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Autore: jas_    04/11/2012    20 recensioni
«Allora, mi vuoi dire o no come mai ci hai messo così tanto a prendere una baguette? Nessuna conoscenza?» mi domandò Carmela, appoggiando le mani sui fianchi.
Alzai gli occhi al cielo, «no» brontolai.
Rimanemmo in silenzio alcuni secondi, «anzi, adesso che ci penso sì» mi corressi. «Non è che sia una conoscenza - precisai - diciamo che ho scoperto che la ragazza che lavora lì è del South Carolina.»
Carmela batté le mani entusiasta, risi lievemente chiedendomi se avesse davvero cinquant’anni quella donna perché a volte ne mostrava venti per come si comportava.
Si sedette nel posto accanto al mio scrutandomi seria, «e dimmi, è carina?»
Scoppiai a ridere piegandomi leggermente in avanti, «ma che c’entra! Non la conosco e non sono interessato!» esclamai, «però sì.»
«E cos’aspetti ad approfondire la conoscenza?»
La guardai sottecchi aspettando che scoppiasse a ridere da un momento all’altro o che mi dicesse “Harry sto scherzando!”, invece era estremamente seria.
«Tra dieci giorni me ne vado» constatai.
«E quindi? Dieci giorni sono più che sufficienti per innamorarsi!»
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Harry e Lennon'
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Giorno 9
 

30 Dicembre

Lennon

 

Mi appoggiai al carrello ed osservai Harry esaminare attentamente tutti i pacchetti di caramelle esposti sullo scaffale che aveva davanti. Si voltò di scatto verso di me prima di sorridermi: era felice come un bambino, glielo si leggeva negli occhi.
«Haribo alla coca cola o Haribo alla frutta?» domandò poi.
Mi avvicinai a lui spingendo il carrello mezzo vuoto e scrutai i due pacchetti di differente tipo che mi indicava, storsi la bocca pensierosa.
«Non saprei» ammisi poi, «è la tua di tradizione, quella di mangiare Haribo a Capodanno.»
Harry mi scrutò corrucciato, «cosa vorresti insinuare?»
«Niente, però non puoi dirmi che non sia buffo», risi.
Anche lui si lasciò scappare un sorriso, rendendosi probabilmente conto che avevo ragione.
«Nel dubbio prendiamo entrambi», e buttò i due sacchetti nel carrello.
Continuammo a gironzolare a vuoto per gli scaffali, io che osservavo attentamente tutto ciò che era in offerta ed Harry che decideva di comperare qualunque cosa gli capitasse per mano.
«Cosa mangiamo per il cenone?» chiesi, ad un certo punto.
Harry si arrestò e si voltò a guardarmi confuso, «solitamente è Carmela che si occupa di tutto, non ne ho idea.»
Strabuzzai gli occhi, «anche a Capodanno? Ma… La sua famiglia?»
Lui si strinse nelle spalle, «prenderà gli straordinari.»
Gli tirai un pugno sul braccio che ovviamente Harry non sentì nemmeno lontanamente, «che ne dici se cucinassi io per quest’anno?» proposi.
Lui scoppiò a ridere esageratamente, battendosi teatralmente una mano sulla pancia, «sono troppo giovane per morire!»
Gli feci una linguaccia, «si vede che non mi hai mai vista ai fornelli» dissi, stizzita.
Harry mi cinse le spalle con un braccio e mi attirò a sé, «e dimmi, cosa mi cucineresti?» mi sussurrò quasi.
«L’anno scorso sono andata in Italia, da degli amici di famiglia» spiegai, «e là si usa mangiare le lenticchie per Capodanno, si dice portino fortuna.»
Vidi Harry fare una smorfia disgustata, «che schifo» borbottò poi.
«Ma se non le hai mai mangiate!» lo ripresi.
«E tu che ne sai?!»
Ci pensai su un attimo, «lo so e basta!»
«Comunque non le ho mai mangiate» ammise lui dopo un attimo.
«Visto?»
Harry alzò gli occhi al cielo senza tuttavia aggiungere altro.
«Allora cucini tu?» domandò poi.
«Se vuoi…» bofonchiai.
«Va bene» concesse, «ma dopo la cena cosa facciamo?»
Alzai le spalle, «cosa vuoi fare?»
«Sei tu la guida di Parigi.»
Ripensai a come avevo trascorso la notte di San Silvestro l’anno precedente e per un attimo un senso di malinconia e tristezza si impossessò di me. Mi sforzai di sorridere e dissi ad Harry la mia, di tradizione.
«Io solitamente vado a vedere la Tour Eiffel dal ponte vicino alla fermata della metro di Champ De Mars, ma potremmo fare qualunque cosa ci salti in mente quest’anno.»
Lui rimase in silenzio un attimo, come se stesse contemplando la mia risposta, «mi sembra una cosa molto romantica» sussurrò poi al mio orecchio, facendomi rabbrividire. Mi voltai a guardarlo, e per un attimo mi persi nei suoi occhi quasi trasparenti.
«Dobbiamo rimediare al fatto che tuo padre ieri non se n’è andato prima del dovuto e che quindi non ci ha lasciato fare la nostra cena a lume di candela» scherzai.
Harry sorrise prima di darmi un leggero bacio sulle labbra, «sei diabolica» sorrise.
Gli accarezzai i capelli e feci scorrere la mano sulla sua guancia destra prima di riprendermi dal contemplarlo e spingere il carrello alla ricerca delle lenticchie.
 

