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Autore: Daicchan    30/10/2012    8 recensioni
Il percorso che porterà la vita di quattro ragazzi e di chi gli sta attorno a crescere, ad intraprendere strade diverse, all'amore, al tradimento.
E l'ascesa di un folle verso il potere, che distruggerà la loro vita e quella dell'intero mondo magico.
Il quinto anno dei Malandrini e di Lily Evans, ma anche di Severus Piton e di tutti quei personaggi destinati a mutare, in maniera più o meno ampia, le sorti della Gran Bretagna.
Una storia di amicizia, di amore; ma anche di guerra e magia.
[Dall'ultimo capitolo]
-Avanti, sarà divertente!- protestò il ragazzo. -Una cosa innocente, niente Serpeverde in mutande o chewgum nei capelli.-
Lily sbuffò: -Mi sa che abbiamo idee differenti su cosa sia “innocente”, Potter. E a quanto pare ci sei di mezzo anche tu, Remus.- aggiunse, guardando il prefetto, e lui fu svelto a distogliere lo sguardo, a disagio. -Non me lo aspettavo.-
-Non fare così, Lily! Remus non ne sapeva nulla, è un’idea che mi è venuta ora!- intervenne Potter, dispiaciuto. -E poi sarà uno scherzo del tutto innocuo. Come quello delle sedie, lo scorso Natale.-
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Regulus Black, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Ecco che torno... Tutto ciò che ho da dire è un grosso: BAH.

forse sono gli impegni scolastici, forse la maturità che mi attende all'orizzonte, forse la scuola guida o il cambiamento climatico, ma... Questo capitolo non mi piace.

Affatto, e ho anche dovuto tagliare e accorciare verso la fine, sennò mi sarebbe venuto un poema (non di quelli belli, ma stupidi e noiosi.)

Veramente, forse è il primo capitolo di cui non sono affatto soddisfatta.

Ma neanche un po', eppure ho seguito la mia fedela scaletta come sempre.

Boh, prometto di impegnarmi affinchè il prossimo sia migliore... A voi il giudizio, in ogni caso.


 

 

Capitolo 18

 Lumaclub: seconda parte

 

 

 

 

Lily era a dir poco rimasta a bocca aperta; anzi, si poteva ben dire che sperava che nessun inciampasse sulla sua mascella crollata sul pavimento lucente della stanza.

Finalmente, lo vedeva in faccia.

( O meglio, vedeva solo la sua faccia, ma quelli erano dettagli.)

Lo guardò, stupita: << Buca? Vuoi dire che tu… >>

<< Sono il tuo ammiratore, già. >> rispose lui, facendole l’occhiolino. << Inaspettato, vero? >>

Lily scosse il capo.

<< Non ci siamo mai parlati, in pratica. >>

<< Eh già. >> sospirò il Tassorosso. << Posso uscire di qui? Anche se mi vergogno un po’. O ti do fastidio? >>

<< Prego. >>

Il ragazzo uscì dal suo nascondiglio, in modo che Lily potesse finalmente smettere di parlare con una faccia inquadrata tra due tende viola, ed avere un’intera persona come interlocutore.

Alto, spalle larghe, capelli biondi e pella abbronzata molto poco inglese.

Occhi verdi e faccia fin troppo nota: chi se lo sarebbe mai aspettato?

Il ragazzo non la degnò di uno sguardo, intrecciò le mani dietro la schiena e si stiracchiò senza troppi complimenti.

<< Molto meglio. >> disse, sollevato.

In imbarazzo, Lily si passò una ciocca dietro l’orecchio, chinando il capo.

<< Be’, io… Non pensavo fossi tu. >> disse, non sapendo bene come comportarsi. << Non ti ho mai visto prima ad una festa del Lumaclub. >>

Il ragazzo fece spallucce: << E’ la prima volta, per me. >> commentò << Sai, mio padre ha vinto da poco un importante riconoscimento per un libro che ha pubblicato sui Centauri. Capito, no? >> aggiunse, allusivo.

Lily annuì: conosceva il debole di Lumacorno sugli studenti figli di personaggi influenti.

Ma non era quello il punto.

La ragazza sospirò profondamente.

Bene.

Cavolo.

<< Senti… Per le lettere, e i fiori e tutto, io… >>

Caradoc Dearborn scosse il capo, con un sorriso: << Lascia perdere, Evans. Non era nulla. >>

Lily rimase un attimo senza parole, poi assottigliò lo sguardo, incrociando le braccia davanti al petto.

<< Vuoi dire che era solo una presa in giro? >>

<< Esatto, ma a me stesso, più che altro. >> rispose lui. << Volevo a tal punto dimenticare una ragazza, che ho cercato di prendermi una cotta per un’altra. >> fece una pausa, sembrava in difficoltà. << Almeno credo. E’ complicata la mente umana, no? >>

Sembrava sincero, ma Lily esitava.

<< E come mai proprio me? >> domandò, poco convinta.

Il ragazzo fece spallucce: << Boh… Penso che una valesse l’altra. >>

<< Ah. >>

<< Sei arrabbiata? >>

La prefetto sospirò, chiudendo gli occhi: << No, penso di no. >>

Dearborn sospirò a sua volta, portandosi una mano sul petto.

<< Bene. Sono sollevato. >>

<< Piuttosto… >> iniziò lei, a disagio << Non sono venuta qui con Black. Mi ha rapita lui, per conto di Potter. >> gli rivolse un’occhiata significativa. << Per evitare che incontrassi te. >>

Lui la guardò, con un sorriso imbarazzato.

<< Ti ho creato abbastanza problemi, eh? >> domandò, arrossendo leggermente.

Lily scosse il capo.

<< Nah. In realtà, non so nemmeno perché ti sto dicendo queste cose. >>

<< L’alcool. >> replicò il ragazzo, con noncuranza. << E la confidenzialità ispirata dalle tende. >>

Lily lo guardò, divertita. << Ovvio. Il viola è di certo il colore del cameratismo. >>

Lui rise.

<< Sai, Evans, >> iniziò, calmo. << Non avrò una cotta per te, ma è vero che ti ammiro. >>

Lily gli rivolse uno sguardo interrogativo.

<< Per la tua amicizia con Severus Piton, intendo. >> aggiunse quindi il Tassorosso, a mo’ di spiegazione. << I Nati Babbani saranno vittime di pregiudizi, ma si è molto prevenuti anche nei confronti dei Serpeverde. E’ terribile l’astio generale contro di loro. >> sospirò << Merlino, è vero, la maggior parte sono dei bastardi, ma c’è anche brava gente. >>

Lily lo guardò per qualche istante, in silenzio.

In mente, le sovvenne l’immagine del Tassorosso girare con un ragazzo esile, dalla cravatta verde-argento.

<< Tu sei molto amico di Benjy Fenwick, vero? >> domandò, quindi. << Vi ho visto spesso assieme. >>

Lo sguardò del ragazzo si raddolcì, mentre un sorriso lieve gli increspava le labbra. << Già, il vecchio Benjy. E’ il fratellino che non ho mai avuto, possiamo dire. >>

<< Serpeverde. >> aggiunse lei.

<< Esatto. Come Piton. >>

<< Già… >> rispose lei, pensosa.

Il suo caro Sev. Non le era mai passato per la testa di interrompere la loro amicizia per la sua Casa di appartenenza come invece molti le avevano suggerito di fare.

Il fatto che una questione banale come la Casa di cui si faceva parte potesse creare tanti pregiudizi era… disgustoso.

E  molto triste.

<< Sarà meglio che mi allontani. >> disse intanto il Tassorosso, lanciando un’occhiata alla sala. << Black sta venendo da questa parte, ed è alto quanto me. >>

<< Meno robusto, però. >> commentò Lily.

Lui scosse il capo.

<< Poco importa. Il quidditch non ti procura i muscoli necessari per una rissa, sai? >>

<< Ok. Ciao. >> rispose lei, sollevando una mano in cenno di saluto.

Poi una voce gridò: << Fermi entrambi! >> e Lily, esasperata, sollevò gli occhi al cielo.

Sembrava di sentire Potter, ma si trattava dell’ultimamente ancor più odioso Black.

Dearborn, scoraggiato, sospirò.

<< Black, non mi va di perdere tempo con te. >> sbuffò, annoiato.

Lui lo guardò, truce: << Dearborn, mi spiace, ma non hai il permesso di toccare questa rompiballe, a meno che non sia per farla fuori. >>

<< Black. >> sibillò la prefetto, mandandogli un’occhiataccia intimidatoria.

I due ragazzi la ignorarono.

<< Non ti preoccupare, me ne stavo andando. >>

<< Sei il suo ammiratore? >> fece Black, guardandolo di sottecchi. Il Tassorosso fece spallucce.

<< Una specie, diciamo. >> rispose, rivolgendo un sorriso simpatico alla ragazza.

Lily sorrise a sua volta, ricordando la loro chiacchierata.

Black, a sua volta, li guardò malissimo: << I sorrisetti romantici sono vietati. >> disse, truce. << Fila a largo, Dearborn. >>

<< Agli ordini, Capitan Grifondoro. >> rise lui, allontandosi con aria divertita.

Black continuò a guardarlo per qualche istante, in guardia, aspettando che sparisse tra la folla.

