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Autore: Melanto    30/10/2012    5 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 15: L'uomo senza Inconscio (parte V)

Avamposto Sud dell’AlfaOmega – Sistema Montuoso del Nohro, Regno degli Ozora, Terre del Sud Meridionali

Yuzo sembrava esser fatto di vento.
Sfrecciava a tutta velocità lungo i corridoi che aveva già percorso. Le braccia erano tese lungo il corpo affinché assumesse la forma più aerodinamica possibile. L’aria fessa al suo passaggio gli scivolava sul volto senza offrirgli la resistenza usuale, ma favorendo i suoi spostamenti.
Quella vibrazione improvvisa l’aveva messo in allarme. Non aveva idea di che diavolo fosse stato, ma non gli era piaciuta, considerando poi che il Principe tutto sommato non era da solo, non aveva resistito ed era tornato indietro. Ci avrebbe messo pochi minuti, il tempo di prendere Mamoru e raggiungere gli altri.
Una macchia improvvisa gli comparve davanti nel girare l’angolo. Era sceso di quota per riuscire a vedere meglio, ma non si sarebbe aspettato di trovarsi di fronte qualcuno.
Fu tutta una questione di attimi, si sentì spingere verso l’altro ma quello Stregone non poteva sapere d’esser davanti a un Elemento d’Alastra, così sfruttò la spinta, effettuò una capriola in aria e atterrò alle spalle dell’avversario scivolando al suolo per smorzare la velocità. Quando l’altro si volse, tutta la tensione che lo aveva teso ad affrontare lo scontro si smorzò.
“Mamoru!”
Era vivo e stava bene, per grazia di tutte le Dee.
La Fiamma stemperò l’espressione severa, però era ugualmente sorpreso. “Che diavolo fai qui?! E il Principe e gli altri?! E’ succ-”
“Ho detto loro di proseguire e sono tornato indietro.”
“Cosa?! Perché?!” Mamoru non riusciva a comprendere, ma da una parte era sollevato nel vedere che il volante stava bene. D’altro canto, Yuzo sapeva di non potergli dire il reale motivo dietro la sua scelta.
“Non che temessi una tua sconfitta. Ma volevo essere sicuro che stessi bene. Ero venuto a darti una mano.”
La Fiamma strinse appena lo sguardo. A pelle, sentiva non fosse proprio come gli aveva detto il volante; sempre per merito di quel legame che avevano creato gli parve di comprendere oltre le parole non dette. Dopotutto, nemmeno lui avrebbe mai potuto lasciarlo indietro. Accennò un sorriso supponente.
“Arrivi tardi, uccellino. Già fatto. Ti sei perso lo spettacolo.”
Yuzo sorrise di rimando. “Allora vorrà dire che me lo racconterai. Raggiungiamo gli altri.”
“Fammi strada.”
Ma il volante gli circondò la vita con un braccio. “Volando ci metteremo molto meno. Però devi reggerti forte perché andrò più veloce di quanto sei abituato.”
Mamoru inarcò un sopracciglio non troppo entusiasta all’idea: stava appena superando la sua fobia per le alte quote e l’ipotesi di dover sfrecciare a tutta velocità non lo allettava per niente.
“Vedi di non farmi sbattere da qualche parte.”
Yuzo rise apertamente, stringendolo a sé con una naturalezza che fece arrossire la Fiamma. “Il solito malfidato”. Il profilo vicino a quello di Mamoru che si schermì pur passandogli un braccio attorno al collo e l’altro al fianco, per reggersi.
“Sei pur sempre un volante.”
“Ovviamente” convenne il compagno ridacchiando. L’attimo dopo erano divenuti parte di un’unica scheggia che fendeva l’aria di quei labirinti.
Mamoru si rese subito conto della differenza. Quando era capitato che volavano insieme, era in grado di osservare il panorama e l’aria era piacevole, intensa quanto bastava a smuovere i suoi capelli. Ora non era neppure in grado di sollevare il volto che teneva nascosto e protetto nel collo di Yuzo. L’aria esercitava una pressione tale da tenerlo schiacciato completamente contro il corpo del compagno. Si domandò come facesse, l’altro, a sopportare lo sferzare del vento dritto negli occhi. Ma tutte le sue domande passarono un po’ in secondo piano nella piacevole sensazione di quell’abbraccio. Aveva detto che lo avrebbe abbracciato ogni volta avesse voluto, ma anche lui traeva benefici da quei semplici gesti. E anche se in quel momento diverso era il motivo a tenerli stretti, la sua presenza sotto le dita era troppo bella per poter pensare ad altro. Bella e breve, perché ci misero davvero un attimo a raggiungere i compagni, tanto che Mamoru ebbe l’impressione che l’avessero lasciato indietro solo di pochi metri.
“Accidenti!” borbottò Teppei nel rivedere il volante così presto e togliendo le parole di bocca alla Fiamma. “Sei stato un fulmine!”
Mamoru si separò da lui appena furono fermi e a terra. Hajime lo avvicinò, valutandolo velocemente con sguardo serio.
“Tutto a posto? E lo Stregone?”
“Sì, sto bene. Il bastardo è morto.”
L’altro annuì. In quel momento il Principe si volse, il braccio teso a indicare il lunghissimo quanto buio corridoio che si apriva davanti a loro.
“E’ qui in fondo!” esclamò. “Il portone che ho visto è qui in fondo. Ormai ci siamo.”
Mamoru e Hajime guadagnarono di nuovo la testa del gruppo per affrontare eventuali Stregoni, Yuzo proteggeva da vicino il futuro sovrano e il suo petulante servitore e Teppei chiudeva la fila.
Diversamente dagli altri corridoi che, per quanto poco, mantenevano comunque delle deboli luci, questo era completamente buio.
Mamoru dovette ricorrere ai suoi poteri per riuscire a illuminare la strada e stare attenti a eventuali trappole. Teneva la mano sollevata e le fiamme divoravano l’oscurità, ma questa si richiudeva subito dopo il loro passaggio dando l’idea di essere loro quelli che venivano divorati.
Per quanto possibile, camminarono a passo sostenuto, dietro c’erano ancora gli Stregoni che avevano il vantaggio di conoscere quel posto a menadito. Il loro ambiente congeniale.
Mamoru aguzzò la vista quando ebbe l’impressione che qualcosa emergesse dall’oscurità. Dovevano aver raggiunto il fondo e questo infatti si presentò con un enorme portone.
Sulla superficie, campeggiava una specie di croce, circondata da raggi. Sulla sommità del vertice principale, la ‘N’ vista dal Principe Ozora era inconfondibile.
Hajime parlò per gli altri. “Una rosa dei venti.”
“A quanto pare.” Mamoru spostò il peso sull’altro piede e cercò di valutare a occhio la pesantezza dell’uscio. Yuzo si portò al suo fianco con decisione.
“Posso pensarci io.”
La Fiamma non ebbe nulla in contrario e lo lasciò fare, dando disposizioni a Teppei. “Fai in modo che non possano raggiungerci tanto presto.”
Così, i due Elementi si misero all’opera senza perdere tempo, mentre Hajime e Mamoru restavano fermi contro la parete assieme al Principe e al suo servitore.
Teppei accartocciò nuovamente pavimento e pareti, affinché gli Stregoni si trovassero davanti un muro così spesso che sfondarlo non sarebbe stato per nulla semplice, mentre Yuzo utilizzava un incantesimo che Mamoru non gli aveva mai visto.
L’aria turbinò in entrambi i palmi, comprimendosi sempre di più fino a che non rimasero che due sfere grandi quanto una biglia bianco sporco e dense. Yuzo le chiuse nel palmo e poi le lasciò andare entrambe. L’aria si mosse tanto velocemente che la Fiamma non fu in grado di vederla a occhio nudo, ma l’impatto che ebbero con il portone lo vide e lo sentì perfettamente. Il profilo della struttura si era incurvato e l’aria aveva lasciato una traccia evidente di forma circolare nel centro, tra i due battenti. Quello di destra aveva iniziato a cedere.
Il volante ripeté l’incantesimo, questa volta fuse le biglie in una sola, stretta in ambedue le mani. Quando la lasciò, il battente cedette di schianto, aprendosi quasi completamente come fosse stato sopposto alla pressione di una potente onda d’urto.
“Andiamo.” Mamoru tornò alla testa del gruppo e fu il primo a entrare, così come Teppei fu l’ultimo e si premurò di chiudere il portone sui loro passi, fondendo il ferro decorativo che circondava i battenti.
“Per tutte… le Dee…” La Fiamma lo esalò adagio e l’espressione sui volti dei suoi compagni non fu molto differente dalla sua. Davanti ai loro occhi c’era un enorme quanto perfetto sistema di cristalli trigonali che brillavano di una continua luce purpurea e pulsante.
Mamoru lo riconobbe quasi subito, ma ne rimase ugualmente esterrefatto perché era il primo che vedeva ‘dal vivo’. Sui libri di testo aveva letto spesso degli Amplificatori di Aprivarco che erano stati trovati negli scontri tra Stregoni ed Elementi ed erano stati descritti come cristalli a tre corpi di cui il più grande, quello centrale, arrivava a un’altezza di un metro e mezzo. Il loro colore era grigio, fumoso, e il porpora della magia racchiusa al loro interno brillava in maniera continua. La loro presenza era in grado di raddoppiare il raggio di trasporto di un normale Aprivarco. Quest’ultimo era portatile, lungo circa cinque centimetri e di cristallo nero così denso da non essere trasparente. Al suo interno, il porpora della magia si illuminava solo quando veniva usato e si manifestava in un piccolo bagliore, concentrato nel mezzo, simile a una stella.
Gli Aprivarco permettevano di raggiungere la distanza di venti chilometri dal punto di partenza, gli Amplificatori fornivano una potenza aggiuntiva necessaria a trasportare lo Stregone a quaranta-cinquanta chilometri di distanza, ma solo in punti stabiliti dove si trovavano altri Amplificatori.
Quello, invece, era enorme.
Il cristallo occupava quasi interamente il fondo della stanza. Largo quanto la parete che aveva alle spalle, la sua altezza mancava il soffitto solo per una manciata di centimetri. Era il più grande Amplificatore che avesse mai visto e di cui, ne era sicuro, nessun altro degli Elementi, compresi i Magister, Master e Consoli era a conoscenza.
“Santissime Dee! Questo è in grado di mandarti dall’altra parte del mondo!” sbottò Teppei.
Sì, in effetti, per quanto era grande, avrebbe potuto coprire una distanza pari a circa un migliaio di chilometri, se non di più. E in quel momento Mamoru realizzò due cose fondamentali: la prima, era che il Principe aveva avuto la ‘giusta’ visione, poiché quella stanza poteva essere considerata una via d’uscita, la seconda era che però nessuno di loro era uno Stregone e nessuno avrebbe saputo come farlo funzionare.
“Siamo in trappola” disse senza mezzi termini.
“In trappola?! Impossibile!” Ryo, il servitore, incrociò le braccia al petto e sollevò il mento con quel piglio altezzoso che Mamoru avrebbe voluto strappargli dal grugno a mani nude. “Se Tsubasa ci ha condotti qui, significa che è da qui che usciremo.” Parlava del Principe rivolgendosi a lui con un tono estremamente confidenziale, molto in là rispetto ciò che imponeva l’etichetta. Probabilmente era suo servitore da molto tempo e, essendo coetanei, nulla toglieva che fossero addirittura cresciuti insieme.
La Fiamma soprassedette su quelle facezie folgorandolo con un’occhiata di fuoco. “D’accordo, grande genio, e allora illuminami: sei per caso uno Stregone che sa come far funzionare un fottuto Aprivarco?!”
L’altro si infervorò, puntando i piedi. “Non usare quel tono con me!”
“Oddee!” Mamoru si passò le mani nei capelli con forza e stizza. Si morse il labbro per ingoiare chissà quale insulto pesante e poi si volse in direzione dei compagni. “Fatelo tacere, prima che lo polverizzi!”
Lo stesso Principe intervenne per sedare gli animi ma, nonostante tutto, il servitore continuò a borbottare di ‘mancanza di rispetto’ e di ‘tempi che non erano più come quelli di una volta’. Mamoru lo ignorò, non riuscendo a comprendere i suoi inutili lamenti. Tornò a concentrarsi sul grosso Amplificatore. Era alto all’incirca otto-dieci metri, la base larga sei. Gli altri due cristalli minori erano alti poco meno della metà di quello centrale. La magia fluiva continuamente al suo interno, riuscendo a illuminare la stanza tanto che non ci fu nemmeno bisogno del suo fuoco: quell’affare faceva luce a sufficienza.
Davanti all’Amplificatore, posto al centro di un grande anello di ferro lavorato, vi era un tavolo con sopra dei normali Aprivarco, spenti. Molto probabilmente da lì gli Stregoni si muovevano per coprire la maggiore distanza possibile. Questo significava che doveva esserci un altro Amplificatore della stessa dimensione – o magari anche più grande – da qualche parte sul pianeta cui quello che avevano davanti era direttamente collegato.
Avevano la via di fuga, ma non potevano usarla. Dannazione.
D’un tratto, Yuzo, che Mamoru non si era accorto fosse fermo al suo fianco, si mosse per raggiungere il tavolo. Prese uno degli Aprivarco e lo rigirò tra le dita, prima di voltarsi e proporre qualcosa che gli ghiacciò la schiena.
“Potrei farlo funzionare con il potere dell’onice.”
Mamoru serrò la mascella e allargò gli occhi. “Scordatelo. Non pensarci neanche.”
“Se Hajime attivasse la pietra il tempo necessario affinc-”
“No, non se ne parla, sei impazzito?! Punto primo: non ti permetterei mai di usare quel… quell’affare maledetto! Punto secondo: non hai la minima idea di cosa potrebbe succedere e se è vero quello che mi ha raccontato Hajime a riguardo, finiresti con l’ucciderci tutti!”
Yuzo sostenne per un po’ il suo sguardo, poi lo distolse, consapevole della ragione che aveva la Fiamma. Inoltre, Mamoru era memore di quello che era accaduto a Sendai, un motivo in più affinché bocciasse la proposta.
Il volante rigirò ancora la pietra nella mano, pietra che avrebbe potuto funzionare solo con la Magia Nera, purtroppo, e lui, che ne conosceva alcuni incantesimi, non era in grado di utilizzarli, non quando l’onice era disattiva.
Levò di nuovo lo sguardo sulla Fiamma che continuava a fissarlo seppur non con severità. Poi, il Principe prese parte alla discussione, lasciando di sale i quattro Elementi.
“L’Elemento Izawa ha ragione, il potere della tua onice è troppo pericoloso, poiché incontrollabile. Tuttavia…”, rivolse un sorriso rassicurante al Tritone, “…non lo è quello di Hajime. La sua pietra ha un potere limitato che non sopravanza sulla coscienza. Lui potrebbe farlo.”
Ci fu un lungo momento di silenzio e sorpresa, in cui i giovani rimasero a fissare il Principe.
L’Elemento di Agadir avanzò di qualche passo, trovando la voce che gli altri avevano perduto.
“Voi… siete a conoscenza dell’Ordine dell’Onice?”
Tsubasa tirò un lungo sospiro pieno di rassegnazione. Lo sguardo che rivolse loro era venato di un insopportabile senso di colpa.
“Ahimé, sì. Ne percepii l’esistenza quando ero molto piccolo, grazie alle mie visioni. Ma allora non ero ancora in grado di capire cosa fosse e dopotutto non avevo molti contatti con gli allora Master e Consoli. Poi ho conosciuto Master Misugi e Master Matsuyama e tutto è divenuto improvvisamente chiaro.” Osservò prima Hajime e poi Yuzo. “Credetemi, mi dispiace moltissimo per quello che vi è stato fatto… per ciò che avete sofferto…”, si soffermò più a lungo sul volante, “per le conseguenze.”
Yuzo annuì, ma abbassò lo sguardo. “Non dovete scusarvi, non è colpa vostra.”
“In parte mi sento responsabile, perché non ho potuto fare niente.”
“Ma adesso” intervenne Teppei con voce trepidante e negli occhi un’espressione quasi supplichevole. “Adesso che diventerete Re… potrete cancellare per sempre questo maledetto Ordine, no? Sarete il sovrano, potrete farlo, vero?” Senza attendere risposta, il tyrano si inginocchiò ai suoi piedi. Una mano sul ginocchio piegato, le nocche dell’altra premute a terra, il capo chino. “Vi prego, Vostra Altezza, quando vestirete la corona che vi consacrerà come nuovo reggente dei Regni degli Ozora, sciogliete l’Ordine dell’Onice.”
Hajime accennò un sorriso nel vedergli prestar fede alla promessa che gli aveva fatto, quella di tentare di dare una seconda possibilità al sistema, quella di tentare di cancellare l’incubo cui erano costretti a sottostare pur contro la loro volontà.
“Mi rendo conto che non è il momento più opportuno per chiedervi una cosa simile, ma dovevo farlo!” Il giovane sollevò lo sguardo e i suoi occhi scuri trasmettevano chiaramente la purezza dei suoi sentimenti. “Non è giusto… non ce lo meritiamo…”
Tsubasa sorrise. “No, nessuno se lo merita. Per questo la mia risposta è sì.”
Il viso di Teppei sembrò illuminarsi, mentre quello degli altri si caricava di una sorpresa inaspettata. In cuor loro, né Hajime né Yuzo avevano mai creduto che il Principe potesse accettare, poiché vincolato a obblighi che, molto spesso, superavano la reale volontà della persona. Eppure, Tsubasa stava dicendo tutt’altro.
“Quando tutto questo sarà finito, quando e se la pace tornerà ancora a illuminare la vita su Elementia, allora sciogliere l’Ordine sarà la prima cosa che farò come nuovo sovrano. Avete la mia parola.” Si rivolse nuovamente al tyrano, snudando i denti in un sorriso sicuro e deciso. “Il sistema non è marcio del tutto. Può ancora essere salvato ed è quello che faremo. Non dobbiamo arrenderci, non senza aver lottato.”
Mamoru rimase… colpito.
Forse, di primo acchito, il Principe poteva sembrare un ragazzino sprovveduto, e magari lo era davvero, eppure emanava una forza e una sicurezza nel futuro che erano come ipnotiche. Sarebbe stato capace di trascinare le masse, di governarle con la semplicità con cui respirava. Il Principe Tsubasa era un leader nato, ma non duro come poteva essere Master Hyuga, che attraverso la forza del comando teneva le redini dell’intera scuola. La forza del Principe era nella fiducia che riusciva a infondere nelle persone che gli erano intorno, in quelle che gli parlavano e che lo stavano ad ascoltare. La sua forza era nella speranza che sembrava non abbandonarlo mai e nella convinzione che avrebbe potuto realizzare tutto ciò che diceva. I suoi poteri gli permettevano di arrivare fino in fondo all’animo di chiunque. Sì, sarebbe divenuto un grande Re.
“Grazie, Vostra Altezza! Grazie!” Teppei chinò il capo in segno di rispetto e sottomissione un’ultima volta, prima di alzarsi in piedi, carico come non lo era mai stato in vita sua. Sembrava come rinato. Tutti i pesi che la conoscenza dell’Ordine dell’Onice aveva calato sulle sue spalle, tutte le delusioni e l’amarezza erano improvvisamente scomparsi. Dissolti nelle parole del Principe e lui ci credeva, ci credeva fermamente. L’intero sistema che regolava Elementia poteva tornare a essere giusto e corretto come era sempre stato convinto che fosse e nessuno avrebbe più dovuto soffrire per gli errori altrui.
“È inammissibile!” Ryo era tornato a lamentarsi. Le braccia conserte e il mento sollevato. “Ti rendi conto fino a dove si sono spinti, Tsubasa?! Per poco non mandano a gambe all’aria l’intero pianeta!” Ancora, la confidenza con cui quello strano servitore si rivolgeva al Principe andava al di là di ogni regola o etichetta. “Tanto tempo fa queste cose non sarebbero successe! Se Loro non avessero lasciato questo pianeta in mano a certi bifolchi con le manie di grandezza, adesso sarebbe tutta un’altra cosa!”
