Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: CatcatKhad    04/11/2012    2 recensioni
(Mezzi sono umani, gli altri..) Alice, Emmett e Bella, tre fratelli che vivono con la madre, Esme, a Forks. Ma se la madre, quasi per caso, si fidanzasse e si sposasse con il nuovo dottore dell'ospedale della città? Che cosa succederebbe? Ma soprattutto, le loro vite rimarrano le stesse di prima, o qualcosa di davvero incredibile le stravolgerà completamente?
Amori, litigi, ma anche poteri inestimabili e antichi rancori vi accompagneranno in questa avventura all'insegna dell'amore e del sovrannaturale!
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Royce King, Sorpresa, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie, Jasper/Maria
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, PWP, Violenza | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Declarations Salve a tutti! Come avete letto nel capitolo precedente, Rosalie ed Emmett finalmente hanno smesso di litigare in una maniera molto... bella. In questo invece, chiariranno definitivamente? Mentre gli altri, che fine hanno fatto? Lo scoprirete leggendo! Buona lettura!




Rosalie



Erano passati già dieci minuti da quando lui si era sdraiato sul divano, ma non aveva ancora pronunciato nemmeno una parola.
E io mi astenevo dal dire anche solo una sillaba, perchè mi andava bene così. Eravamo abbracciati, completamente nudi e lui mi guardava con ammirazione e tenerezza, mentre la sua mano percorreva i miei capelli con movimenti lenti e accurati.
Appoggiai la testa sul suo petto e chiusi gli occhi, respirando ampiamente il suo profumo dolce e allo stesso tempo pungente. Ma rialzai la testa, ascoltandolo.
Dovevamo parlare. Sì, aveva ragione, dovevamo assolutamente parlare.
- Rose, mi dispiace averti fatto del male. - E le sue dita si intrecciarono alle mie, mentre con l'altra mano sfiorava i leggeri segni che mi aveva lasciato prima, stringendomi troppo forte.
Il mio sguardo si abbassò, e finì sui miei polpastrelli, intenti a tracciare segni invisibili a me decisamente sconosciuti. Infondo lo sapevo che ne era dispiaciuto, sarebbe stato spregevole altrimenti, il male è cosa da evitare, soprattutto su una donna.
- E mi dispiace anche il fatto che tu abbia dovuto assistere a quello... - Si interruppe un attimo. A quello spettacolino poco dignitoso, riluttante anzi.
- A me dispiace averti insultato e averti trattato male. - Sussurrai, deglutendo rumorosamente. Per quanto lui fosse stato cattivo con me, io non la ero stata di meno.
- Probabilmente siamo pari, ora. - Sul suo viso si dipinse un sorriso appena accennato, mentre il suo indice scorreva tutto il mio profilo, fino alla giugulare. Si soffermò in quel punto, con lo sguardo puntato come su una succulenta preda e la bocca che fremeva.
Spostai una ciocca di capelli dietro ad un orecchio e sorrisi, potendo constatare perfettamente che lui non era ancora stanco, anzi.
- Rose, tu non sai quanto sia difficile per me dirti questo. - Mi sollevò per la vita e si mise a sedere, quindi mi avvinghiai di nuovo contro di lui.
- Ma da quando tu e la tua famiglia siete entrati a far parte della mia esistenza è cambiato tutto, anche il mio modo di vedere, sentire e percepire l'amore. - Avevo appoggiato la guancia sinistra sulla sua spalla, così da potermi godere tutte le parole che uscivano dalla sua bocca, e avevo posato la mano sul suo petto, dove fino a poco tempo prima il suo cuore batteva.
- Prima le ragazze per me erano un semplice passatempo, come se fossero degli oggetti divertenti e carini, poi quando mi stufavo li buttavo via, e solo ora capisco quanto sia sbagliato giocare con i sentimenti delle persone, l'ho provato sulla mia pelle e non è piacevole. - Ero rimasta in silenzio, e forse lui pensava che non lo stessi ascoltando: spostò i miei capelli da un lato e mi osservò, così sollevai la testa e lo guardai dritto negli occhi, aspettando che continuasse.
- So che forse non ci sarebbe più niente da dire, o non saremmo finiti in questa situazione, ma io vorrei che tu capissi quali sono i miei sentimenti per te. - E si interruppe di nuovo.
Era davvero così difficile per lui? Gli sorrisi e appoggiai una mano sulla sua guancia, che lui subito coprì con la sua.
