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Autore: levasis    04/11/2012    2 recensioni
Bella non riesce a dire ad Edward quello che prova, sono anni che ci prova dall'ultima volta che hanno passato del tempo insieme. Ma non vuole perderlo, questo è quello che sa perfettamente.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Scusate immensamente questa mia mancanza. Beh ma ora sono tornata no? Il fatto è che ho avuto un po’ di cose da mettere a posto e ancora non sembra che vogliano andare come devono. Volevo chiedere a chi legge la mia storia se qualcuno o qualcuna volesse aiutarmi nella correzione dei capitoli… comunque spero ch il capitolo vi piaccia…non prometto nulla un Bacione Sarah
 
 
 
Non sono mai stata sicura delle mie scelte. Se ne compivo una esatta, beh per quella ce ne erano altre due o più sbagliate.
Ecco perché ho deciso di seguire quello che il mio cuore mi aveva ordinato. L’avevo baciato. Ma non me ne ero pentita, anzi. Ne ero stata felice. Immensamente, come una bambina. Quando se ne era andato avevo preso a saltare per la stanza e a mordicchiarmi il labbro.
Certo che Edward era bello. Non me ne ero mai resa conto fino in fondo, ed ora che lo avevo a portata di mano, sicuramente non me lo sarei fatto scappare. Non avrei permesso a nessun altro di portarmelo via. Noi ci appartenevamo, eravamo le due metà della mela che bisognava riunire.
A scuola quando studiavamo filosofia avevo sentito una bella storiella su questa cosa. Si pensava che Zeus, padre degli dei, avesse fatto gli uomini tondeggianti. Al loro interno però contenevano sia la parte femminile che quella maschile. Quando per una presunta colpa, vennero divise, le due metà furono costrette a cercarsi per riunirsi con la parte mancante. Quando stanche di cercare le due metà si arrendevano, ecco che si ritrovavano. Ma non erano come prima e per ritrovare l’intesa dovevano abbracciarsi, parlare e riscoprirsi. Noi eravamo come quelle due metà. Chissà se ci saremmo mai ritrovati. Ci volevo credere e speravo che nessuno avrebbe osato infrangere quel piccolo barlume di speranza che la mattinata con Edward aveva acceso.
Arrivai a scuola con un sorriso dolcissimo stampato in volto. Era da tanto che non succedeva. Anzi forse non era più successo. Eppure quel giorno mi ero svegliata di ottimo umore, ed il tempo sembrava avermi dato ragione, visto che era arrivata la primavera ed il sole splendeva senza ombra di una nuvola ad oscurarlo. Grazie a questo o forse anche alla mia autostima ritrovata, quella mattina avevo indossato una T- shirt ed un jeans stretto, che avevo comprato nell’era del giurassico, forse spinta e sotto minaccia di Alice. Avevo sempre le cuffie nelle orecchie, ma invece di ascoltare, oggi canticchiavo. La mia musica aveva ricominciato a suonare e speravo che lo facesse ancora per molto, visto come mi faceva sentire. Rinvigorita, felice, ma soprattutto bella. Non mi ero pentita di aver dato il mio spartito ad Edward. Desideravo che ricominciasse a suonare, perché come avevo ripreso a cantare io, anche lui doveva ritrovare ciò che aveva perso.
Troppo persa nei miei pensieri, non mi ero accorta dell’arrivo di Alice, che mi stava picchiettando sulla spalla destra. Mi voltai e le sorrisi, lei sembrò apparentemente stupita del fatto, non ero solita sorridere anzi mi limitavo a fare smorfie che assomigliassero lievemente ad un sorriso. Dopo l’attimo di smarrimento che l’aveva colta, Alice si riprese ed iniziò a saltellare felice intorno al mio pick up urlando che io ero altrettanto felice.
Quando Emmet, che era tornato dalla visita ai college dove aveva accompagnato Rosalie, la scosse, facendola fermare Alice sembrava una bambina appena uscita dall’asilo. I capelli che di solito le ricadevano composti lungo il viso, erano tutti scarmigliati e aveva un sorriso estatico che stazionava sulla bocca perfetta. Emmet lasciò la matta tra le braccia di Jasper e mi raggiunse. Rosalie non era ancora tornata, oggi avrebbe avuto un incontro per le entrare nel college più prestigioso della California. Ero felice per lei, e non ne ero affatto invidiosa. Per quanto mi riguardava sarei andata a New York per accaparrarmi una laurea in Scienze delle Investigazioni e Psicologia Criminale. Purtroppo era deformazione familiare, visto che mio padre era lo sceriffo di Forks. Nel tempo libero avrei finalmente frequentato il conservatorio che purtroppo qui a Forks non c’era. Ero felice che finalmente la mia vita stesse prendendo una piega giusta e non vedevo l’ora di tastare con mano quello che stavo costruendo.