Harry

 
«Hugh Grant è un figo» disse decisa Lennon, senza distogliere gli occhi dal televisore e mangiando una manciata di Haribo alla coca-cola.
Avevo fatto bene a comperarne due pacchetti visto che uno avevamo deciso di divorarne uno intanto che guardavamo Love Actually,  mentre l’altro di tenerlo per la sera successiva.
«Tu dici?» domandai io, con la bocca piena.
Lennon si voltò di scatto, scrutandomi con i suoi occhi chiari, «vorresti dire che non è bello? Verrei a Londra solo per lui.»
«E per me no?» chiesi, impulsivamente.
La vidi irrigidirsi, avevo involontariamente tirato in ballo un argomento che era un tabù per noi, mi maledii mentalmente. Perché rovinare il poco tempo che ci rimaneva da trascorrere insieme con queste cose? Mi chiesi. Discuterne o meno non avrebbe cambiato i fatti, alla fine.
Un silenzio imbarazzante e carico di ansia cadde tra di noi, proprio mentre Billy Mack si metteva a cantare Christmas Is All Around.
Non riuscii a trattenere un sorriso nel vedere la scena, quello era a mio parere il film più bello di tutti i tempi e per quanto quel momento non fosse esattamente il più adatto mi fu impossibile trattenere una smorfia.
Lennon si fece contagiare dall’allegria e si lasciò scappare anche lei un sorriso.
«Comunque» dissi, per un attimo divertito dalle facce compromettenti di Billy Mack, «non saremo dall’altra parte del mondo, le risorse non mi mancano, verrò qua anche tutti i fine settimana se sarà necessario» conclusi serio.
Ormai la canzone era un suono lontano per me, in quel momento volevo solo mettere in chiaro le cose. Sarei partito nel giro di due giorni ma quello non avrebbe influito sulla relazione mia e di Lennon, sempre che ne avessimo una, di relazione.
La vidi annuire contenta dalle mie parole, gli occhi le brillavano di gioia, istintivamente le presi il viso tra le mani e la baciai con foga, poi mi staccai lievemente e la osservai sorridente.
Era bellissima, bellissima e perfetta. Simpatica, dolce, testarda al punto giusto, divertente e… Sospirai, cercando le parole giuste da dirle nonostante io fossi sempre strato una frana nel parlare e nell’esprimere i miei sentimenti.
«So che ti sembrerà troppo presto da dire» iniziai, «però io…»
«Harry!»
La voce stridula di Carmela mi interruppe, sia io che Lennon sussultammo, «scusa un attimo» dissi, alzandomi dal divano per dirigermi in cucina.
«Che c’è?» le chiesi, piuttosto alterato.
«¡Dios mío Harry!» esclamò lei, «che succede?»
Scossi la testa calmandomi, «niente, avevi bisogno?» domandai poi, cercando di mostrarmi gentile.
Carmela annuì, «volevo sapere per domani, allora vi arrangiate?»
«Sì, cucina Lennon» le spiegai, per l’ennesima volta.
Lei non fece caso al tono piuttosto scocciato della mia voce, si limitò a sorridermi a trentadue denti e a darmi un buffetto sulla guancia, «sono troppo felice per te!» esclamò, «allora non preparo niente per domani, faccio solo la cena per stasera.»
Annuii, «dimmi se hai bisogno» aggiunsi, prima di tornare in salotto e buttarmi sul divano.
«Tutto bene?» mi domandò Lennon, masticando l’ennesima caramella.
«Sì, non si ricordava più cosa doveva fare per domani sera, te l’ho detto io che l’avresti scombussolata di più dicendole che poteva andare a casa!»
Lennon mi diete una leggera spinta, «smettila di sparare cavolate!»
Le bloccai le braccia e la spinsi sul divano, sovrastandola e ridendo nel vedere il suo viso spaventato: era in trappola.
«Cosa vuoi fare?» domandò allarmata.
Alzai un sopracciglio divertito prima di cominciare a farle il solletico ovunque, lei prese ad agitarsi come in preda alle convulsioni pregandomi di fermarmi.
«Harry ti prego smettila!» mi scongiurò tra una risata e l’altra, ma io non l’ascoltai e continuai indisturbato fino a quando Lennon, nel muoversi, mi diede una ginocchiata tra le gambe.
«Ahia!» gridai, perdendo l’equilibrio dal divano e cadendo sul tappeto.
«Non vale!» la ripresi, «non si toccano i gioielli di famiglia!»
Lei scoppiò a ridere, guardandomi divertita, «ti sta bene, la prossima volta impari a tenere le mani a posto Styles!» mi rinfacciò, prima di prendere il suo cellulare che aveva lasciato sul tavolino ed alzarsi. «Devo andare su Skype che Jacqueline mi ha chiesto di connettermi» spiegò, prima di trotterellare allegra verso camera mia.
 