Lily sospirò.

<< Bene, Black, hai portato a termine il tuo compito. >> disse << Lasciami in pace, adesso. >>

Il ragazzo si voltò verso di lei, indignato: << Non se ne parla! >> sbottò. << Siamo ad una festa, e alle feste i maschi sono a caccia. Anche di ragazze senza tette. >>

<< Perché tu e Potter ce l’avete tanto con le mie tette? >> domandò lei, tra la rabbia e l’esasperazione.

Il Grifondoro ridacchiò. << Non sei arrossita. >> disse << Sei proprio senza pudore, Evans. >>

Lily sbuffò, incrociando le braccia davanti al petto.

<< Niente che esca dalla tua bocca potrebbe mai farmi arrossire, Black. >>

Black sfoggiò un’espressione che doveva essere imbronciata almeno quanto la sua.

<< Andiamo a mangiare qualcosa, ho fame. >>

<< Black… >>

<< Forza! >> incitò lui, prendendola per mano. Lily sbuffò: a quanto pare, non aveva scelta.

Si avvicinarono al tavolo dei dolci.

La prefetto guardò la torta alla panna, e sogghignò. Lui gli mandò un’occhiataccia.

<< Potrei vendicarmi, Evans. >>

<< Sarebbe davvero poco cavalleresco, Black. >> replicò lei, con un ghigno. << Cosa direbbe il tuo amico Potter? >>

<< Mi prenderebbe a pugni, ma ciò che è peggio è che riuscirei a batterlo, e allora inizierebbe a strillare come una donnetta isterica. >>

Lily ci pensò su: << Sì, sarebbe da Potter. >>

<< Ed io ho i timpani delicati, quindi ritieniti fortunata. >> aggiunse il ragazzo. << Mangiamo. >>

Lily aveva ormai deciso che protestare sarebbe stato più stancante che utile, pertanto si limitò a fare spallucce e a tagliarsi una fetta di cheesecake.

Adorava le cheesecake, e ad Hogwarts non se ne trovava mai.

Black la guardò, ironica, mentre faceva il bis.

<< Buon appetito. >> fece, sarcastico.

Lei lo guardò male, ingoiò, e disse: << Sta zitto, B.. >>

S’interruppe quando un ragazzo passò vicinissimo a loro, e urtò il Grifondoro di proposito.

Black sussultò, si voltò a guardare il tipo, e posò il piatto sul tavolo.

<< Aspettami qui. >> le disse, prima di seguirlo.

Lily annuì, in silenzio.

Non che lo vedesse spesso, ma non ci voleva chissà quale memoria per riconoscere Regulus Black.

 

***

 

 

Lo afferrò per una spalla, non sapendo se fosse la confusione o la rabbia a guidare i suoi gesti.

Be’, di certo non si sentiva in colpa, dato che non poteva che essere in pieno diritto di conscere il motivo per cui suo fratello minore gli dava il tormento.

<< Regulus! >> sbottò, facendolo voltare verso di lui. << Si può sapere che ti prende? >>

Quando lo vide in volto, Sirius notò per prima cosa la smorfia di rabbia e disgusto che gli deformava le labbra.

<< Sirius, lasciami in pace! >> sbottò il minore dei Black, a denti stretti.

Sembrava sputare veleno da tutti i pori, e Sirius non potè fare a meno di provare un moto d’insofferenza.

<< Io? >> domandò, prossimo ad urlare. << Sono io a doverti lasciare in pace? Ma se sei stato tu a darmi uno spintone! >>

La reazione di Regulus fu palesemente quella tipica di chi è appena stato colto col dito nel barattolo della marmellata: divenne bianco come un cadavere, e i suoi occhi s’affrettarono a guardare da tutt’altra parte.

Non abbassò lo sguardo, quello no, sarebbe stato un disonorevole segno d’inferiorità nella sua sciocca ed orgogliosamente aristocratica mentalità Black, eppure non riuscì più a guardarlo dritto in faccia.

<< Non so di cosa tu stia parlando. >> fece il Serpeverde, risoluto.

<< Ah no? A me sembra il contrario. >> commentò Sirius, ironico. E poi, all’improvviso, l’irritazione repressa e il rancore verso la sua famiglia, famiglia di cui Regulus era il membro a lui più vicino, sfociarono nel desiderio d’infierire, di prendersi una piccola rivincita.

<< Che c’è, Regulus? Ti manco così tanto da voler a tutti i costi attirare la mia attenzione? >> chiese, ironico.

<< Non essere stupido. >> replicò il fratello. << Non potrei mai provare nostalgia di un traditore. >>

<< E allora cos’è? >> incalzò Sirius. << Ce l’hai con me? O forse con te stesso, perché non sei il grande erede che nostro padre si aspettava? Perché non sei quello che, sebbene solo per poco tempo, credeva fossi io? >>

Voleva metterlo con le spalle al muro, umiliarlo.

Ma Regulus non ci stava. Affatto.

Non sapeva bene perché avesse dato quella spinta a suo fratello. Forse voleva per davvero attirare la sua attenzione, fargli notare la sua presenza.

In modo che Sirius non si dimenticasse di lui, forse?

Regulus strinse i pugni.

No.

Voleva che Sirius vedesse che lui, il fratello minore, poteva arrivare dov’era giunto lui, e andare oltre.

Il Lumaclub era solo la prima ed insignificante dimostrazione di ciò.

Non solo le avrebbe soddisfatte, ma avrebbe persino superato le speranze che suo padre aveva riposto in Sirius prima, e in lui ora.

Perché era lui l’erede dei Black; lo sarebbe dovuto essere fin dal principio.

<< Tu non sei niente, Sirius. >> rispose dunque, a testa alta. << Non ho paura del confronto con te, anzi. Lo attendo con ansia. >>

Sirius strinse gli occhi: << Ah sì? >>

<< Sì. >> rispose lui, risoluto. << Non sei che un egoista che se ne frega dell’onore e del buon nome della propria famiglia. Un vero Black non terrebbe mai una condotta così egocentrica e disdicevole. >>

Sirius scosse il capo.

Gli uscì una risata.

Regulus era… così… stupido.

<< Non sei che un ragazzino. >> disse infatti. Era rassegnato, eppure la sua voce sembrò più divertita che sconsolata. << E’ inutile parlare con te. >>

<< E allora non parliamoci più, Sirius. >> commentò Regulus, fiero ma triste. << Tanto non ho niente da spartire con uno che se ne va in giro con babbanofili, sanguesporco e strane creature. >>

<< Prego? >> fece Sirius, credendo di non aver sentito bene.

Passassero i Babbanofili e i sanguesporco, ma cosa intendeva con “strane creature”?

Gli veniva in mente una sola risposta, ma non era possibile.

Nessuno a parte i Malandrini sapeva di Remus.

A parte Mocciosus, ma Silente gli aveva detto di non dire… Oh.

Oh cazzo.

Da quando erano così stupidi da fidarsi delle parole di un Serpeverde?

<< Addio, fratello. >>

<< Regulus, aspetta! >> lo chiamò Sirius, invano.

Regulus Black si era già allontanato per raggiungere i suoi compagni di Casa.

Rimaneva solo una persona con cui parlare: Mr Mocciosus Piton.

E se la sarebbe vista brutta, quella lingua lunga. Molto brutta, parola di Sirius Black.

 

 

***

 

<< Che vuol dire “non saprei”. >>

<< Proprio questo, Lucius. >> replicò Severus, a braccia incrociate. << “non saprei”. Non mi sembra così complicato. >>

Era sempre uno stress parlare con Lucius Malfoy, soprattutto dal giorno in cui cercava disperatamente di evitarlo.

Esattamente dal rientro dalle vacanze natalizie.

Invece, quella sera Lucius l’aveva preso alla sprovvista. Con la testa occupata da Lily che scappava da Black, e d’interrogativi riguardanti quella bizzarra ed inspiegabile circostanza, Severus si era reso conto che il Serpeverde più grande gli si era piazzato davanti solo quando ormai era troppo tardi per darsela a gambe.

E ora Lucius lo guardava, inasprito e confuso.

<< Non so cosa ti prende, Severus. >> disse, scuotendo il capo. << Prima non rispondi alle mie lettere, poi mi eviti ed ora te ne esci… così. Non capisco. >>

Severus si trattenne dall’emettere un lungo e profondo sospiro.

Già, la lettera di Lucius.

Quella ricevuta più o meno a Capodanno, la ricordava benissimo.

Tutte quelle parole sul diventare Mangiamorte, riprendersi la rivincita… Erano parole che lo affascinavano ma che, al contempo, sapeva essere sbagliate.

Tu Sai Chi uccideva la gente, no?

Faceva male alle persone, alle persone come Lily.

E lui non voleva essere così, affatto, sebbene Lucius pensava che potesse essere un privilegio per entrambi, l’arruolarsi tra le fila di Colui Che Non Deve Essere Nominato.

Severus, inorridito, spaventato piuttosto, aveva pensato di strappare la lettera, di ridurre in irrecuperabili frantumi quelle parole così atroci, così… indesiderate.

Sì, aveva pensato proprio a quell’aggettivo, “indesiderate”. Ed indesiderabili. Tuttavia, aveva conservato la lettera.