Pov Edward
L’avevo vista andare a scuola col suo pick up, era uscita di casa con un sorriso stampato in volto e vestita di tutto punto. Quando era arrivata, Alice l’aveva raggiunta e aveva iniziato a saltellare. Quella ragazza era proprio fuori di testa. Poi erano arrivati mio fratello ed il ragazzo di Alice. Nonostante ormai Emmet avesse finito la scuola, ogni mattina accompagnava la sua ragazza. Tuttavia, visto che Rosalie non c’era, doveva essere venuto qui per Bella, e rassicurarla che tutto era andato bene e aggiornarla per quanto riguardava le novità di Rosalie. Non volevo andare a scuola. Ed anche volendo non avrei potuto visto come ero conciato, per cui, vista la mia ottima media, tornai a casa e mi stesi sul letto. avevo dato a Bella il suo tempo, ma non ero sicuro che lei lo volesse veramente. Tuttavia avevo voglia di dimostrarle quello che veramente valeva lei per me. Per cui presi un foglio ed iniziai a scrivere.
“ Cara Bella, so che non te lo saresti mai aspettato da uno come me e che probabilmente non ci crederai poi molto, ma sono qui oggi per raccontarti una storia di cui non so il finale e di cui spero che tu lo conosca.
C’era una volta un bambino. Viveva con la sua famiglia e suo fratello in una splendida casa con piscina ed ogni comfort, ma ancora non gli bastava. Aveva moltissimi amici e andava molto volentieri all’asilo, tanto che non aveva mai pianto. Ma ancora non gli bastava. Un giorno, a scaraventare nel baratro il suo piccolo mondo, arrivarono a casa sua due signori. Lui era molto alto, con i baffi, ma con un viso allegro e gioviale, lei con i capelli castani e la voce candida. La giovane coppia, aveva con se una bambina, piccola, avrà avuto all’incirca due anni, con i capelli castano scuro e gli occhi color cioccolato. Era molto bella, tanto che il suo nome lo sottolineava. Nonostante questo però al bambino non piaceva, anzi. La odiava quasi, perché tutte le attenzioni che prima erano concentrate su di lui, ora si erano spostate su una bambinetta, che era appena arrivata in casa sua, e non aveva alcunché di speciale.
Col crescere, il rapporto tra i due bambini, andava via via peggiorando al punto tale che il bambino qualora la bambina avesse portato delle bambole con se, o dei giocattoli, li distruggeva o li buttava in piscina.
La bambina però non si lasciava intimorire e per vendicare i suoi giocattoli faceva degli scherzi al bambino. Lo buttava in piscina, gli nascondeva il pranzo, gli toglieva la sedia mentre stava per sedersi o gli faceva i gavettoni mentre era mezzo addormentato sulla sdraio di casa sua.
Il tempo passava, e i due bambini non erano più bambini ma ragazzi, un giorno mentre si trovavano in spiaggia, provarono ad immaginare come sarebbe stato, se fossero stati una coppia. Ed è lì che si baciarono , seduti e scomodi su una sdraio, mentre il sole scendeva. Il tempo insieme per loro, era prezioso e passava troppo in fretta. Si capivano al volo e immaginavano il loro futuro insieme. La notte di San Lorenzo, mentre guardavano le stelle cadenti, il ragazzo, espresse un desiderio, cioè non separarsi mai da quella ragazza che lo aveva da sempre attirato, senza che se ne accorgesse. Tuttavia, a quanto pare il destino era avverso, e dopo una splendida notte, in cui si regalarono l’uno all’altra, il fato decise di metterci lo zampino, separandoli. Lui con un’altra, la quale sapeva pensare solo alle scarpe e ai vestiti, immerso in una relazione senza senso e dalla quale non sapeva come uscire, e lei sola, distrutta e rimpiangendo il fatto di essersi donata completamente ad una ragazzo che non aveva saputo amarla come veramente meritava. Non si videro, per diverso tempo, ma i loro sentimenti, che li legavano ancora, fecero in modo che tutto tornasse a girare. La ragazza infatti, tirò fuori il coraggio, che il ragazzo non aveva, e lo chiamò. Si videro sotto una pianta e seduti su una panchina. Ma il ragazzo sciocco, la trattò male. Non voleva, ma non si aspettava che accadesse una cosa del genere.
