Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: kejti    04/11/2012    0 recensioni
-Correte sorelle! Correte! Dobbiamo difendere la città!-
Tutto bruciava, ogni centimetro di quella terra stava andando a fuoco. Le persone stavano andando a fuoco. Alcuni correvano per allontanarsi dalle loro case in fiamme, altri cercavano di aiutare i loro cari che stavano bruciando.
Si racconta che tanto tempo fa esistesse una città di nome Seymour protetta dal male da un gruppo di donne coraggiose, le fenici. Le fenici abilisssime in battaglia traevano il loro potere dai quattro elementi: acqua,aria,fuoco e terra. Nulla poteva fermarle, loro erano le più forti.
Ora quattroscento anni dopo, Seymour è un segreto che solo a pochi eletti è permesso conoscere. Ashley Halliwell è tra quei pochi e tra omicidi, amori e giochi di potere avrà il compito di scoprire chi ha fatto soccombere la città delle Fenici.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Prima che il mondo fosse abitato dagli uomini, la Terra era lo scenario della guerra tra le creature del bene e del male, potentissimi e bellissimi esseri che si scontravano fra loro senza mai darsi pace. Questi esseri traevano i loro poteri dalla natura: acqua, aria, fuoco e terra.

Il mondo era completamente nel caos, nessuna delle due forze riusciva a prevalere sull'altra, la rivalità e l'odio aumentavano sempre di più. Gli scontri erano sempre più sanguinosi, senza pietà i due eserciti del bene e del male si scontravano ogni giorno e ogni giorno i morti e i feriti aumentavano.

Un giorno, mentre le due parti erano allo stremo delle forze, dal nulla comparve una creatura mai vista prima: non era né bene né. Non aveva volto, nè sensazioni, era privo di tutto. Il bene e il male per lui erano uguali; non c'era differenza tra la cosa giusta e quella sbagliata. Tutto per lui era uguale, nulla aveva valore.

Lui era il vuoto e niente poteva essere peggio del vuoto. Le creature del bene e del male, però, a quel tempo non lo sapevano: vedevano in lui qualcosa di potente da poter sfruttare contro l'altro e così il vuoto li ingannò. Lentamente prosciugava le forze dei due schieramenti e diveniva sempre più forte: l'acqua, l'aria, il fuoco e la terra si indebolivano sempre di più. Il mondo stava cadendo in rovina e coloro a cui apparteneva non se ne accorgevano, si indebolivano e credevano di essere più forti, perdevano la loro vitalità ed erano convinti di essere più vivi.

Il vuoto si stava impossessando di tutto fino a quando un giorno i massimi capi del bene e del male presero coscienza di ciò che stava accadendo e decisero di allearsi, quella fu probabilmente la battaglia più difficile che avessero affrontato, il vuoto fu rinchiuso in un potente specchio magico e degli essere che prima erano stati bene e male rimase solo l'essenza.

La situazione rimase così per molto tempo, sino a quando cinquecento anni fa il male riprese ad avere una forma. Il mondo divenne spietato: gli uomini, che prima venivano influenzate sia dal bene che dal male, divennero dei terribili assassini.

Gli esseri del male avevano ottenuto il loro mondo ideale: niente coscienza, nessuna pietà o cognizione di cosa fosse giusto o sbagliato. Nessuna provava dolore vedendo un famigliare morto a terra. Nessuno. Né le madri e né i padri.

Ma poi, come sempre succede, nacquero quattro bambine speciali: nel loro cuore era presente quel bene, che per tanto tempo era rimasto inerme a guardare lo scempio. E così lo scontro tra ciò che è bene e ciò che è male ricominciò, ma stavolta il prezzo era più alto: si decidevano le sorti dell'umanità.

Le bambine crescendo divennero sempre più coscienti dei loro poteri : ognuna di loro poteva manovrare uno dei quattro elementi, proprio come le creature del bene anticamente, e ognuna di loro era più potente di mille esseri del male, in loro era racchiuso tutto.

Loro iniziarono a far ricordare agli uomini cosa voleva dire tenere a qualcuno, avere fede e speranza. Fecero riscoprire il confine tra la felicità e il dolore, il giusto e lo sbagliato.

L'uomo ridivenne uomo e la terra non era più sporca del sangue di innocenti, ma una guerra che non riguardava più il genere umano ricominciò: tra bene e male la tregua era cessata.

Le quattro prescelte del bene passarono i loro poteri alle loro figlie e le loro figlie, a loro volta, alle proprie figlie, creando, in questa maniera, la congrega delle Fenici, le combattenti più forti mai esistite.

