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Autore: RainbowCar    31/10/2012    3 recensioni
FF iniziata quando DAI non era ancora stato rilasciato. In questa storia gli eventi di Inquisition non sono mai accaduti: ho scelto di immaginare i miei eroi e le loro storie; personaggi nuovi che inevitabilmente incontrano quelli di DA:O e DA2.
"Era tutto perfetto. Mio padre e mia madre si abbracciavano sorridenti mentre mi guardavano giocare col mio fratellino. Il sole splendeva alto nel cielo e il lago Celestine luccicava come uno zaffiro. C’erano uccelli e cerbiatti, e nug. E c‘era un drago. Un drago enorme, mostruoso. Era venuto per uccidere."
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Custode, Hawke, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Dammi lo specchio”
Feron me lo porse.
Aveva un’aria da cane bastonato, quella di chi si aspetta di essere abbandonato a una morte lenta e inesorabile.
Afferrai lo specchio e presi uno dei suoi pugnali.
Le pareti intorno a noi cominciavano a sgretolarsi , il pavimento a tremare, il soffitto a cedere.  La magia del demone stava esaurendo il suo potere. Quel mondo sarebbe sparito per sempre, la qual cosa mi faceva sentire non poco sollevata.
Mi procurai un piccolo taglio sulla mano col pugnale e feci lo stesso con la sua.
Magia del sangue. Non mi facevo di certo scrupoli se serviva a una buona causa. E salvarci la vita sembrava un’ottima causa.
Feci colare le gocce di sangue sullo specchio e strinsi la sua mano ferita nella mia, in modo che i tagli si toccassero.
“Ora pronuncia insieme a me la formula e usciamo di qui” gli dissi.
“Sarà meglio che funzioni” sospirò lui.
Pronunciammo quelle parole maledette e ci immergemmo del portale.
 
Mi risvegliai sul duro pavimento di legno della cascina. La prima cosa che vidi, ancora una volta, furono gli occhi di Feron che  attendevano che proferissi parola. Era bello per davvero, non un’illusione di un mondo offuscato dalla magia demoniaca.
“Ce l’abbiamo fatta” riuscii finalmente a sussurrare.
“A quanto pare sì”
Mi misi faticosamente a sedere.
“Volevo dirti” continuò lui  “che ti ringrazio per il tuo aiuto. Ho provveduto a distruggere il tomo mentre tu te la prendevi comoda. Dormivi così bene…  beata come un piccolo nug… un paio di volte hai fatto anche il verso del nug”
“Ehi! Io no faccio affatto il verso del nu… cos’hai detto?” scattai in piedi .
“Brutto idiota!” strillai arrabbiata, “Ora cosa riporterò alla Chiesa? Non riceverò nessuna ricompensa e io ho bisogno di denaro!”
“Ah, ingenua creatura!” mi canzonò lui. “Credi davvero che ti avrebbero dato una ricompensa per un tomo senza il suo potere? Al massimo ti avrebbero arrestata per averlo usato!”
Rimasi senza parole. Il suo ragionamento non faceva una piega. Perché non ci avevo pensato? Ero arrabbiata, ma non riuscivo a capire perché. E i suoi occhi continuavano a scrutarmi.
“Scusami” balbettai. Perché mi fissava? Mi rendeva nervosa. Uscii dalla cascina per prendere un po’ d’aria fresca. Il cielo stellato era limpido e un leggero vento accarezzava le mie guance. Tirai un bel respiro. Mi sentivo molto meglio. Il mio cuore riprese a battere ad un ritmo normale e la mia mente si schiarì. Avevo riacquistato la mia solita calma.
Feron mi raggiunse poco dopo. “Io… non so come ringraziarti. In fondo mi hai salvato la vita” mi disse, “vorrei ripagarti in qualche modo”.
“Sentiamo. Come vorresti ripagarmi?” risposi secca.
“Beh…potrei comporre una canzone in tuo onore, se solo mi dicessi come ti chiami”
“Idiota!” gli voltai le spalle e mi allontanai a passi svelti. Mi sentivo di nuovo agitata.
“Ehi!” sentii che gridava alle mie spalle, “Me lo dici o no il tuo nome? A chi dedicherò le mie canzoni?”
Mi voltai verso di lui. “Canta di Andraste e mi riterrò soddisfatta”
“Non ti facevo un tipo religioso”
“Non lo sono, infatti”
 