Alla festa della fidanzata del ragazzo però, lei gli confessò di amarlo ancora, e lui non potè più, nascondersi dietro un dito. La rincorse e le confessò che anche lui la stava cercando, e da tempo ormai, e che se lei voleva, avrebbero potuto tornare quelli che erano una volta.
Ecco, da qui, si interrompe la mia storia, non so come finisce e sono curioso, tremendamente curioso di saperlo. Tu lo conosci il finale Bella, ne sono certo. E vorrei che lo condividessi con me. Io per ora posso solo immaginare quale sia il finale. I due ragazzi, diventano adulti, si sposano e si trasferiscono a New York. Lui architetto e lei psicologa con due o tre bambini. Io so Bella, che il destino può essere crudele, ma so anche che un giorno, quando quei due ragazzi, saranno vecchi e saranno seduti in giardino a guardare i loro figli diventare genitori, o se la vita glielo concederà anche nonni, allora, quei due giovani adulti, potranno essere davvero felici.
E così io, Bella. Se mi concederai di far parte della tua vita, se sarò in grado di amarti, sorreggerti, rispettarti e renderti felice allora sarò felice anche io. Perché quando ti prenderò per mano, quando saremo vecchi, e ti guarderò con amore come sono in grado di farlo ora, allora potrò finalmente dirmi felice e contento di ciò che la vita mi ha riservato e del fatto che sono riuscito a conservarlo, per così tanto tempo.
Non voglio spingerti a riprendere con te questo povero scemo, ma voglio provare a dimostrarti che posso rendere felici entrambi. Aiutami Bella, perché spesso non sono capace, perché non riesco a sorreggermi da solo e credo alle bugie della gente, facendomi condizionare. Sono io quello che sta peggio tra i due, quello che sbaglia e non sa come rimediare . Aiutami, perché non sono riuscito ad aiutarmi. Ma soprattutto ad amarti come avrei voluto.
Tuo (almeno spero), Edward.”
Piegai ordinatamente la lettera che le avevo appena finito di scrivere e la riposi in una busta blu, che era il nostro colore preferito. Avrei voluto consegnargliela quel giorno stesso, ma non volevo presentarmi lì, dove tra l’altro c’era anche Victoria, con solo la lettera in mano, e fare la figura dello scemo. Dovevo farmi venire un’idea, che fosse capace di stupirla, e renderla felice.

Pov Bella
Attraverso il corridoio della scuola, puntando da lontano il mio armadietto.
Visto che Victoria è nei paraggi, voglio sbrigarmi, per evitare di cadere in una delle sue stupide imboscate.
Non sono fortunata però. Appena arrivata al mio armadietto, vengo girata a forza, e incontro il metallo freddo, contro la mia schiena.
È lei. Ed è tremendamente arrabbiata. Mi guarda furente, ma si vede lontano un miglio che ha pianto. Queste emozioni che emana, cozzano visibilmente con quello che provo io adesso. Sono felice, ma mi dispiace che la bugiarda che mi ritrovo di fronte, stia soffrendo. Non voglio il dolore di nessuno, per la mia felicità. Ma lei mi ha allontanato da Edward, e volente o nolente chi semina poi raccoglie. Ed evidentemente lei non ha seminato nulla, se poi si ritrova con un pugno di mosche per le mani. Non mi dispiace per lei, però. Sono stata io la prima a soffrire per questa storia e ora che la mia felicità sembra essere tornata per rimanere a lungo, non voglio che nessuno me la porti via. Non c’è nessuno in corridoio, e per quanto non voglia dimostrarlo io ho paura, molta paura di quello che Victoria possa farmi. È molto vendicativa, e non posso far altro che evitare di contraddirla.
<< Scordati che io mi arrenda così, lasciandoti portare via quello che è mio. Chiaro stupida da strapazzo? Edward è mio e come tale me lo riprenderò, anzi, credo proprio che c’abbia ripensato visto che ieri notte era con me,nel mio letto. Per cui, giù le mani dal mio uomo. Chiaro? >>. Faccio finta di essere smarrita, ma dentro so per certo che Victoria si sta sbagliando. Alice mi ha detto che Edward ieri, è stato tutta la notte sotto casa mia, e che lei ci ha anche parlato, per convincerlo che le cinque del mattino non erano l’ora buona per parlare. E stamattina lo avevo visto alla stessa ora del giorno precedente di fronte casa mia. Avevo chiesto ad Emmet per sicurezza e mi aveva confermato che il fratello era rimasto a casa tutta la sera, se non tutto il giorno, e che questa mattina era uscito prestissimo solo per venire a vedere che stessi bene. Alzai lo sguardo, molto sicura di me e la fissai. Sapevo che Victoria aveva
sempre avuto paura del confronto diretto con le persone. Non sapevo il perché, aveva sempre evitato di dirmelo. Se lo avessi rivisto lo avrei chiesto ad Edward.
