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Autore: ryuzaki eru    01/11/2012    15 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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Risorgo… Chiedo perdono e rimando ogni chiacchiera e spiegazione alle note finali…
Per chi mi segue ancora ed è qui, oltre al consueto e sacrosanto grazie, dico soltanto di fare attenzione alle date e ai momenti cronologici, non perché siano chissà quanto importanti, ma solo perché così sarà più chiaro il racconto e l’incastro degli eventi con i flash-back che il Cantastorie continua a proporre… ^_^

 
 
Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


 

35. Una brutta sensazione…

 
Sotto un sole luminoso e a picco, in un cielo azzurro e lontano di Luglio, Emma, coll’acqua sotto al ginocchio, avanzava verso la riva, affondando i piedi nella sabbia morbida.
La bassa marea allungava a dismisura quella fascia di mare prima della spiaggia, estesa per metri e metri, piatta e poco profonda, impossibile da superare nuotando e noiosa da attraversare camminando.
Indugiare in quel tratto le aveva sempre dato fastidio, perché in genere quella camminata strascicata e ostacolata dall’acqua si trasformava in una specie di passerella da rimirare per quelli che stavano a riva e guardavano.
Chi esce dall’acqua dopo aver fatto il bagno diventa un punto isolato, è sempre oggetto degli sguardi di chi sulla spiaggia è protetto dalla schiera densa degli ombrelloni che creano un muro solido di impersonalità. Ed Emma non tollerava molto di essere oggetto delle attenzioni degli altri. Ovviamente non perché si vergognasse. Diciamo che era proprio il concetto di “passerella-sfilata” involontaria che non le si addiceva e che la infastidiva, non certo il fatto che qualcuno la potesse semplicemente guardare per qualunque motivo. Di quello se ne infischiava.
E così avanzava, seria, nella sua figura alta e sottile, atletica e tuttavia femminile in tutte le sue parti. Qualcuno avrebbe potuto ritenerla quasi algida, ma di certo non poco femminile e questo nonostante il seno ed i suoi fianchi contenuti, nonostante il due pezzi sportivo che indossava, a tinta unita, nonostante ciò che lei aveva sempre ritenuto di se stessa…
Stufa, fece più forza nelle gambe e aumentò l’andatura.
Finalmente raggiunse la riva, ancora qualche passo e si infilò nel muro di ombrelloni e asciugamani, e nel vociare confuso e indistinguibile.
La “sfilata” solitaria era finita.
Si sedette a gambe incrociate sul telo che aveva steso a terra e al sole e si strizzò i capelli, mentre Misao, che era uscita prima di lei, da sotto l’ombrellone si spalmava nuovamente e accuratamente la crema protettiva sulla pelle chiara. Kei invece era ancora in acqua.
Emma cercò nello zaino e tirò fuori una sigaretta. Dopo il bagno, con la pelle ancora fresca e gocciolante, fumare una sigaretta era una specie di rito.
«Ho una fame incredibile… Stamattina per la fretta non ho fatto colazione…» disse Emma inforcando gli occhiali da sole «…credo che andrò al bar a prendere qualcosa» e si alzò di nuovo.
«Ti raggiungo tra poco, finisco di spalmare la crema, mi metto il copricostume e arrivo.» rispose Misao.
Emma annuì, prese le infradito in mano e qualche yen e si avviò scalza, lasciando che la sabbia calda le accarezzasse la pelle dei piedi almeno fino alla pedana del bar. Si avviò così, senza indossare nemmeno una t-shirt…
La infastidiva fare la “sfilata” al momento di uscire dall’acqua, ma non le interessava assolutamente nulla di arrivare al bar senza un copricostume. Chissà perché lì la cosa non la infastidiva.
Stranezze e contraddizioni.
E così, con i lunghissimi e scuri capelli, sciolti e ancora gocciolanti sul fondo schiena, raggiunse il grande capannone di legno dell’area ristoro della spiaggia, gettò a terra le infradito, le indossò e affrontò quell’ampia area ombreggiata e attrezzata di tavoli, videogiochi, frigoriferi. Riuscì a guadagnare il bancone affollato, sospinta e divertita dalle urla dei bambini e dai gridolini degli adolescenti che facevano la fila per il gelato, mentre i ritmi veloci e vivaci dei tormentoni musicali  estivi tamburellavano allegramente dagli altoparlanti.
Ci vorrebbe una pizzetta rossa, di quelle unte, col bordino appena bruciacchiato… Ma qui è fantascienza…
E quindi ripiegò su una confezione di senbei, una specie di crackers salati al sesamo e fagioli neri,  molto graziosi esteticamente, nelle loro tante formine diverse e perfette, che mesi prima ad Emma sarebbe quasi dispiaciuto di mangiare. Ma in Giappone tutto era curato nei minimi dettagli e lei ci aveva fatto l’abitudine. Quindi aprì la busta e iniziò a sgranocchiare gli snacks senza nemmeno guardare che aspetto avessero, aspettando che Misao la raggiungesse.
Si allontanò un po’ e si arrampicò sulla staccionata che delimitava in alcuni punti il tavolato del capannone, sempre all’ombra, rivolta verso il bancone per non rischiare di non vedere Misao quando si fosse avvicinata.
«Ciao Emma.»
La voce le giunse alle spalle…
Le giunse all’improvviso, calma, profonda e con quella nota sfumatura sensuale…
Emma smise di masticare.
Non è possibile…
E si voltò lentamente, reggendosi saldamente alla staccionata.
E se lo ritrovò davanti.
Per l’ennesima volta era giunto alle sue spalle nel momento in cui meno se lo era aspettato.
E per l’ennesima volta la stava stupendo, facendosi trovare in un contesto in cui non sarebbe mai riuscita ad immaginarlo.
E invece lui era lì, fantastico come sempre.
Rimase così a fissarlo.
Era placidamente appollaiato su un divanetto bianco, all’ombra di uno dei piccoli gazebo riservati che circondavano tutto intorno il capannone centrale. I piccoli gazebo ombreggiati da teli candidi, forniti di divanetti e cuscini intorno ad un basso tavolo centrale, ambiti da tutti, ma che soltanto pochi potevano permettersi e soprattutto pochi riuscivano a prenotare se non con largo anticipo.
