata la casa di Cassie, e solo ed esclusivamente in quel momento si arrese e rimise il cellullare in tasca.
- Non ci metterò molto, può restare qui?- domandò al taxista.
- Certo, però mi paghi ora.- rispose lui, evidentemente non si fidava.
Jess lo pagò e poi uscì dalla vettura. Si guardò per un attimo attorno come se sperasse di vedere una chioma di neri boccoli spuntare da qualche angolo. Fece qualche passò verso il portone ma si fermò: dubitava seriamente che Cassie potesse essere appollaiata tra le scale di un portone. Si girò nuovamente a guardare la lunga fila di palazzi che si estendeva dinanzi a lei. Anche se aveva voglia di guardarsi intorno e di cercarla, persino di urlare il suo nome, una strana sensazione al centro del suo petto le diceva che lì non c’era nulla da cercare. Avvilita riestrasse il cellullare dalla tasca e chiamò Liam.
- Jess? L’hai trovata?- rispose repentinamente lui.
- No. Qui non c’è. Da te?- chiese la bionda tristemente.
- No, nemmeno.- rispose e Jess lo sentì sospirare, - Mi ha chiamato anche Louis, nei dintorni del Big Ben non c’è traccia. Sto andando ora da Niall ad aiutarlo, la piazza della London Eye è enorme.- aggiunse.
- Va bene..- disse la bionda di risposta.
Jess attese qualche istante prima di riparlare, mordicchiandosi le labbra nervosa.
- Liam..- fece per domandare.
- No.- rispose lui come prevedendo la sua domanda.
- Ma che ne sai? Insomma.. non è da lei.. – disse la ragazza. – Jess..- cercò di interromperla Liam. - …e se le fosse successo qualcosa? Infondo è tardi e…-
- Jess!- disse in tono più alto il ragazzo.
La ragazza interruppe il suo monologo.
- Starà benone. Okei?- rispose  Liam e per quanto volesse essere convincente il suo tono lo tradì.
- Okei.- disse Jess per nulla convinta.
- Va da Zayn, potrebbe servirgli il tuo aiuto. Va bene?-
- Si.-
Chiuse la chiamata e un po’ contrariata tornò al taxi.
 
*Pov Harry*
Il riccio camminava ansiosamente ormai da un po’ in una lunga via costellata di negozi con le serrande abbassate. Doveva essere all’incirca l’una di notte. Il cielo buio prorompeva sopra di lui minaccioso mentre sentiva una fastidiosissima sensazione alla bocca dello stomaco, come una sorta di nodo che gli divorava le interiora. Qualsiasi pensiero brutto che passava dalla sua mente, lui cercava di cacciarlo via senza troppi giri di parole, rassicurandosi che Cassie stava bene e che non le era assolutamente successo nulla. Eppure, quando i minuti si trasformarono in quarti d’ora e quelli in ore intere senza nessuna traccia della ragazza, cacciare quei pensieri dalla testa divenne più difficile.
‘ E se le fosse successo qualcosa? Se fosse ferita?’ Fece una vocina nella sua testa.
‘ Ma no, starà bene!’ Rispose una seconda voce.
‘ E’ notte fonda e non è tornata a casa, e nessuno riesce a trovarla. Londra sarà pure ben controllata ma a quest’ora non è di certo un angelo di città, soprattutto non con una ragazza così bella…’disse la prima voce.
‘ Probabilmente è solo triste e depressa per quello è successo, è per questo che non è tornata! E non è così scema da inoltrarsi in vicoli bui o da non scappare se vede una situazione che non le convince!’rispose nuovamente la seconda vocina.
In quel momento nella sua testa già troppo confusa intervenne una terza voce, forse, la più peggiore di tutte.
‘ Se le succede qualcosa è colpa tua! Solamente colpa tua! Tu l’hai cacciata!’urlò maligna dentro di lui.
‘ Immagina se qualcuno le avesse fatto del male solamente perché tu l’hai cacciata! L’hai fatta soffrire e l’hai fatta piangere!’continuò imperturbabile e questa volta non c’erano altre voci a sostenere il contrario.
