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Autore: Fabio93    01/11/2012    5 recensioni
Lance è uno degli abitanti di un mondo in rovina, dove l'umanità sopravvive in squallide città perse nel deserto, in perenne fuga dalla Frattura, il misterioso male che divora pian piano la realtà. Lance è un uomo senza radici, senza scopo, ma, dal suo passato, un'ombra misteriosa si allunga per afferrarlo e dare un nuovo futuro al mondo.
Genere: Azione, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 5: Il passaggio.

 

Mentre Lance rincorreva la propria fame Will aveva acceso un fuoco.

Le fiamme illuminavano le colonne rocciose, dando nuova vita alle loro forme contorte ed erose dal tempo.

Lance entrò per primo nel circolo luminoso del braciere, lontano dalle ombre della notte.

Will lo seguiva a qualche passo di distanza e senza dubbio gli stava ancora puntando addosso la pistola.

-E adesso che facciamo, ragazzo?- chiese Lance, fermandosi al loro accampamento provvisorio.

Il suo cavallo lo guardava privo di interesse, con scintille rosse e gialle che brillavano nei grandi occhi neri.

-Adesso ti leghi i polsi-

Il ragazzo gli si affiancò, legò il suo cavallo e prelevò un corto tratto di corda dal suo zaino.

Sempre puntandogli addosso la semi-automatica.

-Credi davvero che andrà così?-

Will lo osservò, la corda in una mano, la pistola nell'altra.

-Ti conviene- lo avvisò.

-E perchè dovrei legarmi da solo? Avvicinati e fallo da te-

-Temo che se mi avvicinassi me la legheresti al collo...-

-Non hai tutti i torti- ammise il pistolero con un mezzo sorriso.

- Per cui ti conviene collaborare, anche perchè quale sarebbe l'alternativa? Morire di sete nel deserto?- Will sorrise a sua volta -Non abbiamo acqua o provviste sufficienti per molto, ma ormai Bowen sa che siamo vicini e presto verrà a prenderci. Non hai scelta, pistolero: o mi segui o muori-

Lance lasciò che lo scoppiettio dei rami secchi soffocasse il rumore dei suoi pensieri frustrati: quello che il ragazzo diceva era dannatamente vero, ma non poteva semplicemente rassegnarsi e seguirlo come un mucca al macello.

-A proposito di morte: Bowen Marshall è morto- disse infine, per prendere tempo e cercare di vederci chiaro.

-Ci sono molte cose che dovrebbero essere morte, qua in giro-

La risposta non gli piacque affatto; Bowen era lo spettro di un passato che non lo riguardava più e se si fosse avventurato nella sua cripta avrebbe finito per risvegliare altri orrori, altri fantasmi.

Compreso il suo.

-Ammettiamo che sia così, perchè dovrebbe cercarmi?-

-Hai ancora un debito con lui...-

-E tu perchè prendi ordini da lui, sempre che sia vivo?-

Will spostò il peso da un piede all'altro.

Il discorso non lo interessava: tutto quello che voleva era legarlo e portarlo alle montagne.

Ma non osava avvicinarsi, il che dava una certa soddisfazione a Lance.

Tuttavia non poteva approfittarne, non finchè quella pistola fosse stata in mano del ragazzo.

-Tu non hai ancora finito con questo mondo, Lance- gli disse -Non finirai la tua vita in una taverna, ad annegarti nell'alcol. Bowen ti darà la possibilità di cambiare le cose. Di redimerti-

Sembrava davvero convinto delle proprie parole.

-Redimermi: questa sì che è bella. Non ho niente per cui redimermi- fece Lance, poi porse le mani a Will -Ma hai ragione: non finirò i miei giorni in una taverna, né tanto meno a morire di sete nel deserto-

Will lo studiò per qualche secondo, poi gli lanciò la corda e lui, dopo averla afferrata al volo, cominciò ad annodarsela attorno ai polsi, con calma metodica.

-Ecco fatto- disse infine, mostrando il risultato al ragazzo.

Will squadrò lui e il nodo, ancora restio a fidarsi, poi, sempre tenendo la pistola in pugno, si avvicinò al pistolero per controllarne il lavoro.

Era ancora ad un passo di distanza quando le loro ombre si sfiorarono, ma per Lance fu abbastanza.

Con uno scatto in avanti pose le mani legate sotto al braccio teso ed armato di Will, sollevandolo sopra di sé.

Will fece fuoco e lo sparo si portò con sé ogni rumore, lasciando nelle orecchie del pistolero solo brusio indistinto, ma lui non si fece distrarre.

Colpì l'avversario con una ginocchiata allo stomaco, poi, quando quello si piegò in due, lo spedì a terra con una gomitata sul mento.

Will cadde sputando sangue e Lance gli fu addosso; pestò il piede sul braccio destro del ragazzo, che ancora reggeva l'arma, e premette fino a sentire l'osso spezzarsi sotto il tacco del suo stivale.

