Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: RobiSmolderhalder    03/11/2012    13 recensioni
Edward e Bella.
Due caratteri differenti.
Due animi Sensibili e gentili.
Il destino li farà incontrare.
I loro dolori si uniranno.
Non ci sono né vampiri né licantropi. Se vi ho incuriosito leggete :)
Roby
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Love save the pain

 

 

 A family situation

 

 

Bella’s Pov.

20 marzo 2008 Los Angeles.

Cazzo. E’ tardissimo. Sono le otto del mattino e mi sono appena svegliata. Alle otto e mezza spaccate dovrei essere dal mio capo.
Faccio velocemente la doccia, ma non mi soffermo come tutte le mattine a pensare sotto la doccia, oggi non ho tempo di fare niente.
Mi metto di fronte al mio armadio pensando a quello che potrei mettermi.
Non sono una bella ragazza.
Non sono alla moda, né mi importa esserlo.
I miei vestiti sono semplici ma mi piacciono. E le mie tute sono davvero comode. Peccato che per lavorare mi hanno dato un tailleur blu scuro con una camicetta bianca. I capelli devono essere sempre ordinati e raccolti in uno chignon. Mi è sempre piaciuto tenere i miei capelli sciolti, che col vento accarezzano la mia faccia, che nascondono anche il mio viso.
Sono estroversa come ragazza, ma le mie pene e i miei dolori non sono leggibili se non dal mio viso, nemmeno dai miei occhi è mai trasparito niente. Ma le mie espressioni sono sempre quelle che mi tradiscono.
Prendo un jeans blu scuro e una canotta bianca. Appunto i miei capelli come meglio riesco. Non  riesco a capire perché quell’avvocato così dolce ma molto rigoroso riguardo al suo lavoro, non vuole che indossi direttamente il tailleur e lo devo indossare nel mio camerino all’interno del suo studio.
Avevo chiesto a mia madre se magari lei potesse sapere il motivo e mi ha risposto: Amore, magari è necessario prova a chiederglielo.
Ma in una settimana di lavoro non gli avevo chiesto niente. Oggi inizio la mia seconda settimana, oggi è un giorno importante per l’avvocato, suo figlio da oggi comincerà a lavorare con lui.
Questa sono io Isabella Swan,  preferisco Bella. Sono una ragazza normale con un lavoro normale. Mi piace parlare con le persone che conosco ma non rivelo mai tutto. Odio le persone che provano pena per gli altri, e di conseguenza non racconto mai delle cose brutte che mi capitano per evitare che la gente abbia pena di me e quindi arrivare al punto di odiarle. Mia madre Reenè è una donna speciale, premurosa è tutto l’amore che il suo animo produce lo dona a tutti. Non porta rancore ed è troppo buona.
E’ la mia vita. Mia madre è tutto quello che ho. Mia madre è tutto ciò di cui io ho sempre avuto bisogno fino ad oggi.
Angela, la mia migliore amica dai tempi dell’asilo, adesso si trova a New York frequenta l’università di Harvard, quando riesce a venire dai suoi, passa sempre a trovarmi, ogni giorno ci sentiamo e oggi doveva uscire con un ragazzo del campus, stasera mi chiamerà per farmi sapere. Mi manca, lei colorava le mie giornate. Lei è l’unica persona dopo mia madre che sa tutto di me. Mi conosce meglio di chiunque altro e soprattutto mi capisce meglio di chiunque altro. Appena finirà gli studi tornerà qui e io conto i giorni, segno perfino le crocette nel calendario.
Do un’occhiata all’orologio e cazzo è tardissimo. Scendo le scale di fretta sperando di non inciampare.
“Buongiorno Mamma” do un bacio nella guancia a mia mamma che è intenta a leggere un libro di make up alternativo.
“Ehi tesoro. C’è la torta al cioccolato”.
“Mh no è tardissimo c’è il caffè?” annuisce e mi passa una fumante tazza di caffè. Lo ingoio velocemente anche se scotta, è tardissimo. Bell’inizio della seconda settimana di lavoro.
Prendo il mio pacchetto di sigarette, l’accendino e il mio cellulare.
“Ciao mamma” urlo più per la fretta che per altro. Lei ricambia il saluto ed esco. Fortunatamente non ho bisogno di prendere mezzi pubblici tanto è vicino. Accendo la mia sigaretta, non guardando la spiaggia di fronte casa nostra, a quel punto me ne infischierei del ritardo e passerei tutta la mattinata seduta a riva.
Mia madre finalmente dopo anni di lavori alla giornata, come colf, badante, baby sitter oppure lavare le scale dei grandi palazzi, dove guadagnava una miseria. Qualche anno fa’ finalmente ha trovato lavoro come visagista in un salone di bellezza, fa anche la parrucchiera e i massaggi se è il caso. La pagano davvero bene, finalmente non abbiamo più quella preoccupazione di contare i soldi giornalmente e farci il conto se bastavano fini ad arrivare a fine mese.
Arrivo nel grande grattacielo familiare già da una settimana, entro pensando al giorno in cui mi ha assunta.