“Ryo, non essere severo.” Il tono del Principe era conciliante, quasi fraterno, ma Mamoru ne aveva ormai fin sopra i capelli.
Scosse il capo sbuffando un sorriso tra l’ironico e il seccato. “Basta così, ne ho piene le scatole.” Con fare minaccioso si avvicinò al giovane che era molto più basso di lui, tanto che dovette alzare la testa per riuscire a guardarlo negli occhi. E quelli di Mamoru erano ardenti di fiamme. “Stammi bene a sentire, lacchè. Fatti uscire un’altra sola, mezza parola e io giuro che ti lascio qui. Vedrai come si divertiranno gli Stregoni a farti a pezzi per sfogarsi del fatto di aver perso il loro prigioniero reale. Magari qualche annetto nelle segrete non te lo leva nessuno. Che dici? Vuoi provare?”
Le labbra di Ryo tremarono per la collera, mentre aggrottava le sopracciglia e sembrava quasi sul punto di piangere. D’un tratto si volse verso Tsubasa – già pronto a sospirare con rassegnazione – e  sbottò: “La mamma non era così! Si può sapere da chi diavolo hanno preso questo loro pessimo carattere gli Elementi di Fuoco?! Sono i-irrispettosi, violenti e minacciosi! Lei non lo era! Non lo era affatto! Era solo tosta! E… e io non dovrei essere trattato in questo modo! Lacchè! Lo hai sentito?! Mi ha chiamato lacchè ed è già la seconda volta!”
Mamoru strabuzzò gli occhi e tirò indietro il mento. “La… mamma?” O lui si era perso qualcosa o quel tipo era solo del tutto fuori di testa. Manco a dirlo, la Fiamma propendette per la seconda ipotesi.
Quello si girò nuovamente, le labbra strette in una smorfia offesa e gli occhi inumiditi. “Sì! La mamma! Maki! La tua Dea! Mia madre!”
“Vostra Altezza, credo che il vostro servitore non stia troppo bene. Parla a vanvera.” Mamoru continuava a non capire, mentre Tsubasa rideva, scuotendo il capo.
“No, sta benissimo, te lo posso garantire” spiegò, con l’altro che ancora piagnucolava.
“Li hai sentiti?! Mi hanno detto addirittura che parlo a vanvera! Proprio a me che dovrebbero trattarmi con reverenza e adorazione! Non c’è più religione a questo mondo e se c’è è stata completamente distorta e travisata!”
“Ryo, smettila! Loro non lo sanno, non è colpa loro.” Ma tutte le parole di Tsubasa andarono a vuoto. Ryo aveva ormai messo il broncio e dava le spalle agli altri. Le braccia ancora incrociate e la testa incassata nel collo.
“Sapere cosa?!” Mamoru lo chiese in maniera fin troppo brusca ma ne aveva ormai abbastanza di tutti quei misteri. Per fortuna, il Principe non voleva nascondere ancora la verità.
“Perdonate se non ho fatto le presentazioni come si deve, ma non ce n’è stato il tempo ed era meglio che certe cose rimanessero celate il più a lungo possibile.” Sospirò. “Miei fedeli Elementi, vi presento Ryo o, per meglio dire, la Chiave Elementale, creata dalle quattro Dee per le genti di Elementia.”
La voce di Mamoru raggiunse toni acutissimi mentre tirava via quel: “Eh?!” che risuonò per tutta la stanza. Hajime, Teppei e Yuzo non dissero una parola, ma si limitarono a fissare il giovane ancora di spalle, seppur avesse in parte girato il viso e ora mostrava il profilo dall’espressione ancora imbronciata.
“E’ uno scherzo, vero?” Mamoru si mise a ridere. “Ci state prendendo in giro, non è così? Avete un senso dell’umorismo decisamente fuori luogo, fatevelo dire.”
Il Principe scosse il capo senza sorprendersi per la loro reazione. “Non è uno scherzo, non mi permetterei mai di scherzare su una cosa così importante e in un simile momento. Ryo… è davvero la Chiave Elementale.”
“Ecco! Lo hai sentito?! Pensava che stessi scherzando!” Il giovane aumentò il tono melodrammatico inspirando profondamente. “Questo mondo non mi merita.”
Stavolta, il sorriso scomparve dal volto della Fiamma mentre realizzava la cosa più assurda possibile. Non solo la Chiave esisteva, ma ce l’aveva davanti ed era…
“Quello lì?” Non poteva crederci. Alla faccia della beffa. “Quello lì è… davvero…”
“Questa non è la sua vera forma, ma è quella che ha assunto per poter interagire con noi. Con me.”
“Avrebbe potuto fare di meglio…” si lasciò sfuggire Mamoru beccandosi subito una gomitata da parte di Yuzo che lo guardò come avesse voluto mangiarlo lì sul posto: dopotutto, stava pur sempre offendendo un semidio.
La Fiamma tacque, incassando il silenzioso rimprovero, e lasciò proprio che fosse il volante a coprire il ruolo di diplomatico che gli sembrava cucito addosso.
“Divino Ryo, siamo terribilmente mortificati per avervi recato offesa. Non era nelle nostre intenzioni, non potevano immaginare che foste voi la Chiave. Siamo onorati di fare la vostra conoscenza.” E si profuse in un elegante e sentito inchino, imitato anche da Acqua e Terra, mentre Mamoru obbediva con maggiore riluttanza.
Di fronte al tono ossequioso del volante, e in particolare alla parola ‘divino’, Ryo mise da parte la melodrammaticità dell’offesa per mostrarsi molto più ben disposto e interessato.
“Divino? Io? Mi piace!” si girò verso Tsubasa, annuendo con convinzione. “Divino mi piace!”
“Non per mancarvi di rispetto, div-… Chiave, ma perché non avete usato i vostri poteri per liberarvi?” Mamoru non riusciva in nessun modo a chiamarlo ‘divino’, era più forte di lui.
“Non posso farlo. Sono al servizio degli uomini e solo colui che ho reputato essere degno di poterli usare avrebbe potuto farlo. Vale a dire Tsubasa.”
Il Principe sollevò una mano prima che Mamoru potesse rivolgergli qualsiasi domanda, giustificandosi con un semplice: “Non è ancora arrivato il momento. Non è qui che deve succedere. Il potere di Ryo deve essere conservato fino al momento opportuno.”
L’Elemento di Fuoco sospirò a quelle parole, ormai si era rifiutato di discutere con il Principe ma aveva accettato di seguire le sue intuizioni e convinzioni fino alla fine. Come aveva detto Yuzo: doveva esserci un perché a tutto quello e se il fine sarebbe stato la salvezza del mondo, allora avrebbe rinunciato a capire del tutto.
Adagio si girò a guardare nuovamente l’Amplificatore, ora era quello l’ultimo ostacolo da superare prima di poter tirare finalmente un sospiro sollevato e sapere il Principe in salvo dalle mani rapaci degli Stregoni.
“Allora, miscredente? Ora non puoi più negare l’esistenza della Chiave e nemmeno la preveggenza del Principe!” Teppei gli si era fatto di fianco e parlava con tono basso per non farsi sentire da nessun altro oltre che dalla Fiamma. Quest’ultimo risposte altrettanto sommessamente.
“E ora che l’hai incontrata non pensi che sarebbe stato meglio non fosse mai esistita?! Dico, ma hai visto che faccia ha?! E siamo nelle sue mani, addirittura. La cosa non mi rassicura per niente.”
Il tyrano non rispose; Mamoru non aveva tutti i torti: per quanto divino, Ryo non sembrava affatto un tipo sveglio, però chi poteva dire quali incredibili poteri nascondesse sotto quell’espressione fin troppo petulante. Teppei si fece da parte grattandosi la nuca, mentre Mamoru tornava finalmente a occuparsi dei problemi più immediati. Con decisione si volse in direzione del Tritone. Yuzo rimaneva ancora accanto al Principe.
“E allora, Hajime? Te la senti di usare il potere dell’onice?”
L’interpellato sfilò il guanto che proteggeva il palmo dove la pietra restava silenziosa e inattiva. Si fece avanti senza timore. “Dopotutto, sarà piacevole pensare di averli fregati con la loro stessa moneta.”
Mamoru rise di rimando, trovandosi d’accordo. Teppei sembrava esitante.
“Non abbiamo la minima idea di cosa ci troveremo davanti, una volta dall’altra parte, né dove arriveremo.”
“Questo è vero…” Hajime convenne, assumendo un piglio più riflessivo e serio. “Potremmo finire in un’altra base, in chissà quale angolo sperduto del Regno.”
Mamoru sembrava preda di una maggiore praticità. “Di certo non possiamo restare qui, saremmo in trappola comunque. Spostandoci, avremo una maggiore possibilità di riuscire a sfuggirgli.” Si passò una mano nei capelli, pensieroso. “Hajime, potresti trasportarci lontano dall’altro Amplificatore?”
L’interpellato scosse il capo. “Massimo a settecento, ottocento metri. Di più non è possibile. L’Aprivarco deve trovarsi entro il raggio di un chilometro dall’Amplificatore.”
La Fiamma sembrò soddisfatta di quella risposta. “Ce lo faremo bastare. E se ugualmente ci troveremmo davanti degli Stregoni, beh, li affronteremo come abbiamo fatto finora.”
“E se ci fosse il Nero?”
La domanda di Teppei fece calare il silenzio. A quell’eventualità nessuno di loro aveva mai realmente pensato, forse perché la figura del Nero sembrava essere tanto reale quanto lontana da tutto. Non era uno Stregone che amava mostrarsi in pubblico e le descrizioni in merito erano terribilmente contrastanti, quindi, l’idea di trovarcisi faccia a faccia non era mai stata presa in reale considerazione. Ciò non toglieva che ognuno di loro fosse stato istruito a temerlo con la giusta serietà, senza sottovalutarlo.
Mamoru indurì lo sguardo mostrando un’espressione decisa; neanche l’eventualità di trovarsi di fronte il mago oscuro più potente del pianeta avrebbe fatto vacillare la sua fiamma. “Affronteremo anche lui” affermò con sicurezza. “Non importa quanto forte sia è pur sempre uno Stregone, e finora non ce la siamo cavata male. Possiamo tenerlo impegnato il tempo sufficiente per mettere al sicuro il Principe. So benissimo che non possiamo batterlo.” Un anno prima non avrebbe mai ammesso una simile debolezza, ora invece era divenuto consapevole dei suoi limiti e li avrebbe sfruttati fino alla fine a proprio vantaggio. “Ma dopotutto è solo un mago e insieme potremmo dargli del filo da torcere.”
