CAPITOLO
VENTIQUATTRESIMO
Hilary tornò nello
studio cercando di mascherare
l'ansia, anche se guardando Got capì che non l'aveva creduta.
- Scommetto che starà arrivando. - disse
improvvisamente Got alla segretaria rompendo quel silenzio carico di
tensione.
- Sì, penso che stia arrivando: è
lunedì... - rispose
tranquilla.
- Di chi parli?
- Del rifornitore delle macchinette: viene ogni lunedì.
Così potrà prendere il suo caffè! -
disse la donna accennando un sorriso
forzato.
- L’ho già preso il caffè. E non
è lunedì. - disse
freddamente Got.
- No? Mi scusi, ho sbagliato. Di chi parlava allora?
- Lo sappiamo tutti e due, Hilary.
- Non capisco, signore.
- Nemmeno io capisco una cosa: perché hai scelto di
farti licenziare dopo soli due anni!
- E d'accordo, lo confesso: ho detto la verità a
Clever! Ho letto sul giornale l'articolo del critico Smith,
perché mi sono
incuriosita nel vedere che nascondevate qualcosa! - disse quasi con le
lacrime
agli occhi - Ma vi prego, non licenziatemi: ho una famiglia da
mantenere!
- E' inutile implorarmi. Hai tradito la mia fiducia,
credevo che avessi chiaro in mente qual è il tuo ruolo qui.
Devi solo ricevere
visitatori in caso mi assenti qualche minuto, appuntare le chiamate che
mi
interessano e scrivere i miei appuntamenti! - concluse arrabbiato.
- Ma vi scongiuro, l'ho fatto solo...
- Non intendo sentire giustificazioni. - la interruppe
invitandola ad uscire dallo studio, senza il minimo risentimento.
Prima di andare Hilary sembrò inspiegabilmente
più
serena agli occhi di Got ed ebbe il coraggio di aprire ancora bocca.
Alzò il
capo con la schiena ben dritta.
- Accetto il licenziamento, anzi, sa cosa le dico? Che
questo episodio mi è servito ad avere la conferma di quanto
sia spregevole ed
egoista e quindi non vedo un motivo valido per cui restare a lavorare
per lei!
Mi merito rispetto e da lei non si può avere che con le
minacce e i ricatti,
pertanto preferisco lavorare con persone civili! E in quanto a Clever,
credo di
aver capito perché lo disprezza tanto: perché lo
invidia!
- Lo invidio? - la bloccò Got ridendo e cominciando a
fumare.
- Si, vorrebbe saper dipingere come lui, per questo a
volte lo incoraggia. Se davvero non tenesse a lui, non lo
incoraggerebbe, ma è
troppo orgoglioso per potere manifestare questa sua briciola di cuore!
- Ti ho licenziata esattamente due minuti e trenta
secondi fa: da quel momento saresti dovuta uscire da questa stanza
senza
esitare! - continuò Got spingendola verso la porta.
La donna, senza neppure guardarlo, uscì raccogliendo
la sua borsa e il suo cappotto. Appena varcata la soglia, le
sembrò di avere
ripreso a respirare dopo i lunghi minuti di tensione, simile a una
perenne
apnea. Fiera di ciò che aveva detto, abbandonò la
galleria con passo deciso e
soddisfatta d'essere riuscita finalmente ad esprimere tutto
ciò che provava
verso Got da tempo. Non aveva mai nemmeno immaginato di poter essere
capace di
farlo un giorno...
E mentre in quella parte della città un cuore traboccava di
gioia, dall'altra, quello di Harry, diretto in bici verso Got, sembrava
frantumarsi lentamente...