I miei piedi si muovono quasi da soli, non posso essere io, non posso, sono io quella che sfamavo una famiglia, sono io quella con la madre rinchiusa in una cella sotterrane che deve curare un fratello dodicenne e un padre affetto da alzhaimer, sono io, come faranno senza di me? Sto salendo i gradini del palco, guardo dietro di me, Cinna piange, Peeta, mio padre, ha uno sguardo assente, come se mi avesse visto da qualche parte ma non si ricordasse chi sono. Giro il capo, Revalone mi tende la mano, mi viene subito un’idea, sarà pericoloso, ma devo provarci e se mi sbaglio sarò morta, ma ne sono sicura. Inizio a correre verso il palco, precisamente verso una boccia, quella per le femmine, la faccio cadere da dove è appoggiata, si infrange, nessuno mi ferma. Prendo un bigliettino lo apro, come pensavo. Lo rivolgo alla folla. «COSA CREDETE CI SIA SCRITTO?» urlo più forte che posso «DANDELION MELLARK!» prendo un altro bigliettino «E IN QUESTO? SEMPLICE, DANDELION MELLARK!» un altro ancora «IN QUESTO?» mi sta quasi mancando la voce «DANDELION MELLARK» la folla mi segue, ne prendo un altro tutti urlano: «DANDELION MELLARK!» un altro «DANDELION MELLARK». Mi rendo conto che tutta la boccia è riempita solo con bigliettini con scritto il mio nome, forse perchè la vogliono fare pagare ai miei genitori, vedendomi morire. «LA BOCCIA E’ PIENA SOLO CON BIGLIETTI CON IL MIO NOME! VI SEMBRA UNA COSA GIUSTA?» urlo a pieni polmoni. «NO!» tutto il distretto 4 è dalla mia parte. Sento un: «PRENDETELA!» dietro me. Mi giro, qualcuno mi sta stritolando per farmi stare ferma, grido per il dolore che mi provoca un pacificatore, non riesco quasi nemmeno a respirare, sento urla lontane che chiamano il mio nome, sto per svenire, mi portano di peso al palazzo di giustizia, la mia ultima visione è il distretto 4 che si bacia le tre dita centrali della mano, chiudendo mignolo e pollice, e portano il braccio verso verso di me. Proprio come è stato per mia madre.