Quattrocento anni fa i più grandi nemici delle fenici furono gli Ancelchi o Prescelti, che comandati dal loro capo Zagaria riuscirono a mettere a ferro e fuoco il Wuldren, la roccaforte delle Fenici. Gli Ancelchi erano combattenti molto simili alle Fenici. Come loro traevano i poteri dai quattro elementi. Gli scontri con questo popolo furono tra i più sanguinosi e cessarono solo quando il figlio di Zagaria, nato da una relazione con una umana, riuscì a portare dalla parte del bene buona parte degli Ancelchi e grazie alle Fenici riuscì a sconfiggere il padre e gli ultimi a lui rimasti fedeli.

Il figlio di Zagaria era un essere buono, aveva conosciuto l'amore di una madre ed il bene più puro. Grazie alla sua conversione e da quella dei suoi uomini , le Fenici si unirono con i Prescelti creando la Loggia. Oggi, ogni vent'anni, i quattro elementi i scelgono quattro persone tra le Fenici e quattro tra i Prescelti, che entrando in piena simbiosi con l'acqua, l'aria, la terra e il fuoco possano proteggere la Loggia dai nemici. Questa è la nostra storia ed ora è anche la tua, Ashley.-

 

La sua storia... le aveva procurato un brivido lungo tutta la schiena quella frase. Non la storia del bene contro il male o degli Ancelchi, no. Solo quella frase. Era da un po' che lei non aveva più una storia. Insomma, aveva un passato, certo, ma era così doloroso che non amava ricordarlo. La sua storia, specialmente dopo la ricaduta dell'ultima settimana, era diventata per lei un tabù. E ora, proprio nel momento in cui cercava di non avere più una storia, qualcuno o qualcosa entrava nella sua vita e le proponeva un nuovo passato, delle origini nuove, più eroiche.

-Anche i tuoi genitori facevano parte della Loggia: tua madre era la Fenice dell'acqua e tuo padre il Prescelto del Fuoco- aggiunse la signora dai corti capelli rossi, che aveva parlato fino a quel momento.

Le sue nuove origine scomparvero in un attimo. Anche i suoi genitori si erano ritrovati in quella stanza prima di lei? Magari si erano seduti anche sulla sua stessa sedia o magari anche loro erano spaventati all'idea di essere stati prescelti da un elemento? Il suo cuore cominciò a battere forte. Ecco che la sua piccola ossessione, che non le dava scampo da un po' si ripresentava ancora più forte. Aveva il bisogno incessante di sapere come erano stati i suoi genitori, cosa avevano pensato quando si erano ritrovati lì. Probabilmente, se non si fosse sentita così imbarazzata davanti a quelle donne, che la osservavano attentamente, l'avrebbe anche chiesto alla signora dai capelli rossi.

-E... e io ora cosa dovrei fare?- Chiese fissando le scarpe.

-I nuovi Prescelti e le nuove Fenici erano stati scelte l'anno scorso, ma la Fenice dell'acqua è morta qualche mese dopo aver accettato la carica per questo tu sei stata scelta dall'acqua... Ora a te spetta imparare a controllare ad usare i tuoi poteri e stare al passo con gli altri sette ragazzi-

- in che senso l'altra prescelta aveva accettato la carica?-

-Solitamente si può scegliere se diventare o meno una fenice protettrice... nel tuo caso la scelta è stata fatta nello stesso momento in cui sei stata incoronata-

-Incoronata?... Io non.. come è morta l'altra fenice?-

Sentì lo sguardo di disapprovazione di tutte le donne presenti nella stanza. La donna dai capelli rossi la fulminò mentalmente. Quello che doveva essere un semplice pensiero, era appena uscito dalla sue labbra. Imbarazzata abbassò la testa.

-Nell'acqua. Quando hai respirato quel giorno nell'acqua la tua incoronazione ha avuto inizio e.... Rebecca è morta suicida-

-Oh... mi dispiace tanto...-

Non ebbe il tempo di scusarsi che la porta della stanza si aprì. Un uomo di quarant'anni entrò sconvolto. Tutte quando lo videro rimasero in silenzio, come in segno di rispetto per qualcosa. Lui nel frattempo incurante di qualsiasi cosa, si avvicinò con passo svelto verso Ashley e si inginocchiò davanti a lei nella stessa maniera in cui si inginocchia un uomo che ha appena perso la più grande guerra della sua vita. La osservava attentamente sempre più sconvolto, con le lacrime agli occhi, qualche volta abbassava la testa come a dirsi che non era possibile. LizBeth, che nel frattempo era entrata nella stanza, si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla. Gli disse dolcemente di alzarsi e di andare a con lei. Lo chiamò James.