E naturalmente lui era lì, solo.
Con un’immensa coppa gelato davanti. Una coppa vuota, con le impronte delle ditate all’interno, perché Elle ci aveva sicuramente infilato le dita dentro per leccarsi ben bene gli ultimi residui di gelato.
Solo, con davanti una coppa di vetro vuota e due libri. Basta.
Cosa diavolo ci fa qui???!!!
Alla innegabile sorpresa, mista come sempre alla contentezza che l’aveva assalita nel primo momento, nel giro di pochi istanti si sostituirono nella sua testa decine di domande e ipotesi.
Ho una brutta sensazione…
Ingoiò finalmente il boccone ed insieme ad esso i dubbi e le paure che erano seguite.
Senza dire una parola scavalcò la staccionata e si avvicinò, mentre lui candidamente la guardava con quella faccetta buffa e infantile.
Falsamente buffa e infantile…
Forse che Emma iniziava a decifrare la trama delle sue espressioni e delle sue maschere, quando di maschere si trattava?
E così, la giovane ragazza dai capelli bagnati e scuri, continuando a guardarlo, raggiunse il divanetto e gli si sedette affianco con tranquillità, incrociando i piedi nudi e insabbiati sopra i cuscini bianchi, poggiò la schiena al bracciolo ritrovandosi così davanti il profilo rannicchiato di Elle, che col capo girato la guardava.
«Ciao Ryuzaki.» disse alla fine in modo misurato, senza entusiasmo, e poggiò le monetine sul tavolo.
Elle non si scompose minimamente per l’atteggiamento posato di Emma e proseguì a scrutarla con quell’espressione da bimbo… E la voce gli uscì limpida dalle labbra, tutt’altro che infantile, ma profonda, come sempre, sicura e vagamente provocatoria «È tanto che non mi vedi, credevo di esserti mancato.»
Emma non ribatté subito, ma rimase in silenzio. Scartò il viso di lato e lo guardò assottigliando lo sguardo, diffidente.
Poi parlò e gli sciorinò esattamente quello stava pensando «Dopo aver fatto mente locale su tutte le volte che sei comparso così alle mie spalle e su ciò che ne è seguito, adesso sto semplicemente cercando di non farmi prendere dalle mie solite paure, Ryuzaki, perché quando succede sappiamo entrambi che sono capace di fare parecchia confusione…» fece una pausa e un grosso respiro.
Elle si grattò la nuca «Paure?» le chiese in modo candido.
«Sì. Quindi… Cosa ci fai qui?» gli chiese diretta e salda «Direi di evitare qualunque altro tipo di approccio, visto che poi potrebbe farmi sentire una completa idiota. Non ti interessa assolutamente nulla di sapere se mi sei mancato oppure no, è irrilevante. Perciò direi che puoi dirmi subito il motivo che ti ha portato fin qui.» 
Le parole di Emma erano decise. Ma poi il tono della sua voce cambiò appena e si affievolì «…E deve essere un motivo considerevole…».
Elle sollevò lo sguardo e fissò serio un punto alle spalle di Emma e mormorò distaccato «Io credo che per questa volta il motivo debba attendere.» poi alzò il volume della voce e continuò in modo neutrale, sempre guardando alle spalle di Emma «Ciao Misao». 
«Ciao Ryuga!» rispose lei sorridente «È fantastico che ci sia anche tu! Come diavolo sei riuscito a prenotare il gazebo?»
«Un colpo di fortuna.» rispose lui lapidario, con le mani poggiate sulle ginocchia ed il mento sollevato a guardare la ragazza giapponese che era rimasta discretamente in piedi, al limite del gazebo, senza permettersi di avvicinarsi di più. Misao, la perfetta donna giapponese, come una volta l’aveva definita lo stesso Elle…
Sì, come no… Chiediamolo a Watari se è stato davvero un colpo di fortuna…
«Puoi sederti, Misao. Potete usufruirne anche voi ovviamente.» le disse lui in modo educato ed asettico.
«Grazie!» esclamò lei entusiasta «Allora lascio la borsa qui e vado a prendere qualcosa al bar! Ma quanto rimarrai?» aggiunse alla fine.
«Immagino almeno fino a domani.» le rispose lui serenamente.
Emma sussultò.
…Fino a domani??!!
Non riusciva a capire se doveva essere contenta e non sapeva cosa doveva aspettarsi…
Come Misao si allontanò, Emma afferrò il lembo basso della maglietta di Ryuzaki in modo irruente e gli si avvicinò al volto sgranando gli occhi «Fino a domani?!! Avresti potuto anche solo telefonarmi e invece sarai qui per una giornata intera! Ma cosa è successo? Light è ancora in cella? Hai preso l’orologio? Io…».
Elle si portò il pollice sul labbro e assunse un’espressione smarrita, ingenua ed incuriosita «…È davvero così strano che io sia qui…?»
Spiazzante un’altra volta.
Questa volta Emma non riuscì assolutamente a capire se lui stesse fingendo o se quell’atteggiamento fosse spontaneo… Quindi si arrese.
«… D’accordo… Sì, è molto strano che tu sia qui, mentre Light,  Misa e il signor Yagami sono in cella e mentre un terzo Kira è a piede libero e continuano a morire criminali. Ma mi pare evidente che sarai tu a decidere quando e come illuminarmi…» e gli lasciò docilmente la maglietta.
Elle sollevò lo sguardo verso l’alto, pensieroso «…Credo che prenderò un altro gelato con tanta panna…» questa fu la sua risposta…
Emma abbozzò un sorriso divertito e addolcito e scosse il capo con indulgenza. Nonostante tutto,  nonostante i dubbi e la curiosità, anche se non sapeva se quell’atteggiamento “tenero” e apparentemente incoerente di lui fosse una tattica o una sceneggiata, anche se non sapeva cosa doveva aspettarsi da quella giornata, i modi incontenibili di Elle e quelle sue uscite spiazzanti continuavano a farla sorridere e ad addolcirla. Le piacevano. E le piacevano tanto, anche se normalmente l’avrebbero irritata, se provenienti da qualunque altra persona…
È il mio punto debole…
Lui è il mio punto debole…
I suoi difetti insopportabili mi urtano ma nello stesso tempo mi fanno impazzire…

