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Autore: VAleMPIRE    03/11/2012    1 recensioni
Ciao a tutti! Ho scritto spesso fan fiction sulla Twilight Saga, ma non sono quasi mai riuscita a completarle nè ho mai pensato di volerne pubblicare. Questa, dunque, è la prima che mi accingo a far leggere a qualcuno. Ho buttato giù la prima bozza circa due/tre mesi fa, ma l'ho ripresa da poco. Non posso assicurarvi che la finirò, ma finora le idee non mi mancano e spero di chiudere almeno questa storia!
Di seguito, la trama in breve.
Edward e Bella non sono riusciti ad avere il loro lieto fine. Il vampiro è così tornato più solitario e triste che mai. Medita il suicidio, ma per varie ragioni non arriva ad abbracciare questa estrema soluzione. Tra i motivi anche una inaspettata e piacevole novità di nome Lyla Cornell, che tornerà a “fargli battere il cuore”. Il problema è che anche lei è una mortale…
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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CAPITOLO DICIOTTESIMO: INAFFERRABILE

 

L’ho raggiunta sul letto. Lei, tremante, si protende verso di me con in busto, mantenendo le mani sul grembo. Mi da un bacio sulle labbra e poi mi accarezza la nuca. Io resto fermo. Mi sorride in modo malizioso, divertita per aver capito che deve guidarmi. Le sue mani scendono verso le mie spalle e poi le braccia e si fermano quando incontrano le dita. Me le porta sui suoi fianchi mentre intreccia le gambe dietro la mia schiena. L’asciugamano, la sola cosa che cela la sua nudità, inizia a scivolarle. I nostri bacini ora si toccano. Lei torna a baciarmi con più insistenza e intensità, finché … qualcosa in me fa interrompere la sua fantasia mentale. Questa sequenza così dettagliatamente immaginata da Lyla mi turba.
Forse non è stata una buona idea condurla a casa mia.
- Che ti prende? - chiede, battendo le palpebre come se si è appena svegliata da un sogno.
E’ stata una pessima idea.
- Non stai bene tu ora? - continua, un po’ spiazzata dal mio atteggiamento.
Nella sua mente ora c’è un ragazzo immobile che non batte ciglio e trattiene il respiro. Ciò che ha davvero davanti. Lyla si attorciglia i capelli tra le dita e torna a guardare le buste che ho posato per terra, sulla soglia, dove sono ancora anch’io.
- Cosa mi hai preso? - chiede la ragazza, senza troppo interesse.
Bene. Cambiamo argomento. Ricordo che non le ho disinfettato la ferita, così mi siedo accanto a lei per farlo.
- Stendi la gamba. - le dico, uscendo dal sacchetto più piccolo l’acqua ossigenata.
Lei obbedisce e mi fissa. Non più con ammirazione, anche se mi è riconoscente: mi scruta come per spiegarsi qualcosa che le sfugge.
- Ci penso io. Tu intanto prendi questo. E’ per il mal di testa.
- Grazie. - dice senza staccarmi gli occhi di dosso, prima di inghiottire la compressa.