Aveva ripiegato quel foglio di pergamena preziosa, che profumava di buono e ricchezza, e l’aveva custodita in un cassetto della scrivania.

<< Vado ancora a scuola, e i Mangiamorte non sono ben visti, qui. >> disse, serio. << Ho già abbastanza… nemici, qui. >>

Ovviamente, non era quello il problema. Ma non si sentiva sicuro di voler rivelare a Lucius il vero motivo della sua riluttanza.

E’ vero che aveva nemici, ma non tra i Serpeverde, e i nemici Serpeverde, in quel periodo, erano tra i più temibili.

Meglio non avere problemi.

<< Non mi piace questo tuo ragionamento. >> commentò Lucius, corrucciato. << E’ da vigliacchi. E la codardia non è di certo uno dei requesiti per unirsi al Signore Oscuro. >>

<< Un Serpeverde non ha bisogno del coraggio per essere tale. >> replicò lui, secco.

Non gli andava che gli dessero del codardo.

Non a lui, la cui vita non era che uno stramaledetto inferno in cui trascinarsi nel tentativo di sopravvivere, e passare oltre.

<< Ma nemmeno della paura per gli sciocchi. >> rispose Lucius. << Potter e gli altri sono solo degli stupidi bimbetti babbanofili, Severus. >>

“Non sono loro a preoccuparmi.” pensò fra sé e sé il più giovane.

Se avesse dichiarato apertamente come la pensava di quella storia di unirsi ai Mangiamorte, si sarebbe dovuto guardare da ben altra gente.

E poi, lui non aveva paura di James Potter.

Merlino, non era caduto così basso.

Guardò il Serpeverde, calmo.

<< E’ facile parlare per te, Lucius. >> disse << Provieni da una potente famiglia purosangue, e questo è il tuo ultimo anno. Io sono in tutt’altra situazione. >> fece una pausa, cauto. << Non voglio problemi. Nel mondo vige la legge del più furbo. >>

<< Pensavo fosse quella del più forte. >>

<< Essere il più forte, o cercare di esserlo, comporta solo guai. >> rispose Severus, serio. << Meglio giocare d’ingegno, ed evitare di impicciarsi in certe situazioni. Per tutta la gloria che può ottenere, alla fine il forte perisce. E’ il furbo che sopravvive. >>

“E io sono furbo, lo sono sempre stato. Voglio solo che Potter e tutta la gente come lui mi lasci in pace, a marcire nell’ombra.”

Perché Lucius Malfoy lo guardava con quell’aria di disprezzo?

Non era lui il folle che farneticava di massacri e purificazione della razza dei maghi.

I Babbani non gli avevano mai fatto nulla di male.

Non ci teneva tanto da combattere per la loro salvezza, ma nemmeno li odiava a tal punto da augurarne l’estinzione.

Severus Piton non era un guerriero. Voleva solo che la sua triste e deprimente esistenza continuasse senza ulteriori peggioramenti.

Se ne infischiava dell’opinione di Malfoy.

Non aveva bisogno dell’approvazione di nessuno.

<< Credevo fossi diverso, Severus. >> decretò il ragazzo, con un misto di astio e amarezza.

Severus distolse lo sguardo.

<< Triste di aver deluso le tue aspettative. >> commentò, pacato. << E comunque, non ti ho dato nessuna risposta definitiva. E’ che per ora preferisco concentrarmi solo sul terminare gli studi. >>

Questa volta, negli occhi di Malfoy si accese un barlume, una scintilla di velata derisione.

<< Un pezzo di carta non ti servirà a nulla, una volta uscito di qui. >>

<< Forse è vero. >> rispose lui. << Ma non ho nient’altro. >>

Il viso sorridente di Lily si delineò per qualche istante nella sua mente, come portata da una leggera brezza delicata. E poi svanì, così com’era apparsa.

Abbassò lo sguardo.

<< Nient’altro. >> ripetè, piano.

Lucius rimase in silenzio per qualche secondo.

Poi, disse: << Potresti avere una causa per cui combattere. >> e di nuovo con una parvenza di ostilità trattenuta.

“E se non fosse questa la causa in cui credo?” avrebbe voluto rispondere Severus, ma non disse nulla.

Certe volte, era meglio rimanere in silenzio.

E così fece, imitato dal Serpeverde più grande.

Cos’avevano in più da dirsi? Era come se la flebile complicità che si era instaurata tra loro in quei mesi fosse scomparsa nel nulla.

In un attimo.

Eppure, Lucius Malfoy non demordeva. Gli poggiò una mano sulla spalla, severo.

Era un gesto duro, non di amicizia.

<< Qui c’è troppa gente per parlare. Andiamo fuori. >>

Severus s’irrigidì.

La stretta di Lucius si fece più ferrea sulla sua spalla.

Lui dovette notarlo, perché abbozzò un sorriso di scherno.

<< Voglio solo parlare, Severus. >>

Il ragazzo strinse i pugni.

Non era un codardo.

<< Lo so. >> disse Severus. << Andiamo. >>

E si avviarono verso l’uscita della sala.

 

***

La serata si stava rivelando abbastanza tragica.

Lily –dopo aver perso di vista sia Black che Severus-, aveva trovato un attimo di conforto avvicinandosi ad Emmeline Vance e ad una Corvonero di un anno più piccola e un’entusiasmo da bambina.

<< Quindi in realtà ti piace Black? >>

<< No. >> replicò Lily << Non lo sopporto. Siamo venuti insieme per… be’, è una storia lunga. >>

<< Per nulla interessante, presumo. >> commentò Emmeline, composta. << Ho parlato con Sirius Black una volta, e mi è sembrato piuttosto pieno di sé. >>

<< …Sì? >> domandò Lily, sollevata dall’aver trovato una ragazza che la pensasse come lei –e che non sbavasse dietro Black come una lumaca.- Era pronta a dare man forte alla Corvonero, quando il suo stomaco ben decise di emettere un imbarazzante brontolio.

La Corvonero più piccola rise: << Hai fame, Lily? >>

La prefetto arrossì, abbozzando un sorriso timido.

In effetti, era già tardi, ed era dall’ora di pranzo che non metteva qualcosa sotto i denti.

<< Scusate. Vado a prendere qualcosa da mangiare e torno, ok? >>

Detto questo, si allontanò dalle due, verso il tavolo delle portate principali.

Stava giusto adocchiando del roast beef piuttosto invitante, quando notò qualcosa di strano.

Anzi, strano era dir poco.

Ma com’altro definire un piatto ricolmo di porcherie fluttuante per aria? Inquietante? Sospetto?

Forse “strano” non era l’aggettivo in grado di raffigurare appieno l’assurdità della scena, però a Lily di certo non mancava il nome a cui associare tale evento.

James Potter.

E il suo mantello dell’invisibilità.

“Idiota!” pensò la prefetto, avviandosi verso il piatto volante a grandi passi. Poi, lo afferrò con entrambi le mani, incontrando una convinta resistenza.

Insistette per qualche istante, poi con uno strattone ebbe la meglio, si ritrovò il piatto tra le mani e lo poggiò velocemente sul tavolo.

Mentre con un sussurro severo diceva: << E’ così che non vuoi far sapere a nessuno del mantello, Potter? >>, un debolo bisbiglio si levò in protesta, mugolante. << James, Lily Evans mi ha appena tolto la cena dalle mani. >>

Lily arrossì, riconoscendo nella vocina gemente quella di Peter Minus. Credeva che per ottenere il piatto avesse lottato con Potter.

Portò le mani ai fianchi, sospirando: << Scusa, Minus. Ma così rischiate di destare sospetti. >>

<< Non preoccuparti, Lily. C’è troppa confusione, nessuno si accorgerà di noi. >> fece una voce gentile e ben nota.

La ragazza aggrottò le sopracciglia.

<< Remus? Ci sei anche tu? >> domandò, perplessa. << Infiltrato ad una festa? Ad una festa in cui non dovresti essere? >>

<< Non essere dura, mia giglio. >> eccolo qui, quel cretino di Potter. << Anche il povero, piccolo Remus può avere fame. >>

<< Non lo sto rimproverando. >> replicò lei. << Sono solo sorpresa. >>

<< E’ che ho un debole per le torte al cioccolato. >> fece la voce di Remus. Lily se lo immaginò ad adocchiare, sognante, l’enorme torta a due piani posta al centro di una piccola fontana di cioccolato, dall’altra parte della sala.

<< Se non stai rimproverando Remus, non te la prenderei nemmeno con me, vero? >> domandò la voce (ironicamente) speranzosa di Potter.

Lily fece un sorriso sarcastico.

<< Con te me la prenderò sempre, Potter. >>

<< Ah! Cos’era quell’espressione allusiva? >> esclamò Potter << Una faccia da flirt?! >>

Lily rise, scuotendo il capo. << Ti piacerebbe, eh? >>

<< Ovvio! >> rispose lui << Stasera sei insolitamente mansueta. >>

Era vero, in effetti. La verità era che, nonostante la breve chiacchierata con le due Corvonero, si stava sentendo piuttosto sola e a disagio.

Vedere, o meglio, intuire la presenza di Potter l’aveva…. Be’, sollevata, in un certo senso.

Ma era normale, no? Cioè, non voleva dire niente. D’altronde, erano compagni di casa e di anno, era ovvio che fossero… uhm, amici.

