Love
save the pain.
Prologo.
Se ne
stava lì, sulla riva delle spiaggia di fronte casa sua.
Guardava
il mare, l’orizzonte. Aspettando qualcuno o qualcosa.
Ogni
giorno, dopo pranzo, compiva la solita routine.
Appoggiava
un telo da mare, nella riva ad un dito dal mare, accendeva due
sigarette, una
la fumava, l’altra la lasciava fumare da sola appoggiata in
bilico nel suo
pacchetto.
Ascoltava
Queen e Scorpions in quel frangente.
Canticchiava
sempre le solite rime, ma ogni giorno la canzone era diversa.
Passava da who wants to live forever? A rock you an
hurricane. Ed I suoi
occhi color del cioccolato diventavano lucidi fin quando le lacrime
esplodevano,
per poi finire lungo le sue guance.
Aveva
ventidue anni, viveva ancora con la sua adorata mamma, di suo padre non
si
sapeva niente. Lei non ne parlava spesso.
A
scuola era sempre stata una ragazza tranquilla, gli scolari erano
sempre
contenti di far parte della classifica delle loro amicizie. Era una
ragazza
solare, estroversa, piena di idee e sempre sorridente. Ma quando
capitava che
arrivava l’uno Aprile, il giorno più brutto di
tutta la sua vita, il suo umore
si trasformava terribilmente. Ogni anno l’uno Aprile andava
sempre nella
spiaggetta, ma invece di accendere solo le due sigarette buttava anche
trentuno
rose bianche. Nessuno sapeva il perché, nessuno sapeva il
motivo. Il dolore era
un frangente sempre presente nella sua vita. Aveva perso una persona
importante,
questo si sapeva. Quello che non si sapeva era chi.
Sua
madre non sapeva delle sue escursioni giornaliere, o forse lo sapeva,
ma non
era pronta a subire lo stesso dolore che la figlia provava giornalmente.
Isabella
da pochi giorni aveva trovato un lavoro. Era la segretaria di un
avvocato. Era
un brav’uomo, lei si trovava bene. La madre dopo tanti anni
di sacrifici per
dar da mangiare a sua figlia pulendo le scale dei condomini, aveva
trovato
lavoro in un salone di bellezza e finalmente avevano trovato un
po’ di luce
dopo anni di povertà.
Reenè
era un’ottima madre per Bella. Erano come se fossero amiche,
il loro legame era
indissolubile, si amavano in maniera indescrivibile. Erano un piccola
famiglia,
ma a loro importava di essere felici nonostante tutto.
**
Edward,
uno dei ventottenni più ricchi di Los Angeles.
Da ragazzino
intimidiva ragazze e ragazzi della scuola. Ma lui era solare,
simpatico. Era
bello da far paura, lui lo sapeva, ma non aveva mai approfittato di
questo. Era
ricco sì, ma umile dentro.
Si era
appena laureato e presto avrebbe iniziato a lavorare con il padre, era
eccitato
all’idea di entrare nel mondo del lavoro, era felice di
lavorare con il padre.
Non
viaggiava mai con l’aereo. Forse odiava quel mezzo o aveva
semplicemente paura.
Forse odiava le nuvole. Forse odiava il cielo. Perché
benché lui lo guardasse
spesso, i suoi occhi rivolti al cielo diventavano delle gemme verdi
infuocate
di rabbia.
Aveva
un fratello e una sorella. I suoi genitori sono sempre stati amorevoli.
Aveva
una famiglia perfetta. Era buono e gentile. Andava d’accordo
con tutti. Ma il
suo cuore era ferito, per quel che si sa non era stato ferito da
qualche
ragazza. Era stato fidanzato, ma i caratteri differenti non avevano
portato a
lungo le sue relazioni.
Quando
una nuvola di dolore si invadeva nel suo corpo, nella sua anima lui
cercava
sempre di riprendersi. Ma il dolore è come
l’amore, una volta che ti entra
dentro è difficile farlo uscire.
Non
aveva mai capito quali dei due fosse più forte. Non voleva
pensarci al momento.
La sua mente era occupata dalle sue ambizioni.
Premetto
che non sto abbandonando l’altra mia storia (Per
chi la segue) Robsten. Chi non la conosce se la vuole leggere
è questa :
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=957738&i=1
Ma questo prologo è pronto da giorni e oggi ho deciso di
pubblicarlo.
Il prologo
è in terza persona, ma dal primo capitolo sarà
con dei rispettivi Pov.
Fatemi sapere, il
vostro parere è molto importante per me. Un
bacio a mia cugina Giulia, lei si che è speciale, sono
fortunata ad averla.
Alla prossima Roby.