‘ L’hai trattata malissimo per settimane intere, non regalandole nemmeno uno sguardo quando lei faceva quasi la schiava in casa vostra cucinando e pulendo! Mai un grazie! Qualsiasi cosa le succeda, sarà unicamente colpa tua!’La voce divenne sempre più profonda e scacciarla via fu impossibile. Forse Harry, non voleva nemmeno cacciarla dalla sua testa, perché sapeva in cuor suo che tutto quello che la voce diceva era vero, e non aveva motivi o giustificazioni per ribattere o per togliersi quelle frasi dalla sua testa. Si sentì un po’ masochista, come se sapesse che in verità quella punizione lui la meritava fino in fondo.
‘ Sei stato un totale idiota! Hai cercato di proteggere un amico dall’unica cosa che poteva renderlo felice e hai fatto del male a due ragazze che in verità cercavano di non farlo ne soffrire lui ne soffrire te e gli altri!’
Uno scattò d’ira si impossessò in Harry che picchiando una mano sulla testa urlò: - Basta! Basta, ho capito. Basta!-
La voce cessò eppure nonostante questo la sensazione di disgusto che provava per sé stesso non si affievolì nemmeno per un istante. Era come un prurito fastidioso al centro del petto: poteva grattarsi fino a farsi sanguinare ma la sensazione non sarebbe sparita.
I passi del ragazzo si fecero più veloci, sempre di più, finché non si rese nemmeno conto di aver iniziato a correre. Gli occhi verdi scattavano frenetici scrutando perfettamente la strada buia, nonostante la corsa. Non seppe bene per quanto tempo corse invano, svoltando in strade e stradine seguendo unicamente il suo istinto, però seppe per certo che fu abbastanza poiché si dovette fermare all’istante esausto. Il cuore batteva frenetico dentro di lui divorandosi i secondi, mentre i polmoni richiedevano ossigeno quasi con smania. Mise una maso sul fianco sentendosi quasi svenire, poi appena riprese fiato sufficiente, alzò lo sguardo. Si ritrovò all’incrocio di due stradine laterali che cullavano un grazioso quanto buio parco. Attraversò la strada deserta e si diresse verso di esso. L’unico rumore che si percepiva tra gli alberi erano gli scricchiolii delle foglie che si sbriciolavano al suo passaggio. C’erano varie panchine, tutte vuote. Camminò ancora per qualche minuto nel sentiero buio che si snodava tra gli alberi alti contro il cielo stellato. Sentì un rumore, e si voltò istintivamente alla sua destra pensando potesse essere Cassie, ma quando scrutò attentamente il posto da dove era venuto il rumore e notò che era deserto così come tutto il resto del parco, il suo animo si fece prendere dallo sconforto. Per una frazione di secondo era quasi convinto che potesse essere lei. Sconsolato e sempre più arreso continuò a camminare per ancora alcuni minuti. Gli occhi bassi a guardare tristemente il sentiero. Calciò un sasso che era dinanzi a lui con leggerezza, e lo seguì con lo sguardo ricadere qualche metro più in là. In quel momento però, qualcos’altro catturò la sua attenzione. Vicino a dove era caduto il sasso, su una panchina in un verde smunto, c’era una figura incappucciata. Pensò potesse essere un senzatetto, ma decise di avvicinarsi comunque.
A pochi passi dalla figura, l’incappucciato alzò il volto, e solo in quel preciso istante due paia di occhi azzurri si scontrarono con quelli del ragazzo.
L’aveva trovata.
 
*Pov Cassie*
La mora lo fissò incredula. Che diavolo ci faceva lì? Era una cosa casuale oppure non aveva finito di urlarle contro e voleva rigirare il coltello nella piaga?
Istintivamente Cassie si alzò e si voltò come per andarsene ma prima di fare solamente un passo, il riccio la afferrò per un polso obbligandola a voltarsi e poi  inaspettatamente l’abbracciò forte stringendola a sé. Cassie rimase stupefatta. La bocca aperta, gli occhi sgranati e con le braccia rigide sui fianchi, guardava il moro come se fosse seriamente intenzionata a chiedergli se fosse impazzito.
- Sono così felice che tu sia bene!- ansimò lui, poi sciolse l’abbraccio e cingendole le spalle nelle calde mani la guardò in volto. – Ci siamo tutti preoccupati! Pensavamo ti fosse successo qualcosa! Perché non sei tornata?- chiese con tono ansioso.
- Mi ha detto tu di andarmene.- rispose lei confusa e disorientata, quel comportamento era davvero molto strano.