- Se ciò che provi per me è ciò che provo io per te, mi basta. - Subito le sue labbra furono sulle mie, e mi baciò così tanto dolcemente, da farmi credere di trovarmi in un sogno, un bellissimo e incantevole sogno.
Ma non lo approfondimmo stavolta, o saremmo finiti come prima, e non volevo che succedesse di nuovo in salotto.
Così, con riluttanza, mi staccai dalle sue labbra, provocandogli un mugolio di protesta e facendomi ridere; mi alzai lentamente, e la cosa diede molto fastidio sia a me che a lui, e lo guardai.
- Andiamo di sopra? - Mi chinai a raccogliere i miei vestiti, e i suoi, e quando mi guardai attorno lui era sparito. La mia faccia confusa fu imparagonabile, ma decisi di prendermela con comodo e indossai nuovamente la biancheria, o almeno quello che ne restava. Non avevo praticamente più nulla con cui vestirmi, così rinunciai e portai le poche cose che rimanevano, e i brandelli del resto, di sopra con me.
Quando entrai in camera mia (le chiavi da dove erano spuntate?), lui era già sotto alle lenzuola, anche se coprivano praticamente il minimo indispensabile.
Il mio sguardo riuscì ad intravedere, ancora scoperta, la parte che più mi faceva ammattire di quel ragazzo: la sua perfetta V del peccato.
Ma subito guardai da tutt'altra parte, o stavolta lo avrei violentato sul serio, anche se la cosa gli avrebbe di sicuro giovato.
Andai a prendere un altro paio di slip, li indossai e mi sedetti davanti alla specchiera.
Appena alzai lo sguardo, notai che lui mi stava fissando, e sorrideva, come imbambolato. Abbassai il mio, ero per caso imbarazzata?
Feci finta di nulla, afferrando la prima cosa che trovai nella trousse. E cosa ne poteva uscire, se non un bellissimo rossetto color rosso sangue?
Lo rimirai fra le mie dita per qualche secondo, poi sorrisi e lo aprii. Intanto lui mi guardava curioso, voleva sapere cosa avessi in mente.
- Non preoccuparti tesoro, niente di pericoloso. - Mi passai il colore su tutte le labbra, con un movimento lento e, così speravo fosse, sensuale.
La sua reazione mi soddisfò particolarmente, visto che sbarrò gli occhi quasi sconvolto.
Posai il rossetto sul tavolino, dopo averlo passato una seconda volta, e lo richiusi, sentendo un Clac! di conferma.
Ruotai sullo sgabello e mi ritrovai girata verso di lui, che non smetteva di fissarmi.
Divaricai una gamba e sollevai l'altra, fino ad appoggiare il tallone sullo sgabello, e lo guardai sorridendo.
- Dunque Emmett... - Il mio capo si inclinò di lato, e il mio sguardo era puntato nel suo, tanto magnetico quanto eccitante.
- Io e te, cosa siamo adesso? - Le mie dita afferrarono una ciocca vagante di capelli e ci giocarono nervosamente, mentre sul suo viso apparve un sorriso sornione.
- Beh, se tu sei d'accordo, io e te ora stiamo assieme, giusto? - Sollevò il lenzuolo e si coprì fino all'ombelico, poi incrociò le braccia al petto e sollevò un sopracciglio.
- Sì, certo che sono d'accordo. - La vista mi si annebbiò per un istante, e quando tornò normale sembrava fossero passati parecchi minuti.
Emmett era in piedi, accanto alla finestra, completamente vestito di nero, e osservava fuori, le mani intrecciate dietro alla schiena. - Ora siamo soli, tesoro. - La sua voce era diversa, non sembrava nemmeno sua. Sembrava più basso, e meno muscoloso. Ma c'era qualcosa di famigliare, sebbene fosse spaventoso. Anche il suo profumo era diverso, sembrava l'odore pungente del pericolo imminente. Un tuono, da fuori, (non era sereno?) e quando si voltò verso il letto il sole sembrava completamente sparito. In un attimo mi ritrovai la sua mano al collo, e due secondi dopo ero sul letto, lui mi sovrastava, mi voleva fare del male, stringeva la sua presa con violenza e ferocia, ma non intravedevo il suo viso, fra i miei lamenti soffocati e i miei tentativi di liberarmi da lui. Indossava una maschera, probabilmente, perchè non riuscivo a vedere il suo viso, fino a poco prima così dolce e bello. La sua mano libera se la sfilò, o forse me lo immaginai, e cacciai un urlo di disgusto.
