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Autore: Lavandarose    30/10/2012    19 recensioni
Con uno scatto la ragazza si avventò su di lui con il pugnale sguainato in mano.
Lui si scostò solo di qualche centimetro e le prese il polso.
Con un movimento fluido la scaraventò contro il muro, puntellandole le braccia ai lati del suo corpo.Il pugnale cadde a terra.
Ora lei era sola e disarmata, tra le braccia del nemico, che la stava sovrastando di almeno trenta centimetri.
Sospirò e lo guardò negli occhi.
L’istante successivo le loro bocche si stavano baciando con rabbia, mordendosi, succhiandosi, lasciando che un’anima entrasse nell’altra.
Lei chiuse gli occhi e dopo un istante sentì un dolore lancinante alla spalla destra.
La stava marchiando, la stava marchiando maledizione!
Con le ultime forze che le rimanevano, cercò di spingere via quel magnifico corpo da lei, guardando che cosa le aveva fatto.
E il marchio era lì: una croce sulla spalla.
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
Genere: Erotico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Virginia era immobile, faccia a faccia con l'uomo che fino a qualche ora prima stava popolando i suoi sogni.

D'istinto portò la mano alla spalla destra e si accorse che la ferita a forma di croce stava pulsando.

-Chi...chi sei? Come sei entrato a casa mia?- riuscì a balbettare. Lui non rispondeva e la ragazza si perse solo per un attimo nel verde scurissimo degli occhi dell'uomo.

Strano, non sono mai riuscita a vedere il colore dei suoi occhi nei sogni. Mi sembravano neri”, pensò. Poi si riscosse. C'era un estraneo in casa sua. Un estraneo! Forse le avrebbe potuto fare del male.

L'uomo scelse proprio quel momento per allungare una mano verso di lei.

-Non voglio farti del male, Virginia – le mormorò

- Ma che bella frase da film dell'orrore! - rispose lei affannata mentre con le mani si aggrappava al mobile dietro di lei. - Perché non mi dici chi sei e cosa vuoi?- E magari io cerco di sopravvivere fino ad arrivare a un telefono e riesco a chiamare qualcuno?

Ecco, questa seconda parte del piano non era ancora chiara nella mente della ragazza. Certo, non avrebbe voluto trovarsi in casa da sola con un estraneo davanti a lei. Ma ora era in ballo e doveva cavarsela in qualche modo!

Lui era ancora lì, con la mano tesa verso di lei.

Senza nemmeno capire come, Virginia iniziò a porgere la mano a quell'uomo che la guardava in maniera così rassicurante.

Poi, spinta da qualcosa che nemmeno lei riusciva a definire, lo guardò e gli disse: - Sei un Daugr? -

La metamorfosi dell'uomo fu repentina. Lo sguardo gli si indurì e la sua mascella si irrigidì.

La prese per il polso in maniera rude e l'attirò a sé.

In un attimo la ragazza si ritrovò chiusa contro il petto dell'uomo.

-Chi ti ha parlato dei Daugr? - le sussurrò quasi ringhiando a un orecchio.

-Nessuno! - gli rispose lei terrorizzata – Ho letto qualcosa, da qualche parte. Non so nemmeno perché ti ho detto una cosa del genere. Mi è...venuta spontanea non so perché. Te lo giuro! - L'uomo la guardò negli occhi. Era chiaro: la ragazza gli stava dicendo la verità. Ma chi le aveva parlato dei Daugr? Chi stava tentando di risvegliarla? Questo era compito suo, avrebbe ucciso chiunque si fosse frapposto tra lui e questa ragazzina!

La ragazzina, nel frattempo, aveva realizzato di essere tra le braccia dell'uomo e il suo corpo stava prendendo in confidenza con quello dell'altro.

Le pareva quasi che piccole scariche elettriche stessero attraversando la sua colonna vertebrale.

Ma perché non le parlava più? Pareva perso nei suoi pensieri.

Provò ad osare.

-Sei tu...sei tu che entri nei miei sogni? -

Lui la guardò. - Sì – le rispose.

-E sei stato sempre tu a farmi la croce sulla spalla? -

-Certo, sono stato io – continuò lui sempre stingendola a sé.

-Ma perché? E soprattutto come diavolo ci sei riuscito? -

L'uomo sorrise e la spinse ancora di più contro il mobile. Virginia si trovò bloccata tra il ragazzo e il comodino.

-Non ti posso ancora spiegare tutto. Diciamo che sto cercando di farti ricordare qualcosa -

La ragazza si scocciò. - Senti un po', ma chi ti credi di essere? Piombi qui, in casa mia, dici che esci dai miei sogni, mi dici che devi farmi ricordare qualcosa e poi ti infuri se ti chiedo se sei un Da..Dugr...bè hai capito no? Ma dove pensi di essere? In un romanzo paranormale? - Poi si rese conto della situazione e sbiancò. Ora mi ammazza, pensava, adesso mette le sue mani attorno al mio collo e mi ammazza.

