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Autore: Aniel_    03/11/2012    2 recensioni
Raccolta di Flashfic su eventi e situazioni parallele degli anni 2009 e 2014.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Titolo: Don't ever change
Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel
Prompt: cleansed
Raiting: G
Genre: introspettivo
Warning: flashfic, future!verse
Note: credo che l'immagine di future!Cas incapace di radersi sia una mia perversa fissazione. In queste due flashfic non sono caduta nell'angst più sfrenato, anzi spero di pote tirare fuori un po' di fluff da altri prompt, ma è anche vero che il future!verse non è che sia così allegro. Vedrò che posso fare!
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono. Mi piacerebbe possedere Dean e Cas - in tutti i sensi possibili- ma purtroppo non sono di mia proprietà. #sadness

#Cleansed
 

2009
 

Dean ha notato più volte la strana espressione che deforma il viso di Castiel quando gli parla dello spazio personale: assume l'aria di un bambino confuso e stizzito, quindi non si sorprende del suo personalissimo broncio quando lo spinge sul letto e lo ammonisce fingendosi serio.
«Non ho bisogno dell'assistenza angelica anche in bagno» gli dice, afferrando un asciugamano dal borsone e un rasoio.
«Cosa hai intenzione di fare?» domanda l'angelo, perplesso, abbandonando per qualche istante l'espressione corrucciata.
«La barba, Cas. Non posso andare in giro così, sembro Mosè» si lamenta, e anche se non può vederlo riesce a sentirlo: Castiel ha ignorato le sue direttive e lo ha seguito fin dentro il bagno.
Dean sbuffa e, rassegnato, gli fa cenno di accomodarsi sul bordo della sudicia vasca da bagno. Allora spalma con cura la schiuma da barba sul viso e ignora le osservazioni inopportune e ridicole del suo angelo imbranato, tra cui qualcosa che somiglia a "il tuo aspetto è di gran lunga migliore di quello di Mosè". A volte Dean dimentica quanto sia vecchio il moccioso che lo scruta neanche fosse l'esemplare umano più interessante del pianeta.
Un rivolo di sangue si fa strada sul suo collo, macchiando di rosso la candida schiuma bianca e Castiel è già accanto a lui, con la mano tesa, più vicino di quanto sia necessario.
«È solo un graffio» lo rassicura, sospingendolo un po' più lontano, «conserva il tuo mojo angelico per situazioni più pressanti.»
Rimangono in silenzio e Dean afferra l'asciugamano e si tampona il viso, ormai ripulito, premendo due dita all'altezza del taglio. «Vedi? Sono ancora vivo.» dice, e sul viso di Castiel il broncio lascia il posto ad un sorriso incerto.
 

2013

 
Dean per poco non urla ma la verità è che la paura gli è rimasta incastrata in gola sopprimendo qualsiasi tipo di suono. È un attimo, è un'illusione ottica, è colpa delle stupide lampade ad olio colorate di rosso che quell'idiota di Castiel ha collocato nella sua cabina spoglia. Per questo Dean si allarma, eppure il sangue che macchia il viso di Castiel - come nella più macabra maschera di Halloween- non è poi così copioso come aveva pensato.
Piccoli tagli hanno lacerato la pelle diafana, in particolare appena sotto il collo e all'altezza degli zigomi. Non si è nemmeno curato di tamponare quelle ferite.
«Che diavolo ci fai nella mia cabina, Cas?» domanda irritato, più a causa dello spavento iniziale che per l'effettiva presenza dell'altro.
Castiel è seduto sul suo letto con le spalle curve, piegate dal peso degli eventi e della sua nuova mortalità. Dean vorrebbe consolarlo ma non è bravo in queste cose e, soprattutto, ha altro a cui pensare: soldati da addestrare, famiglie da salvare. Un ex angelo depresso non è in cima alla classifica: non è cattiveria, Dean questo lo sa, ma sa anche che Castiel è un guerriero e i guerrieri trovano un modo per non cadere nel baratro o, almeno, di risalire in superficie.
«Vieni qui» lo invita Dean, indicando il bagno e strappa il rasoio dalle dita affusolate dell'altro. Gli mostra come fare, gli insegna come radersi e lava via il sangue rappreso sul suo viso.
Castiel tace tutto il tempo e ogni tanto lo guarda di sbieco, confuso, forse domandandosi dove sia finito la spazio personale ora che il viso di Dean è a un soffio dal suo e le sue mani lo tastano e lo accarezzano con una delicatezza che nemmeno il cacciatore pensava di possedere.
Dean conclude il suo lavoro e gli scivola alle spalle, sulle quali poggia entrambe le mani. Adesso entrambi si fissano attraverso lo specchio, così vicini eppure così lontani.
«Vedi?» lo scuote Dean, rompendo il silenzio. «Sei ancora vivo.»
E spera che l'altro capisca, lo spera davvero. Il sorriso che increspa le labbra di Castiel, però, sembra bastare, almeno per oggi.

   
 
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