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Autore: emmevic    04/11/2012    7 recensioni
[ What if ambientata dopo la IV Guerra Ninja - Sakura centric ]
Cit/: La casa di Sakura era grande, molto più grande di come avrebbe dovuto essere.
Aveva una cucina ariosa e luminosa, con un tavolo in ciliegio nel mezzo e una piccola credenza color crema accanto ai fornelli, sulla quale accuratamente predisposti spiccavano, lucidi e ritti, i piatti di un prezioso servizio in porcellana.
Quella splendida, magnifica collezione le era stata regalata da Naruto e Hinata il giorno del matrimonio, tempo e tempo prima, e Sakura la amava, perchè era parte di lei. Perchè non avrebbe potuto metterla da parte, via negli scaffali della credenza, e scordare così quei piatti dipinti, quelle posate e quel lontano, lontanissimo giorno di cinquant'anni prima.
Perchè mai avrebbe lasciato cadere nell'oblio il ricordo di quella remota primavera.
La casa di Sakura oltre alla cucina aveva cinque stanze, ed era troppo grande per una sola persona.
[...]
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
- Questa storia fa parte della serie 'Come un fiore'
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A Panda chan

What if
ambientata cinquantuno anni

dopo la fine della IV Guerra Ninja.


Nontiscordardimé
« Al tempio c'è una poesia intitolata la mancanza,
incisa nella pietra.
Ci sono tre parole, ma il poeta le ha cancellate.
Non si può leggere la mancanza: solo avvertirla. »