La tranquillità che trasmettono le onde del mare nel silenzio più assoluto viene interrotta dal trillo del mio cellulare.
“Pronto?”
“Isabella Swan?”
“Si?”
“Ecco sono l’avvocato Cullen, mi è arrivato il suo curriculum ieri mattina. Vorrei fissare un appuntamento quando lei è disponibile”
“Oh si certamente, io sono libera tutti i giorni”
“Tra mezz’ora?”
“Tra mezz’ora è perfetto”.

Quando attaccò il telefono io ero straordinariamente euforica. Non ci speravo nemmeno che mi chiamasse. Quel pomeriggio mi aveva comunicato che avrei lavorato per lui e suo figlio. Avrei dovuto rispondere al telefono, fissare gli appuntamenti e dividere le carte. Ero diplomata in ingegneria, ma mi andava abbastanza bene. Ero felice, e la paga per come mi aveva detto era abbastanza generosa.
Mi cambio velocemente, e fortunatamente non sono in ritardo. Prendo posto nella mia scrivania e accendo il computer, lo studio è vuoto. La mia scrivania è dentro lo studio. E’ strano molte volte le segretarie stavano fuori dallo studio. Ma non  importa, l’importante è che io faccia bene il mio lavoro.
“Buongiorno Bella” mi saluta Carlisle. Quando mi ha assunta mi ha detto: Dimmi sempre se c’è qualcosa che ti mette a disagio. Io ho cominciato col dirgli di chiamarmi Bella.
“Buon giorno avvocato” mi sorride e prende posto anche lui.
“Appuntamenti per oggi?”
“Solo uno. Gli altri li ho cancellati sabato, sotto sua richiesta, per l’arrivo di suo figlio in ufficio”. Annuisce e prende il suo Blackberry. Ed ecco che inizia la mia giornata lavorativa. Adesso sicuramente passerà circa due ore al cellulare.
Un’ora dopo. Attacco il telefono segnando l’ultimo appuntamento libero che c’era per domani. Appunto tutto sul pc e lo stampo. Una volta stampato il foglio lo ripongo nella cartella della scrivania dell’avvocato Cullen.
Sistemo velocemente la scrivania, solitamente lo faccio a fine giornata lavorativa.
La porta si apre e spunta Carlisle, con un ragazzo che oh.
Non trasmette certo pensieri puri. Ha i capelli scompigliati, color rame biondiccio, il suo corpo è muscoloso, ma non come quello dei westler o dei palestrati. Avrà si e no venticinque anni. E’ bellissimo. Indossa uno spezzato blu scuro, una camicia azzurrina e la cravatta nera che scompare dentro la giacca abbottonata. I suoi occhi sono verdi. Il verde solitamente è un colore acceso, pieno di vita, ma no. Il suo colore è più un ceruleo spento che un verde gemma scintillante. Il suo sguardo intimidisce, ma la sua espressione è tranquilla, forse non si rende conto dell’effetto che il suo sguardo ha sulla gente. Non provo pena per quegli occhi spenti, ma un senso di tristezza familiare, come se il suo sguardo fosse il mio. Come se dentro quel dolore ci fossi io, come una sensazione familiare come se io conoscessi cosa influenza quel colore così spento dei suoi occhi.
“Buongiorno, io sono Isabella” dico al figlio di Carlisle che mi guarda, forse pensando a quello che ho pensato io di lui fino ad un minuto fa.
“Ciao, Io sono Edward”. La sua mano raggiunge la mia e la mia spina dorsale diventa molle, le mie gambe hanno un impercettibile tremore, e le mie guance si surriscaldano automaticamente.
Strano.
Non mi era mai successa una cosa del genere, con il mio carattere è sempre stato difficile. Forse per quel senso di tristezza familiare.
“Bene. Edward quella è la tua scrivania” gli comunica Carlisle indicandogli la scrivania accanto alla sua, al lato della mia. Io prendo il mio posto e inizio a segnare dei giorni dove ci saranno delle cause.
“Isabella-”
“Bella. Preferisce Bella” interviene Carlisle. Edward sorride mostrando una schiera perfetta di denti bianchi e dritti. Mi incanto un attimo a guardarlo, ma poi la mia mente decide che il momento di essere ridicola è finito.
“Bella. Potresti copiare questi bigliettini da visita e stamparli” mi porge il suo biglietto da visita e lo guardo.
“Si certo. Quante copie?” chiedo iniziando ad aprire il programma sul computer.
“Ne fai cinquanta per adesso, poi se ne avrò bisogno te lo dirò” annuisco e inizio a copiare il biglietto da visita.