Tsubasa non perse una parola della discussione e a ogni frase, da che era stato fatto il nome del Nero, con la coda dell’occhio aveva seguito le reazioni dell’unico Elemento che non era intervenuto.
Il Principe vide Yuzo stringere i pugni e le labbra, l’espressione di chi voleva parlare, ma non poteva farlo. Alla fine gli vide abbassare il viso e lo sguardo, dipingendosi una smorfia tra l’amareggiato e l’arrabbiato.
Sorrise, arrivando alla conclusione. “Non glielo hai ancora detto, vero?”
Non parlò a voce particolarmente alta, ma fu sufficiente perché non solo Yuzo, ma anche gli altri potessero sentirlo. Il volante gli rivolse un’occhiata di palese sgomento perché non credeva che il Principe fosse arrivato a conoscere anche quello.
“Detto?” Mamoru rispose prima che potesse farlo il volante. “Di che sta parlando, Yuzo?”
Lo sguardo dell’interpellato si spostava smarrito dal Principe alla Fiamma, ed era palese che quando osservava Mamoru c’era ben più dell’indecisione nei suoi occhi: l’Elemento di Fuoco vi lesse senso di colpa.
La cosa non gli piacque, così come non gli piacque l’idea che Yuzo gli avesse tenuto nascosto qualcosa, qualcosa di importante a giudicare da come il giovane non sapesse come comportarsi.
Si fissarono a lungo e poi il Principe continuò a parlare senza preoccuparsi di dare spiegazioni.
“E’ per via del Giuramento alle Dee, non è così?”
“Io…”
“Beh, in virtù del fatto che sono il custode del potere della Chiave Elementale, la mia parola è superiore ai giuramenti, quindi non temere di venir meno a un ordine e parla pure, è il momento che i tuoi compagni sappiano tutta la storia.” Tsubasa gli parlò mantenendo sempre un sorriso tranquillo e fiducioso, ma in quel momento, Yuzo si sentiva di tutt’altro avviso.
Tornò a guardare Mamoru e la strana espressione che continuava a leggere sul suo volto non lo aiutava di certo. Così come non lo aiutavano quelle sui visi di Hajime e Teppei che erano perplesse e non capivano cosa stesse per succedere.
“Yuzo”, il tono della Fiamma uscì severo, quasi aspro, “mi stai nascondendo qualcosa?” Era ormai convinto che non ci fossero più segreti tra loro, nonostante lui ne celasse uno fondamentale, era convinto che il volante si fidasse di lui nello stesso, identico e cieco modo in cui lui si fidava del volante. Ma quando lo vide tentennare e abbassare lo sguardo, scuotere leggermente il capo e poi tornare a guardarlo non riuscì a fare a meno di sentirsi tradito. Il loro livello di comprensione reciproca che gli era sembrato così profondo non lo era abbastanza.
“Io… io… avrei voluto dirtelo già da tantissimo tempo, ma non potevo.”
“Non potevi?” Si portò le mani ai fianchi, le labbra piegate in una smorfia carica di tagliente ironia, le parole di Yuzo gli sembrarono solo delle scuse senza senso.
Tradito. Tradito nella fiducia quell’unica volta che aveva deciso di fidarsi con tutto sé stesso. La stessa, pessima sensazione di venir pugnalati alle spalle come quando si trovava a Dhyla.
“Avevo fatto un giuramento alle Dee-”
Me ne sbatto dei giuramenti!” ringhiò raggiungendolo in rapide falcate, gli occhi che sembravano laghi di pece in fiamme. Ingoiò l’amaro sapore della delusione e sembrò come cieco alla supplica che le iridi del volante gli stavano rivolgendo. Supplica di credergli, di avergli sempre voluto dire tutto ma che aveva le mani legate da doveri di obbedienza più grandi di lui. Mamoru non vedeva nient’altro che ciò che la sua rabbia voleva fargli vedere. “Vieni al sodo. Sono stanco del tuo dire-non-dire!”
Yuzo abbassò ancora lo sguardo e non erano tanto le sue parole a pesare, quanto il modo sdegnoso e ferito con cui lo fissava, il tono duro. Gli parve di essere tornati indietro di mesi, dove tutti i passi avanti che avevano compiuto insieme erano stati cancellati. Era come se davanti ai loro piedi si fosse aperta una voragine e fossero rimasti sulle sponde opposte del burrone.
“Vuoi muoverti?! O devo strapparti le parole di bocca, stupido piccione?!”
Fu il tocco della mano del Principe sulla sua spalla a fargli nuovamente sollevare le iridi. Incontrò quelle di Tsubasa, che gli sorrideva. Poi annuì un’ultima volta per spronarlo e Yuzo tirò un profondo respiro per riuscire a ordinare ciò che avrebbe dovuto dire, utilizzando le parole più adatte.
“Il Nero non è uno Stregone qualunque. A dire il vero… non è uno Stregone affatto.”
Mamoru deformò le labbra in un’espressione incredula. “Ma che blateri?”
Non c’erano mezzi termini con cui poter camuffare o ridurre l’impatto che la verità avrebbe avuto, così Yuzo non li cercò neppure e mise le cose in chiaro senza girarci attorno. “E’ un Elemento” disse, affrontando in maniera diretta gli occhi della Fiamma. “Il Nero è un Elemento d’Aria.”
Vide le sue iridi scure rimanere immobili per una infinitesima frazione di secondo e poi farsi enormi. Le labbra persero la presa sulla smorfia e si schiusero appena nell’intento di dire qualcosa salvo poi dimenticarla. La sorpresa o, per meglio dire, lo sconcerto si era impossessato dell’intero suo volto e anche se Mamoru non poteva vederli, era sicuro che valeva lo stesso per Hajime e Teppei. Silenziosi, ghiacciati sul posto.
Il padrone dell’AlfaOmega, colui che mandava avanti tutto ciò che loro, in quanto Elementi, avrebbero dovuto debellare dal pianeta era un Elemento. Proprio come loro.
Il furore divampò all’improvviso, cancellando la sorpresa in un ruggito che fece tremare le ossa di Acqua e Terra.
Un Elemento d’Aria?! E tu questo quando avresti voluto dirmelo, di grazia?! Quando mi avresti messo al corrente che l’uomo più ricercato di tutto Elementia è un fottuto bastardo d'un volante?!
Per la miseria, Mamoru, sono un Elemento anch'io! Ho degli obblighi da rispettare e ordini da eseguire! Credi che sia facile?! Credi sia semplice convivere con la consapevolezza che chi vuole distruggerci è lo stesso che io chiamavo fratello fino a nemmeno otto anni fa?! Siamo cresciuti insieme, maledizione!, e sono stato costretto a portare il peso di questi dannati segreti da solo! Per tutte le Dee, ne avrei fatto volentieri a meno!
Si affrontarono a muso duro come fossero stati due bestie feroci, ma se l’aggressività della Fiamma non riusciva a sorprendere, l’esplosione di Yuzo, il suo modo di rispondere grida su grida ed esternare tutta la frustrazione accumulata in anni di silenzi fu in grado di spiazzare addirittura Mamoru. Il modo in cui incassò l’attacco fu evidente, tanto che non fu in grado di rispondere subito. Nemmeno quando si trovavano a Ghoia aveva mai avuto una simile reazione, o a Sendai. Anche questo era rimasto nascosto sotto al muro che aveva mandato in pezzi quando era tornato nella sua città natale, e nei suoi occhi la Fiamma lesse chiaramente l’amarezza covata e taciuta. Erano stati fratelli, aveva detto.
Quel pensiero riuscì a farlo replicare.
“Aspetta! Siete… cresciuti insieme? Vuoi dire che… che è un ragazzino? Un ventenne?! Un Elemento che non è nemmeno diplomato?!”
“Sì! Il Nero ha la nostra età.”
Mamoru nascose il volto in una mano. Non poteva crederci. “Oh, merda.”
Yuzo superò la Fiamma con passo lento e raggiunse il tavolo su cui erano abbandonati gli Aprivarco. Adagio si poggiò al bordo, dando le spalle all’Amplificatore.
“Il suo nome è Natureza e non è una persona ordinaria. Lui è… è l’Elemento perfetto. Potrebbe destreggiarsi in qualsiasi ambito senza problemi, imparare i segreti di Acqua, Fuoco e Terra in pochissimo tempo. Lui e Misugi erano in lizza per il posto di Master dopo mio padre e Natureza era ben più di una spanna sopra l’Airone di Cristallo.” Inspirò a fondo, il tono di nuovo basso, calmo, ma stanco. “Un bel giorno ci svegliammo e lui se n’era andato. Ci dissero che aveva deciso di partire per divenire un pellegrino e portare la parola elementale nelle terre che si estendevano oltre il confine dei Regni degli Ozora. Avevo circa dodici anni all’epoca e per quanto mi sembrasse così strano che avesse deciso di mollare tutto per partire senza nemmeno salutarci, io gli credetti. Credetti alle parole di mio padre e dei Magister. Perché avrei dovuto dubitarne? Poi sono diventato un Cavaliere dell’Onice e ho saputo la verità.”
Mamoru si fece avanti di un passo. Il viso di nuovo scoperto e gli occhi in quelli di Yuzo, increduli.
“Non mi dirai… che anche il Nero era…”
“Un Esecutore.”
La Fiamma levò lo sguardo al soffitto. Scosse il capo, inspirò a fondo e ingoiò tutti quegli insulti che sentiva rimescolarsi nella bocca senza dar loro voce.
“Una volta Cavaliere mi dissero che Natureza non se n’era andato, ma era stato accusato di Stregoneria, processato, condannato e allontanato dalla scuola. A buona parte dei Magister è stata omessa la faccenda dell’onice poiché non erano Esecutori, quindi non sanno che il Nero ha sviluppato il suo interesse per la Magia Nera una volta entrato nell’Ordine.”
Questo fu un vero schiaffo per tutti, non solo per Mamoru. “L’Ordine ha creato il Nero?!”
“In un certo senso, ha creato l'attuale Nero, sì.”
“Ah! Fantastico!” sbottò la Fiamma, mentre consumava il pavimento in quel collerico girare in tondo. “Bastardi” ringhiò. Poi tornò a fissare il volante. “Chi sa la verità?”