Victoria sembrò sorpresa e molto impaurita. Capì immediatamente di aver impostato l’ espressione ghigno sadico sul mio viso. Quell’espressione era stata brevettata per Alice, quando mi costringeva a estenuanti battaglie di shopping durante i saldi, o semplicemente ad uscire quando non ne avevo voglia. << sai che c’è Victoria? Tu non hai dei veri amici, anzi forse non ce li hai proprio degli amici. Perché se li avessi, quelli che ho io, per esempio, sapresti cosa significa essere veri nella propria vita. E non falsi come una moneta di bronzo. Ti dice qualcosa il nome Emmet? >>. Sgranò gli occhi. Aveva capito perfettamente a dove volevo andare a parare. Per questo, colpevole di aver appena raccontato una fandonia, tolse una delle due mani che tenevano le mie spalle e se la passò tra i capelli, che non la smettevano di muoversi, concitati anche loro come la padrona che li portava in capo. Nel frattempo una piccola folla si era radunata in circolo intorno a noi, e nel mezzo potevo distinguere Alice.
<< Sai Victoria, Emmet è il fratello di Edward. E mi ha raccontato che Edward è uscito di casa solo stamattina per fermare la propria macchina ed il proprio culo proprio sotto casa mia, e non nel tuo letto come tu dici che abbia fatto. Non lo ha fatto e dubito che lo farà più dopo tutte le cavolate che tu gli hai raccontato. Sei una falsa Victoria, non sei capace di amare e tutto ciò che ti sta intorno prima o poi muore o si allontana. Sai cosa significa il detto “ l’erba cattiva non muore mai” o “ dove passi tu non cresce più l’erba, nemmeno quella velenosa”? Significano che tu, nonostante tutto non impari mai dai tuoi errori, e finisci per ferire tutti quelli che ti stanno intorno prima o poi. Guarda me, per esempio! Io ti conosco da una vita. Siamo state amiche una vita. Ma hai voluto a tutti i costi quello che era mio. Ed ora dove sei Victoria? Che cosa hai ottenuto? Te lo dico io cosa hai ottenuto…Niente! Perché pur di avere il mio ragazzo, hai finto di essertelo portato al letto. Bene Victoria, molto bene. Per me non sei più Victoria. Ma Victroia! >>. La spostai allontanandola con entrambe le braccia, e raggiunsi Alice, mentre il gruppo di nostri compagni che si erano riuniti intorno a noi mi guardava esterrefatto. Non avevo mai avuto il coraggio di affrontarla. Ma ora avevo proprio bisogno di togliermi qualche sassolino dalla scarpa. << Bella credo che se Edward ti fa questo effetto, tu possa continuare a frequentarlo in eterno! Che il cielo lo voglia! Sei stata fortissima, non so dove tu avessi nascosto tutto questo, e mi chiedevo quando tu lo avresti tirato fuori. Ci voleva proprio quella oca per farti rinsavire…>>. Presi Alice sottobraccio e uscimmo fuori. Mi sentivo davvero bene. Ero libera da ciò che mi aveva attanagliato da quando avevo visto Victoria passeggiare con Edward la prima volta, di fronte casa mia. Adesso col senno di poi capivo perché lei lo avesse fatto. Cioè avesse portato Edward a passeggiare proprio di fronte casa mia. Per me. per farmi soffrire e per farmi capire che lei era invincibile e che quando voleva qualcosa nulla poteva metterle i bastoni fra le ruote. Nemmeno io.
Raggiungiamo subito Jasper Rosalie ed Emmet, che ci stanno aspettando proprio fuori da scuola. Emmet ha in mano degli inviti. Spero che non sia come l’ultima volta, che ci ha portato ad un night club per soli uomini, dato che aveva ricevuto gli inviti da un commesso del centro commerciale, che glieli aveva dati in omaggio alla tuta ciclistica appena acquistata.
