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Autore: JJane    05/11/2012    2 recensioni
L'Epilogo di HP7 non mi ha entusiasmata, sebbene fosse l'unico epilogo possibile della Saga; così ho deciso di scrivere una versione tutta mia che, tenendo presente i fatti raccontati nei sei libri precedenti, parte dal penultimo capitolo del settimo libro. Il mio epilogo sarà diverso da quello scritto dalla divina Row, ma spero che vi piaccia!
I nostri beniamini tornano ad Hogwarts: perché? in quale veste? cosa sarà successo dopo la morte di Lord Voldemort?
Estratto dalla storia:
-Bada a come parli o ti giuro che non risponderò di me stesso-.
Quando si avvicinò, Hermione vide Draco Malfoy allontanarsi dalla colonna e voltare le spalle a Harry.
-Codardo come sempre, vedo che l'abitudine di sparire sul più bello non l'hai persa, invece-. Rincarò il Salvatore del Mondo Magico.
Il tono così malvagio di quella frecciata sputata con rancore la stupì, impedendole di prevedere quello che sarebbe successo.
Draco Malfoy si fermò e con una calma innaturale si voltò.
-Sectumsempra-.
La pelle candida di Harry Potter cominciò a lacerarsi, liberando stille di sangue che macchiarono il bianco candore della camicia della divisa.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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-spazio autrice-

Buonasera a tutti,

volevo scusarmi per l'attesa infinita di questo capitolo, ma varie vicende personali mi hanno impedito di scrivere per qualche mese.

Ora sono tornata e ho tutta la voglia e il bisogno di scrivere questa storia!

E' un capitolo strano, forse non troppo entusiasmante, forse pieno di sentimenti più che di azione, ma è venuto così, spontaneamente da qualche parte della mia mente malata: d'altronde questa è una storia ancora tutta da scrivere e non so nemmeno io dove mi porterà .

Vi lascio alla lettura, sperando che mi facciate sapere cosa ne pensate.

Un abbraccio,

J.



Finite incantatem



Regnava un silenzio carico d'attesa e l'atmosfera tradiva l'irrequieta curiosità che scuoteva l'animo della maggior parte dei ragazzi.

-Vorrei chiarire una volta per tutte la posizione della vostra scuola rispetto a quanto accaduto dopo la Guerra.- Esordì la Preside -Hogwarts ha preso atto delle sentenze emesse dal Tribunale del Wizengamot e intende rispettarle senza riserve, pertanto accoglie tutti coloro che non sono stati giudicati colpevoli o che, avendo scontato la propria pena, chiedono di avvalersi dei propri diritti e tornare tra i banchi di scuola- gli occhi della Preside evitavano rispettosamente di posarsi sulle persone in questione -Non è compito mio, dei docenti, e soprattutto non è compito vostro, stabilire chi è colpevole o innocente, perciò vi invito a prendere atto in modo maturo delle sentenze emesse da una corte di giustizia più che autorevole, perché non sarà tollerato un secondo episodio di violenza. So bene che non posso chiedervi di sotterrare odi e rancori, ma vorrei che limitaste i vostri dissensi a scaramucce verbali e, dal momento che l'intero corpo docente condivide i miei propositi, siamo giunti ad un accordo che, mi duole ammetterlo, vi costringe a seguire il mio consiglio-.

Blaise Zabini sollevò un sopracciglio fiutando nella pausa della McGranitt la consapevolezza della gravità di quello che avrebbe detto, non sapeva ancora di cosa si trattasse, ma era fuori discussione che la "novità" avrebbe destato non poche perplessità e rimostranze.

-Hogwarts ha deciso di prendere in custodia le bacchette degli studenti per limitarne l'uso alle sole ore di studio collettivo e di pratica della magia-.

La McGranitt parve sputare malvolentieri quella sentenza, conscia delle reazioni che avrebbe suscitato.

-Ma Preside- farfugliò Blaise -è una misura...dittatoriale!-.

-Signor Zabini spero che lei si renda conto che un tale aggettivo non si addice alla scuola che frequenta, quanto meno non più- sottolineò la McGranitt -tuttavia devo riconoscere che la decisione che abbiamo preso limita in parte la vostra libertà, ma vi assicuro che mi sono sentita costretta ad una tale proposta solo in seguito al vostro comportamento-.

-Preside, mi permetta di chiedere una proroga, un ultima possibilità...- Soffiò Hermione allibita.

-Signorina Granger, sono desolata, ma non sono disposta a mettere a repentaglio la vostra sicurezza. Purtroppo avete dimostrato di non essere in grado di gestire le vostre emozioni e le vostre intemperanze rischiano di diventare pericolose per voi stessi-.

-Non è corretto che l'intera scuola venga punita per l'idiozia di Potter e il caratteraccio di Malfoy-. Replicò Pansy Parkinson.

