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Autore: Persephone Lupin    30/10/2012    1 recensioni
Quando Severus Snape torna a casa dopo una missione per il suo Signore, diventa testimone di un segreto che sconvolgerà il suo mondo. AU
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton, Voldemort
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 6. Fotografie, giornali e una proposta pericolosa

(Pictures, papers and a perilous proposition)





 

Dumbledore posò una mano rassicurante su quella che ancora stava stringendo la sua coscia.

«Ti aiuterò, Severus, se tu sarai disposto ad aiutare noi. E se la smetti di strizzarmi la gamba.» Sorrise di fronte allo sguardo confuso negli occhi del giovane ed il modo in cui le guance si imporporarono quando questi si rese conto a cosa si stava aggrappando.

«Mi dispiace, signore, io...»

«Lo so, ragazzo mio, non ti preoccupare, vivrò.» Dumbledore estrasse un grande fazzoletto e una scatola piena di caramelle dalle tasche dei suoi abiti di seta. «Ecco, ragazzo mio, una bella soffiata di  naso e una caramella al limone fanno la differenza, come dico sempre io.»

Dopo essersi soffiato il naso un paio di volte, aver preso due caramelle al limone e un'altra tazza di tè alle erbe, Severus si sentiva molto meglio, quasi rilassato. Come il mare ora calmo nella foto sopra il letto.

«Professor Dumbledore, stavo pensando a quella foto. So che suona strano, ma in qualche modo era nel mio sogno, o io ero nella foto – non saprei dire - e improvvisamente il tempo è cambiato...» rabbrividì al ricordo.

«Oh sì, l'immagine cambia spesso. A volte mi chiedo se questo possa essere in qualche modo legato allo stato d'animo delle persone che si trovano in questa stanza. Se questo è vero, sembra che tu stia molto meglio in questo momento.» Severus annuì, sempre contemplando l'immagine. Quando parlò di nuovo, una nuvola scura apparve all'orizzonte.

«Ho sentito la sua voce. Ha detto che non avrei mai potuto scappare da lui, mai...»

«La voce di chi? Di tuo padre… o di Voldemort?» Severus fece una smorfia quando Dumbledore pronunciò il nome temuto. Poi si voltò e guardò il preside negli occhi.

«Il Signore Oscuro è mio padre» disse con malcelato odio e disgusto di sé stesso. Dumbledore rimase di stucco.

«Stai dicendo sul serio?»

Un brusco cenno affermativo del capo.

«Ma come è possibile? Intendo... quindi Tom Riddle ha avuto una relazione con tua madre, è così?»

«Sylvia Snape non era mia madre.»

«Il suo nome era Helena Evans, una Nata Babbana di Grifondoro.»  Ora c'era solo dolore e nostalgia nella voce di Severus.

Helena Evans. Il professor Dumbledore ricordava bene la tragedia familiare che aveva occupato le prime pagine sia dei giornali Babbani che della Gazzetta del Profeta più di venti anni prima, quando il Marchio Nero aveva balenato su Londra per la prima volta. Quattro vittime, Andrew e Achillea Evans, la loro figlia Elena e il piccolo figlio di questa, Perseus. Quasi contemporaneamente, il ricordo di Helena, mortalmente pallida in un’ala dell’infermeria, gli affiorò alla mente. La ragazza aveva preso una pozione abortiva che aveva quasi ucciso sia la madre che il bambino, ma entrambi erano stati salvati contro ogni previsione. E poi l'immagine di una bella ragazza con scintillanti riccioli rossi che danzava felicemente il valzer tra le braccia di un giovane dai capelli scuri e gli occhi neri di nome Tom Riddle. Il Ballo del Ceppo. É stato allora che doveva essere accaduto. Tutto aveva un senso ora. Perché Helena fosse così disperata, perché la famiglia Evans fosse stata uccisa. Tom Riddle aveva messo Helena incinta, probabilmente l'aveva violentata, e poi era venuto a reclamare il figlio. Il cadavere del bambino non era mai stato trovato...

«Come fai a saperlo?» chiese Dumbledore guardando il giovane mago, incredulo. É vero, ha gli stessi occhi neri...

«Ho ascoltato una conversazione tra Scelestus Snape e Caligula Malfoy l'altro giorno.» E poi, Severus raccontò ciò che aveva scoperto quella fatidica notte di soli pochi giorni prima. Dumbledore non interruppe quel racconto esitante, si limitò ad annuire di tanto in tanto. E, a poco a poco, il vecchio preside cominciò a capire perché Severus fosse venuto ad Hogwarts; lo sconfinato odio che doveva aver provato per il suo Padrone e per Scelestus Snape dopo la rivelazione di quell’oscuro segreto; il tumulto di emozioni alla consapevolezza che la sua vita non era stata altro che una bugia...