A quel punto successe l'impensabile. Il ragazzo la guardò e poi scoppiò a ridere.

-Devo dire che il carattere è rimasto sempre quello! Penso che sarà davvero uno spasso farti ricordare chi sei, mia piccola Revenant! -

Lei accusò il colpo: non solo non era stata presa sul serio, ma lui non pareva affatto preoccupato della situazione.

-Non mi hai ancora detto chi sei...- riuscì a formulare. Lui si abbassò verso l'orecchio di lei, visto che la sovrastava di almeno trenta centimetri, e le appoggiò le labbra sul padiglione auricolare sinistro.

-Non te lo posso ancora dire, piccola – disse a bassa voce – ho il permesso di dirti che sono stato mandato per farti ricordare. -

Ma ricordare cosa? - Dimmi chi sei - lo pregò ancora lei, gli occhi chiusi nel tentativo di non sentire le sensazioni che quella voce le stava provocando. Lui appoggiò per un momento la sua bocca all'orecchio di lei. Poi si scostò.

- Io sono Gabriel – Virginia sentì queste parole appena sussurrate. Aprì gli occhi e si ritrovò sola, aggrappata al mobile.

-Gabriel... - ripetè ancora mentre si avviava verso il letto. Troppo, tutto assieme. E non era nemmeno sicura che le cose successe fossero state davvero reali. Pazza. Stava diventando pazza? Come sua madre?

Virginia se la ricordava poco. Quando era piccolina, il padre un giorno era tornato a casa e le aveva detto che la mamma stava male, che doveva curarsi e che l'avrebbe rivista dopo un po' di tempo. Lei non l'aveva rivista mai più. Sapeva che era ricoverata in una struttura specializzata, ma le avevano detto che era in uno stato di coma perpetuo e non gliel'avevano mai fatta vedere.

La ragazza sospirò e si stese sul letto, convinta di non riuscire a dormire. Qualche istante dopo era profondamente addormentata, sotto lo sguardo attento di un invisibile paio di occhi.

***

 

La mattina dopo, Virginia si risvegliò di pessimo umore. Non era del tutto sicura di quel che era successo la sera precedente. Aveva fatto sogni confusi e strani.

Non era neppure più tanto sicura di appartenere a questo mondo.

Si trascinò con svogliatezza in giro per casa fino a sera. Lui l'aveva chiamata Revenant. Ma allora lei cosa era? Uno zombie?

Continuò a riflettere su questo a lungo, senza trovare nessi logici. Poi arrivò a prenderla Eddy.

Si erano sentiti nel pomeriggio e lui l'aveva convinta ad uscire con il loro gruppo di amici: - E' sabato, Virginia, cerca di uscire un po'. Ti passo a prendere io e poi ti porto anche a casa. Che ne dici? Hai voglia?-

No, lei non ne aveva alcuna voglia, ma decise di forzarsi e di uscire.

Sentiva ancora su di sé le labbra dell'uomo dei sogni. Anzi, di Gabriel, come ormai lo chiamava. Sarebbe tornato? Le avrebbe dato ancora delle spiegazioni?

Chissà.

Quella sera Virginia si preparò con cura. Mise una lunga gonna nera e una camicia in tinta. Al collo un pendente rosso e ai piedi stivaletti col tacco.

Prima di uscire, si guardò allo specchio, quasi aspettandosi di vedere l'uomo allo specchio, dietro di lei. Ma nulla.

La serata trascorse tranquilla, quattro chiacchiere, un paio di bicchieri e la sicurezza di avere sempre persone su cui contare.

Si fece portare a casa piuttosto presto, scusandosi con Eddy per costringerlo a finire la serata prima a causa sua.

- Non preoccuparti – le aveva solo detto lui. Era stato taciturno per tutta la sera. Virginia lo guardava di sottecchi anche ora, mentre guidava. Le sembrava che lui fosse concentrato su qualcosa che non gli andava di rivelare.

- Grazie – gli disse con semplicità quando arrivarono davanti a casa.

Lui spense l'auto. - Virginia, credo che dovrei salire da te – Lei ebbe un istante di perplessità. Si stava forse proponendo? Ci stava provando?

-Ma io...Eddy...No, ecco non credo sia il caso! -

-Io invece credo di sì. So tutto dei tuoi sogni e di Gabriel, Virginia.-

 

 

Lavanda's corner

Eccoci al terzo capitolo! Volevo ringraziare tutte le persone che sono passate a leggere, che hanno messo la storia tra le seguite, le ricordate e le preferite! Siete stati davvero tanti, grazie! Grazie anche a tutti quelli che recensiscono! Se volete lasciare un segno del vostro passaggio fareste contento il mio vecchio cuore di scrittrice!:D Grazie anche a Scheggia18 per il banner: sei la migliore nipote del mondo! E uno speciale...CIAO a Jessy Night!! Lei sa perché!! :D

Vi ricordo la mia pagina Facebook e gli altri miei lavori:

 

Il mistero della Strega

Ne Bis in Idem

 

A presto

Lav

   
 
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