Edaward  Anthony Cullen.

Avvocato penitenziario.

Contatti: 213 8239581.

Orari: Lunedì, Mercoledì e venerdì dalle 09:00 am alle 01:00 pm.

Martedì, giovedì e sabato dalle 03:00 pm alle 07:00 pm.

Street Farrok Bulsara 12/a. LA.

Lavorerò sempre con lui. Ecco perché Carlisle mi aveva avvertita che avrei dovuto lavorare anche al pomeriggio. Lui è in studio tutte le mattine, mentre il figlio a salti farà mattino e pomeriggio.
Un  sorriso mi nasce sulle labbra, e resto per minuti interi a chiedermi il motivo.
Verso le undici del mattino, Carlisle mi dice che se voglio prendermi una pausa devo approfittarne. Così decido prima di andare in bagno.
Prendo il mio caffè e mi dirigo sulla terrazza per fumare. Sono tre ore che non fumo, questo lavoro fa’ anche bene alla mia salute. Quando esco nella terrazza noto che c’è Edward che mi da le spalle, la testa all’indietro come se stesse guardando il cielo. Decido di non pensarci e accendo la mia sigaretta.
“Fumi?” alzo la testa, che poco prima era rivolta al pavimento. Annuisco e sorrido.
“Anch’io fumo. Ho iniziato tanti anni fa” ammette.
“Anch’io, avevo solamente tredici anni” mi fissa come se avessi detto una cosa molto interessante.
“So che è maleducazione, ma sono davvero troppo curioso. Quanti anni hai?” mi chiede.
“Ah no, tranquillo. Non sono una tipa che si offende perché le chiedono l’età. Ne ho ventidue. Tu?” mi sorride. Teneramente, come se davvero gli interessa sapere qualcosa di me. Tante persone nel momento in cui le conosci, ti chiedono, l’età, i gusti sul gelato, sulla musica, sui film, su tutto. Ma lo fanno per fare conversazione e poi dimenticare tutto nell’esatto momento in cui glielo dici, perché lo fanno senza interesse. Ma lui no, ha quell’espressione che urla ‘ davvero m’importa di te ’ o forse sto solo fantasticando inutilmente.
“Io ventotto” risponde. Finiamo la nostra sigaretta e torniamo nello studio.
La mattinata passa tranquilla, ma la mia salute mentale ha davvero bisogno di riposo, avrò risposto a circa duecento telefonate.
E’ mezzogiorno, scendo e mi dirigo al take- away qui vicino.
Ogni mattina Carlisle mi da un foglio dove c’è scritto quello che prenderà per pranzo, oggi ovviamente ha ordinato per due.
Due bistecche al sangue con contorno di patate al forno. Da bere una bottiglia di acqua naturale e una frizzante. Io pranzerò a casa. Sicuramente con la torta che mia mamma mi ha fatto per colazione. Non sono né magra né grassa, ma mangio poco perché sono fatta così. Mia madre quante volte si è disperata per cercare di farmi mangiare almeno un piatto di pasta una volta a settimana, ma niente. A parte il fatto che io odio la pasta. Solitamente a colazione mangio qualche biscotto con il caffè, oppure qualche fetta di torta che prepara mia madre. A pranzo un toast, un frutto o un frullato. A cena mi preparo una tazza di latte con i cereali al cioccolato. Questo non è un modo di alimentarsi nel modo giusto, ma semplicemente lo faccio. L’importante poi è stare bene di salute. La mia salute è apposto.
“Ecco qui” porgo a Edward il suo piatto, lui mi guarda e mi sorride. Oh ma oggi è tutto un sorriso o è sempre così. Mi farà morire questo ragazzo bellissimo quanto impossibile per la sottoscritta.
“Grazie Bella”. Gli sorrido di rimando e faccio lo stesso con Carlisle.
Mi dirigo nel camerino e mi cambio. Saluto entrambi e mi dirigo a casa mia.