Harry tolse le mani dalle sue spalle e le fece ricadere prive di vita sui suoi fianchi mentre spostava gli occhi verdi dal viso della ragazza a terra. Cassie non sapeva esattamente cosa fare o cosa dire. Per qualche secondo pensò addirittura che si fosse immaginata tutto. Come potevano preoccuparsi per lei delle persone che l’avevano sempre odiata?
- Si...- sussurrò il ragazzo, - A proposito di questo, mi dispiace.- fece non riuscendo a guardarla in volto.
Cassie se possibile, era ancora più esterrefatta. La sua fronte si corrucciò confusa, poi improvvisamente nei suoi occhi scoppio un barlume di comprensione.
- Ti ha mandato Liam non è vero?- chiese contrariata incrociando le braccia.
Harry alzò velocemente il volto.
- No!- sbottò.
Cassie scosse la testa guardando altrove, come se non credesse ad una singola parola che diceva.
- Cassie, non mi ha mandato Liam. Dico davvero.- rispose lui e le sfiorò un braccio come se volesse costringerla a guardarlo.
A quel tocco Cassie guardò prima accigliata la mano, poi fulminò con lo sguardo Harry, che subito la ritrasse.
- Allora cosa ci fai qui? Credevo mi odiassi.- disse la mora scrutandolo appena.
- Io non ti odiavo!- rispose lui che sembrava infastidito da qualcosa.
Cassie lo fissò scettica alzando un sopracciglio.
Il riccio sospirò.
- Va bene.. – borbottò lui, - Jess ci ha detto la verità.- rispose Harry tutto d’un fiato.
A quella frase la bocca di Cassie si spalancò. Ora si spiegava tutto.
- Cosa?- chiese abbandonando il cipiglio scontroso e ferito che aveva assunto contro il ragazzo.
- Si… Dopo che te ne sei andata ci ha riferito tutto.- fece lui e iniziò a guardarla in volto.
La mora rimase qualche secondo in silenzio mentre un moto di emozioni si impossessava di lei. Non seppe bene perché, ma aveva una fastidiosissima sensazione, che non riusciva a comprendere. Era felice si, lo era perché finalmente Jess aveva avuto il coraggio di dire tutto, perché finalmente nessuno le avrebbe più giudicate e perché questo poteva significare che Liam sarebbe tornato a sorridere come non mai. Eppure, nonostante questo, percepiva una nota di tristezza e di nervosismo. Pensò soprattutto a cosa sarebbe successo se il padre di Jess fosse venuto a conoscenza del fatto che dopo la London Eye si erano visti ancora. Cos’era in grado di fare? Quell’uomo non le piaceva, nemmeno un po’.
Sorrise debolmente ma non aggiunse altro. Non sapeva che rispondergli. Cosa significava per lei tutto questo?
- Cass?- chiamò Harry distraendola dai pensieri.
Lei si fece attenta.
- Ti prego siediti.- aggiunse indicando la panchina.
La mora fissò il legno marcio dipinto di un verde scolorito, poi titubante si sedette, e il ragazzo alla sua destra fece lo stesso.
- Vorrei.. Vorrei che tu mi ascoltassi molto attentamente.- fece lui osservandola negli occhi.
Cassie si sentì un po’ in imbarazzo. Non aveva nessun rapporto confidenziale con Harry. In verità, non aveva nessun rapporto confidenziale con qualcuno che non fosse con Liam. Annuì calma.
- Ti devo delle scuse. Delle scuse sincere, non come quelle che ti ho fatto prima.- iniziò.
- Harry, va bene così, non sono arrabbiata.- si intromise la ragazza.
- Perché? Perché non sei arrabbiata? Dovresti odiarmi.- rispose lui e sembrava offeso senza motivo.
- Io non odio nessuno. Quella è casa tua, non mia. È logico tutto quello che hai fatto, - disse e lui la guardò scettico pronto a ribattere, - magari però hai sbagliato i modi.- aggiunse prontamente.
- Non ho sbagliato solo i modi. Pensi davvero che non me ne accorga?- domandò voltandosi per guardarla in volto il meglio possibile.
- Di cosa?-
- Credi non mi accorga che da quanto tu sei in casa quasi ci fai da schiava?-
- Oh, andiamo, io non faccio la schiava. Voi mi avete offerto un posto dove stare, era il minimo che potessi fare.- rispose lei.