Inghiottì improvvisamente.
I suoi difetti insopportabili mi urtano ma nello stesso tempo mi fanno impazzire…
In un istante ciò che fino a quel momento era stato sepolto nel suo inconscio venne a galla. Affiorò quello che aveva sempre saputo ed affiorò perché aveva razionalizzato in modo distaccato su quanto stava provando in quel momento e lo aveva fatto come se si fosse trattato di un’altra persona e non di se stessa.
L’aveva sempre saputo, ma mai come in quell’istante l’aveva ammesso a se stessa, chiamando le cose col nome che dovevano avere.
Sono completamente e irrimediabilmente innamorata di lui.
Irrazionalmente e istintivamente innamorata di lui.
Non si tratta solo di ciò che lui pensa, della persona che immagino sia, delle cose che dice, della testa che ha, della sua logica e di ciò che razionalmente potrebbe farmi impazzire di lui… Si tratta di qualcosa che percepisco nell’addome e che approvo e adoro senza alcun ragionamento sensato… Si tratta dei suoi difetti e dei lati più insopportabili del suo assurdo carattere, che conosco e accetto e che amo nonostante tutto, anche se possono urtarmi…
Perché proprio adesso?

Adesso Emma non aveva più difese…
Adesso era pienamente esposta col suo fragile corpo e la sua mente a tutto ciò che il futuro le avrebbe riservato.
E non le sarebbe servito a nulla rannicchiarsi in posizione fetale, come Elle faceva sempre.
Sarebbe stato perfettamente inutile…
 
Cos’è, trovate che Emma abbia scoperto l’acqua calda?
Su, su, siate meno critici con lei. Sono certo che se ci pensate attentamente potrete capire molto bene cosa le sia successo.
Ammettere razionalmente e senza ombra di dubbio una qualche propria emozione o sentimento recondito e mai ufficialmente dichiarato è in genere un momento di crescita degli esseri umani. Un momento di conoscenza dopo la quale le cose cambiano, anche se magari solo dal punto di vista intimo e personale. Da quel momento in poi si osserva tutto con il filtro della consapevolezza che fino a quel momento non c’era stata e si è spesso molto più esposti.
Gli esseri umani, nell’incoscienza e nel timore che questo accada, continuano a dire: “Tizio mi piace parecchio…” oppure “Caio è proprio una persona interessante e affascinate, mi attira proprio…” o ancora “Ma sai che quando fa quella faccia mi fa impazzire?! Comunque lo adoro!” e così via…
E finché continuano a dire e pensare così, la piena è arginata…
Quando però nella loro mente si incastonano per la prima volta le lettere della frase “Sono innamorato…”, be’ allora non c’è più nulla da fare. Basta un istante, una volta soltanto, e i castelli fragili costruiti fino a quel momento, la capacità di proteggersi dalla sofferenza e dall’incognita del futuro crollano inesorabilmente sotto le acque impetuose di un fiume che devia definitivamente dal suo corso stabilito, invade le campagne senza controllo… E anche quando le acque di quel fiume rientreranno e si abbasseranno, anche allora si incanaleranno in un percorso diverso, in nuovi meandri appena formatisi…
Basta un attimo e tutto cambia, anche se gli altri potranno non rendersene conto.
Capita di continuo.
Se vi soffermate a pensarci sarete consapevoli che succede in ogni istante, anche adesso, mentre voi siete tranquillamente rilassati a leggere, c’è qualcuno che nel vostro mondo sta inesorabilmente raggiungendo quella consapevolezza e sta permettendo a quel fiume in piena di stravolgergli l’esistenza.
Ed Emma è solo una di loro.
Emma ora non potrà più difendersi dalla sofferenza, dalla mancanza, dal dolore.
E lo sa, lo ha capito.
Se Elle morirà sarà perduta.
Io lo avevo detto.
Solo che non immaginavo ci sarebbe voluto così tanto tempo… È più tosta di quanto credessi. E soprattutto è molto più simile ad Elle di quanto non avessi immaginato a prima vista…
Eh eh eh…
Anche io ho sempre qualcosa da imparare, nonostante la mia secolare conoscenza del genere umano. Ognuno di loro può stupirmi e piacermi più o meno, è normale che sia così.

