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Autore: kirlia    04/11/2012    4 recensioni
Nessuno si è mai chiesto come Franziska affrontò la morte di Manfred von Karma? 
E se avesse bisogno dell'aiuto di qualcuno per riprendersi dal dolore della perdita di un padre, anche se non è mai stato presente per lei? E se quel qualcuno fosse proprio herr Miles Edgeworth?
Dal capitolo 18: 
Sapevo che la presenza della nipotina avrebbe cambiato molte cose nella mia vita. Anzi, in effetti, stava già succedendo: mi sentivo meglio, quando ero con lei, non avvertivo il peso opprimente delle mie responsabilità e del mio cognome. Mi sentivo semplicemente me stessa. 
Spesso succedeva anche quando ero in presenza di lui, ma non volevo ammettere che mi tranquillizzasse. Lui mi destabilizzava.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Franziska von Karma, Miles Edgeworth
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Perfect for Me'
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Capitolo Nove – Tears of an Angel
 

“Cover my eyes 
Cover my ears 
Tell me these words are a lie 
It cant be true 
That I'm losing you 
The sun cannot fall from the sky 

[…] I wont let you fly 
I wont say goodbye 
I wont let you slip away from me”

Tears of an Angel.


{Miles Edgeworth}

«ANNIKA è IN PERICOLO!»
Le parole di Franziska mi risuonavano in mente come una litania che non sembrava voler finire mai.
Non avevo mai sentito tanto terrore, tanta disperazione nella sua voce come quel giorno. Mai si era comportata così, e per la prima volta mi ero reso conto di non conoscere questa parte di lei. Mi ero reso conto che probabilmente anch’io ero stato in parte vittima di quella maschera che portava sempre, pur essendomi più volte detto che ero l’unico a conoscerla davvero.
L’immagine di lei che avevo visto quel giorno sarebbe stata scolpita nella mia mente per tutta la vita: i suoi occhi persi nel vuoto, come se il suo corpo fosse confinato in quella cella ma il suo spirito fosse ancora accanto alla sorella morta. Mi venivano i brividi al solo pensiero di non aver potuto fare niente per consolarla.
Ecco perché mi stavo dirigendo praticamente di corsa verso la procura, dopo aver chiesto a Wright Maya e Gumshoe di stare con Frannie, e poi verso l’ufficio di lei in questo momento incorniciato da lunghi nastri gialli e circondato da poliziotti e membri della scientifica. Oh, giusto, in quel momento si stava investigando sulla morte di Angelika, quasi me ne ero dimenticato.
Entrai come se nulla fosse nella stanza, nessuno mi bloccò né mi fece domande: in fondo ero un procuratore e probabilmente si aspettavano che fossi io ad occuparmi del caso.
Il corpo della sorella di Franziska era già stato portato via e restavano solo delle macchie di sangue sul pavimento e sul costoso tappeto persiano. Mi guardai intorno cercando di capire la dinamica di ciò che era successo: niente sembrava essere stato spostato nella stanza. I documenti sulla scrivania erano riposti perfettamente come solo una von Karma avrebbe potuto fare, la finestra era solo leggermente aperta per attenuare l’odore del sangue. La boccia di vetro con dentro l’unico pesciolino rosso di Franziska, Rot, era ancora al suo posto.
L’unica cosa che sembrava essere stata toccata nell’ufficio era un vaso di porcellana che sembrava di fattura borginiana di cui restavano solo dei cocci per terra. Che fosse l’unico segno di una colluttazione? Non mi sembrava possibile.
Mentre mi perdevo in questi pensieri, gli agenti stavano analizzando ogni cosa nella stanza, aprendo tutti i cassetti e gli armadietti dove Frannie riponeva le sue cose. Non mi piaceva per niente che frugassero così tra i suoi effetti personali ma non potevo impedirlo, quindi feci un giro completo intorno alla scrivania, alla ricerca di qualcosa che poteva essere stato dimenticato o non notato.