Quando Severus ebbe finito il suo racconto, Dumbledore si alzò e si diresse verso il suo ufficio in silenzio. Dopo pochi minuti, tornò con alcuni giornali e un annuario di Hogwarts nelle mani. Senza dire una parola, passò uno dei giornali al giovane a letto. In prima pagina vi era l'immagine di una casa in fiamme, le lingue di fuoco ardenti verso il cielo. Il titolo diceva: "Due maghi uccisi da un incidente di laboratorio? Caligula Malfoy, capofamiglia della rinomata famiglia Malfoy, una delle vittime.”

«Non è stato un incidente, vero?»

«No» rispose Severus con forza. «Sono stato io, e non mi pento di aver ucciso quei bastardi, anche se non capisco come sia successo.» Quindi raccontò a Dumbledore del duello e di come il soffitto in fiamme fosse crollato appiccando il fuoco tutt’intorno.

«Sei consapevole che ciò che hai fatto quella notte nel campo della magia senza bacchetta è da considerarsi eccezionale?» Il preside gli lanciò uno sguardo inquistore. «Sei un mago molto potente, Severus. Sono felice che tu non sia più mio nemico.» Dumbledore sorrise allo sguardo perplesso sul volto del giovane. Si era evidentemente aspettato una reazione del tutto diversa al suo oscuro racconto.

«Quali altre abilità insolite possiedi, ragazzo mio?»

«Sono abbastanza bravo con le pozioni.» Chinò lo sguardo sulle sue mani, abbassando la voce fin quasi ad un sussurro. «E posso parlare con i serpenti...»

«Un Rettilofono... considerando il fatto che sei un diretto discendente di Salazar Serpeverde, da parte di tuo padre, direi che non mi sorprende affatto.»

«Dicono sia un brutto segno. Il marchio della pura malvagità...»

«No, Severus. Essere un Rettilofono non è un male in sé. É un dono raro. Tocca al mago decidere come usare questo dono.» Dumbledore imprigionò gli occhi di Severus in un'intensa occhiata azzurra. «Non disprezzare te stesso per il tuo retaggio. Non sei legato al male attraverso il tuo sangue. Anche se ci fosse qualcosa di simile ad una depravazione innata - cosa che dubito fortemente - lo puoi combattere. E non dimenticare che tua madre era una Grifondoro. Porti anche i suoi geni.» Il vecchio mago aprì l’annuario. I diplomati del 1960. Sotto l'immagine di una ragazza bella, eppure pallida e dagli occhi tristi, con i capelli rossi ricci, Severus poteva leggere il nome di Helena Evans nei colori rosso e oro di Grifondoro. Lei gli sorrise, poi distolse il viso e scoppiò in lacrime silenziose.

«Madre?» La voce di Severus era rotta dall'emozione. Ma lei non si voltò.

C'erano altre immagini. Una di una sorridente e felice Helena in abiti rossi e dorati che stringeva la Coppa di Quidditch. Un’altra la ritraeva in mezzo ad un gruppo di studenti, tutti che mostravano con orgoglio la loro spilla da Prefetto. E una del Ballo del Ceppo: Helena tra le braccia di un giovane dai capelli neri... Lo stomaco di Severus si rivoltò quando si rese conto di chi fosse il partner di sua madre nel ballo. La versione più giovane del Signore Oscuro - suo padre.

Chiuse il libro seccamente. Quella foto era troppo. Lei aveva un'aria così felice, così innocente, del tutto inconsapevole di ciò che le sarebbe accaduto di lì a poco: che quello stesso oscuro ragazzo a cui stava sorridendo avrebbe ucciso a sangue freddo uccidere lei ed i suoi genitori. Come odiava quel mostro!

Dumbledore gli passò un altro giornale. Ancora una volta, c'era una casa in fiamme, ma quelle fiamme non si muovevano. Un giornale babbano. Era comunque uno spettacolo spaventoso. La casa dei suoi nonni. La Gazzetta del Profeta dello stesso giorno mostrava una foto di famiglia. Una coppia sulla cinquantina con la figlia ed il figlio, entrambi coi capelli rossi come il padre, la moglie del figlio un una bimba con gli stessi capelli rossi in braccio, e un bambino dai capelli neri tranquillamente addormentato tra le braccia disua nonna. La mano di Severus cominciò a tremare mentre lui guardava quei volti sorridenti. La sua famiglia. Tutti morti. A causa sua. Ma erano davvero tutti morti? Incapace di parlare, lanciò al preside uno sguardo interrogativo mentre indicava le persone identificate come suo zio, zia e cugina.