 
E quella strana giornata trascorse.
Trascorse senza che il caso Kira potesse in nessun modo sfiorarla.
Elle rimase all’ombra del suo gazebo, sempre. Non sfilò mai la sua maglia, nonostante il caldo. La sua pelle non stillò nemmeno una goccia di sudore, mai. La persona più termoregolata che Emma avesse mai conosciuto. Forse anche le terminazioni nervose del suo corpo erano superiori, oltre a quelle del suo cervello, e reagivano perfettamente agli stimoli esterni adattandosi nel modo più consono e “logico” possibile alle temperature e al mondo…
Kei ed Emma fecero parecchi bagni, mentre Misao leggeva composta all’ombra, per paura di scottarsi e abbronzarsi troppo e perché era nella sua indole non scalmanarsi eccessivamente.
La presenza di Elle fu per tutti silenziosa, ma discreta.
Lui era lì, leggeva.
Con tutta probabilità lesse interamente i due libri che aveva portato.
Leggeva e aspettava… Cosa? Perchè si comportava così...?
Fece qualche telefonata.
Forse si annoiava anche. O forse no. Perché di certo nella sua mente c’erano pensieri, deduzioni e ragionamenti che né Emma né gli altri potevano conoscere.
Ogni tanto, quando Emma ritornava dai suoi bagni, assuefatta all’idea che quella giornata sarebbe trascorsa così, in quel modo strano, con quell’Elle fuori contesto, gli sedeva affianco e allora iniziavano a parlare, come era avvenuto altre volte prima. Come era successo alla festa di Misao o sotto l’abete nell’area archeologica, come in generale era accaduto prima che le carte di Emma fossero scoperte da lui, prima che Elle non avesse deciso di portarsela sempre dietro sotto stretta sorveglianza, prima quindi che la permanenza di Emma in Giappone si trasformasse radicalmente da un giorno all’altro.
Ad Emma sembrò di tornare indietro e si arrese a quei momenti, cercò di non pensare al fatto che tutta quella strana atmosfera doveva avere un significato ed un fine ben precisi…
Scacciò più volte la considerazione che non era possibile che Elle fosse sulla spiaggia, mentre il caso Kira era nel suo pieno svolgimento…
E che se questo stava accadendo, c’era da tremare, anche in rapporto allo strano e buffo atteggiamento di Ryuzaki…
E ricacciò in fondo quella brutta sensazione che non l’aveva abbandonata fin dal primo istante…
Cercò di godersi quel giorno di vacanza.
Vacanze che aveva deciso di trascorrere in Giappone, perché tornare in Italia per una settimana soltanto sarebbe stato massacrante, compreso il volo. Perché il viaggio di andata e ritorno in estate era costoso. Perché tanto sarebbe tornata a Roma sotto Natale e a spese della Todai, visto che comunque c’erano dei materiali dello scavo da studiare direttamente in Italia. Il suo contratto di lavoro con l’università nipponica aveva previsto fin dall’inizio la sua trasferta lì per un paio di mesi e il prof. Usui aveva optato per mandarcela sotto le feste di Natale, così avrebbe unito il lavoro alla rimpatriata in famiglia.
Ma Emma non era partita per l’Italia durante quelle brevi vacanze estive anche perché, nonostante la voglia di rivedere i suoi genitori, i suoi amici e la sua amata città, non aveva alcuna intenzione di lasciare Tokyo... Perché non le era nemmeno balenato nella mente di essere lontana… A dire il vero era anche preoccupata della sua lontana e futura partenza…
Natale.
I due mesi di lavoro a Roma sarebbero iniziati prima del Natale o dopo?
Il caso Kira a quella data si sarebbe concluso? E soprattutto, come si sarebbe concluso?
Un giorno che per altri rappresentava poco, per lei era invece molto.
Lo spartiacque di tutto era quel maledetto 5 Novembre… Ed il dubbio atroce di quello che sarebbe accaduto in quella data, che avrebbe condizionato tutti gli eventi a venire, continuava a opprimerla.
Emma non riusciva nemmeno a pensare all’ipotesi in cui avesse dovuto farsi forza, magari per intavolare un altro piano per far conoscere ai successori tutto quello che sapeva…
Era un pensiero che allontanava con tutta se stessa.
Perché il suo fine, fin dall’inizio, non era stato catturare Kira.
Il suo obiettivo era stato salvare Elle.
Ma se non ce l’avesse fatta, se lui fosse morto quel 5 Novembre terribile, lei avrebbe avuto la forza e il cuore di lasciare che Light imperversasse per i successivi quattro anni, creando un mondo di terrore in cui Kira avrebbe avuto la meglio, almeno finché Mello e Near non fossero cresciuti abbastanza?
Quando incappava in questi pensieri atroci e concatenati il suo cervello andava in escandescenza e angosciata si bloccava…
I pensieri di Emma, come al solito, erano sempre tanti, variegati e difficili da gestire…
Erano quasi le otto di sera e la fitta fauna umana che aveva occupato la spiaggia durante tutta la giornata si era rarefatta ed i pochi rimasti si godevano il sole basso e arancio all’orizzonte, chiacchieravano rilassati senza paura di scottarsi, senza sudare, placidamente seduti e rivolti verso il mare che ormai era piatto e fermo, senza le increspature e gli schizzi causati da chi vi aveva sguazzato rumorosamente tutto il giorno.
Misao era tornata in stanza già da un po’, a fare una doccia e a prepararsi per la serata.
Emma e Kei tornavano invece accaldati da una partita a beach-volley che li aveva impegnati nell’ultima oretta.
Giunsero al gazebo e trovarono Elle, solo, che sembrava non essersi mosso di lì…
«Io credo che adesso andrò in stanza a prepararmi.» disse Kei.
«Non avevo dubbi Kei, anche perché ti ci vorrà un bel po’…» ridacchiò Emma «Io invece credo che farò un ultimo bagno, adoro la luminosità di quest’ora e adoro quando l’acqua del mare è così piatta e calma…».
Elle continuava a leggere, senza curarsi né dell’uno, né dell’altra, almeno apparentemente.