<< Bells, Rose amoruccio non arrabbiarti che non te l’ho detto prima, e amoruccio di Jasper, avrei l’onore di invitarvi alla festa del secolo, organizzata niente meno che dal sottoscritto! So che l’ultima volta ha lasciato un po’ a desiderare e per questo vorrei farmi perdonare, la festa è domani sera e ci saranno tutti, tranne Victoria ovviamente! Ho dato disposizioni ai miei bodyguard di non farla avvicinare… una persona cosi squallida non può di certo partecipare alla festa del secolo, non trovate?>>. E scoppia in una risata fragorosa coinvolgendo anche noi. Inutile dire che dopo l’invito di Emmet alla festa mi sono dovuta sorbire un pomeriggio di shopping sfrenato con Alice e Rosalie che non mi hanno lasciata andare fino a che non hanno decretato che il vestito che avevo intenzione di indossare non fosse perfettamente coordinato con scarpe e borsetta.
 
Torno a casa sfinita, e nemmeno per stasera trovo la mamma. E’ uscita con papà e non torneranno prima di notte inoltrata. Controllo, prima di rientrare in casa la casetta della posta, e noto con stupore che all’interno c’è una lettera per me. So che il mittente è Edward, so che sta cercando di farsi perdonare, ma non so se sono pronta a leggere ciò che ha da dirmi. Temo che sia un’altra presa in giro e che lui presto o tardi si stuferà di ciò che posso offrirgli io in questo momento, e deciderà di tornare con Victoria. Mentre penso queste cose abbandono la lettera sotto il materasso e decido di leggerla solo quando avrò capito ciò che veramente provo e quali sono le reali intenzioni di Edward.
Scendo in cucina e decido di prepararmi qualcosa da mangiare, prima di mettermi sul divano in salotto a guardare un film, mentre cucino tuttavia chiamo Alice e le chiedo se domani ha voglia di evitar la scuola e accompagnarmi dalla parrucchiera, visto che non ho la minima intenzione di acconciarmi i capelli da sola.
Alice non ama le parrucchiere quanto le amo io, ogni volta che vado, provo un senso di libertà dai problemi, per questo una volta al mese almeno chiedo alla mamma di poterci andare.
Alice accetta anche se contro voglia, e decidiamo di darci appuntamento alle otto, davanti al negozio. Prima usciamo di lì meglio Alice starà. Butto giù velocemente la cena e corro sul divano, dove mi addormento sfinita per la giornata.
 
La visita dalla parrucchiera è durata più di quanto immaginassi. Alice ha infatti deciso di farsi le unghie e per questo non siamo uscite di li prima di mezzogiorno. Poi Alice ha deciso di andare a pranzo al ristorante sul mare, mi ha fatto magiare ogni cosa sul menù, mi ha portato a fare una passeggiata, e ora alle sei di pomeriggio, mi trovo nella sua vasca da bagno, con i capelli ripresi sulla nuca e con lei che mi trucca, ancora in accappatoio, visto che ha fatto la doccia poco prima di me.
Lei ha già portato a termine la sua restaurazione, le manca solo di indossare il vestito, e naturalmente le scarpe con il tacco, scelte appositamente per la serata.
Ha continuato a massacrarmi fino alle nove, ora in cui Jasper è venuto a prenderci insieme a Jacob.
Dato che il locale di trova a Seattle, abbiamo percorso un bel po’ di strada prima di arrivarci, e con la cura nella guida di Jasper, siamo arrivati alle undici!
Scendo dalla macchina innervosita, non puoi guidare sulla statale a venti all’ora è una cosa da pazzi!
Fortunatamente Emmet ha predisposto una lista, in modo tale da non farci fare la fila all’entrata e ha predisposto per noi un tavolo, così da lasciare i cappotti lì e poter ballare tranquillamente senza immischiarci nella baraonda. Non so se Edward c’è. Emmet non mi ha detto niente, è stato abbastanza schivo per questo. Non credo approvi il comportamento che ha il fratello.
Appena il dj fa partire la musica, io e Alice corriamo immediatamente a ballare. Stasera sono abbastanza tranquilla e non ho voglia di rovinarmi la serata per colpa di Edward. Beviamo e continuiamo a divertirci, fino a che io e Jacob non decidiamo di salire sul tavolo e cominciare a ballare. Alice si rifiuta di salire, dice che ha paura di cadere. Ma io so benissimo che si sente in imbarazzo. Comunque non la spingo a fare ciò che non vuole, non sarebbe da me, visto che Alice ha sempre fatto la…all’improvviso vengo distolta dai miei discorsi mentali, da una persona che mi tira il braccio e mi prende da sotto le ginocchia per farmi scendere dal tavolo, dove stavo tranquillamente ballando… da Sola! Jacob era sceso per raggiungere una pazza in pista…
Voltandomi, capisco che quello che mi sta portando via, e che mi ha caricato sulla sua spalla come un sacco di patate, è Edward. Ora capisco perché nessuno gli ha detto nulla! Begli amici.