“I Consoli, i Master e gli Esecutori. Nessun altro.”
“Nemmeno il Re?!” Stavolta fu Teppei a rimanere spiazzato.
“No. Nemmeno il Re.”
“Poi che avvenne?” Mamoru interruppe il loro discorso, deciso a sapere tutta la verità e questa volta fino in fondo.
“Natureza fu condannato a essere rinchiuso nella Prigione Elementale di Raj, nell’estremo Nordovest, ma non ci arrivò mai: durante il trasporto fuggì grazie all’aiuto di suo fratello maggiore, una sorta di sciamano, fautore di una magia diversa dalla nostra, ma simile alla Stregoneria di Kumi. Le notizie dicono che siano poi fuggiti al Nord, per unirsi agli Stregoni. In qualche modo hanno raggiunto il quartier generale dell’AlfaOmega, Natureza ha sconfitto e ucciso il precedente Nero e, secondo le regole degli Stregoni, ne ha preso il posto.”
“Com’è possibile che gli Stregoni si facciano comandare da un Elemento?” Questa era una cosa che non aveva senso e Mamoru la espose subito, ma Yuzo sembrava avere una risposta anche a quello.
“Non lo sanno.” Scrollò le spalle. “Era una domanda che mi ero sempre posto anche io e l’unica motivazione che avessi ritenuto valida era che non ne hanno idea. Ne ho avuto conferma anche mentre parlavo con Shibasaki.”
“Che c’entra il Naturalista?!”
“Quando aspettavamo che ti riprendessi ed eri nella sauna, abbiamo discusso e mi ha posto delle domande. Domande specifiche che mi hanno fatto supporre che lui avesse qualche sospetto. Più di qualche a dire il vero, ma allo stesso modo mi ha fatto capire che era forse l’unico a esserci arrivato, ad aver capito che il Nero non era un vero Stregone.”
“Beh, che sia un Elemento gioca tutto a nostro vantaggio. Non sarà mai al pari degli altri maghi.”
Teppei non era d’accordo. “Ha battuto il precedente Nero, lo hai dimenticato?”
“Per quello che ne sappiamo può essere stato un colpo di fortuna, un imbroglio oppure è stato aiutato dal fratello.” Mamoru non voleva accettare che il capo dell’AlfaOmega fosse un Elemento traditore e, soprattutto, non voleva dargli tutta quella importanza che Yuzo continuava a ribadire.
“No, fidati. Natureza è davvero imbattibile come sembra. Non è alla nostra portata.”
“Solo perché ha imparato qualche trucchetto di Magia Nera e ha l’onice?”
“L’onice… non funziona in maniera normale con lui.”
“Questo che significa?”
Yuzo sospirò, le mani vennero intrecciate e abbandonate in grembo. “Che Natureza rappresenta la grande falla dell’intero Ordine. Rappresenta quello che nessuno aveva mai previsto nel momento della sua fondazione. È l’anomalia e la prova vivente dell’enorme errore che è stato fatto quando si è deciso di istituire il Cavalierato. La pietra agisce sull’inconscio, sulla parte oscura e irrazionale dell’essere umano, ma Natureza… Natureza non ha ‘lati oscuri’. Non ha un Inconscio. È consapevole di sé a trecentosessanta gradi ed è come se incoscienza e coscienza fossero una cosa sola.” Il nocciola degli occhi del volante cercò il nero di quelli di Mamoru con insistenza, si puntò in essi e tentò di trasmettergli, prima che con le parole, la gravità di ciò che gli stava dicendo. “Lui sa chi è, fino in fondo. Sa quello che può fare e sa cosa vuole. Non ha dubbi. E se l’Inconscio non esiste e rimane solo la Coscienza, beh… allora non ha bisogno di un Evocatore per attivare l’onice, visto che può sfruttarne i poteri a suo piacere.”
Mamoru comprese tutto, anche in maniera fin troppo chiara. “Mi stai prendendo in giro? Questo… questo non è… possibile…”
“Magari fosse vero.” Sulle labbra di Yuzo si distese un sorriso mesto; lo sguardo venne abbassato sulle dita. “Persone come Natureza ne nascono una ogni cento, ma che dico cento: mille anni. Lui è la conferma di secoli di teorie di Psicologia Elementale. È la Chimera. Non lo possiamo fermare. Può farlo solo chi è come lui.”
“C’è ancora qualcosa che non mi torna.” Stavolta fu Hajime a intervenire, mantenendo un’espressione seria e le braccia incrociate. “Qual è il suo scopo in questa guerra? Cosa vuole ottenere? Perché ha rapito il Principe Tsubasa ma lo ha tenuto nascosto addirittura al suo alleato, Minato Gamo?”
Yuzo osservò il compagno e strinse ancora le spalle. Per gli altri la comprensione di una persona come Natureza era molto più ostica, mentre per lui era ormai ‘naturale’. Ogni azione, nel suo modo di ragionare, trovava un perché e diveniva evidente. “A Natureza non importa nulla della guerra. Molto probabilmente, non gli importa nulla nemmeno dell’AlfaOmega. Ciò che gli interessa è solo Elementia, il ‘bene’ di questo pianeta. E il suo bene non siamo noi. L’obiettivo di Natureza è di eliminare gli uomini, per permettere al pianeta di tornare a prendersi cura di sé stesso. Questo atteggiamento lo aveva manifestato già quando si trovava alla scuola. Ricordo che riusciva a instaurare legami con qualsiasi creatura vivente entrasse in contatto. Le phaluat… a volte le phaluat sembravano addirittura addomesticate quando lui le avvicinava. L’utilizzo dell’onice, proprio perché vincolata alla razionalità della coscienza non è sufficiente a fargli portare a termine il suo piano, per questo ha bisogno della Chiave. Con essa nulla potrebbe più fermarlo.”
“Anche gli Esecutori vogliono distruggere gli esseri umani” insistette il Tritone, nel tentativo di arrivare a comprendere questo nemico che avevano scoperto molto più vicino di quanto avrebbero mai potuto credere.
“No. La logica degli Esecutori è quella di distruggere ogni cosa, compreso il pianeta.”
“Un Esecutore consapevole” concluse allora Hajime, sollevando lo sguardo per abbracciare il grande cristallo Amplificatore. “A ogni modo non è detto che riesca a sfruttare il potere della Chiave. Il divino Ryo è stato chiaro: solo Tsubasa è il predestinato a usarlo.”
“Vero, ma conosco Natureza e non va sottovalutato. Se dice che può farlo, lo farà.”
“Qualunque cosa sia, se ce lo troveremo davanti, lo combatteremo. Non mi importa chi è stato o quali sono le sue mire: lui è il Nero, capo dell’AlfaOmega, e questo mi basta per renderlo mio nemico.” Per Mamoru l’argomento era chiuso, ma non risparmiò l’ironica stoccata finale, forse buttata lì con una maggiore cattiveria di quella che avrebbe voluto. Gli faceva troppo male esser stato tagliato fuori in quel modo dal volante. “Se non ci sono altri segreti inconfessabili, allora direi che è arrivato il momento di andare. Ormai gli Stregoni saranno quasi riusciti a passare il muro creato da Teppei.” E il rumore cupo di esplosioni – probabilmente ad opera della Magia Nera – non fece che confermare le sue parole.
Yuzo non rispose, ma si limitò ad accennare un ‘no’ col capo alla domanda. Nessun altro segreto, a parte uno, ma quello non riguardava la missione, quindi, tale sarebbe rimasto ancora per il tempo necessario.
“Datti da fare, Hajime.” La Fiamma prese un Aprivarco dal tavolo contro il quale era appoggiato il volante e glielo lanciò, ma prima che potesse allontanarsi Yuzo lo fermò per un polso. Stavolta vicini, l’uno di fianco all’altro, gli parlò con un tono basso affinché sentisse solo lui.
“Nascondertelo non è stata una mia decisione, ma non avevo scelta. Come per l’onice. Fosse dipeso da me, te lo avrei detto già quando eravamo a Sendai. Non potevo… devi credermi, Mamoru, non potevo.” I loro sguardi erano fermi, l’uno nell’altro, e la Fiamma seppe, glielo lesse dentro, che non stava mentendo, ma non riusciva ad accettarlo.
Non rispose e fece per andarsene. La stretta si rinsaldò e i loro occhi tornarono a incontrarsi.
Stavolta, Mamoru lesse supplica in quelli nocciola del volante.
“Credimi. Ti prego.”
La voce ancora più sottile, sussurrata. Le sopracciglia aggrottate, tanto da far stemperare anche la sua espressione severa in una più calma che maggiormente mostrava il modo in cui si fosse risentito per essere stato tenuto all’oscuro di tutto.
Yuzo ci teneva? Teneva così tanto che gli credesse? Teneva così tanto al suo giudizio?
Teneva così tanto a lui?
“Ne riparleremo quando tutto questo sarà finito” concesse, ammorbidendo il tono, pur non dando la risposta che il volante avrebbe voluto.
Yuzo se lo fece bastare; doveva dare il tempo a Mamoru di comprendere la sua posizione e accettarla, in qualche modo. Piano sciolse la presa e lo lasciò andare.
La Fiamma ritrasse il polso con la stessa lentezza con cui Yuzo allentò le dita. Una parte di lui voleva passare oltre, dirgli che non importava il fatto che gli avesse taciuto la verità, ma la parte più dura non voleva saperne di arrendersi. L’orgoglio aveva sempre alimentato il suo fuoco interiore e non si sarebbe tirato indietro per nessun motivo.
Si volse, perché evitare di guardarlo rendeva le cose un po’ più facili, e si soffermò sulla figura di Hajime. Vide il Tritone aprire e chiudere la mano un paio di volte, come se avesse voluto prendere confidenza con la pietra stessa. Gli vide osservare l’Aprivarco e poi inspirare a fondo un’ultima volta prima di rivolgersi proprio a lui.
“Come ci disponiamo per attraversare il passaggio?”
“Io vado per primo, per assicurarmi che sia tutto in ordine e per difendere l’intero gruppo qualora venissimo attaccati. Tu andrai subito dopo di me. Poi il Principe e la Chiave passeranno contemporaneamente con Teppei. Yuzo sarà la nostra retroguardia.” Terra e Acqua annuirono, lo fece anche il volante ma lui non lo vide, poiché alle sue spalle. “Quanto ci vorrà affinché il passaggio si chiuda?”