Forse.

Almeno, era qualcuno con cui poter parlare.

E se c’era Remus, tanto meglio. Anche Minus non era così malvagio.

<< Sì, è vero. Sono contenta di vedervi. >> disse, senza pensarci, e subito dopo sbarrò gli occhi, sconvolta.

Merlino, ma come diavolo le era venuto in mente di dirlo ad alta voce?!

Stupida! Stupida, stupida, stupida!

Non fece in tempo a buttarsi sotto il tavolo per l’imbarazzo, che una mano attaccata solo a metà braccio si materializzò nel nulla, l’afferrò per un braccio e la tirò a sé.

Lily ebbe appena il tempo di emettere un gridolino, per poi ritrovarsi a faccia a faccia con Potter, Remus e Minus.

Era sotto un vero e proprio mantello dell’invisibilità.

<< Che modi, Jim. >> fece Remus, con disapprovazione. << Non sei affatto un galantuomo. >>

<< Oh, Moony, ma non vedi com’è contenta? >>

Lily li guardò, stupita.

Insomma…. Uao.

<< Si sta stretti, qui sotto. >> fu la prima cosa che le venne in mente di dire. << Immaginavo peggio, però. >>

<< Questo perché il mantello doveva rivestire le ampie spalle del mio prode antenato! >> rispose Potter, gonfiando scherzosamente il petto. << Un uomo massiccio e possente, così come diverrò io. >>

Lily rise: << Ma se sei alto appena quanto me, Potter! >>

<< Lascialo fare, Lily. >> commentò Remus, sorridendo. << Passate le nove di sera, diventa più esagerato del solito. >>

<< Non dare retta al vecchio Remus, mia dolce Lily! >> esclamò James, solenne. << Dato che oggi sei così di buon umore, ho deciso di concederti l’onore di fare una cosa pezzesca. >>

La ragazza vide, con la coda dell’occhio, Remus aggrottare le sopracciglia.

Insospettita, si rivolse a Potter con diffidenza: << Cosa intendi? >>

Il viso del Grifondoro s’illuminò in un sorriso.

<< Intendo, mia cara, >> iniziò, con entusiasmo. << Che avrai l’occasione di partecipare ad uno degli scherzi dei Malandrini. >>

Un attimo dopo, Lily stava già afferrando i lembi inferiori del mantello per levarselo di dosso e andare via, e Potter dovette afferrarla per la spalla per impedirle di svignarsela.

<< Avanti, sarà divertente! >> protestò il ragazzo. << Una cosa innocente, niente Serpeverde in mutande o chewgum nei capelli. >>

Lily sbuffò: << Mi sa che abbiamo idee differenti su cosa sia “innocente”, Potter. E a quanto pare ci sei di mezzo anche tu, Remus. >> aggiunse, guardando il prefetto, e lui fu svelto a distogliere lo sguardo, a disagio. << Non me lo aspettavo. >>

<< Non fare così, Lily! Remus non ne sapeva nulla, è un’idea che mi è venuta ora! >> intervenne Potter, dispiaciuto. << E poi sarà uno scherzo del tutto innocuo. Come quello delle sedie, lo scorso Natale. >>

La Grifondoro rimase in silenzio, pensosa.

Quello scherzo se lo ricordava.

Era stato divertente, in effetti. E nessuno aveva corso il rischio di farsi male o di essere deriso.

Ci riflettè su per qualche secondo.

Guardò James Potter, e la sua espressione da cane bastonato.

<< Come quello delle sedie, dici? >>

Il ragazzo annuì con fervore, speranzoso, e lei sospirò.

<< E vada per lo scherzo. >> disse, infine, e Potter esultò con un entusiasmo a dir poco esagerato.

“Perché alla fine l’ha sempre vinta lui?” si domandò Lily, sperando di non doversi pentire della decisione appena presa.

 

***

 

Non appena aveva visto quella pimpante accoppiata formata da Mocciosus e Malfoy abbandonare la sala, Sirius non aveva avuto alcuna esitazione a seguirli.

Insomma, quei due insieme non potevano combinare nulla di buono, e se la faccenda aveva a che fare col segreto di Remus –segreto che era stato lui, più o meno volontariamente, a rivelare a Piton- allora era suo dovere scoprirlo.

Ancora in mezzo alla sala, vide i due Serpeverde uscire dalla stanza.

Sirius accellerò il passo.

Non aveva intenzione di perderli di vista.

Cominciò a distribuire spintoni a destra e a sinistra, facendosi strada nella folla e guadagnandosi una buona manciata di insulti.

Li ignorò.

Quando raggiunse la porta, finalmente, pensò di avercela fatta.

Ma una voce gli fece venire una stramaledetta voglia di imprecare.

<< Signor Black! Non pensavo sarebbe venuto! >>

Prima di voltarsi, Sirius sollevò gli occhi al cielo.

“Porca Pluffa.”

<< Professore! >> esclamò, stampandosi in faccia il sorriso più falso del mondo. << Perché ne dubitava? Le sue feste sono semplicemente deliziose! >>

Lumacorno si espresse in un sorriso bonario: << In cinque anni, è solo la seconda che la vedo qui. >>

<< Forse non mi ha mai visto. >>

Quando sarebbe finita quella conversazione?

<< Ma se l’ho sempre cercata! >> ribattè Lumacorno, sorridendo. Forse aveva bevuto una Burrobirra di troppo. << Quest’anno è di GUFO, eh? Forse un voto più alto in pozioni le sarebbe d’aiuto. >>

<< Forse. >> rispose Sirius, spiccio. Gettò un’occhiata ansiosa al corridoio, ma dei due Serpeverde non c’era traccia.

<< Ma lei è sempre così distratto! >> continuò Lumacorno, amareggiato. << Però forse si può… combinare qualcosa. Come sta la sua famiglia? >>

Sirius gli gettò un’occhiataccia. Ecco dove voleva arrivare.

Ovviamente.

<< D’incanto. Mi hanno appena diseredato, sa? >>

In un primo momento, Lumacorno rimase perfettamente composto, imperturbabile.

Poi, sbatté più volte gli occhi spalancati.

<< Come? >> domandò, con voce un po’ più acuta del solito.

Sirius fece spallucce: << Non lo sapeva? La Carlington lo sapeva. Arrivederci, professore. >> e, approfittando di quell’istante di sbigottimento, si catapultò fuori dalla sala.

Accellerò l’andatura, percorrendo il corridoio a grandi falcate.

Nella sua mente si tingevano gli scenari più pessimisti.

Mocciosus avrebbe detto a Malfoy di Remus, Malfoy lo avrebbe detto a tutti i Serpeverde, i Serpeverde avrebbero trovato il modo di farlo sapere all’intera Hogwarts e avrebbero umiliato Remus o peggio, e Remus sarebbe stato espulso perché era un lupo mannaro, e anche se tutti facevano i buoni e i giusti, avrebbero avuto paura e i genitori avrebbero insistito con Silente; Silente non avrebbe potuto fare nulla. E allora lui sarebbe rimasto solo con James e Peter, e Remus l’avrebbe perdonato perché l’aveva già fatto, e James non gli avrebbe detto nulla, però Sirius sarebbe rimasto con un brutto senso di colpa, avrebbe ucciso Mocciosus e sarebbe stato espulso a sua volta, mandato ad Azkaban, e sua madre avrebbe riso di lui, Regulus avrebbe riso di lui e suo padre si sarebbe semplicemente limitato a guardarlo con distacco in una foto della Gazzetta del Profeta.

Tutto preso dalle sue congetture, Sirius non si accorse di stare per finire addosso a qualcuno.

Se ne rese conto solo dopo aver sbattuto il naso contro la sua spalla.

<< Attento a dove metti i piedi, Black! >>

Capelli biondi, spalle larghe.

Sirius sospirò.

<< Dearborn. >> disse, riconoscendo l’ammiratore di Evans << Scusa. Addio. >>

<< Scusa, ma dove vai? >>

Sirius, che stava già facendo per allontanarsi, sbuffò, si voltò verso di lui e portò le mani ai fianchi.

<< Che cazzo t’importa? >>

<< Nulla. >> replicò lui, colpito. << Amico, datti una calmata. >>

<< Non sono tuo amico. >>

<< E allora stai calmo e basta. >> ribattè il Tassorosso, indispettito.

Sirius sbuffò: quel tipo gli dava fastidio, era fin troppo sfacciato, per i suoi gusti.

Certo, lo era anche lui, ma…
<< Attento! >>
In meno di un frangente di secondo, Dearborn gli si buttò addosso, spingendolo a terra, mentre un raggio verde si schiantava nel punto esatto dove fino a qualche attimo prima si trovava la sua testa.
Sirius si rimise in piedi, la mano era già corsa alla bacchetta: Lucius Malfoy si trovava dinanzi a loro, il viso deformato dalla rabbia, la bacchetta puntata contro di loro.
Mocciosus era alle sue spalle.
<< Che ci fate qui? >> domandò il Serpeverde più grande << Ci stavate... spiando? >>
Accanto a sè, Sirius sentì Dearborn sbuffare.
<< Figurarsi. >> sbottò il ragazzo. << Non siate così egocentrici, l'universo non ruota di certo ... >>
<< Ovvio che vi stavo seguendo, Malfoy. >> lo interruppe Sirius, truce. << Devo scambiare qualche parola con te, Mocciosus. >>
Il Tassorosso lo guardò con stupore prima, malissimo dopo.
<< Avvertimi la prossima volta. >> gli disse a mezza voce. << Così evito di fare la figura dello stupido. >>
Sirius lo ignorò. Non aveva tempo per quello.
Dal canto suo, Malfoy storse le labbra in un ghigno di scherno.