Sono stanca di dire tutti questi “grazie” …
- Brucia? - chiedo, prima di fasciarle la ferita.
- Sopportabile. E’ qualcos’altro che non riesco più a sopportare.
- Che vuoi dire?
- Non capire chi sei davvero. Sembri un altro rispetto a quando ci vedevamo a scuola.
- A scuola non ti è mai capitato di trovarti in pericolo di vita … - la prendo in giro, ricordando la sua iniziale paura di morire nel bosco, prima che la soccorressi.
- Doveva succedere tutto questo allora per mostrarti per quello che sei realmente? - esclama aggrottando la fronte.
- Tu non pensi di conoscermi nemmeno ora, veramente.
- Si, è così. Ma ora siamo qui.
Quasi non crede alle sue stesse parole.
- Già. - sussurro guardando il materasso per distrarmi dai suoi pensieri.
Sento comunque il suo sguardo addosso, sento la tensione salire. Sento l’invitante calore emanato dal suo corpo umido e profumato. E’ sempre più insostenibile.
Ma non posso evitare di pensare cosa è successo l’ultima volta che mi trovavo a dividere con una ragazza lo stesso letto. Per un attimo chiudo gli occhi e rivedo quelle maledette macchie rosse. Lyla percepisce il mio mutamento d’umore.
- Mi sbagliavo. Io sono qui. - dice delusa.
Ha capito che con la mente sono altrove. Però non può comprendere il motivo della mia improvvisa, profonda tristezza. Pensa che non ha mai visto nessuno con un’espressione come la mia ora. Comincia a sentirsi fuori luogo. Non sa come comportarsi e l’idea di non aver ancora capito che tipo sono le fa quasi paura.
Mi vede “sbagliato” finalmente, troppo lontano e diverso da lei: il mio dolore è un enigma inquietante per lei. Si sente superficiale e comincia a trovare inutile continuare a sperare di avere un rapporto con me.
- Io … io non so che ci faccio ancora qui. Mi sento ridicola. Chissà che mi credevo. Mi stai solo mettendo a disagio comportandoti così. Magari sei … sei uno psicopatico, che ne so?! - si ferma, notando il mio disappunto.
- Lyla, calmati. Stai farneticando. Non ti lasciare prendere di nuovo dal panico. - cerco di tranquillizzarla - Ti do il resto delle cose e ti riporto subito a casa, ok?
Lyla annuisce, ma non è convinta.
- Prendili come dei regali di Natale. Su aprili. - proseguo, mettendo sul letto il resto dei sacchetti.
Con le labbra serrate, segno che non gradisce, li prende e si dirige in bagno quando capisce che la maggior parte di questi contiene capi d’abbigliamento.
Ne esce dopo qualche minuto. Ho indovinato la taglia dei vestiti - un paio di pantaloni neri, una camicia glicine e una giacca sagomata color grigio perla - e anche la misura degli stivali, neri.
- Beh, direi che ora ho un pensiero in meno: so cosa indossare alla laurea. - dice ironica, con una risata nervosa.
- Troppo elegante per i tuoi gusti?
- No, va benissimo, figurati. Nemmeno avresti dovuto. Grazie ancora.
- Di nulla. Hai fame?
- Non molta. Che altro c’è?
- Qualcosa da mangiare. Solo dei cornetti alla crema, so che ti piacciono. E poi … Questo. - rispondo passandole una scatola grigia - Il tuo l’ho trovato, ma guasto. Quindi …
- Ma sei matto?! Mi hai comprato anche un cellulare? Ma avrai speso una fortuna! - esclama stupita rigirandosi il pacco tra le mani.
- Non è un problema, i soldi non sono un problema per me. E non c’è bisogno di ringraziarmi ancora. Né devi sentirti in dovere di ricambiare in qualche modo.
- Avrei tanto voluto "ricambiare in qualche modo" sino a pochi minuti fa. - dice stupendosi del fatto che adesso non vuole più farlo - Ho capito che non succederà, né oggi né un’altra volta. Devi avere una specie di repulsione per il sesso. Ogni volta che ci avviciniamo ti irrigidisci e fai facce strane.
Stavolta nelle sue parole non c’è traccia d’ironia. La guardo cercando di scusarmi.
- Sei troppo strano. Non sei simile a nessuno. Hai qualcosa che sento non riuscirei mai ad afferrare.
Mentre mi parla, lentamente, sposta gli occhi su di me, da destra verso sinistra, dall’alto verso il basso. Si sofferma soprattutto sugli occhi, che vede inspiegabilmente parecchio più scuri di come li ricordasse.
- Sembri di un altro pianeta. Quale ragazzo terrestre spenderebbe tutti questi soldi per una ragazza che conosce a mala pena? O non ci proverebbe con me adesso? - continua, guardandomi con un sopracciglio alzato.
- Non so che genere di fidanzati hai avuto, ma non credo di essere l’unico gentile su tutta la Terra.
- Comunissimi. Sei tu quello insolito.
- Vogliamo andare adesso? - dico sbuffando mentre mi alzo.
Lyla mi segue in silenzio, senza togliermi gli occhi di dosso.

   
 
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