Quando Emma ritornò, il sole era tramontato dietro la distesa grigia del mare, nonostante il cielo avesse ancora i riflessi rosati della sua luce che a breve sarebbe del tutto scomparsa.
E lei, avvolgendosi nell’asciugamano e rabbrividendo appena, cercò nello zaino la sigaretta-rito.
«Ryuzaki…» iniziò Emma mentre cercava «… avrei una curiosità…»
Lui con noncuranza alzò il capo e osservò Emma che gli stava in piedi, vicina, intenta a rovistare nel suo zaino. Lei volse lo sguardo su di lui, sentendosi osservata, e capì che poteva fare la sua domanda.
«…Hai mai fatto il bagno al mare?» era il tipo di piccole curiosità che si era presentato nella mente di Emma all’inizio, a cui poi lei aveva smesso di pensare, quando era stata fagocitata dal caso Kira, dai tanti alberghi e da tutto il periodo che ne era seguito.
Ma quella strana giornata le aveva risvegliato l’interesse…
«Da bambino.» rispose freddamente Elle, in modo asettico e disinteressato.
Emma ebbe una lieve amara sensazione… da bambino… forse con i genitori…
Elle inclinò il capo «Avresti forse voluto che facessi il bagno con te poco fa, Emma?» le chiese candidamente, ma sempre in modo del tutto impersonale.
Lei accese la sua sigaretta e la risposta fu immediata «A dire il vero non ci avevo proprio pensato. E tu smettila di giocare.»
«Uhm. È esattamente così: non ci avevi pensato.» ribatté Elle, che leggeva negli occhi di Emma e riconosceva benissimo le rare volte in cui mentiva «Tuttavia sembra quasi che tu non voglia, ad esempio, fare il bagno con me perché la cosa ti darebbe fastidio, proprio perché “non ci avresti mai pensato”, perché “sai” o comunque immagini che non lo farei e quindi il solo pensiero di una cosa del genere ti scombussola, come la mia presenza qui oggi.» continuò pensieroso, dopo averla scrutata dentro in modo perfetto, ancora una volta…
Emma rimase in silenzio a ragionare e poi iniziò senza paura «Sì… è così… Io ho un'immagine di te che finora la realtà non ha mai contraddetto e credo che come sempre tu abbia perfettamente ragione… Avresti fatto il bagno con me, poco fa?» gli chiese a bruciapelo con aria di sfida.
«Temo di no.» rispose lui lapidario e indifferente.
Emma sorrise, come soddisfatta. Quello era Elle «Visto che allora faccio bene a non pensare certe cose?»
Faceva bene e soprattutto non le interessava che lui non le facesse, quelle determinate cose. Le andava bene così. Anzi, le piaceva proprio perché era così.
Ormai era quasi completamente buio e il gazebo era illuminato solo dalle luci del capannone centrale, poco distante, che dopo avrebbe accolto l’orda di villeggianti in cerca di alcol,  divertimento e musica.
La spiaggia era deserta.
Emma si sedette al fianco di Elle, come aveva fatto anche altre volte durante la giornata e incrociò le gambe sui cuscini, sempre poggiando la schiena al bracciolo.
«Kei e Misao ci metteranno parecchio…» commentò Emma.
«Kei e Misao sono alquanto ben assortiti, direi. Ma io non sono la persona più adatta a giudicare questo genere di cose.» considerò Elle.
E poi, come niente fosse, con lo stesso identico tono di voce asettico e distratto di poco prima, guardandola negli occhi, continuò «Emma, adesso devi dirmi come morirò.»
Lei trasalì e sgranò gli occhi, allentando la presa sul filtro della sigaretta.
La giornata strana era finita.
O forse no…
Lui continuava a guardarla in quel modo asettico e freddo, ma non temibile, come invece altre volte era accaduto…
Ma perché? Cosa significa tutto questo adesso?!!!
E poi come faccio? Misa, Rem e il suo attaccamento a lei, gli Shinigami, la morte degli Shinigami, il piano di Light ad essi collegato… È troppo presto! Non prenderà mai sul serio queste cose o perlomeno c’è il rischio che non lo faccia, finché non vedrà Rem con i suoi occhi durante le riunioni della Yotsuba!
«… Ma… È terribilmente complicato dirtelo adesso… Ryuzaki… Perché ti interessa tanto saperlo adesso? Ho una terribile sensazione… Finora sembrava che la storia della tua morte non ti scalfisse nemmeno! …Tu non capiresti e non mi crederesti mai… Io non…» farfugliò Emma.
«Davvero io non capirei, Emma?» le disse incuriosito «Se io potessi veramente “non capire”, allora avrei potuto fare il bagno con te prima, non credi? Il fatto che io possa “non capire” qualcosa non ti stona altrettanto?» la provocò in modo presuntuoso.
«Non soppesare le mie parole poco corrette, Ryuzaki! Ovviamente non volevo intendere veramente che non potresti “capire”! …La verità è che non so come fare… » concluse Emma, che si era improvvisamente ritrovata in una situazione spinosa da cui non sapeva come uscire… «E il punto è che come sempre sono io quella che non capisce… E dato che sicuramente tu sarai mille miglia avanti a me ed io non voglio commettere l’errore che ho già commesso di non fidarmi di te e delle tue capacità, avrei solo bisogno…»
«Avresti bisogno del mio aiuto per capire, Emma?» la prevenne lui.
Lei sospirò «Sì… Ma è strano che tu sia così condiscendente…»
«Ma per te è strano anche che io sia qui, eppure ci sono. Quindi direi di non indulgere su questo che, come altre volte, ha l’aria di essere un discorso sterile.» la bloccò sul nascere, come sempre quando si trattava di parlare di se stesso e dei suoi comportamenti.
Emma non se lo fece dire due volte «Perché vuoi sapere proprio adesso come morirai?!» e lo guardò, diffidente e concentrata, pronta a cercare di cogliere ciò che le sfuggiva.
«Perché è l’ultimo tassello del puzzle che mi resta da inserire. L’anello che ancora mi manca per chiudere il cerchio.»
Conciso, senza colore, diretto al punto e destabilizzante.
L’ultimo tassello?!
Quindi…