 
Quando gli dissi che il  mio nome era proprio quello della profetessa la sua espressione fu un misto di incredulità e divertimento.
“Non ci posso credere,” disse ridendo “Ti avranno presa in giro parecchio!”
In realtà non avevo detto il mio nome molte volte in vita mia, specialmente a qualcun altro.
Merrill era stata la prima a cui mi fossi presentata. Poi c’era stato Connor, ma non gli avevo rivelato io il mio nome, era stata Merrill , dicendo che doveva essere un segno della benevolenza divina, sebbene non credesse negli dei degli umani.
 
Guardai Feron con aria torva. In effetti era il primo a prendermi in giro per il mio nome. Evitai di rispondere anche se sentivo una crescente irritazione difficile da reprimere, soprattutto se la persona che la causa ti dice che vuole seguirti per ripagarti del tuo aiuto.
“Io viaggio da sola” gli avevo ripetuto più volte, ma era stato parecchio insistente. Non mi fidavo. Ma un paio di pugnali mi sarebbero sicuramente serviti durante la mia ricerca. E poi sembrava che sapesse parecchie cose del Ferelden, o del mondo in generale. Ero avida di sapere, alcune cose mia madre non aveva potuto insegnarmele. Non mi aveva mai accennato,  per esempio, che potessero esistere umani tanto affascinanti… e odiosi e sbruffoni e pieni di sé.
 
“Devo chiederti una cosa” ammise infine. Da qualche ora era troppo silenzioso. Lo sospettavo. Mia madre mi ha avvertito: non si fa mai niente per niente. Sapevo che dietro a quel suo sorrisetto sfacciato si nascondeva dell’altro.
“Di che si tratta?” domandai con aria distratta. In realtà ero tutta orecchie.
“Ho bisogno del tuo aiuto”
Ci risiamo. Gli servivo a qualcosa, ecco perché aveva tanto insistito a voler venire con me.
“Cosa ti serve?” replicai idignata.
Lui  non era Merrill, con la sua voce delicata e i modi gentili. E gli occhi. Occhi grandi, in cui si rifletteva il fuoco davanti a cui eravamo. Al contrario degli occhi di Merrill, quelli di Feron mi era impossibile guardarli per più di due secondi.
 
 
“Ho un contatto” mi aveva detto, “un vecchio amico” aveva precisato, “che mi ha chiesto di reclutare gente… interessata alla sua causa”.
“Che tipo di causa?”avevo chiesto, non riuscendo più a nascondere l’interesse.
“Diciamo che il mio amico ha molto a cuore le persone speciali come te”
“Speciali?”
Avevo alzato un sopracciglio, diffidente.
“Beh, persone che combattono per i propri ideali…”  aveva aggiunto.
“Spiegati meglio!” lo avevo incalzato, impaziente di capirci qualcosa.
“Il mio amico è un mago, precisamente un eretico, come te”
Il quadro si stava chiarendo.
“E cosa vuole il tuo amico da noi eretici? Se cerca qualcuno che combatta la sua guerra, con me perderebbe il suo tempo. Ho già le mie battaglie da vincere”
“Lo capisco. Beh, posso dirti che a lui di sicuro farebbe piacere parlare con te… quello che avrà da proporti e le tue intenzioni in merito sono solo affari vostri”.
Così avevo accettato di incontrarlo. In fondo era di strada.
L’eretico si trovava nella foresta di Brecilian, normalmente popolata dagli elfi dalish, e io ero estremamente curiosa di conoscere l’umano che viveva in un simile territorio con il loro benestare.
  
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