James come un bambino mosse la testa a destra e a sinistra per dirle di no e poi, dopo essersi sistemato quasi meccanicamente la giacca beige sgualcita, avvicinò lentamente la sua mano al viso di Ashley, ripetendosi a bassa voce che non era possibile. La stava per toccare, quando improvvisamente ritrasse la mano indietro e rimase fermo ad osservarla. Cercava nel viso di Ashley quello di un'altra persona. Era un padre, un padre che aveva appena perso l'ultima speranza di poter vedere ancora sua figlia viva. Rebecca, la sua Rebecca dicevano che si fosse suicidata. L'avevano trovata priva di vita con le vene tagliate nella sua vasca. Lui era stato il secondo a vederla in quella pozza di sangue, ma non si era mai dato pace. Rebecca non aveva motivi per uccidersi, si era ripetuto, lui era sicuro che prima o poi lei sarebbe entrata dalla porta di casa e l'avrebbe abbracciato. Per un anno si era convinto che il corpo ritrovato in quel bagno era frutto di una magia, che Rebecca stava scappando da qualcosa e che una volta salva sarebbe ritornata. Ciò che gli permetteva di essere così certo delle sue convinzioni era proprio l'assenza di una nuova fenice dell'acqua. Se la sua Rebecca fosse morta veramente, l'acqua avrebbe scelto qualcuno.

Per più di trecentosessantacinque giorni era stato così, poi aveva visto l'inaspettata incoronazione di quella ragazza e lui era completamente, definitivamente morto assieme alla sua bambina. Ora era lì davanti a quella ragazzina, che lo guardava sorpresa e terrorizzata e capiva quanto fosse stato folle per tutto quel tempo. Capiva,anche, quanto male facesse quella verità. Ora capiva tutto tranne una cosa: perchè sua figlia non c'era più?

Perché?

Gli occhi gli si appannarono, stava piangendo. Aveva 45 anni e l'ultima volta che aveva pianto aveva avuto undici anni, sua madre aveva buttato la sua collezione di fumetti. Ora qualcuno aveva gettato via tutto le sue sensazioni. Non sentiva niente, per quanto ne sapeva lui poteva anche essere anche morto: non sentiva più il suo battito del cuore. Cosa ci faceva in quella stanza? Terrorizzare una ragazzina non era da lui. Ma oramai di lui cosa era rimasto? Lentamente, si alzò, rimase un altro po' in silenzio e poi spinto più dalla situazione che da vero interesse chiese se la moretta davanti a lui era la nuova fenice dell'acqua. Come se non la sapesse già. La consapevolezza della realtà l'aveva già massacrato.

-Lei è la nuova Fenice dell'acqua?- chiese alle persone dietro di lui. La donna dai capelli rossi gli disse di si.

-Quindi la mia Rebecca non c'è più?- fu un sussurro, lo disse così piano che Ashley pensava che oltre a lei non lo potesse aver sentito nessun altro.

-No, James... mi dispiace- fu sempre la donna dai capelli rossi a rispondere.

-Ti dispiace?... e perchè mai? E' mia figlia quella morta, non la tua...-

Gli occhi di quell'uomo erano due pozzi neri pieni di dolore, Ashley gli avrebbe voluto dire qualcosa, ma non riusciva ad aprire bocca: ogni muscolo e ogni terminazione nervosa del suo corpo era come ghiacciate. Non poteva fare niente, solo osservare la scena come spettatore. Rebecca. Era la terza volta che sentiva quel nome e ogni volta era stata una persona diversa a pronunciarla. Rebecca era la vecchia fenice dell'acqua. Chissà come doveva sentirsi quel padre vedendo una sconosciuta che prendeva il posto di sua figlia. Lei non era nessuno eppure la sua presenza lì aveva appena dato la conferma ad un uomo che la sua bambina non era più lì. Ashley era colei che aveva il compito rimpiazzare la fenice morta e magari ci sarebbe riuscita anche bene, ma chi avrebbe rimpiazzato nel cuore di quel uomo sua figlia? Probabilmente, pensò, doveva sentirsi nello stesso modo di quando, aprendo la porta di casa le avevano detto che non aveva più una mamma e un papà.

-I-io...- provò a parlare, ma fu peggio, perchè tutta l'attenzione ritornò su di lei. le due pozze nere la guardavano.