“Resterà aperto per dieci minuti, poi si estinguerà da solo.”
La Fiamma scosse il capo, deformando le labbra. “Troppo. In dieci minuti gli Stregoni saranno riusciti a passare il muro di pietra e sfondare questa porta. Non voglio sorprese, voglio un vantaggio.” Stavolta si girò per osservare il compagno d’Aria dritto negli occhi; nei propri era calata quella decisione che gli era tipica quando doveva entrare in azione. Yuzo comprese che la sua mente era focalizzata solo su quello che bisognava fare. “Puoi fare in modo che dopo di te il varco si chiuda?”
“Posso fare di meglio: posso distruggere l’Amplificatore.”
Fu la risposta migliore che Mamoru avrebbe voluto sentire. “Perfetto, allora. È tutto tuo, Hajime.”
Il Tritone si spostò di qualche passo in direzione dell’Amplificatore e fece cenno agli altri di fargli spazio. Terra, Fuoco e Aria, assieme al Principe e alla Chiave si allontanarono, lasciandogli campo libero.
Hajime rigirò l’Aprivarco nella mano un paio di volte, fissando il cuore pulsante dell’enorme cristallo che aveva davanti. Poi fermò il movimento e lanciò la chiave di trasporto verso il cielo.
Ignios.(1)” L’onice brillò. Dal suo centro il potere emerse come acqua da una sorgente, sgorgò fino a riempire la pietra, poi tracimò. Il porpora si irradiò all’interno della mano del Tritone seguendo i percorsi dei capillari fino al polso. I vasi sanguigni principali, invece, furono invasi fino al gomito.
Teppei seguiva i movimenti del compagno con sguardo teso e labbra strette, serrate, leggermente piegate agli angoli in una dimostrazione di amarezza e preoccupazione. Vedere Hajime che maneggiava la Magia Nera gli provocò una sensazione orribile.
Al suo fianco, il volto di Mamoru era contratto in un’espressione seria e più distaccata, ma non gli sfuggì il sibilo del volante, alla sua destra. Si volse di scatto e lo vide reggersi la nuca, proprio dove aveva la pietra, stringerla e stringere gli occhi, digrignare appena i denti.
“Stai male?” D’istinto gli afferrò il braccio e forse fu proprio quel contatto a fare in modo che Yuzo riuscisse a riprendere il controllo del proprio dolore. Lo murò dietro uno degli incantesimi mentali di Alastra.
L’espressione tornò a distendersi, pur rimanendo concentrata.
“La mia onice… percepisce il potere di quella di Hajime. Punge” spiegò il giovane, rivolgendogli un’occhiata fugace. Più che pungere e basta, era come se un ago arroventato gli venisse calato adagio nel collo, dentro la carne, fino ad arrivare alle ossa e poi ancora più a fondo. Lentamente. Ma ora che era stato isolato dalla sua mente, il dolore era divenuto più sopportabile. Il comportamento della pietra era differente rispetto quando si trovavano a Sendai. Allora, il monile di Hajime non aveva percepito l’attività di quella di Yuzo, in quanto la pietra non era stata ‘realmente’ attiva, ma solo in risonanza. Ora, invece, la pietra di Hajime era stata risvegliata e quella di Yuzo, quasi come fosse stata viva, l’aveva percepita e riconosciuta. Rispondeva al suo richiamo, mantenendosi in una condizione di quiescenza e attesa.
Nel frattempo l’Aprivarco era rimasto sospeso a mezz’aria e ruotava perpendicolarmente attorno al proprio asse disegnando la stessa circonferenza ogni volta.
Hajime sollevò la mano con l’onice oltre la propria testa e verso il prisma nero, mentre l’altra mano veniva poggiata dietro di essa.
Nigra aperio hel, rash munc et, ram dala.(2)
Quando usava gli incantesimi oscuri, Teppei si accorse che la voce di Hajime cambiava tono, si abbassava, assumeva una sfumatura più fredda e roca che gli faceva venire i brividi. Pregò che quella fosse la prima e ultima volta che gliela sentiva usare.
L’Aprivarco smise di colpo di girare e venne colpito da un raggio di luce che nasceva dalla pietra di Hajime. Il raggio lo trafisse giusto al centro che assorbì il bagliore fino all’ultima goccia. Il raggio si interruppe, l’Aprivarcò si illuminò ed emise quello stesso raggio in direzione dell’Amplificatore. Il cuore dell’enorme cristallo pulsò più velocemente, come se l’energia al suo interno si fosse attivata e messa in circolo. Sotto il prisma di trasporto iniziò a concentrarsi una nebbiolina sottile che aumentò di dimensioni e consistenza, si fece grigia, globosa, come una nube temporalesca. Poi spalancò le fauci e il varco fu aperto, ma per nulla invitante. Il suo interno era nero, oscuro, pervaso da bagliori porpora e cremisi che tracciavano disegni astratti. Nascevano e morivano.
Hajime abbassò il braccio, mormorando subito quel: “Closus(3)” e agitando freneticamente la mano. “Maledizione! Fa male!” ringhiò, aprendo e chiudendo le dita. I rigagnoli di magia iniziarono a ritirarsi velocemente.
Teppei raggiunse subito l’amico di sempre, per accertarsi delle sue condizioni, ma quando l’altro si volse ebbe un chiaro sussultò che lo fece addirittura arretrare d’un passo; il volto era una maschera di sconcerto. L’occhio sinistro del Tritone era interamente nero, sclera compresa. Proprio come quelli degli Stregoni quando usavano la loro magia.
Hajime non si sorprese e inspirò a fondo, riuscendo comunque ad accennare un sorriso. “Non avere paura. Non resterà così per sempre, l’occhio tornerà normale appena il potere dell’onice si sarà ritirato del tutto.” Lui si sentiva già fortunato per il fatto che non valesse per entrambi gli occhi, ma solo per uno. Questo perché il potere dell’onice era limitato e controllato, mentre negli Stregoni, e così anche negli Esecutori, la Magia Nera dilagava in ogni parte del corpo e dello spirito.
“Scu-scusa… non volevo spaventarmi è solo che…” Teppei si grattò la massa riccia, esibendo un broncio mortificato. L’altro continuò a sorridere.
“Sì, lo so. E’ strano.”
“Molto.”
Come Hajime aveva disattivato l’onice, così anche Yuzo aveva iniziato a sentirsi meglio, il dolore era scemato velocemente, tanto che non ebbe più bisogno dell’incantesimo di contenimento. Inspirò a fondo e massaggiò piano la nuca ancora per un attimo, prima di ritrarre la mano.
“E’ passato?” Mamoru era rimasto al suo fianco, il braccio ancora stretto e l’espressione che era un misto tra il severo e il preoccupato.
Lui annuì, sorridendo fugace. “Sì, sono a posto ora.”
La Fiamma non si sentiva a posto per niente. Vederlo soffrire per quella maledetta pietra, ricordarsi improvvisamente di tutto quello che era accaduto a causa sua e di come l’onice non facesse altro che unirli e separarli di continuo gli mandava il sangue alla testa. Tutti quei segreti, tutto quel dolore. Per la prima volta desiderò ardentemente che quella missione finisse il prima possibile cosicché Hajime e Yuzo potessero finalmente liberarsi di quel maledetto fardello.
“D’accordo…” masticò, annuendo e serrando le labbra. Lo lasciò andare e inspirò a fondo per concentrare energie e pensieri su di un unico obbiettivo. “D’accordo” disse di nuovo, con maggiore decisione. “Muoviamoci come ci eravamo organizzati. Andiamo.”
Mamoru fece brillare una sfera di fuoco nella mano. Non sapevano cosa li avrebbe aspettati dall’altra parte ed era meglio tenersi pronti a tutto. Avanzò con passo sicuro fino al varco. Sembrava una bocca vorace pronta a inghiottirlo, ma non se ne lasciò intimorire. Abbassò il capo e l’attraversò. Hajime fu subito dietro di lui, anche se vederlo sparire in quel modo era inquietante.
Subito dopo il Tritone, Teppei fece cenno col capo al Principe e alla Chiave, che si era aggrappata al braccio del giovane Ozora e aveva un’espressione terrorizzata, proprio lui che, in teoria, avrebbe dovuto essere una creatura ‘superiore’. Avanzarono insieme, fianco a fianco.
“Ci vediamo dall’altra parte” disse il tyrano al volante, prima di scomparire assieme agli altri.
Rimasto solo, Yuzo raggiunse il tavolo su cui erano posti gli altri Aprivarco. Li raccolse tutti al centro della superficie e vi levò sopra le mani. L’elettricità dei fulmini li mandò in frantumi con un suono sibilante e acuto. Almeno per un po’, non avrebbero potuto seguirli, anche se di sicuro dovevano avere altri Aprivarco sparsi per la base.
Da fuori i rumori degli incantesimi degli Stregoni che li stavano inseguendo si erano fatti sempre più forti e a lui non era rimasto molto tempo. Si posizionò davanti al passaggio aperto e sollevò una mano in direzione del portone. I cardini di metallo erano ciò che facevano al caso suo. Prese la mira e poi lanciò delle potenti scariche verso uno di essi. Il fulmine rimbalzò sugli altri e ritornò indietro l’attimo dopo che lui ebbe attraversato il passaggio, per colpire in pieno l’Amplificatore. Il cristallo venne avvolto da una ragnatela di pura elettricità, infrangendosi in centinaia di pezzi nell’attimo stesso in cui gli Stregoni riuscirono a sfondare l'ingresso e a entrare. Si trovarono davanti quella luce abbagliante che correva come un enorme serpente per tutta la stanza. Videro l’Amplificatore crollare in luccicanti frammenti. Uno di essi colpì l’ultimo Aprivarco rimasto, quello che gli Elementi stavano usando, e questo perse il contatto con l’incantesimo, rovinò al suolo e si spezzò a metà. La voragine si richiuse, come una fauce che aveva appena concluso il suo lauto pasto. Nel buio che improvvisamente era piombato nella stanza, riecheggiò, straziante e furente, quell’infinito: “No!

