Serie TV > Il mondo di Patty
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Autore: Fra9098    04/11/2012    2 recensioni
"Perché quando intorno a te tutto è burrasca, c'è solo un porto sicuro dove potrai sempre rifugiarti: l'amore."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Antonella Lamas Bernardi, Bruno Molina, Nicolas | Coppie: Antonella/Bruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pov Antonella.

Era una delle solite giornate lavorative. La mattina mi ero alzata presto, avevo fatto colazione e una doccia veloce. Mentre mi pettinavo mi ero soffermata sui miei capelli. Mi mancava vederli lunghi fino a più giù delle spalle e castano-chiaro. Questi corti e neri non mi piacevano. Mi ero poi diretta a piedi, come sempre, al ristorante. Era una di quelle giornate primaverili fredde ma con una gran bel sole. Il mio turno, quel giorno, iniziava alle otto e terminava alle cinque. Bene, mi dissi, così avrei avuto la serata libera. Il ristorante in cui lavoravo era l'unico presente in città. Seguivano un solo negozio di vestiti e uno solo di alimentari. Molto piccola come città, ingnota, sperduta. Nessuno si sarebbe mai sognato di cercarmi qui.
Arrivata al ristorante salutai Caterina, l'addetta alla cassa, e Alan, il capo cuoco.
- Ehilà, Anto. Come va, oggi?- mi disse Caterina.
- Come sempre.-
- Guarda che bei ragazzi ci sono oggi al tavolo tre. Perché non vai ad attaccare bottone?- mi disse.- Quanto sei entrata il biondino ti ha fatto la radiografia.- rise.
- Non m'interessa. Vado a prendere le prime ordinazioni.- tagliai corto.
Corsi al tavolo sei, dove era seduta una coppia di giovani innamorati. Si tenevamo per mano, erano belli e felici. Sospirai, anch'io per un tempo ero stata così, per un istante della mia vita. Scacciai subito quel pensiero e presi le loro ordinazioni, augurandomi di poter cancellare per sempre quei ricordi.

Il mattino dopo, uscii sulla veranda di casa mia, con un'ernome tazza di caffè fumante. Casa mia mi piaceva. L'avevo presa in affitto appena arrivata qui. Non era il massimo, questo si. Il pavimento scricchiolava, c'erano delle crepe nei muri, ma bastava. Bastava per me e per la mia semplice vita in questa città.
- Salve.- disse una voce. - Tu devi essere Antonella.-
Davanti a me c'era una ragazza, non tanto alta. Aveva i capelli biondi raccolti in due trecce e  portava dei grossi occhiali neri.
- Ho affittato la casa qui accanto.- disse indicando la casetta di fianco alla mia. - Gli amici mi chiamano Patty.- si presentò.
- Piacere di conoscerti.- dissi.- Quando sei arrivata?-
- Due giorni fa. Che te ne pare di questa città? Non hai l'accento di queste parti. Sei della capitale giusto?-
Annuii.
- Già, ci vuole del tempo per abituarci.-
- Tu sei di qui?-
- Ci sono nata. Ho abitato a lungo fuori città e adesso sono tornata.-
- Vuoi un caffè? L'ho appena fatto.-
- Speravo me lo chiedessi.-
Ci sedemmo sul divano sgangherato del salotto, sorseggiando del buon caffè.
- Cosa ti ha portato qui? Hai parenti, fidanzato?- mi chiese.   
- No.-
- Ti sei traferita e basta?-
- Esatto.-
- Come mai?-
- Volevo un posto dove ricominciare daccapo.-
- Già, a volte ci vuole. Che cosa farai oggi?-
- Fra poco inizio il turno, poi andrò a fare un po' di spesa.-
- Hai già incontrato il proprietario del negozio? Quel tizio coi capelli castani?-
- Si, un paio di volte.-
- Bene, vado a finire di disfare i bagagli. Grazie del caffè, a presto.-
La salutai.
Sembrava un tipo amichevole.

Pov Bruno.

Accompagnati i bambini a scuola, tornai al negozio e salii le scale per entrare in casa. Il negozio e la casa erano collegati da una scala. L'avevo fatta mettere per poter controllare i bambini e contemporaneamente lavorare al piano di sotto. Ciò si era rivelata un'ottima idea. Spesso Guido mi dava il turno al negozio, per passare più tempo con i bambini. Specie la sera. I bambini soffrivano ancora un po' di incubi da quando mia moglie se n'era andata. Adesso, stavano iniziando a scomparire, per fortuna. Erano troppo piccoli per vivere senza la loro mamma. Dalla sua morte, non avevo più avuto storie. L'unico mio pensiero erano i bambini. Avevano bisogno di me ed io di loro. Quando sarebbe arrivato il momento giusto per cominciare una nuova vita con una nuova donna, l'avrei capito. Ma fino ad adesso non si era mai presentata l'occasione. Forse una.
Colei che mi aveva colpito, veniva ogni tanto a fare la spesa al negozio. La prima volta che l'avevo vista era di una magrezza spaventosa. Si aggirava nelle corsie cercando quasi di passare inosservata. Ma non aveva funzionato: era troppo attraente per non essere notata.
Aveva i capelli neri dal taglio irregolare e dei bellissimi occhi marroni a cerbiatto.Quando cercavo di scambiare qualche parola appariva nervosa. Ma man mano che il tempo passava migliorava. Non era più così magra e parlava tranquillamente.
Quel giorno lei arrivò al negozio. Jorge, mio figlio di sette anni, si trovava in casa, al piano di sopra a giocare ai suoi vidiogiochi. Martina, invece, spuntò da sotto il bancone quando lei si avvicinò alla casa per pagare.
- Ciao, come ti chiami?- le chiese.
- Antonella e tu, bella bambina?-
- Martina.- sorrise.- Ti piace la mia bambola?-
- E' molto, molto bella.- sorrise.
- Buongiorno.- le dissi arrivando al bancone.
- Salve.-
- Dato che ha già conosciuto mia figlia, forse dovrei presentarmi. Mi chiamo Bruno, Bruno Molina.-
- Antonella.-
- Abiti qui vicino?- dissi battendo i prodotti alla cassa.
- Papà!- sentii la voce di Jorge vicino a me. Mi voltai, piangeva e si teneva la testa con la mano. Perdeva sangue.
- Dio mio, cos'è successo?-corsi verso di lui. Martina si mise a piangere e si strinse ad Antonella.
- Papà, mi fa male!- urlava.
- Ti porto all'ospedale, Martina corri in macchina!-
- No, io non vengo ho paura.- era traumatizzata.
- Br-Bruno posso rimanere io qui con lei, al negozio. Non è un problema!-
- Va bene, cerco di tornare il prima possibile.- dissi correndo via, con Jorge in braccio.

Jorge si beccò cinque punti. Niente di grave ma così la prossima voltaavrebbe evitato di saltare e fare capriole sul letto con la spalliera in ferro battuto.Tornammo al negozio e, dopo aver salutato e ringraziato Antonella, misi i bambini a letto e mi sedetti sul divano. Ripensai a Martina e al modo in cui si era aggrappata ad Antonella. L'ultima volta che l'avevo vista fare così era stato quando sua madre era ancora viva.

Buona Domenica!
Perdonatemi tantissimi per gli aggiornamenti mancati. Questo è tutto quello che sono riuscita a scrivere. Non è molto. Ma spero, visto il capitolo piuttosto lungo, che mi perdoniate!
Non ho idea di quando potrò aggiornare, spero molto presto!
Un bacione,
Frà.

  
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