-Il fatto che consideriate una "punizione" il nostro tentativo di tutelarvi e che non capiate che tutto questo va ben oltre "l'idiozia di Potter" o "il caratteraccio di Malfoy" non fa che aumentare l'utilità delle nuove disposizioni. Mi duole riconoscere, signorina Parkinson, che mi aspettavo più maturità nel giudicare quello che è successo oggi e se lei, o gli altri presenti, considerate uno scambio di opinioni futile e insignificante l'accaduto, allora mi vedo costretta a rivedere l'opinione che ho di voi-.

-Io sono più che conscia che quello che è successo oggi vada ben oltre un semplice scambio di opinioni, ma trovo eccessivo privarci delle nostre bacchette, perché ci priva anche della possibilità di scegliere: se Harry o Malfoy non si faranno più del male non sarà perché decidono di non farlo, ma perché non potranno-.

-Signorina Weasley ci sono molti modi per fare del male fisico e sono più che sicura che il signor Potter e il signor Malfoy siano in grado di farsene anche a mani nude, non so se mi spiego- il colpo di tosse che ne seguì parve celare un sorriso -tuttavia i danni saranno limitati ad una zuffa tra due semplici ragazzi privi di magia. Ad ogni modo la decisione che è stata presa è assolutamente inappellabile e domani mattina verrà resa pubblica durante la colazione. Ora, se non c'è altro, potete tornare alle vostre faccende-.



* * *



Il gargoyle di pietra si chiuse alle spalle del gruppetto di studenti che, silenzioso percorse i corridoi per raggiungere il chiostro.

-Vi rendete conto di quello che sta facendo quella vecchia megera?-.

La domanda di Pansy Parkinson sembrò aleggiare nell'aria senza risultati, ognuno rimase chiuso nel suo pensieroso silenzio.

-Non avremo più le nostre bacchette! Qualunque cosa succeda, saremo disarmati...per non parlare di tutti gli incantesimi quotidiani che ci aiutano a "studiare" e divertirci-.

-A parte il mio dubbio sul fatto che tu conosca il significato del termine "quotidiano"- replicò Ginny senza nemmeno degnare di uno sguardo la diretta interessata -il problema non è l'essere disarmati: non c'è più nessun motivo di temere per la nostra sicurezza, il problema è che non potremo più usare la magia, non saremo più liberi-.

-Ce lo siamo meritati-.

Tutti gli occhi erano puntati su di lui, con un misto di incredulità e indignazione.

-Che cosa?-. Replicò Ron.

-L'unico rischio per la nostra sicurezza siamo noi e, come avete visto, è un rischio concreto: ce lo siamo meritati-.

-Malfoy tu te lo sei meritato e tu sei l'unico rischio per la nostra sicurezza!-. Sputò Ginny con disprezzo, avvicinandosi pericolosamente.

-Ginny, non cascarci- intervenne Hermione allontanandola -non abbassarti al suo livello, è quello che vuole-.

Draco Malfoy sollevò lo sguardo.

Osservò gli occhi della Grifondoro e fece un passo avanti, fronteggiandola a testa alta.

-Fremete tutti all'idea di farmi la pelle, di vendicarvi e farmi tutto il male che pensate io abbia fatto a voi, perciò, Granger, siete tutti al mio livello, la differenza tra me e voi è che io non ho mai nascosto quello che ero e, per la cronaca, da voi non voglio un accidente-.

Sentiva che le mani le stavano pericolosamente tremando, mentre guardava il mantello del Serpeverde allontanarsi sotto la pioggia.

Serrò le labbra e cominciò a camminare a grandi passi, non sentiva nemmeno le gocce di pioggia che insistenti le bagnavano i capelli.

-Malfoy!- ruggì raggiungendolo -Malfoy!- rincarò afferrandogli un braccio costringendolo a voltarsi.

Gli puntò la bacchetta al mento, le labbra ridotte a due fessure e lo sguardo furente.

Ci fu un attimo di pace assoluta: niente si muoveva attorno a loro.

L'immobilità sembrava amplificare il rumore del silenzio che li avvolgeva in un istante che parve durare un'eternità.

Come la pace prima della tempesta.

Come il mare piatto, ma torbido prima della burrasca.

Come il cielo azzurro che silenziosamente si tinge di nubi nere e fosche pronte a scaricare la loro ira.

Hermione guardava Draco dritto negli occhi.

Lui rimase impassibile con la bacchetta che cominciava a lasciare il segno sulla pelle alabastrina del suo mento, si limitava a fissarla.

Lei aprì la bocca, ma non uscì alcun suono.

Era pronta a sfogare la sua rabbia, era scesa a patti con se stessa e aveva deciso che poteva lasciarsi andare, che era giusto farlo a pezzi, una volta per tutte.

Draco Malfoy sorrise beffardo.