Passare attraverso un Aprivarco si rivelò essere un’esperienza tanto strana quanto immediata.
Yuzo non riuscì a farsene un’idea chiara dopo un solo tentativo. Ne avesse avuti altri tre o quattro, forse sarebbe stato in grado di darne una sua interpretazione, ma al momento si accontentò a dire che era stato ‘strano’. Si entrava in un pozzo nero e purpureo che era bi e tridimensionale contemporaneamente. Appariva come un corridoio dove, dall’altra parte, vi era l’uscita, ma il passaggio fu così rapido che non ebbe l’impressione di averlo percorso, quanto che si fosse accorciato da solo. Nell’attimo in cui si rese conto di tutto questo uscì al varco opposto.
La prima cosa che realizzò fu che si trovavano all’esterno. L’aria lo investì in pieno, libera e molto più fredda di quella che circolava all’interno della base o fuori di essa. Ma non era gelida, quanto tagliente. La seconda, fu che nessuno li stava attaccando, e che i suoi compagni erano in salvo, proprio davanti a lui. La terza fu che la spianata era enorme. Così vasta che non riusciva a vederne la fine, quanto la strana catena montuosa che la costeggiava nel punto di fuga. Non comprese dove si trovasse né quanto distante fossero dall’altro Amplificatore, così decise di guardarsi attorno. Alla sua destra la spianata proseguiva vastissima, forse addirittura più vasta delle Pianure di Bryzla che si estendevano sotto la Scuola di Alastra. Il terreno non era perfettamente livellato, ma accidentato e pieno di spuntoni di roccia viva. Poi, stringendo lo sguardo gli sembrò di scorgere delle figure in lontananza. Una moltitudine di figure. Un’orda di figure. Un esercito.
Le bandiere con i vessilli oscillavano al vento, ma erano troppo lontani perché riuscisse a riconoscerli. Riconobbe, invece, le figure schierate in… volo. Non erano uccelli, perché restavano immobili a mezz’aria. Non potevano essere Stregoni perché non avevano incantesimi che ne permettessero il volo. Allora non potevano che essere…
“…fratelli…”
L’espressione perplessa si aprì in un sorriso luminoso come il sole che, si accorse solo in quel momento, non sembrava voler comparire, nascosto da una spessa coltre di nubi.
Era l’Armata Reale accompagnata dalle forze elementali. Erano al fronte, nell’estremo Nord, dall’altra parte del mondo. Erano arrivati alla fine del viaggio.
“Ce l’abbiamo fatta” disse, quasi non riuscendo a credere alle proprie parole. “Ragazzi, ce l’abbiamo fatta! Abbiamo raggiunto l’Esercito del Re! E’ incr-”
“Non abbiamo… raggiunto solo loro.” Mamoru freddò il suo entusiasmo con un tono che era un misto tra tensione, timore e qualcosa che non riuscì a comprendere.
Solo allora, per l’ennesima volta, Yuzo si accorse che tutti i suoi compagni, compresi il Principe e la Chiave, davano le spalle al proprio esercito per guardare qualcosa nella direzione opposta. Qualcosa di molto più interessante.
Il volante si volse e il sorriso morì sulle sue labbra in un attimo. Gli bastò che la figura imponente e massiccia di un uomo bardato di tutto punto, a dorso di uno stallone nero, entrasse nel suo raggio visivo e fosse talmente vicina da poterne distinguere le lavorazioni dell’armatura per fargli prendere coscienza dell’effettiva realtà. Sulla sua testa, sventolava un vessillo nero con una spada al centro. Un vessillo che conosceva e visto che l’uomo in questione sembrava essere il comandante dell’enorme esercito schierato alle sue spalle, Yuzo comprese al volo che quello non poteva essere che Minato Gamo in persona.
Sì, erano arrivati dall’altra parte del mondo, nella linea di confine che separava il Bene dal Male; sì c’erano i loro compagni ad attenderli, il Re, il suo Esercito… ma erano comparsi troppo vicini alla fazione sbagliata.
Minato sistemò le mani sulla sommità della sella, la celata dell’elmo era già alzata e il suo sguardo scuro fissava i sei venuti con curiosità e anche un filo di ironico divertimento. Si sporse. Le Legioni del Nord erano schierate tutt’intorno a lui in un numero incalcolabile.
“E voi?” chiese, deformando le labbra in un ghigno. “Da dove diavolo siete sbucati?”