Emma iniziò a ragionare velocemente… «L’orologio… Il foglietto che ci hai trovato dentro… Io credevo che tu non…» Emma corrugò la fronte, concentrandosi ancora di più nel tentativo di capire e raggiungere i passaggi che le mancavano.
«Hai paura di nominare gli Shinigami, Emma?» glielo disse come niente fosse...
Lei sgranò gli occhi.
Era la prima volta che Elle nominava gli Dei della Morte in sua presenza.
«Emma, ho già visto quello che dovevo vedere.»
La gelò…
 
Era notte inoltrata e la stanza era buia e solitaria.
Sul monitor del portatile di Elle c’erano diverse finestre aperte, piene di dati, diagrammi e grafici.
Elle, rannicchiato sul pavimento, osservava attentamente sullo schermo chiaro le curve di andamento dei titoli azionari di diverse compagnie e società quotate in borsa.
Uno ogni sette giorni a partire dal 14 Giugno… Ne è morto uno ogni sette giorni… E da circa una settimana i titoli azionari sono cresciuti… Uhm… La numero 3 sembrerebbe proprio la lista più interessante…
La voce di Watari uscì dagli altoparlanti «Ryuzaki, ho aggiornato la lista generale ora, con gli ultimi dati della giornata di ieri, la troverai sul server.»
Elle, senza rispondere, cliccò rapidamente su una di quelle finestre e gli si presentò davanti l’elenco completo dei decessi avvenuti nel Kanto nelle ultime quarantotto ore, che era per l’appunto la lista generale di cui aveva parlato Watari.
Aggiornò la pagina con i nuovi dati appena fornitigli.
E iniziò a spulciare, avvicinandosi vistosamente allo schermo col volto, portandosi il pollice sulle labbra, concentrato «Watari, del caffè e dei biscotti.» disse in modo assorto e distratto, senza scollare lo sguardo dal monitor.
«Certamente Ryuzaki» fu la risposta calda e gentile.
Ed Elle rapidamente iniziò a rimuginare su quei nomi, facendo sofisticate ricerche sull’identità delle persone a cui appartenevano, naturalmente utilizzando mezzi e accedendo a siti e dati riservati cui a volte nemmeno le forze dell’ordine potevano avere accesso senza consenso delle alte sfere... L’invasione totale della privacy. Una lente d’ingrandimento che scrutava nella vita di chiunque  senza problemi né alcuna remora. Un occhio amorale e contro la Legge. Un hacker senza scrupoli né limiti.
Il fine giustifica i mezzi.
E la Giustizia non coincide con la Legge…
Amuro Namie… ex operaio in pensione… No.
Endou Yutaka… avvocato di diritto societario… Uhm… va approfondito.
E subito copiò il nome e lo incollò in un’altra lista, quella dei soggetti su cui attuare ricerche più approfondite.
Continuava a leggere, muovendosi rapidissimo, spostando appena gli occhi sulle diverse porzioni di monitor in cui si aprivano le schede delle informazioni che cercava.
Nomi su nomi.
Vite su vite.
Fujiwara Kanemichi… dipendente delle poste… single… no precedenti penali… No.
Tatsuya Kawajima… dirigente… società sviluppo tecnologico… morto il 4 Luglio di attacco cardiaco... Uhm…

Smanettò ancora su di lui…
Eccolo…
E siamo a cinque.
Perfetto!

Spostò l’ultimo nome direttamente in una delle tre liste tematiche di decessi che aveva costruito.
È la lista numero 3…
19 Giugno: Kotaro Ashimoto
26 Giugno: Kenji Tanimi
27 Giugno: Roppei Tamiya
2 Luglio: Koji Aoi
E in ultimo…
4 Luglio: Tatsuya Kawajima…
Giovane dirigente meritevole, pragmatico e produttivo della sezione di sviluppo tecnologico…

Andò a sbirciare informazioni sull’azienda per la quale aveva lavorato quest’ultimo individuo fino al giorno della sua morte, cioè fino al giorno prima…
Le azioni della sua azienda erano in crescita… Quindi era un soggetto molto capace… nel giro di poco tempo la compagnia per cui lavorava sarebbe stata un problema per le altre… Stava bruciando parecchie tappe a discapito della…
Watari entrò nella stanza buia e muta e si avvicinò silenziosamente ad Elle, che sembrò non accorgersi della sua presenza discreta, né dei suoi passi.
«Watari. La lista da prendere in considerazione è la numero 3, come immaginavo. Si tratta certamente di omicidi collegati» disse Ryuzaki, che per l’appunto “sembrava” soltanto non accorgersi di ciò che lo circondava.
Da quando gli omicidi erano ripresi, Elle aveva lavorato su diversi piani.
Escludendo i delinquenti, la cui morte riguardava l’operato “canonico” del terzo Kira, prima di tutto aveva deciso di monitorare tutti i decessi che erano avvenuti nella sola regione del Kanto. Era arrivato a questa ulteriore restrizione del campo d’azione ragionando su una sua stessa deduzione: il terzo Kira presumibilmente scelto da Light avrebbe dovuto essere facilmente rintracciabile per Light stesso, una volta che lui non fosse più stato in possesso dei suoi poteri omicidi e quindi una volta che non fosse stato più Kira; quindi era quasi ovvio che il soggetto in questione avrebbe dovuto agire in un contesto più facilmente indagabile e “vicino” a Tokyo: più le notizie e gli avvenimenti sono prossimi, più le informazioni giungono veloci e complete. E quindi era quasi ovvio che il terzo Kira avrebbe agito nel Kanto. Sempre che le deduzioni di Elle fossero corrette, ovviamente…
E quindi, dall’elenco di decessi così ottenuti, Elle aveva iniziato a scartare quelli assolutamente poco interessanti, quelli “normali” e quelli che non erano omicidi o comunque che, da altre informazioni, sembravano essere avvenuti per “naturale” attacco cardiaco. Con quelli rimasti aveva effettuato degli incroci e aveva scoperto alcuni punti in comune che gli avevano dunque permesso di selezionare ulteriormente e di creare dei sottogruppi.
I denominatori comuni e gli aspetti che ad Elle erano sembrati associabili tra le varie morti non erano naturalmente affatto evidenti né immediati… Tutt’altro. Ma questo non dovrebbe stupire più di tanto.
In conclusione Elle aveva costruito tre liste di nomi di possibili omicidi concatenati, che monitorava costantemente in attesa di ottenere riscontri ulteriori.
Accanto a questo genere di indagine Elle si era mosso anche su un altro piano, anche se non era del tutto certo che potesse essere fertile: l’accurata analisi degli eventuali palesi benefici che un qualche soggetto o gruppo di potere poteva aver ottenuto in quei venti giorni di indagini. E naturalmente uno dei marcatori di questo secondo piano d’azione era il monitoraggio dei titoli azionari.
Il signor Wammy annuì silenzioso senza alcuna espressione particolare e poggiò il vassoio sul pavimento, affianco ad Elle.
Ryuzaki si versò nella sottile tazza il caffè appena fatto, osservandone attentamente il filino scuro e fumante che dal beccuccio ricadeva sul fondo bianco di porcellana «Delle altre due liste, la numero 1 posso ritenerla sterile a questo punto. La numero 2 passala alla polizia, che è molto lontana dal mettere in relazione quei delitti. Gli daremo un aiutino e magari risolveranno tre comunissimi casi di omicidio con una pista sola. In caso passane una copia anche a “quei due”…  Potrebbero trovare utile dargli uno sguardo e cimentarsi su casi elementari.»
Casi elementari.
Elle si era appena affacciato ad osservare i decessi di una limitata regione del mondo e per necessità  ed altri fini aveva dovuto metterne in relazione alcuni, individuando collegamenti tra morti che all’apparenza non sembravano omicidi e tra decessi che non sembravano avere a prima vista nulla da mettere in parallelo. E immediatamente aveva scovato una serie di “soli” tre omicidi probabilmente compiuti da una stessa persona, “facilmente” individuabile, a detta sua.
Era uno dei casi a cui il grande detective non si sarebbe mai nemmeno approcciato, che non lo avrebbe mai interessato, tanto meno in quel momento, e che era appannaggio della polizia soltanto.
Meno di venti omicidi.
Elementare.
Un “gioco” per due ragazzi giovani magari, due “discepoli” che dovevano ancora formarsi…
Tutto qui.
«I soggetti della lista 3 sono interessanti. Portano tutti ad un unico beneficiario, che guarda caso inizia a crescere in borsa…» tuffò la prima zolletta nel caffè «È la Yotsuba Watari.» la seconda zolletta, lentamente «Ed ho solo un modo per scoprire se ho ragione.»
 
