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Autore: Gelidha Oleron    02/11/2012    2 recensioni
Ventitré come i miei anni.
Ventitré come le stagioni in cui ero stato lontano dalla mia Sophie.
Ventitré come i passi che feci per raggiungere l'indegno.
Ventitré come i secondi che mi separavano dalla morte.
(CP9: KAKU.)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaku
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le strade di Kodama erano piene zeppe di turisti e cittadini che si godevano la festa popolare, c'era musica nell'aria e fitto chiacchiericcio di sottofondo.

"Vieni, Kaku!" mi tirò per un braccio mia sorella "Andiamo a vedere come se la stanno cavando mamma e papà!"

"Io direi piuttosto di intrufolarci dai cannonieri e far partire qualche fuoco d'artificio" propose Milo con un ghigno.

"Non ci provare" lo ammonii "Meglio se andiamo dai nostri genitori"

"Perché? Io voglio divertirmi un po'!"

Sospirai "Ci sono tante bancarelle e giocolieri per strada, devi per forza fare il piromane per divertirti?"

"Sei solo un saputello, sapu-Kaku!" mi fece una linguaccia.

Kyoko mi strattonò "Guarda, fratellone! C'è la bancarella dello zucchero filato! Ci andiamo?"

Mi voltai nella sua direzione "Certamente, piccola. Aspetta solo un attimo, che Milo...Milo?" mi girai confuso, ritrovandomi a conversare con il vuoto "Milo?...dannazione!"

"Che c'è?" chiese mia sorella "Dov'è andato Milo?"

"Kyoko, sai raggiungere da sola il chiosco della mamma?" le domandai, cercando di controllare il mio tono preoccupato "Io vado a recuperare quella testa calda di nostro fratello"

"Vengo con te" si offrì senza pensarci due volte.

"Non questa volta" frenai il suo entusiasmo "Sono sicuro che nostra madre ha bisogno del tuo aiuto più di quanto ne abbia bisogno io"

Sbuffò "E va bene. Sta' attento però!"

Le feci un occhiolino "Non ci metterò molto"

La osservai camminare nella direzione dei nostri genitori, dopodiché mi fiondai alla ricerca di quel testardo di mio fratello: Milo era un ribelle, un anticonformista, un bambino irrequieto già dalla nascita.

Scossi la testa "Speriamo che non si sia cacciato in qualche guaio"

Solo un attimo di distrazione mi ero concesso, e mi aveva messo nel sacco ugualmente.

Saltai sui tetti e scrutai la folla dall'alto, ma era buio e, nonostante le luci della festa, le persone erano visibili a malapena. Allora cercai di spostarmi sulle abitazioni più basse, che permettevano di avere una visione più chiara e immediata, ma anche in questo caso non ebbi risultati soddisfacenti.

"Stavolta mi sente" pensavo tra me e me, mentre mi arrampicavo su un festone di lanterne arancioni e cercavo di non dare nell'occhio. Improvvisamente, però, il festone si mosse, facendomi mollare la presa e cadere inevitabilmente a terra "Hey, ma cosa...ahi!"

Fortuna volle che fossi già abbastanza basso, per cui non riportai gravi dolori se non un lieve pulsare al fondoschiena. Mi sistemai il cappello e presi a massaggiarmi la parte lesa, rialzandomi con un po' di confusione "...cosa diavolo è stato?"

"Ciao, Kaku"

Alzai lentamente gli occhi e mi accorsi che di fronte a me c'era una ragazzina bionda che ben conoscevo.

"Ciao" balbettai un po' frastornato "Sei stata tu a tirare il festone?" mi pulii i pantaloni sporchi.

Bella mossa del cavolo, l'avrei rimproverata se fossi stato in vena.

"Sì" confermò lei con un sorriso "Ma l'ho fatto solo perché avevo paura che ti facessi male a saltellare così"

"Ah" riflettei per un istante "Che gesto premuroso...ma le cadute fanno più male dei salti, non credi?" mi lasciai sfuggire con un tono più offeso di quanto avessi voluto.

Ma il suo sorriso non si spense "Ti ricordi di me, vero?" cambiò discorso con nonchalance "Ci siamo incontrati oggi pomeriggio"

E come dimenticarti, avrei voluto dirle. Ma mi limitai ad annuire "Cosa ci fai in questo vicolo buio?" le chiesi poi.

Scrollò le spalle "Con tutte quelle luci non riesco a guardare le stelle. Speravo di poterle ammirare meglio da qui"

"Capisco" la buttai lì.

Seguì un momento di silenzio, in cui i nostri sguardi si fecero bassi. Stavo per dirle "Beh, io vado a cercare mio fratello...ci vediamo!" ma le parole che uscirono dalla mia bocca furono del tutto diverse "Ti andrebbe di vedere le stelle come si deve?"

I suoi occhi s'illuminarono "Dipende...che intenzioni hai?"

"Ho l'intenzione di farti fidare di me per un istante" le tesi la mano con crescente aspettativa.

Sophie s'immerse nei suoi pensieri, dopodiché adagiò la piccola mano nella mia "Purché non succeda nulla di rischioso"

"Non succederà, se resisti alla tentazione di tirare gli eventuali appoggi"

"Cosa?" non le diedi il tempo di comprendere appieno le mie parole, che l'afferrai velocemente e la feci saltare con me sul tetto di un'abitazione.

"Santo cielo!" si aggrappò alla mia schiena con presa salda, in un modo caloroso e confidenziale che non mi sarei mai aspettato "Sicuro di sapere quello che stai facendo?"