 

E tutto gira in una ruota infinita
che rimescola insieme il destino e la vita,
e alla fine di un viaggio ci si può ritrovare
sul fronte di una battaglia che sta per scoppiare.

 


[1]“IGNIOS”: “Inizia” / “Comincia”

[2]“NIGRA… DALA” : “Apri ora, al mio comando, il varco oscuro”

[3]“CLOSUS”: “Termina”


…Il Giardino Elementale…

 

EHM.
XD
Lo so, sono tantissime informazioni tutte in una sola volta.
Habemus Chiave, habemus verità sul Nero, habemus grave notizia sull’onice.
\O/ E Yuzo e Mamo! \O/ Stavolta il litigio è più serio e ferisce entrambi in modi diversi. T^T
Riusciranno a venirne fuori? Ma, soprattutto, riusciranno a venire fuori dal casino epocale in cui sono andati tutti a ficcarsi?! XD
Ecco qua, le fila sono state tirate e coloro che erano dispersi sono finalmente riuniti in uno stesso luogo.
La battaglia per la salvezza del pianeta ha finalmente inizio :)

Il penultimo capitolo termina qui e non ci resta che aprire la strada al gran finale! Avrei voluto darvi il capitolo 16 in continuità con questo, ma preferisco prima completarlo e poi iniziare a metterlo online. Per ora ho terminato ben tre parti, ma credo che me ne manchino almeno altre due. E' quindi piuttosto sicuro che l'aggiornamento della prossima settimana salterà, però non temete, la scrittura procede benissimo; il fatto è che è un capitolo mortalmente complicato a causa dei salti dai vari personaggi e punti di vista, ma abbiate fede. :DDDD
Vi ringrazio infinitamente per aver continuato a leggere e vi rimando ai fuochi d’artificio che spero scoppieranno al più presto!!! :D


Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega
  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti


  • 6) Enciclopedia Elementale - Volume Sesto: Il Calendario Elementale

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Mesi
  • Capitolo 3: Festività (pagg 1 e 2)


  • 7) Enciclopedia Elementale - Volume Settimo: Le Terre dell'Oltre

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Paràdeisos
  • Capitolo 3: Gefüra
  • Capitolo 4: Infero
  • Capitolo 5: Creature: Salamandre
  • Capitolo 6: Creature: Silfidi, Ondine, Gnomi
  • Capitolo 7: Creature: Driadi, Diavoli
  • Capitolo 8: Creature: Maustaki
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