Mi coprii gli occhi con le mani, e quando li riaprii ero seduta sullo sgabello come prima ed Emmett era davanti a me, mi osservava preoccupato e l'unica cosa che lo copriva era il paio di boxer che probabilmente aveva recuperato dal mucchio di prima.
- Rose, stai bene? - Una sua mano esitava a pochi millimetri dal mio viso, probabilmente voleva appoggiarla sulla mia guancia, quindi la afferrai delicatamente e me la portai al petto, vicino al cuore.
Se fossi stata umana, sarebbe andato velocissimo, come un cavallo impazzito.
- Sei bellissimo, lo sai? - Sussurrai, a pochi centrimetri dal suo volto, sviando il discorso. Non gli avrei mai detto ciò che avevo appena passato, non avrei avuto il coraggio di raccontargli la mia storia, non ancora almeno.
Mi sorrise dolcemente e mi afferrò fra le sue possenti braccia, mi sentivo piccola accanto a lui, era davvero enorme; mi strinse delicatamente e con una mano mi accarezzò i capelli, ne annusò il profumo ed espirò lentamente.
- Tu sei la mia principessa, e ti proteggerò ad ogni costo piccola. - Mi sollevò e io mi aggrappai alle sue spalle, quindi finimmo sul letto con un tonfo sordo, avvinghiati l'una all'altro, come se il minimo distaccamento avesse potuto farci perdere.
Lui era appoggiato con la nuca alla testiera del letto, e un braccio sotto il collo lo sosteneva, mentre io ero accoccolata al suo petto, e il suo braccio mi avvolgeva e mi stringeva contro di lui con fare protettivo. Ci guardavamo, ci contemplavamo, e semplicemente ci amavamo.



Bella



Avevamo cacciato una quantità abnorme di sangue, avrebbe rifornito gli ospedali di tutta la periferia di Washington!
Però avevamo trascorso un pomeriggio incantevole, fra risate, schizzi di sangue sulla maglietta che mi avevano fatta impazzire e occhiate che dicevano tutto e niente.
Probabilmente sia Alice che Rosalie mi avrebbero uccisa, visto ciò che avevo combinato alla maglietta, ma poco m'importava, se non di poter stare con Edward.
Si stava facendo lentamente sera, e alcuni versi sinistri cominciavano ad echeggiare nel bosco, come qualche uccellino o piccolo animale che spostandosi fra gli alberi incappava in qualche ramo, e lo spezzava.
Edward era accanto a me, e camminavamo lentamente verso la fine del bosco, dalla parte opposta rispetto a casa nostra, avevamo il divieto di tornare per lasciare soli Emmett e Rosalie.
E a proposito, Ed era abbastanza scocciato perchè non poteva nemmeno leggere i loro pensieri, e io avevo dovuto spostare lo scudo su di loro per aiutarlo, o non sarebbe riuscito a evitare di vedere quello che stava succedendo.
Anche se forse ero curiosa più di lui, cercavo di distrarlo in qualche modo, per non fargli pesare la cosa.
- Ehi Ed, vediamo chi è più veloce fra noi due? - Mi parai di fronte a lui ed elargii un largo sorriso, e lui mi ricambiò con aria di sfida.
- Va bene, chi arriva per primo al confine del bosco vince. - Cominciò a correre prima che potessi accorgermene.
- Ehi, non vale così! - Lo inseguii velocemente, schivando tutti gli alberi che mi si paravano davanti; poco dopo lo superai, sentendo le sue imprecazioni, e scoppiai a ridere mentre mi avvicinavo sempre più alla meta.
Mancava ormai poco, ancora qualche passo... E ovviamente la vittoria era mia!
Mi girai per vedere se Edward fosse già arrivato, e me lo ritrovai addosso, sull'erba fresca che aveva attuito la caduta.
- Lo ammetto, hai vinto tu stavolta. - Alzò le mani in aria in segno di resa e sorrise dolcemente.
- E dimmi, cos'avrei vinto esattamente? - Lo guardai sorridendo e aspettai che si spostasse per mettermi a sedere.
- Beh, il premio lo devi scegliere tu, direi che è il minimo. - Allungò un braccio verso di me e io mi accoccolai contro di lui.