Quando mi ero quasi arreso all’evidenza che non ci fossero indizi, vidi un foglio sulla scrivania che non era in ordine come tutti gli altri, era come se fosse stato posato lì senza attenzione, senza cura. Questo non era da Franziska, quello era un indizio!
L’avevo appena preso in mano, cercando di leggere di cosa si trattasse, quando si sentì un guaito soffocato nella stanza. Calò improvvisamente il silenzio mentre tutti i presenti nella stanza si voltavano verso un agente che aveva appena aperto uno degli armadietti e ne stava osservando l’interno con uno sguardo stupito.
«Agente! Che succede?» chiesi subito, sperando che si trattasse di qualcosa che poteva ribaltare le sorti del caso e scagionare mia sorella.
«C’è una bambina qui dentro… con un cane» disse lui lentamente, quasi si stupisse delle stesse parole che stava dicendo, come se non potesse credere ai suoi occhi.
Beh, anch’io mi sarei stupito se non sapessi che quella bambina doveva essere proprio…
«Annika! Dev’essere Annika» risposi tra me e mi avvicinai in fretta all’armadietto, abbassandomi per osservarne meglio l’interno.
La piccola Annika stringeva forte al petto un cucciolo e si guardava intorno con aria confusa, con gli occhi spalancati. Possibile che non si fosse accorta di tutto ciò che era successo quel giorno in quella stanza? Speravo per lei che fosse così o ne sarebbe rimasta stravolta, proprio come sua zia.
Già, suonava davvero strano ma Franziska era la zia di quella bambina, e in effetti guardandola non poteva essere altrimenti: avevano gli stessi lineamenti, gli stessi occhi color cielo, gli stessi capelli… E io, l’avevo conosciuta da bambina, sapevo che erano quasi identiche.
«Annika, non avere paura. Sono Miles, sono un tuo amico». Le porsi la mano.
Non avevo idea di come comportarmi con una piccola, non ero il tipo a cui piacevano tanto i bambini… persino da bambino io ero stato così serio da sembrare quasi un adulto!
Lei mi guardò sconsolata, non riuscivo a capire la sua espressione né perché stesse così in silenzio. Che non sapesse parlare? Eppure doveva avere circa sei o sette anni.
Il cane mi abbaiò contro quando cercai di avvicinarmi di più e io dovetti ritirare la mano di riflesso per non farmi mordere. Subito Annika tentò di tenere a bada in cucciolo stringendolo più forte tra le braccia e sussurrandogli: «Phoenix! Sei ein guter Welpen… [Fai il bravo cucciolo...]»
Oh ma certo! Come avevo fatto a non pensarci? Certo che a volte Franziska aveva proprio ragione a definirmi uno sciocco.
Era ovvio che quella bambina non rispondeva, era tedesca! Sicuramente non capiva una parola di tutto quello che stavano dicendo gli agenti o io, per questo probabilmente era rimasta nascosta anche quando aveva sentito entrare molte persone nella stanza.
Decisi di ripetere ciò che avevo detto traducendolo e porgendo di nuovo la mano, sperando che si fidasse perché riuscivo a capirla.
«Annika, keine Angst. Ich bin Miles, ich bin dein Freund».
I suoi occhi azzurri si illuminarono improvvisamente, come se si fosse resa conto di aver trovato un’ancora di salvezza. Beh, in un certo senso l’aveva trovata, considerato che la polizia aveva interpretato le parole in tedesco di Franziska come una specie di delirio… non sapevo cosa avrebbero pensato della bambina.
«Du bist Miles Edgeworth? [Tu sei Miles Edgeworth?]» chiese lei con una vocina soave mentre mi prendeva la mano. La aiutai ad uscire dall’armadio e lei posò il cucciolo per terra, per poi rimettersi in piedi rassettandosi l’abitino bianco e nero. Non riuscivo quasi a capacitarmi di quanto somigliasse a Frannie da piccola… erano quasi identiche!
«Ja, bin ich. Du kennst meinen Namen…? [Si, sono io. Conosci il mio nome…?]»
Come faceva quella bambina a conoscermi se io non sapevo nemmeno della sua esistenza? Sapevo che Franziska aveva una sorella molto più grande di lei, procuratore, sposata a un avvocato difensore… ma non sapevo che avesse una nipotina. E invece lei conosceva anche il mio cognome.
