Goodnight
Goodnight
Zayn
entrò di soppiatto nella stanza buia, cercando di non far
rumore.
Illuminò leggermente davanti a sé con il
cellulare, ed il cuore gli
si strinse quando vide la ragazza addormentata sul letto. Si
avvicinò, sdraiandosi di fianco a lei cercando di non
svegliarla. La
osservò da vicino: le guance erano ancora sporche di mascara
e
lacrime, mentre i capelli, invece di essere raccolti in una coda,
erano perlopiù annodati fra di loro. Zayn passò
un pollice sulle
palpebre ancora umide, sospirando. Quale fosse la cosa giusta da
fare, lui non lo sapeva. Come avrebbe potuto sapere, che Ellen
sarebbe tornata proprio quel giorno? Come avrebbe potuto sapere, che
sarebbe scappata senza neanche voler ascoltare le sue spiegazioni?
Non poteva biasimarla. La cosa più straziante, era stato il
silenzio
da parte sua. Sentiva una morsa dalle parti del cuore quando pensava
ai suoi occhioni verdi che lo guardavano con accusa, quando pensava
alle sue labbra serrate con indecisione. Avrebbe preferito da parte
sua urla, insulti, perfino che lo picchiasse; invece lei era rimasta
di fronte a lui impassibile, con le lacrime che si facevano strada
sulla sua pelle lattea. Quella pelle che aveva tante volte
accarezzato, baciato, desiderato fino alla pazzia; la stessa pelle
che adesso tremava leggermente sotto le sue dita leggere, come se
sapesse quello che lui aveva fatto, come se non si fidasse
più di
lui neanche lei. Quasi come se sentisse i suoi pensieri, Ellen si
voltò dall'altro lato nel sonno, mostrando a Zayn il
tatuaggio che
aveva sulla schiena. Le dita del ragazzo trovarono automaticamente il
sole che esplodeva sulla schiena cosparsa di lentiggini, che
sembravano disegnate apposta per quell'esplosione di colori nascosta
leggermente dalla camicia da notte sformata. Era l'unico tatuaggio
che aveva, e la rappresentava completamente. Ellen era esattamente
come un sole: piena di vita, meravigliosa, capace di illuminare
l'intero universo; ma bastava davvero poco perché venisse
coperta da
una nuvola. Allora il suo sorriso si piegava all'ingiù, e
per quanto
tentasse di non piangere, dopo mezz'ora la si vedeva raccogliere con
la lingua le lacrime che si depositavano ai lati delle labbra. In
quei momenti, Zayn la prendeva fra le braccia e le sussurrava
all'orecchio “Spero che le cose si aggiusteranno”.
Non la
illudeva, non le diceva solamente che dopo sarebbe andato tutto
meglio. Semplicemente esprimeva una sua speranza, e lei non poteva
far altro che aggrapparcisi con tutta sé stessa; non era
affatto
difficile, con i baci del ragazzo che le sfioravano la fronte e le
mani serrate nelle sue. Ma quando era lui a farla stare male, si
sentivano solamente le porte sbattute di lui e i singhiozzi
mascherati in sospiri di lei. Era questo il problema di Zayn: credeva
di avere sempre ragione. In ogni litigata, era lei nel torto. Era lei
che non capiva i suoi impegni di lavoro, era lei che non doveva farsi
domande quando si risvegliava e lui non era ancora tornato, era lei
che non doveva preoccuparsi quando c'erano nuovi rumors su di lui. I
loro litigi potevano durare per giorni e finivano solo quando Ellen
si arrendeva e andava a chiedergli scusa, sebbene avesse
perfettamente ragione. E a volte il moro era talmente convincente,
che ci credeva davvero quando gli diceva che la colpa era sua e che
lui non c'entrava nulla. L'amore era talmente forte da chiuderle gli
occhi con dei lucchetti, e le non faceva niente per impedirlo. Anzi,
sembrava quasi che fosse contenta di vivere nel suo mondo
'manipolato' dall'arroganza di Zayn, dove non doveva interessarsi
minimamente della sua vita e di cosa facesse lui al di fuori della
casa che condividevano. Ed Ellen era abbastanza debole da non
ribellarsi a questa specie di regola mai detta, limitandosi a stare
in silenzio religioso sugli argomenti che sapeva di non dover
toccare. Il ragazzo si strinse di più a lei, e il suo occhio
cadde
sul post it stropicciato lasciato sul comodino. Non aveva bisogno di
leggere per sapere che ci fosse scritto l'indirizzo dell'albergo in
cui aveva alloggiato per una settimana, fino a poche ore prima.
“Sarebbe dovuta rimanere in quella cazzo di Los Angeles fino
a
lunedì” ripetè scocciato nella sua
testa, senza potersela
prendere veramente con nessuno. Perché la colpa era tutta
sua,
questa volta. Non poteva incolpare Ellen per qualcosa che non aveva
fatto; non poteva incolparla per averlo trovato in flagrante con una
bionda, mentre pochi minuti prima le aveva scritto che stava
guardando Toy Story insieme a Liam. Questa fu, probabilmente, la
prima volta che Zayn si rese conto di un suo enorme, madornale
errore. E dipendeva tutto da lui, adesso. Non poteva più
contare
sull'ammissione del torto da parte di lei, non poteva sperare che
semplicemente si dimenticasse tutto nel sonno e la mattina dopo
tornasse tutto normale. Poteva solo fare una scelta. Doveva scegliere
se cambiare o no, per lei, per Ellen Transcott. Per la ragazza che,
nonostante le apparenze, amava più di ogni cosa al mondo.
Una
lacrima scivolò sulle guance profumate di dopobarba, quando
iniziò
a mormorare nel suo orecchio:
Mi
dispiace, non era mia intenzione far della male alla mia piccola. E’
dietro di me, non posso portare il peso di un mondo pesante. Quindi
buonanotte, buonanotte...Spero
che le cose si aggiusteranno.
E
con un peso più grande di quello dell'intero pianeta sullo
stomaco,
si addormentò respirando tra i capelli della rossa lo
shampoo alle
fragole che le aveva regalato prima della partenza.
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L'ho scritta di
getto, ascoltando 'goodnigh goodnight' dei maroon 5. Okay, non ha molto
senso, però l'ho scritta, quindi tanto vale pubblicarla c: