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Autore: IceEyes    01/11/2012    1 recensioni
In un lontano passato, da qualche parte, vi sono due regni in conflitto. Il primo è l'antico regno di Folah, e si racconta che sia emerso dalle acque: i pochi umani e i troppi elfi che abitano queste terre non hanno mai neanche sfiorato l'acqua, e nessun anziano è mai vissuto abbastanza per raccontare la nascita di Folah; il secondo regno, invece, non si sa da dove sia venuto. Il primo dei suoi re, Daor, è morto prima di potergli dare un nome, ma alcuni abitanti del regno di Folah lo indicano come “Notturnia”, per via dei suoi abitanti loschi che agiscono alla luce nella Luna, molti di loro Elfi da un colore grigiastro, ed arrivano a tonalità diverse di blu.
Ora Folah e Notturnia sono uniti in un unico Continente. Elfi di tutti i colori si vedono in qualunque strada o “tubo” di Wanna, le nuove terre. Sono rimasti pochissimi umani, molti schiavi. Una di loro è Iara, una schiava della corte del nuovo re di Wanna, Uhas. Il suo destino sta per cambiare...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Dopo tanti anni senza una precisa meta, ora mi ritrovo a camminare verso Amlanto. Naio è diventata pericolosa: qualcuno ci segue da qualche giorno. Ho paura per Iara, che vuole seguirmi verso morte certa. Ma se la lasciassi lì  la ucciderei comunque. La conosco. Non c'è niente al mondo che la distruggerebbe di più: vedermi andare via e voltarle le spalle. Lei si finge spavalda e sicura di sé, come fa quando ci alleniamo con la spada. Eppure riesco a sentire ogni suo battito di terrore. Sono giorni che sta leggendo il libro che le ho dato, e la sua espressione non muta mai durante quella breve ora in cui riesce a rimanere sulla poltrona con il tomo tra le gambe. E' ancora una ragazzina: non dovrebbe leggere 'Manuale di Guerra'. Ma deve crescere in fretta: Amlanto è sempre più pericolosa e non riuscirei a proteggerla se non impara a cavarsela da sola. " 

- Diario di Saio il fabbro, pagina IX, ottavolo volume

Se ad Amlanto faceva freddo, a Naio era tutto il contrario. Il piccolo villaggio si estendeva per tutta la collina – quella in assoluto più alta fra tutte – e ad un tratto costeggiava il fiume. Le casette erano sparse, in legno coi tetti di paglia, e davanti ad ogni porta c'era inciso il nome della famiglia alla quale si apparteneva. L'ombra notò che dalla porta della casetta, si potevano sentire ancora i forti rumori del martello che batteva, nonostante fosse giunta la luna già da un po'. Le voci che provenivano dall'interno della casetta non erano chiare, ma sembravano quelle di una bambina, e quelle di un uomo, e riempivano il silenzio che regnava tutta la piazza. Molti dormivano, ma Saio e Iara dovevano rimanere svegli ancora un po' a terminare del lavoro e a chiacchierare come al solito. Sbirciando dalla finestra, l'ombra poté arrivare a definire i tratti di entrambi: Saio era robusto e molto alto, seduto su uno sgabello apparentemente troppo piccolo per la sua stazza esagerata, mentre Iara era piccolina, minuta ma non del tutto una bambina – tanto che avrà avuto dodici anni al massimo – e a distinguerla da tutti gli altri era il suo aspetto da umana e le sue orecchie a punta da elfo. Un miscuglio un po' insolito, osservò l'ombra. Il suo mantello nero strusciò un po' contro la porta ma il rumore del martello coprì qualsiasi altro suono in quel momento. E lui stesso faticò a sentire che cosa dicessero. Dovette premere bene l'orecchio contro il legno, o addirittura sussurrare delle formule di qualche incantesimo minore per diminuire lo spessore della porta.

Iara era abituata a fare le ore piccole. Con Saio era sempre stato così, e avrebbe continuato a dormire molto tardi anche in futuro visti i lavori che dovevano affrontare. Non serviva molto, a dire il vero, ma le parole del suo vecchio la affascinavano tantissimo e così si divertiva a passargli il materiale. Passava la maggior parte della serata su una sedia che pescava dal tavolo in salotto, e si perdeva nelle storie di pace che Saio raccontava con un luccichio strano negli occhi. Sulla fronte del vecchio c'erano delle gocce di sudore enormi e le punte delle sue dita erano diventate rosse per l'irritazione, e così Iara dovette fermarlo. « Basta così, per oggi. » A quelle parole, Saio smise di battere col martello e lo poggiò accanto alla nuova spada che avrebbe creato a breve. Non confessò che fosse per lei: era una sorpresa. E così dovette mentirle e dirle che era per un ragazzino di un villaggio intorno a Naio, che gli aveva mandato un servo. Iara era troppo ingenua per riuscire a svelare una sorpresa così ben nascosta. « Sì, direi che è proprio ora di smettere. Sei pronta per partire, domani? Andremo molto presto, Iara... » Ricominciava a cercare di convincerla che seguirlo nel suo viaggio verso Amlanto non era una buona idea. Le aveva raccontato del freddo eterno e del sole che sorgeva una volta ogni tre mesi, ma Iara non ha voluto sentire storie e aveva già infagottato quello di cui avevano bisogno. Per questo vide la ragazzina guardarlo in un modo terribile, e sorrise. « Ho capito. Ricorda: non devi parlare con nessuno di quello che stiamo per fare. Né di che strada faremo. Ora vai a raccogliere qualche bacca. » Prima che la ragazzina potesse rispondergli, Saio era già andato verso la camera da letto, ed era pronto per dormire qualche ora. Avevano fatto veramente tardi.

Iara fece proprio come le aveva consigliato Saio: prese qualche bacca tra i cespugli dietro la loro casetta e se ne tornò dentro. Il caldo era asfissiante, e non riusciva a camminare per troppo tempo senza sentirsi poco bene. Anzi, quel viaggio ad Amlanto era proprio capitato nel momento giusto: Naio arrivava all'apice dell'aridità in quel periodo dell'anno, e lei si sentiva male sempre più spesso.

Rientrò a casa che erano passati solo una ventina di minuti, e poteva già sentire Saio che russava dalla stanza con la porta semichiusa. Adocchiò l'ammucchio di paglia sul quale avrebbe dormito, chiuse a chiave la porta sul retro dalla quale era uscita prima, e guardò per un attimo fuori alla finestra. Come sempre, Naio era deserta durante la notte. Era troppo piccola per i banditi o ladri, e non succedeva mai niente, o almeno secondo lei. Che in realtà fosse uno dei villaggi più pericolosi, lei non ne era al corrente. Ogni tanto arrivavano i pirati sulla costa del fiume, ma per il resto era tutto di una tranquillità disumana. Iara non aveva sonno, però. L'idea di muoversi dal villaggio in cui era nata e cresciuta un po' la intimoriva, e aveva idee un po' vaghe su come era fatta Amlanto: sapeva del suo freddo e del grande palazzo reale, conosceva le gesta eroiche del re e dei suoi più grandi cavalieri. Si sedette su una delle tante poltrone del salotto, e aprì il libro che Saio le aveva consigliato di leggere. Mancavano poche pagine alla fine, e la notte era lunga.  

   
 
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