«Du bist der Grund, warum ihre Mutter kam bis hierher. [Tu sei il motivo per il quale la mamma è venuta fino a qui.]» rispose lei, stupendomi.
Il motivo… già. Qual era il motivo per cui Angelika von Karma, che non aveva mai avuto l’accortezza di farsi conoscere dalla sua unica sorella, era venuta proprio adesso qui a parlare con Franziska? Me lo chiedevo da un po’ ormai.
Ma adesso quella bambina mi diceva che il motivo ero io. Io? Come potevo essere io il motivo se lei nemmeno mi conosceva?!
«Was meinst du, Annika? Ich bin der Grund? [Che cosa vuoi dire, Annika? Io sono il motivo?]» le chiesi, ma non riuscii ad avere risposta poiché fummo interrotti dall’entrata di una donna nella stanza.
Aveva lunghi capelli castani fermati da un cerchietto e piccoli occhi grigi lucenti nascosti dal vetro di un paio di occhiali da vista. I suoi abiti erano molto semplici: un completo di giacca e gonna in tessuto verde e un paio di scarpe con un tacco vertiginoso. In generale era una bella donna, anche se io non l’avrei mai paragonata a Franziska, che sembrava quasi irradiare luce quando entrava in una stanza, incutendo allo stesso tempo il terrore di tutti.
Quella signorina invece dava solo la sensazione di essere importante.
«Che ci fa quell’uomo sulla scena del delitto?» chiese subito ai presenti, indicandomi. Ah, sapevo che una cosa del genere poteva succedere, adesso avrei dovuto sopportare l’ammonimento da parte del procuratore capo.
«Procuratore Payne, non c’è motivo di allarmarsi. Mi stavo solo accertando che gli effetti personali del procuratore von Karma non fossero stati rovinati.» dissi alzando una mano quasi a volermi discolpare, mentre con l’altra tenevo per mano la piccola Annika e gentilmente la spingevo a nascondersi dietro di me.
Non volevo che il procuratore Katherine Payne, figlia di Winston Payne, si interessasse a lei e cominciasse a farle domande sul caso. Non sapevo ancora quanto ne sapesse la bambina della morte di sua madre, ma volevo essere il primo ad avere queste informazioni.
Mi rendevo conto che non era assolutamente professionale da parte mia nascondere un potenziale testimone all’accusa, ma non potevo farne a meno. Volevo proteggere Annika, ma soprattutto volevo proteggere Franziska e avevo paura che quella bambina, influenzata dal procuratore, potesse dire qualcosa contro di lei. L’avrei portata via con me come se nulla fosse, sperando di non attirare troppo l’attenzione.
Purtroppo non avevo messo in conto il piccolo spitz tedesco di nome Phoenix che, a quanto pareva, ci teneva proprio ad attirare l’attenzione. Infatti si avvicinò a Katherine annusandola leggermente, poi alzò una delle gambe posteriori e…
«Ma che…? Che ci fa questo animale qui dentro?!» strillò la donna, facendo sobbalzare i ricci bruni e tentando di calciare via il povero cucciolo. Quello cominciò a uggiolare e sapevo perfettamente che a questo punto era inutile nascondere Annika.
Infatti la bambina corse subito dal suo cane e lo prese in braccio carezzandolo per calmarlo.
«Ruhig, Phoenix, ist alles in Ordnung. Jetzt Mr. Miles bringt uns nach Hause und es ist alles vorbei. Wahre Mr. Miles?[Tranquillo, Phoenix, va tutto bene. Adesso il signor Miles ci porterà a casa e sarà tutto finito. Vero signor Miles?]» si rivolse prima a Phoenix e poi a me, guardandomi con i suoi bei occhi azzurri che mi ricordarono subito lei.
Franziska. Dovevamo andare da Franziska, non potevo lasciarla sola a lungo.
«Natürlich Annika, gehen wir geradeaus. [Certo Annika, andiamo subito.]» la rassicurai, prendendola di nuovo per mano e trascinandola via dalla scena del crimine prima che il procuratore a cui era stato affidato il caso potesse in qualche modo ribattere. Non le avrei dato il tempo di rendersi conto della situazione e di portarmi via la bambina, dovevo portarla da Franziska in fretta per farle capire che la sua nipotina era al sicuro.