**

Here i am, will you send me an angel. Here i am, in the land of the morning start” canticchio un brano degli Scorpions con il vento che fa volare i miei capelli e con la tranquillità dello scroscio delle onde che arrivano a riva e si dissolvono nel mare immenso.

Il mare.
Amavo il mare da bambina, e anche se è difficile ammetterlo lo amo anche adesso.

Anni fa’ credevo che il mare fosse la causa del mio dolore.
In parte è così, ma non è tutta colpa del mare. Dicono che il mare è bello, ed è così. Ma dicono anche che è traditore. E con me lo ha fatto, mi ha tradita.
Ha portato con sé il mio passato, la mia infanzia, gran parte della mia vita.
Ma il destino aveva deciso così. Poteva essere un treno, poteva essere un aereo, poteva essere una malattia. Invece è stato il mare.
Sono i casi della vita, dopo anni di odio verso il mare, ho capito che se anche io provassi rancore verso di lui non avrei concluso niente. Se odiavo il mare non potevo più guardarlo, ammirarlo e approfittare della tranquillità che emana.
Più lo guardo però, più mi aspetto di vedere qualcosa spuntare dall’orizzonte. Ma sono anni ormai che ci spero e non è mai successo niente. Ogni giorno vengo qui. Concentro il mio dolore, piango, mi dispero, spero, prego. Sarò masochista ma lo faccio, perché è l’unica cosa che mi fa pensare che lui è esistito davvero, e che non è frutto dei miei sogni, che non è soltanto un ricordo sbiadito col tempo.
 Guardo il mare.
Come quando una persona a cui tieni è morta, quando sei scoraggiata, triste o anche felice vai al cimitero e ci vai a parlare. Io non ho nessuna tomba su cui sfogarmi, ho solo il mare dove posso essere certa che lui possa sentirmi, che possa sapere che io lo penso ogni giorno. Che la mia vita è in bianco e nero, opaca, senza sfumature. Che l’unico modo per sopravvivere è sapere di riuscire a comunicare con lui, anche se è doloroso è necessario.
Le lacrime scendono copiose sul mio viso e piango, singhiozzo. Perché qui è deserto da quel giorno. Perché qui non c’è mia madre e non devo trattenermi, perché qui posso essere me stessa e sfogarmi per cercare di far uscire anche una minima parte del mio dolore.
“Loney wolfe torna da me” ripeto questa frase come ogni giorno e solo quando le lacrime mi sfiniscono all’inverosimile mi accascio su me stessa e mi distendo guardando il cielo.

 

Edward’s Pov.