"Lascia fare a me" la rassicurai.

Mi spostai da un tetto all'altro in un batter d'occhio, fino a raggiungere quello della villa del sindaco, tra il vociare sempre più lontano della folla.

"Ecco" la feci scendere "Questo è il punto più alto dell'isola"

Sophie si guardò attorno estasiata "Davvero?"

Mi persi ad ammirare i suoi occhi sorpresi che scrutavano il cielo. Poi mi ridestai e mi stesi a pancia all'aria, incrociando le braccia sotto la testa.

Immediatamente, davanti a me si fece spazio con prepotenza la notte stellata: ne rimasi folgorato.

"E' davvero bellissimo, non trovi?" Sophie si stese accanto a me con espressione soddisfatta.

"Già" confermai, facendo confondere il mio sguardo tra le stelle, indeciso se soffermarmi più su una o su un'altra.

E furono minuti interminabili, immensi, che sarebbero rimasti per sempre incisi nella memoria di entrambi.

Poi la ragazza parlò "Sai, ho visto tua sorella prima..."

Mi voltai verso di lei per ascoltarla meglio: era terribilmente vicina.

"Credo che stesse mangiando...un insetto" disse storcendo il naso.

Non potei trattenere una risata "E' probabile"

"Come?"

"E' il suo piatto preferito" continuai a ridere pensando alle nuove abitudini di Kyoko, ma mi fermai di colpo quando mi accorsi che Sophie mi stava guarando con curiosità, in silenzio.

"Che c'è?" le domandai spontaneamente.

"Continua" fece in un sussurro.

"Continuo cosa?"

"A ridere...la tua risata..." cercò di riordinare il suo discorso, balbettando "...la tua risata è davvero bellissima"

Arrossii. Era una mia impressione oppure si era avvicinata ancor di più a me?

"Fammela ascoltare ancora, ti prego"

Ma non riuscivo nemmeno più a sorridere: m'irrigidii e non facevo altro che guardarla negli occhi insistentemente.

Tutt'a un tratto, posai la mano sulla sua guancia bianca e ci feci scivolare le dita: la sua pelle era liscia e morbida come quella di un bambino. 

"Puoi provare a prenderla, se ti piace tanto" le suggerii in un sibilo.

Il suo sguardo si fece interrogativo, non ero sicuro che avesse capito cosa intendessi. 

Allora decisi di aiutarla: avvicinai la bocca a un palmo dalla sua, sussurrando "Avanti, prova a rubarmela"

A quel punto, la ragazza premette delicatamente le labbra sulle mie con un avvertimento scherzoso "M'impossesserò della tua risata, Kaku. E non c'è niente che tu possa fare"

La baciai con lentezza, facendo rincorrere la mia lingua dalla sua e lasciando che le sue dita scivolassero sul mio naso lungo. 

Le stelle ci osservavano silenziose, forse erano abituate ad assistere a spettacoli come quelli.

"Ecco" le dissi, mentre adagiava la testa sul mio petto "Adesso è tutta tua" la strinsi a me e poggiai il capo sul suo, inebriandomi del profumo dei suoi capelli "Contenta?"

"Sì, molto" rispose lei semplicemente.

Non avrei mai pensato che il mio primo bacio sarebbe stato su un tetto. Eppure eccomi lì, a stringere una ragazza di cui non sapevo praticamente nulla e a dimenticarmi completamente di tutto il resto.

"Maledizione...Milo!" mi alzai di scatto.

"Cosa c'è?" chiese Sophie, visibilmente delusa dopo che avevo sciolto quell'abbraccio che tanto ci piaceva "Va tutto bene?"

"Sì, è solo che..." sbuffai "...mio fratello! Stavo cercando lui, quando ti ho incontrata!"

"Mmm..." si portò un dito sotto il mento, pensierosa "Posso darti una mano, se vuoi"

Scoccò la mezzanotte: i rintocchi della campana della chiesa centrale ci fecero sussultare.

"Meglio di no" decisi in un istante "Ci metterò un secondo, tu non muoverti da qui"

Fece spallucce "D'accordo"

"Davvero?" le chiesi istintivamente. Di solito ero abituato a sentirmi rispondere "Non se ne parla!" oppure "Vengo anch'io!" da Kyoko o da Milo.

"Sì" sorrise lei "Va bene, aspetterò qui"

Scossi la testa, incredulo "Perfetto" sorrisi di rimando "Ci vediamo dopo" e con un salto scesi tra i comuni mortali, tra coloro che non conoscevano l'immensità delle stelle.©

 

 

 

Aggiorno presto, un po’ per la noia e un po’ perché con la scrittura sono già andata (molto) avanti! xD

Capitolo un po’ più breve del precedente, ma spero comunque interessante.

Ho deciso di intitolare i capitoli con dei numeri che rappresentano l’età del protagonista durante la vicenda (questo anche per mettere in risalto la saggezza e il senso di responsabilità di Kaku nonostante sia molto giovane…sono terribilmente di parte, si vede?).

C’è un po’ di ‘sentimentalismo adolescenziale’, dopotutto Kaku ha soltanto sedici anni. Inutile dirvi che non vedo l’ora di scrivere i capitoli in cui sarà più maturo e i suoi problemi saranno un tantino più seri ;)

Ringrazio Robin7, Archdeacon Chopen e Cola23! Sperando di trovare ancora altri fans del vento di montagna, vi saluto!***

 

 

  
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