Ormai non spero in nulla. Mi lascio andare alla deriva, permettendo ai miei compagni di trascinarmi attraverso questo nulla in cui affoghiamo, ogni giorno di più. Sono un peso. Ma non ho la forza di fare niente, neanche redarguirli per i loro pericolosi sussurri. L’Ombra ci inghiottirà del tutto? Meglio, penso senza crederlo davvero, almeno questa eternità nera e immutabile avrà fine.
La mia unica certezza è che il domani sarà identico all’oggi, altrettanto privo di luce… No, mi sbaglio. Non ci sono né oggi né domani, solo istanti che si susseguono privi di significato; e dentro di me si fa strada l’idea di aver imbrogliato, di aver violato una qualche regola: non è mia la fuga che sto vivendo, gli attimi di calore rubati al fianco degli altri due, le fioche risate che riescono ancora a strapparmi, cercando di ingannare il buio. Tutto questo è preso a prestito, e sento che si avvicina il momento in cui verrò risucchiato, se non dall’Ombra, dalla mia stessa accidia.
John e Jennifer, gomito a gomito con me, non capiscono. Hanno qualcosa, loro due, una speranza che io so già essere illusoria, ma perlomeno concede loro qualche briciola di letizia prima della fine. Io sono un egoista… vorrei urlare fino a perdere il fiato, vorrei scuoterli e gridare: non vedete? Non vi accorgete del buio che è attorno a noi, non vi rendete conto che stiamo girando in cerchio, verso la morte? Ma loro non vedono, evidentemente, e strepiti e urla sono cosa proibita: devo accontentarmi di qualche mormorio scettico, e portare da solo il peso di quello che sento avvicinarsi.
L’ Ombra mi avvolge.