“Oh Edward, come stai?” Sto parlando al telefono con mia sorella da circa mezz’ora ed è un quarto d’ora che mi chiede come sto.
“Alice per la centesima volta sto bene. Tu piuttosto come va al campus?”
“Mh abbastanza bene sai-” Ed eccola che inizia a parlare, adesso chi la ferma più? Sorrido e mi butto sul divano. Alice. Una forza della natura in tutti i sensi possibili. Ha ventitré anni. Non so cosa avrei fatto senza di lei negli ultimi anni. Adesso sta frequentando il penultimo anno di Università a Seattle. La sua mancanza si sente giornalmente in famiglia. E’ estroversa, solare, completamente fissata con la moda. Quando eravamo piccoli, litigavamo sempre, come tutti i fratelli del mondo d’altronde. Abbiamo un legame strabiliante. Forse è stato il dolore a farci unire in maniera così forte, forse è stato lo stesso senso di perdita che ci ha fatto unire soffrendo. O semplicemente è stato il nostro volerci bene che ci ha fatto capire quanto siamo importanti l’una per l’altro. Mio fratello Emmet, alto un metro e novanta per novantaquattro Kg, fa’ paura a chiunque non lo conosca, ma è un tenerone, lui ha trent’anni, il prossimo mese di sposa con la sua fidanzata Rosalie. Infatti mia madre – Esme- è molto indaffarata con l’organizzazione del matrimonio.
La mia è una famiglia molto unita, semplice e complessa allo stesso tempo.
E’ come la famiglia delle pubblicità. La colazione tutti quanti assieme, almeno quando abitavamo tutti a villa Cullen. Adesso ogni domenica è sacra per riunire la famiglia. E sono contento di questo, ma è anche bello vivere da solo. Se ho fame mangio, se ho sonno dormo. Se voglio suonare la mia chitarra posso farlo quando voglio. Se voglio deprimermi posso farlo senza avere il timore di trasmettere il mio dolore alla mia famiglia.
Quando ho finito di parlare con Alice sono le otto di sera. Preparo un toast, mi siedo sul divano e accendo la tv. Faccio un po’ di zapping fin quando non trovo il live del concerto a Budapest dei Queen. Lo guardo. Piango pensando quanto queste canzoni, mi facciano pensare a lui. Quante cose condividevamo, come l’amore per i Queen. Come prenderci in giro quando le ragazze ci mandavano a quel paese. Le persone più buone sono quelle che vivono meno. Tante volte mi sono chiesto cosa ho fatto di male nella mia vita per subire un dolore come questo. Non so dove ho sbagliato, o in cosa. Riesco a sapere solamente che il destino ha voluto portarmi via gran parte della mia felicità. Tante volte ho tentato il suicidio, ma tentativo vano, non ho il coraggio per farlo. Sperare che qualcuno mi ammazzi è sbagliato ed egoistico. Perché dopo aver ragionato un po’ di più sulla mia situazione ho capito che, la mia famiglia ne morirebbe se io non ci fossi più, perché far provare agli altri già il dolore che provo io? Un membro della famiglia già basta e avanza.
Mi sono laureato in giurisprudenza con la specializzazione in giustizia penale.
Ho iniziato a lavorare oggi con mio padre.
Quando ero ancora un’adolescente volevo diventare un medico, volevo salvare le vite delle persone. Ma dopo quell0 che mi è successo, ho cambiato totalmente idea. Perché se sei un medico, puoi salvare innumerevoli vite, ma ci sono anche quei casi in cui potresti fallire, il senso di colpa ti mangerà l’anima e dopo la prima esperienza, non riuscirai mai a lavorare come prima, ogni persona in fin di vita, ti farà pensare a quella che non hai potuto salvare.
Ho deciso di specializzarmi in diritto penale per dare un senso alla giustizia.
Tutti i giorni, nel mondo muoiono parecchie persone, che sia una malattia o la vecchiaia, ma se invece fosse per i pirati della strada? Se fosse perché un folle ti incontra per strada e ti spara semplicemente perché aveva voglia di farlo?. Purtroppo ogni giorno ci sono molte persone che muoiono a causa di un’ingiustizia. Ed io ho voluto prendere questa strada per farla pagare a tutti quelli che fanno del male a delle persone innocenti. Che siano buone o cattive non importa sono sempre persone che sono state create per vivere. Ci sono casi irrisolti da tantissimi anni, buttati nel dimenticatoio, e questa è un’ingiustizia.
Arrestare degli assassini non riporta di certo in vita la persona che è morta, ma il prossimo che pensa di fare una cosa del genere, se la giustizia interviene giustamente senza tralasciare nulla, ci ripensa miliardi di volte prima di agire.