Fece un grosso respirone per calmarsi.

-So come si sente... non ho mai perso una figlia, ma ho perso i miei genitori... io conosco il suo dolore... è da quando ho dodici anni che accompagna la mia vita.... e per quanto possa valere, mi dispiace per sua figlia-

-Ti assomiglia un po' sai, siete alte uguali e anche lei è dolce in viso come te, però è un pochino più magra di te... Ma questo a te non deve importare... tu sei solo la certezza che lei non c'è più...-

Detto quello si asciugò gli occhi e lentamente si incamminò fuori dalla stanza seguito da LizBeth, che richiuse lentamente la porta.

Ci fu silenzio per qualche minuto.

Poi Ashley si sentì autorizzata ad andare via o meglio l'autorizzazione se la diede da sola, ma nessuno si lamentò o disse niente, quindi salutò e chiuse la porta.

Fuori seduta su una sedia trovò Autume che la osservava preoccuppata.

-Che è successo?-

-Io credo di dover andare in bagno? Sai se ce ne è uno qui?-

-l'ultima volta che sono venuta qui ovvero vent'anni fa era l'ultima porta a sinistra alla fine del corridoio-

-Grazie-

corse velocemente verso il bagno, non riusciva più a trattenere i conati di vomito. Era stato troppo. Quel uomo l'aveva sconvolta. Ricordava il volto di James. Le due pozze nere.

Quegli occhi erano tremendi, non riusciva a dimenticarli e più provava a cancellare quell'uomo dalla sua mente, più si sentiva sporca e più vomitava.

Si sentì tirare i capelli indietro da Autume.

-Che cosa hai?! Cos'è successo lì dentro?- le chiese

-Quell'uomo... hai visto l'uomo che è uscito poco prima di me dalla stanza?!-

-si -

-Era il padre della ragazza che era Fenice dell'acqua prima di me. Sua figlia è morta-

-Oh...-

Lentamente cercò di riprendere il controllo del suo corpo.

-Cosa ti hanno detto là dentro?-

-Sai benissimo cosa mi hanno detto o non saresti qui... tu sai già cos'è una fenice vero?-

-Si... tua nonna lo era, tua madre... io e tua zia siamo delle anomalie... siamo le uniche che non abbiamo manifestato poteri-

-Addirittura? Cavoli...-

-Eh già... come ti senti...-

-Non saprei... in pratica là dentro mi hanno rivelato di essere qualcosa tra un X-men e Superman... chissà se anche le fenici hanno la loro kriptonite verde... -

-L'hai presa abbastanza bene vedo-

-Poteva andarmi peggio in effetti... beh almeno so perchè Patricia voleva mandarmi all'altro mondo quel giorno-

-Già... lo sai che lei doveva essere dentro quella stanza oggi? Anche Amelia...-

-Davvero? E perchè?-

-Halliwell e Van deCamp sono tra la famiglie più antiche della congrega, una delle prime fenici era una Van deCamp. Solo che un'iniziata, secondo la tradizione, non deve sapere le sue origini da una di famiglia. A me, tua madre e tua zia ce l'ha raccontò Rachel deFray... me lo ricordo come se fosse ieri-

-Wow-

-Anche io dissi la stessa cosa : Wow....- rimase un attimo in silenzio, immersa nei suoi ricordi -Andiamo a casa?- aggiunse, dopo

-Ok... Betsy e Laila sanno qualcosa?-

-Alla fine sono stata costretta a raccontare tutto...-

-E la tradizione?-

-Al diavolo le tradizione... Rachel deFray è una strega-

-Rachel aveva i capelli rossi e corti?-

-Si-

-Hai proprio ragione... ha quasi spaventato anche me... ma questo edificio qual è?-

chiese rialzandosi da terra e andando al lavandino per sciacquarsi il viso.

-Questo è ciò che rimane dell'antico Wuldren... in pratica qui passerai la maggior parte del tempo-

-Questo posto ha i lavandini d'oro-

-lo so io accompagnava tua madre qui solo per quelli-

-Wow-

rimasero qualche minuto a fissarsi negli occhi in silenzio.

-Hai paura?- chiese Autume,mettendosi i capelli dietro l'orecchio.

-Credo di si... mi sento un po' vuota o meglio non sento niente. Non sono sorpresa, non sono spaventata, non sono niente.-

-E' normale, credo tu sia ancora un po' sotto shock... hai appena scoperto di avere dei poteri e tutto il resto, datti tempo e vedrai che i sentimenti arriveranno e si manifesteranno tutti insieme...-

-Probabile... Andiamo a casa?- chiese guardando il pavimento.