<< Non abbiamo tempo da perdere con te, mezza cartuccia. >>

<< Mezza è la quantità di capelli che ti rimarrà in testa a trent’anni. >> replicò Sirius, di rimando. << La brillantina uccide, sai? >>

Malfoy si espresse in un grigno di rabbia: << Non quanto la mia bacchetta, Black. Tieni a freno la lingua, o affrontane le conseguenze. >>

<< Avanti. >> sbuffò Dearborn, incrociando le braccia davanti al petto << Credi seriamente di fare paura a qualcuno? Con quei capelli? >>

Malfoy s’irrigidì, mentre Sirius se la rideva tra sé e sé.

“ Ma tu guarda il Tassorosso… ”

Decise di dargli man forte.

<< Hai ragione, sai? Credo che molte fanciulle glieli invidino. >>

<< Merlino, lo farei anch’io, se fossi una ragazza. >>

<< Li guardi, e ti viene una certa voglia di farci una treccia e, chessò, adornarli di fiori e roba simile. >>

<< Opterei per le rose. Molto dolci e raffinate. >>

<< Zitti, idioti! >> urlò ad un tratto il Serpeverde, avvampando di rabbia. Poi la sua voce si fece più sottile. << Vi ammazzo. Giuro che vi ammazzo. >>

A quelle parole, Sirius tornò subito serio mentre, al suo fianco, poteva quasi avvertire l’enorme stupore di Caradoc Dearborn.

Il Tassorosso doveva essere sbalordito, mentre lui non era affatto sorpreso.

Conosceva i Malfoy e conosceva Lucius, sapeva cosa aspettarsi.

Ed ora, era chiaro: i suoi occhi rilucenti di ira, la mano stretta alla bacchetta, puntata verso di loro, i denti scoperti in una smorfia di rabbia.

Lucius Malfoy non stava scherzando. Non scherzava affatto.

Poi, ecco Piton. Piton che, poggiandogli una mano sulla spalla, mostrava un’espressione imperturbabile.

<< Lascia perdere, Lucius. Non ne vale la pena. >>

<< Stai dalla loro parte, adesso? >> sbraitò il biondo, voltandosi di scatto verso di lui.

Sirius colse l’occasione al volo.

<< Expelliarmus. >> e la bacchetta di Malfoy gli volò in mano.

Il Serpeverde sobbalzò, preso alla sprovvista, guardò lui e poi di nuovo Piton.

<< Colpiscili, avanti! >> esclamò con veemenza, e diamine se faceva paura. Se fosse stato in Piton, Sirius se la sarebbe fatta addosso nelle sue unticcie mutande da Piton.

Eppure, il Serpeverde più giovane esitava. Guardò lui e Dearborn, con la coda dell’occhio, poi si rivolse nuovamente a Malfoy, con quella freddezza così fuori luogo e così tipicamente sua.

<< Sono in due, e tu sei disarmato. >> constatò, calmo. << Non puoi nemmeno immaginare quale conto in sospeso io abbia con Black, ma affrontarlo adesso sarebbe da stupidi. >>

<< Non importa! Fallo! >>

<< No. >> replicò Mocciosus, gelido. << Non prendo ordini da te, Malfoy. >>

Era l’unica volta in cui Sirius avrebbe quasi voluto fargli un bel applauso.

Quasi, perché non aveva dimenticato il motivo per cui l’aveva seguito fin lì.

Mentre Malfoy, impotente, ribolliva di rabbia, Sirius fece un passo avanti.

Fulmineo, Piton estrasse la bacchetta dalla tasca senza che quasi lui se ne accorgesse, e gliela puntò contro.

<< Calma, Mocciosus. So che non sei così imprudente. >> disse lui, riferendosi al fatto di avere in mano due bacchette ed un potenziale alleato –Dearborn- alle proprie spalle.

Piton lo guardò, serio. << E io so quanto poco ci si possa fidare di te, Black. >> sibilò, e Sirius capì immediatamente il riferimento al Platano << Considerala una precauzione. Cosa stai facendo? >>

<< Te l’ho già detto, ritardato. Qualche minuto fa, prima che il tuo amico iniziasse a sclerare. >>

<< Fammi la grazia di riperterlo, allora. >> rispose il Serpeverde, all’erta.

<< Devo parlare con te. Da solo. >>

Piton rise, ironico: << Solo con te, Black? Mi prendi per stupido? >> domandò, e Sirius si sentì abbastanza offeso.

Insomma, non era mica uno psicopatico detenuto di Azkaban o chissà che altro, lui. D’accordo, aveva fatto passare a Mocciosus più di una brutta esperienza, però…

<< Sei una femminuccia, Piton. Proprio come il tuo amico lì. >>

Malfoy gli rivolse uno sguardo denso di rabbia.

Piton, imperturbabile, lo osservava con disprezzo.

<< I tuoi insulti non mi toccano, Black. >> disse, serio, ma Sirius sapeva che mentiva.

Eccome, se lo toccavano.

Mocciosus odiava essere umiliato. Merlino, non esisteva persona che non odiasse esserlo!

E Piton aveva probabilmente spifferato ai suoi compari Serpeverde il segreto di Remus. Già se lo immaginava, quel bastardo, tutto felice ed orgoglioso di aver scoperto che uno dei Malandrini era un lupo mannaro, e a vantarsene con i suoi amichetti razzisti.

Guardò Piton, iniziando a giocherellare con la bacchetta.

 << Avrei proprio voglia farti ingoiare quel cravattino unticcio che vorresti far passare per elegante, sai? >>

Il Serpeverde lo guardò, duro.

La bacchetta stretta in pugno.

<< Da solo, senza i tuoi amici a coprirti le spalle? >> domandò il ragazzo, sarcastico << Non credo tu sia così uomo da farlo, Black. >>

Sirius ricambiò il suo sguardo, ironico.

<< Punto primo, Mocciosus, potrei batterti anche ad occhi chiusi e con una gamba in meno. >> iniziò, con la solita sfacciataggine. << Secondo, se anche non potessi –ed è molto improbabile, credimi- tu stesso hai detto che siete in svantaggio. >> alluse a Dearborn con un cenno del capo << Ho un prode compagno Tassorosso, qui alle mie spalle. >>

<< Ehi, Black, non mettermi in mezzo! >> esclamò Caradoc, alle sue spalle. Dalla voce, appariva piuttosto agitato. << Non ho nessuna intenzione di buttarmi in un duello in mezzo al corridoio, io. >>

Malfoy, fino ad allora rimasto in silenzio, sbuffò, piegando le labbra in una smorfia di derisione.

<< Tipico dei Tassorosso. Tanto codardi quanto mediocri. >>

<< Ehi, che c’entra la mia Casa, adesso? >> sbottò il ragazzo, oltraggiato. << Semplicemente, non voglio guai inutili. L’ha detto anche Piton. >>

Il ghigno di Malfoy si allargò, infidamente.

<< Non mi vanterei di pensarla come un lurido Mezzosangue, ragazzino. >> sibillò, con un sorriso malvagio.

La mano di Piton, che prima teneva la bacchetta puntata contro Sirius, ebbe un lieve ma visibile tremito.

Un silenzio gelido calò improvvisamente nel corridoio.

Espressioni simili, pronunciate con un tale disprezzo, non erano mai piacevoli da sentire, tra la gente civile.

Nemmeno se rivolte ad un Serpeverde. Nemmeno se il Serpeverde in questione era Mocciosus.

Solitamente, erano solo i Nati Babbani ad essere presi di mira. Solo i Purosangue della peggior specie, quelli più disgustosi e intolleranti, provavano disprezzo anche per chi discendeva solo parzialmente da maghi.

Gente come Malfoy, a quanto pareva.

Tuttavia, Piton incassò il colpo piuttosto bene.

Non disse nulla, certo, ma nemmeno fece una scenata.

Piuttosto, si limitò a chiudere gli occhi, e a serrare le labbra.

Malfoy lo guardò, serio.

<< Non hai nemmeno la forza di rispondermi. >> costatò, duro. << Non so come io abbia mai potuto credere che tu fossi degno, Severus. >>

Degno di cosa?

Di che stava blaterando, Malfoy?

<< E cosa dovrebbe risponderti? >> fece Dearborn, alle sue spalle. << Sarebbe come rivolgersi ad un mulo. Sei solo una delle tante teste di cazzo che stanno trasformando Hogwarts in un covo di guerra. >>

Sirius, dal canto suo, strinse i pugni, fino a farsi male.

Quei discorsi crudeli e deliranti sulla purezza del sangue gli ricordavano sua madre, il suo viso mentre lo informava del destino che aveva riservato per lui, del suo sguardo mentre lo mandava a morire.

Faceva male.

Soffriva, Sirius, ma allo stesso tempo provava una rabbia incontrollabile.