**

Raccolgo le carte da portare in ufficio e le impilo per bene prima di infilarle nella mia valigetta. Oggi lavoro di pomeriggio.
Arrivo nel corridoio dell’ufficio e l’odore inconfondibile di fragola e frutti di bosco penetra il mio naso. Bella è già in ufficio.
Bella. Mi ha dato molto da pensare questa mattina.
E’ una ragazza molto simpatica, ed è davvero bella. I suoi capelli sono castani, la lunghezza non è visibile perché c’è li ha sempre raccolti in uno chignon. La gonna e la giacca – che le fanno da seconda pelle- fasciano il suo corpo snello, ma non troppo minuto. I suoi occhi, dove mi immergerei per giornate intere, tanta è la profondità, la sincerità e purtroppo il dolore. Ho notato che molte volte si ferma a pensare e i suoi occhi color cioccolato si imporporano di uno strato lucido, che però riesce a trattenere. Forse il suo cuore è stato spezzato, forse anche lei ha perso una persona fondamentale nella sua vita.
“Ciao Bella” sussurro entrando nello studio, lei intanto mastica la penna con i denti e fissa dei foglio di fronte a sé.
“Ciao Edward” mormora sorridendomi. Il suo sorriso è così dolce che rimarrei ore ed ore a guardarlo.
Mi accomodo nella mia scrivania, ed entusiasta guardo i fogli sistemati per bene, con tutti gli orari, gli appuntamenti e tutto quello che mi occorre per lavorare. Oggi devo vedere solamente due persone.
Dopo due ore. Sono spaparanzato nella sedia-poltrona che leggo attentamente degli appunti presi per la prossima causa. Bella è stata in silenzio tutto il tempo, non mi ha mai interrotto mentre parlavo con i miei clienti anzi è come se volesse essere invisibile per lasciarmi la privacy con i clienti. Mio padre è stato davvero fenomenale ad assumerla.
Il pomeriggio passa tra un appunto e un altro. Quando ad un tratto il suo cellulare squilla.
Here we are, born to be kings we’re the princes of the universe”  e i miei pensieri si fanno ancora una volta vividi nella mia mente. Una nuvola di dolore si espande nella mia mente. Tante lacrime vorrebbero uscire dai miei occhi, ma mi trattengo anche se difficilmente.
Lei torna in studio imbarazzata e si scusa.
“No tranquilla, anzi ottimi gusti musicali” ammetto. Lei annuisce.
“Ascolti i Queen?” mi chiede.
“Si. Gli dei della musica come potrei non ascoltarli?”
E da lì parte una conversazione su tutta la discografia dei Queen. Dai live più belli, alle esibizioni più stravaganti e affascinanti del grande Freddie Mercury.
E rimango interdetto di una cosa. Tutti i giorni io ascolto i Queen, in quasi tutta la settimana, guardo i live e dentro di me quell’aria malinconica quanto familiare si prende la mia mente, ma adesso parlandone con Bella. Mi sento spensierato, come se mi fossi tolto un peso dallo stomaco. Forse perché la sua naturalezza, il suo modo affascinante di esprimersi mi emana tranquillità.
O forse perché sono alquanto consapevole che lei ha provato e sta provando lo stesso dolore che provo io.

 

 

_______

Salve! Primo capitolo ufficiale della storia.
Allora come vi è sembrato l’incontro tra Edward e Bella?.
Avete almeno un pochino capito chi hanno perso di così importante nella loro vita?
Spero che vi sia piaciuto, e spero ardentemente ricevere un parere su questo capitolo.
Ps: non sapendo cosa scrivere ho inventato l’indirizzo dello studio, mettendo il vero nome di Freddie Mercury
.

Buonanotte.
Alla prossima. Rò

   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: RobiSmolderhalder