Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: __lesbianquinn    05/11/2012    1 recensioni
La storia inizia con la partenza di Quinn, con una Kitty molto dispiaciuta per questo e con l'introduzione di un bel rapporto di amicizia tra la più piccola e Noah.
Kitty è diversa dal telefilm, ho deciso di farla più grande e di farla, infatti, del terzo anno. Ah, sarà la sorellina di Quinn.
Un'altra cosa che ho cambiato è Harmony Pearce. Lei è una grande amica di Kitty e si è trasferita con lei al McKinley.
A parte questo farò di tutto pur di non modificare molto i caratteri dei personaggi.
Se siete fan sfegatati della Quick e desiderate un finale tutto loro ... non so se vi conviene sperarci con questa storia, ma potete sempre provare a leggere.
Dal quarto capitolo: Kitty accenna un piccolo sorriso e i due capiscono che, finalmente, sta reagendo. [...] «Un appuntamento?» -- «Ti faccio sapere, Jake, ma fossi in te non ci spererei troppo» [...] Una festa, specifichiamo, alla quale non erano stati invitati e dove, secondo la mente ovviamente vuota del Puckerman, dovevano imbucarsi. [...] Deve proprio tenerci a mia sorella, questo è il pensiero della Fabray, un pensiero che decide di tenere per se a parole, ma di donarlo con un semplice sorriso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Kitty Wilde, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Operazione 'Fabray/Puckerman' ... si, ma quali?
 
10
Il silenzio è calato in quella casa, un silenzio pieno di tristezza, dolore, rabbia. Kitty si alza lentamente dal divano, passandosi una mano tra i capelli, poi guarda Noah, il quale si è alzato a sua volta. «Vorrei stare sola, se non ti dispiace», la sua voce è forte, sicura, ma il ragazzo sa che sta facendo di tutto pur di trattenere quel dolore procurato dalla notizia che lui le ha appena dato. Le si avvicina lentamente, poi, con la mano sinistra, le sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e la guarda negli occhi. «Sicura? Sai che se vuoi parlare ... », inizia in un sussurro, ma la ragazza lo interrompe: «Papà è morto. Non c'è nulla di cui parlare». Noah sospira e le si avvicina sempre di più, per poi posare le sue labbra sulla fronte della piccola Fabray, lasciandole un tenero bacio. «Rimarrò a Lima per un po'. Se hai bisogno sai dove trovarmi», la sua voce è sempre un sussurro, lui la conosce molto bene, sa che, per quanto lei non lo ammetterà mai, ha bisogno di affetto e di persone che le stiano vicino, soprattutto in un momento come questo. Un piccolo, quasi inesistente, sorriso si disegna sul suo volto. «Tranquillo», dice semplicemente, poi lo accompagna alla porta. Non appena si ritrova da sola non riesce più a trattenersi: si butta sul divano, con le mani stringe forte uno dei piccoli cuscini quadrati e scoppia a piangere; stringe talmente tanto che le sue unghie entrano nella stoffa di quel piccolo quadratino, strappandolo. Kitty odia mettersi a piangere, soprattutto d'avanti a qualcuno, non perché pensa che sia una debolezza, ma perché non vuole fare preoccupare inutilmente le persone alle quali tiene. Si sfoga, piange fino all'ultima lacrima, rimanendo lì, immobile su quel divano, con il corpo scosso dai singhiozzi. Noah, nel frattempo, non è riuscito ad andarsene; è rimasto dietro a quella porta, essendo così ospite silenzioso del dolore della piccola Fabray, sentendo ogni singolo singhiozzo, percependo ogni minuscola goccia salata che scende velocemente sulla pelle di lei. Ogni ansimo o ringhio di dolore è una pugnalata al cuore per il ragazzo, vorrebbe poter fare qualcosa per lei.
 