- Il mio premio sei tu, in realtà. - Appoggiai la mia fronte contro la sua e lo baciai dolcemente, mi ricambiò subito e mi strinse a sè.
- Erano anni, secoli che aspettavo di trovare la ragazza per cui il mio cuore sarebbe tornato a battere, anche se solo in senso figurato. Nessuna è mai riuscita a farmi innamorare, o solo attirare la mia attenzione; tu mi hai rubato ciò che pensavo di non avere, credevo che nessuna sarebbe mai riuscita a farlo. - Sfiorò il mio viso con l'indice e il medio e mi guardò dritto negli occhi.
- Ti amo Bella, lo sai? - Chiusi gli occhi e mi lasciai andare fra le sue braccia, con un sorriso emozionato sul viso.
- Anche io Ed, davvero tanto. - Mi baciò dolcemente, dopo aver sollevato nuovamente il mio viso, e approfondì subito il bacio, infilando la mano in mezzo ai miei capelli.
Mi ritrovai sdraiata in un istante, e la cosa non fece che giovarmi, ma nello stesso momento in cui la mia mano si intrufolò sotto alla sua T-shirt, il mio telefono suonò, facendoci staccare immediatamente.
Sbuffai scocciata, sembrava proprio che quel giorno non avremmo potuto essere in pace nemmeno un attimo.
- Qui Bella, chi parla? - La mia voce era frettolosa, e intanto Edward mi stava baciando lentamente il collo, facendomi sospirare pesantemente.
- Bells, sono Jacob, disturbo? - Non avrei potuto rispondergli male, quindi mentre la mia mano accarezzava i fantastici capelli del magnifico ragazzo che in quel momento era sopra di me scossi appena la testa.
- No Jake, che succede? - Inclinai la testa mentre Edward scendeva sempre più, facendomi mordicchiare il labbro superiore.
- Emily ha un'altra crisi, e stavolta nemmeno Sam è riuscito a calmarla. Ti prego Bells, ci serve il tuo aiuto. - Sapevo perfettamente che non avrei potuto rifiutare, tante volte era successo che Jacob avesse avuto bisogno di me in momenti del genere, e mi aveva raccontato tante volte delle crisi che Emily aveva, ogni tanto, anche quando lui era in un'altra città.
- Va bene Jake, fra mezz'ora sono lì. - Chiusi la chiamata, mentre Edward mi guardava con uno sguardo fra l'arrabbiato e il triste.
- Lo so Ed, nemmeno io avrei voglia di andarmene via, ma devo aiutare Jacob, Emily ha una delle sue solite crisi ed è peggio del solito. - Mi alzai, scostandolo delicatamente, e dopo essermi ripulita lo guardai.
- Però tu verrai con me, vero? - Si alzò e mi strinse da dietro per i fianchi, dolcemente.
- Non c'è nemmeno da domandare tesoro, non ti lascerei mai andare in un covo di mutaforma, magari anche su di giri, tutta sola. - Mi lasciò una scia di baci infuocati sul collo, poi mi prese per mano e ci incamminammo lentamente verso la riserva.
- E' tanto lontana da qui? - Scosse il capo e guardò in alto, ormai il sole era tramontato e il buio e le tenebre cominciavano a calare, mentre da lontano, infondo alla radura, si intravedeva una casetta poco illuminata, e un falò. Un fetore quasi insopportabile raggiunse le mie narici, provocandomi quasi nausea. Il tuo amico pulcioso, sempre gentil'uomo il mio Edward.
Un urlo, quasi soffocato, provenne da quella casa, e con un sospiro mi mossi più velocemente per raggiungerla in fretta.
Jacob era fuori dalla porta, e mi attendeva. Il suo viso era scuro, e altri due ragazzi erano con lui, avevano sentito il nostro odore probabilmente.
Edward mi guardò per un istante, indeciso sul da farsi, ma lo convinsi con un sorriso e raggiungemmo finalmente la casa.
- Bells, per essere un vampiro sei piuttosto lenta, sai? - Allargò le braccia e mi sorrise, così lo abbracciai stringendolo forte e gli feci una linguaccia.
- Jake, la tua puzza è così forte da aver rallentato i miei riflessi vampireschi. - Il suo sguardò da finto offeso mi fece ridere.