Veramente credevate che Elle sarebbe arrivato alla Yotsuba nei tempi del manga, e cioè ad Ottobre e solo con l’aiuto di Light??
Ma insomma, Emma poteva anche cascarci nel dubbio, visto che non sapeva nemmeno se Elle avesse effettuato il furto dell’orologio, ma voi…
Voi avete anche seguito tutti i suoi ragionamenti. Sapevate pure che aveva deciso di iniziare ad indagare anche sulle morti sospette di coloro che non erano criminali e sui possibili benefici di queste morti su un ipotetico terzo Kira, che lui era arrivato alla conclusione fosse un soggetto privo di scrupoli che avrebbe ucciso anche per vantaggio personale…
Era ovvio che Elle sarebbe giunto nel giro di poche settimane alla soluzione e che avrebbe reso i giorni di prigionia di Light tutt’altro che sterili.
Non fate l’errore di sottovalutarlo anche voi.
In questa storia Elle è sempre Elle.
È ciò che lo circonda che è variato.
E lui si sta servendo biecamente di tutto, senza esimersi da nulla.
Questo è l’Elle che vi piace tanto. Prendetelo così com’è…
Eh eh eh…

 
Di fronte allo schermo, come sempre, Elle attendeva.
Solo.
Ultimamente mandava gli agenti a casa un po’ prima.
Proprio perché il periodo sembrava sterile per le indagini…
C’erano contemporaneamente quattro video sul suo monitor.
Le condizioni del Sovrintendente Yagami lo interessavano decisamente poco.
E quindi…
Light nella sua cella, accovacciato a terra.
Misa imbavagliata.
La stanza solitaria di Emma.
E la sala riunioni della Yotsuba, anch’essa deserta…
La figura alta e sottile di Emma rientrò allora nella sua suite, abbandonò la borsa del lavoro a terra e sospirò contenta e affaticata, guardando il soffitto.
Erano le otto di sera e da quel momento era in vacanza.
Il giorno successivo sarebbe partita per Kamekura.
E poi la porta della sala riunioni della grande azienda si socchiuse…
Elle ingrandì immediatamente l’immagine, riducendo le altre a minuscole icone in basso.
Aguzzò lo sguardo e iniziò a mordersi il pollice, con gli occhi sgranati.
Erano quattro giorni che quella stanza della Yotsuba era deserta e lui aveva iniziato a spazientirsi e ad annoiarsi. Aveva anche dubitato che quello fosse il posto più giusto dove mettere le cimici e le telecamere.
Ma del resto non aveva indiziati definiti all’interno della Compagnia e immaginava solo che potesse trattarsi di un pezzo grosso della stessa, quindi di qualcuno che fosse a piena conoscenza delle difficoltà dell’azienda e degli individui scomodi per essa. Quindi di un soggetto che avrebbe partecipato alle riunioni dirigenziali. Anche perché non poteva certo mettere sotto osservazione tutto l’edificio, visto che in questo caso il suo unico aiuto era stato Watari e non la squadra anti-kira al completo, che naturalmente non aveva la più pallida idea di cosa lui stesse rimuginando, né si immaginava che lui lo stesse facendo…
Le facce arroganti, curate e sicure dei dirigenti varcarono la soglia, placidamente e schiamazzando…
Elle non sapeva cosa aspettarsi. Anche perché quella era solo una riunione, dalla quale avrebbe anche potuto non ottenere assolutamente nulla, sebbene fosse la prima a cui assisteva.
E poi…
Mentre osservava il volto subdolo del dirigente del settore sviluppo tecnnologico che entrava in quel momento, il suo sguardo intenso venne attirato da qualcos’altro… dalla parete bianca della sala, intonsa…
Intonsa e vuota, almeno fino a quel momento…
Elle si immobilizzò all’istante.
I suoi incisivi smisero di mordicchiare improvvisamente l’unghia del pollice che rimase appena poggiata sulle labbra, come anestetizzata.
Bloccò il respiro istintivamente.
Un volto…
Un volto spento, che solo lontanamente ricordava le fattezze umane, affiorava lentamente e come inconsistente dal muro bianco.
E poi il collo.
E le ripugnanti ossa antropomorfe e tuttavia disumane del busto di qualcosa…
Grande.
Surreale.
Era ora nella stanza.
E la parete da cui quell’essere era passato era intatta…
Elle continuò a fissarlo senza respirare, senza muovere un solo muscolo, con gli occhi sgranati.
E anche lui, anche il grande detective del secolo, per un solo impercettibile momento, si ritrovò incredibilmente senza pensieri…
Come un bambino incredulo e senza esperienza che assista per la prima volta all’esplosione dei fuochi artificiali che non ha mai visto stagliarsi nel cielo blu e non ha idea di come quelle “strane stelle cadenti” possano muoversi, avere quelle forme meravigliose e quei colori fantastici… Magia.
E quel mostro avanzò nella sala, non visto e non sentito nella sua incredibile eppure innegabile presenza.
Fece il giro della tavola e si posizionò con quello sguardo spento e triste alle spalle di Kyosuke Higuchi, il dirigente della sezione sviluppo tecnologico della Yotsuba.
E allora i neuroni incredibili di Elle iniziarono improvvisamente a collegare tutto ciò che avevano inconsapevolmente incamerato in quell’ istante apparentemente senza pensieri.
Aveva già visto quel mostro…
Shinigami. “Rem=Shinigami di Misa”. Dio della “morte”. Potere di provocare la “morte”. Potere sovrannaturale. Uccidere scrivendo un nome. Un quaderno della “morte” a righe. Il “Death note” della cartella dei file di Emma. Quaderno di Misa Amane. Due quaderni. Quaderno=Shinigami. “Scambiarsi i rispettivi quaderni” e vedere i “rispettivi Shinigami”. Quaderno di Light Yagami. Orologio e frammento di quaderno. Vedere un Dio della Morte. Posso vederlo. C’è n’è un altro…
Il tutto avvenne nel giro di pochissimi istanti, e i tasselli di quel puzzle, fantascientifici e inconcepibili umanamente, si inserirono quasi da soli con una logica stringente, umana, razionale e ormai completamente padrona anche di cose che non avrebbe mai creduto di accettare…
Dov’è l’altro quaderno?! Dove l’hai nascosto Light Yagami?! E come farai a conoscere il mio nome, come farai ad uccidermi?
Il potere degli “occhi”. Uhm…