11
La chiesa è piena, tra familiari, amici e compagni di lavoro del signor Fabray; ognuno, a modo suo, soffre la sua morte. Non era stato il migliore uomo del mondo, ha fatto molti sbagli, ma era riuscito comunque a lasciare un segno indelebile in molte persone. La maggior parte delle persone sono vestite di scuro - non per forza di nero, ma comunque non indossano vestiti sgargianti -, tranne Kitty. Lei indossa dei jeans chiari e una maglietta a collo alto bianca; i capelli raccolti in una coda con un elastico argentato, mentre attorno al collo c'era una catenina d'argento con un piccolo ciondolo a forma di stella. "Sono cose che mi ha regalato lui" questa è l'unica cosa che ha detto la ragazza quel giorno, semplicemente per spiegare il suo strano abbigliamento. Per tutto il resto della giornata è rimasta in silenzio; gli occhi puntati d'avanti a se, le labbra chiuse e le mani strette attorno ad un piccolo rettangolo plastificato. Non appena la messa finisce tutti escono dalla chiesa, lentamente, ma non in silenzio; borbottano tra di loro di chissà cosa, danno le condoglianze o altro. Quinn, tornata a Lima solo per il funerale del padre, abbraccia la madre in silenzio, poi va a parlare con alcuni vecchi amici di famiglia, così come l'altra donna. Chiunque si avvicini a Kitty, per qualsiasi cosa, riceve lo stesso trattamento: uno sguardo vuoto e un piccolo cenno con il capo. «Poverina, deve averla presa davvero male», sussurra un'anziana signora, allontanandosi dalla piccola bionda. «Era molto legata a suo padre», risponde una voce maschile, con un tono di voce basso, come se stesse parlando semplicemente a se stesso.
 