<< Dearborn ha ragione. >> iniziò, serio. << Mocciosus ha tanti motivi per essere disprezzato, e io sono uno dei primi che mi prendo l’onore di farlo, ma fra questi non rientra di certo la purezza del suo sangue e cazzate simili. >>

Malfoy rimase in silenzio, gelido, fissandolo coi suoi occhi chiari.

Piton, invece, ebbe una reazione inaspettata.

Gli puntò la bacchetta contro.

Sì, anche se aveva appena detto una cosa a suo favore… più o meno.

<< Non ho bisogno che tu mi difenda, Black! >> sbraitò il Serpeverde, con rabbia. << Non dopo tutto quello che mi hai fatto passare. Piuttosto, pensa a proteggere i tuoi amici. Non deve essere molto sicuro passare il tempo con un lica… >>

<< Rictusempra! >> urlò Sirius –scagliando il primo incantesimo passatogli in mente-, e impedendogli così di concludere la frase.

Al posto della parola “licantropo”, dalla bocca di Mocciosus uscì quindi una sonora risata, conseguenza dell’incantesimo.

Sirius non sapeva se definire lo spettacolo spassosissimo o grottesco: il ragazzo si era piegato in due, mentre continuava a ridere e a ridere, divertito, eppure nei suoi occhi neri, puntati verso di lui, non si leggeva che odio e rabbia.

Felpato rimase serio per qualche istante, ricambiando lo sguardo irato del Serpeverde.

Infine non potè più trattenersi: scoppiò in una grossa risata, additando Mocciosus che, per terra, si dimenava ridendo.

<< Piton, sei ridicolo! Vorrei tanto che ci fosse qualcuno a vederti! >> disse, con le lacrime agli occhi.

Il Serpeverde alzò lo sguardo verso di lui, sorridendo.

<< Ahah, sei un bastardo! >> esclamò con un’allegra risata.

<< Perché mai? >> domandò lui, con falsa ingenuità. << D’altronde, è così divertente. Non è divertente? >> chiese poi, lanciando un’occhiata d’intesa a Dearborn, dietro di lui.

Il Tassorosso non rise; al contrario, lo guardò con serietà.

<< Non molto, a dire il vero. >>

Sirius rimase in silenzio, irritato. Eccone un altro che faceva il moralista.

Come Lily Evans, per cui il tipo aveva una cotta.

La cosa gli dava sui nervi.

James avrebbe riso con lui. Dov’era, quando gli serviva?

<< Non m’importa il tuo parere. >> sbottò dunque, serio. Si voltò nuovamente verso Piton. << E nemmeno a Mocciosus. Dopotutto, lui si sta divertendo così tanto, no? >> sibilò, serio.

Il Serpeverde non rispose ma, ridendo, gli puntò contro la bacchetta.

 

***

 

Ridendo a crepapelle, i Malandrini e Lily Evans, celati dal mantello dell’invisibilità, scapparono dalla sala in delirio, dove un professore e una sessantina di studenti e studentesse dovevano far fronte ad una lurga barba bianca che non cessava di allungarsi, causa di una pozione invecchiante che Potter aveva casualmente in tasca.

Ok, lo scherzo era sicuramente premeditato, però Lily non poteva smettere di ridere.

Non aveva mai… infranto le regole, ecco.

Non in quel modo, almeno: era sempre stata abituata a rispettare non solo quelle, ma anche i comportamenti che le persone –e lei stessa, in parte- pretendevano e si aspettavano da lei.

Si era sempre imposta dure norme di comportamento, eppure Potter era riuscita a convincerla con poche parole.

Ed era stato divertente.

Nessuno si era fatto male, e Madama Chips avrebbe risolto la faccenda in quattro e quattr’otto: a parte qualche lamentela, non ci sarebbe stato nessun effetto collaterale.

Era persino pronta a scommettere che le stesse “vittime” avrebbero finito col riderci sopra, alla fine.

Lily si trovò a pensare che forse era stata troppo dura coi Malandrini.

Perlomeno, per quel che riguardava determinate situazioni.

Mentre sgaiattolavano fuori dalla sala, Potter le rivolse un sorriso.

<< Vedi che è divertente? >>

Lily, per tutta risposta, continuò a ridere. Non c’era bisogno di dire nulla.

Si ritirarono in fondo al corridoio, poi si tolsero il mantello.

Potter piegò il panno alla rinfusa e se lo infilò nelle ampie tasche della felpa.

<< Ci entra? >>

Minus le sorrise, timido: << E’ fatto apposta. >>

Potter sospirò, sedendosi a terra con la schiena contro il muro, l’eco della risata sul volto sorridente.

Remus abbozzò un sorriso, poi si sedetta accanto a lui. Minus, timido ma fedele, si avvicinò a loro.

Lily, in piedi di fronte ai ragazzi, li guardò senza dire nulla: illuminati dalla placida luce lunare, che tenuamente si posava sulle loro figure, davanti a lei stavano tre dei Malandrini, uniti da un profondo legame, evidente anche nel silenzio.

Pur sentendosi un po’ fuori luogo, Lily non poteva distogliere lo sguardo, quasi… commossa, dal rapporto che poteva esistere tra degli individui così diversi.

Legati non dal sangue, non dall’amore, ma da un’amicizia che aveva dell’epico e dell’incredibile.

Lei, Lily, sarebbe mai riuscita a legarsi così strettamente a qualcuno?

La sua famiglia le appariva distante, fredda; Alice le era amica, ma teneva a lei fino a quel punto?

Un tempo, aveva creduto di avere Severus.

E lo credeva ancora, sebbene le sue certezze stessero vacillando inesorabilmente.

Si sentiva sola, Lily.

James Potter le stava tendendo una mano, e forse lei aveva fatto male a rifiutarla, però… se anche avesse accettato il suo aiuto, la sua amicizia, Lily sarebbe sempre rimasta essenzialmente esclusa... una pedina fuori posto.

Potter sollevò lo sguardo verso di lei, abbozzando un sorriso.

<< Ehi, Evans. >>

<< Sì? >>

<< Ti chiedo scusa se ti ho trascinata in questa storia. Torna pure dal tuo ammiratore, hai il nostro silenzio. >>

Lily chiuse gli occhi, scuotendo la testa.

<< Non c’è nessun ammiratore. E poi tu non mi hai trascinata da nessuna parte, aiutarvi è stata una mia scelta. >>

Potter le rivolse un sorriso entusiasta.

<< Non c’è nessun ammiratore, hai detto? >> domandò, allegro come una pasqua.

Lily sospirò: << E’ la sola cosa che hai sentito di tutto quello che ho detto? >>

<< Ovviamente no. >> replicò lui, continuando a sorridere. << Sono felice anche per il resto. >>

Lily attese per qualche istante la battuta stupida o maliziosa, che però non giunse.

Allora, sorrise a sua volta, ricambiando lo sguardo di Potter con gratitudine.

Era forse la prima volta che si guardavano dritto negli occhi, in quel modo così delicato e sereno.

Non era male, era… dolce, e Lily sentì un confortante calore pervaderle il petto.

Il sorrise le si allargò automaticamente.

Le venne da ridere, inspiegabilmente.

Abbassò lo sguardo, e si voltò dall’altra parte, ridacchiando con una mano davanti alla bocca.

<< Evans, ma che fai? >> domandò la voce perplessa di Potter, alle sue spalle.

<< Sta ridendo, James. >>

<< Questo lo vedo da me, Petey. Grazie per l’aiuto. Moony, tu che ne pensi? >>

<< O ride di te, oppure l’hai contagiata con la tua stupidità. Sarebbe un peccato. >>

Lily si voltò nuovamente verso di loro, sorridendo.

<< Niente di tutto questo. Stavo solo ripensando a quelle barbe. >>

<< Vero?! >> domandò Potter, entusiasta << Non riesco a togliermi dalla testa l’immagine della Grengrass che inciampa sui suoi baffoni. >>

Minus rise, mentre Remus scuoteva il capo.

<< Siete gente malvagia. Molto malvagia. >>

Potter gli diede un pugno sulla spalla, ridacchiando: << Zitto lupastro, che ti sei divertito anche tu. >>

<< Non è vero. >>

<< Sì che lo è, ti diverti sempre. Ammettilo. >>

Remus lo guardò, oltraggiato: << Mai. Ho la bocca cucita. >> e si ammutolì in segno di protesta.

Potter sollevò lo sguardo verso di lei, che li osservava, divertita.

Il ragazzo le fece l’occhiolino e, con un sorriso birichino, si voltò di nuovo verso Remus e gli tappò il naso stringendoglielo tra indice e pollice.

Il prefetto, in un primo momento, non fece alcuna opposizione, e se ne rimas tranquillo, in silenzio, con le braccia incrociate davanti al petto.

Poi iniziò a divenire rosso come un peperone, ed infine cedette, spalancando la bocca  in cerca d’aria.

<< Va bene, mi sono divertito! >> ansimò, liberandosi dalla presa dell’amico. Questi scoppiò a ridere, accasciandosi contro la spalla di Minus, seduto accanto a lui.

<< Vedi quanto sono efficaci le mie arti di persuasione, Evans? >>

Lily rise, scuotendo il capo.