La Granger aveva appena dimostrato a tutti che lui aveva ragione: persino lei non aspettava altro che fargliela pagare.

Lei era esattamente come lui.

Hermione guardò le labbra di Draco piegarsi sfacciate in un ghigno soddisfatto e capì.

Un lampo d'ira s'impossessò di nuovo di lei.

Come scottata abbassò la bacchetta, ma non distolse lo sguardo dagli occhi cerulei di fronte a lei.

Sarebbe morta d'orgoglio, ma mai di codardia.

Draco Malfoy le voltò le spalle soddisfatto, non si scomodò neppure di parlare: lei aveva già detto tutto.




* * *




La scuola era più rumorosa del solito quel pomeriggio, tutti gli studenti esprimevano, più o meno istericamente, la loro opinione sulle nuove disposizioni della Preside che, oltre alla custodia delle bacchette, prevedevano un numero cospicuo di ore di studio collettivo in biblioteca e di pratica della magia in apposite aule.

-Ci requisiscono le bacchette e poi pretendono che ci esercitiamo contro i Serpeverde?-.

Luna sorrise alla domanda di una Ginny piuttosto seccata.

-Beh, se non altro avremo un momento in cui esprimere le nostre opinioni su di loro-.

-Ginny, Ron: la McGranitt è stata molto chiara al riguardo- intervenne Neville -limitiamoci alle parole-.

-"Pratica della magia con i Serpeverde": praticamente un invito alla guerra!-. Rincarò Ron.

Luna guardò il Grifondoro contrariata e rispose, quasi con leggerezza:

-Non ne avete avuto abbastanza della guerra?-.

Calò un silenzio imbarazzato, in cui ognuno guardò in faccia i propri personali ricordi che quella parola evocava.

-Dovremmo cominciare a renderci conto di quanto sia inappropriato lo spirito con cui affrontiamo la nostra rivalità con i Serpeverde- asserì Hermione -dopotutto...-.

-Dopotutto la maggior parte di loro ha ucciso un sacco di persone che conoscevamo!-. Ruggì Ron interrompendola.

-Ad essere obiettivi non sono stati loro, ma le loro famiglie-. Replicò Luna.

-Cazzate! Vi state dimenticando che è stato Malfoy a far entrare i Mangiamorte ad Hogwarts la notte in cui non ha avuto le palle di uccidere Silente! Vi dimenticate che sotto quei mantelli c'erano anche persone che ora camminano tranquillamente per il castello con la divisa addosso come se non avessero colpe! Quasi tutta la Casa di Serpeverde ha il Marchio Nero sul braccio! Noi abbiamo perso le persone che amiamo e loro non hanno perso nemmeno la libertà...-.

Nessuno aveva il coraggio di dire niente.

Le lacrime che scendevano dal viso di Ron erano lo specchio di un dolore che feriva tutti quanti loro e la rabbia che lo scuoteva era la stessa rabbia che aveva portato Harry a offendere Malfoy il giorno precedente, la stessa che aveva quasi spinto Hermione ad un gesto riprovevole.

-Hai ragione Ron, ma l'odio non ci riporterà indietro le persone che ci ha portato via: l'odio genera odio e se non cerchiamo di seppellirlo, sarà lui a seppellire noi-. Bisbigliò Luna.

-Io voglio vendetta-.

-La vendetta è pericolosa, Ron: ti acceca in un istante, ti inganna lasciandoti credere di stare meglio, ma l'attimo successivo ti rendi conto di avere in mano un pugno di mosche. Uccidere tutti quelli che giudichiamo colpevoli ci renderà solo come loro-.

Guardarono tutti Neville, stupiti da quelle parole, ma consapevoli di quanto fossero veritiere.

-Malfoy aveva ragione ieri e io l'ho dimostrato con la mia rabbia- ammise Hermione -se avessi fatto quello che mi passava per la testa, sarei stata davvero come lui-.

-Ma non l'hai fatto-. Concluse Ginny.

-No, ma avrei voluto e il fatto che la ragione mi abbia impedito di farlo mi rende solo diversa da un animale, non da Malfoy: anche lui ha scelto di non uccidere-.

-Non ti puoi paragonare a quell'essere!-.

-Volevo ucciderlo, Ginny, mi tremavano le mani, ero accecata dalla rabbia e sapevo che mi sarei sentita sollevata solo vedendolo privo di vita, inerme, di fronte a me- confessò sdegnata Hermione -non capivo come una persona potesse provare odio e soffrivo ogni volta che lui mi sputava addosso il suo, per sette anni ho creduto che non sarei mai stata in grado di odiare, mi ero promessa che io sarei stata una persona diversa e non lo sono affatto-.

Neville si avvicinò posandole una mano sulla spalla e, dopo una lunga pausa, rispose:

-Non cedere all'odio ti ha lasciato la possibilità di scegliere, Hermione: chi vuoi essere, dipende solo da te-.

  
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