<< Edward, te lo chiedo con gentilezza, riportami indietro…>>. Dico parlando alla schiena dell’uomo cavernicolo che mi sta portando via come se fossi una pelliccia.
<< No…>>. Ma che razza di storia è mai questa, stavo tranquillamente ballando…ma guarda questo! Inizio a battergli i pugni sulla schiena sottolineando ancora di più quello che voglio che faccia. << Edward mettimi subito giù, riportami indietro oppure mi metto a urlare, scalciare e se ti becco sui gioielli di famiglia, non sarò responsabile di nulla…>>. So che faccio ridere ma mi stanno veramente saltando i nervi…<< Ah si, e come faresti sentiamo?  Comunque non ho intenzione di fare assolutamente nulla di quello che mi hai detto, hai visto tutti quegli sguardi affamati, su di te? No che non li hai visti, e decisamente non avevo voglia di fare a pugni questa sera!>>. Ride! Ma cosa ha tanto da ridere? Bah io non lo so. Appoggio il gomito sulla sua spalla, e il mento sulla mano, tanto so che prima di arrivare alla sua macchina qui non si scende…<< Ma chi te l’ha chiesto, so difendermi anche da sola>>. Seee come no, non ucciderei neppure una mosca figuriamoci se so difendermi da sola! A questo punto Edward ride, ma non come prima, ora la sua risata, è cristallina, tranquilla segno che non c’è più pericolo che qualcun altro possa mettermi le mani addosso!
<< Allora, primo tu da qui non scendi fino a che non lo decido io, cioè fino a che non abbiamo finito di parlare, secondo hai letto la mia lettera?>>. Ora mi uccido!
<< No Edward qui comando io, fammi scendere, e no non ho letto la tua stupida lettera! Se credi che con quattro parole su un foglio di carta la situazione potesse sistemarsi, beh caro ti sbagliavi, hai idea delle caz…ate che io ho dovuto osservare e sentire in tutti questi anni, quante volte Victoria sapendo che io mi trovavo in bagno raccontava delle cose che facevate al letto, è Edward ne hai la più pallida idea tu? No che non ce l’hai…>>. Visto che continua a camminare, posso vedere sugli sportelli delle macchine il suo viso. Ora ha un espressione incredula. Questo ragazzo è completamente pazzo. << Bella, io e Victoria, vedi…non siamo mai andati oltre, cioè ci siamo sempre limitati a baciarci…>>. Ora quella incredula sono io! Appoggiata come una stupida sulla spalla del ragazzo che amo, mi sento dire che non ha nemmeno toccato quell’oca! Bene!
<< Non so se crederti Edward…perché dovrei farlo?>>. Perché lo ami cretina! << Perché mi ami – appunto – e perché l’unica cosa vera che Victoria ti abbia mai raccontato è l’età! >>. Ok questa faceva solo leggermente ridere!
<< Va bene questa te la concedo, comunque anche se non è successo, io non penso di meritarmi solo un pezzo di carta in cui mi dici oh cara Bella questa è la storia di bla bla bla…tuo almeno spero Edward!>>. Mi sento molto leggera, quasi quasi lo assumo come portantina ogni volta che devo andare a scuola.
<< Allora vedi che l’hai letta..>>. Ma che diavolo sta blaterando, no che non l’ho letta. << No che non l’ho letta è ancora sotto il mio materasso intatta, ho deciso che l’avrei aperta solo quando la situazione si sarà sistemata…perché? >>.  Lo sento sorridere, E certo ha la faccia attaccata alle mie chiappe! << Perché la mia lettera iniziava e finiva proprio cosi…sicura di non averla letta? >>. Oh che palle, questo ragazzo è insostenibile…<< No che non l’ho letta, e ora dimmi, mi merito solo quella? >>. Sento che molla la presa, mi mette finalmente in verticale e con i piedi a terra. Afferra il mio viso e si avvicina ad un passo dalle mie labbra. << No tu meriti molto di più>>.  Credo che ricorderò quel bacio per il resto della mia vita.  
 
 
 
 

  
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