«Harry è pronto!» mi gridò Carmela dalla cucina, mi alzai dal divano sul quale ero seduto da più di un’ora per trasferirmi al tavolo.
«Lennon?» chiesi poi, vedendo la sua sedia vuota.
Carmela si strinse nelle spalle, «se non lo sai te.»
Sospirai alzandomi dalla sedia per andare in camera mia a chiamarla, probabilmente era ancora al telefono con la sua amica, pensai.
Quando arrivai davanti alla porta della stanza, la trovai socchiusa. Appoggiai una mano sulla maniglia per aprirla di più ma mi arrestai nel sentire la voce frustrata di Lennon.
«Perché lo devi sempre tirare in ballo?» chiese, capii chiaramente che era sul punto di piangere.
«Lo ami ancora?» Questa era Jacqueline.
Lennon rimase in silenzio, di chi stavano parlando?
Forse non erano affari miei, non era corretto origliare le conversazioni altrui ma il buonsenso non era abbastanza da prevalere sulla curiosità. C’era qualcosa che Lennon mi stava nascondendo? E cosa stava a significare quell’ancora? Sicuramente non stavano parlando di me, ne ero certo, ma allora di chi?
«Possiamo non parlarne ora?» chiese lei.
Jacqueline sospirò, perché si sentì uno sbuffo strano, probabilmente causato dal microfono che usava per parlare attraverso Skype.
«Va bene, però se fossi in te ne parlerei con Harry, non mi sembra giusto nascondergli di Oliver.»
Lennon non le rispose, «devo andare a cena, ho sentito Carmela gridare. Ci sentiamo Jackie, divertiti» disse atona.
Mi voltai per andarmene di lì prima che mi scoprisse origliare ma andai addosso a mio padre.
«Figliolo non vieni? E’ pronto.»
Annuii, in quel momento la porta alle mie spalle si aprì, mi voltai di scatto incrociando lo sguardo di una Lennon piuttosto distrutta.
«Da quanto sei qui?» domandò seccata.
«Vi aspetto di là» s’intromise mio padre, dileguandosi.
«Cos’aspettavi per dirmi che hai il ragazzo?» ribattei io, infuriato.
Lei strabuzzò gli occhi, completamente sorpresa dalle mie parole, «cosa stai blaterando?» alzò la voce.
«Lennon non prendermi per scemo» dissi, cercando di mantenere la calma, «so di Oliver» continuai serio.
Lei si passò una mano tra i capelli guardandosi in giro ed evitando il mio sguardo.
Poi prese un respiro profondo e si decise a parlare, «facciamo finta che non sia successo niente, okay? Che tu non abbia ascoltato cose che non ti riguardano e che non sappia niente, andiamo a mangiare dai» cercò di persuadermi, avviandosi verso la sala da pranzo.  
La presi per un polso e la bloccai, attirandola a me, infuriato.
Come osava trattari come uno zerbino? Prendermi così in giro e poi pretendere che io facessi finta di niente?
«Stai scherzando spero!» esclamai, «dici di amare un altro ragazzo e poi pretendi che io faccia finta di niente? Ti prego dimmi che siamo circondati da telecamere e sono su Punk’d o un’altra stronzata del genere perché non posso credere alle mie orecchie!»
«Harry…» mi chiamò lei, con voce bassa.
«Harry un cazzo!» gridai questa volta, mi passai una mano tra i capelli esasperato e presi a misurare a grandi passi il corridoio prima di fermarmi di nuovo davanti a lei.
«Io… Non ci credo…» sussurrai più a me stesso che altro, «prima stavo quasi per dirti che… Che ti amavo!» sputai, «e neanche due ore dopo cosa scopro? Che questa è tutta una presa per il culo! Dov’è questo Oliver? Dov’è stato per questi nove giorni? Vi incontravate la notte? Perché mi pare che abbiamo passato insieme praticamente tutte le giornate. E cosa gli hai raccontato per giustificare il fatto che andassi a dormire a casa di un altro ragazzo? Pensa che tu sia da tua zia?»
Cominciai a parlare così velocemente che mi accorgevo a malapena delle cose che mi uscivano dalla bocca, sorrisi amaramente. «Presumo che tu sia un genio in queste cose, però. Hai preso in giro me per così tanto tempo e indovina un po’? Ci sono cascato in pieno, brava Lennon!» mi complimentai sarcastico, battendo alcune volte le mani.
Lennon mi osservava immobile, con un’espressione indecifrabile dipinta sul viso. Sembrava una mummia, solo quando smisi di parlare notai che il labbro inferiore le tremava, era sull’orlo delle lacrime.
«Oliver è morto un anno fa» disse semplicemente, prima di prendere la sua giacca dall’attaccapanni lì vicino ed andarsene.

