Genere: Introspettivo
Personaggi: Piton
Era: Harry a Hogwarts
Tormenti e merendine di zucca (Witch
Violet)
La colazione aveva lasciato un
buco nello stomaco di Severus Piton, anche perché non toccava cibo da giorni.
Nonostante tutte le cose deliziose che si potevano mangiare, per lui aveva
tutto un sapore aspro e stantio.
Non era il suo stomaco a stare a male, ma la sua mente e il suo cuore.
Ogni volta che Severus provava a mandare giù un boccone gli si bloccava in
gola.
Non riusciva a smettere di pensare a quante vite aveva tolto il piacere di
farlo e il rimorso di coscienza lo logorava, ma ciò non gli aveva mai tolto
l’appetito, però ultimamente il suo pensiero era uno solo: il ritorno del
Signore Oscuro.
Come si doveva comportare? Doveva distruggere la fede che Silente aveva riposto
in lui o rimanere al suo fianco?
Forse l'unica soluzione era restare a guardare lo svolgersi degli eventi e
prendere poi posizione.
Mentre la classe svolgeva il compito assegnatole, Severus rivolse il suo
sguardo stanco fuori.
Fuori... cosa stava succedendo lì fuori? Fuori dalle maestose e magiche mura di
Hogwarts?
In quel momento sentì una fitta... a volte pensava alla scuola come alla sua
casa. Un pensiero che ormai non gli capitava più di avere da molto tempo.
Il Torneo Tremaghi aveva, però, sconvolto il limbo nel quale viveva negli
ultimi anni, quell'Harry Potter... era tornato dal cimitero dei Riddle e aveva
dato una notizia per lui catastrofica,
Lord
Voldemort era tornato.
Certo i segni c'erano già da qualche tempo, ma ora ne aveva la certezza.
Severus aveva sempre pensato che il Signore Oscuro non sarebbe più tornato,
sarebbe rimasto per sempre un "parassita", ma le cose erano cambiate.
Un Mangiamorte resta per sempre un Mangiamorte, o muore.
Era una verità che lui conosceva bene, non voleva scappare per tutta la vita e
finire torturato o ucciso in modo crudele, come era capitato a molti genitori e
parenti dei ragazzi ai quali lui ora insegnava.
Era talmente immerso in questo turbinio di pensieri ed angosce che l'arrivo
dell'intervallo lo fece quasi sussultare.
Guardava quei ragazzini mangiare le loro merende di zucca e in quel momento li
invidiò, avrebbe voluto assaggiarne una (da ragazzino erano le sue preferite),
sentire il dolce profumo e il morbido pan di spagna, ma sapeva che non sarebbe
successo.
Forse era meglio prendere una decisione il più in fretta possibile, così magari
quel tormento sarebbe finito.
Severus però non si era accorto che, mentre pensava al cibo, Harry lo stava
fissando.
A Harry in quel momento sembrò che Piton stesse quasi "sbavando",
forse aveva molta fame? Solo allora, si rese ricordò che Piton non aveva fatto
colazione quella mattina… anzi, a dire il vero, erano parecchi giorni che
vedeva il suo piatto ancora pieno quando il Professore si alzava dal tavolo.
Per la prima volta Harry si preoccupò del suo insegnante.
Severus sentì lo sguardo di Harry entrargli dentro come se il ragazzo stesse
leggendo nella sua mente. Lo guardò negli occhi e per un istante si sentì quasi
a disagio.
Sbottò: "Potter non ti hanno insegnato che non si fissano le persone? Sei
proprio un insolente come tuo padre".
Harry si voltò furioso e prese a parlare con i suoi amici, era stato proprio
uno sciocco a preoccuparsi per quell'acido di Piton.
Severus era nervoso, quella sensazione di disagio la provava quando guardava
Silente negli occhi. Ma forse erano solo paranoie che insidiavano la sua mente,
forse era soltanto perché, in quei giorni, aveva un senso di colpa troppo
grande dentro di se, forse... forse.
Sapeva che molti lo avevano perdonato per il suo passato, ma non era quello il
suo tormento, era l'indecisione che in questi ultimi giorni provava, lo faceva
sentire sporco, come se la portasse scritta sulla fronte, e tutti lo guardavano
male, bisbigliando alle sue spalle.
La mente gioca brutti scherzi a volte, anche per uno bravo come lui a
padroneggiare i pensieri.
L'intervallo era finito.
Si ritornava alla lezione, forse spiegare un nuovo argomento ai ragazzi
l'avrebbe distratto da tutto: da Harry, da Silente, dal cibo e dal Signore
Oscuro.
Forse i suoi pensieri per quel giorno l'avrebbero lasciato in pace, così
all'ora di pranzo forse sarebbe risuscito a mandare giù un boccone.
Allora si rese conto che c'erano troppi "forse" e troppe incertezze,
era ora di decidere e mettere le cose in chiaro il prima possibile, non poteva
aspettare in silenzio che qualcosa ancora cambiasse. La lezione incominciò...