12
Il salotto di casa Fabray non è mai stato così pieno di persone, ma è un bene che sia popolato, almeno si cerca di pensare ad altro. Quinn è seduta su di una sedia; le gambe accavallate, la testa bassa, i capelli biondi d'avanti ai suoi occhi e il corpo immobile. D'avanti a lei, sul divano, Brittany è seduta con le ginocchia al petto, mentre Santana - tornata a Lima solo per l'amica -, seduta al fianco della più piccola, le accarezza dolcemente i capelli. Sulla poltroncina c'è Blaine e sulle sue gambe è comodamente seduto Kurt che, con aria dispiaciuta, si morde il labbro e guarda un punto indecifrato della stanza. Vicino a loro, sulla sua fidata sedia a rotelle, c'è Artie, poi Sugar, seduta a terra con la testa appoggiata sulla gamba della poltrona. In piedi vicino alla porta della cucina, invece, ci sono Noah, Sam e Joe, i quali hanno affermato di non volersi sedere. «Vi ho portato il té», la voce bassa e cordiale della signora Fabray rompe il silenzio, mentre, con un sorriso tirato, appoggia un grosso vassoio con le tazze di té e dei biscotti sul tavolino al centro. Tutti, lentamente, la ringraziano. Il silenzio sta per calare di nuovo, quando, all'improvviso, dei passi distraggono i presenti. Kitty sta scendendo le scale; i capelli cadono disordinati d'avanti al suo volto, gli occhi sono socchiusi e puntati sul pavimento. Le sue mani sono strette a pugno attorno al tessuto dei suoi pantaloni. Alza la testa quasi in contemporanea con Quinn: i loro occhi si incontrano e, in men che non si dica, la più grande si alza e abbraccia l'altra, stringendola forte a lei, accarezzandole i capelli e sussurrandole un «Ti voglio bene» molto sentito. «Disgustosamente sentimentale», la voce della Lopez spezza nuovamente quel silenzio e la tenzione si rompe. «Sanny, perché non la consoli? Sei stata brava con me quando pensavo che il mio gatto facesse parte di una banda di criminali», la vocina dolce e ingenua di Brittany fa voltare tutti verso di lei, mentre la sua ragazza accenna un piccolo sogghigno, facendo così capire chiaramente di che genere di consolazione stessero parlando. Quinn alzò un sopracciglio e, automaticamente, strinse Kitty a se, guardando male le amiche. «Tu non tocchi mia sorella», mette in chiaro con voce seria, secca, facendo alzare le mani al cielo all'ispanica. Joe, il quale è rimasto in disparte e in silenzio tutto il tempo, si avvicina alle Fabray, sorridendo appena, dolcemente, ma anche dispiaciuto. «Vedrete che vostro padre starà meglio ora, in un posto dove non può più soffrire, ma starà sempre vicino a voi e vi proteggerà», le sue parole sono un semplice sussurro che hanno il potere di far sorridere la più grande delle due, ma uno sbuffo rompe quella magia. «Non sei d'aiuto così, Jar Jar Binks», la voce sempre più seccata di Santana risuona nuovamente nel salotto, guadagnandosi alcune occhiatacce. «Sicuramente è più d'aiuto di te che non fai altro che lamentarti di ogni minima cosa, Santana». E' Blaine quello che prende parola ora, con la sua voce calma e pacata, accompagnato dall'annuire convinto degli altri. Il suono del campanello la distrae da un'eventuale battuta pungente; Kitty va ad aprire e non fa in tempo a dire una parola che si ritrova stretta nell'abbraccio dei suoi migliori amici, Harmony e Jhon. Si stacca dopo un po' e accenna un piccolo sorriso, poi li porta dagli altri, sempre senza dire una parola. Quando gli occhi della mora si fermano su uno dei ragazzi lì presenti sente il cuore quasi smettere di battere; si fa forza per distogliere lo sguardo da quelle pozze scure e penetranti, cerca di non arrossire e va a salutare Quinn. «Ciao Harm, ciao Jhon», saluta la più grande sorridendo appena. La Pearce è affettuosa con lei, l'abbraccia e le accarezza i capelli, come se fosse sua sorella; mentre il ragazzo si limita ad un sorriso e un'alzata di spalle, solo per un motivo: il suo braccio sinistro è attorno alla vita della piccola Fabray, stringendola a lui, dandole così un conforto silenzioso. «Non vuoi che io tocchi tua sorella, ma permetti ad un viscido ragazzo di metterle le mani addosso?», chiede Santana, sorridendo ironica e guardando prima Kitty, poi Jhon, il quale aggrotta le sopracciglia, confuso. «A parte il fatto che mi fido di più di lui, Jhon non è viscido. Non tutti i ragazzi lo sono», parla Quinn, alzando un sottile e biondo sopracciglio, per poi alzare gli angoli della bocca e ricambiare quel sorriso ironico. «Chiunque preferirebbe fidarsi di un mezzo estraneo a te. Senza offesa», risponde piano Artie, per poi accennare un piccolo sorriso, quasi come se fosse dispiaciuto per quello che ha detto. La Lopez aggrotta le sopracciglia e si sporge in avanti con il busto. «Senti un po', due ruote ... », inizia a parlare, ma, fortunatamente, viene interrotta. «Smettila di lamentarti per qualsiasi cosa, Santana. Siamo qui per stare vicini a Quinn, non per altro», si intromette Sam, guardandola seria e facendole alzare le spalle. Noah aggrotta le sopracciglia, ma non dice nulla; qualcun'altro, però, ha avuto il suo stesso pensiero. Kurt, infatti, ha precisato: «Sam ha ragione. Siamo qui per aiutare Quinn e Kitty. Non per altro». Usa le stesse parole del biondo, più o meno, e poi gli lancia uno sguardo significativo, facendogli capire dove aveva sbagliato. «Io pensavo di dover disinfestare la camera di Kitty dai folletti», borbotta Brittany, guardando prima Santana e poi Sugar. Quest'ultima alza un sopracciglio, ma rimane in silenzio; sinceramente non sa che dire in una situazione del genere e preferisce stare zitta, piuttosto che dire cavolate. Il silenzio cade tra di loro, ma solo per pochi secondi, durante i quali tutti gli occhi si puntano su Kitty, la quale è rimasta in silenzio, immobile, con la testa sulla spalla del suo amico e lo sguardo perso nel vuoto. Harmony la guarda forse con più attenzione di tutti, poi le si avvicina e le sposta i capelli dal volto. Si volta verso Quinn e sospira. «Forse è meglio se l'accompagnamo in camera, non credo si stia sentendo bene», dice piano, girandosi nuovamente verso l'amica, come per avere una conferma di quello che ha detto, ma la bionda non apre bocca. La più grande annuisce in silenzio, preoccupata per la salute della sorellina, poi guarda i tre salire le scale e sospira pesantemente. «Cosa posso fare? E' sconvolta. Si rifiuta di parlare, non ha detto una parola da quando ha saputo della morte di papà. L'ultimo che è riuscito a parlarle è stato Noah, chiedendole come mai era vestita in modo strano al funerale», dice la Fabray, facendo due passi e lasciandosi cadere sul divano, tra Brittany e Santana. Quest'ultima fa per parlare, ma una voce femminile la interrompe: «Devi semplicemente starle vicino, Quinn. Falle capire che la vita non finisce qui, che la sua continua. Falla distrarre, magari con l'aiuto di Noah, visto che è così vicino a lei». Tutti si voltano di scatto verso la proprietaria della voce, stupiti. Sugar alza maggiormente il sopracciglio e incrocia le braccia sotto al seno, guardandoli quasi offesa. «Guardate che anche io so essere intelligente», si lamenta.
 
 
Spiegazioni:
 
Ciao a tutti. In questo capitolo si capisce cosa è successo alla famiglia Fabray, ovvero che muore il padre. Kitty era molto unita al padre, almeno secondo la mia mente malata, ed è anche più che ovvio che si chiuda in se stessa talmente tanto da non voler spiccicare parola. Ho cercato di rimanere nei caratteri dei personaggi, spero di esserci riuscita.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se non capite qualcosa basta dirlo.

 
Distinti saluti.
LesbianQuinn.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: __lesbianquinn