- Non hai nessun obbligo a cucinare e pulire, ma hai deciso di farlo comunque. E non parlo solamente di questo. Parlo anche del fatto che ogni qual volta tu fai qualcosa per noi, io non ti ho mai ringraziato, e credimi,- disse lui e notando che Cassie aveva abbassato lo sguardo, le prese delicatamente una mano e lei sussultò leggermente, ma rialzò lo sguardo nuovamente su di lui, - non hai idea di quanto mi sento un merda per questo. Hai sempre cercato di essere carina con noi mentre tenevi un segreto così profondo e cercarvi di proteggere tutti ma non potevi dircelo.-
Lei rimase in silenzio. Non sapeva bene che dire. Credeva vivamente che Harry non avesse un cuore, che fosse scontroso ed egocentrico di natura. Che non potesse veramente pentirsi di qualcosa, e ne fu piacevolmente stupita quando capì che non era così. Harry può sembrare arrogante, ma credimi è solo una maschera’ le parole di Liam di molti giorni prima le tornarono impetuose in mente.
- Quindi,- ricominciò e per guardarla in volto bene quasi si inginocchiò, - perdonami se sono stato un totale idiota. Perdonami se ti ho ferita e umiliata. Perdonami se ti ho cacciata.-
Cassie sorrise dolcemente. Harry invece, rimase a fissarla, come attendendo una risposta.
- Ti perdono.- rispose infine la ragazza per tenerlo contento, ma in cuor suo, l’aveva già perdonato alle prime righe di quel poema.
- Grazie!- fece lui quasi urlando, poi con un sorriso a trentadue denti la strinse di nuovo in un abbraccio che questa volta Cassie ricambiò.
 
Pochi minuti dopo erano entrambi in un taxi. Harry estrasse il cellullare dalla tasca e compose un messaggio. Cassie, che era seduta vicino a lui, con la coda dell’occhio le parve di scorgere il suo nome.
- A chi stai scrivendo a quest’ora?- chiese incuriosita, non ricordava che ore erano esattamente dato che il suo cellullare era spento, ma doveva essere sicuramente molto tardi.
- A Liam. Gli sto dicendo che ti ho trovata, di smettere di cercarti e di tornare a casa.- rispose lui ancora indaffarato a scrivere l’sms.
- Mi stavano cercando?- chiese lei.
- Si, è normale.- rispose lui quando ebbe finito di scrivere.
- Tutti quanti?- domandò stupita la ragazza, pensando anche al resto del gruppo.
- Certamente. Ci siamo divisi ed abbiamo setacciato Londra. Sono le due di notte e non è molto saggio per una ragazza girare tutta sola.- rispose Harry guardandola in volto.
Cassie si fece strana tutta d’un colpo e il ragazzo dovette accorgersene.
- Va tutto bene?- chiese preoccupato.
- Si, è solo.. Che non sono abituata ad avere delle persone che si preoccupano per me.- rispose sinceramente guardandosi le mani.
- Ed è una cosa brutta?- chiese il ragazzo titubante.
- No, affatto. Mi fa piacere.- rispose lei facendo poi un sorriso.
Harry ricambiò sorridendo anche lui.
 
Poco dopo il taxi si fermò e entrambi scesero dall’auto. Percorsero il vialetto buio diretto alla porta bianca da cui non molto prima la mora era fuggita ed Harry aprì la serratura con le chiavi, poi con un gesto elegante si fece di lato aprendo la porta e facendo passare la ragazza.
- Bentornata a casa.- disse sorridendo dolcemente.
Cassie entrò, consapevole che non c’era nient’altro da temere. Consapevole che da quel giorno le cose sarebbero cambiate per tutti. Per la prima volta era felice di varcare quella soglia e di poterla chiamare ‘casa’.




Salve lettrici belle!
Lo so, è da quasi un mese che non aggiorno, perdonatemi!
Spero questo capitolo vi piaccia. Cosa ne pensate di Liam e Jess?
E di Harry che chiede scusa?
Grazie a tutte quelle che hanno recensito i miei capitoli precedenti e grazie mille a chi lo farà anche con questo!
Siete fantastiche, mi fate venir voglia di scrivere.
Grazie, grazie, grazie!
Spero recensiate, mi farebbe piacere!
Un bacio enorme :3

  
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