Intontito dal colpo in faccia, Will guardò il braccio rotto con un misto di disappunto e sorpresa, poi il pistolero gli diede un calcio sulla tempia, stendendolo.

Lance sciolse il nodo di canapa e gli montò sopra, impedendogli di strisciare via; sotto di lui il ragazzo si muoveva debolmente, cercando di capire qualcosa attraverso le costellazioni che dovevano esserglisi formate in testa.

Al pistolero quasi dispiaceva che il ragazzo avesse ceduto così in fretta: aveva ancora voglia di spezzargli qualche osso.

Il sangue di Will abbeverava il terreno, rilucendo al ritmo tribale delle fiamme, quasi fosse fatto anch'esso di fiamme vive.

-Ma che cazzo fai...?- domandò Will, cercando di mettere a fuoco il suo avversario.

Gli occhi neri facevano fatica a rimanere fermi sul suo viso e le parole uscivano gorgoglianti ed appena comprensibili dalla bocca devastata.

-Ti ammazzo, mi pare ovvio-

-E poi che farai, da solo...- lottò per un breve attimo con lo svenimento -...nel deserto?-

-Ci penserò su-

Lance si infilò una mano in tasca e prelevò il suo tirapugni, indossandolo con naturalezza, come un guanto di velluto.

Questa volta gli occhi di Will si inchiodarono sulla mano ornata d'acciaio, che significava dolore, anche se non per molto.

-Te ne pentirai- lo avvisò.

Lance fu soddisfatto di intravedere una scintilla di paura negli occhi del ragazzo.

-Avrò tempo per redimermi-

Il rumore del cranio che si rompeva fu ovattato, come il tonfo di un pallone sull'asfalto.

Il figlio di puttana morì con molta discrezione.

 

 

L'aria vibrò e si torse come un prigioniero sotto un colpo di frusta.

Il rumore fu così inaspettato che Lance portò istintivamente la mano alla pistola.

Un tuono.

Alzò lo sguardo: nuvole nere e rigonfie andavano oscurando il sole, a cavallo di un vento freddo e sibilante.

Il pistolero esibì un sorriso amaro; pioggia nel deserto: ora le aveva viste proprio tutte.

Poteva morire in pace, almeno aveva le sue pistole; si accorse solo allora di essere caduto in ginocchio da chissà quanto tempo.

La disidratazione cominciava a stringere le sue dita roventi attorno alla preda.

Dov'era il suo cavallo?

Ci pensò un po', fissando l'orizzonte vuoto e sempre più buio.

Era morto...qualche giorno prima.

Presto lui avrebbe fatto la stessa fine: non aveva acqua né cibo, non aveva un posto dove andare o qualcuno che lo aspettasse.

Aveva solo le sue fottute revolver.

A chi sarebbe importato se fosse morto? Lui stesso se ne sarebbe accorto a stento.

Un fulmine tagliò l'aria, abbagliandolo.

Con la pioggia, forse sarebbe sopravvissuto ancora un po'.

Ma ne valeva la pena?

Per la prima volta si ritrovò a guardarsi dall'esterno, esaminando il deprimente spettacolo offerto da Lance il Pistolero: un uomo senza passato e senza futuro, alla costante ricerca di un tavolo da gioco e di una birra fresca.

Era vita, quella? Allora tanto valeva morire.

-'Fanculo- mormorò, con una voce che non sembrava nemmeno più la sua, la voce di un vecchio, raschiante e stentata, la stessa con cui avrebbe parlato la polvere del deserto, se avesse potuto.

Si sdraiò sul suolo duro, fissando il cielo indifferente ed ostile che fra non molto gli avrebbe pure pisciato addosso.

Chiuse gli occhi.

 

 

Quando li riaprì non seppe il perché.

Aveva la mente svuotata, ma non era morto, di questo era certo: i morti non avevano sete.

O forse era all'inferno?

Un ronzio insistente attirò la sua attenzione, facendolo riemergere dal torpore; con qualche sforzo si mise a sedere e si guardò attorno.

Un puntino nero andava ingrandendosi, diretto verso di lui, portandosi dietro quel ronzio fastidioso.

A suo modo, la situazione era molto divertente: ora che era stato sul punto di lasciarsi tutto alle spalle il destino decideva che per lui non era ancora finita: se quella jeep non era un miraggio allora stava senz'altro venendo a prenderlo.

Per portarlo dove? Lance conosceva fin troppo bene la risposta.

Quella jeep era una salvezza solo temporanea e lo avrebbe trascinato, volente o nolente, faccia a faccia coi fantasmi del suo passato.

Il pistolero si passò la lingua gonfia sulle labbra, senza trarne alcun beneficio.

Debole com'era non poteva fuggire o combattere; poteva fingersi un sasso, ma aveva i suoi dubbi riguardo quella strategia.

Poggiò un gomito sul ginocchio e la testa sulla mano: non rimaneva altro che mettersi comodi ed accettare il passaggio. 

   
 
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