- Forza su, dimmi dov'è Emily. - Paul, dietro di lui, aprì la porta e mi fece cenno di entrare, ma vidi che Edward era rimasto fermo davanti alla soglia.
- Ed, che fai lì impalato? Vieni! - Embry lo fissò con una faccia disgustata, poi lo invitò ad entrare ed entrammo, ritrovandoci in un salottino accogliente ma, per mia sfortuna, impregnato del fetore dei lupi che ci circondavano. Le poltrone verdi erano disposte attorno ad un tavolino basso di legno, e sotto di esso un tappeto grigio gli faceva da sostegno.
Stavo per chiedere nuovamente a Jake dove fosse Emily, quando la sua voce rotta mi giunse alle orecchie. Mi guardai attorno, Edward era sul punto di vomitare ma si trattenne appena e mi trascinò verso una camera infondo al corridoio buio.
La polvere era sparsa ovunque e mi dava fastidio, da tanto tempo non pulivano.
- Jake, devi pulirla la casa ogni tanto, sai?! - La sua presa in giro mi giunse fino dall'altra stanza, nello stesso momento in cui la mia mano si posò sulla maniglia e la girò.
La stanza che mi si presentò era completamente diversa dal resto della casa: sia il letto che le tende erano di un rosso caldo molto piacevole alla vista, il tutto coordinato alle pareti.
Emily era sdraiata sulla parte sinistra del letto, il viso semicoperto dalle mani e i capelli sparpagliati sul cuscino, a formare una specie di ventaglio.
Mi voltai a guardare Edward, e lui mi sussurrò che mi avrebbe aspettato fuori; si chiuse la porta dietro e mi lasciò sola con quella povera ragazza.
- Emily, sono qui per parlare con te. - Mi avvicinai lentamente a lei e mi sedetti accanto alle sue gambe, guardandola dolcemente in viso.
Scostò le mani, rivelando un paio di occhioni color nocciola lucidi, e velati di un rosso che indicava pianto.
- Devi aiutarmi. - Si mise a sedere con una velocità che mi impressionò, e la sua mano si posò sul mio avambraccio, stringendolo lievemente.
- Che cosa succede? - La guardai e le feci capire che aveva il mio totale sostegno in quel momento.
- Io e Sam abbiamo appena passato un brutto periodo, e per questo i bambini mi hanno detto una cosa molto scioccante. - La sua bocca si costrinse in una smorfia e i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime. Le strinsi la mano e la incitai a continuare.
- Mi hanno detto che non vogliono che io e il loro papà litighiamo, e mi hanno fatta sentire in colpa, perchè pensavano di essere la causa dei nostri litigi. Ma è solo perchè in questo periodo io sono molto nervosa! - Aveva cominciato a gesticolare in modo marcato, poi abbassò la testa e si coprì nuovamente la faccia con le mani.
Non sapevo che dirle, era una cosa spiacevolissima, ne ero certa, ma non avevo la minima idea sul cosa dirle. In più, i lupi erano fuori dalla porta ad origliare, ed Edward era con loro, e io ero nel panico. Poi, arrivò l'illuminazione.
- Emily, anche quando eri incinta dei bambini eri nervosa così? - La vidi impallidire e cominciò a fissarmi spaventata e tremante.
- Non stai dicendo che io... - Scossi la testa e mi alzai.
- Torno subito, resta qui. - Mi avviai verso la porta e la aprii, poi mi avviai verso il primo bagno e frugai nell'armadietto dei medicinali. Il bastoncino lo trovai quasi subito, era in bella vista davanti alle pomate contro le contusioni, a parer mio inutile, e dopo averlo nascosto in una tasca tornai in camera.
- Forza Emily, togliti tutti i dubbi e poi dillo a Sam. - Mi scappò un sorriso, mentre lei nervosamente si infilò nel bagno privato. Avevo lasciato la porta aperta, e quando chiamai Jacob urlando in un attimo fu lì.
- Chiama Sam e digli di raggiungerci a casa il prima possibile, e se si dovesse trovare in capo al mondo fregatene e obbligalo a tornare! - Si portò una mano alla fronte e scoppiò a ridere, poi uscì.

Angolino autrice: ed è con un ritardo pazzesco che vi saluto e spero vi sia piaciuto! La parte di Alice la vedremo nel prossimo capitolo, vedrete :3 A presto, recensite numerosi mi raccomando! Alba97.



 














   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: CatcatKhad