Mentre la riunione della Yotsuba iniziava mettendo sul piatto i nomi dei possibili fastidiosi rivali da eliminare, Elle continuava a ragionare incessantemente, senza smettere di fissare lo Shinigami bianco, che lugubre “proteggeva” le spalle del terzo Kira…
Quando Watari entrò nella stanza, Elle era ancora lì, immobile…
«Ryuzaki… » lo chiamò piano.
«Sì Watari.» rispose calmo Elle, facendo riapparire l’immagine della stanza di Emma sullo schermo. La osservò gelido e deciso mentre lei dormiva abbandonata «Prenota una stanza a Kamekura, per domani notte. Nello stesso albergo di Emma. Che sia tutto pronto per domani mattina. Devo essere lì. È arrivato il momento di farla finita.»
«Ryuzaki…» lo chiamò di nuovo il signor Wammy, osservando la giovane Emma nel monitor…
«Devo sapere, Watari. Devo sapere tutto e subito e sai anche il perché. Sapevi che questa era una delle opzioni contemplate. Mi conosci.» freddo, lapidario, calcolatore…
«Ryuzaki… Sei assolutamente certo che questa volta quello che vuoi fare non avrà alcuna ripercussione su di te…?»
Elle non rispose.
 
 
 
 
Eccomi qui, dopo tantissimo tempo…
Spero che almeno alcuni di voi abbiano letto il mio avviso sul profilo…
Sono veramente costernata…
Il ritardo è stato dovuto al fatto che mi sono trasferita nella mia nuova casa, che sono stata e sono incasinatissima per via delle mille cose che ho da fare ancora, oltre al lavoro (il trasloco non è assolutamente finito e non abbiamo ancora i termosifoni!! Aaaargh!!), che ho avuto telefono e connessione internet poco più di una settimana fa…
Ma non potete sapere quanto mi sia piaciuto scrivere questo nuovo capitolo tra le quattro mura della mia nuova casetta!!! *__*
Un capitolo molto più lungo del solito, perché a questo punto della storia ci sono moltissime cose da dire e avevo calcolato male i tempi, credendo di poterne dire una buona parte in questo capitolo, dove invece ho potuto sviscerane solo alcune. Il resto necessariamente avverrà nel prossimo che cercherò di non far arrivare in tempi biblici! Mi impegno in questo senso, anche perché VOGLIO scrivere, quest’ultimo periodo è stato atroce!
È un capitolo lento nella sua prima parte, forse perché dovevo metabolizzare l’atmosfera e dovevo almeno tentare di comunicarla a voi… Purtroppo avevo calcolato che avrei scritto questo chappy ancora in estate (io e i miei programmi inutili…) e invece mi sono ritrovata a scriverlo col diluvio, il freddo e le zucche di Halloween… o.O
Un capitolo enigmatico in tutte le sue parti e forse poco chiaro… Sono dispiaciuta, ma forse ho accusato il tempo di inattività nello scrivere… Non sarei riuscita a fare meglio di così e se non vi è piaciuto posso capirlo…
Conoscete ormai i miei mille dubbi e la mia totale incapacità di essere obiettiva e la mia predilezione ossessiva per l’autocritica feroce…
Quindi mi limito a sperare che dopo tutto questo tempo abbiate ancora un po' di voglia di seguirmi, che non mi abbiate abbandonata e che ancora qualcuno voglia accompagnarmi fino alla fine di questa lunga storia…
E ringrazio tutti coloro che calorosamente mi hanno recensito finora, i vecchi e i nuovi che mi hanno accolta con entusiasmo dandomi forza quando non avevo tempo di scrivere (e respirare), coloro che continuano a preferire questa mia storia e i lettori silenziosi!!!
Grazie infinite di tutto!!!!!
Ne approfitto anche per scusarmi con gli autori delle storie che sto seguendo: non sono morta, mi metterò in pari con i capitoli e recensirò, non sia mai che io non lo faccia, sto risorgendo su EFP!! ^_^
Vi saluto senza alcun nuovo disegno, perché qui a casa nuova ho solo il pc-nano, dove non sono salvati i disegni che vorrei pubblicare e farò la prossima volta!!
E dopo questo poema vi saluto e vi ringrazio infinitamente di essere arrivati fin qui!!
Alla prossima!!
 

Eru

 
 

   
 
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