<< Ha ragione Remus, invece. Siamo prefetti, non dovremmo fare questo genere di cose. >>

<< Forse è vero… Ma mi ha fatto stare bene! >> esclamò il Grifondoro, allaragando teatralmente le braccia. << E ha fatto stare bene te, e anche Remus e Peter. >>

Lily inarcò un sopracciglio: << Ma il mondo non ruota attorno a noi, giusto? >>

<< Ovvio. >> fece lui. << Ma i barbuti non si sono fatti male; anzi, a qualcuno di loro la barba dona. Quindi è tutto ok, no? >>

Lily sospirò, ma prima che potesse rispondere, un lampo di luce illuminò il corridoio, seguito da un urlo che li fece tutti sobbalzare.

<< Non era un fulimine, vero? >> domandò Minus, spaventato.

Lily lo guardò, guardò i Malandrini, e vide che erano tutti piuttosto pallidi, mentre Remus diceva: << No, Peter, era… >>

<< Sirius! >> completò Potter per lui, balzando in piedi ed iniziando a correre verso la direzione da cui era provenuto l’urlo.

In un attimo, Remus e Minus erano dietro di lui.

Lily, dopo solo un istante di esitazione, prese in mano la bacchetta e li seguì, correndo, e chiedendosi cosa mai potesse essere successo.

 

***

 

Dopo aver ruzzolato e rotolato per qualce metro, Sirius si rialzò a fatica, mentre Dearborn lo tirava su per un braccio.

L’attacco di Piton l’aveva colto di sorpresa.

Quando aveva sguainato la bacchetta, pensava fosse solo per intimidirlo, non per pronunciare un inc… A proposito, esattamente in che momento Mocciosus aveva pronunciato la formula dello schiantesimo?

“Incantesimo non verbale” concluse Sirius, stupito “Il pipistrello è più in gamba di quel che da a vedere.”

Pensò che era meglio non sottovalutarlo, mentre lo vedeva puntarsi contro il petto la propria bacchetta.

Sirius, dopo un attimo di perplessità, ipotizzò un “finitem incantatem”, e difatti Piton smise di ridere dopo qualche istante, eppure un ghigno soddisfatto rimase sul suo viso scarno.

<< Sorpreso, Black? >> domandò, in segno di sfida.

Lui, dal canto suo, sbuffò.

<< Sorpreso che tu conosca qualunque trucchetto di magia oscura? >> replicò, ironico. << Non proprio, Mocciosus. >>

Il Serpeverde si rabbuiò, ostile: << Fa parte del programma scolastico, Black. >>

<< Davvero? Scusa, ma non sono esperto in queste cose. >> commentò Sirius, con sarcasmo << Non ho bisogno di trascorrere nottate sui libri per saper scagliare qualche incantesimo, io. >>

<< Però è vero che non si tratta di magia oscura. >> gli bisbigliò Dearborn all’orecchio. Sirius lo ignorò, dolorante.

Piton ci era andato giù pesante.

Lo stesso che ora gli stava rivolgendo un’occhiata di puro disprezzo. Come al solito.

<< In effetti, credo che nessun tomo scolastico insegni come rendersi del tutto ridicoli con trucchetti da quattro soldi, Black. >>

“Peccato che la gente rida di te e non di me, Mocciosus.” Pensò lui, digrignando i denti.

Scagliare un incantesimo contro Piton sarebbe stato saggio, data la situazione?

Forse no, ma gli avrebbe sicuramente procurato un gran divertimento.

La sua mano si strinse attorno l’impugnatura della bacchetta.

Piton faceva male a provocarlo: non era dell’umore. E, inoltre, Mocciosus sembrava aver spifferato a qualcuno il segreto di Remus, quindi aveva tutto il diritto di fargliela pagare.

Un bel Engorgio al terribile nasone che si ritrovava sarebbe stato adeguato.

<< Ho provato a parlarti con le buone, Piton. >> fece, serio. << Ora inizio a perdere la calma. >>

Il silenzio calò nel corridoio, mentre Mocciosus assumeva la posizione di scontro, la bacchetta stretta in pugno, la mascella serrata e lo sguardo concentrato.

Caradoc Dearborn, che doveva aver rinunciato a riportare la calma, taceva, fremendo al suo fianco.

Lucius Malfoy, allo stesso modo, si limitava ad essere silenzioso spettatore delle circostanze.

Per chi avrebbe “tifato”?

Per il Grifondoro traditore del suo sangue o per il Mezzosangue che gli aveva voltato le spalle? Forse sperava che riuscissero a mandarsi l’un l’altro al San Mungo, nel reparto dei feriti gravi.

Sarebbe di certo stata una grande soddisfazione, per Malfoy, liberarsi di entrambi.

Sirius riportò la sua attenzione verso Piton, guardingo.

Mentre si chiedeva a chi sarebbe toccata la prima mossa, con la coda dell’occhio scorse Malfoy sbuffare, con un ghigno di infida derisione, guardando un punto alle spalle sue e del Tassorosso.

<< Ecco che giunge la cavalleria. >> disse il Serpeverde, e Sirius si voltò, udendo il rumore di passi concitati avvicinarsi.

<< Pad! Stai bene? >>

Ecco James, seguito da Moony, Wormtail e… tu guarda, Lily Evans.

Com’era che ultimamente quella si trovava dappertutto?

Comunque, nel vederli tutti preoccupati, Sirius abbozzò un sorriso.

<< Tutto ok, stavo solo scambiando qualche parolina con Mocciosus e testa platinata. >>

A queste parole, Sirius vide Evans impallidire, e indirizzare il suo sguardo verso Piton.

<< Sev, che sta succedendo? >>

Il Serpeverde distolse lo sguardo.

<< Nulla, Lily. >>

La ragazza ammutolì, e Sirius capì dalla sua espressione che doveva sentirsi… offesa, in un certo senso.

<< Non sono una stupida, Severus. >> disse infatti << Abbiamo sentito Black urlare. Questo non è nulla. >>

<< E’ stato lui ad iniziare! >> protestò Mocciosus, ferito, e a Sirius venne voglia darsi una manata in faccia.

Doveva davvero assistere a quella scenata?

<< Io ero venuto solo per parlare, Piton. >> sbottò dunque, in un sospiro stanco.

“E a scagliarti un Furnunculus, magari.”

<< Black ha un concetto tutto suo del “parlare”. >> replicò il Serpeverde, truce. << E tu lo sai bene, Lily. Ti prego di credermi. >>

A questo punto, Malfoy sospirò sonoramente, attirando l’attenzione dei presenti.

<< Avanti, Piton, devi davvero giustificarti con lei? Non vedi che sono tutti delle nullità? >>

<< Oh Malfoy, stai zitto. >> sbottò James, stringendo i pugni. << Si può sapere chi diamine ha chiesto il tuo parere? >>

<< E il tuo, Potter? >>

<< Meglio il mio che quello di una testina impastata di robaccia sbrillucicosa come la tua! >> replicò il ragazzo, e Sirius dovette trattenerlo per un braccio prima che si buttasse contro Malfoy per riempirlo di pugni.

Per quanto abile con la bacchetta, James doveva ancora capire che in una rissa a mani nude non aveva alcuna speranza.

<< Stai calmo, Jim. >> gli disse, piano, mentre Remus, sempre diplomatico, faceva un passo avanti.

<< Il professor Lumacorno è solo a qualche corridoio di distanza. >> disse, serio. << Faremmo tutti meglio a rimanere calmi e a tornarcene nei nostri dormitori. >>

Dearborn sollevò la mano destra ed esclamò: << Io sono d’accordo con Lupin. >>, mentre James inarcava un sopracciglio, chiedendosi cosa c’entrasse lui in tutta quella faccenda.

<< Io no, invece. >> commentò intanto Piton, acido. Sul suo viso era appena sorta un’espressione di mero disgusto. << Io non prendo ordini da… gente come te, Lupin. >>

Sirius vide Remus irrigidirsi, e sentì una grande rabbia prendere il controllo su di lui, ma James lo precedette, sbraitando contro il Serpeverde.

<< Vuoi proprio finire in mutande davanti a tutti, vero, Mocciosus? >>

<< Devi solo provarci, Potter. >> sbottò lui di rimando, perdendo la solita e fastidiosa imperturbabilità.

“In effetti” pensò Sirius “Quando c’è di mezzo James, Piton perde sempre il controllo.”

<< Ti giuro che lo faccio, Piton! >> esclamò Prongs, rabbioso. << Lo giuro sul mio onore! >>

<< Quale onore, scusa? >>

<< Quello che tu non avrai mai, Mocciosus! >>

<< Basta così! >> esclamò ad un tratto Evans, ad alta voce. << Nessuno di noi dovrebbe trovarsi qui, nemmeno gli invitati alla festa. Io e Remus siamo prefetto, ci basta un attimo per sottrarre punti a Serpeverde o a qualsiasi altra Casa. >>

Il silenzio calò tra i presenti. Il clima teso di quel periodo aveva acuizzato la rivalità tra Casa, e lo scontro tra di esse per vincere la Coppa a fine anno veniva preso molto seriamente.

Tuttavia, Mlafoy non si astenne dal mostrare il suo sdegno, sbuffando.

<< Peccato che io sia Caposcuola. Se io non sono d’accordo, voi prefetto non potete combinare nulla. >> disse, con aria di superiorità.