Uscito fortunatamente dal raggio d’azione di quel procuratore, mi diressi subito al parcheggio della procura e aprii la portiera della mia auto rossa sportiva, invitando Annika ad accomodarsi dentro.
«Aber Mutter sagte, wir brauchten, um mit ihrer Tante Franziska sprechen, bevor Sie gehen. [Ma la mamma ha detto che dovevamo parlare con la zia Franziska prima di andare.]» si fermò lei, scuotendo la testa e guardandomi con aria confusa.
La mamma? Davvero quella bambina era all’oscuro di tutto? Come le avrei detto che sua madre era stata assassinata e che sua zia era sospettata del delitto?
Mentre mi torturavo con queste domande non sapendo cosa dire i miei occhi incontrarono quelli della bambina, ora velati di lacrime ma totalmente vigili.
«Ich weiß, dass meine Mutter weg ist. Ich habe gesehen ... Aber Mama lehrte mich zurück zu halten die Emotionen, und ich kann sie nicht enttäuschen. [Lo so che la mamma non c’è più. Io l’ho visto… Ma la mamma mi ha insegnato a trattenere le emozioni e io non posso deluderla.]» le tremò la voce e il labbro inferiore mentre lo diceva e mi lasciò totalmente senza parole.
Allora lei sapeva tutto fin dall’inizio!
Mi sarei aspettato un comportamento del genere da Franziska, una maschera completamente indifferente di fronte alla morte della sorella, ma non da parte di una bambina di appena sette anni! Eppure Annika era riuscita a sopportare in silenzio anche se alla sua giovane età doveva essere totalmente sconvolta da una perdita del genere.
Senza sapere come controbattere a una bambina con un carattere così adulto, le porsi di nuovo la mano in modo comprensivo.
Lei la guardò, poi si rivolse di nuovo verso di me e cominciò a singhiozzare leggermente, mentre una lacrima solitaria le segnava la guancia rosea di bambina.
«A-aber ich kann nicht das V-Versprechen. Mutti ist w-weg, aber ich werde euch h-hassen forever! [M-ma io non r-riesco a mantenere la p-promessa. La m-mamma non c’è più ma mi odierà per sempre!]» gemette, e io non potei fare a meno di abbassarmi per guardarla negli occhi, non sapendo esattamente come agire.
Lei invece senza alcun dubbio mi abbracciò improvvisamente, continuando a piangere. Ricambiai l’abbraccio un po’ confuso e senza avere idee su come realmente consolarla.
Oh, proprio non sapevo trattare con i bambini…
«Ich werde dich zu Tante Franziska nehmen, so respektieren, was deine Mutter dir gesagt zu tun. Ist das okay? [Ti porterò dalla zia Franziska, così rispetterai ciò che tua madre ti aveva detto di fare. Va bene?]» chiesi quando si allontanò da me, notando il suo sguardo infelice.
Lei annuì passandosi una mano sul viso arrossato per cancellare le lacrime, mi prese per mano e salì in macchina, aggiustandosi l’abito e mettendosi il cucciolo in grembo. Lui abbaiò felice scodinzolando, e io non potei fare a meno di paragonarlo a Pess. Erano tanti i miei pensieri in quel momento particolare… Ma dovevo concentrarmi solo su Frannie.
Dovevo farla uscire di lì.

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Angolo dell'autrice:
Okay questo capitolo l'ho scritto in fretta e furia e non mi piace per niente, ma ero già in ritardo di un giorno e non volevo farvi aspettare >.<
Beeeh, è arrivato il procuratore del caso, che altri non è che la figlia del nostro caro e inutile Payne (ma un po' più brava e cattiva di lui, diciamo, vedrete più avanti)!
La piccola Annika ha ancora molto da raccontare, perché come avrete capito ha visto qualcosa dal suo nascondiglio... vedremo cosa riferirà nel prossimo capitolo.
Non ho altro da dirvi apparte... conoscete un gdr su Ace Attorney che funzioni? Ne esistono? Se no, ne vogliamo creare uno insieme? XD

Un bacio a tutte e a presto!
Kirlia <3
   
 
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