«Orestes e Rose sono morti qualche anno fa in un incidente aereo, temo, ma la bambina è ancora viva. É cresciuta, naturalmente, come te. In verità, la conosci. Era una studentessa qui a Hogwarts.»

Una strega. Il suo nome era Evans. Capelli rossi, un paio di mesi più grande di lui, Nata Babbana – non c’era dubbio, doveva essere Lily Evans. Lily Evans era sua cugina. La bella ragazza con gli occhi di smeraldo brillanti che avevano cercato di aiutarlo una volta, quando Potter e la sua banda gli avevano tirato uno scherzo particolarmente umiliante. E lui l'aveva chiamata 'Sanguesporco' nella sua rabbia ribollente. E ora, la sua unica parente in vita era sposata proprio con lo stesso James Potter. Gemette esasperato.

«Avere Lily Evans come cugina non può essere tanto male, suppongo.» Dumbledore sorrise, i suoi occhi scintillavano.

«No, è solo… Potter sarà entusiasta di sapere che siamo in teoria imparentati» Severus sbuffò, roteando gli occhi.

«Entusiasta quanto te» Il preside ridacchiò. Poi tornò serio. «Probabilmente, sarebbe saggio tenere questa cosa tra noi fino alla fine della guerra. Per la tua stessa sicurezza.»

«Oh, credo che sarò abbastanza al sicuro ad Azkaban.» Severus cercò di far suonare la frase casuale, ma non gli riuscì del tutto.

«Non andrai ad Azkaban, Severus. Ho altri piani per te.» Dumbledore sembrava molto sicuro di sé, più sicuro, in realtà, di quanto lui stesso si sentisse. E se avesse giudicato male le intenzioni di Severus? Se il ragazzo non fosse pronto per quella missione pericolosa? Poteva lui, Dumbledore, consegnarlo al Ministero dopo quei lunghi giorni e notti passati a vegliare preoccupato sul giovane mago al suo capezzale? Non poteva negarlo, in qualche modo aveva finito con l’affezionarsi al ragazzo a dispetto di ciò che questi aveva fatto, di ciò che questi era stato...

«Ti ho detto, Severus, che ti avrei aiutato» continuò Dumbledore. «Ma abbiamo bisogno del tuo aiuto in cambio. Abbiamo estremo bisogno di una spia all'interno della cerchia di Voldemort. Ed io vorrei che tu fossi questa spia.» Severus impallidì. Una missione suicida. Era quello che volevano da lui. Avrebbero potuto lasciarlo ai Dissennatori, al Bacio, almeno in questo modo gli avrebbero concesso una morte rapida, mentre la morte di un traditore nelle mani del Signore Oscuro... rabbrividì. Aveva assistito a diverse esecuzioni di questo tipo ed il ricordo ancora gli gelava il sangue. E le vittime non erano spie, volevano semplicemente andarsene, andare via, come quello sciocco di Regulus Black.

«So che sarà difficile e pericoloso - estremamente pericoloso - ma non te lo chiederei se non credessi che tu possa farlo. Come ti ho detto, sei un mago molto potente, Severus. Confido nelle tue capacità.» Dumbledore fece una pausa per lasciare che le sue parole venissero assorbite. «Non sei tenuto a decidere ora, però. Prendi il tempo che ti serve. Poppy non ti lascerà andare tanto presto, comunque. Non fino a quando non sarai pienamente guarito.» Sorrise incoraggiante al giovane, poi uscì dalla stanza, chiudendo la porta con dolcezza.

I pensieri presero a girare nella testa di Severus. Dumbledore aveva fiducia nelle sue capacità. Aveva fiducia in lui. Ma lui meritava la fiducia del preside? E se avesse fallito? Lui stesso non aveva fiducia in se stesso. Ma c'era alternativa? Probabilmente no. Marcire ad Azkaban non era in ogni caso una prospettiva molto appagante. Come spia sarebbe stato in grado di ottenere la sua vendetta, per lo meno, e avrebbe perfino avuto modo di redimersi. Un gioco mortale, senza dubbio. Ma valeva la pena di tentare...

«Lo farò!» Presa la sua decisione, chiuse gli occhi e finalmente si addormentò.






E con questo mancano solo più due capitoli alla fine della storia...

  
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