<< Questa, Malfoy… >> fece allora la ragazza, guardandolo dritto in volto. << E’ un’emerita cazzata. >>

Il Serpeverde ammutolì, avvampando di vergogna ed indignazione.

Evans aveva ragione.

Malfoy li guardò tutti, uno per uno; poi, come il cattivo delle peggiori storie, esclamò: << Non finisce qui! >> e, dopo quest’ultimo ammonimento, si girò e si allontanò in fretta verso la direzione opposta.

Piton esitò qualche istante, guardando la ragazza.

Nel suo sguardo si leggeva l’incertezza.

Anche lui, infine, se ne andò, senza dire nulla.

 

***


Lily guardò Severus allontanarsi, la veste da mago svolazzante, e poi sparire oltre l’angolo.

Sentì una desolante sensazione di tristezza farsi spazio lì, al centro del petto.

Un attimo dopo, la voce allegra di James Potter squillò alla sua sinistra.

<< Vedi, Evans? E’ per questo che sei la mia donna! >> esultò il ragazzo, circondandole le spalle con un braccio e scoccandole un bacio sulla guancia.

Lily arrossì, gli pestò un piede e lo allontanò con uno spintone.

<< Sta’ alla larga, Potter! >> sbottò, come in segno di monito.

Lui le mandò un bacio con la mano, per poi dileguarsi dietro le spalle di Black.

Dearborn le sorrise: << In effetti, sei stata in gamba. >>

A queste parole, Potter si sporse oltre le spalle dell’amico, guardando il Tassorosso di sottecchi.

<< Scusa, ma tu che ci fai qui? >>

<< E’ l’ammiratore di Evans. >> rispose Black, facendo spallucce. Potter balzò in aria, con un urletto stridulo oltraggiato.

<< Come ti permetti, maniaco ladro di donne? >> esclamò, indignato. << Ti sfido a duello!Ti picchio! >>

Lily vide Black scuotere il capo e Remus sospirare.

<< Non temere, Potter. >> fece Dearborn, nel tentativo di calmarlo << Lily Evans è tutta tua. >>

Il Grifondoro sbuffò, guardandolo in cagnesco: << Come faccio a crederti? >>

<< Boh, libero di fare come ti pare. >>

Potter rimase in silenzio, poi, con le braccia incrociate davanti al petto, rivolse a Lily un’occhiata truce.

Lei sospirò: << Fidati, tra noi non c’è nulla. >>

“E non so neanche perché mi sento in dovere di dirtelo.”

<< Ne ero sicuro. >> esclamò il ragazzo, solenne. << Evans ama solo me. >>

<< Sicuramente, Potter. >>

<< Piuttosto… >> fece Remus, pensoso. << Come mai vi trovevate qui in corridoio? >>

<< Black ha detto di stare seguendo Piton, credo, mentre io cercavo solo di filarmela dalla festa. >> rispose il Tassorosso. << Lupin, non eri tu che l’altra volta parlavi con Marlene? >> aggiunse poi, guardandolo di sottecchi.

Remus fece spallucce, stamapandosi in faccia una delle espressioni più innocenti e inconsapevoli.

<< Non che io ricordi. >>

<< Sì, invece. Eri tu, in biblioteca. >>

<< … Forse. Sirius, perché stavi seguendo Piton? >> domandò il prefetto, evasivo, voltandosi verso l’amico.

Questo alzò le spalle, con noncuranza.

<< Volevo solo parlare con lui di una cosa. >> rispose, vago.

Lily lo guardò, sospettosa.

<< Devo davvero credere che tu volevi solo scambiare due parole con Severus? >> domandò, ironica.

<< Puoi credere quello che vuoi, Evans. >>

Prima che potesse rispondergli male, Potter si piazzò davanti a lei, con un sorriso allegro: << Giusto. Che ne dici di credere a noi due assieme, ad Hogsmeade? >>

Lily sbuffò, esasperata: << Ora non voglio parlare di questo, Potter. Vorrei sapere perché continuate a prendervela con Severus. >>

<< Lily, parliamone un’altra volta, d’accordo? >> fece Remus, a bassa voce. << Mi sembra di aver sentito qualcosa, e abbiamo fatto fin troppo rumore per illuderci di poter passare inosservati. >>

<< Forse è Lumacorno. >> bisbigliò Minus, timoroso. << Che va a farsi curare la barba. >>

<< Barba? >> fecero Black e Dearborn assieme, confusi.

Lily non potè trattenere un sorriso, ripensando alla scena.

<< Hai ragione. Sarebbe meglio se noi tornassimo alla festa. >> disse.

<< Tornaci tu, io mi sono rotto le scatole. >> borbottò Black, stiracchiandosi.

<< Lumacorno si accorgerà della nostra assenza. >>

<< E quindi? >> domandò lui, con un’occhiata significativa.

<< Fa’ come ti pare, Black. >> replicò lei, girandosi e dirigendosi verso la sala.

 

***

 

Dopo che anche Dearborn ebbe svoltato l’angolo e preso la direzione per la torre dei Tassorosso, James si fermò davanti a Sirius, risoluto.

<< Ok, ora puoi dirci cosa è successo veramente. >>

Padfoot lo guardò, imperturbabile.

<< L’ho già detto. >> disse, calmo. << Volevo davvero parlare con Piton. >>

<< Sì, e confessargli il tuo amore segreto per lui. >> commentò Prongs, con un sorriso. << Avanti, Pad. Sai mentire meglio. >>

<< Non è una bugia. >>

<< E allora di cosa volevi parlargli? >> chiese quindi Remus, incuriosito. << Scusa, ma mi sfugge il motivo per cui tu vorresti chiacchierare amichevolmente con Piton. >>

Sirius rimase in silenzio, guardando il prefetto.

Era incerto; d’altronde, non aveva nessuna prova concreta.

Eppure… Non poteva mentire ai Malandrini. Se ne sarebbero accorti.

Sospirò, passandosi una mano sugli occhi.

I suoi amici lo guardavano, in attesa.

<< E’ solo un sospetto che ho. >> disse quindi << Non voglio farvi preoccupare inutilmente, almeno fino a quando non ne sarò sicuro. Ve ne parlerò solo dopo averne avuta la piena certezza. >>

Peter, Remus e James si scambiarono un’occhiata, in silenzio.

Poi, Prongs sospirò.

Sirius sapeva essere dannatamente cocciuto: se aveva deciso di non parlargliene, non lo avrebbe fatto, non importava quanto intensi sarebbero stati i loro tentativi di convincerlo a fare il contrario.

<< D’accordo, Sirius. >> disse << Ce ne parlerai quando riterrai opportuno. >>

Padfoot annuì, serio: << Grazie. Potrebbe anche non essere nulla. >>

“Così spero, almeno.”

<< Com’è andata la festa. >>

<< Una palla incredibile, Peter. Mi devi un favore, James. >>

<< Macchè favore! >> protestò il ragazzo, indignato. << Se avessi aspettato qualche minuto in più, ti saresti fatto una gran bella risata. >>

<< Fammi indovinare, >> disse lui, con un ghigno divertito. << ha a che fare con Lumacorno ed una barba, vero? >>

<< Con tutti gli invitati e una cinquantina di barbe, a dire il vero. >> commentò Remus, con un sospiro.

 

***


Una volta tornati in Sala Comune, Malfoy se ne salì in dormitorio senza dire una parola.

“Ecco un altro da cui guardarsi le spalle.” pensò Severus, fra sé e sé.

Non poteva fare a meno di ripensare allo sguardo accusatore di Lily. E al fatto che fosse giunta di corsa insieme a Potter e ai suoi amichetti del cavolo.

Che ci faceva insieme a loro?

E perché prima, alla festa, era assieme a Black? Allo stesso che, Merlino, lo aveva spedito dritto dritto tra le fauci di un licantropo!

Sospirò, sedendosi sul divano.

Era stanco.

Stanco e amareggiato.

Sapeva che Lily era una delle uniche cose belle nella sua vita, ma allo stesso tempo la sentiva sempre più distante.

Chiuse gli occhi, reclinando il capo.

Forse, se quella stessa oscurità che ora vedeva lo avesse inghiottito per sempre, tutto sarebbe stato più facile. Più semplice. E indolore.

<< Piton. >>

Severus aprì gli occhi, cauto.

Cosa voleva lui?

Si voltò, guardandolo con sospetto.

<< Che ci fai qui a quest’ora? >> domandò, calmo.

Doveva mostrare la solita freddezza, l’unica arma che lo teneva al sicuro.

L’altro lo guardò con la medesima imperturbabilità.

<< Potrei dire lo stesso di te. >>

<< Non credo proprio. >> replicò Severus, con distacco. << Comunque, che cosa vuoi? >>

<< Parlare, Piton. >>

Lui sbuffò, divertito: << Una persona piuttosto vicina a te mi ha da poco detto la stessa cosa, sai? >>

L’altro rimase calmo.

<< Non so a che cosa ti stia riferendo. >>

<< Mi sarei sorpreso del contrario. >> replicò Severus << Ripeto, cosa c’è? >>

Regulus Black sorrise leggermente.

<< Solo parlare. Abbiamo molto di cui discutere, noi due. >>

  
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