-

TADAAAAN!
Ed ecco che finalmente si scopre l'identità di Oliver, siate sincere: ve lo aspettavate? Spero di no asdfghgtrf
Comuunque, scusate per l'eventuale ritardo nel postare ma nelle vacanze sono stata.... Indovinate dove? PARIGI! AHAHAHA
Che poi, sono andata nella zona dove, ipoteticamente, abita Lennon, zona nella quale non ci vado praticamente mai perché è tipo dalla parte opposta rispetto a dove ha la casa mio papà e poi sono passata davanti al ristorante in cui Lennon, Harry e suo papà sono andati a cena. Se devo essere sincera l'ho trovato googlando "ristorante più chic di Parigi" poi per curiosità ho anche guardato in che zona era e l'altra sera ci sono passata davanti e l'ho visto dal vivo! Vi giuro che ero gasatissima! ahaha
Ma tornando a noi, durante il viaggio ho finito di scrivere la fan fiction, sono tristissima çç Però in compenso ne ho già iniziata un'altra e sto scrivendo già il decimo capitolo però credo che la posterò quando avrò pubblicato anche tutta Give Me Love, giusto per farvi incuriosire un po' vi lascio sotto il banner meraviglioso che mi ha fatto l'Agata e un piccolissimo spoiler
:D
Detto questo, mi dissolvo. Fatemi sapere che ne pensate! Ci tengo davvero, grazie mille per recensire la storia e metterla tra tutte quelle cose in cui si può mettere hahaha
Un bacio, Jas.



 


«Buon anno, Harry» mi sussurrai da solo, osservando la folla che rideva, scherzava, si abbracciava, stappava bottiglie di spumante, e augurava un buon anno a chiunque si trovasse davanti.


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«Non ne ho idea, l'ultimo ricordo che ho di ieri sera è Louis che mi dice di sedermi sul divano e smetterla di bere. Però le circostanze suggeriscono quello» ammise divertito.
Aprii la bocca per dire qualcosa ma le parole mi morirono in gola, sentii gli occhi pizzicarmi, non era possibile che la prima volta in vita mia che bevevo, la situazione degenerava così tanto.
«I-io... Devo andare» blaterai, guardandomi in giro senza sapere bene cosa fare.

 

   
 
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