La casa di Sakura era grande, molto più grande di come avrebbe dovuto essere.
Aveva una cucina ariosa e luminosa, con un tavolo in ciliegio nel mezzo e una piccola credenza color crema accanto ai fornelli, sulla quale accuratamente predisposti spiccavano, lucidi e ritti, i piatti di un prezioso servizio in porcellana.
Quella splendida, magnifica collezione le era stata regalata da Naruto e Hinata il giorno del matrimonio, tempo e tempo prima, e Sakura la amava, perchè era parte di lei. Perchè non avrebbe potuto metterla da parte, via negli scaffali della credenza, e scordare così quei piatti dipinti, quelle posate e quel lontano, lontanissimo giorno di cinquant'anni prima.
Perchè mai avrebbe lasciato cadere nell'oblio il ricordo di quella remota primavera.
La casa di Sakura oltre alla cucina aveva cinque stanze, ed era troppo grande per una sola persona.
Aveva un soggiorno adiacente alla cucina, con un divano panna e un basso tavolino nel centro, su cui anni e anni prima si erano fatti molti giochi e attorno al quale argomenti di importanza vitale si erano discussi.
Sakura, con ormai le rughe attorno agli occhi, ricordava con un sorriso sulle labbra quei piccoli litigi domestici e quelle scaramucce tanto sciocche, che a loro tempo erano sembrate importanti.
E riportava alla memoria, strizzando gli occhi per non lasciar scendere le lacrime, tutte quelle volte in cui lui si era seduto sul divano accanto a lei, senza proferir parola, ed era rimasto lì, in perfetto silenzio, sfogliando il giornale o addirittura immobile.
Quel soggiorno sembrava troppo grande ora, e i suoi spazi non venivano colmati come accadeva un tempo, quando lei, Sasuke e la piccola Usagi si sedevano attorno al tavolino a ridere e scherzare.
Accanto al soggiorno vi erano poi le due camere da letto; una con un letto singolo e le pareti di un rosa tenue e un'altra con i muri bianchi ed un materasso matrimoniale, sul quale tanto e tanto amore era stato consumato a suo tempo.
Anche quello Sakura lo ricordava perfettamente. Impossibile per lei scordare le notti insonni passate a stringersi ed amarsi e le mattine in cui il sole entrava dalla finestra, svegliando con il suo tepore, e quelle sere in cui Usagi s'intrufolava sotto le coperte per stare al caldo e al sicuro, lì, tra i propri genitori.
E la camera di Usagi era di troppo, ora. Perchè ormai lei era cresciuta, invecchiata e non era più una bambina. Aveva i suoi quarant'anni passati e non era più sulla soglia della giovinezza.
Aveva dei figli anche Usagi adesso, due per la precisione, e loro sì che erano giovani e pieni di vita e speranze. E il maggiore, Wasure, assomigliava incredibilmente a Sasuke, nell'atteggiamento e nei modi.
Anche gli occhi erano gli stessi di Sasuke, mentre quelli di Nagusa, la minore, erano gli stessi di Sakura e Usagi. Perché Usagi li aveva verdi, gli occhi.
E la casa era un po' meno grande, quando Wasure e Nagusa, accompagnati da Usagi, venivano a trovarla. Un po' meno spaziosa e più colorata, perché Nagusa aveva gli occhi verdi e le mani sempre sporche di pennarello.
Era stata una benedizione, Nagusa. Era arrivata molto tempo dopo Wasure, undici anni per essere precisi, e aveva sorpreso tutti. Perché, quando la pancia di Usagi aveva cominciato a gonfiarsi, nessuno poteva davvero credere che lì dentro ci fosse un bambino.
Wasure per primo.
Perché i medici avevano detto che non avrebbe potuto averne altri, di figli, e che Wasure non avrebbe mai avuto fratelli.
Ma Nagusa era arrivata ugualmente, ed era nata ridendo.
La casa diventava nuovamente vuota, quando loro tre varcavano l'uscio della porta, intenti a far ritorno a casa.
Nagusa con la mano in quella del fratello e Usagi che guardava la strada.
E Sakura si sentiva sola, quando se ne andavano, e le stanze tornavano mute.
La casa era di nuovo troppo grande.
In quei momenti, quando Sakura doveva salutare sulla soglia Usagi e gli altri, faticava a mantenere il sorriso sulle labbra, perché non voleva che se ne andassero, eppure non voleva forzarli a restare.
Per scacciare la tristezza raccoglieva allora l'annaffiatoio della cucina e si recava nel piccolo giardino che stava dietro la casa, quello pieno di begonie gialle e di gerani rossi e bianchi.
E annaffiando stava lì, ad ascoltare il vento carezzare le frasche e i fusti degli alberi e le corolle sgargianti e i gambi esili dei fiori. Sentiva il profumo e sorrideva.
Perchè le era sempre piaciuto quel luogo. Così calmo e allo stesso tempo vivo; le faceva tornare alla mente vecchi ricordi.
Ricordava di quando Usagi, ancora troppo piccola per parlare, tendeva le mani verso di lei e verso Sasuke, emettendo borbottii e gorgogliando contenta.
Di quando, a cinque anni, la bimba era caduta dal frassino ed era corsa piangendo fra le braccia di Sasuke, che vagamente impacciato aveva tentato di consolarla. E di quando a ventisette anni, alla vigilia del proprio matrimonio, Usagi era stata presa dall'ansia e aveva passato tutta la notte in piedi, a parlare con Sakura e suo padre.
E quei momenti, quei momenti indimenticabili, riempivano la mente di Sakura e le mostravano un mondo pieno di rimandi, di piccoli scorci, di pochi rimpianti e di tanti, tantissimi splendidi attimi.
Così, quando rientrava in casa passando dalla cucina e si ritrovava nel soggiorno, troppo grande e troppo vuoto, lei andava oltre.
Vedeva situazioni passate e azioni invisibili.
Perché lei, quando rimaneva sola, viveva nel passato, indietro. Perché le mancava qualcosa.
E se qualcuno avesse passato del tempo nella casa, se ne sarebbe accorto, si sarebbe reso conto che alla casa e a lei mancava davvero qualcosa.
Grande o piccolo che fosse, il vuoto esisteva.
Perché in quarant'anni entrambe, Sakura e la casa, si erano abituate alla presenza silenziosa di Sasuke, Uchiha Sasuke, e di quella rumorosa di Usagi, Uchiha Usagi, che per vent'anni aveva abitato quelle mura, le aveva vissute e dipinte coi colori pastello della fanciullezza.
Trovarsi privati del loro cospetto, del loro profumo e della loro vicinanza era inconcepibile.
Addirittura i silenzi di Sasuke mancavano, perchè anche dietro a quel silenzio, al silenzio di Sasuke, si nascondevano mille significati.
Dallo scontanto lasciami in pace all'attento sì, ti sto ascoltando.
Ma lui non c'era, non più.
E la casa non era più piena del suo silenzio, dei suoi pensieri e di quei ti amo taciuti e lei, lei, Sakura, se ne rammaricava.
Perché si sentiva, la sua mancanza.
Perché lei e la casa avevano bisogno di suo marito, di Sasuke Uchiha. E anche di Usagi.
Ma lui se n'era andato.
E non poteva tornare, a differenza della cara Usagi, e di Wasure e della piccola Nagusa.
Perchè lui se n'era andato e non sarebbe potuto tornare.


Angolino dell'Autrice:
Ollà, qui è Emmevi che vi parla e fa sapere che la storia è terminata - non l'avreste mai detto, neh? XD. Ciononostante ci tengo a puntualizzare due cose, (:3) innanzitutto di chi sia la citazione, in secondo luogo il motivo per cui ho scelto tale titolo per la OneShot.
Quindi:
- ) La citazione a inizio storia è tratta dal film Memorie di una geisha di Rob Marshall.
- ) Il titolo è il nome di un fiore, il Myosotis, altrimenti noto come Nontiscordardimè. In giapponese tale fiore è chiamato Wasurenagusa (ワスレナグサ), quindi non è un caso che i nipoti di Sasuke e Sakura si chiamino Wasure e Nagusa [nontiscordardimè].
E, giusto, dimenticavo: tra le altre cose questo è il fiore del VeroAmore.

   
 
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