Ritornata a casa, andò direttamente in camera sua per evitare tutte le domande di Laila e Betsy. Meglio la loro rabbia domani che le domande in quell'istante. Si aspettava da un momento all'altro una telefonata di Amelia, quindi spense il telefono e si sdraiò sul letto. Senza nemmeno accorgersene in meno di qualche minuto si addormentò profondamente...

 

-CELIANE! CELIANE!- il ragazzo stava urlando da più di mezz'ora. Celianè era scomparsa improvvisamente. Un attimo prima era accanto a lui e poi non c'era più. L'aveva cercata da per tutto, ma lei era scomparsa, sembrava quasi essersi dissolta nell'aria are.

Ma perchè era scappata? Non riusciva a smettersi di chiederlo. Lui non le aveva fatto niente, non l'aveva sfiorata nemmeno con un dito. La sua ricompensa, la sua Fenice, l'aveva risparmiata ed era chiaro che non le avrebbe fatto del male.

-CELIANE!- gridò più forte stavolta, più disperato.

Era chiaro oramai che lei l'aveva abbandonato.

Ferito in ciò che erroneamente credeva essere orgoglio, ritornò dentro la vecchia capanna abbandonata dove si erano rifugiati qualche giorno prima e rivide quel letto che aveva ancora il suo profumo.

Lei lo aveva ingannato! L'aveva sedotto e poi se ne era andata! Voleva fuggire e ci era riuscita.

Che sciocco era stato. Un imbecille.

Si era fatto abbindolare da una Fenice... come aveva potuto?

Prese con forza la camicia bianca da terra e se la mise addosso. Era rimasta lì dalla sera prima, non si era preoccupato di indossarla per andarla a cercare.

Velocemente rimise apposto il letto e se ne andò.

Lui l'avrebbe ritrovata. Sicuramente.

Nulla potevo fermarlo e quando l'avrebbe trovata, finalmente avrebbe avuto una fenice, la fenice.

 

 

Ashley si svegliò di colpo. Era sudata e arrabbiata. Fosse stato per lei avrebbe distrutto tutti gli oggetti della sua camera.

Era una rabbia nera, che non le apparteneva. Era del ragazzo dei sogni, solo lui poteva provare tutta quella rabbia. Lentamente si alzò dal letto e aprì la finestra per prendere un po' d'aria, aveva bisogno di svegliarsi da quel sogno.

Rimase a guardare le stelle per qualche minuto, fino a quando non vide una luce provenire dal boschetto vicino casa. Compariva e scompariva a intervalli precisi. Incuriosita, si mise velocemente la vestaglia da notte e cercando di fare il minor rumore possibile, uscì dalla camera. Fece le scale e cercò di aprire e chiudere silenziosamente la porta d'ingresso.

Appena fu fuori, si pentì amaramente della sua curiosità: fuori si gelava e lei indossava solamente una vestaglia. Lentamente e pure un po' spaventata seguì la luce, era così luminosa che non aveva avuto bisogno di portarsi nemmeno una torcia.

Seguendo la luce si ritrovò in una radura non molto distante da casa sua, dove lei e Betsy amavano rifugiarsi nelle giornate molto calde d'estate. La luce, quando arrivò, si rivelo una specie di torcia d'argento che emetteva una forte luce gialla. Non era fuoco, sembrava più un artificio creato dall'uomo. Lentamente si avvicinò alla torcia, era così curiosa di prenderla in mano. Quando stava per prenderla però una voce maschile glielo impedì.

-Non ti consiglierei di toccarla, ti bruceresti... solo gli Ancelchi o le fenici del fuoco possono toccarlo-

Ashley si girò verso la direzione da cui proveniva la voce: sette persone la stavano osservate. Erano tutti vestiti alla stessa maniera: mantelli bianchi con rifiniture in oro che li coprivano fino in fondo ai piedi e infine delle maschere bianche, che ricordavano molto quelle di Venezia, con decorazione in argento.

-E voi chi siete?-

-Indovina- gli disse il ragazzo ironico.

Non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa fosse successo che le sette figure davanti a lei scomparvero e ricomparirono in cerchio intorno a lei.

-Ancelchi mostratevi!- disse sempre la voce maschile

-Fenici mostratevi!- disse una voce femminile.

In contemporanea i sette ragazzi si tolsero le maschere e Ashley conobbe finalmente i prescelti dai quattro elementi.






   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: kejti